Cum mystica obscuritate - FedOA - Università degli Studi di Napoli ...
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dell‟umanità nel Redentore 170 , e dell‟unione con il Cristo come dulcissima – il suavissima qui al v. 8, che, come ipotizzato, potrebbe richiamare in particolare il suaviter usato frequentemente a tale proposito nell‟ambito dell‟esegesi cisterciense del Cantico 171 , mi sembra avere un significato equivalente – amplexio, sono tutti, come si vede, già presenti nel passo citato dell‟opera visionaria di Hildegard. E l‟espressione quiescere in suavitate pacis, vicina all‟immagine della suavissima quies amplexuum dei vv. 8-9, è inoltre presente ancora nello Scivias appunto in riferimento a coloro che, generati quali prole dalla Chiesa – il fondamento della cui maternità è appunto la virginitas 172 – serbarono la propria castità per amore di Cristo, mantenendosi dunque lontani dalle passioni terrene 173 . Ciò conferma, evidentemente, come il concetto dell‟unione mistica dell‟anima con il Redentore sia in Hildegard descritto attraverso immagini strettamente legate all‟idea della castitas e della virginitas quale fondamento della rifondazione del genere umano come corpo di Cristo; e come tale verginità sia presentata nel nostro carme quale principio fondativo delle peculiarità attribuite a Giovanni, cioè la visio 174 e lo stretto legame con il Redentore. L‟immagine della suavissima quies amplexuum deriva dunque dalla tradizione esegetica riguardante il Cantico: l‟influenza del ramo cisterciense di tale tradizione, con il quale Hildegard poté forse entrare in contatto gia durante la stesura dello Scivias 175 , sembra in particolare potersi riscontrare nella 170 Cfr. comm. vv. 5-7. 171 Ma a tale proposito cfr. infra. 172 Cfr. il comm. a O lucidissima. 173 Scivias, 2, 5, 6, ll. 312-20: «Quae etiam, ut tibi in secreto superni luminis ostenditur, est nobilissimum germen in caelesti Ierusalem, uidelicet gloria et decus illorum qui ob amorem uirginitatis sanguinem suum fuderunt, et qui etiam in candore humilitatis uirginitatem suam pro Christo obseruantes in suauitate pacis quieuerunt; quoniam ipsa Filio omnipotentis Dei, qui rex cunctorum est, desponsata nobilissimam prolem id est elegantissimum chorum uirginum ei protulit, cum in pace ecclesiae proficiens confortata est». 174 Cfr. comm. vv. 1-4. 175 Bernardo, che inizia a commentare il Cantico nel 1135, negli anni ‟40 intraprende un viaggio attraverso l‟europa centrale durante il quale si trattiene anche nella regione del Reno (cfr. BEUYS 2009, 117-8, e l‟introduzione); il suo primo scambio epistolare con Hildegard, o meglio, la prima missiva indirizzata da quest‟ultima al padre cisterciense, risale esattamente a quegli anni (cfr. ibidem): è dunque lecito pensare che la mistica renana potesse, già al momento della stesura dello Scivias, conclusasi nel 1151 (cfr. SAINT HILDEGARD OF BINGEN, Symphonia, Introduction 6), conoscere quantomeno l‟opera di Bernardo, se non ancora quella dei suoi continuatori, che potrebbe aver letto in seguito: in particolare negli scritti di Guillaume di Saint-Thierry, di Gilbert di Hoyland e di Philippe di Harveng è difatti presente, come detto, l‟identificazione di Giovanni con il modello dell‟unione mistica dell‟anima con il Cristo che ritengo di riscontrare nel presente carme. 221
