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Cum mystica obscuritate - FedOA - Università degli Studi di Napoli ...

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Dio”, nel senso <strong>di</strong> “in nome, in rappresentanza”, o anche “al cospetto <strong>di</strong> Dio”, in<br />

riferimento alla prerogativa sacerdotale <strong>di</strong> poter assolvere o condannare; d‟altro<br />

canto in Deo può essere inteso letteralmente se si riferiscano i vv. 5-7 alla<br />

Redenzione operata dal Cristo, che salva l‟uomo liberandolo dal dominio <strong>di</strong><br />

Satana e riconducendolo all‟amore del Creatore, dunque “per volere <strong>di</strong> Dio” e<br />

“sotto la potestà <strong>di</strong> Dio”, dunque “in Dio”, appunto.<br />

pigros et peregrinos – L‟espressione pigros et peregrinos si ritrova in una epistola<br />

<strong>di</strong> Hildegard, in cui la sibilla renana ammonisce il vescovo Heinrich von Lüttich<br />

(1145-1164) ad essere un pastore degno del potere lui conferito <strong>di</strong> richiamare<br />

nuovamente sulla via della salvezza gli indolenti e coloro che si sono smarriti 51 .<br />

La pigritia, la cui condanna è espressa già in alcuni passi del libro<br />

sapienziale dei Proverbi 52 , è descritta da Hildegard come quello stato in cui né si<br />

ama, né si teme Dio, si è preda dell‟indolenza e inutili come il vento che essicca i<br />

frutti della terra 53 .<br />

Per quanto riguarda, invece, l‟immagine dei peregrini, per Paolo<br />

“pellegrini” in terra straniera sono gli esseri umani, i quali finché sono costretti<br />

nei corpi fisici e in questa vita, sono hospites, “stranieri”, lontani dalla propria<br />

51 Cfr. Ep. Hild. 37R, ll. 12-9: «Tu autem, o Henrice, esto pastor bonus et nobilis in moribus. Et<br />

sicut aquila in solem uidet, sic recordare et respice, ubi possis pigros et peregrinos ad patriam<br />

reuocare et aliquod lumen huic monti conferre, quatenus anima tua uiuat, et ut amantissimam<br />

uocem illam au<strong>di</strong>as de summo iu<strong>di</strong>ce: Euge, serue bone et fidelis, et ut anima tua in hac parte<br />

fulminet sicut miles in prelio fulget, cum socii eius ipsi congaudent, quia uictor exstitit». Poiché<br />

Heinrich von Leyen fu vescovo a Lüttich dal 1145 al 1164 (cfr. HILDEGARD VON BINGEN,<br />

Briefwechsel), non è possibile stabilire con certezza se l‟espressione pigros et peregrinos sia in<br />

quest‟ultima un‟autocitazione dal carme o viceversa. A mio parere l‟ipotesi più plausibile rimane<br />

in ogni caso la prima: è probabile che qui Hildegard ammonisse il vescovo riprendendo<br />

volutamente le parole del proprio carme contenuto nello Scivias, e dunque certamente già<br />

composto nei primi anni ‟50 del secolo, ma forse anche prima (sugli sta<strong>di</strong> compositivi della<br />

Symphonia, cfr l‟introduzione); risulterebbe più <strong>di</strong>fficile, al contrario, ritenere che Hildegard possa<br />

aver inserito, nel complesso or<strong>di</strong>to simbolico <strong>di</strong> un proprio carme, un‟immagine tratta da uno<br />

scritto tanto <strong>di</strong>verso per natura e finalità.<br />

52 Cfr. Prov. 15,19: «Iter pigrorum quasi sepes spinarum via iustorum absque offen<strong>di</strong>culo»; 19,15:<br />

«Pigredo inmittit soporem et anima <strong>di</strong>ssoluta esuriet»; 21,25: «Desideria occiduunt pigrum<br />

noluerunt enim quicquam manus eius operari»; cfr. inoltre Prov. 24,30-4.<br />

53 Cfr. LVM, 4, 49, ll. 1070-5: «Torpor namque consortium quorundam animalium habet, que nec<br />

agilitatem in bono nec agilitatem in malo habent, sed que in pigritia iacent. Ipse enim Deum nec<br />

timet nec amat, quia in timore eum non gustat, nec in amore cum eo symphonizat, nec in laboribus<br />

rationalitatis ut homo operatur, nec in spiramine anime Deum exorat. Nam sicut inutilis aer est, qui<br />

fructus terre arefacit».<br />

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