Cum mystica obscuritate - FedOA - Università degli Studi di Napoli ...

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carmi contenuti in W2c solo dopo quegli altri, alterando in tal modo, come nota a mio parere correttamente la Newman, la struttura d‟insieme dell‟opera 79 . L‟edizione presenta due traduzioni in inglese del testo della Symphonia, una letterale, e l‟altra costituita da una rielaborazione letteraria compiuta dall‟autrice su basi interpretative, nel tentativo di preservare il colore poetico dei carmi 80 ; per ogni carme la studiosa americana presenta inoltre uno stringato commentario, che dà brevemente conto dell‟uso liturgico, del contenuto, e di alcuni possibili ipotesti scritturali. Alcuni anni dopo, nel 1995, Walter Bershin e Heinirch Schipperges pubblicano una nuova edizione critica della Symphonia 81 , che tiene conto, contrariamente a quanto accade per quelle precedenti, anche dei manoscritti che contengono il testo dei carmi integrato nello Scivias 82 . L‟ordine seguito per la presentazione dei carmi è in questo caso quello del Riesencodex, con i Marienlieder posti dopo i carmi dedicati alle tre persone trinitarie e i componimenti più lunghi alla fine 83 . L‟edizione presenta una traduzione in tedesco a fronte, e una presentazione dei principi editoriali, corredata della descrizione dei manoscritti collazionati, in fondo al volume. Infine, l‟ultima edizione critica in ordine di tempo è la ripubblicazione, nell‟ambito della collana Corpus Christianorum: Continuatio Mediaevalis di Brepols, della Symphonia secondo Barbara Newman (2007) 84 : il testo – che rimane il medesimo dell‟edizione del 1988, così come l‟apparato critico – è preceduto da un‟introduzione, che pur riprendendo in ampia parte quella 79 Cfr. SAINT HILDEGARD OF BINGEN, Symphonia, “Introduction”, 59. 80 Cfr. ibi, 61sqq. 81 Cfr. HILDEGARD VON BINGEN, Symphonia. 82 Per tali manoscritti, cfr. supra, par. 2. 83 Berschin difende tale scelta, argomentando che la struttura di W2c si basa certamente, come quella di D, su precisi principi ordinativi, riscontrabili ad esempio nella posizione di un Kyrie quale carme numero 50, sulla scorta della struttura del libro dei Salmi, diviso appunto in tre parti di 50 canti ciascuna (cfr. HILDEGARD VON BINGEN, Symphonia, “Editionsprinzipien”, 248): per tale motivo in tale edizione è mantenuta la struttura del Riesencodex, con gli unici due carmi ivi non presenti posti alla fine, insieme ai quattro della miscellanea, e il testo del suddetto Kyrie pubblicato come componimento numero 50. La scelta della Newman di preservare invece l‟ordine di D mi sembra tuttavia maggiormente condivisibile, poiché concordo con la studiosa americana sull‟ipotesi che l‟ordine in W2 sia una sostanziale normalizzazione della struttura della Symphonia presente nel codice belga; normalizzazione che non sembra poter in effetti discendere da una volontà di Hildegard, sia che il Riesencodex risalga ad un periodo successivo alla morte della mistica, sia che debba invece essere considerato come redatto prima del 1179 (sulla datazione di W2, cfr. n. 26), cfr. a tale proposito NEWMAN 2007, 357. 84 Cfr. HILDEGARDIS BINGENSIS, Symphonia. 29

contenuta nel precedente volume, è tuttavia aggiornata secondo gli ultimi sviluppi della critica ildegardiana, ed è inoltre maggiormente centrata filologicamente: affronta infatti in particolare la questione dello stato della tradizione e l‟ordinamento dei carmi, lasciando da parte le questioni letterarie e musicologiche. Lo studio degli ipotesti, inoltre, gode di maggiore attenzione rispetto a quanto accadeva nell‟edizione precedente, con la presentazione – com‟è d‟altronde nella linea editoriale della collana – di un utile apparatus fontium che offre una serie di preziose aggiunte alle indicazioni già presenti a tale proposito nel commentario del 1988. Alcune singole questioni filologico-testuali che affiorano nei carmi sono discusse in una nota critica al testo. In questa sede ricordo inoltre le riproduzioni delle parti relative alla Symphonia tratte dei manoscritti D 85 e R 86 , oltre alla più recente edizione musicale, curata da Marianne Richert Pfau 87 . b. Studi sulla Symphonia Sebbene la letteratura critica sulla figura, l‟opera e il pensiero di Hildegard possa essere definita per ampiezza come letteralmente sterminata 88 , ad oggi il numero di studi sulla Symphonia sul piano specificamente letterario rimane ancora, se paragonato alla totalità della letteratura critica sulla badessa renana, piuttosto limitato: probabilmente tale situazione – tuttavia in progressiva mutazione con il trascorrere degli anni – risente ancora di un antico pregiudizio, superato, come si vedrà, solo alla fine degli anni ‟60 dello scorso secolo, che vuole la Symphonia considerata essenzialmente quale opera musicale, più che poetica. Tra i primissimi studi di un certo rilievo sul ciclo poetico di Hildegard vi sono difatti gli scritti di Ludwig Bronarski (1922) 89 e di Dom Joseph Pothier (1898-1909) 90 , incentrati in particolare sugli aspetti musicali dell‟opera: in questi 85 Cfr. Symphonia armoniae caelestium revelationum. 86 Cfr. HILDEGARD VON BINGEN, Lieder Faksimile. 87 Cfr. HILDEGARD VON BINGEN, Chants. 88 Per un‟idea della quantità di studi pubblicati su Hildegard almeno fino al 1998, si vedano il volume bibliografico curato nel 1984 da Werner Lauter (cfr. LAUTER, Hildegard-Bibliographie), e quello pubblicato appunto nel 1998, che riprende e amplia l‟opera di Lauter (cfr. Hildegard von Bingen. Internationale Wissenschaftliche Bibliographie). 89 Cfr. BRONARSKI 1922, cit. in TABAGLIO, Ad caelestem harmoniam, 20sqq. 90 Cfr. POTHIER 1898a-1909b, cit. in TABAGLIO, ad caelestem harmoniam, 21sqq. 30

