Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei in Spagna e nell'“Italia ...

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112 Istruzioni agli ambasciatori e inviati medicei (1587-1648) fi no a che termine et grado habbino ad arrivare queste et fi n dove giunghino i legami et li obblighi che habbiamo con la maestà cattolica, et che havendo noi sempre fatta professine di huomo da bene et di principe giusto et grato, non confonderemo mai i termini né preteriremo quello che ci si appartenga verso il re di Spagna, sì come anche confi diamo che la maestà sua non ci mancherà mai della sua gratia né di quella reale protettione con la quale è tenuta a corrisponderci et sostenerci, et che questa casa ha usato perpetuamente per quanto la possa con i suoi ottimi offi tii, ogni sua amicitia et parentela con chi che sia di applicarla et convertirla honoratamente in servitio dell’agustissima casa d’Austria et in benefi tio della pace universale, et particularmente del particular riposo dell’Italia, nel quale consiste anche la quiete et la conservatione de’ nostri proprii stati, oltre all’inveterato instituto della casa nostra di amare et procurare in perpetuo la pace d’Italia, tal che sua eccellenza in questo articolo massimamente ha da tenere per constantissimo che non discorderemo mai dal desiderio dell’eccellenza sua et del re, credendo noi che sia tutto volto al mantenimento della quiete d’Italia. Ma queste cose non vogliamo che le diciate a sua eccellenza se non secondo le opportunità di mano in mano et i propositi che alla giornata vi fussino mossi dall’eccellenza sua. Né tampoco vogliamo che con ogni privata persona né con ogni ser saccente voi facciate una tal formata giustifi catione, perché non siamo tenuti né vogliamo essere a dar conto di noi a nissuno, et fuor di sua eccellenza et di qualche altro / c. 312r / grave ministro di sua maestà cattolica non havete a risponder altro a chi troppo arditamente entrasse in queste materie o volesse fare l’offi tio di sindaco, se non che a loro non tocca a giudicare l’actioni de’ principi grandi, et che il vostro patrone è così honorato, giusto, discreto, et se non savio almeno tanto considerato principe, che molto ben sa come habbia honorata et virtuosamente a governarsi et procedere con ciascuno. Del signor conte di Fuentes ci viene affermato che egli sia di ottime qualità et di una buonissima entragna c et intentione, et che sia anche affabile et humano, et che però vi sarà molto facile il negotiare seco et il renderlo sempre capace del vero et dell’honesto; et perché oltre al fasto spagniuolo, il merito della sua nascita, la dignità del grado che tiene con la stima che fa di lui il re et le valorose prove militari che molto felicemente ha fatte, possono causare in lui con molta ragione di presumere merito più che ordinario et di voler essere molto honorato, a questo voi sodisfarete con portargli grande honore et reverenza, non vi abbassando però mai tanto che la si potesse chia- c «-ta-» aggiunto nell’interlineo.

12. A Lodovico Covo 113 mare indegnità. Et se per esser egli sensitivo come sono li huomini militari et di comando, vi parlasse quando che sia alteratamente c , voi con fl emma et patientia l’havete a tollerare, ma per servitio nostro et per defendere la nostra verità et ragione con viva modestia, usando parole convenienti et temperate, non havete però a cagliar mai né a lasciarvi far paura; et replicando perpetuamente che siamo servitori del re et che mai non habbiamo lasciato d’esser tali, replicherete ancora che per viltà et timore non habbiamo mai camminato, et che sete sicuro che non cammineremo con tali mezzi in eterno, et che prima staremmo a patti di perder la vita et gli stati, ma che con le buone et con i mezzi che si convengono a noi ci accrescerà sempre prontezza et devotione. Del signor duca di Savoia 7 et così anche di ogni altro principe, che così è la usanza nostra, voi havete a parlar sempre honoratamente, né vogliamo che facciate il censore delle actioni altrui se non quando per commission nostra et per bisogno del nostro servitio ci occorresse rappresentarle / c. 312v / per il vero. Sì come ci occorre di soggiugnervi in proposito del sudetto duca di Savoia che fra la casa sua et la nostra è stata sempre buona amicitia et intelligentia, et conservatasi dal granduca Cosimo nostro padre et dal granduca Francesco nostro fratello: l’habbiamo ancor noi continuata, anche mentre che eravamo cardinale in Roma, et pervenuti al principato non habbiamo mai ommessa alcuna opportunità di amorevole dimostratione verso quel principe, et dall’altezza sua nel principio fu corrisposto, ma poi senza riceverne da noi alcuna cagione ha introdotta verso di noi non solo la salvatichezza, et fattocela conoscere per più riprese, ma quando morì la serenissima infanta sua moglie con haverne dato conto a tutti i principi, et particularmente d’Italia, non solo non ne dette alcuna parte a noi, ma havendo in fi n complito con i signori lucchesi, mentre che così vicini ci trovavamo noi in Pisa, volse che apparisse non che altro di haverci preteriti con sprezzatura, et di ciò non ne tratterete se non con occasione con il signor conte di Fuentes o con qualche altro ministro regio secondo l’occorrenze, perché sieno informati del vero et sappino la mala salvatichezza, diffi denza et dispregio con il quale ci ha provocati quel principe. Vi diamo alcune lettere per Milano ad amici nostri, che le presenterete o no secondo che vi consiglierà il Beccheria, con il consiglio del quale parimente vi governerete nelle visite delli agenti o secretari o ambasciatori che vi sieno di principi d’Italia et di fuori, purché osservando la consuetudine si habbia anche l’occhio quanto convenga alla nostra dignità, con cercare ancora di poter conversare con detti ministri pubblici, mediante i quali poi si penetrano li andamenti del mondo et i negotii che girino.

