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TESI def.12.pdf - OpenstarTs - Università degli Studi di Trieste

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6. Neuroetologia del comportamento <strong>di</strong> predazione negli anfibi anuri: integrazione<br />

tra aspetti fisiologici e comportamentali<br />

Gli anfibi anuri sono stati utilizzati come modelli per lo stu<strong>di</strong>o dell’organizzazione funzionale e<br />

<strong>di</strong> aspetti etologico-comportamentali legati al sistema visivo in virtù della semplicità delle<br />

risposte comportamentali che caratterizza questa classe <strong>di</strong> Vertebrati, le cui interazioni con<br />

l’ambiente sembrano limitarsi ad una categorizzazione molto <strong>di</strong> base secondo la quale gli<br />

oggetti salienti del mondo esterno vengono classificati come “prede”, “predatori” e “partner<br />

sessuali” (Lettvin et al., 1968). In particolare, l’elevata specificità <strong>degli</strong> stimoli che scatenano le<br />

risposte comportamentali adatte ne fa dei soggetti particolarmente funzionali per lo stu<strong>di</strong>o dei<br />

cosiddetti releaser, ovvero <strong>degli</strong> “stimoli scatenanti innati”, nonché nel tentativo <strong>di</strong><br />

comprendere quali caratteristiche <strong>degli</strong><br />

stimoli vengano processate dall’apparato<br />

cognitivo dell’animale e a quale livello <strong>di</strong><br />

integrazione del suo sistema nervoso.<br />

Una serie <strong>di</strong> esperimenti in particolare<br />

(Ewert et al., 1979; Simmons & Young,<br />

1999) (Fig. 7) si sono concentrati sulla<br />

risposta <strong>di</strong> predazione e antipredatoria in<br />

Bufo bufo, nel tentativo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

quali aspetti <strong>di</strong> uno stimolo fungono da<br />

<strong>di</strong>scriminante tra le due. Allo scopo<br />

sono state utilizzate delle strisce <strong>di</strong><br />

carta rettangolari che si muovevano<br />

<strong>di</strong>nanzi al soggetto in posizione<br />

orizzontale o in posizione verticale.<br />

Fig. 7: a) schema dell’esperimento <strong>di</strong>scusso nel testo, con<br />

un modello <strong>di</strong> preda che si muove in cerchio attorno al<br />

rospo; b) le tre forme del modello per le quali è stata<br />

registrata la risposta comportamentale nel soggetto; c) la<br />

risposta <strong>di</strong> orientamento del rospo ai <strong>di</strong>fferenti modelli.<br />

(Da Simmons & Young, 1999).<br />

Quando lo stimolo era in posizione orizzontale e dunque la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> spostamento e quella<br />

<strong>di</strong> allungamento della sua configurazione coincidevano, aumentavano le risposte <strong>di</strong><br />

orientamento dei soggetti verso lo stimolo stesso (che costituiscono il primo momento della<br />

risposta predatoria). Tale configurazione è stata quin<strong>di</strong> definita “worm configuration”.<br />

Viceversa, quando il modello era allungato in <strong>di</strong>mensione verticale, il suo valore come releaser<br />

della risposta predatoria <strong>di</strong>ventava prossimo a zero e quin<strong>di</strong> tale configurazione ha preso il

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