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Elemosina o solidarietà? Impegno personale e comunitario… - CedAS

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CENTESIMUS ANNUS 28:<br />

«L’elevazione dei poveri è una grande occasione per la crescita morale, culturale e<br />

anche economica dell’intera umanità».<br />

>> DEUS CARITAS EST:<br />

L’enciclica si interroga e ci interroga sulla natura dell’amore verso il prossimo. Esso,<br />

radicato nell’amore di Dio, coinvolge nella sua realizzazione ogni singolo fedele e l’intera<br />

comunità ecclesiale, che nella sua attività caritativa deve esemplificare l’amore<br />

trinitario. Di questo ruolo era ben consapevole già la Chiesa antica (cfr At 2, 44-45) che<br />

organizzò, per adempiere efficacemente al proprio mandato, i tre compiti strettamente<br />

collegati e che non possono essere omessi o separati. Accanto all’annuncio della Parola<br />

(kerygma-martyria) e celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), la “diakonia”, il servizio<br />

concreto, ma anche spirituale, dell’amore verso il prossimo, esercitato comunitariamente<br />

e in modo ordinato (cfr At 6, 1-6), servizio che divenne ben presto essenziale. Ma<br />

è giusto che la Chiesa provveda ai bisogni? O non è un modo per non rispondere al bisogno<br />

di giustizia e alla rimozione di ciò che costringe l’uomo alla povertà? Questa è<br />

un’obiezione sollevata sin dal secolo XIX, in particolare dalla critica marxista che auspicava<br />

un radicale rinnovamento sociale ed economico. La risposta si può trovare in numerosi<br />

documenti ecclesiali, a cominciare dall’Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII<br />

(1891) fino alla trilogia di Encicliche sociali di Giovanni Paolo II (Laborem exercens [1981],<br />

Sollicitudo rei socialis [1987], Centesimus annus [1991]).<br />

>> CARITAS IN VERITATE:<br />

«(…) la carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa», ma si deve prestare<br />

attenzione che «Un Cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente<br />

scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma<br />

marginali». L’azione morale deve sempre essere guidata da due principi fondamentali:<br />

la giustizia e il bene comune. Questa azione, così orientata, deve esplicitarsi<br />

anche nella vita istituzionale della polis. L’enciclica prende poi in considerazione lo<br />

sviluppo economico del nostro tempo, osservando che «senza il bene comune come<br />

fine ultimo (…) rischia di distruggere ricchezza e creare povertà», con le conseguenti<br />

crisi legate ad un’attività finanziaria «per lo più speculativa», i flussi migratori «spesso<br />

solo provocati» e poi mal gestiti. Il terzo capitolo tratta di “Fraternità, sviluppo economico<br />

e società civile”: la gratuità, l’esperienza del dono ci aprono ad una diversa visione<br />

della vita e dei rapporti umani.<br />

La logica del mercato perciò va «finalizzata al perseguimento del bene comune di<br />

cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica» (dall’introduzione).<br />

>> ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE SACRAMENTUM CARITATIS DEL SANTO<br />

PADRE BENEDETTO XVI, 2007:<br />

«Il cibo della verità e l’indigenza dell’uomo 90. Non possiamo rimanere inattivi di<br />

fronte a certi processi di globalizzazione che non di rado fanno crescere a dismisura<br />

lo scarto tra ricchi e poveri a livello mondiale. Dobbiamo denunciare chi dilapida le ricchezze<br />

della terra, provocando disuguaglianze che gridano verso il cielo (cfr Gc 5,4).<br />

Capitolo 1 - Riferimenti biblico-teologici e pastorali<br />

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