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LA TRASFORMAZIONE EDUCATIVA IN PINOCCHIO DI COLLODI di ...

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UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE <strong>DI</strong> MI<strong>LA</strong>NO<br />

Facoltà <strong>di</strong> Scienze della Formazione<br />

<strong>LA</strong> <strong>TRASFORMAZIONE</strong> <strong>EDUCATIVA</strong> <strong>IN</strong> P<strong>IN</strong>OCCHIO<br />

<strong>DI</strong> COLLO<strong>DI</strong><br />

Tesi <strong>di</strong> Laurea <strong>di</strong>:<br />

<strong>di</strong> Virginia Defen<strong>di</strong><br />

Matr. Nr. 2403536<br />

Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Renata Lollo<br />

Correlatore: Dott.ssa Sabrina Maria Fava<br />

Anno Accademico 2004-2005<br />

1


<strong>IN</strong><strong>DI</strong>CE<br />

PREMESSA pag. 3<br />

Capitolo 1 : CENNI BIOGRAFICI 5<br />

Capitolo 2 : DAL<strong>LA</strong> TRADUZIONE COLLO<strong>DI</strong>ANA DELLE FIABE <strong>DI</strong><br />

PERRAULT A LE AVVENTURE <strong>DI</strong> P<strong>IN</strong>OCCHIO 16<br />

2.1-LE OPERE M<strong>IN</strong>ORI PER I RAGAZZI <strong>DI</strong> COLLO<strong>DI</strong> 16<br />

2.2 -I RACCONTI DELLE FATE 24<br />

2.3 -GIANNETT<strong>IN</strong>O E M<strong>IN</strong>UZZOLO 29<br />

2.4 -STORIE ALLEGRE 32<br />

2.4.1-L’omino anticipato ossia la storia <strong>di</strong> tutti quei ragazzi che vogliono parere<br />

uomini prima del tempo 33<br />

2.4.2-Pipì o lo scimmiottino color <strong>di</strong> rosa 35<br />

2.5 -IL E P<strong>IN</strong>OCCHIO 38<br />

2.6 -LE AVVENTURE <strong>DI</strong> P<strong>IN</strong>OCCHIO <strong>IN</strong> VOLUME 41<br />

2.7 -IL NARRATORE 42<br />

Capitolo 3 : LE TRASFORMAZIONI: METAFORA <strong>DI</strong> CRESCITA<br />

ATTRAVERSO L’<strong>IN</strong>SIEME DELLE RE<strong>LA</strong>ZIONI VISSUTE DA<br />

P<strong>IN</strong>OCCHIO 44<br />

3.1-I PERSONAGGI 44<br />

3.1.1-Falsi oppositori e falsi aiutanti <strong>di</strong> Pinocchio 46<br />

3.2-PERSONAGGI COSTANTI NEL<strong>LA</strong> VITA <strong>DI</strong> P<strong>IN</strong>OCCHIIO 48<br />

3.2.1-Geppetto 48<br />

3.2.2-Grillo-Parlante e gli altri animali ammonitori 52<br />

3.2.3-Il Gatto e la Volpe 53<br />

3.2.4-La Bambina dai capelli turchini, ovvero, la Fata 55<br />

3.2.5-Lucignolo 56<br />

3.3-TEMI PR<strong>IN</strong>CIPALI NEL RACCONTO COLLO<strong>DI</strong>ANO 57<br />

3.3.1-Il viaggio 58<br />

3.3.2-La bugia 60<br />

2


3.3.3-La morte pag. 65<br />

3.4-P<strong>IN</strong>OCCHIO E <strong>LA</strong> METAMORFOSI 73<br />

3.5 -P<strong>IN</strong>OCCHIO E LE DUE METAMORFOSI APPARENTI 75<br />

3.6-P<strong>IN</strong>OCCHIO E LE QUATTRO METAMORFOSI REALI . 78<br />

3.6.1-Prima metamorfosi reale: da legno a burattino<br />

(dal capitolo I al capitolo XXXI) 79<br />

3.6.2-Seconda metamorfosi reale: da burattino a ciuchino, (dal capitolo XXXII<br />

al capitolo XXXIII) 82<br />

3.6.3-Terza metamorfosi reale: da ciuchino a burattino, (dal capitolo XXXIV<br />

al capitolo XXXV) 85<br />

3.6.4-Quarta metamorfosi reale: da burattino, a bambino, (capitolo XXXVI) 87<br />

CONCLUSIONI 96<br />

BIBLIOGRAFIA 99<br />

3


PREMESSA<br />

“Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino”, è un romanzo che, fin<br />

dalla mia più tenera età, mi è molto caro. Il suo protagonista, in modo particolare,<br />

mi ha sempre affascinato, accompagnandomi, grazie alle situazioni<br />

rocambolesche che vive, nella crescita. In anni successivi, -nel periodo<br />

dell’adolescenza e, oltre-, l’opera collo<strong>di</strong>ana, mi ha aiutata, attraverso la risata, a<br />

superare momenti <strong>di</strong>fficili.<br />

Proprio la costante presenza, nella mia vita, <strong>di</strong> un testo che, ad un’analisi<br />

superficiale, risulta scritto solo per l’infanzia, mi ha portata a riflettere, su più<br />

punti, i quali sono alla base <strong>di</strong> questa tesi. Il romanzo collo<strong>di</strong>ano, -e Pinocchio, in<br />

particolare-, perde in attrattiva, per lettori che <strong>di</strong>ventano adulti? O, invece, -come<br />

personalmente ritengo-, acquista nuovo fascino, perché, porta chi lo legge a<br />

rivivere il proprio lato fanciullesco?<br />

Con il presente elaborato desidero dare risposta a questi quesiti, analizzando,<br />

con gli occhi dell’adulta, il capolavoro <strong>di</strong> Carlo Collo<strong>di</strong>, cercando, per quanto<br />

possibile, <strong>di</strong> non rovinarne la poesia.<br />

La scelta <strong>di</strong> porre l’attenzione del presente lavoro, sul protagonista del<br />

romanzo, è stata dettata, -oltre che, da un mio profondo affetto nei suoi confronti-<br />

