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Cum mystica obscuritate - FedOA - Università degli Studi di Napoli ...

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cui è tratta l‟immagine dei sacerdoti che pregano inter templum et altare 18 :<br />

laddove questi ultimi imploravano Dio affinché il popolo ebraico non fosse<br />

signoreggiato dagli altri popoli, qui si sottolinea come grazie alla ministratio, al<br />

dono che il Cristo fa <strong>di</strong> se stesso, non solo i suoi sacerdoti, ma i redenti tutti<br />

possono essere detti regnare, essere dominatori, sebbene non sulla terra, bensì nei<br />

cieli alla fine dei tempi, in contemplazione <strong>di</strong> Dio. Va detto che il riferimento alla<br />

ministratio, cioè all‟offerta che il Cristo fa <strong>di</strong> se stesso, potrebbe inoltre celare<br />

un‟allusione all‟offerta del medesimo sacrificio, del corpo e del sangue del Figlio<br />

incarnato, da parte del sacerdote nell‟amministrare il sacramento dell‟Eucaristia 19 .<br />

vv. 5-9: sicut angeli-in officio Agni<br />

Nei versi 5-9 del carme viene ripreso un concetto già espresso, sebbene in forma<br />

maggiormente criptica, nei vv. 11-2 dell‟antifona O vos imitatores 20 : i sacerdotes,<br />

nel proteggere i loro fedeli e nel cantare le lo<strong>di</strong> <strong>di</strong>vine, con<strong>di</strong>vidono il medesimo<br />

officium <strong>degli</strong> angeli, alla <strong>di</strong>gnità dei quali vanno accostati.<br />

sicut angeli sonant in lau<strong>di</strong>bus – Il v. 5 è sostanzialmente una ripresa letterale <strong>di</strong><br />

un passo dello Scivias, dove il canto in lode <strong>di</strong> Dio da parte <strong>degli</strong> angeli viene<br />

descritto negli stessi termini: angeli frequenter sonant Deum in lau<strong>di</strong>bus 21 . I<br />

confessores sono qui descritti nell‟atto <strong>di</strong> cantare le lo<strong>di</strong> <strong>di</strong> Dio, alla stregua <strong>degli</strong><br />

angeli: con ciò si allude non solo alla partecipazione, da parte dei santi confessori,<br />

al risuonare <strong>di</strong> tali lo<strong>di</strong> nel Regno dei cieli; ma anche al canto in lode <strong>di</strong>vina<br />

intonato dal sacerdote durante l‟officio della messa. In particolare, il riferimento è<br />

ancora ad un passo della prima opera profetica <strong>di</strong> Hildegard, dove viene descritto<br />

il momento in cui il presbitero, dall‟altare, intona il Sanctus, il canto<br />

dell‟or<strong>di</strong>narium missale che riprende appunto le parole intonate dai Serafini in un<br />

passo del libro <strong>di</strong> Isaia 22 . In tal senso, dunque, i confessores cantano le lo<strong>di</strong> Dio<br />

18 Cfr. supra, e il versetto cit. in n. 10.<br />

19 Cfr. ad es. Scivias, 2, 6, 15.<br />

20 Cfr. O vos imitatores, comm. vv. 11-5.<br />

21 Cfr. Scivias, 3, 1, 11, ll. 432-3: «Vnde etiam angeli frequenter sonant Deum in lau<strong>di</strong>bus».<br />

22 Cfr. Scivias, 2, 6, 11, ll. 521-34: «Sed et ibi euangelio pacis recitato et oblatione quae<br />

consecranda est altari superposita, cum idem sacerdos laudem omnipotentis Dei, quod est sanctus<br />

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