Elemosina o solidarietà? Impegno personale e comunitario… - CedAS
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RIFLESSIONE<br />
Roberto Calzà Direttore della Caritas Diocesana di Trento<br />
C’è un<br />
qualcosa di antico in quella mano protesa a chiedere una moneta mentre<br />
camminiamo al mercato, entriamo in chiesa o ci godiamo un po’ di sole<br />
su una panchina. E proprio perché quel gesto arriva da molto lontano, ri-<br />
chiamandoci alla nostra mente povertà e indigenze per noi incomprensibili, spesso<br />
muove in molti di noi quasi un riflesso automatico: la mano al portafoglio, la ricerca<br />
di una moneta che, nello momento stesso in cui viene donata, ci pare poi insufficiente,<br />
inadeguata, forse inutile.<br />
Ecco, oggi la nostra elemosina – gesto di carità peraltro lodevole e la cui origine si<br />
perde nella notte dei tempi – rischia di rappresentare un gesto sostanzialmente inutile.<br />
Sono infatti cambiati i tempi, sono cambiati i poveri e sono mutate le loro esigenze,<br />
sono diversi i parametri di riferimento e numerose le azioni di contrasto alla<br />
povertà.<br />
Certo, in quei Paesi dove i servizi sociali sono inesistenti, dove nemmeno la Caritas<br />
è di casa e dove invece la povertà è estrema, l’elemosina è purtroppo ancora<br />
l’unico mezzo di sostentamento di vedove, orfani e di varia umanità rifiutata o esclusa<br />
dalla società.<br />
Ma nel nostro Trentino non si può negare come ci sia una certa attenzione ai fenomeni<br />
di esclusione sociale e di povertà materiale e relazionale. Magari un’attenzione<br />
non sempre espressa con strumenti adeguati, pubblici o privati che siano, ma<br />
comunque sono numerosi i tentativi di non abbandonare le persone all’emarginazione.<br />
In questo contesto giustamente ci si chiede, come prova a fare la zona pastorale<br />
della Vallagarina, il significato attuale dell’elemosina, soprattutto per chi la fa e dona<br />
qualche soldo a chi poi viene magari“accusato” di accattonaggio, di approfittare della<br />
bontà altrui, di sfruttare gli altri.<br />
Questo chiedersi il senso delle nostre azioni è decisivo: dato per assodato che,<br />
come dice Gesù, «i poveri li avrete sempre con voi» è importante domandarsi come<br />
relazionarsi e come stare col povero, a seconda delle situazioni e uscendo da una facile<br />
dimensione accusatoria («sono loro che ne approfittano») che non ci fa certo crescere<br />
come cristiani e come persone.<br />
Riflessione 7