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Dinamiche insediative nel territorio dei Colli Euganei dal Paleolitico ...

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Fig. 1- Il <strong>territorio</strong> di Rovigo, con indicazione della località San Cassiano.<br />

Fig. 2 - Planimetria del sito di San Cassiano.<br />

Fig. 3 - Le fondazioni in trachite euganea dell’oikos rettangolare.<br />

La struttura è tipologicamente affine a un altare, ma in relazione a essa non<br />

sono state trovate tracce di azioni sacrificali; trova confronti in Etruria propria<br />

(ad esempio <strong>nel</strong> santuario di Pyrgi e alla Cannicella a Orvieto). Viene posata<br />

<strong>nel</strong>la prima fase di utilizzo dello spazio, viene riparata in seguito a un<br />

danneggiamento, <strong>nel</strong>l’ultima fase di vita del sito è ancora in vista e fa sistema<br />

con l’orientamento del poderoso muro del grande edificio con vestiboli.<br />

La nascita del nostro complesso edilizio è da porre in relazione ad Adria,<br />

strutturata come città, porto e chora: all’interno di quest’ultima inseriamo le<br />

strutture di San Cassiano di Crespino, che appaiono – pur <strong>nel</strong>la limitatezza<br />

dell’area indagata - caratterizzate da un certo grado di complessità tipologica e<br />

che sono da ricondurre a un’unità residenziale, di cui purtroppo sfugge la<br />

configurazione sul piano sociale e giuridico-istituzionale.<br />

L’etruscità del popolamento, a San Cassiano come del resto lungo la sponda<br />

destra del Po di Adria, è assicurata, oltre che <strong>dal</strong>la ceramica etrusco-padana, da<br />

qualche attestazione epigrafica, nonché <strong>dal</strong>la cospicua serie di bronzetti di stile<br />

tardoarcaico provenienti <strong>dal</strong> <strong>territorio</strong>. All’interno del sito si segnalano in<br />

particolare un’iscrizione frammentaria […]tara (con grafia settentrionale e<br />

riscontro <strong>nel</strong> gentilizio veiente Patara) e una cortina fittile di gronda (fig. 6)<br />

con confronti orvietani, che concorrono altresì a ipotizzare la provenienza <strong>dei</strong><br />

coloni <strong>dal</strong>l’Etruria meridionale interna.<br />

La prevalenza della componente etrusca, accertata <strong>nel</strong> V sec. a.C. ad Adria e<br />

<strong>nel</strong>la sua chora, non pregiudica relazioni col vicino ambito veneto, attraverso<br />

percorsi terrestri e fluviali (in primis la via dell’Adige). Nel sito di San<br />

Cassiano lo confermano i frammenti di dolio con cordonature e ingobbio<br />

rosso, d’ispirazione veneta (fig. 7), ma soprattutto l’impiego della trachite, la<br />

cui provenienza dai <strong>Colli</strong> <strong>Euganei</strong> (M. Cimisella e M. delle Valli) è stata<br />

accertata <strong>dal</strong>le analisi petrografiche del Dipartimento di Mineralogia e<br />

Petrografia dell’Università di Padova (fig. 8).<br />

Il sito etrusco-padano di San Cassiano (fig. 1), pertinente all’entroterra di Adria, è stato esplorato <strong>nel</strong> corso di<br />

dieci campagne di scavo (<strong>dal</strong>l’estate del 1994 a quella del 2004) <strong>dal</strong>l’Università di Pavia, in collaborazione con<br />

quella di Ferrara, con il Museo <strong>dei</strong> Grandi Fiumi di Rovigo e d’intesa con la Soprintendenza Archeologica del<br />

Veneto, sotto la direzione scientifica di Maurizio Harari.<br />

È localizzato lungo un paleoalveo riconosciuto quale affluente o ramo secondario del Tartaro (oggi canalizzato<br />

come Canalbianco), che in antico confluiva <strong>nel</strong> potamòs Adrias, il Po di Adria secondo le fonti letterarie.<br />

