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Dinamiche insediative nel territorio dei Colli Euganei dal Paleolitico ...

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Si presentano in questo contributo i risultati delle analisi condotte su due lotti faunistici recentemente raccolti <strong>nel</strong>l'ambito di stratificazioni del Neolitico recente III fase della cultura <strong>dei</strong> Vasi a Bocca Quadrata, a<br />

Monselice Via Valli e Maserà Via Bolzani (PD).<br />

I siti si trovano a sud di Padova, in un caso direttamente a ridosso <strong>dei</strong> <strong>Colli</strong> <strong>Euganei</strong> (Monselice) e in un caso in piena pianura, poco a oriente <strong>dei</strong> medesimi (Maserà).<br />

Tabella 1: Composizione della Fauna per NR (=Numero <strong>dei</strong> Resti), G (= peso) e NMI (= Numero Minimo di Individui)<br />

Umberto Tecchiati*<br />

I resti faunistici del Neolitico recente (III fase VBQ)<br />

di Maserà e Monselice (Padova).<br />

*Ufficio Beni archeologici Soprintendenza Provinciale ai Beni Culturali di Bolzano Alto Adige, Via A. Diaz, 8, 39100 BOLZANO<br />

e-mail: umberto.tecchiati@provincia.bz.it<br />

MaserààMonselice NR G NMI NR G NMI<br />

Bue 180 (44,2%) 2610,46 (77,8%) 3 (30%) 133 (57,6%) 3003,23 (84,5%) 4 (44%)<br />

Capra e pecora 103 (25,3%) 226,53 (6,8%) 4 (40%) 49 (21,2%) 152,7 (4,3%) 2 (22,2%)<br />

Capra 1 (0,2%) 2,03 (0,06%) - - - -<br />

Pecora 13 (3,2%) 280,76 (8,4%) - 2 (0,9%) 45,76 (1,3%) -<br />

Maiale 85 (20,9%) 348,09 (10,4%) 3 (30%) 44 (19,0%) 330,51 (9,3%) 3 (33%)<br />

Cervo* 8 (1,1%) 67,11 (2,0%) 1 2 (0.9%) 5,21 (0,1%) 1<br />

Cinghiale - - - 1 (0,4%) 16,73 (0,5%) 1<br />

Capriolo 7 (1,7%) 27,79 (0,8%) 2 - - -<br />

Castoro 1 (0,2%) 1,63 (0,05%) 1 - - -<br />

Lepre 1 (0,2%) 0,77 (0,02%) 1 - - -<br />

Uccelli 4 (0,1%) 1,64 (0,05%) 1 - - -<br />

Tartaruga 3 (0,7%) 6,82 (0,82%) 1 - - -<br />

Totale determinati 407 3347,93 17 231 3554,14 11<br />

ND 1347 (76,8%) 1477,26 (30,6%) - 230 496,27 -<br />

Totale generale 1754 4825,19 17 461 4050,41 11<br />

* comprensivo <strong>dei</strong> palchi, che sono 6 a Maserà e 1 Monselice.<br />

I reperti oggetto di questo contributo provengono, <strong>nel</strong> caso di Monselice, <strong>dal</strong> riempimento (US 180, US 165a, 165b) di una fossa di m 3 di larghezza e profondità residua di cm 30, ricca di resti<br />

ceramici e selci disposti di piatto. Nel caso di Maserà, invece, i resti faunistici erano contenuti nei riempimenti (US 111, 117, 119, 121, 123) di varie fosse di forma e dimensioni diverse, interpretate<br />

generalmente come strutture di scarico. Solo poco meno del 10% <strong>dei</strong> resti di Maserà proviene da uno strato antropico contenente carboni, ceramica, selce etc. (US 103).<br />

I resti faunistici si presentano mediamente molto frammentari (peso medio a Maserà: 2,7g; Monselice 8,8 g) e sono quindi per lo più non determinabili (ND di Maserà: 76,8%; Monselice 49,9%, ciò<br />

che prova anche l'accuratezza della raccolta).<br />

In entrambi i siti i reperti, che si presentano di colore bruno chiaro-giallastro, sono alquanto fragili e mostrano superfici polverulente, ma comunque in discreto stato di conservazione.<br />

Modificazioni da weathering non sono state osservate. Poco più dell'1% <strong>dei</strong> reperti di Maserà, e il 3,4% di quelli di Monselice, è combusto o calcinato. Tagli lasciati da strumenti per le operazioni di<br />

trattamento delle carcasse (macellazione, spellatura, disarticolazione etc.) sono raramente osservabili, ma comunque presenti.<br />

