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CONCLUSIONI<br />

I nostri dati preliminari ottenuti da un campione limitato di cani adulti suggeriscono<br />

che l’andamento generale della curva MoR non è influenzato da età, sesso e<br />

morfologia, e che le curve ottenute con le formule di Slijper seguono un percorso<br />

parallelo alle curve di densità ossea, se prendiamo in considerazione il tratto toracico<br />

posteriore e la regione lombare craniale, compreso il picco a livello di L1. La costante<br />

e crescente forma delle curve MoR nel tratto toracico posteriore e nei segmenti<br />

lombari è compatibile con la più alta incidenza di fratture tra T9 e L7; ciò potrebbe<br />

significare che tale regione della colonna vertebrale è quella più sensibile alle forze<br />

che agiscono sulla colonna vertebrale in caso di evento traumatico. La correlazione tra<br />

i valori crescenti di MoR e di VDM nel segmento T9/T10-L1 indica indirettamente che<br />

questo potrebbe essere il punto più debole dell’asse corporeo in relazione ai tipi di<br />

forze trasmesse. Infatti,si potrebbe ipotizzare che la correlazione positiva tra i valori di<br />

MoR e di VDM lungo il tratto spinale T10-L1 sia un ulteriore tentativo biologico ed<br />

evoluzionistico di rafforzare l’asse corporeo a quel livello. Come conferma indiretta di<br />

quanto suddetto, la vertebra C2 è riportata essere quella più soggetta a fratture a livello<br />

della regione cervicale (Slatter, 2003) - e i nostri dati confermano tale andamento - e<br />

tale vertebra mostra in tutti i soggetti esaminati i valori più alti di VMD; è però vero<br />

che i valori più alti di MoR a livello di vertebre cervicali si verificano più caudalmente<br />

rispetto all’epistrofeo. Una spiegazione complementare per il picco di VMD a livello<br />

di C2 potrebbe essere la particolarità dell’articolazione atlanto-epistrofea (legamenti e<br />

inserzioni muscolari).<br />

Siamo ben consci che ogni lesione vertebrale di tipo traumatico è lo specifico risultato<br />

di fattori individuali quali la posizione dell’animale al momento dell’impatto e il tipo<br />

di forze trasmesse e che ulteriori specifici studi biomeccanici siano necessari per<br />

comprendere meglio le dinamiche delle forze di piegamento vertebrale; in ogni caso,<br />

crediamo che le ricerche che uniscono gli studi meccanici con valutazioni<br />

morfometrico-densitometriche potrebbero far luce su ulteriori aspetti attinenti alla<br />

patofisiologia del trauma spinale canino.<br />

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