Cum mystica obscuritate - FedOA - Università degli Studi di Napoli ...
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dunque con l‟allegoria della virga Iesse, cioè del ramoscello che, sorto appunto dalla radix Iesse, germoglia e fiorisce – immagine presente nel libro profetico di Isaia e prefigurazione veterotestamentaria della nascita del Cristo dalla Vergine Maria 21 . Nella quarta visione del terzo libro dello Scivias, come già accennato, i profeti e patriarchi sono infatti rappresentati come posti su una ramificazione che a partire dalla radix, “base” e “radice” della columna che è figura dell‟operare del Verbo divino dall‟inizio dei tempi, giunge fino al culmine di tale colonna, cioè fino al manifestarsi del Figlio attraverso l‟Incarnazione 22 ; e ancora nel terzo libro della prima opera profetica di Hildegard, mentre viene descritta la personificazione della sapientia divina, profeti e patriarchi sono rappresentati come il primo seme dell‟operare della Sapienza (prima plantatio viridis germinis patriarcharum et prophetarum): opera che seguiterà a manifestarsi sia nella casta verginità di Maria, genitrice del Cristo, sia nella fede dei martiri, sia nell‟amore per Dio e per il prossimo ispirato dallo Spirito 23 . Dunque qui i profeti e i patriarchi da un lato sono detti radices piantate dell‟opus miraculorum in riferimento al fiorire della virga Iesse, cioè dell‟Incarnazione del Cristo, poiché in loro – che sono ispirati divinamente, cioè per intercessione dello Spirito – si avvia l‟operare divino della Sapienza che condurrà alla salvezza del genere umano con la venuta del Redentore. D‟altro canto, tuttavia, lo Spirito, attraverso cui la Sapienza ispira profeti e patriarchi piantando in loro il seme del proprio operare, è anche, come già detto, il mezzo attraverso cui il principio della vita e delle virtù è ispirato nell‟uomo per grazia divina: tale ispirazione è descritta in un passo del Liber divinorum operum quale, appunto, plantatio, il “piantare” del seme del Verbo divino nell‟uomo 21 Cfr. comm. a O spectabiles uiri, vv. 6-9. 22 Cfr. Scivias, 3, 4, 7, cit. in n. 3. 23 Cfr. Scivias, 3, 9, 25, ll. 830-47: «Quapropter et a pectore deorsum usque ad pedes zona una descendens pretiosissimarum gemmarum ornatu, uiridis scilicet, albi et rubei atque aerii purpureo fulgore interlucente coloris decoratur: quoniam ab exordio mundi cum primum sapientia opus suum in apertam ostensionem dedit, iam se usque ad finem saeculorum quasi uia una tetendit in sanctis et iustis mandatis ornata, uidelicet prima plantatione uiridis germinis patriarcharum et prophetarum, qui in aerumnis gemitus laboris sui maximo desiderio Filium Dei flagitabant incarnari, et deinde decorata candidissima uirginitate in Virgine Maria, et postea in robustissima et rubente martyrum fide, ac demum in contemplationis purpurea et lucida caritate qua Deus et proximus per calorem sancti Spiritus diligendus est, quod ita ad terminum mundi procedet, admonitione illius non cessante sed semper quamdiu saeculum durat emanante, ut etiam eadem uirtus in exhortatione sua declarat, ut supradictum est». 103
attraverso lo Spirito santo 24 . Dunque il seme dell‟operare della Sapienza, piantato attraverso l‟infusione dello Spirito nei profeti e nei patriarchi, e destinato a germogliare fino al pieno compimento nel Redentore, è il medesimo che, a livello microcosmico, è infuso e piantato, sempre attraverso lo Spirito, nel cuore dell‟uomo, determinando il fiorire delle virtù e delle opere virtuose – l‟opus miraculorum del v. 2 – divinamente ispirate. vv. 7-9: et o tu ruminans-abyssum Laddove i vv. 1-6 del carme sono riferiti precipuamente ai patriarchi quali radices, come detto, del piano divino di salvezza, i vv. 7-9 rappresentano invece specificamente i profeti, rappresentati come voce “infuocata” – allo stesso modo in cui il corso dello Spirito è descritto essere torrens, “bruciante”, al v. 4 – cioè divinamente ispirata, che anticipa la venuta del Cristo. I vv. 7-9 seguitano d‟altronde a percorrere un doppio binario, allegorico da un lato, più strettamente tropologico e microcosmico dall‟altro: mentre viene rappresentata la figura di Giovanni il Battista, precursore del Cristo che operando la Redenzione libera il genere umano dal dominio di Satana, si allude contemporaneamente al dono dello Spirito ricevuto dal praecursor, che lo rende prefigurazione al contempo non solo dello stesso Redentore, ma anche 24 Cfr. LDO, 2, 1, 46, ll. 90-9: «Et nunc etiam Deus in Spiritu Sancto dicit: Ecce omnia germina uirtutum, quę supra dicta sunt, semen uerbi mei afferentia supra desideria carnis hominis istius, qui se ita constringit, et omnes fortiores uirtutes ad maiora precepta ascendentes posui, ut, in semetipsis recto desiderio bonum semen generis sui in uerbo meo habentes, sint ei in cibum refectionis animę; ita ut etiam omnes uirtutes per humilitatem Deo subiectę, et in celesti milicia uolantes, et quę hominem a terrenis rebus ad celestia remouent, et in quibus uiuentes uires de plantatione Spiritus Sancti sunt, cum eo in anima ipsius pascantur, et