, soprattutto dall’immensa curiosità che, ancor oggi, suscita in me. Infatti, se, da<br />

bambina restavo incantata <strong>di</strong> fronte alle illustrazioni, -che ritraggono Pinocchio<br />

nelle situazioni più assurde-, mentre qualcun altro mi leggeva la storia, oggi,<br />

concentro il mio interesse sul percorso evolutivo che, il protagonista intraprende,<br />

fin dall’inizio della storia.<br />

Ed è così che ho sviluppato questa ricerca atta ad in<strong>di</strong>viduare, ed esaminare,<br />

le fasi che hanno portato un pezzo <strong>di</strong> legno a <strong>di</strong>ventare un ragazzino in carne ed<br />

ossa.<br />

Il presente lavoro è composto da due parti.<br />

4


Nella prima parte considero l’autore del romanzo. Benché, infatti, Carlo<br />

Lorenzini sia noto in tutto il mondo proprio per aver dato vita a Pinocchio, meno<br />

conosciuto appare l’iter che ha portato l’autore fiorentino a scrivere per<br />

l’infanzia. Dopo una breve biografia generale, (capitolo I), sviluppo, in maniera<br />

più specifica, l’ultimo periodo lavorativo <strong>di</strong> Collo<strong>di</strong>, -dal 1875 al 1890-, perché,<br />

vi è il passaggio dal giornalismo per adulti, -mai abbandonato-, al <strong>di</strong>ventare<br />

autore per l’infanzia, (capitolo II). In questo secondo capitolo, in particolare,<br />

prendo in esame le opere collo<strong>di</strong>ane, per l’infanzia, precedenti e successive,<br />

all’elaborazione <strong>di</strong> “Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino”,<br />

analizzandone le moltissime similitu<strong>di</strong>ni riscontrabili.<br />

La seconda parte della tesi, (capitolo III), è costituita, invece, dalla sezione<br />

de<strong>di</strong>cata all’osservazione del testo. Inizialmente, infatti, analizzo parte dei<br />

personaggi, -e le loro funzioni all’interno della storia-, che ruotano intorno a<br />

Pinocchio. Successivamente, in<strong>di</strong>co e analizzo le tematiche, per me, principali del<br />

romanzo. Infine, stu<strong>di</strong>o le varie trasformazioni <strong>di</strong> Pinocchio, che segnano un vero<br />

e proprio percorso <strong>di</strong> crescita del personaggio. Mi sembra che un’operazione <strong>di</strong><br />

questo genere, non possa essere portata a termine senza una forte sintesi fra la<br />

<strong>di</strong>mensione letteraria e la coscienza pedagogica implicita nell’opera: è quanto mi<br />

propongo <strong>di</strong> realizzare mentre valuto i processi <strong>di</strong> trasformazione e <strong>di</strong> crescita del<br />

personaggio principale.<br />

5


Capitolo 3:.LE TRASFORMAZIONI: METAFORA <strong>DI</strong> CRESCITA<br />

ATTRAVERSO L’<strong>IN</strong>SIEME DELLE RE<strong>LA</strong>ZIONI VISSUTE DA<br />

P<strong>IN</strong>OCCHIO<br />

Prima <strong>di</strong> aprire l’ampia pagina che riguarda il percorso formativo del<br />

protagonista collo<strong>di</strong>ano, -vero fulcro <strong>di</strong> questo progetto <strong>di</strong> ricerca-, non si può<br />

esimersi dall’esaminare, da una parte, i personaggi che ruotano attorno a<br />

Pinocchio, dall’altra, le principali tematiche che si possono evidenziare<br />

avvicinandosi a, “Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino”. Prendere in<br />

considerazione entrambi questi aspetti risulta fondamentale per la ricerca stessa.<br />

Infatti, analizzare parte degli altri personaggi, -e le relative funzioni, rispetto<br />

al protagonista-, aiuta a comprendere meglio l’evoluzione <strong>di</strong> Pinocchio<br />

soprattutto rispetto la costruzione, -ed il mantenimento-, <strong>di</strong> rapporti interpersonali<br />

durante l’arco dell’intero svolgersi della sua vita.<br />

In<strong>di</strong>viduare, ed analizzare, le tematiche principali contenute nel romanzo<br />

collo<strong>di</strong>ano è, altrettanto, importante, perché, è, <strong>di</strong> fatto, la base da cui partire per<br />

esaminare il percorso <strong>di</strong> Pinocchio.<br />

3.1-I PERSONAGGI<br />

Leggendo il racconto, “Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino”, si<br />

trovano tre generi <strong>di</strong> personaggi:<br />

umani<br />

interme<strong>di</strong>, (come lo stesso Pinocchio)<br />

animali<br />

È da <strong>di</strong>re che, rispetto la presentazione, -e la descrizione-, d’alcuni<br />

personaggi, Collo<strong>di</strong> è umoristicamente esplicito.<br />

6


Spesse volte, “affibbia” ai personaggi dei soprannomi, prendendo spunto da<br />

alcuni <strong>di</strong>fetti, o ancora, da qualche vizio, come per l’anziano falegname,<br />

mastr’Antonio, -detto, “maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che<br />

era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura” 1 -, che oltre ad amare<br />

una vita tranquilla, forse adora ancora <strong>di</strong> più bere vino.<br />

Inoltre, lo scrittore, delinea i comportamenti <strong>di</strong> certi personaggi, positivi o<br />

negativi, -veri o presunti tali-, basandosi sull’aspetto fisico, come nel caso del<br />

tirannico burattinaio Mangiafoco, ”(…), un omone così brutto, che metteva paura<br />

soltanto a guardarlo”, con, “(…) una barbaccia nera (…)” 2 .<br />

Figura 1 Capitolo X, “I burattini riconoscono il loro fratello Pinocchio e gli fanno una<br />

gran<strong>di</strong>ssima festa; ma sul più bello, esce fuori il burattinaio Mangiafoco e Pinocchio corre il<br />

pericolo <strong>di</strong> fare una brutta fine.”, illustrazione originale <strong>di</strong> Enrico Mazzanti<br />

1 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 3<br />

2 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 40<br />

7


Per ciò che concerne la definizione delle funzioni dei molti personaggi, nei<br />

riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pinocchio, si può fare, -come si vedrà più avanti in dettaglio-,<br />

un’ulteriore <strong>di</strong>stinzione tra:<br />

aiutanti<br />

oppositori.<br />

Nella vasta gamma dei personaggi presenti nel racconto, sono ben pochi,<br />

però, quelli che, appaiono come sono realmente.<br />

Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, si possono avere delle<br />

caratterizzazioni ambigue, ad esempio, loschi figuri dal cuore tenero, (in altre<br />

parole, falsi oppositori), oppure, personaggi che si proclamano armati delle<br />

migliori intenzioni, nei confronti del burattino, mentre poi, mostrano il loro vero<br />

volto, (falsi aiutanti).<br />

3.1.1-Falsi oppositori e falsi aiutanti <strong>di</strong> Pinocchio<br />

I falsi oppositori, -solo per citarne alcuni-, sono: il burattinaio Mangiafoco,<br />

il quale, prima vuole bruciare Pinocchio, poi invece, si <strong>di</strong>mostra compassionevole<br />

e generoso nei suoi confronti, donandogli cinque monete d’oro, (capitoli X-XI-<br />

XII), perché, egli, “(…) nel fondo poi non era un cattiv’uomo” 3 , e il conta<strong>di</strong>no<br />

che costringe il burattino a fare la guar<strong>di</strong>a al suo pollaio, poi, -vista la fedeltà<br />

<strong>di</strong>mostrata- lo libera, (capitoli XXI-XXII).<br />

Tra i falsi aiutanti vanno annoverati: il Gatto e la Volpe, (<strong>di</strong> cui si parlerà in<br />

modo più approfon<strong>di</strong>to in seguito), perché raggirano Pinocchio e gli portano via<br />

le cinque monete d’oro, e l’Omino che conduce il carro <strong>di</strong>retto al, (capitolo XXXI).<br />

