Le statue onorarie nel santuario di Apollo a Delo: mutamenti del ...

Introduzione 

Jochen Griesbach 

Le statue onorarie nel santuario di Apollo a Delo: 

mutamenti del concetto di autorappresentazione in età ellenistica 

Questa relazione si propone di valutare, sulla base delle statue onorarie presenti nel santuario di 

Apollo a Delo i mutamenti del concetto di autorappresentazione in età ellenistica (fig. 1). Fin dall'età arcaica 

Delo, l'isola tanto piccola quanto misteriosa al centro delle Cicladi, luogo mitico della nascita di Apollo e 

Artemide, figurò fra i santuari più importanti della Grecia per le sue feste che attraevano le genti anche da 

lontano 1 . All'inizio furono gli abitanti della vicina Nasso che dominarono l'aspetto del santuario di Apollo con 

le loro dediche. Poi nel V sec. Atene si impadronì definitivamente del luogo centrale della lega delio-attica 

con il suo famoso tesoro. Ma la fioritura vera e propria dell'isola iniziò con la conquista dell'indipendenza nel 

314 a.C., a partire dal dissolversi del regno di Alessandro Magno, che rese Delo un porto importantissimo 

nell'Egeo ormai quasi 'globalizzato' 2 . Inoltre, l’importanza economica del porto crebbe ancora, quando nel 

167/166 a.C. Roma decise di restituire l'isola ad Atene e di farne un mercato privo di imposizioni doganali 3 . 

In questo contributo, però, gli aspetti economici dell'isola costituiscono solo lo sfondo da cui fare 

emergere un altro fenomeno tipico dell'epoca ellenistica, ovvero la diffusione di statue onorarie in quantità 

inaudite, se si istituisce un paragone con i secoli precedenti. Sebbene sia vero che, anche nei periodi 

precedenti non costituiva una prassi insolita dedicare nei santuari ritratti soprattutto di persone appartenenti 

o vicine alle proprie famiglie 4 , dalla fine del IV sec. in poi questo uso aumenta notevolmente e comincia a 

superare oltremodo limiti convenzionali fra dediche pubbliche e private 5 . In questo scenario di crescente 

bisogno autorappresentativo sono coinvolti sia i sovrani con il loro seguito che le classi dirigenti di estrazione 

borghese 6 . Così man mano i monumenti costituiti da singole statue o da gruppi si affollavano negli spazi sia 

all'interno sia nei dintorni del santuario di Apollo, occupando i punti migliori per attirare il più possibile 

l'attenzione dei visitatori. I monumenti delimitavano inoltre i vari percorsi per definirli in modo stabile e per 

1 

GALLET DE SANTERRE 1958, 275–311. 

2 

VIAL 1984; REGER 1994; per lo sviluppo 'urbanistico' del santuario vd. PAPAGEORGIOU-VENETAS 1981, 28–51; BRUNEAU ET AL. 1996, 

21–3. 

3 

ROUSSEL 1987; RAUH 1993, 1–74. 

4 

Vd. per esempio LÖHR 2000. 

5 

Il termine 'statua onoraria' deve essere inteso qui nel senso fenomenologico (statua-ritratto su basamento iscritto) piuttosto che nel 

senso stretto di una onorificenza da parte della polis o di altre istituzioni politiche. 

6 

Per i due generi di ritratti testimoniati non solo dalle iscrizioni, ma anche dai reperti archeologici vd. MICHALOWSKI 1932; MARCADÉ ET 

AL. 1996. 

Bollettino di Archeologia on line I 2010/ Volume speciale C / C8 / 2 Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n. 330 ISSN 2039 - 0076 

www.archeologia.beniculturali.it/pages/pubblicazioni.html 

3

J. Griesbach – Le statue onorarie nel santuario di Apollo a Delo: mutamenti del concetto di autorappresentazione in età ellenistica 

Fig. 1 – Planimetria del santuario di Apollo a Delo (BRUNEAU ET AL. 2005, dépliant I). 

plasmare il tipo di percezione dei luoghi sacri 7 . Per approfondire 

le nostre conoscenze riguardo ai motivi e ai modi di comunicazione 

relativi a questa categoria di monumenti appare opportuno 

cercare di ricostruirne l’evoluzione topografica. 

