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La Fatica-Corrosione di Assili Ferroviari: Analisi ... - NDT.net

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LA FATICA-CORROSIONE DI ASSILI FERROVIARI: ANALISI<br />

SPERIMENTALE E MODELLAZIONE<br />

S. Beretta 1 , M. Carboni 2 , A. Lo Conte<br />

Politecnico <strong>di</strong> Milano, Dipartimento <strong>di</strong> Meccanica. Via <strong>La</strong> Masa 1, 20156 Milano, Italia<br />

1 Tel.: 02 2399 8246 – Fax: 02 2399 8202 – Email: stefano.beretta@polimi.it (relatore)<br />

2 Tel.: 02 2399 8253 – Fax: 02 2399 8202 – Email: michele.carboni@polimi.it (riferimento)<br />

SOMMARIO<br />

Negli ultimi anni, la fatica-corrosione è <strong>di</strong>ventata uno dei fattori più importanti alla base<br />

del ce<strong>di</strong>mento in esercizio <strong>di</strong> assili ferroviari. A <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> ciò, il fenomeno non è ancora<br />

stato stu<strong>di</strong>ato e capito approfon<strong>di</strong>tamente e, tantomeno, è previsto dalla maggior parte<br />

delle normative vigenti per il progetto <strong>di</strong> assili ferroviari.<br />

Nella presente memoria vengono mostrati i risultati <strong>di</strong> una sperimentazione de<strong>di</strong>cata<br />

condotta allo scopo <strong>di</strong> riprodurre, in laboratorio, il fenomeno della corrosione-fatica<br />

considerando sia provini in piccola scala, sia assili in scala reale. I dati ottenuti hanno<br />

innanzitutto permesso <strong>di</strong> sviluppare un modello semi-analitico per la previsione <strong>di</strong> vita <strong>di</strong><br />

assili ferroviari in servizio in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ambiente leggermente aggressivo<br />

(caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> pioggia acida). In secondo luogo, la sperimentazione sta<br />

attualmente permettendo <strong>di</strong> definire una metodologia CND per assili in esercizio basata<br />

sulle correnti indotte i cui primi risultati sembrano incoraggianti.<br />

Parole chiave: acciaio A1T, assili ferroviari, fatica-corrosione, correnti indotte<br />

1. INTRODUZIONE<br />

<strong>La</strong> fatica è uno dei fenomeni più importanti alla base del degrado strutturale e del<br />

ce<strong>di</strong>mento degli assili ferroviari durante il servizio. Considerando l’applicazione<br />

dell’approccio “Damage Tolerant” alla progettazione <strong>di</strong> assili ferroviari, Zerbst et al. [1]<br />

hanno elencato i punti critici <strong>di</strong> cui è necessario tenere conto. Tra questi, gli autori della<br />

presente memoria hanno contribuito alla comprensione del comportamento a propagazione<br />

in aria <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti acciai per assili [2] e alla sua descrizione statistica [3], alla<br />

determinazione del fattore <strong>di</strong> intensificazione degli sforzi <strong>di</strong> cricche posizionate nelle<br />

tipiche transizioni geometriche [4] e all’influenza delle curve <strong>di</strong> “Probability of Detection”<br />

(POD) del metodo non <strong>di</strong>struttivo adottato sugli intervalli manutentivi <strong>di</strong> ispezione [5].<br />

Recenti esperienze su assili ferroviari hanno mostrato che anche la corrosione è un fattore<br />

chiave se vanno garantiti costi e sicurezza ([6], [7]). Anche quando gli assili vengono<br />

eserciti nei limiti dei carichi <strong>di</strong> progetto, il ce<strong>di</strong>mento può avvenire per l’azione sinergica<br />

<strong>di</strong> corrosione e fatica. Tale sinergia non è ancora ben compresa ed esiste la necessità <strong>di</strong><br />

derivare dati <strong>di</strong> propagazione in ambiente corrosivo, <strong>di</strong> definire opportuni criteri <strong>di</strong><br />

ispezione perio<strong>di</strong>ca e <strong>di</strong> sviluppare meto<strong>di</strong> CND per tale ispezione in esercizio,<br />

specialmente considerando che il fenomeno non è ancora incluso in nessuna normativa <strong>di</strong>


progetto. In pubblicazioni recenti ([8], [9]), gli autori hanno chiaramente mostrato che la<br />

presenza <strong>di</strong> un ambiente leggermente aggressivo, come acqua piovana artificiale, è in<br />

grado <strong>di</strong> favorire significativamente la propagazione <strong>di</strong> cricche, <strong>di</strong>minuendo<br />

drammaticamente la vita degli assili. In [9], gli autori analizzano anche la transizione da<br />

cratere a cricca ed il meccanismo <strong>di</strong> propagazione nell’ottica <strong>di</strong> descrivere e prevedere i<br />

dati <strong>di</strong> propagazione in fatica-corrosione me<strong>di</strong>ante una versione mo<strong>di</strong>ficata del modello <strong>di</strong><br />

