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Dinamiche insediative nel territorio dei Colli Euganei dal Paleolitico ...

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<strong>Dinamiche</strong> <strong>insediative</strong> <strong>nel</strong> <strong>territorio</strong> <strong>dei</strong> <strong>Colli</strong> <strong>Euganei</strong> <strong>dal</strong> <strong>Paleolitico</strong> al Medioevo<br />

Este - Monselice, 27 - 28 novembre 2009<br />

NUOVA “PINTADERA” NEOLITICA DA CASTELNUOVO DI TEOLO<br />

Luca Sciola - Corso di Laurea Magistrale in Scienze Archeologiche (Università degli Studi di Padova)<br />

0 1<br />

Fig. 1. Pintadera conica da Castelnuovo di Teolo (1:1 gr. nat.; dis. S. Tinazzo)<br />

Il reperto oggetto della presente nota (Fig. 1) venne recuperato <strong>dal</strong>lo scrivente<br />

<strong>nel</strong>l’area archeologica di Castelnuovo di Teolo, già sede dello scavo Rittatore, a<br />

seguito di uno scasso consistente di una canaletta di scolo scavata lungo il sentiero<br />

che taglia il versante collinare. Il deposito, in sospetta giacitura secondaria, è ubicato<br />

alle falde delle propagini sud-orientali della dorsale rocciosa di Rocca Pendice<br />

presso la strada provinciale che collega il centro di Teolo con il monte Venda e la<br />

zona termale (RITTATORE VONWILLER et ALII 1964).<br />

I criteri descrittivi e di rappresentazione grafica qui adottati per il nostro manufatto<br />

seguono le linee guida tracciate da T. Dzhanfezova <strong>nel</strong> suo contributo critico sulla<br />

problematica generale delle pintaderas (DZHANFEZOVA 2003):<br />

• morfologia e decorazione: il manufatto, frammentario, è costituito da un elemento<br />

da presa con profilo conico, interrotto da una distinzione irregolare in corrispondenza<br />

del punto di massima espansione, e da una base di forma circolare ornata da<br />

un motivo a cerchi concentrici decorati all’interno <strong>dei</strong> solchi da punti impressi a<br />

sezione circolare (c.d. tecnica a Furchenstich)<br />

• dati metrici: altezza cm 3,6; diametro della base max. cm 5 - min. cm 4,8<br />

• dati tecnologici: il corpo ceramico è composto da un impasto di colore grigio<br />

scuro, cotto in ambiente riducente, ricco di piccoli inclusi trachitici e micacei; la<br />

superficie del corpo, lisciata e lucidata, è di colore bruno chiaro con presenza di<br />

pochi inclusi micacei; le superfici dello stampo, invece, sono ruvide e caratterizzate<br />

da una maggiore emergenza di inclusi.<br />

Quella delle pintaderas risulta una classe di materiali <strong>dal</strong>le problematiche di<br />

difficile risoluzione: <strong>dal</strong> possibile ruolo di vettori di informazioni legate all’ambito<br />

ideologico-religioso alla funzione puramente decorativa, manca a tutt’oggi<br />

un’interpretazione condivisa sul loro plausibile uso. Un approccio concreto verso<br />

l’individuazione di criteri materiali per una loro corretta distinzione viene suggerito<br />

da O. Cornaggia Castiglioni e G. Calegari <strong>nel</strong> loro corpus tematico sulle pintaderas<br />

(CORNAGGIA CASTIGLIONI, CALEGARI 1978). Gli Autori infatti<br />

suggeriscono come requisiti stilistici e funzionali di questi oggetti la presenza di<br />

“solchi relativamente larghi e profondi” e il ragionevole “impiego di una sostanza<br />

grassa (in veste di adesivo) e di un colorante”. L’elemento che caratterizza il<br />

nostro manufatto sul piano stilistico è certamente la tecnica a Furchenstich (o<br />

Stichband), termine che indica “un tipo di decorazione” - d’influenza nor<strong>dal</strong>pina -<br />