Topografia delle statue onorarie nel santuario di Apollo 

Nell'ambito del santuario di Apollo, l'epiphanestatos topos 

in assoluto era senza dubbio l'area davanti ai tre templi del dio e 

del presunto altare nominato "delle corna" (fig. 2) 8 . Lo testimoniano 

per esempio le due grandi basi di marmo blu l'una, di 

marmo rossastro l'altra, che si possono vedere ancora ai due lati 

della 'via sacra' che attraversa il centro del santuario 9 . Nel primo 

caso si tratta dell'anatema per il re pergameno Filetero, accompagnato 

sicuramente da altri membri della dinastia da lui fondata 

10 . Secondo le indicazioni di ritrovamento il maggior numero 

di statue reali, che comprendono quasi tutte le dinastie elle- 

7 Cfr. PAPAGEORGIOU-VENETAS 1981, 51. 

8 Per le indagini più recenti vd. ÉTIENNE 2004/2005, 876–81. 

9 BRUNEAU ET AL. 2005, 182 n. 10 fig. 47 e dépliant I; vd. anche 187 n. 14 (grande basamento a fregio dorico). 

10 Da alcuni viene preferita l'identificazione di Filetero con il fratello di Eumene II: HINTZEN-BOHLEN 1992, 167 nota 1258. 



4 

Fig. 2 – L'area davanti ai templi di Apollo con le 

tracce dei monumenti: (VALLOIS 1953, tav. III).

XVII International Congress of Classical Archaeology, Roma 22-26 Sept. 2008 

Session: Religione come sistema di comunicazione: networks e rituali nei santuari tradizionali greci di età romana 

Fig. 3 – Ricostruzione dei monumenti davanti alla Stoa di Antigono (COURBY 1912, tav. II). 

nistiche, deve essere localizzato in quest'area (Polyb. 26, 10, 2) 11 la quale continua a rimanere il luogo per 

eccellenza anche in età romana, come attestano per esempio le epigrafi di Licinio Lucullo e di Giulio Cesare 

e, persino, di alcuni imperatori, come testimonia una statua di Augusto eretta addirittura all'interno della cella 

del tempio centrale 12 . 

A partire dalla metà del III sec. a.C. circa sono le grandi stoai che cambiano profondamente l'aspetto 

del santuario creando nuovi spazi adibiti alle singole tappe delle feste religiose che costituiscono gli eventi 

centrali nella vita del santuario, causando una frequenza molto maggiore rispetto alla frequentazione 

quotidiana 13 . Prima di tutto è l'enorme stoà del re macedone Antigono Gonata che con i suoi angoli sporgenti 

abbraccia l'estesa area alle spalle dei tempietti tipo thesauroi e che delimita il confine Nord-Est del temenos. 

In corrispondenza con il cosiddetto capannone della nave (da battaglia) che si trova quasi in asse 50 metri 

più a sud la stoà definisce una nuova piazza al cui centro sono stati eretti un bema di più di 20 metri, che 

portava la lunga serie dei "progonoi", dei predecessori del basileus, e poco più ad Ovest la base per l'albero 

della nave suddetta (fig. 3) 14 . Dobbiamo immaginarci che la 'piazza' con i suoi monumenti centrali 

innanzitutto fungesse da palcoscenico per le varie cerimonie che si svolgevano durante la festa delle 

Antigoneia istituite dallo stesso sovrano, ma anche per numerose altre feste di vario genere 15 . 

Conseguentemente di fronte al portico si è installata successivamente tutta una serie di monumenti che 

prendeva quasi la forma di una spina intorno alla quale i fedeli potevano compiere dei giri, forse proprio 

nell'ambito di processioni rituali 16 . 

11 

BRUNEAU ET AL. 2005, 201 n. 38 (pilastro di Antioco III Magno); vd. inoltre IG XI 4, 1072 (Alessandro Magno), 1073 (Ptolemeo III?), 

1098 (Fila, moglie di Antigono Gonata), 1116 (Massinissa); ID 1540/1541 (Antioco IV Epifane), 1586 (Erode, tetrarca della Galilea) ecc. 