ipse etiam cum illis in his omnibus alatur». L‟immagine delle virtù che derivano dal germogliare di un seme (germen) piantato divinamente nell‟uomo occorre anche in Scivias, 2, 5, 32, ll. 1040-56: «Quapropter qui sibi secundum cor suum leges faciunt et in hoc uoluntatem meam non quaerunt, magis ex hoc in defectionem quam ad profectum ueniunt, ut iterum Filius meus in euangelio testatur dicens: Omnis plantatio, quam non plantauit Pater meus caelestis, eradicabitur. Quid est hoc? Omne germen scientiae cordis et mentis ac morum surgens in uiriditate illa qua homo uiuit, cum homo illud ita in semetipso seminat, quod postea in calore feruens ita ei copuletur secundum quod hoc perficere uult, illud uidelicet transpositum aut in exaltatione mentis aut in petulantia carnis aut in superflua pollutione aut in occasione excusationis aut in uicissitudine operationis, sursum aut deorsum imprudenter uadens, nec quale fundamentum sit discernens, scilicet an utile an inutile sit scire contemnens, uere hoc iusto iudicio destruetur, quoniam plantationem istam in tali opere non plantauit Pater ille qui caelorum et omnis iustitiae habitator est; et ideo eiecta arescet, quia de rore caeli non ascendit, sed de suco carnis uenit». 104
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attraverso lo Spirito santo 24 . Dunque il seme dell‟operare della Sapienza, piantato<br />
attraverso l‟infusione dello Spirito nei profeti e nei patriarchi, e destinato a<br />
germogliare fino al pieno compimento nel Redentore, è il medesimo che, a livello<br />
microcosmico, è infuso e piantato, sempre attraverso lo Spirito, nel cuore<br />
dell‟uomo, determinando il fiorire delle virtù e delle opere virtuose – l‟opus<br />
miraculorum del v. 2 – <strong>di</strong>vinamente ispirate.<br />
vv. 7-9: et o tu ruminans-abyssum<br />
Laddove i vv. 1-6 del carme sono riferiti precipuamente ai patriarchi quali<br />
ra<strong>di</strong>ces, come detto, del piano <strong>di</strong>vino <strong>di</strong> salvezza, i vv. 7-9 rappresentano invece<br />
specificamente i profeti, rappresentati come voce “infuocata” – allo stesso modo<br />
in cui il corso dello Spirito è descritto essere torrens, “bruciante”, al v. 4 – cioè<br />
<strong>di</strong>vinamente ispirata, che anticipa la venuta del Cristo.<br />
I vv. 7-9 seguitano d‟altronde a percorrere un doppio binario, allegorico da<br />
un lato, più strettamente tropologico e microcosmico dall‟altro: mentre viene<br />
rappresentata la figura <strong>di</strong> Giovanni il Battista, precursore del Cristo che operando<br />
la Redenzione libera il genere umano dal dominio <strong>di</strong> Satana, si allude<br />
contemporaneamente al dono dello Spirito ricevuto dal praecursor, che lo rende<br />
prefigurazione al contempo non solo dello stesso Redentore, ma anche<br />
24 Cfr. LDO, 2, 1, 46, ll. 90-9: «Et nunc etiam Deus in Spiritu Sancto <strong>di</strong>cit: Ecce omnia germina<br />
uirtutum, quę supra <strong>di</strong>cta sunt, semen uerbi mei afferentia supra desideria carnis hominis istius, qui<br />
se ita constringit, et omnes fortiores uirtutes ad maiora precepta ascendentes posui, ut, in<br />
semetipsis recto desiderio bonum semen generis sui in uerbo meo habentes, sint ei in cibum<br />
refectionis animę; ita ut etiam omnes uirtutes per humilitatem Deo subiectę, et in celesti milicia<br />
uolantes, et quę hominem a terrenis rebus ad celestia remouent, et in quibus uiuentes uires de<br />
plantatione Spiritus Sancti sunt, cum eo in anima ipsius pascantur, et ipse etiam cum illis in his<br />
omnibus alatur». L‟immagine delle virtù che derivano dal germogliare <strong>di</strong> un seme (germen)<br />
piantato <strong>di</strong>vinamente nell‟uomo occorre anche in Scivias, 2, 5, 32, ll. 1040-56: «Quapropter qui<br />
sibi secundum cor suum leges faciunt et in hoc uoluntatem meam non quaerunt, magis ex hoc in<br />
defectionem quam ad profectum ueniunt, ut iterum Filius meus in euangelio testatur <strong>di</strong>cens: Omnis<br />
plantatio, quam non plantauit Pater meus caelestis, era<strong>di</strong>cabitur. Quid est hoc? Omne germen<br />
scientiae cor<strong>di</strong>s et mentis ac morum surgens in uiri<strong>di</strong>tate illa qua homo uiuit, cum homo illud ita in<br />
semetipso seminat, quod postea in calore feruens ita ei copuletur secundum quod hoc perficere<br />
uult, illud uidelicet transpositum aut in exaltatione mentis aut in petulantia carnis aut in superflua<br />
pollutione aut in occasione excusationis aut in uicissitu<strong>di</strong>ne operationis, sursum aut deorsum<br />
imprudenter uadens, nec quale fundamentum sit <strong>di</strong>scernens, scilicet an utile an inutile sit scire<br />
contemnens, uere hoc iusto iu<strong>di</strong>cio destruetur, quoniam plantationem istam in tali opere non<br />
plantauit Pater ille qui caelorum et omnis iustitiae habitator est; et ideo eiecta arescet, quia de rore<br />
caeli non ascen<strong>di</strong>t, sed de suco carnis uenit».<br />
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