Le stele di Bologna di V secolo a.C.: modelli iconografici tra Grecia ...

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XVII International Congress of Classical Archaeology, Roma 22-26 Sept. 2008 Session: Testo, immagine, comunicazione: immagine come linguaggio Figg. 12-13 – Bologna, Museo Civico Archeologico, stele nn. 130 e 76. mera in Etruria tirrenica 25 , che qui non poteva essere costruita. Dunque il tema del viaggio dopo la morte, l'unico che unifica l'intera produzione, è visualizzato con schemi diversi a seconda delle scelte individuali di una committenza articolata sul piano sociale: per taluni è un viaggio che presuppone alcune tappe e comporta il superamento di prove o l'ausilio di figure demoniache, per altri è un percorso iniziatico che porta a un mutamento verso una natura dionisiaca, e per pochi eletti è sentito come un transito verso un destino di eroizzazione e di beatitudine, una rinascita che significativamente sul piano formale si rifà alla risalita celeste degli astri e di Eos o all'apoteosi di Herakles. Se le stele più complesse e curate possono essere sottoposte senza difficoltà a questa proposta di lettura, risulta obiettivamente più difficile farvi rientrare anche quelle, comprese nel filone più modesto, che non mostrano alcuna esplicita allusione al tema del viaggio e che abbiamo riconosciuto come "grado zero" nella scala di espressione ideologica. Ma pur avendo ben presente il rischio di cadere in letture omologanti che schiacciano la complessa e variegata realtà figurativa delle stele su una preconcetta piattaforma ideologica, a ben vedere anche lo schema della semplice figura a tutto campo, che come abbiamo visto rende l'identità civica del defunto, prevede sempre la posa gradiente e condivide con i monumenti più complessi la forma a "ferro di cavallo". Se l'interpretazione di quest'ultima come varco dell'Aldilà ha qualche fondamento, non è escluso che anche queste piccole e anonime stele inserite in un sistema codificato sul piano semantico, percepibile nella sua coerenza anche grazie alla vicinanza topografica con i monumenti più elaborati, potessero veicolare il tema della morte sentita come un transito, un ineluttabile viaggio che all'interno della classe delle stele assume caratteri e connotazioni assai differenti a seconda delle categorie sociali, del ruolo civico del defunto e del suo personale credo religioso. Se l'analisi iconologica condotta ha qualche fondamento ne scaturisce una significativa coerenza, che per la prima volta interessa tutti gli elementi formali e figurativi della produzione, evidenziando una logica compositiva interna alla classe. Sulle stele sono dunque raffigurati frammenti di un percorso ideologico che solo 25 TORELLI 1997, 2002. Bollettino di Archeologia on line I 2010/ Volume speciale D / D2 / 5 Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n. 330 ISSN 2039 - 0076 www.archeologia.beniculturali.it/pages/pubblicazioni.html 43

E. Govi - Le stele di Bologna di V sec. a.C.: modelli iconografici tra Grecia ed Etruria nelle coeve tombe dipinte trova una redazione più compiuta, come mostra ad es. la Tomba dei Demoni Azzurri 26 . Questa proposta di lettura necessita però di essere ulteriormente sostanziata mediante il confronto con l'universo ideologico esplicitato all'interno dei corredi felsinei coevi. Purtroppo non è possibile aggiungere alcunché al tentativo già fatto di ricollegare le stele ai contesti funerari 27 , peraltro quasi sempre violati in antico, e questa lacuna inficia anche la possibilità di ancorare tutti i monumenti ad una griglia cronologica precisa. Il ricco patrimonio iconografico offerto dalla ceramica attica rinvenuta nelle tombe costituisce allora l'ideale campo di indagine per cogliere la corrispondenza tra l'immaginario delle stele e l'ideologia funeraria che regola la composizione del corredo e la selezione dei vasi importati. Certamente predominano le variegate e polisemantiche iconografie di stampo dionisiaco 28 , che in taluni casi trovano una significativa equivalenza sulle stele (figg. 4 e 14). Ma nelle tombe felsinee di pieno V secolo non stupisce trovare anche quegli stessi temi riconosciuti come fonte iconografica per gli scalpellini bolognesi, ovvero il viaggio su carro di Eos (fig. 15) e l'apoteosi di Herakles (fig. 16). Il primo è attestato da tre vasi attici recuperati nei sepolcreti Arnoaldi e De Luca 29 , ma nelle tombe felsinee la dea compare anche nel più noto schema iconografico con Kephalos 30 . Discusso il significato di queste scene di viaggio/rapimento che vedono protagonista Eos, ma la eloquente contestualizzazione dell'evento, ai margini delle terre abitate circoscritte da Oceano cui si riferiscono le onde e gli animali marini, e la natura stessa della dea alata che quotidianamente sconfigge il buio della notte riportando la luce, sembrano orientare l'interpretazione verso una valenza escatologica 31 . La notevole popolarità che questa figura divina ha nel mondo greco ed in Etruria durante il V secolo, specie nella versione del ratto amoroso, tuttavia è sottoposta da qualche studioso ad una lettura più laica che è ricollegata alla metafora del repentino Bollettino di Archeologia on line I 2010/ Volume speciale D / D2 / 5 Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n. 330 ISSN 2039 - 0076 www.archeologia.beniculturali.it/pages/pubblicazioni.html 44 Fig. 14 – Bologna, Kylix a f.r. della tomba 26 di Casalecchio di Reno, (da ORTALLI 2002, 88, fig. 19). Fig. 15 – Cratere attico a f.r. dalla tomba 152 del sepolcreto Arnoaldi (da MACELLARI 2002, 243, fig. 233). 26 All'interno della tomba dei Demoni Azzurri il percorso verso il banchetto, prefigurazione dell'eterna beatitudine e dell'integrazione nel mondo di Dioniso, è reso in modo differente per l'uomo e per la donna secondo un sistema di valori che si ritrova identico sulle stele felsinee. TORELLI 2002, 58-59; ADINOLFI ET AL. 2005. 27 SASSATELLI 1989. 28 Si veda il contributo di PIZZIRANI in questi stessi Atti. 29 Tombe 132 e 152 del sepolcreto Arnoaldi, entrambe femminili e databili tra il 450 e il 425 a.C. (MACELLARI 2002, 317-18 n. 2; 368-9 n. 1); tomba II del sepolcreto De Luca (PELLEGRINI 1912, n. 243) 30 Tomba 56 del sepolcreto Arnoaldi (MACELLARI 2002, 114 n. 1); tomba 85 del sepolcreto De Luca; tomba non precisabile del sepolcreto dei Giardini Margherita; provenienza sconosciuta (per tutti PELLEGRINI 1912, nn. 204, 262, 295). 31 CHIRASSI COLOMBO 1973, 26-28; DE LA GENIÈRE 1979; BOTTINI 1990; BOTTINI 1992, 106-115; CALDERONE 2003, ove si sottolinea il valore della metafora di una nuova vita dopo la morte, un tema che ha larga fortuna durante il V secolo in concomitanza con la diffusione di forme di religiosità di stampo salvifico.