“ottenuta incidendo e successivamente imprimendo la superficie con uno strumento<br />

appuntito (Furchenstich sottile) o piatto (Furchenstich largo)”. Come <strong>nel</strong> nostro<br />

caso, essa “permette di creare all’interno del solco una serie regolare di piccole<br />

tacche che dovrebbero consentire una maggiore adesione della pasta bianca alla<br />

superficie” (PEDROTTI 2001). Già attestata in altri contesti del Neolitico recente<br />

e tardo dell’Italia nord-orientale, questo ritrovamento documenta per la prima<br />

volta l’adozione della tecnica a Furchenstich <strong>nel</strong>l’areale euganeo. Infatti, appare di<br />

dubbia pertinenza un frammento di parete a decorazione orizzontale coprente,<br />

recuperato ne Le Basse di Valcalaona (PELLEGATTI, VISENTINI 1996), più<br />

probabilmente interpretabile come un frammento di ceramica “cordata” databile<br />

alla prima fase del Campaniforme (BOARO 1998/99).<br />

Gli apporti <strong>dal</strong>le sfere culturali transalpine <strong>nel</strong> locale tardo Neolitico hanno<br />

influenzato la genesi dell’ultimo momento dell’aspetto Vasi a Bocca Quadrata<br />

(VBQ III - “stile ad incisioni ed impressioni”), definito da B. Bagolini “una fase<br />

tardiva a carattere marcatamente provinciale della cultura” (BAGOLINI 1980).<br />

In questo momento la Cultura VBQ si contraddistingue per la forte contrazione<br />

del suo areale geografico, <strong>nel</strong>la sostanza compreso tra la Lombardia orientale e il<br />

Friuli occidentale, per l’interazione con l’aspetto occidentale Chassey-Lagozza e<br />

per l’intensificazione <strong>dei</strong> rapporti con le coeve facies nor<strong>dal</strong>pine (Fig. 2). Nello<br />

specifico, la penetrazione di tradizioni stilistiche dell’ultimo Neolitico d’oltralpe ha<br />

pesantemente permeato, assieme agli elementi lagozziani, gli aspetti tardi della<br />

Cultura VBQ, con il conseguente impoverimento del bagaglio decorativo che aveva<br />

caratterizzato i precedenti stili “meandro-spiralico” e “berico-euganeo”. Parimenti,<br />

in ambito transalpino alcuni siti attestano la presenza di elementi di importazione<br />

meridionale. In particolare, il complesso di Kanzianiberg (Carinzia) documenta<br />

“una componente culturale di matrice italica” (PEDROTTI 1990) che associa a tipologie<br />

locali elementi caratteristici <strong>dei</strong> coevi siti veneti, come Cornuda, Rivoli -<br />

Rocca e, appunto, Castelnuovo di Teolo. Inoltre, proprio <strong>dal</strong> sito carinziano provengono<br />

le uniche pintaderas - attestate in area alpina - decorate con l’uso della tecnica<br />

a Furchenstich. Per lo più di forma ellittica, le pintaderas di Kanzianiberg sono<br />

ornate sulla faccia operante da un motivo “a spina di pesce”, elemento caratteristico<br />

degli stilemi VBQ (BAGOLINI et ALII 1979); i solchi così ottenuti vengono a loro<br />

volta decorati da punti impressi a sezione circolare. Oltre ai consueti confronti con<br />

l’ambito balcanico, queste sintassi trovano riscontri soprattutto in Italia settentrionale<br />

nei coevi contesti della Cultura VBQ; per di più, <strong>nel</strong>le fasi recenziori del Neolitico<br />

su<strong>dal</strong>pino le pintaderas persistono esclusivamente - con qualche significativa<br />

eccezione - negli ambiti residuali di questa facies. A tal proposito, il confronto più<br />

stringente per la pintadera di Castelnuovo, rinvenuto “in un livello di occupazione<br />

da attribuire alla Cultura di Lagozza” (BARFIELD et ALII 2002), proviene <strong>dal</strong><br />

contesto tardoneolitico di Rocca di Manerba, dove la componente lagozziana è<br />

generalmente preponderante a discapito degli elementi di tradizione VBQ. A questa<br />

osservazione si possono inoltre aggiungere le annotazioni sopraccennate circa gli<br />

aspetti tecnologici: “i vasi lagozziani” - infatti - “sono fabbricati con un’argilla<br />

abbastanza depurata, sono ben cotti, spesso in atmosfera riducente e sono spesso<br />

lucidati” (CREPALDI 2002), tutti procedimenti di foggiatura che, in base<br />

all’osservazione macroscopica, risultano plausibili anche per il nostro manufatto.<br />