12 

Lucullo: ID 1620; Cesare: ID 1587; Augusto: ID 1591; altri membri della sua famiglia: ID 1592-1594, 1605 (forse una sorta di precoce 

galleria della gens Augusta dovuta all'impegno del responsabile per il culto di Roma e Augusto ad Atene e prete di Apollo a Delo: 

Pammene, figlio di Zenone, da Maratona); vd. anche DURRBACH 1921, 260–2 nn. 171-174; Tito: ID 1595; vd. anche ID 1596 e 1597 

(Traiano), 1598 (Adriano), 1599, 1600 (nomi degli imperatori non leggibili). 

13 

PAPAGEORGIOU-VENETAS 1981, 35, 51; HESBERG 1990, 234–5. 

14 

COURBY 1912, 74–83 (progonoi), 95–6 (albero della nave); per lo sfondo storico-politico delle dediche di Antigono Gonata vd. 

HINTZEN-BOHLEN 1992, 87–99. 

15 

HINTZEN-BOHLEN 1992, 99, 225–30 nn. 1, 2, 5, 7, 10, 11, 12, 19, 20, 22, 23, 26, 30, 31, 36; sulle feste fondate dai sovrani ellenistici 

vd. BRUNEAU 1970, 515–583. 

16 COURBY 1912, 83–95 tav. I, II. 



5


Fig. 4 - Ricostruzione dei monumenti lungo il Dromos (VALLOIS 1923, tav. IX). 

I basamenti di statue onorarie lungo il Dromos 

Nella parte seguente vorrei focalizzare l’attenzione sui gruppi di monumenti che si trovano fra i due 

portici contrapposti l'uno all'altro a sud dei propilei del santuario (fig. 4). La cosiddetta Stoà Sud, eretta quasi 

contemporaneamente a quella di Antigono e solitamente associata agli Attalidi, rappresenta un ulteriore 

intervento urbanistico di notevole rilievo: originariamente sbarrava l'agorà dal porto e fiancheggiava la strada 

principale di collegamento fra il santuario e i quartieri meridionali della città, il cosiddetto Dromos. Questa 

disposizione doveva colpire soprattutto chi arrivava dal porto per recarsi al santuario. In questo contesto è 

interessante notare come i primi monumenti statuari usufruissero della configurazione topografica per 

attirare l'attenzione dei passanti. Un fitto gruppo di piccoli basamenti di singole statue si concentra sui due 

fianchi dell'intercolumnium centrale del portico corrispondente a un piccolo passaggio all'agorà fra le due file 

di tabernae nella parte posteriore della stoà 17 . Fra questi basamenti troviamo per esempio al n. 20 il 

piedestallo della statua di Autocle da Calcide, un amico del re Demetrio II, eretto dal suo figlio nel terzo 

quarto del III sec. 18 ; il n. 25 (250-230 a.C.) che portava la statua di Filodemo da Clazomene, anch’essa 

dedicata dal figlio che fu ministro di Antigono Gonata 19 . Che si trattasse di un classico epiphanestatos topos 

17 SCHALLES 1985, 63 fig. 1. 

18 IG XI 4, 1194; vd. anche DURRBACH 1921, 54–7 n. 45. 

19 IG XI 4, 1193; vd. anche LEROUX 1909, 49 nota 1. 



6



Fig. 5 - Il Dromos visto dall'estremità meridionale (VALLOIS 1923, tav. XIII). 

si può desumere anche dalla presenza di due altri piedestalli posti proprio ai lati davanti a questo corridoio, 

cioè in modo inusitato all'interno del portico stesso. 

Altri fra i basamenti per statue più antichi sono le esedre, che risaltano in modo vistoso per la loro 

larghezza e per il loro allestimento accogliente e che occupano gli spazi intermedi delle due ali del portico 

evitando così il contatto immediato con monumenti simili 20 . In questi casi si tratta quasi sempre di gruppi 

famigliari, soprattutto appartenenti all’alta borghesia di Delo proveniente da tutte le parti del mondo 

ellenistico. Segnalo l’esedra rettangolare con il n. 33 che conteneva 8 persone della famiglia di Giasone 

(230-200 a.C.) che aveva le sue radici in Siria 21 . Alcuni dei basamenti sono evidentemente messi in sintonia 

con le colonne retrostanti, forse per intensificare la suggestione delle statue-ritratto che portavano 22 . Che i 

monumenti statuari utilizzassero l'architettura del portico come fondale scenico si può evincere anche dal 

fatto che i due basamenti, posti ai due punti estremi davanti alla stoà ed entrambi eretti all'incirca il 228 a.C., 

siano riconducibili a personaggi della corte pergamena e dimostrino un orientamento verso il mare 23 . Il n. 5, 

un monumento equestre, apparteneva a Epigene di Teos, generale di Attalo I da cui venne onorato molto 

probabilmente per i suoi meriti nelle battaglie contro i Galati, anche se l'iscrizione non ne parla 24 . Il n. 41 è 

ricostruibile come gruppo di combattenti in cui Attalo stesso a cavallo uccide un barbaro già caduto a terra 25 . 

