Paolo Cesaretti - Antichità e Tradizione Classica

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134 PAOLO CESARETTI Il successivo svolgimento dell’azione dimostra che quella «attitudine» è fruttuosa, come sempre accade quando compare il Leitmotiv delle mani in VTh. L’imperatore, invero poco maestosamente 85 , appare soggetto a una dinamica psicologica che lo presenta preso da ansia e rosso in volto. Con quella tipica passione per la rappresentazione (visuality) di penetrali e di luoghi segreti che fa parte del testo e gli conferisce un suo particolare fascino, il basileus Basilio conduce personalmente e per mano nel suo studio privato il protospatario ed eteriarca Stiliano Zautzes: λαν ατ τς ειρς πρς τ σώτερν ταµιεν κατ δίαν εσέδυ 86 . Il gesto di Basilio verso Stiliano corrisponde a quello di Eudocia verso Teofano fanciulla, al tempo del bride-show. Ci si può domandare se l’autore intendesse rappresentare non solo la determinazione e l’autorità di quei due augusti (ciò di cui la velocità è riflesso), ma anche una certa loro sbrigativa informalità. Prendere qualcuno per la mano e portarlo altrove è diverso dallo stringere tra le due mani la mano di qualcuno 87 , sebbene in entrambi i casi sia implicata un’idea di autorità. Il secondo è difatti il gesto di «amplificazione emotiva», con cui Teofano, novella consolatrice, già si era acco- Nativité du Christ dans l’art de l’Orient chrétien, in Miscellanea codicologica F. Masai dicata, edd. P. COCKSHAW - M.-C. GARAND - P. JODOGNE, I, Gand 1979,pp.11-21 (Les publications de Scriptorium, 8). Sulla «separatezza» di Giuseppe cf. anche A. GRABAR, Christian Iconography. A Study of its Origins, Princeton, N.J. 1968 (Bollingen Series 34, 10), p. 130 [trad. it. Le vie della creazione nell’iconografia cristiana, Milano 1996 2 ,pp.161- 162]. In Lexikon der christlichen Ikonographie cit., II: Allgemeine Ikonographie (Fabelwesen- Kynokephalen), Rom-Freiburg-Basel-Wien 1970, s.v. «Geburt Christi», coll. 86-120: 95-103 e tav. 1 (tradizione bizantina e orientale). Il tema va ricondotto alla tradizione apocrifa della «ostilità» di Giuseppe al parto sovrannaturale di Maria, di cui si legge nel Protoevangelo di Giacomo. Anche nel «Menologio di Basilio II», alla p. 273, Giuseppe ha la mano atteggiata esattamente come Stiliano in VTh. – Per questa, e per altre positure della mano e del corpo in Vth,cf.H.MAGUIRE, The Depiction of Sorrow in Middle Byzantine Art, in Dumbarton Oaks Papers 31 (1977), pp. 125-174; cf. anche infra, n.87. 85 Per l’ira di Basilio, come per le facili angosce e i pianti di Leone, più che di una Kaiserkritik latente è questione di Pathetisierung letteraria. – Il tema della rappresentazione del sovrano nella letteratura agiografica dell’epoca meriterebbe ulteriore analisi, sulla scia di SCHREINER, Das Herrscherbild cit., pp. 132-151. Cf. anche infra,n.95. 86 VTh 12,15-16. 87 A scorrere il celebre D. MORRIS, L’uomo e i suoi gesti. La comunicazione nonverbale nella specie umana, Milano 1995, potrebbero valere – per questo e per gli altri passi di VTh che sono già stati o che verranno successivamente esaminati nel presente scritto – le osservazioni contenute nel capitolo «Segni di legame e contatto fisico», pp. 92 e seguenti, soprattutto pp. 93 (stretta con le due mani), 94 (tenersi sottobraccio), 97 (mano nella mano).

UN LEITMOTIV NARRATIVO 135 stata al marito nel tempo dell’afflizione. Ora, ristabilita unità e concordia con il figlio a séguito della supplica di Stiliano Zautzes, sarà Basilio a prendere la mano di Leone fra le sue (τν ερα µετ ερας λαών, VTh 13,31) prima di entrare con lui nel santuario del tempio di Santa Sofia 88 , in atmosfera di ristabilita concordia, particolarmente favorita dalla festività di sant’Elia, cui Basilio era devoto e cui devoto sarà anche Leone 89 . Il gesto protettivo di Basilio implica la volontà di rassicurare il figlio a fronte degli scoppi d’ira e degli alterni umori del padre, che il testo non omette di sottolineare e che anzi appaiono essere tipici dell’identità maschile adulta, quale ce la presenta l’autore; però non di Leone, la cui πρατης è più volte elogiata nel testo di VTh 90 . Ciascuno di questi gesti implica un valore ritmico della e nella narrazione; accompagna come un riscontro visibile talune svolte che hanno implicazioni profonde a livello narrativo e in termini di caratterizzazione psicologica. Non sfuggirà, al proposito, che finora, e per due volte, è stato Leone a fruirne: è lui, l’imperatore, il Consolato, cui vengono strette affettivamente le mani, prima da parte della moglie, poi del padre. Diverso è il discorso relativo alle mani in espressioni d’uso comune. Se sono ρήµατα e κτήµατα a cadere nelle mani di Teofano, che il testo presenta ritornata a Palazzo in pieno assetto imperiale dopo la riabilitazione di Leone e dopo la morte di Basilio, ella certo li distribuisce ai poveri. Teofano disprezza il letto fastoso, dorme su stracci e ogni ora si desta e leva le mani al cielo, τς ερας ες τν έρα (come nella sua «attitudine di orante» presentataci dal codice Vat. gr. 1613?) per lodare Dio. Infine è la sua mano soccorrevole quella che ella protende a chi è afflitto. Si tratta di locuzioni consuete 91 per quanto attiene alla πλιτεία non solo 88 Non genericamente in Santa Sofia, dunque, ma ες τ για τν γίων τ να (VTh 13,31), stante la cura profusa dall’autore per ambientazioni circostanziate e intime. 89 Sul tema cf. da ultimo G. STRANO, L’omelia di Leone VI il sapiente per il profeta Elia (BHG 577). Introduzione, testo critico, traduzione e commento, in Orpheus, n.s. 32 (2001), pp. 192-258: 198. In ANTONOPOULOU, The Homilies of the Emperor Leo VI cit., dove la figura di Elia è trattata in più occasioni, l’omelia in questione è analizzata alle pp. 234-236. Importanti anche i contributi di P. MAGDALINO, Observations on the Nea Ekklesia of Basil I, in Jahrbuch der österreichischen Byzantinistik 37 (1987), pp. 51-64; ID., Basil I, Leo VI, and the Feast of the Prophet Elijah, in Jahrbuch der österreichischen Byzantinistik 38 (1988), pp. 193-196. Sull’inno di Leone VI per Elia cf. CONSTANTINUS PORPHYROGENITUS, De cerimoniis cit., I, pp. 114,21-115,3. Cf. anche KURTZ, Zwei Griechische Texte cit., p. 56 (Anmerkungen). 90 VTh 7,24. 27; 8,12; 9,31. 91 Rispettivamente leggibili in VTh 14,29-30; 15,11-12; 15,27-28. Quest’ultima è una formula di repertorio presente nell’innologia liturgica, sul modello di ερά µι

