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Cum mystica obscuritate - FedOA - Università degli Studi di Napoli ...

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<strong>di</strong> vescovi e sacerdoti; ai quali d‟altronde è assegnato, come Hildegard più volte<br />

afferma, il medesimo officium angelico 15 .<br />

Dunque, poiché, a livello microcosmico, le prime due schiere celesti sono<br />

immagine del corpo e dell‟anima dell‟uomo, che devono essere necessariamente<br />

poste al servizio <strong>di</strong> Dio 16 , è possibile che nei vv. 1-7 sia rappresentato, attraverso<br />

le immagini delle schiere celesti <strong>degli</strong> angeli e <strong>degli</strong> arcangeli, il perfetto modello<br />

del corpo e dell‟anima del sacerdote: il quale deve essere puro nel corpo, e mondo<br />

dal peccato, così come lo sono gli angeli; e la sua anima deve essere monda, così<br />

che alla fine dei tempi alla propria salvezza si aggiunga quelle delle anime <strong>di</strong> cui<br />

si è “preso cura”, secondo il significato cristiano del verbo suscipere, ma <strong>di</strong> cui si<br />

è anche “preso carico”, portandole cioè con se fino alla salvezza 17 .<br />

vv. 8-16: et o uos uirtutes-Dei<br />

Nei versi successivi vengono elencate le altre sette schiere angeliche, <strong>di</strong>vise in due<br />

gruppi costituiti rispettivamente da cinque e due or<strong>di</strong>ni celesti: il primo gruppo, in<br />

virtù del proprio numero, può essere inteso mystice come immagine dei cinque<br />

vulnera che il Cristo subì sulla croce, e dei cinque sensi che l‟uomo redento,<br />

grazie al principio <strong>di</strong>vino <strong>di</strong> virtù e <strong>di</strong>scernimento in lui instiallato, può volgere<br />

alla realizzazione del bene; il secondo gruppo, costituito dalle ultime due schiere<br />

celesti, cherubini e serafini, che godono della più profonda contemplazione dei<br />

misteri <strong>di</strong>vini, ne costituiscono il sigillum: poiché sono “immagine” in cui tali<br />

misteri si riflettono, e perché nel contempo sono anche “sigillo” che li cela agli<br />

occhi <strong>degli</strong> esseri umani.<br />

15 Cfr. il mio comm. a O uos imitatores e O successores, passim.<br />

16 Cfr. Scivias, 1, 6, 1, ll. 71-8: «Quapropter uides in altitu<strong>di</strong>ne caelestium secretorum duas acies<br />

supernorum spirituum multa claritate fulgentes: quia, ut tibi demonstratur, in altitu<strong>di</strong>ne illorum<br />

occultorum quae carnalis obtutus non penetrat, sed quae uisus interioris hominis atten<strong>di</strong>t, haec duo<br />

agmina corpus et animam hominis Deo famulari debere designant, ubi ipsa cum supernis ciuibus<br />

claritatem aeternae beatitu<strong>di</strong>nis habent».<br />

17 Il concetto dell‟anima del pastore che conduce, “si fa carico” delle anime dei suoi fedeli mi<br />

sembra sia espresso con chiarezza nei brani della Regula benedettina e <strong>di</strong> Beda qui cit. in n. 14.<br />

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