A differenza del primo, questo basamento è leggermente staccato dal portico ed è adattato così al gruppo di 

monumenti costeggianti la strada nel tratto settentrionale che si restringe in corrispondenza all'ingresso 

monumentale del santuario. Si nota subito che qui il mancante legame con un’architettura vera e propria ha 

provocato una libertà maggiore nella scelta delle singole disposizioni dei basamenti. Qui il fenomeno della 

20 VALLOIS 1923, tav. I nn. 15?, 27, 33; vd. soprattutto l'exedra n. 27 (seconda metà del III sec.) con un piccolo tavolo oppure una 

panchina supplementare al centro del semicerchio: THÜNGEN 1994, 146–7 n. 125 tav. 80 allegato 54 (IG XI 4, 1090). 

21 THÜNGEN 1994, 89–90 n. 52, tav. 38 allegato 23,1 (IG XI 4, 1203). 

22 VALLOIS 1923, tav. IX, nn. 10, 13, 15, 18?, 21?, 24?, 26, 33?, 35, 37. 

23 SCHALLES 1984, 60–4, fig. 1, tav. 1; HINTZEN-BOHLEN 1992, 120–1. 

24 IG XI 4, 1109; DURRBACH 1921, 70, n. 53; SIEDENTOPF 1968, 19, n. 85; SCHMIDT 1995, 436, cat. n. VII, 5. 

25 IG XI 4, 1110; DURRBACH 1921, 69; MARCADÉ 1957, 141; SCHMIDT 1995, 437, cat. n. VII, 6. 



7


Fig. 6 - I basamenti nn. 76-81 sul lato W del Dromos (VALLOIS 1923, fig. 186). 

concorrenza dei monumenti è ancora più ovvio visto che alcuni di loro tolgono la vista a quelli precedenti. Il 

nucleo centrale del gruppo si sovrappone addirittura alle fondazioni di un grande anatema più antico 26 . Il 

comprimersi dei possibili percorsi culmina infine nel monumento n. 51, probabilmente una sorta di fornice, 

che a prima vista sembra ostacolare definitivamente il passaggio verso Est, ma ad uno sguardo più attento 

invece lo permette mediante la presenza di una soglia disposta fra i due corpi laterali che, all’epoca, 

recavano un apparato figurativo. 

Un'apparenza ben diversa (fig. 5) offrono i basamenti lungo la stoà di Filippo V, eretta alla fine del III 

sec. nell'altro settore del Dromos, di fronte alla Stoà Sud, e che poco dopo fu allargata con l'aggiunta di un 

portico più grande sul versante occidentale. Su questo lato della strada possiamo osservare una notevole 

omogeneità dei monumenti dovuta soprattutto alla dominanza di esedre del tipo rettangolare che variano 

solo nella loro larghezza, vale a dire nella quantità di statue che reggevano. A differenza delle basi antistanti, 

qui monumenti simili sono spesso accoppiati come per esempio i piedistalli nn. 86 e 87 forse di statue 

equestri 27 . Quasi tutti i basamenti seguono un allineamento unitario e si uniformano anche nelle rispettive 

altezze elevate (fig. 6). 

Nella prima metà del II sec. incontriamo soprattutto i gruppi familiari i cui membri spesso sono 

coinvolti sia negli affari politici dell'isola sia nelle cariche religiose del santuario centrale 28 . Dopo la 

'riconquista' ateniese del 166 a.C. le iscrizioni offrono informazioni più dettagliate e lasciano intravedere che 

le dedicazioni di statue per i notabili e i funzionari di regola sono motivate da atti diplomatici o da favori per 

affari non specificati. Questo è evidente nel caso dell'epimeleta Epigene dal demos attico di Melite (n. 67?) il 

quale ha ricevuto addirittura due statue (vicine?) sia da parte dei commercianti e marinai di Delo sia dagli 

Ateniesi e Romani abitanti sull'isola (126/125 a.C.) 29 ; ne si è trovato ancora un altro basamento davanti al 

26 

VALLOIS 1923, tav. I, nn. 46, 48, 49. 