3 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 43<br />

8


Per avere un’idea chiara ed esaustiva <strong>di</strong> quali e quanti sono i personaggi in<br />

“Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino”, è necessario sud<strong>di</strong>viderli in<br />

due tabelle.<br />

Entrambi i raggruppamenti considerano, da una parte, i generi cui i<br />

personaggi appartengono, (umani, interme<strong>di</strong>, animali), dall’altra, la loro funzione,<br />

effettiva, (positiva, negativa, neutra), rispetto al personaggio <strong>di</strong> Pinocchio.<br />

Nella tabella 1, -qui sotto-, si trovano i personaggi che appaiono solo<br />

occasionalmente.<br />

Tabella 1 Personaggi Occasionali in: “Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino”<br />

PERSONAGGI OCCASIONALI<br />

POSITIVI NEGATIVI NEUTRI<br />

UMANI Ragazzino Carabiniere M. Ciliegia<br />

Mangiafoco Vecchietto Carabinieri<br />

Conta<strong>di</strong>no Rigattiere Direttore<br />

Abitanti Isola Compagni Compratore<br />

Vecchietto<br />

Giangio<br />

<strong>IN</strong>TERME<strong>DI</strong> Arlecchino<br />

Marionette<br />

ANIMALI Merlo Pulcini Dottori<br />

Falco Mastini Gendarmi<br />

Barboncino Serpente<br />

Conigli Faine<br />

Picchi Pesce-Cane<br />

Pappagallo<br />

Lucciola<br />

Piccione<br />

Granchio<br />

Alidoro<br />

Asino-Parlante<br />

Marmotta<br />

Pesci<br />

Tonno<br />

9


Nella successiva, tabella 2, vengono, invece, elencati i personaggi che<br />

accompagnano costantemente Pinocchio nel proprio percorso evolutivo.<br />

Tabella 2 Personaggi Costanti in: “Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino”.<br />

PERSONAGGI COSTANTI<br />

POSITIVI NEGATIVI NEUTRI<br />

UMANI Geppetto Lucignolo<br />

<strong>IN</strong>TERME<strong>DI</strong> Fata<br />

ANIMALI Grillo Gatto/Volpe<br />

Lumaca<br />

3.2-PERSONAGGI COSTANTI NEL<strong>LA</strong> VITA <strong>DI</strong> P<strong>IN</strong>OCCHIIO<br />

A questo punto è opportuno tracciare brevi profili delle figure che<br />

interagiscono maggiormente con Pinocchio, (Geppetto, Grillo-Parlante, il Gatto e<br />

la Volpe, Fata e Lucignolo), per comprendere le funzioni, gli atteggiamenti che<br />

assumono, -oltre ai rapporti che vengono a crearsi-, nei riguar<strong>di</strong> del protagonista<br />

e quale contributo, -positivo o negativo-, offrono al suo lungo e travagliato<br />

percorso <strong>di</strong> crescita.<br />

3.2.1-Geppetto<br />

Il personaggio chiave nella vita <strong>di</strong> Pinocchio è il falegname Geppetto, suo<br />

creatore e padre, presenza costante per tutto lo svolgersi delle”avventure”,<br />

nonostante, le fughe del burattino, o le separazioni forzate.<br />

La miseria <strong>di</strong> questo falegname è grande, ma, decorosa. Infatti, Geppetto,<br />

vive sì nella povertà più assolta, ma è un uomo saggio, che non perde mai la<br />

speranza in un futuro migliore. Egli ha fantasia e un grande sogno da realizzare,<br />

quel burattino che è già nei suoi pensieri ancora prima <strong>di</strong> prendere forma.<br />

10


Da questo punto <strong>di</strong> vista il personaggio <strong>di</strong> Geppetto può essere associato al<br />

mito <strong>di</strong> Pigmalione 4 . Infatti, -spinti da motivazioni <strong>di</strong>fferenti-, entrambi, danno<br />

nuova forma alla materia, ottenendo, in secondo tempo, che essa prenda vita,<br />

smettendo <strong>di</strong> essere una loro creazione, (un semplice oggetto), avendo<br />

un’esistenza propria e assumendo la natura umana.<br />

Geppetto vuole fabbricare “(…) un burattino maraviglioso, che sappia<br />

ballare, tirare <strong>di</strong> scherma e fare i salti mortali” 5, per guadagnare qualcosa e poter<br />

vivere meglio, ma, fin dall’inizio, questa sua aspirazione viene delusa.<br />

Portato a casa il pezzo <strong>di</strong> legno, donatogli dall’amico e compare, il<br />

falegname, maestro Ciliegia 6, Geppetto, comincia a costruire il burattino: gli fa la<br />

testa e gli occhi, -<strong>di</strong>menticando <strong>di</strong> munirlo d’orecchi 7 -, e si accorge <strong>di</strong> essere<br />

scrutato.<br />

.<br />

Figura 2 Capitolo III, “Geppetto, tornato a casa, comincia subito a fabbricarsi il<br />

burattino e gli mette il nome <strong>di</strong> Pinocchio. Prime monellerie del burattino”, illustrazione<br />

originale <strong>di</strong> Enrico Mazzanti.<br />

4 -Mitico re e scultore <strong>di</strong> Cipro, punito dalla dea Afro<strong>di</strong>te per la sua misoginia. Per intervento <strong>di</strong>vino, egli<br />

s’innamora perdutamente <strong>di</strong> una propria statua, giungendo sull’orlo della pazzia. Infine, la statua assume<br />

sembianze umane, ricambiando i sentimenti del proprio Creatore.<br />

5 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 8<br />

6 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 7<br />

7 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 15<br />

11


La creazione <strong>di</strong> Pinocchio procede ma, ad ogni nuova aggiunta, il falegname<br />

è canzonato, deriso e maltrattato.<br />

Il ruolo e l’aspettativa <strong>di</strong> Geppetto, da questo momento in poi, mutano<br />

ra<strong>di</strong>calmente. Infatti, non è più il creatore <strong>di</strong> Pinocchio, -pronto a “sfruttare” la<br />

propria creazione, per il suo profitto-, <strong>di</strong>venta, a tutti gli effetti, suo padre.<br />

In altre parole, Geppetto sposta l’interesse dai propri bisogni alle necessità<br />

del figlio, con la speranza che, un giorno, ripaghi i suoi sforzi, atti a renderlo un<br />

ragazzino perbene.<br />

Lo stesso falegname, dopo l’ennesimo sgarbo, è portato a <strong>di</strong>re tra se: “Birba<br />

d’un figliuolo! Non sei ancora finito <strong>di</strong> fare, e già cominci a mancar <strong>di</strong> rispetto a<br />

tuo padre! Male, ragazzo mio, male!”, -riven<strong>di</strong>cando il rispetto e l’obbe<strong>di</strong>enza<br />

dovuti al proprio padre.<br />

Non ottenendo nulla, se non altro scherno, <strong>di</strong>spetti e ingratitu<strong>di</strong>ne, -<br />

situazione che perdurerà per gran parte del racconto-, Geppetto afferma con<br />

rassegnazione, “Me lo merito! Dovevo pensarci prima! Oramai è tar<strong>di</strong>!” 8 .,<br />