Un punteruolo tratto da una scheggia di palco di cervo da Monselice, e inoltre una massiccia punta su diafisi di ulna di bue (Fig. 2) e un punteruolo tratto da scheggia diafisaria non determinabile da<br />

Maserà<br />

compongono il quadro dell'industria su materia dura animale reperita durante lo studio in laboratorio <strong>dei</strong> resti faunistici.<br />

Merita osservare che i lotti faunistici analizzati sono, per quantità di resti determinati e per conservazione complessiva, ben lungi <strong>dal</strong> rispondere agli standards qualitativi richiesti alle faune<br />

archeologiche per osservazioni di dettaglio. Si può generalmente assumere che quantità di determinati inferiori alle mille unità siano insufficienti <strong>dal</strong> punto di vista statistico e che i dati ricavabili<br />

siano esposti al rischio della casualità e della aleatorietà. In particolare il conteggio del Numero Minimo di Individui (NMI) ha dovuto basarsi esclusivamente sul calcolo delle coppie di parti<br />

anatomiche omogenee, <strong>dal</strong> momento che in entrambi i siti denti sciolti e mandibole sono complessivamente poco rappresentati o inutilizzabili (es. i premolari negli erbivori) e sono pertanto<br />

inadeguati alla bisogna. Stesso discorso per la determinazione della c.d. age e sex ratio, condotta essenzialmente sui coxali e sui metapodi <strong>nel</strong> caso del bue, sui coxali <strong>nel</strong> caso <strong>dei</strong> caprini, e sui canini <strong>nel</strong><br />

caso del maiale.<br />

Come si evince <strong>dal</strong>la tabella 1, che riassume i dati sulla composizione <strong>dei</strong> due lotti faunistici, la struttura complessiva delle faune e quindi delle relative economie può dirsi sostanzialmente analoga.<br />

In entrambi i siti il bue è l'animale maggiormente documentato, con percentuali che oscillano tra il 44,2% (47,1% se calcolato sui soli animali domestici) e il 57,6%. A Monselice è possibile che<br />

l'esiguo numero di reperti determinati (231, solo la metà del campione totale), possa avere portato a una sovrarappresentazione casuale del bue; tuttavia è da notare che molte schegge di diafisi non<br />

determinate potrebbero indicativamente riferirsi appunto al bue, sicché la schiacciante prevalenza di questo animale deve probabilmente considerarsi, almeno a livello statistico, e con riferimento a<br />

un lotto estremamente esiguo, realistica. Si tratta di percentuali importanti, che possono riferirsi a comunità pienamente agricole e stanziali, almeno in senso relativo. A una presenza così massiccia<br />

del bue deve avere corrisposto così un paesaggio agrario ampiamente caratterizzato da campi coltivati e pascoli.<br />

Nel NMI il bue è proporzionalmente più importante a Monselice (44% <strong>dei</strong> domestici) che a Maserà (30%), mentre il peso rende ragione dell'importanza di questo ruminante sia a Monselice<br />

(84,05%) che a Maserà (77,8%). Ciò ne fa il più importante fornitore di carne e di forza lavoro <strong>dei</strong> siti studiati. Da tutti i punti di vista, quindi, le nostre faune sono ampiamente dominate <strong>dal</strong> bue.<br />

Per quanto riguarda il rapporto tra giovani e adulti a Monselice sembrano prevalenti gli adulti, mentre a Maserà la determinazione della age ratio, impossibile a partire dai denti, mostra, alla luce dello<br />

studio della fusione delle articolazioni, un tendenziale equilibrio tra animali adulti e animali giovani, con forse una quota leggermente maggiore di questi ultimi. Quanto alla sex ratio sono stati<br />

documentati due individui maschili e due femmine a Monselice, e due femmine a Maserà.<br />

La capra e la pecora sono presenti nei due siti con percentuali <strong>nel</strong> NR che oscillano tra 22 e 25%. La capra è presente con certezza solo a Maserà, ma non vi è motivo per non supporla presente<br />

anche a Monselice, benché non documentata tra i reperti adatti a una distinzione tra i generi Capra e Ovis.<br />