Murtaza e Akid [10].<br />

Nella presente memoria, vengono descritti i test <strong>di</strong> fatica-corrosione eseguiti, nell’ambito<br />

del progetto T728 <strong>di</strong> RSSB (UK), su assili in scala reale e poi utilizzati per validare il<br />

modello pre<strong>di</strong>ttivo descritto in [9]. Inoltre, gli stessi test stanno attualmente permettendo <strong>di</strong><br />

definire una metodologia CND per assili in esercizio basata sulle correnti indotte.<br />

2. DESCRIZIONE DEL MODELLO PREDITTIVO<br />

Il materiale considerato è un acciaio A1T (simile ad un C45 temprato) utilizzato nella<br />

produzione <strong>di</strong> assili ferroviari britannici. <strong>La</strong> matrice è ferritico-perlitica con grano ferritico<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 20-40 m. Le caratteristiche meccaniche sono: carico <strong>di</strong> rottura 620 MPa,<br />

carico <strong>di</strong> snervamento 390 MPa e allungamento a rottura 14.8%.<br />

Le misure <strong>di</strong> propagazione <strong>di</strong> cricca sono state eseguite durante i test <strong>di</strong> fatica-corrosione<br />

su provini a clessidra in piccola scala (Fig. 1a). Gli esperimenti sono stati condotti<br />

me<strong>di</strong>ante uno schema (Fig. 1b) <strong>di</strong> flessione rotante (R=-1) su quattro punti adottando =<br />

400 MPa, = 320 MPa e = 240 MPa e continuamente versando sul provino acqua<br />

piovana artificiale la cui composizione chimica è stata derivata dalla letteratura [11].<br />

Durante i test, il pH, la conducibilità elettrica e la temperatura della soluzione sono state<br />

monitorate quoti<strong>di</strong>anamente e mantenute costanti, mentre il potenziale elettrico <strong>di</strong> libera<br />

corrosione è stato monitorato con continuità me<strong>di</strong>ante un elettrodo Ag/AgCl.<br />

(a) (b)<br />

Figura 1 – Esperimenti su provini in piccola scala: a) <strong>di</strong>segno del provino; b) schema<br />

dell’apparato sperimentale.<br />

Figura 2a confronta i dati sperimentali ottenuti con le curve da/dN-K in aria derivate, a<br />

R=0.7 e R=-1, da provini SE(B) (lunghezza 110 mm, larghezza 24 mm, spessore 12 mm e<br />

intaglio iniziale 8 mm). E’ interessante notare che, nelle prove in ambiente corrosivo, non<br />

è stato possibile in<strong>di</strong>viduare alcuna soglia <strong>di</strong> propagazione e che da una certa profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />

cricca (a > 2 mm) la velocità <strong>di</strong> propagazione si avvicina a quella del comportamento in<br />

aria.<br />

Allo scopo <strong>di</strong> prevedere la fatica-corrosione <strong>di</strong> assili in A1T, il modello <strong>di</strong> Murtaza e Akid<br />

[10] è stato mo<strong>di</strong>ficato in modo <strong>di</strong> tenere conto della <strong>di</strong>pendenza della velocità <strong>di</strong>


propagazione dal livello <strong>di</strong> carico applicato. Tale modello è applicabile a cricche che più<br />

lunghe della <strong>di</strong>mensione micro-strutturale del materiale e può essere scritto come segue:<br />

da <br />

<br />

<br />

<br />

dN <br />

<br />

B<br />

n<br />

da<br />

<br />

a B <br />

n<br />

a<br />

dN<br />

dove B, e n sono parametri empirici derivabili interpolando i dati sperimentali ottenuti a<br />

<strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong> carico. E’ interessante aggiungere che il modello ha anche permesso <strong>di</strong><br />

descrivere il <strong>di</strong>agramma S-N in ambiente corrosivo (Fig. 2b, [9]).<br />

(a) (b)<br />

Figura 2 – Risultati degli esperimenti: a) confronto tra dati <strong>di</strong> propagazione in ambiente<br />

corrosivo ed in aria; b) <strong>di</strong>agramma S-N in ambiente corrosivo e sua previsione me<strong>di</strong>ante<br />

modello <strong>di</strong> propagazione.<br />

3. PROVE DI FATICA-CORROSIONE SU ASSILI IN SCALA REALE<br />

Test <strong>di</strong> fatica-corrosione sono stati condotti anche su assili in scala reale. <strong>La</strong> geometria del<br />

provino è mostrata in Figura 3a. Una regione a forma <strong>di</strong> clessidra è stata realizzata vicino<br />

alla portata centrale per facilitare localmente l’applicazione dell’ambiente corrosivo. Nelle<br />

prove in scala reale, lo schema <strong>di</strong> carico è assimilabile ad una flessione rotante su tre punti<br />

(Fig. 3b).<br />

(a) (b)<br />

Figura 3 – Set-up delle prove <strong>di</strong> fatica-corrosione su assili: a) <strong>di</strong>segno del provino; b)<br />

schema dell’apparato <strong>di</strong> prova.<br />

Gli assili testi sono stati assoggettati allo stesso ambiente corrosivo e agli stessi<br />

monitoraggi dei provini in piccola scala. In Figura 4a è riportato lo schema del telaio<br />

utilizzato per sorreggere il sistema <strong>di</strong> irrigazione, mentre Figura 4b mostra il sistema in<br />

<br />

(1)


funzione insieme all’elettrodo <strong>di</strong> riferimento Ag/AgCl per la misura del potenziale <strong>di</strong><br />

libera corrosione.<br />

(a) (b)<br />

Figura 4 – Applicazione dell’ambiente corrosivo agli assili: a) telaio <strong>di</strong> supporto del<br />

sistema <strong>di</strong> irrigazione; b) sistema in funzione ed elettrodo <strong>di</strong> riferimento.<br />

Due assili sono stati testati durante la campagna <strong>di</strong> prova. Il primo è stato sollecitato con<br />

un carico ad ampiezza costante pari a 160 MPa nel <strong>di</strong>ametro minore della clessidra; il<br />

secondo è invece stato testato con un carico ad ampiezza variabile rappresentativo del<br />

normale esercizio su linee britanniche. Entrambe le prove sono state condotte ad una<br />

frequenza costante e pari a 8 Hz (corrispondente ad una velocità del treno pari a circa 90<br />

km/h), a temperatura ambiente e in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> libera corrosione.<br />

L’evoluzione del danneggiamento da fatica-corrosione è stato monitorato me<strong>di</strong>ante<br />

repliche in acetato applicate su piccole aree posizionate ad intervalli <strong>di</strong> 45° lungo la<br />

circonferenza minima della clessidra. In particolare, ad intervalli regolari, i test sono stati<br />

interrotti e lo strato rugginoso (Fig. 5a mostra un esempio) rimosso in modo da accedere<br />

alla superficie. Le repliche sono state poi osservate al microscopio ottico allo scopo <strong>di</strong><br />

misurare la <strong>di</strong>mensione dei crateri e la lunghezza delle cricche formatesi. In particolare, è<br />

stata osservata, sulla superficie esposta all’ambiente corrosivo, un’elevata densità <strong>di</strong><br />

piccole cricche già nelle fasi iniziali dei test.<br />

(a) (b)<br />

Figura 5 – Prove <strong>di</strong> fatica-corrosione su assili: a) con<strong>di</strong>zione superficiale all’inizio <strong>di</strong> uno<br />

step <strong>di</strong> misura; b) applicazione delle particelle mag<strong>net</strong>iche alla fine del test ad ampiezza<br />

variabile.<br />

Il test ad ampiezza costante si è concluso con il ce<strong>di</strong>mento a 9.4x10 6 cicli. Il controllo con<br />

particelle mag<strong>net</strong>iche ha rivelato la presenza <strong>di</strong> due cricche dominanti (la principale lunga<br />

circa 110 mm) caratterizzate da un andamento a zig-zag e un elevato numero <strong>di</strong> cricche