Nonostante il comportamento irrispettoso <strong>di</strong> Pinocchio, nei suoi riguar<strong>di</strong>, il<br />

falegname finisce <strong>di</strong> costruirlo, -fornendolo, cioè gli strumenti che rendono ogni<br />

in<strong>di</strong>viduo libero e autonomo-, e gli insegna a camminare, ottenendone la fuga.<br />

Il pentimento <strong>di</strong> Geppetto per aver creato quel figlio così irriconoscente e<br />

ingrato, -benché, sia un concetto che ripresenta quando viene arrestato<br />

ingiustamente 9 -, non è mai reale.<br />

Come detto, Geppetto non abbandona mai il figlio, comportandosi come il<br />

più amorevole dei padri: lo “cura” e lo nutre, - ricostruendogli i pie<strong>di</strong> bruciati e<br />

cedendogli la propria colazione, (capitolo VII),<br />

8 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 13<br />

9 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., pp. 15-16<br />

12


Figura 3 Capitolo VII, "Geppetto torna a casa, rifà i pie<strong>di</strong> al burattino e gli dà la<br />

colazione che il pover’uomo aveva portata per sé.” , illustrazione originale <strong>di</strong> Enrico Mazzanti<br />

vende la propria giacca per comprargli l’Abbecedario, per renderlo un giovane<br />

ben istruito, (capitolo VIII); nel vano tentativo <strong>di</strong> cercarlo in giro per il mondo 10 ,<br />

viene, infine, inghiottito da un terribile Pesce-cane, (capitolo XXXV).<br />

3.2.2-Grillo-Parlante e gli altri animali ammonitori<br />

Un altro personaggio molto importante –dato il suo apporto positivo-, nella<br />

storia è il Grillo-Parlante, (capitolo IV), che, però, Pinocchio elimina,<br />

imme<strong>di</strong>atamente, colpendolo con “un martello <strong>di</strong> legno” 11 , pur <strong>di</strong> non sentire la<br />

verità che professa.<br />

Il Grillo-Parlante è, a tutti gli effetti, la coscienza “esterna” <strong>di</strong> Pinocchio. Per<br />

tale ragione, il burattino lo riduce al silenzio, uccidendolo, egli, però, torna a<br />

“rimordere”, ogni qual volta, Pinocchio si comporta male, o, sta per commettere<br />

un errore. Quest’animale è, quin<strong>di</strong>, un consigliere, vuole insegnare al burattino la<br />

rettitu<strong>di</strong>ne.<br />

10 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 108<br />

11 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 19<br />

13


Dal Grillo-Parlante, il burattino è: ammonito, -per essersi ribellato al padre,<br />

lasciandolo solo 12 -, esortato a cercarsi un lavoro, -vista, la poca voglia <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>are-;<br />

In seguito, benché “defunto” non abbandona il burattino, infatti, gli appare,<br />

nuovamente: come ombra <strong>di</strong> se stesso, (capitolo XIII), per rammentargli <strong>di</strong><br />

tornare a casa dal padre con i quattro zecchini d’oro, rimasti, - dopo l’incontro<br />

con il Gatto e la Volpe-, prima <strong>di</strong> incappare negli assassini; come me<strong>di</strong>co,<br />

(capitolo XVI), e, dall’alto della sua saggezza, afferma, -con riferimento agli<br />

inconsistenti responsi dei colleghi, Corvo e Civetta-, che il me<strong>di</strong>co attento,<br />

quando non è in grado <strong>di</strong> esprimere opinioni, deve evitare <strong>di</strong> parlare 13 , oltre che, a<br />

sostenere, -per “svegliarlo”, costringerlo a riflettere-, che Pinocchio è un figlio<br />

in<strong>di</strong>sciplinato che, “farà morire <strong>di</strong> crepacuore (…)”, Geppetto; come se stesso, -<br />

ancora, vivo e vegeto-, (capitolo XXXVI), per cedergli la capanna, -dono, del<br />

giorno precedente, da parte <strong>di</strong> “una graziosa capra, (…)”, ovvero, la Fata-, ma<br />

anche, a ricordargli il comportamento tenuto nei suoi confronti e che bisogna<br />

aiutare, se si vuole essere aiutati 14 .<br />

Nell’evoluzione della storia, -vista la prematura <strong>di</strong>partita, (vera, o presunta),<br />

dell’insetto e, il costante bisogno, d’esortazioni <strong>di</strong> Pinocchio-, appaiono nuovi<br />

animali “ammonitori”: il Pappagallo che informa il burattino che il Gatto e la<br />

Volpe hanno rubato le sue monete, (capitolo XIX); la lucciolina che vedendolo<br />

con i pie<strong>di</strong> nella tagliola lo sgrida così: “La fame, ragazzo mio, non è una buona<br />

ragione per potere appropriarsi la roba che non è nostra…”, (capitolo XXI),; la<br />

marmottina che gli annuncia l’imminente trasformazione in ciuchino, (capitolo<br />

XXXII)<br />

12 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 13<br />

13 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 71<br />

14 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 206<br />

14


3.2.3-Il Gatto e la Volpe<br />

Questi personaggi sono, al <strong>di</strong> là delle apparenze, degli oppositori <strong>di</strong><br />

Pinocchio. Sembrano bravi, molto <strong>di</strong>sponibili, nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pinocchio.<br />

Sostengono <strong>di</strong> voler compiere una buna azione, -appena scoprono che il burattino<br />

è in possesso <strong>di</strong> cinque monete d’oro-, senza alcun compenso, per i loro buoni<br />

consigli. Invece, come ben noto, abusano della forte ingenuità, -frutto<br />

dell’inesperienza-, <strong>di</strong> Pinocchio, a loro vantaggio, derubandolo dell’intera<br />

somma, (capitoli XII-XIII e poi XVIII). Il Gatto e la Volpe rappresentano le<br />

versioni <strong>di</strong> truffatori più classiche. C’è, infatti, la mente della banda, (la Volpe),<br />

astuta e abile incantatrice e il braccio destro, (il Gatto), che si lascia guidare,<br />

eseguendo solo gli or<strong>di</strong>ni impartiti dalla mente. La descrizione dei due<br />

personaggi fornita da Collo<strong>di</strong> è perfettamente calzante con quest’immagine.<br />

Quando i due ceffi si presentano al cospetto <strong>di</strong> Pinocchio, la Volpe appare<br />

zoppa, -per questo cammina appoggiata al Gatto-; il Gatto è cieco da entrambi gli<br />

occhi, -perciò si lascia condurre dalla Volpe-. Pinocchio non si accorge <strong>di</strong> nulla<br />

ma, i due mentono riguardo alle loro con<strong>di</strong>zioni fisiche. Infatti quando appare un<br />

Merlo bianco, -che vuol soccorrere il malcapitato burattino-, il Gatto lo <strong>di</strong>vora<br />

imme<strong>di</strong>atamente.<br />

Figura 4 Capitolo XII, “Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d’oro a<br />