composizione di tale simbolismo, suaviter quiescere inter amplexus, nel suo insieme – giacché i singoli elementi di tale immagine, l‟amplexus e la quies, affiorano già nelle opere dei Padri – oltre che nel riferimento di tale costruzione simbolica alla figura di Giovanni, che ricorre di frequente in particolare, come abbiamo mostrato, nella letteratura informata dall‟esegesi del Cantico proposta dall‟abate di Chiaravalle nei suoi Sermones. solis – Qui l‟immagine del sole può essere intesa, canonicamente, come simbolo del Cristo 176 ; il che è coerente con l‟immagine della quies amplexuum quale unione dell‟anima con il Redentore, che qui è appunto rappresentato quale sol: tale abbraccio si manifesta nella sua pienezza in Giovanni, che è il discepolo prediletto del Cristo, recumbens in pectore eius. Ma tale simbolismo perpetua il riferimento al Cantico dei cantici: un‟immagine del sol presente nel libro sapienziale 177 . è infatti indicata come figura dello sposo mistico già in San Bernardo 178 . E in un passo della raccolta di excerpta sul Cantico dalle opere di Ambrogio curata da Guillaume di Saint-Thierry 179 , il versetto immediatamente precedente 180 è interpretato come il pianto dell‟anima lasciata nigra dal raggio del Cristo/sole, e quale modello di tale anima è indicato, ancora una volta, Giovanni 181 . 176 La tradizione dell‟interpretazione allegorica del sole come immagine del Cristo è antica e ampiamente attestata: cfr. solo a titolo esemplificativo CYPR. domin. orat. 35, l. 661; APON. epilogus, ll. 1385-8; RUFIN. Orig. in Num. 23, 5, pag. 217, l. 24; MAX. TAUR. serm. 62, l. 72; AUG. in psalm. 93, 4, l. 17; HIER. ad Eph., 3, col. 560, ll. 8-14; CASSIOD. in psalm. 101, ll. 360-3; CAES. AREL. serm. 136, 3, l. 5; BEDA, In principium Genesis usque ad nativitatem Isaac etc., 2, 9, l. 2246; AELREDUS RIEVALLENSIS, Sermones i-xlvi, 24, ll. 22-4; AMBROSIUS AUTPERTUS, Expositio in Apocalypsin, 5, 12, v. 1a, l. 30; PASCHASIUS RADBERTUS, Expositio in Mattheo. Libri xii, 3, ll. 3864-6; PIER DAMIANI, Epistulae CLXXX, vol. 3, 115, pag. 309, l. 19; RUPERTUS TUITIENSIS, Commentarium in Apocalypsim Ioannis apostoli, 4, 6, col. 955, ll. 49-54. 177 Cant. 1,5: «Nolite me considerare quod fusca sim quia decoloravit me sol». 178 Cfr. BERNARDUS CLARAEVALLENSIS, Sermones super Cantica Canticorum, 28, 13, vol. 1, pag. 201, l. 24: «Vel sic: Sol iustitiae decoloravit me Christus, cuius amore langueo». 179 Cfr. RUH 1995, 341. 180 Cant. 1,4: «Nigra sum sed formonsa filiae Hierusalem». 181 GUILLELMUS DE SANCTO THEODORICO, Excerpta de libris beati Ambrosii super Cantica canticorum, 22, ll. 3-56: «Constitue Dominum Iesum recumbentem in conuiuio reclinantem se Iohannem supra pectus eius, mirantes alios quod seruus supra dominum declinaret, quod caro illa peccatrix supra templum uerbi recumberet, quod anima illa carnis uinculis innexa, aulam diuinae plenitudinis scrutaretur. Haec ergo mirantibus aliis respondet anima Iohannis: Fusca sum et decora, filia Ierusalem Fusca per culpam, decora per gratiam. […] Nolite refugere me, quia fusca sum. Ideo fusca sum, quia sol me reliquit iustitiae, qui autem illuminare consueuerat. Amisi colorem uultus mei, obtunsa facta est acies oculorum meorum, quibus ante solem uidebam. […] Non est intuitus me sol et ideo obfuscata sum. Sed lucet sol super iustos et iniustos. […] Nolite 222
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composizione <strong>di</strong> tale simbolismo, suaviter quiescere inter amplexus, nel suo<br />
insieme – giacché i singoli elementi <strong>di</strong> tale immagine, l‟amplexus e la quies,<br />
affiorano già nelle opere dei Padri – oltre che nel riferimento <strong>di</strong> tale costruzione<br />
simbolica alla figura <strong>di</strong> Giovanni, che ricorre <strong>di</strong> frequente in particolare, come<br />
