Val Tiberina

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lorenz.paul18
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27.06.2013 Views

adriana moroni et al., l’alto e medio bacino del tevere manufatti di Casa monti si distinguono per la presenza significativa di una componente silicoclastica refrattaria (cfr. anomalie di eutropio). la derivazione è da sedimenti carbonatici arricchiti da una componente terrigena (cfr. anomalie di Cesio) di natura in parte metallifera (cfr. valori di Cobalto e nichel). il campione di affioramento prelevato nell’alveo del torrente sovara mostra significative analogie nei confronti dei reperti di san Cassiano, sebbene i più alti tenori di stronzio (sr) ne evidenzino il minore grado di silicizzazione. Un campione di affioramento prelevato nei dintorni di Casa monti mostra sostanziali affinità geochimiche nei confronti dei reperti di questo sito, sebbene anche in questo caso il campione riveli un minor grado di silicizzazione. valori elevati di sr potrebbero anche suggerire una possibile provenienza dei materiali dai livelli basali, a maggiore componente biocalcarenitica, della marnoso arenacea Umbra (membro di Casa spertaglia) poco silicizzati. anche se i dati sono da considerare ancora insufficienti per delineare un panorama completo sulle fonti di approvvigionamento di materie prime litiche utilizzate dai gruppi che frequentarono l’alta valtiberina toscana nel corso del Paleolitico medio, i risultati finora ottenuti hanno consentito comunque di identificare litotipi raccolti nelle aree limitrofe ai siti, come ad esempio le Biocalcareniti (provenienti dal macigno e dalla scaglia toscana) e le radiolariti affioranti lungo il sovara (Ponte alla Piera, ar), e selci prelevate in aree lontane svariate decine di chilometri (fig. 16). Per queste ultime la raccolta riguarda sia la selce della scaglia rossa diffusa lungo il greto del Candigliano (gola del Furlo), sia le selci provenienti dal litotipo Calcari a Posidonia, caratterizzate da un’abbondante componente di gusci di bivalvi, reperibili nell’areale della gola del Bosso (PU), dove questo particolare litotipo affiora al di sotto dei Calcari diasprigni. 36 le selci provenienti dalla scaglia rossa potevano anche essere raccolte lungo il greto dei principali corsi d'acqua che drenavano la dorsale dei massicci Perugini. in particolare è possibile che l'areale di monte acuto (Umbertide) rappresentasse una fonte di selci della scaglia rossa ed al contempo un occasionale sito di raccolta delle biocalcareniti della marnoso arenacea Umbra (membro di Casa spertaglia). a.B. F.a. B.m. i ComPlessi litiCi: CaratteristiCHe, inQUadramento e distriBUZione geograFiCa le industrie litiche dell’alta valtiberina toscana presentano tra loro caratteri sostanzialmente omogenei (figg.10-11). i supporti di partenza sono ciottoli e blocchi con tracce di rotola- 10. alta valtiBerina tosCana. indUstria litiCa 36) la vicinanza con questa unità ricca di livelli silicei (radiolaritici) ha probabilmente favorito, in fase diagenetica, la silicizzazione dei livelli a filaments. www.archeologia.beniculturali.it Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n.30 ISSN 2039 - 0076 182

