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Cum mystica obscuritate - FedOA - Università degli Studi di Napoli ...

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all‟atto della sua creazione, sia rinnovato con il compiersi della Redenzione nel<br />

Cristo 73 .<br />

Circa la scelta della lezione ponentis: sebbene tutti i co<strong>di</strong>ci contenenti il testo <strong>di</strong><br />

quest‟antifona riportino appunto ponentis, sia Pudentiana Barth, sia Barbara<br />

Newman, sia Walter Berschin hanno ritenuto <strong>di</strong> emendare tale punto del testo,<br />

evidentemente poiché lo ritenevano, così come tramandato, incomprensibile:<br />

Barth e Berschin leggono qui ponentem e lo legano ad a<strong>di</strong>utorem, mentre la<br />

Newman emenda con ponens, da concordare con il sonus orbis terrae del v. 3 74 .<br />

Io ritengo tuttavia che qui sia possibile conservare la lezione dei co<strong>di</strong>ci: ponentis<br />

può essere infatti letto come un participio sostantivato, “<strong>di</strong> chi pone le ra<strong>di</strong>ci”, il<br />

cui soggetto è il Verbo nel suo aspetto sapienziale; il quale, operando la<br />

Redenzione con l‟ausilio dello Spirito a<strong>di</strong>utor, appunto “pianta le proprie ra<strong>di</strong>ci”<br />

nella natura umana, sia a livello macrocosmico, sia microcosmico. E così facendo<br />

d‟altronde “pone, pianta le ra<strong>di</strong>ci dell‟opera compiuta del Verbo del Padre”, cioè<br />

prepara il fiorire della ra<strong>di</strong>x Iesse 75 , il compiersi del piano <strong>di</strong>vino <strong>di</strong> salvezza<br />

nell‟Incarnazione e nella Redenzione 76 . A mio parere qui il sostantivo cui va<br />

legato il genitivo pleni operis non è infatti tabernacula, bensì ra<strong>di</strong>ces. Vi è<br />

dunque in questo caso probabilmente un‟ambiguità voluta, tra il “mettere ra<strong>di</strong>ci,<br />

piantare le proprie ra<strong>di</strong>ci” del Verbo nella natura umana – tale operazione avviene<br />

attraverso lo Spirito, che è “a<strong>di</strong>utore” sia dell‟Incarnazione, poiché abbiamo<br />

mostrato come sia definita tra<strong>di</strong>zionalmente infusio la <strong>di</strong>scesa dello Spirito nella<br />

Vergine, sia dell‟ispirazione delle virtù nell‟uomo – e il “piantare le ra<strong>di</strong>ci”, il<br />

porre i presupposti, con l‟assunzione della forma umana da parte della natura<br />

<strong>di</strong>vina, per il pieno compimento dell‟opera del Padre, cioè della Redenzione, e<br />

della restituzione del genere umano alla sua originaria con<strong>di</strong>zione angelica nei<br />

tabernacula del Regno dei cieli.<br />

73 Per lo Spirito come ra<strong>di</strong>x in senso tropologico, cfr. il comm. a O spectabiles uiri, v. 9.<br />

74 Cfr. HILDEGARD VON BINGEN, Lieder, 240; HILDEGARD OF BINGEN, Symphonia, 162;<br />

HILDEGARD VON BINGEN, Symphonia, 74; HILDEGARDIS BINGENSIS, Symphonia, 419; cfr. inoltre<br />

gli apparati critici ibidem, in HILDEGARD OF BINGEN, Symphonia, 162 e in HILDEGARD VON<br />

BINGEN, Symphonia, 256.<br />

75 Cfr. il comm. a O spectabiles uiri, vv. 6-9; O uos felices ra<strong>di</strong>ces, vv. 1-6.<br />

76 Sul plenum opus cfr. inoltre infra.<br />

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