Nel NMI i caprini sembrano prevalere sul bue solo a Maserà (40%): a Monselice il rapporto tra bue e caprini è pari a 4:2. Ciò potrebbe presentare un certo interesse, perché il contesto ambientale<br />

sembrerebbe meglio adatto ai caprini a Monselice che non a Maserà, ma giova rammentare che disponiamo di quantità di reperti relativamente esigue, e pertanto esposte a distorsioni statistiche di<br />

un certo rilievo. Se disponessimo tuttavia di maggiori quantità di reperti, e il dato si confermasse, bisognerebbe pensare che alla base di composizioni come quella di Monselice stiano scelte di tipo<br />

culturale ovvero, più probabilmente, dettate <strong>dal</strong>la necessità di aprire nuovi spazi all'agricoltura. Un'agricoltura pioniera abbisogna in generale di un maggiore apporto di forza lavoro <strong>nel</strong><br />

dissodamento e quindi di animali da coinvolgere in ciò. Tra i caprini sembrano documentati a Monselice solo animali adulti, mentre a Maserà sono al contrario documentati prevalentemente animali<br />

giovani o addirittura perinatali: 4 calcanei su 6 sono molto giovani (almeno 2 perinatali); di tre coxali due hanno aspetto da giovane a molto giovane; su 7 femori, tre sono giovani (1 perinatale, una<br />

distale aperta, una prossimale aperta); 1 metacarpo distale non saldato, 1 metacarpo adulto (misurato); 1 radio molto giovane; 1 scapola giovane. Sulla sex ratio non è stato possibile raccogliere alcun<br />

dato.<br />

Non molto inferiore a quella <strong>dei</strong> caprini è infine la percentuale del maiale, che <strong>nel</strong> NR si attesta intorno al 20%. Nel NMI esso raggiunge il 30% sia a Monselice che a Maserà; stesso equilibrio<br />

intorno al 10% in entrambi i siti per quanto riguarda il peso. L'allevamento del maiale, e il posto che gli spetta in rapporto agli altri animali, sembra quindi abbastanza codificato a livello culturale,<br />

almeno in quest'area e in questo momento storico. La notevole presenza di questo animale, utile soltanto da morto, si spiega tra l'altro con ampie possibilità di pascolamento semibrado in un<br />

contesto ambientale in cui il bosco ceduo (querceto, faggeta) doveva rivestire un'importanza non secondaria. Tale mo<strong>dal</strong>ità di allevamento sarebbe forse indirettamente suggerita anche <strong>dal</strong>le<br />

notevoli dimensioni (v. infra) riscontrate in entrambi i siti, che lascerebbero a loro volta aperta l'eventualità di incroci non pianificati (?) con cinghiali della stessa area. La sex ratio mostra a Monselice<br />

due (forse 3) femmine e un maschio, a Maserà una femmina. Come è lecito attendersi quasi in ogni epoca e in ogni cultura, il maiale è rappresentato prevalentemente da animali giovani o subadulti.<br />

Così a Monselice disponiamo di 7 reperti riferibili a individui giovani, e 3 (4) ad adulti, mentre a Maserà <strong>dei</strong> 16 reperti che si prestavano a valutazioni sull'età, 12 erano da molto giovani a giovani.<br />

Il maggior numero di determinabili riscontrato a Maserà, rispetto a Monselice, ha consentito di documentare numerose altre specie che, se del tutto insignificanti sotto il profilo economico, si<br />

prestano tuttavia ad interessanti osservazioni di tipo ambientale. Il cervo è presente in entrambi i siti, e così probabilmente il cinghiale, anche se esso è relativamente più sicuro a Monselice. Presenti<br />

solo a Maserà sono il capriolo, il castoro, la lepre e almeno un anseriforme (cfr. Aythya sp., probabilmente la moretta aeurasiatica). Pochi frammenti di carapace attestano la presenza di Emys<br />

orbicularis, la tartaruga d'acqua dolce.<br />

A giudicare <strong>dal</strong>la varietà di specie di Maserà si deve supporre che i dintorni del sito fossero caratterizzati da habitat adatti alle specie che prediligono le coperture forestali anche cedue (cervo,<br />

capriolo, cinghiale, e certo anche il maiale). La presenza di ambienti umidi quali corsi d'acqua a bassa energia o stagni sembra indiziata da specie tipiche di questi ambienti come il castoro, la tartaruga<br />

d'acqua dolce e il citato anseriforme.<br />

Le misure, per qauanto non molto numerose consentono un primo apprezzamento delle dimensioni degli animali.<br />

Il bue di Monselice presenta astragali la cui lunghezza laterale (GLl) media (su 4 esemplari) di mm 67,5. È tuttavia da osservare che potevano esservi individui anche significativamente più grandi<br />

(mm. 71,7). La media di 67,5 corrisponde abbastanza bene alla media di Colombare di Negrar (VR) descritta da Riedel 1986, pari a 67,2. Medie più alte si avranno solo in età romana, ad Altino, con<br />

astragali che presentano lunghezze laterali pari a 71,5. A Colombare l'altezza al garrese <strong>dei</strong> buoi è stimata intorno a cm. 116. Si tratta quindi di buoi di dimensioni medio-grandi, che localmente non<br />

avranno alcun seguito <strong>nel</strong>le epoche successive e saranno sostituite da forme nettamente e progressivamente più piccole. A Maserà la larghezza di una tibia distale (Bd) misura 64,0, dove la media di<br />