Pinocchio, perché le porti al suo babbo Geppetto: e Pinocchio, invece, si lascia abbindolare<br />

dalla Volpe e dal Gatto e se ne va con loro.”, illustrazione originale <strong>di</strong> Enrico Mazzanti<br />

15


I due animali convincono Pinocchio a sotterrare i suoi sol<strong>di</strong>, “nel paese del<br />

Barbagianni”, -dove, “c’è un campo benedetto, chiamato da tutti il Campo dei<br />

miracoli”-, affinché germogli,-annaffiato con acqua e sale-, nel corso della notte,<br />

“un albero carico <strong>di</strong> tanti zecchini d’oro, (…)” 15 .<br />

Ovviamente ritornando al campo, -dopo una serie d’avventure interme<strong>di</strong>e-<br />

scopre <strong>di</strong> essere stato derubato, dai due imbroglioni<br />

3.2.4-La Bambina dai capelli turchini, ovvero, la Fata<br />

Questo personaggio, -nella sua doppia identità umana-, è molto importante<br />

nel romanzo, perché, -come Geppetto-, veglia costantemente su Pinocchio.<br />

In una prima fase della narrazione è presentata come una Bambina dai<br />

capelli turchini, la quale agisce da sorella maggiore nei riguar<strong>di</strong> del burattino.<br />

Figura 5 Capitolo XVI, “La bella Bambina dai capelli turchini fa raccogliere il<br />

burattino: lo mette a letto, e chiama tre me<strong>di</strong>ci per sapere se sia vivo o morto.”, illustrazione<br />

originale <strong>di</strong> Enrico Mazzanti<br />

E’ proprio con il suddetto aspetto che fa curare Pinocchio, dopo che è stato<br />

impiccato alla “Quercia grande”; (capitolo XVI): lo esorta a prendere la<br />

me<strong>di</strong>cina, -come un familiare coscienzioso-; lo perdona innumerevoli volte per il<br />

suo comportamento irrispettoso e la poca voglia <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are.<br />

15 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 52<br />

16


Successivamente la Fata, -dopo una serie d’avventure interme<strong>di</strong>e del<br />

burattino-, cambia il proprio aspetto, <strong>di</strong>ventando una donna.<br />

Se Geppetto è il padre <strong>di</strong> Pinocchio, la Fata rappresenta la figura materna<br />

che il burattino non ha mai avuto. Questi due personaggi hanno gli stessi valori e<br />

sono accomunati dalla speranza che il burattino si comporti bene, tanto da<br />

meritare <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare un bambino.<br />

3.2.5-Lucignolo<br />

Questo personaggio è un oppositore, (inconsapevole), <strong>di</strong> Pinocchio.<br />

È un compagno <strong>di</strong> scuola, un ribelle, un <strong>di</strong>scolo, che, però, agli occhi del<br />

burattino ha libertà. Seguire questo ragazzo rappresenta per Pinocchio, l’ultima<br />

ribellione all’autorità del mondo degli umani. Alla notizia che il burattino,<br />

l’indomani, sarebbe <strong>di</strong>ventato “un ragazzino (…). Come tutti gli altri”, (capitolo<br />

XXX), Lucignolo risponde: “Buon pro ti faccia.” 16 , e afferma che sta per partire<br />

per il . Come tutti i ragazzi che rifuggono ogni forma<br />

d’obbligo, Lucignolo, è attirato dalla prospettiva <strong>di</strong> un paese dove non esiste<br />

nulla, se non il puro, irrefrenabile <strong>di</strong>vertimento.<br />

Nel , infatti, non ci sono scuole né maestri, né fate,<br />

né genitori, ma solo vacanza per l’anno.<br />

Figura 6 Capitolo XXX, “Pinocchio, invece <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare un ragazzo, parte <strong>di</strong> nascosto<br />

col suo amico Lucignolo per il .”, illustrazione originale <strong>di</strong> Enrico<br />

Mazzanti<br />

16 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 155<br />

17


Lucignolo sa come convincere Pinocchio a seguirlo: parla poco, ma a<br />

proposito, sa che il burattino ha,-come egli stesso-, ancora una volontà incerta,<br />

quin<strong>di</strong> plasmabile.<br />

La totale mancanza <strong>di</strong> autorità, <strong>di</strong> ammonimenti e, buoni consigli da parte <strong>di</strong><br />

figure premurose e sagge, -come ben noto-, portano Lucignolo a terminare i suoi<br />

giorni, trasformato in ciuchino, (capitolo XXXVI).<br />

3.3-TEMI PR<strong>IN</strong>CIPALI NEL RACCONTO COLLO<strong>DI</strong>ANO<br />

Il protagonista collo<strong>di</strong>ano, -fin dall’inizio del racconto-, intraprende un suo<br />

faticoso, -quanto originale-, viaggio evolutivo, -spinto dalla propria aspirazione al<br />

cambiamento: il poter <strong>di</strong>ventare qualcosa <strong>di</strong>verso da se-, in altre parole, cresce.<br />

Egli è, prima d’ogni altra cosa, un pezzo <strong>di</strong> legno atipico, molto particolare,<br />

non solo perché è in grado <strong>di</strong> parlare, -evento <strong>di</strong> per sé straor<strong>di</strong>nario-, ma perché,<br />

vuole cambiare la propria esistenza in modo ra<strong>di</strong>cale.<br />

Una volta <strong>di</strong>ventato burattino, mantiene quell’alone d’originalità,<br />

accresciuto dal fatto che, egli, agisca e pensi come farebbe qualsiasi bambino che,<br />

si affacci alla vita, e come tale appaia: curioso, impulsivo, ingenuo, mentitore.<br />

Più volte, Pinocchio si trova a dover affrontare lo spettro della morte,<br />

(riferito agli altri personaggi, ma anche, a se stesso)<br />

racconto.<br />

Le vicende <strong>di</strong> Pinocchio, possono essere analizzate da <strong>di</strong>verse prospettive.<br />

A tale scopo è necessario stabilire alcuni punti che appaiono alla base del<br />

Come anticipato, brevemente, le tematiche in<strong>di</strong>viduabili, con imme<strong>di</strong>atezza,<br />

-nel testo-, sono: il viaggio, (che riguarda quasi esclusivamente, il burattino, ma,<br />

anche Geppetto); la bugia e la morte, (che riguardano Pinocchio e gli altri<br />

personaggi).<br />

18


Quin<strong>di</strong>, questi tre concetti sono molto importanti, perché, da un certo punto<br />

<strong>di</strong> vista, aprono anche una prima, -parziale-, fase valutativa dello stesso<br />

Pinocchio, perché, -come si vedrà tra breve, più dettagliatamente-, concorrono a<br />

chiarire le fasi del suo sviluppo.<br />

3.3.1-Il viaggio<br />

La strada è il luogo dove gli in<strong>di</strong>vidui crescono trovando, -lontano da legami<br />

affettivi-, una propria <strong>di</strong>mensione esistenziale, attraverso esperienze <strong>di</strong>rette.<br />