<strong>di</strong>stribuite uniformemente e aventi <strong>di</strong>mensione dell’or<strong>di</strong>ne del millimetro (Fig. 5b). <strong>La</strong><br />

morfologia del danneggiamento è risultata molto simile alle in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> letteratura [6]<br />

per assili realmente eserciti. L’applicazione del modello mostrato in Eq. (1) ha permesso<br />

<strong>di</strong> prevedere una vita per l’assile testato ad ampiezza costante pari a 6.3x10 6 cicli, ovvero<br />

una <strong>di</strong>fferenza, rispetto ai cicli del ce<strong>di</strong>mento, inferiore alla deviazione standard<br />

sperimentale osservata dai provini in piccola scala [9].<br />

Il test ad ampiezza variabile è stato interrotto a 14.6x10 6 cicli, che corrispondono a circa il<br />

50% della vita stimata dall’Eq. (1). In questo caso, le particelle mag<strong>net</strong>iche hanno rivelato<br />

<strong>di</strong>versi cluster, non uniformemente <strong>di</strong>stribuiti, <strong>di</strong> cricche <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione dell’or<strong>di</strong>ne del<br />

millimetro. In particolare, è importante aggiungere che la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> cricca stimata<br />

dall’Eq. (1) al numero <strong>di</strong> cicli <strong>di</strong> interruzione della prova è risultato essere pari a 1.4 mm a<br />

fronte <strong>di</strong> una misura me<strong>di</strong>a delle cricche sperimentali <strong>di</strong> 1.5 mm.<br />

4. ISPEZIONE DELLA FATICA-CORROSIONE CON CORRENTI INDOTTE<br />

Le ispezioni me<strong>di</strong>ante correnti indotte sono state eseguite in concomitanza con le repliche<br />

plastiche utilizzando una centralina Nortec 1000S+ equipaggiata con una sonda assoluta<br />

avente un intervallo <strong>di</strong> frequenze <strong>di</strong> lavoro pari a 500-1000 kHz. Nell’ottica <strong>di</strong> rendere<br />

ripetibile il posizionamento, è stato adottato lo stesso telaio (Fig. 4a) utilizzato per il<br />

sistema <strong>di</strong> irrigazione insieme ad un portasonda de<strong>di</strong>cato. Il telaio è stato posizionato<br />

all’inizio della prova e mai spostato. Inoltre, questo approccio ha permesso <strong>di</strong> velocizzare<br />

le prove perché ha reso possibile il solo scambio del sistema <strong>di</strong> irrigazione con la sonda<br />

invece <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare profondamente l’intero apparato nelle fasi <strong>di</strong> misura. <strong>La</strong> ripetibilità<br />

del lift-off è invece stata garantita adottando una configurazione <strong>di</strong> ispezione a contatto,<br />

dove il contatto è stato mantenuto dal peso proprio della sonda e del portasonda (Fig. 6).<br />

Figura 6 – Applicazione della sonda a correnti indotte all’assile in scala reale.<br />

Infine, la calibrazione della frequenza <strong>di</strong> lavoro è stata eseguita utilizzando un <strong>di</strong>fetto<br />

artificiale noto posizionato in un provino in A1T, scandendo tutto il campo <strong>di</strong> frequenze <strong>di</strong><br />

lavoro e cercando la massima sensibilità in termini della frequenza generante il maggiore<br />

<strong>di</strong>ametro della circonferenza circoscritta al <strong>di</strong>agramma polare. Tale frequenza è risultata<br />

essere 500 kHz.<br />

Le misure con le correnti indotte sono consistite nell’acquisizione del loro responso lungo<br />

una rivoluzione completa (360°) dell’assile: ciò significa che le eventuali cricche sono<br />

state ispezionate longitu<strong>di</strong>nalmente (Fig. 5b). <strong>La</strong> velocità <strong>di</strong> rotazione dell’assile durante le<br />

ispezioni è stata impostata a 1 rpm. Figura 7 mostra, come esempio del test ad ampiezza<br />

costante, il confronto delle misure ottenute a 0 e 1.4x10 6 cicli impostando un guadagno<br />

pari a 55 dB.


