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Val Tiberina

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Bollettino di arCHeologia on line ii, 2011/2-3<br />

zione di reperti abbandonati dai nostri antenati è favorita infatti su superfici stabili e poco o non<br />

interessate successivamente da dinamiche erosive quali la sommità dei terrazzi alluvionali. i<br />

processi di denudamento dei versanti connessi con il ruscellamento tipici delle fasi fredde rendono<br />

invece estremamente difficile la conservazione di resti paleolitici nelle parti medie ed alte<br />

dei versanti. ai piedi dei versanti l’accumulo colluviale e detritico può comunque localmente<br />

aver seppellito e conservato tracce di frequentazione paleolitica come registrato nelle marche a<br />

Ponte di Crispiero. 24<br />

allo stato attuale, nell’area in esame non sono note industrie contenute all’interno di sedimenti<br />

alluvionali del Pleistocene medio-superiore e dunque coeve alla sedimentazione. le industrie<br />

paleolitiche provengono nella grande maggioranza da raccolte di superficie e dunque<br />

sono state verosimilmente abbandonate quando la superficie deposizionale si era stabilizzata e<br />

il reticolo idrografico approfondito. nel caso del Castello di sorci alcune schegge sono state<br />

rinvenute all’interno del paleosuolo relitto durante un saggio esplorativo. 25 alla fine della sedimentazione<br />

fluviale e all’inizio dell’interglaciale, condizioni di clima caldo e umido hanno favorito<br />

la crescita di una fitta vegetazione forestale e i depositi fluviali e detritici deposti durante<br />

la fase glaciale sono stati interessati da processi pedogenetici o di formazione del suolo. in particolare<br />

durante l’ultimo interglaciale (mis 5e) si è sviluppato un profondo suolo a profilo aBC,<br />

lisciviato, argillificato e spesso di colorazione rossa (5 Yr delle Carte munsel), a causa dell’abbondante<br />

presenza di idrossidi di Fe. 26 Questi suoli sono completamente decarbonatati caratterizzati<br />

da un elevato arricchimento in silice e/o quarzo, quest’ultimo dove il substrato è costituito<br />

prevalentemente da rocce terrigene. il processo di lisciviazione dei carbonati ha inoltre condotto<br />

ad una riduzione notevole del volume originario. Questi paleosuoli sono stati successivamente<br />

interessati da processi erosivi che ne hanno asportato elevati spessori, spesso preservandone<br />

solo gli orizzonti profondi.<br />

nel caso in cui processi sedimentari successivi seppelliscano il suolo si parla di paleosuoli<br />

sepolti mentre se il suolo resta sulla superficie si parla di paleosuoli relitti o poligenici.<br />

l’alterazione profonda e le successive lavorazioni agricole impediscono comunque di stabilire<br />

se i manufatti paleolitici fossero stati conservati all’interno dei sedimenti nella parte sommitale<br />

dei terrazzi o fossero stati abbandonati successivamente in superficie. Con la fine dell’interglaciale<br />

e l’inizio dell’Ultima glaciazione il suolo viene degradato ed eroso. durante i brevi periodi<br />

meno freddi o interstadiali (mis 5c, 5a ed inizi 4) si registrano ulteriori fasi di formazione di<br />

suoli che in alcune località dell’italia centro settentrionale 27 seppelliscono il suolo interglaciale.<br />

Questi paleosuoli si sviluppano spesso su sedimenti provenienti dall’erosione del suolo interglaciale<br />

e presentano evidenze di progressivo arricchimento di carbonati (pseudo miceli, noduli,<br />

croste) a testimoniare un ambiente ancora relativamente stabile e vegetato ma con condizioni<br />

via via più aride. le frequenti stone lines che marcano le fasi erosive tra un paleosuolo ed il<br />

successivo indicano invece processi di denudamento e dunque condizioni di elevata aridità ed<br />

assenza o scarsità di vegetazione tipica dei periodi freddi o stadiali.<br />

le indagini geomorfologiche svolte nel bacino del tevere, effettuate in stretta collaborazione<br />

con ricerche archeologiche, hanno riguardato settori limitati del territorio. i settori meglio<br />

studiati sono il bacino di gubbio e quello di anghiari 28 sebbene ricerche geomorfologiche di<br />

dettaglio siano state effettuate anche nei bacini di norcia, Cascia, 29 gualdo tadino 30 e spoleto. 31<br />

all’interno di questi bacini i depositi del Pleistocene medio sono stati fortemente erosi, profondamente<br />

dissecati e conservati solo in tratti limitati. a gubbio 32 i depositi del Pleistocene medio,<br />

alla sommità dei quali sono state rinvenute le industrie litiche del Paleolitico medio, giacciono<br />

in discordanza sui sedimenti pliocenici. si tratta di sedimenti di pianura alluvionale sabbiosi e<br />

siltosi e solo subordinatamente ghiaiosi. l’estesa conoide che doveva essere generata dai depositi<br />

24) Coltorti et al. 1980; Broglio et al. 2005.<br />

25) CoCCHi et al. 1978.<br />

26) Coltorti - PierUCCini 2007b.<br />

27) Coltorti - PierUCCini 2007a.<br />

28) Coltorti et al. 2006.<br />

29) Calamita et al. 1982.<br />

30) Bosi et al. 1987; BlUmetti et al. 1994.<br />

31) Coltorti - PierUCCini 1997a.<br />

32) Coltorti 1994.<br />

www.archeologia.beniculturali.it<br />

Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n.30 ISSN 2039 - 0076<br />

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