27 

VALLOIS 1923, 124, tav. I; SIEDENTOPF 1968, 118 n. 88, 89. 

28 

Vd. per esempio l'esedra n. 62 di Dexio da Chio e di sua moglie Parmo (circa 190 a.C.) eretta dai due figli di loro: IG XI 4, 1197/1198; 

VALLOIS 1923, 131–5, fig. 197-202; SCHMIDT 1995, 488–9, cat. n. IX.1. 

29 

1.: ID 1703; DURRBACH 1921, 164; VALLOIS 1923, 130, fig. 22, 195 n. 67; MARCADÉ 1957, 32, tav. XXX,5; SCHMIDT 1995, 319–20, cat. 

n. IV.1.43; 2.: ID 1643; VALLOIS 1923, 130, fig. 196; MARCADÉ 1957, 58; SCHMIDT 1995, 318–9, cat. n. IV.1.42. 



8



tempio di Apollo 30 . Oppure nell'epigrafe della statua per Eraclide da Taranto (n. 81) si dice esplicitamente 

che egli faceva il banchiere (circa 160 a.C.) 31 . Molto curioso è il caso dell'esedra n. 78, sulla quale a sinistra 

si trovava un tempo la statua di Menocare, corrispondente e 'primo amico' del re siriaco Demetrio I (162-150 

a.C.), e a destra la statua di L. Appuleio, legato romano, che deve datarsi almeno 100 anni dopo 32 . La prima 

era un’onoranza da parte dei cittadini di Delo, la seconda una dedica dai commercianti dell'isola. Non 

sappiamo nulla sul destino delle statue, ma ovviamente all'epoca nessuno si è scandalizzato della presenza 

comune su un unico basamento di due personaggi onorati senza alcun legame personale né storico. 

Conclusioni 

A mio parere le differenze sopra delineate fra le due file di basamenti davanti ai portici non sono 

riconducibili a esigenze utilitaristiche come la manutenzione della via a causa del traffico, ma indicano 

piuttosto un mutamento nelle strategie di rappresentazione in uno spazio pubblico. I monumenti del III sec. 

a.C. sono espressione di una concorrenza individuale che cerca di attirare l’attenzione mediante la 

variazione di forme, dimensioni, collocazioni possibilmente vantaggiose ecc. Nel corso del II sec. a.C. si 

tende invece sempre di più a uniformare l'apparenza dei basamenti sia tipologicamente sia nei dettagli 

formali. Questo fenomeno non è limitato alla situazione davanti alla Stoà di Filippo, ma si può notare anche 

in varie aree del santuario, come per esempio vicino all'ingresso NE dove un gruppo di basamenti dell'ultimo 

terzo del II sec. a.C. offre un aspetto quasi unitario sebbene gli onorati non siano legati fra loro a livello 

personale 33 . Quindi si potrebbe ipotizzare che nell'età tardoellenistica fosse preferibile mostrarsi piuttosto 

come appartenenti alla classe aristocratica che sottolineare al massimo le proprie qualità individuali 34 . 

Persino monumenti che presentavano personaggi provenienti dalle corti ellenistiche potevano assumere le 

forme preferite dall'alta borghesia 35 . Nelle gallerie di ritratti statuari sviluppatesi lungo i percorsi delle 

processioni ormai la cosa più importante era far parte del gruppo, possibilmente anche con più statue 

collocate in punti diversi. 

Infine con il crescente influsso politico dei Romani si moltiplicano le platee destinate a nuove statue. 