(a) (b)<br />

Figura 7 – Esempio <strong>di</strong> misure con correnti indotte ottenute dal test ad ampiezza costante<br />

(guadagno impostato a 55 dB): a) 0 cicli; b) 1.4x10 6 cicli.<br />

L’analisi sistematica delle risposte delle correnti indotte in termini del <strong>di</strong>ametro della<br />

circonferenza circoscritta al <strong>di</strong>agramma polare è riportata in Figura 8 per entrambi i test.<br />

E’ interessante notare che a 0 cicli la variazione <strong>di</strong> impedenza non è nulla: ciò può essere<br />

attribuito alle <strong>di</strong>somogeneità micro-strutturali intrinseche del materiale. Entrambe le prove<br />

hanno inoltre mostrato un andamento simile costituito da due regioni <strong>di</strong>stinte: la prima,<br />

che termina a circa il 10% del numero <strong>di</strong> cicli a rottura, mostra un aumento della<br />

variazione <strong>di</strong> impedenza dovuta alla formazione dei crateri <strong>di</strong> corrosione e all’innesco<br />

delle cricche; la seconda, invece, suggerisce una sorta <strong>di</strong> saturazione dove la variazione <strong>di</strong><br />

impedenza rimane costante col numero <strong>di</strong> cicli. Questo comportamento è risultato più<br />

evidente nel caso del test ad ampiezza costante a causa <strong>di</strong> una deviazione standard<br />

significativamente più bassa rispetto a quella del testa d ampiezza variabile che, d’altro<br />

canto, ha però mostrato una maggiore sensibilità.<br />

(a) (b)<br />

Figura 8 – Andamento delle misure con correnti indotte.<br />

5. DISCUSSIONE ED INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI<br />

Nell’ottica <strong>di</strong> investigare la risposte delle correnti indotte alla fatica-corrosione, la regione<br />

a clessidra dell’assile provato ad ampiezza costante è stata rimossa e <strong>di</strong>versi settori in<br />

piccola scala sono stati ottenuti dalla sua superficie (Fig. 9). Tali settori sono stati<br />

leggermente snervati me<strong>di</strong>ante un apparato <strong>di</strong> flessione a tre punti in modo da aprire<br />

permanentemente le cricche <strong>di</strong> fatica-corrosione. Successivamente, ad alcuni dei settori è<br />

stata applicata una procedura <strong>di</strong> pulitura chimica basata sulla normativa ASTM G1-03. In<br />

particolare, tali settori sono stati immersi in una soluzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ammonio citrato per 20


minuti a 75°C. Figure 9c e 9d mostrano l’osservazione al SEM <strong>di</strong> uno dei settori<br />

rispettivamente dopo lo snervamento e dopo la pulitura chimica.<br />

(a) (b)<br />

(c) (d)<br />

Figura 9 – a) Estrazione dei settori superficiali della regione a clessidra del provino testato<br />

ad ampiezza costante; b) superficie <strong>di</strong> frattura finale dello stesso provino; c) superficie <strong>di</strong><br />

un settore snervato; d) superficie dello stesso settore snervato dopo pulitura chimica.<br />

Come è possibile osservare, il danneggiamento, almeno alla fine del test, mostra<br />

caratteristiche morfologicamente molto complesse consistenti in un cluster molto denso <strong>di</strong><br />

cricche coalescenti da fatica-corrosione. Per questa ragione, è stato ritenuto importante<br />

analizzare quante cricche sono presenti contemporaneamente nell’area <strong>di</strong> ispezione della<br />

sonda a correnti indotte me<strong>di</strong>ante un esperimento de<strong>di</strong>cato. In particolare, la cricca <strong>di</strong><br />

fatica presente in un provino C(T) prodotto in A1T è stata longitu<strong>di</strong>nalmente ispezionata<br />

utilizzando lo stesso set-up adottato per gli assili in scala reale (Fig. 10a). Il raggio <strong>di</strong><br />

ispezione è stato definito come la <strong>di</strong>stanza tra il centro della sonda e l’apice della cricca<br />

nel momento in cui alcuna variazione <strong>di</strong> impedenza è stata più osservata nel <strong>di</strong>agramma<br />

polare. Nel caso della sonda assoluta considerata, tale <strong>di</strong>stanza è risultata essere apri a 2.06<br />

mm ed la corrispondente area <strong>di</strong> ispezione è mostrata in Figura 10b sullo stesso settore già<br />

mostrato in Figura 9. Come si può osservare, <strong>di</strong>verse cricche vengono ispezionate<br />

