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Cum mystica obscuritate - FedOA - Università degli Studi di Napoli ...

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contemplazione <strong>degli</strong> angeli nel loro fissare, appunto, la facies Patris, il “volto <strong>di</strong><br />

Dio” 46 .<br />

Dunque: gli angeli, in contemplazione del “volto”, facies, <strong>di</strong> Dio, vedono nel<br />

cuore del padre, il loculum antiqui cor<strong>di</strong>s del v. 18 47 , il riflettersi della facies,<br />

dell‟“aspetto”, della “forma” dell‟essere umano redento; poiché grazie al Verbo,<br />

che scaturì dal cuore del Padre per la creazione, e si incarnò per la Redenzione, il<br />

Figlio assume l‟aspetto dell‟uomo e l‟uomo assume l‟aspetto <strong>di</strong> Dio, cioè della<br />

natura originaria dell‟uomo antecendente al peccato originale, verso il recupero<br />

della quale il genere umano viene condotto attraverso la virtù e la capacità <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scernimento ispirate dai doni dello Spirito.<br />

Dunque, provando una parafrasi dei vv. 20-23: (voi) vedete, nel cuore del<br />

Padre, il Verbo operare attraverso lo Spirito la creazione e la Redenzione: con tale<br />

atto creativo e redentivo, vengono conferiti all‟uomo i doni della grazia spirituale,<br />

grazie ai quali il genere umano è condotto verso il recupero della propria<br />

originaria con<strong>di</strong>zone celestiale, fino ad assumere la medesima forma <strong>di</strong>vina che<br />

vedete manifestarsi nel petto del Padre, assunta dal Figlio ai fini della Redenzione.<br />

vv. 24-6: Sit laus-aspicitis<br />

Qui il refrain, benché legato in primo luogo all‟impiego liturgico del carme, ha<br />

tuttavia in questo caso un‟importante funzione strutturale: entrambi i repetenda<br />

chiudono, con una struttura anulare, i vv. 20-23, che costituiscono il fulcro<br />

compositivo e concettuale del responsorio.<br />

46 Cfr. Scivias, 3, 1, 6, ll. 274-85: «Quomodo? Filio Dei qui de corde Patris exiuit ueniens in<br />

mundum adest credens populus, adhaerens ipsi hac intentione qua cre<strong>di</strong>t in eum. Certe propterea<br />

sic etiam isti apparent in pectore pii Patris, ut non spernat angelus nec ulla creatura hominem, quia<br />

summi Dei Filius incarnatus habet formam hominis in semetipso; quoniam beatus angelicus chorus<br />

in<strong>di</strong>gnum haberet hominem propter magnam foe<strong>di</strong>tatem uitiorum in peccatis eius, cum ipsi superni<br />

angeli inuiolabiles sint ulla <strong>di</strong>spersione iniustitiae, nisi quod acutissime uident faciem Patris. Et<br />

quod amatur a Patre, hoc etiam amant ipsi in Filio. Quomodo? Scilicet quod idem Filius Dei natus<br />

est homo».<br />

47 Cfr. comm. vv. 17-19.<br />

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