L’autore utilizza il tema del viaggio e dell’avventura come metafora del<br />

<strong>di</strong>ventare adulto, dell’evoluzione della vita, in maniera tragicomica e scanzonata.<br />

In questo “percorso della vita”, è coinvolto, -come ovvio, dato il ruolo<br />

paterno acquisito, fin da subito-, il povero Geppetto.<br />

Il falegname, -che è costretto sempre a correr <strong>di</strong>etro a Pinocchio, nelle sue<br />

fughe-, è condotto in carcere dal carabiniere, che da ascolto a voci maligne e<br />

infondate. Non va <strong>di</strong>menticato anche che per cercare il figlio, in giro per il<br />

mondo, Geppetto, prima rischia <strong>di</strong> affogare nel mare in burrasca, poi, finisce<br />

inghiottito dal Pesce-cane.<br />

Ogni evento, -positivo o negativo-, che coinvolga Pinocchio, deve essere<br />

concepito come la tappa <strong>di</strong> un suo percorso <strong>di</strong> formazione personale e graduale,<br />

<strong>di</strong> maturazione.<br />

Tutte le situazioni narrate appaiono subito comiche ed esilaranti perché<br />

tengono, un comunissimo “pezzo <strong>di</strong> legno”, -solitamente ispiratore <strong>di</strong> rigi<strong>di</strong>tà e<br />

passività-, in una costante attività, sia verbale, sia fisica. Proprio<br />

quest’incongruenza sostanziale origina nel lettore allegria e <strong>di</strong>vertimento.<br />

Significativo, a tal proposito, è il capitolo II, nel quale, il protagonista –non<br />

ancora burattino-, irrispettosamente, si burla <strong>di</strong> Geppetto e mastr’Antonio,<br />

portandoli alla baruffa.<br />

19


Figura 7 Capitolo II, “Maestro Ciliegia regala il pezzo <strong>di</strong> legno al suo amico Geppetto,<br />

il quale lo prende per fabbricarsi un burattino maraviglioso, che sappia ballare, tirar <strong>di</strong><br />

scherma e far i salti mortali.”, illustrazione originale <strong>di</strong> Enrico Mazzanti<br />

E’ questa, una delle pagine più spassose del racconto, sia per il <strong>di</strong>namismo<br />

dell’azione e del <strong>di</strong>alogo, sia perché, l’intera vicenda, è frutto <strong>di</strong> un colossale<br />

equivoco. Geppetto, -nella bottega <strong>di</strong> maestro Ciliegia-, subisce l’onta <strong>di</strong> essere<br />

definito “Polen<strong>di</strong>na” 17 e ritiene colpevole l’amico. Ovviamente, Geppetto è in<br />

errore, soltanto che, per entrambi i personaggi, è inconcepibile che quell’epiteto<br />

sia pronunciato da un legno.<br />

Diventato poi, un burattino, Pinocchio, appare maggiormente privo <strong>di</strong><br />

staticità, -certamente, ingovernabile, da mano umana-, a tal punto che, fugge<br />

ripetutamente da qualsiasi forma d’autorità e, “(…) trasmette un irrefrenabile<br />

gusto alla vita, con un’intensità esplosiva” 18 .<br />

Infatti, Pinocchio è sempre in movimento, in un agire quasi perpetuo, alla<br />

ricerca, da prima, della pura evasione, in seguito, <strong>di</strong> una propria identità.<br />

17 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., pp. 8-9-10<br />

18 Cfr, DANIE<strong>LA</strong> MARCHESCHI, Collo<strong>di</strong> ritrovato, ETS, Pisa, 1990, cit., p. 102<br />

20


Riguardo a considerazioni strutturali e grammaticali, si nota che, la maggior<br />

parte dei verbi che si ritrovano nell’opera, sono verbi d’azione, <strong>di</strong> spostamento,<br />

(correre, fuggire, nuotare, saltare, prendere, ecc), e riescono a trasmettere quel<br />

profondo senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>namicità che caratterizza Pinocchio e le sue avventure.<br />

La medesima vivacità si ritrova anche negli innumerevoli <strong>di</strong>aloghi pungenti<br />

e frizzanti, che si succedono ad un ritmo molto sostenuto.<br />

Di capitolo in capitolo, d’avventura in avventura, la figura <strong>di</strong> Pinocchio<br />

cresce ed insieme si fa complessa.<br />

Quest’iter <strong>di</strong> formazione, questo percorso <strong>di</strong> crescita, -lontana dagli affetti<br />

famigliari, pur amorevolmente guidato-, è per Pinocchio, fino al balzo finale, -la<br />

agognata trasformazione in un bambino, promessa dalla Fata-, una serie<br />

ininterrotta <strong>di</strong>: capitolazioni, allentamenti, ripensamenti, bugie, decisioni<br />

sbagliate, buoni consigli ignorati.<br />

Ad ogni nuova esperienza, però, Pinocchio acquista maggiore<br />

consapevolezza del proprio essere.<br />

3.3.2-La bugia<br />

Un secondo tema molto importante è la bugia.<br />

Come <strong>di</strong>ce la Fata, (fine capitolo XVII): “(…) vi sono le bugie che hanno le<br />

gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo” 19 .<br />

Pinocchio è, a tutti gli effetti, la personificazione ideale della seconda<br />

categoria <strong>di</strong> menzogne. Ogni volta che mente gli si allunga il naso.<br />

In generale, leggendo l’opera <strong>di</strong> Collo<strong>di</strong>, si nota che il burattino non sa<br />

mantenere ciò che promette: sostiene una cosa e ne fa un’altra, come quando<br />

tra<strong>di</strong>sce le attese del padre preferendo il Gran Teatro, (capitolo IX), alla scuola,<br />

incurante degli enormi sacrifici fatti da Geppetto 20 , per renderlo istruito.<br />

19 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 79<br />

20 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 34<br />

21


In questo caso Pinocchio mente al padre, ma soprattutto, a se stesso. “(…). A<br />

ogni modo, bisognava prendere una risoluzione: o a scuola, o a sentire i<br />

pifferi.” 21 , scrive Collo<strong>di</strong> quando pone Pinocchio nell’incertezza, (certezza), della<br />

scelta tra l’istruzione e il <strong>di</strong>vertimento, rappresentato dal Gran Teatro, ed è<br />

semplice capire anche l’evolversi della vicenda.<br />

Il burattino, -dopo essere stato definito un “bue”, giacché, non è in grado <strong>di</strong><br />

leggere il cartello dello spettacolo <strong>di</strong> burattini-, vende l’Abbecedario per<br />

procurarsi i quattro sol<strong>di</strong> del biglietto d’ingresso.<br />

Si rammenti, in ogni caso, che l’episo<strong>di</strong>o, citato sopra, non è il primo in cui<br />

Pinocchio mente a Geppetto. Infatti, per giustificare la per<strong>di</strong>ta dei pie<strong>di</strong>, -come<br />

noto, arsi sul “caldano”-, (capitolo VI), afferma che li ha mangiati un gatto,<br />