Comunque va da sé che, in assenza del contesto stratigrafico e/o di fase, ogni riflessione<br />

circa una più puntuale attribuzione all’una o all’altra facies tardoneolitica<br />

risulta problematica. Altri esemplari confrontabili provengono da Fimon - loc. Val<br />

de Marca, da Passo del Piccon <strong>nel</strong> Veronese, <strong>dal</strong> Pescale e, in Italia centrale, <strong>dal</strong> sito<br />

tardo VBQ di Neto - via Verga presso Sesto Fiorentino.<br />

Fig. 2. Schema cronologico delle Cultura <strong>dei</strong> Vasi a Bocca Quadrata e della Lagozza <strong>nel</strong> contesto<br />

delle culture europee (modificato da BAGOLINI et ALII 1979)<br />

Bibliografia<br />

BAGOLINI B. et ALII 1979, Le Basse di Valcalaona (<strong>Colli</strong> <strong>Euganei</strong>), Monografie di Natura Bresciana, n. 3<br />

BAGOLINI B. 1980, Introduzione al Neolitico dell’Italia Settentrionale, Pordenone<br />

BARFIELD et ALII 2002, Scavi preistorici sulla Rocca di Manerba, Brescia, in FERRARI, VISENTINI 2002, pp. 291-309<br />

BOARO S. 1998/99, Preistoria e protostoria <strong>dei</strong> <strong>Colli</strong> <strong>Euganei</strong>, Tesi di laurea inedita, Università di Padova<br />

CORNAGGIA CASTIGLIONI O., CALEGARI G. 1978, Corpus delle pintaderas preistoriche italiane. Problematiche,<br />

schede, iconografia. Mem. Soc. It. Sc. Nat. e Museo Civ. St. Nat. Milano, Vol. XXII, Fasc. 1<br />

CREPALDI F. 2002, Tecnologia e tipologia degli aspetti di tradizione chasseana in Italia setten-trionale,<br />

in FERRARI, VISENTINI 2002, pp. 157-166<br />

DZHANFEZOVA T. 2003, Pintadere: caratteristiche, problemi, modi di trattamento informatizzato delle informazioni.Proposta<br />

di un database, in Aquileia Nostra, LXXIV, pp. 14-31<br />

FERRARI A., VISENTINI P. 2002 (a cura di), Il declino del mondo neolitico. Ricerche in Italia centro-settentrionale fra<br />

aspetti peninsulari, occidentali e nord-alpini, Atti del Convegno, Pordenone, 5-7 aprile 2001, Pordenone<br />

PEDROTTI A. 1990, L’insediamento di Kanzianiberg: rapporti culturali fra Carinzia ed Italia settentrionale durante il Neolitico,<br />

in BIAGI P. 1990 (a cura di), The Neolitihisation of the Alpin Region, Monografie di Natura Bresciana, n. 13<br />

PEDROTTI A. 2001, Il Neolitico, in LANZINGER M., MARZATICO F., PEDROTTI A. (a cura di), Storia del Trentino.<br />

La preistoria e la storia, Vol. 1, pp. 119-181<br />

PELLEGATTI P., VISENTINI P. 1996, Recenti rinvenimenti preistorici <strong>nel</strong>l’area occidentale <strong>dei</strong> <strong>Colli</strong> <strong>Euganei</strong> (Padova), in Atti<br />

Soc. Preist. Protost. Friuli V. G., X, pp. 197-211<br />

RITTATORE WONVILLER F. et ALII 1964, Abitato con vasi a bocca quadrilobata a Castelnuovo di Teolo (<strong>Colli</strong> <strong>Euganei</strong>).<br />

in Atti VIII-IX IIPP, 1963-64, Firenze, pp. 165-185

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