contemporaneamente e si può concludere che: i) all’inizio della prova, poche cricche<br />

piccole influenzano il responso della sonda, mentre una saturazione viene raggiunta con il<br />

loro aumento <strong>di</strong> numero e <strong>di</strong>mensione perché il cluster <strong>di</strong>viene molto complesso; ii)<br />

simulazioni numeriche o analitiche del fenomeno <strong>di</strong> ispezione si preannunciano molto<br />

complicate.<br />

Un altro settore proveniente dalla regione a clessidra è stato invece sezionato<br />

longitu<strong>di</strong>nalmente e lucidato a specchio, senza applicare snervamento e pulitura chimica,<br />

nell’ottica <strong>di</strong> analizzare la profon<strong>di</strong>tà delle cricche da fatica-corrosione alla fine del test.<br />

Figura 11 mostra questa analisi che ha permesso <strong>di</strong> quantificare la me<strong>di</strong>a della profon<strong>di</strong>tà<br />

delle cricche da fatica-corrosione in circa 200 m. E’ anche molto importante notare che le<br />

cricche sono riempite <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong>: questo è certamente un altro fattore <strong>di</strong> elevata complessità<br />

nella modellazione analitica e numerica del fenomeno.


(a) (b)<br />

Figura 10 – Raggio <strong>di</strong> ispezione della sonda assoluta adottata: a) determinazione<br />

sperimentale me<strong>di</strong>ante provino C(T) criccato; b) confronto tra il raggio <strong>di</strong> ispezione e il<br />

danneggiamento superficiale alla fine del test ad ampiezza costante.<br />

(a) (b)<br />

Figura 11 – <strong>Analisi</strong> della profon<strong>di</strong>tà delle cricche da fatica-corrosione: a) sezione<br />

longitu<strong>di</strong>nale <strong>di</strong> un settore dell’assile; b) dettaglio delle cricche da fatica-corrosione.<br />

Nell’ottica <strong>di</strong> giustificare la <strong>di</strong>rezione longitu<strong>di</strong>nale <strong>di</strong> ispezione delle cricche, alcune<br />

simulazioni numeriche sono state eseguite me<strong>di</strong>ante il software de<strong>di</strong>cato CIVA 10.0. <strong>La</strong><br />

sonda assoluta è quin<strong>di</strong> stata modellata in tutti i suoi dettagli e ipotizzata lavorante alla<br />

frequenza <strong>di</strong> 500 kHz, mentre, volendo effettuare un’analisi <strong>di</strong> confronto, una singola<br />

cricca è stata introdotta in una lastra in A1T. Sono poi state simulate sia l’ispezione<br />

trasversale, sia quella longitu<strong>di</strong>nale (Fig. 12).<br />

(a) (b)<br />

(c) (d)<br />

Figura 12 – Valutazione della migliore <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> scansione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fetto.


Come si può osservare dai <strong>di</strong>agrammi polari, la fase delle risposte sono molto simili (-43°<br />

per l’ispezione trasversale, -49° per quella longitu<strong>di</strong>nale), mentre i moduli sono<br />

significativamente <strong>di</strong>fferenti: 1.072 mV per l’ispezione trasversale e 3.77 mV per la<br />

longitu<strong>di</strong>nale così confermando la scelta delle ispezioni longitu<strong>di</strong>nali.<br />

6. CONCLUSIONI<br />

I risultati della presente ricerca possono essere così riassunti: i) gli assili in scala reale<br />

provati in laboratorio hanno sviluppato una morfologia <strong>di</strong> danneggiamento molto simile a<br />

quella osservata su assili in esercizio da latri autori; ii) il modello <strong>di</strong> propagazione<br />

sviluppato ha dato una previsione sufficientemente precisa degli assili in scala reale<br />

provati; iii) l’applicazione delle correnti indotte ha mostrato un andamento simile per le<br />

due prove eseguite: inizialmente l’andamento della variazione <strong>di</strong> impedenza è in crescendo<br />

con il numero <strong>di</strong> cicli, dal 10% della vita attesa si osserva una saturazione; iv)<br />

generalmente, cluster <strong>di</strong> cricche sono presenti nell’area <strong>di</strong> ispezione della sonda a correnti<br />

indotte. Tali cricche sono caratterizzate da profon<strong>di</strong>tà in me<strong>di</strong>a pari a 200 m e sono<br />

riempite <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong>.<br />

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />

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