XVII International Congress of Classical Archaeology, Roma 22-26 Sept. 2008<br />

Session: Testo, immagine, comunicazione: immagine come linguaggio<br />

Figg. 12-13 – <strong>Bologna</strong>, Museo Civico Archeologico, <strong>stele</strong> nn. 130 e 76.<br />

mera in Etruria tirrenica 25 , che qui non poteva essere costruita.<br />

Dunque il tema del viaggio dopo la morte, l'unico che unifica l'intera produzione, è visualizzato con<br />

schemi <strong>di</strong>versi a seconda delle scelte in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> una committenza articolata sul piano sociale: per taluni è<br />

un viaggio che presuppone alcune tappe e comporta il superamento <strong>di</strong> prove o l'ausilio <strong>di</strong> figure demoniache,<br />

per altri è un percorso iniziatico che porta a un mutamento verso una natura <strong>di</strong>onisiaca, e per pochi eletti è<br />

sentito come un <strong>tra</strong>nsito verso un destino <strong>di</strong> eroizzazione e <strong>di</strong> beatitu<strong>di</strong>ne, una rinascita che significativamente<br />

sul piano formale si rifà alla risalita celeste degli astri e <strong>di</strong> Eos o all'apoteosi <strong>di</strong> Herakles.<br />

Se le <strong>stele</strong> più complesse e curate possono essere sottoposte senza <strong>di</strong>fficoltà a questa proposta <strong>di</strong><br />

lettura, risulta obiettivamente più <strong>di</strong>fficile farvi rien<strong>tra</strong>re anche quelle, comprese nel filone più modesto, che<br />

non mos<strong>tra</strong>no alcuna esplicita allusione al tema del viaggio e che abbiamo riconosciuto come "grado zero"<br />

nella scala <strong>di</strong> espressione ideologica. Ma pur avendo ben presente il rischio <strong>di</strong> cadere in letture omologanti<br />

che schiacciano la complessa e variegata realtà figurativa delle <strong>stele</strong> su una preconcetta piattaforma ideologica,<br />

a ben vedere anche lo schema della semplice figura a tutto campo, che come abbiamo visto rende l'identità<br />

civica del defunto, prevede sempre la posa gra<strong>di</strong>ente e con<strong>di</strong>vide con i monumenti più complessi la<br />

forma a "ferro <strong>di</strong> cavallo". Se l'interpretazione <strong>di</strong> quest'ultima come varco dell'Al<strong>di</strong>là ha qualche fondamento,<br />

non è escluso che anche queste piccole e anonime <strong>stele</strong> inserite in un sistema co<strong>di</strong>ficato sul piano semantico,<br />

percepibile nella sua coerenza anche grazie alla vicinanza topografica con i monumenti più elaborati, potessero<br />

veicolare il tema della morte sentita come un <strong>tra</strong>nsito, un ineluttabile viaggio che all'interno della<br />

classe delle <strong>stele</strong> assume caratteri e connotazioni assai <strong>di</strong>fferenti a seconda delle categorie sociali, del ruolo<br />

civico del defunto e del suo personale credo religioso.<br />

Se l'analisi iconologica condotta ha qualche fondamento ne scaturisce una significativa coerenza,<br />

che per la prima volta interessa tutti gli elementi formali e figurativi della produzione, evidenziando una logica<br />

compositiva interna alla classe. Sulle <strong>stele</strong> sono dunque raffigurati frammenti <strong>di</strong> un percorso ideologico che solo<br />

25 TORELLI 1997, 2002.<br />

Bollettino <strong>di</strong> Archeologia on line I 2010/ Volume speciale D / D2 / 5 Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n. 330 ISSN 2039 - 0076<br />

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