abbiamo mostrato, nella letteratura informata dall‟esegesi del Cantico proposta<br />
dall‟abate <strong>di</strong> Chiaravalle nei suoi Sermones.<br />
solis – Qui l‟immagine del sole può essere intesa, canonicamente, come simbolo<br />
del Cristo 176 ; il che è coerente con l‟immagine della quies amplexuum quale<br />
unione dell‟anima con il Redentore, che qui è appunto rappresentato quale sol:<br />
tale abbraccio si manifesta nella sua pienezza in Giovanni, che è il <strong>di</strong>scepolo<br />
pre<strong>di</strong>letto del Cristo, recumbens in pectore eius.<br />
Ma tale simbolismo perpetua il riferimento al Cantico dei cantici: un‟immagine<br />
del sol presente nel libro sapienziale 177 . è infatti in<strong>di</strong>cata come figura dello sposo<br />
mistico già in San Bernardo 178 . E in un passo della raccolta <strong>di</strong> excerpta sul<br />
Cantico dalle opere <strong>di</strong> Ambrogio curata da Guillaume <strong>di</strong> Saint-Thierry 179 , il<br />
versetto imme<strong>di</strong>atamente precedente 180 è interpretato come il pianto dell‟anima<br />
lasciata nigra dal raggio del Cristo/sole, e quale modello <strong>di</strong> tale anima è in<strong>di</strong>cato,<br />
ancora una volta, Giovanni 181 .<br />
176 La tra<strong>di</strong>zione dell‟interpretazione allegorica del sole come immagine del Cristo è antica e<br />
ampiamente attestata: cfr. solo a titolo esemplificativo CYPR. domin. orat. 35, l. 661; APON.<br />
epilogus, ll. 1385-8; RUFIN. Orig. in Num. 23, 5, pag. 217, l. 24; MAX. TAUR. serm. 62, l. 72; AUG.<br />
in psalm. 93, 4, l. 17; HIER. ad Eph., 3, col. 560, ll. 8-14; CASSIOD. in psalm. 101, ll. 360-3; CAES.<br />
AREL. serm. 136, 3, l. 5; BEDA, In principium Genesis usque ad nativitatem Isaac etc., 2, 9, l.<br />
2246; AELREDUS RIEVALLENSIS, Sermones i-xlvi, 24, ll. 22-4; AMBROSIUS AUTPERTUS, Expositio<br />
in Apocalypsin, 5, 12, v. 1a, l. 30; PASCHASIUS RADBERTUS, Expositio in Mattheo. Libri xii, 3, ll.<br />
3864-6; PIER DAMIANI, Epistulae CLXXX, vol. 3, 115, pag. 309, l. 19; RUPERTUS TUITIENSIS,<br />
Commentarium in Apocalypsim Ioannis apostoli, 4, 6, col. 955, ll. 49-54.<br />
177 Cant. 1,5: «Nolite me considerare quod fusca sim quia decoloravit me sol».<br />
178 Cfr. BERNARDUS CLARAEVALLENSIS, Sermones super Cantica Canticorum, 28, 13, vol. 1, pag.<br />
201, l. 24: «Vel sic: Sol iustitiae decoloravit me Christus, cuius amore langueo».<br />
179 Cfr. RUH 1995, 341.<br />
180 Cant. 1,4: «Nigra sum sed formonsa filiae Hierusalem».<br />
181 GUILLELMUS DE SANCTO THEODORICO, Excerpta de libris beati Ambrosii super Cantica<br />
canticorum, 22, ll. 3-56: «Constitue Dominum Iesum recumbentem in conuiuio reclinantem se<br />
Iohannem supra pectus eius, mirantes alios quod seruus supra dominum declinaret, quod caro illa<br />
peccatrix supra templum uerbi recumberet, quod anima illa carnis uinculis innexa, aulam <strong>di</strong>uinae<br />
plenitu<strong>di</strong>nis scrutaretur. Haec ergo mirantibus aliis respondet anima Iohannis: Fusca sum et<br />
decora, filia Ierusalem Fusca per culpam, decora per gratiam. […] Nolite refugere me, quia fusca<br />
sum. Ideo fusca sum, quia sol me reliquit iustitiae, qui autem illuminare consueuerat. Amisi<br />
colorem uultus mei, obtunsa facta est acies oculorum meorum, quibus ante solem uidebam. […]<br />
Non est intuitus me sol et ideo obfuscata sum. Sed lucet sol super iustos et iniustos. […] Nolite<br />
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