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TESI def.12.pdf - OpenstarTs - Università degli Studi di Trieste

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non rispondono ad oggetti scuri con margini <strong>di</strong>ritti;<br />

la risposta <strong>di</strong>minuisce quando l’oggetto si fa piccolo;<br />

un movimento morbido entro il campo recettivo è meno efficace <strong>di</strong> uno a scatti;<br />

in generale, la risposta <strong>di</strong> queste fibre non <strong>di</strong>pende da quanto scuro è l’oggetto rispetto allo<br />

sfondo ma da quanto <strong>di</strong>stinguibili sono i margini (ad es., un <strong>di</strong>sco nero al centro che sfuma<br />

gradualmente nel grigio verso i margini suscita una minore risposta rispetto ad un cerchio<br />

grigio). La funzione è quella <strong>di</strong> informare se l’oggetto ha margini curvi o no, se è più scuro dello<br />

sfondo e se si sta muovendo rispetto ad esso; inoltre ricorda l’oggetto quando questo si è<br />

fermato, ma la memoria viene cancellata se un’ombra oscura l’oggetto per un momento<br />

(ovvero la scarica viene chiusa permanentemente da un’oscurità generale transiente che duri<br />

per più <strong>di</strong> 1/10 <strong>di</strong> secondo). Per le caratteristiche della loro risposta, queste cellule vengono<br />

definite “bug detectors”.<br />

3. Rilevamento del movimento dei margini: queste fibre mieliniche rispondono ad ogni<br />

margine <strong>di</strong>stinguibile che si muove entro il loro campo recettivo; variazioni nell’estensione dei<br />

margini hanno poco effetto, mentre variazioni nella velocità ne hanno molto. Entro certi limiti,<br />

la frequenza <strong>di</strong> scarica aumenta con la velocità dell’oggetto. Corrispondono alle fibre<br />

“ON/OFF” <strong>di</strong> Barlow.<br />

4. Rilevamento dell’oscuramento: queste fibre mieliniche corrispondono alle fibre “OFF”.<br />

Rispondono con una scarica regolare e prolungata alla riduzione dell’illuminazione.<br />

Quali sono le conclusioni che si possono trarre da queste evidenze? Ovvero, What the frog’s<br />

eye tells the frog’s brain? Con le parole <strong>di</strong> Lettvin e collaboratori: «fondamentalmente, che gli<br />

occhi parlano al cervello in un linguaggio già altamente organizzato ed interpretato, anziché<br />

trasmettere una copia più o meno accurata della <strong>di</strong>stribuzione della luce sui recettori».<br />

Esisterebbe quin<strong>di</strong> un primo livello <strong>di</strong> analisi delle caratteristiche dello stimolo, una sorta <strong>di</strong><br />

filtro sensoriale che permette il passaggio <strong>di</strong> determinate caratteristiche <strong>degli</strong> stimoli in<br />

maniera già organizzata verso il cervello. Questo primo intervento classificatorio sarebbe<br />

quin<strong>di</strong> anche all’origine della relativa semplicità delle risposte comportamentali negli anfibi<br />

anuri, in quanto la possibilità <strong>di</strong> organizzare precocemente e rapidamente gli stimoli in entrata<br />

entro macro-categorie, come quelle che abbiamo visto, va a scapito della complessità delle<br />

informazioni trasmesse.<br />

Queste evidenze rivestono una grande importanza nel presente lavoro in quanto, oltre a<br />

confermare che gli anfibi anuri rispondono a semplici aspetti <strong>degli</strong> stimoli come a releaser,<br />

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