12. A Lodovico Covo 113<br />

mare <strong>in</strong>degnità. Et se per esser egli sensitivo come sono li huom<strong>in</strong>i militari<br />

et di comando, vi parlasse quando che sia alteratamente c , voi con fl emma<br />

et patientia l’havete a tollerare, ma per servitio nostro et per defendere la<br />

nostra verità et ragione con viva modestia, usando parole convenienti et<br />

temperate, non havete però a c<strong>agli</strong>ar mai né a lasciarvi far paura; et replicando<br />

perpetuamente che siamo servitori del re et che mai non habbiamo<br />

lasciato d’esser tali, replicherete ancora che per viltà et timore non habbiamo<br />

mai camm<strong>in</strong>ato, et che sete sicuro che non camm<strong>in</strong>eremo con tali mezzi<br />

<strong>in</strong> eterno, et che prima staremmo a patti di perder la vita et gli stati, ma<br />

che con le buone et con i mezzi che si convengono a noi ci accrescerà sempre<br />

prontezza et devotione.<br />

Del signor duca di Savoia 7 et così anche di ogni altro pr<strong>in</strong>cipe, che così è la<br />

usanza nostra, voi havete a parlar sempre honoratamente, né vogliamo che facciate<br />

il censore delle actioni altrui se non quando per commission nostra et per<br />

bisogno del nostro servitio ci occorresse rappresentarle / c. 312v / per il vero.<br />

Sì come ci occorre di soggiugnervi <strong>in</strong> proposito del sudetto duca di Savoia<br />

che fra la casa sua et la nostra è stata sempre buona amicitia et <strong>in</strong>telligentia,<br />

et conservatasi dal granduca Cosimo nostro padre et dal granduca Francesco<br />

nostro fratello: l’habbiamo ancor noi cont<strong>in</strong>uata, anche mentre che eravamo<br />

card<strong>in</strong>ale <strong>in</strong> Roma, et pervenuti al pr<strong>in</strong>cipato non habbiamo mai ommessa<br />

alcuna opportunità di amorevole dimostratione verso quel pr<strong>in</strong>cipe, et<br />

dall’altezza sua nel pr<strong>in</strong>cipio fu corrisposto, ma poi senza riceverne da noi<br />

alcuna cagione ha <strong>in</strong>trodotta verso di noi non solo la salvatichezza, et fattocela<br />

conoscere per più riprese, ma quando morì la serenissima <strong>in</strong>fanta sua<br />

moglie con haverne dato conto a tutti i pr<strong>in</strong>cipi, et particularmente d’Italia,<br />

non solo non ne dette alcuna parte a noi, ma havendo <strong>in</strong> fi n complito con i<br />

signori lucchesi, mentre che così vic<strong>in</strong>i ci trovavamo noi <strong>in</strong> Pisa, volse che<br />

apparisse non che altro di haverci preteriti con sprezzatura, et di ciò non ne<br />

tratterete se non con occasione con il signor conte di Fuentes o con qualche<br />

altro m<strong>in</strong>istro regio secondo l’occorrenze, perché sieno <strong>in</strong>formati del vero<br />

et sapp<strong>in</strong>o la mala salvatichezza, diffi denza et dispregio con il quale ci ha<br />

provocati quel pr<strong>in</strong>cipe.<br />

Vi diamo alcune lettere per Milano ad amici nostri, che le presenterete o<br />

no secondo che vi consiglierà il Beccheria, con il consiglio del quale parimente<br />

vi governerete nelle visite delli agenti o secretari o <strong>ambasciatori</strong> che<br />

vi sieno di pr<strong>in</strong>cipi d’Italia et di fuori, purché osservando la consuetud<strong>in</strong>e<br />

si habbia anche l’occhio quanto convenga alla nostra dignità, con cercare<br />

ancora di poter conversare con detti m<strong>in</strong>istri pubblici, mediante i quali poi<br />

si penetrano li andamenti del mondo et i negotii che gir<strong>in</strong>o.

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