(capitolo VII).<br />

aspetti.<br />

Pinocchio, però, non è il solo a <strong>di</strong>re falsità, la bugia è ovunque, sotto vari<br />

Sono moltissime le menzogne che, nel corso <strong>di</strong> tutto il romanzo, sono dette,<br />

-ma anche accettate come “oro colato”-, dal protagonista collo<strong>di</strong>ano, -per assoluta<br />

mancanza <strong>di</strong> malizia ed esperienza, o, per la voglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>re un’ultima<br />

volta-; infatti, rimane vittima <strong>di</strong> due raggiri clamorosi.<br />

Il primo episo<strong>di</strong>o, (per un verso il più innocuo, benché sia seguito<br />

dall’impiccagione <strong>di</strong> Pinocchio), è rappresentato dall’incontro del burattino con il<br />

Gatto e la Volpe, (capitoli XII-XIII e XVIII), i quali gli prospettano<br />

un’imme<strong>di</strong>ata, immensa ricchezza, per poi derubarlo.<br />

I due truffatori finiranno i loro giorni sconfitti, (capitolo XXXVI), -più per<br />

cattiva gestione degli “affari”, che per assenza d’ingenui da “buggerare”-, per<br />

intanto però, si godono gli zecchini d’oro che Pinocchio ha sconsideratamente<br />

piantato nel “Campo dei miracoli”.<br />

21 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 37<br />

22


La lotta contro la bugia è molto dura e Pinocchio soccombe, in particolare,<br />

quando si lascia convincere, da Lucignolo, ad andare nel , (capitoli XXX-XXXI).<br />

In questo secondo episo<strong>di</strong>o, (peggiore, per la perfi<strong>di</strong>a con cui è perpetrato),<br />

il burattino è alle prese con l’Omino <strong>di</strong> burro, (capitolo XXXI, fine capitolo<br />

XXXII, inizio capitolo XXXIII).<br />

In questo caso, la menzogna appare infida, viscida, quanto chi la <strong>di</strong>ce,<br />

l’Omino che guida il carro. Questo personaggio, tutto complimentoso e con una<br />

“voce sottile e carezzevole, (…)” 22, -che chiama Pinocchio ”amor mio”,<br />

cedendogli, ad<strong>di</strong>rittura, il proprio posto sul carro-, ha in realtà, una crudeltà che<br />

incute timore. È un mostro, simboleggia tutti gli in<strong>di</strong>vidui che non si fermano<br />

davanti a nulla, pur d’ottenere il massimo profitto.<br />

Arrischiando un’ipotesi, si potrebbe supporre che, ancora oggi, la vita e la<br />

losca attività <strong>di</strong> questo essere immondo, procedano, pressoché, immutate. Con<br />

ogni probabilità, avvierebbe bambini al lavoro nero.<br />

Come noto la bugia del , è, ad<strong>di</strong>rittura fatale per chi,<br />

-come Lucignolo-, non può avere l’aiuto <strong>di</strong> figure sagge, dolci e amorevoli, quali:<br />

il Grillo-Parlante, Geppetto e la Fata.<br />

Riconsiderando avventure interme<strong>di</strong>e, rispetto all’infausto incontro <strong>di</strong><br />

Pinocchio con il Gatto e la Volpe, si può notare che le parole dette, anche da altri<br />

personaggi, - pur non essendo menzogne, in senso stretto-, non sempre<br />

corrispondono a criteri <strong>di</strong> verità e logicità.<br />

I responsi, -riportati sotto-, dei me<strong>di</strong>ci Corvo e Civetta, (capitolo XVI), sono<br />

semplici ovvietà, che non <strong>di</strong>cono assolutamente nulla <strong>di</strong> concreto e saggio sulle<br />

reali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute <strong>di</strong> Pinocchio:<br />

“-A mio credere il burattino è bell’e morto: ma se per <strong>di</strong>sgrazia non fosse<br />

morto, allora sarebbe in<strong>di</strong>zio sicuro che è sempre vivo!<br />

22 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p.160<br />

23


-Mi <strong>di</strong>spiace- <strong>di</strong>sse la Civetta –<strong>di</strong> dover contrad<strong>di</strong>re il Corvo, mio illustre<br />

amico e collega: per me, il burattino è sempre vivo; ma se per <strong>di</strong>sgrazia non<br />

fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero.” 23 .<br />

Il Giu<strong>di</strong>ce-scimmione, (capitolo XIX), nel mondo capovolto della città<br />

, -dopo essersi commosso e intenerito al racconto <strong>di</strong><br />

Pinocchio 24 -, emette una sentenza comica, data la sua assur<strong>di</strong>tà, afferma infatti:<br />

“Questo povero <strong>di</strong>avolo è stato derubato <strong>di</strong> quattro monete d’oro: pigliatelo<br />

dunque e mettetelo subito in prigione” 25 .<br />

Da questo momento il burattino inizia a comprendere come “gira il mondo”,<br />

-almeno a sufficienza-, per fargli <strong>di</strong>chiarare, “sono un malandrino anch’io”, per<br />

approfittare dell’amnistia concessa appunto ai malandrini, (fine capitolo XIX).<br />

Tutti i personaggi, - per motivazioni <strong>di</strong>fferenti-, alterano la verità:<br />

Maestro Ciliegia, (capitolo II), ad esempio, non dona “il pezzo <strong>di</strong> legno”<br />

solo per altruismo, come vuole far credere, -e crede, egli stesso-, ma perché ne ha<br />

timore e se ne vuole liberare.<br />

Com’è noto, lo stesso Geppetto, s’illude, sia sulle motivazioni che lo<br />

spingono a fabbricare il burattino, sia sul suo successivo pentimento, (in realtà,<br />

inesistente in un uomo <strong>di</strong>ventato padre), per averlo creato, nonostante i molti<br />

problemi che ne derivano.<br />

Il falegname, più che cercare ricchezza, vuole “darsi” un futuro, colmando la<br />

propria solitu<strong>di</strong>ne. Ciò appare chiaro, se si considera un passo fondamentale della<br />

storia: la scelta del nome da dare al burattino, che implica, -anche per lui-, un<br />

destino <strong>di</strong> povertà.<br />

23 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 71<br />

24 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 89<br />

25 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 90<br />

24


Le parole <strong>di</strong> Geppetto,: sono ”(…) –Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo<br />

nome gli porterà fortuna. Ho conosciuto una famiglia intera <strong>di</strong> Pinocchi.”, e il<br />

monologo termina con, “(…), e tutti se la passavano bene. Il più ricco <strong>di</strong> loro<br />

chiedeva l’elemosina. ” 26 .<br />

Tornando a riflettere sulla tematica della bugia ci si accorge che, anche<br />

Geppetto, ne rimane vittima finendo in prigione, a causa <strong>di</strong> una calunnia. Infatti,<br />

“i curiosi e i bighelloni” 27 , -accorsi a vedere l’inseguimento-, insinuano, nel<br />

carabiniere, che Geppetto tratti male il burattino (fine capitolo II).<br />

Da un certo punto <strong>di</strong> vista, persino la Fata “manipola”, -fin dalla sua prima<br />

comparsa nella vita del burattino-, la realtà e il proprio aspetto, per stimolare<br />