carmi contenuti in W2c solo dopo quegli altri, alterando in tal modo, come nota a<br />

mio parere correttamente la Newman, la struttura d‟insieme dell‟opera 79 .<br />

L‟e<strong>di</strong>zione presenta due traduzioni in inglese del testo della Symphonia, una<br />

letterale, e l‟altra costituita da una rielaborazione letteraria compiuta dall‟autrice<br />

su basi interpretative, nel tentativo <strong>di</strong> preservare il colore poetico dei carmi 80 ; per<br />

ogni carme la stu<strong>di</strong>osa americana presenta inoltre uno stringato commentario, che<br />

dà brevemente conto dell‟uso liturgico, del contenuto, e <strong>di</strong> alcuni possibili ipotesti<br />

scritturali.<br />

Alcuni anni dopo, nel 1995, Walter Bershin e Heinirch Schipperges<br />

pubblicano una nuova e<strong>di</strong>zione critica della Symphonia 81 , che tiene conto,<br />

contrariamente a quanto accade per quelle precedenti, anche dei manoscritti che<br />

contengono il testo dei carmi integrato nello Scivias 82 . L‟or<strong>di</strong>ne seguito per la<br />

presentazione dei carmi è in questo caso quello del Riesencodex, con i<br />

Marienlieder posti dopo i carmi de<strong>di</strong>cati alle tre persone trinitarie e i<br />

componimenti più lunghi alla fine 83 . L‟e<strong>di</strong>zione presenta una traduzione in<br />

tedesco a fronte, e una presentazione dei principi e<strong>di</strong>toriali, corredata della<br />

descrizione dei manoscritti collazionati, in fondo al volume.<br />

Infine, l‟ultima e<strong>di</strong>zione critica in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo è la ripubblicazione,<br />

nell‟ambito della collana Corpus Christianorum: Continuatio Me<strong>di</strong>aevalis <strong>di</strong><br />

Brepols, della Symphonia secondo Barbara Newman (2007) 84 : il testo – che<br />

rimane il medesimo dell‟e<strong>di</strong>zione del 1988, così come l‟apparato critico – è<br />

preceduto da un‟introduzione, che pur riprendendo in ampia parte quella<br />

79<br />

Cfr. SAINT HILDEGARD OF BINGEN, Symphonia, “Introduction”, 59.<br />

80<br />

Cfr. ibi, 61sqq.<br />

81<br />

Cfr. HILDEGARD VON BINGEN, Symphonia.<br />

82<br />

Per tali manoscritti, cfr. supra, par. 2.<br />

83<br />

Berschin <strong>di</strong>fende tale scelta, argomentando che la struttura <strong>di</strong> W2c si basa certamente, come<br />

quella <strong>di</strong> D, su precisi principi or<strong>di</strong>nativi, riscontrabili ad esempio nella posizione <strong>di</strong> un Kyrie<br />

quale carme numero 50, sulla scorta della struttura del libro dei Salmi, <strong>di</strong>viso appunto in tre parti<br />

<strong>di</strong> 50 canti ciascuna (cfr. HILDEGARD VON BINGEN, Symphonia, “E<strong>di</strong>tionsprinzipien”, 248): per<br />

tale motivo in tale e<strong>di</strong>zione è mantenuta la struttura del Riesencodex, con gli unici due carmi ivi<br />

non presenti posti alla fine, insieme ai quattro della miscellanea, e il testo del suddetto Kyrie<br />

pubblicato come componimento numero 50. La scelta della Newman <strong>di</strong> preservare invece l‟or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> D mi sembra tuttavia maggiormente con<strong>di</strong>visibile, poiché concordo con la stu<strong>di</strong>osa americana<br />

sull‟ipotesi che l‟or<strong>di</strong>ne in W2 sia una sostanziale normalizzazione della struttura della Symphonia<br />

presente nel co<strong>di</strong>ce belga; normalizzazione che non sembra poter in effetti <strong>di</strong>scendere da una<br />

volontà <strong>di</strong> Hildegard, sia che il Riesencodex risalga ad un periodo successivo alla morte della<br />

mistica, sia che debba invece essere considerato come redatto prima del 1179 (sulla datazione <strong>di</strong><br />

W2, cfr. n. 26), cfr. a tale proposito NEWMAN 2007, 357.<br />

84<br />

Cfr. HILDEGARDIS BINGENSIS, Symphonia.<br />

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