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21.06.2013 Views

ANISAKIDOSI La malattia nell’uomo La forma acuta inizia con interessare lo stomaco: è caratterizzata da forti dolori, nausea, vomito, diarrea e compare poche ore dopo l’ingestione del pesce parassitato. Quella intestinale invece si manifesta dopo 6-7 giorni con sintomi simili a quelli dell’appendicite . La forma cronica, è caratterizzata da sintomi poco tipici a carico dello stomaco e dell’intestino, difficili da differenziare da altre malattie croniche. Questa forma ha una durata che può superare i sei mesi ed è caratterizzata dalla formazione di ascessi e/o granulomi.

Ecco cosa racconta una donna colpita da Anisakis Parla la donna pescarese salvata dall'équipe di Gidaro dopo un pranzo con alici marinate «Stavo morendo per l'anisakis» Sotto i ferri del chirurgo per una larva nell'intestino di Fabio Casmirro ANISAKIDOSI La malattia nell’uomo PESCARA. «Vittima dell'anisakis e con venti centimetri di intestino in meno, secondo voi, come si può stare?» Sdrammatizza la paziente che, qualche mese fa, ha vissuto la disavventura di ritrovarsi una larva del pesce crudo nello stomaco. E' una giovane donna pescarese. Della quale, naturalmente, manteniamo riservata l'identità per evidenti ragioni di privacy. Anche perché è lei la "proprietaria" del pezzo di intestino che rischia di diventare il più famoso del mondo. Un caso di studio. Il professor Giacomo Gidaro ha concesso il filmato in cui per la prima volta viene ripreso il passaggio di una larva di pesce crudo in un intestino umano. Ma lei ha avuto il coraggio di vedere l'anisakis che entra nel suo stomaco? «Sì, l'ho visto. Scioccante. E penso che lo sarebbe per chiunque: vedere in un video quali potrebbero essere le conseguenze di un pranzo a base di pesce crudo. Esperienza terribile». E' per questo che vuole parlarne? «Sì, ritengo importante dare un contributo alla conoscenza. C'è tanta gente inconsapevole, come lo ero io fino a qualche tempo fa». Ce la racconti questa esperienza. «Semplice. Avevo mangiato alici marinate in un ristorante a Riccione: dopo 4-5 giorni ne ho subìto gli effetti. Devastanti». Cosa è accaduto? «Dolori lancinanti allo stomaco, pancia gonfia. Stavo talmente male che ho dovuto ricoverarmi d'urgenza». Salvata dai chirurghi? «Non c'è dubbio. Dopo l'ecografia hanno visto che avevo del liquido nell'intestino, mi stavo avvelenando. E qui, devo dire, nella sfortuna sono stata molto fortunata». Si spieghi meglio. «Prima dell'intervento mi hanno chiesto se avevo mangiato pesce, l'équipe di Gidaro, che aveva già avuto in passato casi simili, ha pensato che potessi essere intossicata da anisakis». Un vantaggio in termini chirurgici? «Sicuramente. Sono una donna giovane e non sarebbe stato bello ritrovarsi segnata da un enorme squarcio sulla pancia. E' bastata una laparoscopia, che ha ridotto al minimo l'effetto invasivo del bisturi. Sono grata ai medici che mi hanno operata, Fiorello Tarone e Stefano Gidaro, se oggi ho solo una piccola cicatrice. Poi penso pure che avrei potuto evitare tanti guai, se soltanto fossi stata informata».

Ecco cosa<br />

racconta<br />

una donna<br />

colpita da<br />

Anisakis<br />

Parla la donna <strong>pesca</strong>rese salvata dall'équipe di Gidaro dopo un pranzo con alici marinate<br />

«Stavo morendo <strong>per</strong> l'anisakis»<br />

Sotto i ferri del chirurgo <strong>per</strong> una larva nell'intestino<br />

di Fabio Casmirro<br />

ANISAKIDOSI<br />

La malattia nell’uomo<br />

PESCARA. «Vittima dell'anisakis e con venti centimetri di intestino in meno, secondo voi, come si può<br />

stare?» Sdrammatizza la paziente che, qualche mese fa, ha vissuto la disavventura di ritrovarsi una larva del<br />

pesce crudo nello stomaco. E' una giovane donna <strong>pesca</strong>rese. Della quale, naturalmente, manteniamo<br />

riservata l'identità <strong>per</strong> evidenti ragioni di privacy.<br />

Anche <strong>per</strong>ché è lei la "proprietaria" del pezzo di intestino che rischia di diventare il più famoso del mondo. Un<br />

caso di studio. Il professor Giacomo Gidaro ha concesso il filmato in cui <strong>per</strong> la prima volta viene ripreso il<br />

passaggio di una larva di pesce crudo in un intestino umano. Ma lei ha avuto il coraggio di vedere l'anisakis<br />

che entra nel suo stomaco? «Sì, l'ho visto. Scioccante. E penso che lo sarebbe <strong>per</strong> chiunque: vedere in un<br />

video quali potrebbero essere le conseguenze di un pranzo a base di pesce crudo. Es<strong>per</strong>ienza terribile». E'<br />

<strong>per</strong> questo che vuole parlarne? «Sì, ritengo importante dare un contributo alla conoscenza. C'è tanta gente<br />

inconsapevole, come lo ero io fino a qualche tempo fa». Ce la racconti questa es<strong>per</strong>ienza. «Semplice. Avevo<br />

mangiato alici marinate in un ristorante a Riccione: dopo 4-5 giorni ne ho subìto gli effetti. Devastanti». Cosa<br />

è accaduto? «Dolori lancinanti allo stomaco, pancia gonfia. Stavo talmente male che ho dovuto ricoverarmi<br />

d'urgenza». Salvata dai chirurghi? «Non c'è dubbio. Dopo l'ecografia hanno visto che avevo del liquido<br />

nell'intestino, mi stavo avvelenando. E qui, devo dire, nella sfortuna sono stata molto fortunata». Si spieghi<br />

meglio. «Prima dell'intervento mi hanno chiesto se avevo mangiato pesce, l'équipe di Gidaro, che aveva già<br />

avuto in passato casi simili, ha pensato che potessi essere intossicata da anisakis». Un vantaggio in termini<br />

chirurgici? «Sicuramente. Sono una donna giovane e non sarebbe stato bello ritrovarsi segnata da un<br />

enorme squarcio sulla pancia. E' bastata una laparoscopia, che ha ridotto al minimo l'effetto invasivo del<br />

bisturi. Sono grata ai medici che mi hanno o<strong>per</strong>ata, Fiorello Tarone e Stefano Gidaro, se oggi ho solo una<br />

piccola cicatrice. Poi penso pure che avrei potuto evitare tanti guai, se soltanto fossi stata informata».

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