UN LEITMOTIV NARRATIVO 135<br />

stata al marito nel tempo dell’afflizione. Ora, ristabilita unità e concordia<br />

con il figlio a séguito della supplica di Stiliano Zautzes, sarà Basilio a<br />

prendere la mano di Leone fra le sue (τν ερα µετ ερας λαών, VTh<br />

13,31) prima di entrare con lui nel santuario del tempio di Santa Sofia 88 ,<br />

in atmosfera di ristabilita concordia, particolarmente favorita dalla festività<br />

di sant’Elia, cui Basilio era devoto e cui devoto sarà anche Leone 89 .<br />

Il gesto protettivo di Basilio implica la volontà di rassicurare il figlio<br />

a fronte degli scoppi d’ira e degli alterni umori del padre, che il testo<br />

non omette di sottolineare e che anzi appaiono essere tipici dell’identità<br />

maschile adulta, quale ce la presenta l’autore; però non di Leone, la cui<br />

πρατης è più volte elogiata nel testo di VTh 90 .<br />

Ciascuno di questi gesti implica un valore ritmico della e nella narrazione;<br />

accompagna come un riscontro visibile talune svolte che hanno<br />

implicazioni profonde a livello narrativo e in termini di caratterizzazione<br />

psicologica. Non sfuggirà, al proposito, che finora, e per due volte, è stato<br />

Leone a fruirne: è lui, l’imperatore, il Consolato, cui vengono strette<br />

affettivamente le mani, prima da parte della moglie, poi del padre.<br />

Diverso è il discorso relativo alle mani in espressioni d’uso comune.<br />

Se sono ρήµατα e κτήµατα a cadere nelle mani di Teofano, che il testo<br />

presenta ritornata a Palazzo in pieno assetto imperiale dopo la riabilitazione<br />

di Leone e dopo la morte di Basilio, ella certo li distribuisce ai<br />

poveri. Teofano disprezza il letto fastoso, dorme su stracci e ogni ora si<br />

desta e leva le mani al cielo, τς ερας ες τν έρα (come nella sua «attitudine<br />

di orante» presentataci dal codice Vat. gr. 1613?) per lodare Dio.<br />

Infine è la sua mano soccorrevole quella che ella protende a chi è afflitto.<br />

Si tratta di locuzioni consuete 91 per quanto attiene alla πλιτεία non solo<br />

88 Non genericamente in Santa Sofia, dunque, ma ες τ για τν γίων τ να<br />

(VTh 13,31), stante la cura profusa dall’autore per ambientazioni circostanziate e intime.<br />

89 Sul tema cf. da ultimo G. STRANO, L’omelia di Leone VI il sapiente per il profeta<br />

Elia (BHG 577). Introduzione, testo critico, traduzione e commento, in Orpheus, n.s. 32<br />

(2001), pp. 192-258: 198. In ANTONOPOULOU, The Homilies of the Emperor Leo VI cit.,<br />

dove la figura di Elia è trattata in più occasioni, l’omelia in questione è analizzata<br />

alle pp. 234-236. Importanti anche i contributi di P. MAGDALINO, Observations on the<br />

Nea Ekklesia of Basil I, in Jahrbuch der österreichischen Byzantinistik 37 (1987), pp. 51-64;<br />

ID., Basil I, Leo VI, and the Feast of the Prophet Elijah, in Jahrbuch der österreichischen<br />

Byzantinistik 38 (1988), pp. 193-196. Sull’inno di Leone VI per Elia cf. CONSTANTINUS<br />

PORPHYROGENITUS, De cerimoniis cit., I, pp. 114,21-115,3. Cf. anche KURTZ, Zwei Griechische<br />

Texte cit., p. 56 (Anmerkungen).<br />

90 VTh 7,24. 27; 8,12; 9,31.<br />

91 Rispettivamente leggibili in VTh 14,29-30; 15,11-12; 15,27-28. Quest’ultima è<br />

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