Colombare è pari a 60,6. Si tratterebbe quindi di buoi potenzialmente simili o forse solo un po' più grandi di quelli di Colombare che rappresentano, allo stato attuale, i buoi più grandi <strong>nel</strong>la preistoria<br />

dell'Italia settentrionale.<br />

La lunghezza periferica della prima falange (GLpe) fornisce informazioni leggermente diverse: a Maserà la misura di due prime falangi anteriori è pari a 58,2 e rispettivamente 56,8: a Colombare la<br />

media è di 59,9. Due prime falangi posteriori di Monselice misurano invece 60,3 e 63,8: se si considera che le falangi posteriori sono in genere meno schiacciate e proprorzionalmente più lunghe<br />

delle anteriori, ne consegue una sostanziale identità di misure con quelle di Maserà.<br />

Per quanto riguarda la pecora, due astragali di Maserà permettono di calcolare l'altezza al garrese media che è pari a 613,5 (coefficiente di Teichert 1975). La pecora sarebbe quindi solo leggermente<br />

più grande, ma non in modo significativo, rispetto, ad es., alle pecore dell'età del Bronzo dell'area benacense (Barche di Solferino 587,2; Ledro 595,9, Isolone 570,4). Valori nettamente superiori ai 60<br />

cm si hanno solo <strong>nel</strong>l'età del Bronzo dell'Alto Adige (Sonnenburg 636,9; Appiano 654,4) e poi <strong>nel</strong>l'età del Ferro (Pozzuolo del Friuli: 676,9, Colognola 626,5; Spina 633,1).<br />

A Monselice il maiale era alto al garrese 850,2 (misura tratta da un astragalo, coefficiente di Teichert, 1969). A Maserà invece 814,4 (media tratta <strong>dal</strong>la GLl di due reperti). Si tratterebbe in tal caso di<br />

suini decisamente grandi, che si situano dimensionalmente alquanto a ridosso <strong>dei</strong> valori noti per il cinghiale <strong>nel</strong>l'età del Bronzo e del Ferro (Barche 928,1; Ledro 869,9; Spina 945,4). Le medie <strong>dei</strong><br />

suini domestici si situano infatti bene al di sotto nei medesimi siti (Barche 729,8; Ledro 691,5; Isolone 698,1; Pozzuolo 703,5; Colognola 701,2; Spina 690,7). Va detto che l'astragalo fornisce in<br />

genere altezze al garrese superiori rispetto ad altre parti anatomiche, e quindi in definitiva questi maiali/cinghiali potrebbero misurare meno di 80 cm al garrese. Bisogna ammettere comunque che,<br />

anche in questo caso, e in assenza di una colletta numerosa di reperti misurabili, il problema della distinzione tra (grandi) maiali e cinghiali (eventualmente abbastanza piccoli o medi) deve restare<br />