È all'inizio del I sec. a.C. che si incontrano i primi monumenti all'interno dei portici come quello del pretore 

pro consule C. Billieno alla estremità est della Stoà di Antigono che riesce a procacciarsi così una nuova 

collocazione esclusiva 36 . Oppure simile è il caso del governatore M. Antonio (circa 113 a.C.) di cui una di 

due statue (n. 4) è stata eretta sul basamento che in questo periodo veniva a chiudere il Dromos sul lato 

meridionale 37 . Infine il grande basamento per la statua di Sulla che si è preso cura degli orfani di Delo dopo 

la strage mitridatica occupa l'intero lato meridionale del portico di Filippo 38 . Con questo atto termina la prassi 

di orientare le statue secondo i rituali collettivi e si consolida la crescente frammentazione della società in 

30 ID1644; MARCADÉ 1957, 139; SCHMIDT 1995, 312–3, cat. n. IV.1.34. 

31 ID 1716; VALLOIS 1923, 124, fig. 185, 186; MARCADÉ 1957, 104–5, tav. XLII,3; SCHMIDT 1995, 301–2 cat. n. IV.1.15. 

32 ID 1543; DURRBACH 1921, 148–9, n. 88 (Menocare); ID 1702 (Appuleio); VALLOIS 1923, 127–8, fig. 186, 191, 205, 206; THÜNGEN 

1994, 98–9, n. 64, tav. 45 allegato 28,3; SCHMIDT 1995, 490–1, cat. n. IX.4. Malgrado le indiscusse differenze paleografiche ROUSSEL 

1910, 424 e VALLOIS 1923, 128 identificano il Romano con L. Appuleio, legato dell'anno 156 (Polyb. 32, 26, 5), e pensano a un restauro 

della statua dopo le demolizioni del 88 a.C.; ma sembra poco probabile l'uso contemporaneo di una sola esedra da parte di due gruppi 

di committenti diversi; altri candidati possibili sarebbero per esempio M. Appuleius (cos. 20 a.C.) o Sex. Appuleius (cos. 29 a.C.): PIR I 

nn. 959, 961. 

33 

ID 1962 (= A), 1967 (= D), 1984 (= B); COURBY 1912, 50–4, fig. 65, 68–70; THÜNGEN 1994, 107–10, nn. 74-76. 

34 

Cfr. WÖRRLE 1995, 248. 

35 

Vd. per esempio l'esedra rettangolare di Laodice (et al.), sorella di Farnace I di Ponto (185-160 a.C.): ID 1555/1556; DURRBACH 1921, 

105–6 n. 74; VALLOIS 1923, 136–7, fig. 203-4; THÜNGEN 1994, 104-5, tav. 47, 2 allegato 29, 2. 

36 ID 1854; COURBY 1912, 25 fig. 29; 43–5 fig. 60-3; DURRBACH 1921, 240–1 n. 151; SCHMIDT 1995, 447–8 cat. n. VII.18.; MARCADÉ ET 

AL. 1996, 196–7. 

37 ID 1603; DURRBACH 1921, 202 n. 123; VALLOIS 1923, 146–7 fig. 220; SCHMIDT 1995, 333–4 cat. n. IV.1.65. 

38 ID 1851 (vd. anche 1853); DURRBACH 1921, 236–9 nn. 147 b, 149; VALLOIS 1923, 151 fig. 221-3. – Probabilmente ci corrispondeva un 

altro basamento al lato nord della stoa che, come appare, portava più monumenti: VALLOIS 1923, 152, fig. 224. 



9


tante singole comunità particolari come si evince dal moltiplicarsi di aree nuove per statue onorarie sia 

nell'ambito pubblico delle piazze che in posti piuttosto esclusivi quali le domus private o i locali dei collegia 39 . 

Bibliografia 



10 

Jochen Griesbach 

0049-89-289-27681 

Institut für Klassische Archäologie 

Universität München 

Meiserstraße 10 

80333 München 

E-mail: jochen.griesbach@lmu.de 

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39 Si pensi per esempio alle piazze dei commercianti vicino al porto, l'Agorà di Teofrasto e l'Agora dei Competaliasti: LEROUX 1909, 72–4 

fig. 2 tav. I; HASENOHR 2002. Come esempi per i complessi chiusi vd. PICARD 1921, 25–33; TRÜMPER 2008, 192–225; per le domus 

private vd. KREEB 1988, 69–71; MARCADÉ ET AL. 1996, 206–9, 214–5, cfr. 218–9 (busti-ritratto); sul ruolo politico delle dimore private vd. 

WÖRRLE 1995, 245.



ROUSSEL P., 1987. Délos colonie athénienne. Réimpression augmentée de compléments bibliographiques et 

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VALLOIS R., 1953. Les constructions antiques de Délos – Documents. Parigi. 

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Kolloquium (München, 26. bis 26. Juni 1993). Monaco. 



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Le statue onorarie nel santuario di Apollo a Delo: mutamenti del ...

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