11. alta valtiBerina tosCana. indUstria litiCa 37) CremasCHi - Peretto 1977; CremasCHi - Peretto 1988. 38) CremasCHi - CristoPHer 1984. 39) Bisi et al. 1980. 40) BoCCHini - Coltorti 1980. 41) Coltorti et al. 1980. 42) Bartolomei et al. 1966; Broglio et al. 2005. www.archeologia.beniculturali.it Bollettino di arCHeologia on line ii, 2011/2-3 mento la cui origine è da ricercare, come si è visto, sia localmente che nell'ambito delle formazioni umbro – marchigiane. lo stato fisico è fresco e la patina, che interessa la maggior parte dei manufatti, è generalmente leggera. dal punto di vista tecnologico emerge la frequenza di elementi (nuclei e supporti) che denunciano l'impiego del metodo Levallois affiancato da quello discoide (meno diffuso); numerosi sono infatti gli esemplari piatti con distacchi dorsali organizzati, tallone faccettato e bulbo prominente che attestano l'applicazione del concetto di predeterminazione Levallois (nelle modalità sia ricorrente che lineale). le dimensioni dei pezzi sono prevalentemente grandi anche se non mancano elementi di taglia ridotta. la lavorazione dei manufatti avveniva, almeno parzialmente, in loco come dimostrato dal rinvenimento dei prodotti del débitage relativi alle diverse fasi della catena operativa. nella tipologia si osserva una netta prevalenza di raschiatoi tra i quali figurano anche strumenti a ritocco scalariforme di tipo Quina (nettamente minoritari) e a ritocco piatto, seguiti da punte e denticolati. Costante, ma percentualmente non significativa, è la presenza di bifacciali amigdaloidi (fig. 12) di fattura generalmente scadente e spesso di piccole dimensioni. i complessi altotiberini mostrano vistose analogie con quelli rinvenuti sul versante adriatico della pianura padana. in particolare il sito di ghiardo è caratterizzato da un’industria di tecnica Levallois con alcuni sporadici bifacciali 37 attribuita all’inizio del mis 4. 38 le industrie di erbarella, 39 Colonia montani 40 e Ponte di Crispiero, 41 quest’ultima rinvenuta sulla superficie di troncatura del suolo interglaciale alla base di una spessa sequenza eolica e detritica, sono attribuite anch’esse agli interstadiali dell’inizio dell’Ultima glaciazione. Caratteristiche analoghe presentano inoltre le industrie di tecnica Levallois senza bifacciali dello strato g di monte Conero. 42 Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n.30 ISSN 2039 - 0076 183

11. alta valtiBerina tosCana. indUstria litiCa<br />

37) CremasCHi - Peretto 1977; CremasCHi - Peretto 1988.<br />

38) CremasCHi - CristoPHer 1984.<br />

39) Bisi et al. 1980.<br />

40) BoCCHini - Coltorti 1980.<br />

41) Coltorti et al. 1980.<br />

42) Bartolomei et al. 1966; Broglio et al. 2005.<br />

www.archeologia.beniculturali.it<br />

Bollettino di arCHeologia on line ii, 2011/2-3<br />

mento la cui origine è da ricercare, come si è visto, sia localmente che nell'ambito delle formazioni<br />

umbro – marchigiane. lo stato fisico è fresco e la patina, che interessa la maggior parte<br />

dei manufatti, è generalmente leggera. dal punto di vista tecnologico emerge la frequenza di<br />

elementi (nuclei e supporti) che denunciano l'impiego del metodo Levallois affiancato da quello<br />

discoide (meno diffuso); numerosi sono infatti gli esemplari piatti con distacchi dorsali organizzati,<br />

tallone faccettato e bulbo prominente che attestano l'applicazione del concetto di predeterminazione<br />

Levallois (nelle modalità sia ricorrente che lineale). le dimensioni dei pezzi sono<br />

prevalentemente grandi anche se non mancano elementi di taglia ridotta. la lavorazione dei manufatti<br />

avveniva, almeno parzialmente, in loco come dimostrato dal rinvenimento dei prodotti<br />

del débitage relativi alle diverse fasi della catena operativa.<br />

nella tipologia si osserva una netta prevalenza di raschiatoi tra i quali figurano anche<br />

strumenti a ritocco scalariforme di tipo Quina (nettamente minoritari) e a ritocco piatto, seguiti<br />

da punte e denticolati. Costante, ma percentualmente non significativa, è la presenza di bifacciali<br />

amigdaloidi (fig. 12) di fattura generalmente scadente e spesso di piccole dimensioni. i complessi<br />

altotiberini mostrano vistose analogie con quelli rinvenuti sul versante adriatico della pianura<br />

padana. in particolare il sito di ghiardo è caratterizzato da un’industria di tecnica Levallois con<br />

alcuni sporadici bifacciali 37 attribuita all’inizio del mis 4. 38<br />

le industrie di erbarella, 39 Colonia montani 40 e Ponte di Crispiero, 41 quest’ultima rinvenuta<br />

sulla superficie di troncatura del suolo interglaciale alla base di una spessa sequenza eolica<br />

e detritica, sono attribuite anch’esse agli interstadiali dell’inizio dell’Ultima glaciazione.<br />

Caratteristiche analoghe presentano inoltre le industrie di tecnica Levallois senza bifacciali dello<br />

strato g di monte Conero. 42<br />

Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n.30 ISSN 2039 - 0076<br />

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