aperto.<br />

Fig 2. Fig 3. Fig 4.<br />

Maserà ,Via Bolzani<br />

MISURE<br />

BUE<br />

N.Inv. U. S. osso Misure<br />

421 123 M3sup giovane e non uscito L35,6;B20,2<br />

176 117 M3dx inf appena uscito (+) L40,3;B14,0<br />

474 111 Omero dx Bd80,0;BT73,4<br />

141 117 Radio dx prox. Bp84,5;BFp76,3;Tp36,6<br />

239 119 Tibia dx dist. Bd64,0;Td46,5<br />

192 117 Centroquartale sx GB49,5<br />

193 117 Metacarpo dist. Bd62,8<br />

182 117 Phal.1 ant. Glpe58,2;Bp27,5;Kd22,6;Bd25<br />

459 123 Phal.1 ant. Glpe56,8; Bp-;KD25,4;Bd27,5<br />

164 117 Phal.3 DLS60,8; Ld52,7<br />

CAPRA O PECORA<br />

N.Inv. U. S. osso Misure<br />

152 117 Metatarso sx Bp18,2<br />

453 123 Metacarpo Bd23,2*<br />

773 103 Centroquartale dx GB 20,8<br />

787 103 Phal.2 Bd 9,0<br />

PECORA<br />

N.Inv. U. S. osso Misure<br />

415 123 Astragalo dx GLl26,4;Tl14,7;GLm24,7;Tm14,2;Bd16,1<br />

495 111 Astragalo GLL27,7;GLM24,5;Bd17,6<br />

169 117 Metacarpo dx Bp19,2<br />

598 121 Metacarpo Bd22,5<br />

326 123 Phal.1 GLpe31,4;Bp10,3;KD8,6;Bd9,5<br />

523 121 Phal.1 GLpe35,1;Bp10,6;KD7,8;Bd8,9<br />

MAIALE/CINGHIALE<br />

N.Inv. U. S. osso Misure<br />

201 17+119 Scapola dx GLP40,1;BG25,1<br />

325 123 Astragalo dx GLl46,6;GLm42,6<br />

524 121 Astragalo sx GLl44,4;GLm41,4<br />

331 123 Metacarpo IV sx Bp18,3<br />

171 117 Metatarso sx Bd9,5<br />

594 121 Phal.1 GL38,3;Bp17,2;KD13,3;Bd15,3<br />

728 103 Phal.1 GL39,1; KD15,1; Bp17,8;Bd15,8<br />

LEPRE<br />

N.Inv. U. S. osso Misure<br />

669 121 Tibia sx calcinata Bd12,5<br />

CERVO<br />

N.Inv. U. S. osso Misure<br />

580 121 Astragalo dx GLl57,6;Tl31,8;GLm53,6;Tm29,4;Bd36,3<br />

CAPRIOLO<br />

N.Inv. U. S. osso Misure<br />

582 121 Metacarpo sx Bp21,0<br />

588 121 Metacarpo sx Bp20,6<br />

Monselice, Via Valli<br />

Fig 1.<br />

BUE<br />

N.Inv. U.S. osso Misure<br />

140 165B M3 sup. sx L30,1;B23,2<br />

19 165B Scapola dx LG60*;BG50*(semibruciata)<br />

169 180 Astragalo sx GLl71,7;Tl41,2;GLm65,8;Tm35,9;Bd45,8<br />

170 180 Astragalo sx GLl63,7;Tl36,2;GLm59,3;Tm32,7;Bd40,2<br />

171 180 Astragalo dx GLl66,3;Tl37,2;GLm61,3;Tm34,1;Bd42,1<br />

173 180 Astragalo sx GLl68,5;Tl39,2;GLm61,8;Tm35,4;Bd44,5<br />

182 180 Calcaneo sx GL128,4;GB45,0*<br />

235 180 Metacarpo dist. Bd48,5<br />

172 180 Metacarpo sx ? Bp59,2<br />

180 180 Phal.1 post. GLpe60,3;Bp29,6;KD26,2;Bd30,1<br />

154 180 Phal.1 post. GLpe63,8;Bp30,3;KD24,3;Bd27,0<br />

25 165B Phal.2 post. GL42,2;Bp29,9;KD24,9;Bd25,9<br />

177 180 Phal.2 post. GL43,4;Bp29,7;KD23,2;Bd25,6<br />

CAPRA O PECORA<br />

N.Inv. U.S. Settore osso Misure<br />

239 180 zona D Mandibola sx L M1-M3:47,6;L M3:<br />

382 165A zona D Phal. 2 Bp11,4<br />

PECORA<br />

N.Inv. U.S. Settore osso Misure<br />

234 180 zona D Metacarpo dx Bp 21,9<br />

MAIALE/CINGHIALE<br />

N.Inv. U.S. Settore osso Misure<br />

247 180 zona D M1-M3* sup. L M3: 36,9; B20,0<br />

432 165A zona D M3+(+) sup. sx L31,4;B18,2<br />

158 180 zona D Tibia dx Bd31,8;KD21,7<br />

323 165A zona D Astragalo dx GLl47,5<br />

130 165B zona D Metapodio Bd17,7<br />

276 165A zona D Phal.2 GL28,9;Bp11,5;KD8,5;Bd13,0<br />

41 165B zona D Phal.2 GL22,0;Bp16,8;KD11,7;Bd13,7<br />

42 165B zona D Phal.2 GL25,5;Bp15,9;KD14,1;Bd13,4<br />

* non ancora completamente erotto<br />

Didascalia alle foto :<br />

Fig. 1 : Maserà. Frammenti di carapace di tartaruga d’acqua dolce.<br />

Fig. 2 : Maserà. Punteruolo su diafisi di ulna di bue.<br />

Fig. 3 : Maserà. Astragali di bue.<br />

Fig. 4 : Maserà. Scapola di castoro.<br />

Foto : Gianni Santuari, Laboratorio di restauro dell’Uff. Beni archeologici di Bolzano - Grafica : Marco Zorzi, Società Ricerche Archeologiche di RIZZI G. & Co snc Bressanone

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