Questo paleoalveo, già attivo <strong>nel</strong>l’età del Bronzo, era ormai senescente <strong>nel</strong>l’età del Ferro, quando il dosso<br />

fluviale, emergente in un contesto di terre basse e facili all’impaludamento, doveva apparire adatto per un<br />

insediamento.<br />

L’insediamento rurale di San Cassiano è databile, sulla base della ceramica attica rinvenuta, fra la fine del VI e<br />

lo scorcio del IV sec. a.C. La planimetria del complesso è abbastanza articolata: sono presenti quattro distinti<br />

edifici, tre con zoccoli di fondazione in trachite (un oikos rettangolare - fig. 2, n. 1; fig. 3 -, un piccolo edificio<br />

a vano unico - fig. 2, n. 4 - e un edificio rettangolare più ampio - fig. 2, n. 5; fig. 4) e una capanna (fig. 2, n. 2),<br />

inseriti in uno spazio accuratamente pianificato e oggetto di un’azione di bonifica. A questi si aggiunge una<br />

costruzione cilindrica tipologicamente affine a un altare (fig. 2, n. 6; fig. 5). Le strutture erano separate fra loro<br />

da quattro canali di drenaggio paralleli ed orientati quasi perfettamente secondo i punti cardinali nord-sud,<br />

distanti fra loro ca. 10 metri. Dal punto di vista planimetrico, va sottolineato che l'orientamento astronomico<br />

del complesso (edifici e fossati) fa ipotizzare un progetto unitario; in quest’ottica di pianificazione va vista la<br />

ricorrenza di un modulo lineare intorno ai cinque metri, che presupporrebbe, come unità di misura, un cubito di<br />

circa cinquanta centimetri.<br />

Fig. 4 – Uno <strong>dei</strong> muri dell’edificio n. 5. Fig. 5 – La struttura cilindrica.<br />

L’oikos rettangolare (fig. 3) è lungo ca. 13 metri in direzione nord-sud e largo ca. 5 in direzione est-ovest, con<br />

le pareti costituite da un’armatura lignea rivestita d’argilla cruda poggiata su zoccoli in pietra (conci di<br />

trachite), e con una copertura laterizia di tegole quadrangolari. È una tecnica ben documentata <strong>nel</strong>l’Etruria<br />

propria, ma piuttosto rara <strong>nel</strong>la bassa pianura padana. L’edificio appariva danneggiato da un incendio e<br />

largamente spogliato già in antico per il recupero del materiale riutilizzabile (trachite e tegole).<br />

Poco a nord-est dell’oikos sono stati individuati resti delle fondazioni litiche del piccolo edificio a vano unico,<br />

quasi quadrato, con lato di circa 5 metri, perfettamente isoorientato rispetto all’oikos.<br />

A est del monovano è stato indagato il vasto edificio, con il tetto e i muri quasi del tutto spogliati, ad eccezione<br />

di alcuni monconi degli zoccoli di trachite (fig. 4) . Questi e i tagli di asportazione permettono di ricostruire un<br />

complesso esteso per una decina di metri in senso est-ovest e probabilmente una quindicina in senso nord-sud.<br />

La tecnica edilizia è la stessa dell’oikos. Il complesso era articolato in un vano unico rettangolare, che poteva<br />

misurare circa 8 metri per 5, probabilmente fiancheggiato da una corte quasi quadrata, estesa verso sud per altri<br />

7 metri circa; sul lato ovest, sia il vano sia la supposta corte erano introdotti da specie di vestiboli in antis; sul<br />

lato orientale non è più leggibile alcun resto di recinzione. La presenza <strong>dei</strong> due ‘vestiboli’ lungo la sponda di un<br />

fosso interrato trova confronto <strong>nel</strong>la planimetria delle case arcaiche del Forcello di Bagnolo San Vito.<br />

A ovest di tale complesso è stata individuata la struttura cilindrica (fig. 5), costituita da conci di trachite<br />

disposti in sette filari sovrapposti e tenuti insieme da legante; i conci hanno in genere forma quadrangolare o di<br />

parallelepipedo e dimensioni variabili tra i 15 e i 20 centimetri per lato; le dimensioni complessive della<br />

struttura sono ca. 1,30 metri di diametro per 54 centimetri di altezza.<br />

Fig. 8 – Settore nord-orientale <strong>dei</strong> <strong>Colli</strong> <strong>Euganei</strong>.<br />

Fig. 6 – La cortina di gronda con<br />

decorazione a semipalmette.<br />

Fig. 7 – Dolio cordonato con ingobbio rosso.<br />

Silvia Paltineri - Università di Padova - silvia.paltineri<br />

silvia. paltineri@yahoo yahoo.it it<br />

Mirella T.A. Robino - Università di Pavia - mirella.robino<br />

mirella robino@gmail gmail.com com

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