Pinocchio. Inizialmente, infatti, si presenta nei panni della Bambina dai capelli<br />

turchini, (capitoli XV-XVI-XVII-XVIII); lo punisce facendogli credere d’essere<br />

responsabile della sua morte, (capitolo XXII); quest’ultimo evento, naturalmente,<br />

non ha alcun fondamento <strong>di</strong> verità. Si rammenti che, quando Pinocchio, -<br />

inseguito dagli assassini-, incontra, per la prima volta, la Bambina dai capelli<br />

turchini, (capitolo XV), ella, <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> essere morta. All’intelligente, -e, più che,<br />

legittima-, obbiezione avanzata da Pinocchio, “-Morta? e allora che cosa fai costì<br />

alla finestra?” 28 , la Bambina afferma <strong>di</strong> stare aspettando la “bara” che la venga a<br />

prendere. Infine Pinocchio, giunto sull’isola delle , (capitolo<br />

XXIV), la riconosce nella donna che lo <strong>di</strong>sseta e lo sfama 29<br />

Nel corso del romanzo, Pinocchio impara, tra l’altro a: misurare le proprie<br />

parole, per salvaguardare la memoria, -agli occhi del padrone ignaro, del reale<br />

comportamento dell’amato animale nei riguar<strong>di</strong> delle faine 30 -, del defunto cane<br />

da guar<strong>di</strong>a Melampo, (capitolo XXII); rispondere per le rime alle provocazioni<br />

dei compagni <strong>di</strong> scuola e, subito dopo, mentire per “bisogno”, per sfuggire ad un<br />

suo arresto ingiustificato, (capitolo XXVII).<br />

26 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 11<br />

27 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 15<br />

28 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 65<br />

29 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 118<br />

30 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 103<br />

25


Queste piccole, gran<strong>di</strong>, vittorie, -benché, fondamentali per Pinocchio, nel<br />

suo “viaggio della vita”-, denotano per altro che, la strada da percorrere è molto<br />

lunga, piena d’ostacoli e <strong>di</strong> menzogne.<br />

Come si è potuto constare, nessuno, nella storia collo<strong>di</strong>ana, è immune dalle<br />

bugie, tutti indossano maschere.<br />

3.3.3-La morte<br />

Quest’ultimo tema, al pari del precedente, coinvolge, non solo Pinocchio,<br />

ma anche una cospicua parte, dei personaggi che interagiscono con lui.<br />

Prima <strong>di</strong> prendere in considerazione la tematica della morte riferita<br />

esclusivamente al protagonista collo<strong>di</strong>ano, pare opportuno valutarla rispetto gli<br />

altri personaggi, perché, in ogni caso, essa, funge da “molla” per lo sviluppo<br />

morale <strong>di</strong> Pinocchio.<br />

Si possono <strong>di</strong>stinguere:<br />

decessi rischiati, (personaggi costanti e occasionali);<br />

decessi apparenti, (personaggi costanti);<br />

decessi reali, (personaggi occasionali e costanti).<br />

Del primo gruppo, (decessi rischiati), fanno parte, i seguenti personaggi:<br />

Arlecchino, (capitolo XI), il quale deve sacrificarsi il posto <strong>di</strong> Pinocchio, -come<br />

legna da ardere-, affinché si cuocia il pasto per il burattinaio Mangiafoco;<br />

Geppetto, -partito alla ricerca del figlio-, (capitolo XXIII), la cui barchetta che sta<br />

andando a picco, a causa del mare in burrasca; Alidoro, (capitolo XXVIII), che<br />

per inseguire il burattino, -gettatosi in mare-, corre il grosso pericolo <strong>di</strong> affogare.<br />

Si può notare che, nelle tre situazioni si hanno, da parte del burattino, veri e<br />

propri atti <strong>di</strong> generosità.<br />

26


Considerando, ad esempio, la tragica fine che spetta ad Arlecchino,<br />

Pinocchio, si <strong>di</strong>chiara pronto a sostituirlo, -come all’inizio dell’avventura-, pur <strong>di</strong><br />

salvare il nuovo amico 31 .<br />

Per quanto riguarda Geppetto, il burattino si pro<strong>di</strong>ga, con tutte le proprie<br />

forze, nella speranza <strong>di</strong> salvare l’amato genitore dal suo tragico destino 32 .<br />

Nel caso del salvataggio <strong>di</strong> Alidoro, Pinocchio, inizialmente, titubante sul da<br />

farsi, è mosso a compassione, -avendo “un cuore eccellente”-, dalle grida<br />

supplichevoli del cane, ma anche perché, rammenta gli insegnamenti paterni 33 .<br />

Nel secondo gruppo <strong>di</strong> personaggi, (decessi apparenti), vanno annoverati il<br />

Grillo-Parlante e la Fata: la morte, per entrambi i personaggi, deve essere,<br />

necessariamente, apparente, considerati, soprattutto, i rispettivi ruoli, nei riguar<strong>di</strong><br />

del protagonista.<br />

Il Grillo-Parlante, anche se, “deceduto”, (fine capitolo IV), appare in altri<br />

momenti topici del racconto, (capitolo XIII, capitolo XVI e capitolo XXXVI),<br />

fungendo da coscienza “esterna”.<br />

La Fata, -nei panni della Bambina dai capelli turchini-, castiga Pinocchio,<br />

facendosi passare per morta, (capitolo XXIII), per fargli capire, in modo<br />

definitivo, che non si deve abbandonare chi ci ama incon<strong>di</strong>zionatamente e si<br />

pro<strong>di</strong>ga per noi.<br />

La piccola pietra tombale, -trovata dal burattino, al posto della “Casina<br />

bianca”-, reca scritto,<br />

31 Pinocchio afferma, “(…), conosco qual è il mio dovere. “, e, prosegue, “(…). No. non è giusta che il<br />

povero Arlecchino, il vero amico mio, debba morire per me!…”, Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong><br />

Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 46<br />

32 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., pp. 110-111<br />

33 Geppetto, infatti, ha sostenuto molte volte che, “(..) a fare una buona azione non ci si scapita mai”, Cfr.<br />

CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 137<br />

27


“QUI GIACE<br />

<strong>LA</strong> BAMB<strong>IN</strong>A DAI CAPELLI TURCH<strong>IN</strong>I<br />

MORTA <strong>DI</strong> DOLORE<br />

PER ESSERE STATA ABBANDONATA DAL SUO<br />

FRATELL<strong>IN</strong>O P<strong>IN</strong>OCCHIO” 34<br />

Il burattino leggendo la scritta dovrebbe, almeno, nutrire qualche dubbio<br />

sulla veri<strong>di</strong>cità dell’accaduto, -come visto, con la tematica della bugia-, invece, è<br />

in grado solo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperarsi, più per se stesso, che per l’evento, in se, o, ancora, per<br />

l’implicazione della scritta 35 .<br />

Dell’ultimo insieme, <strong>di</strong> personaggi, (decessi reali), fanno parte: il Merlo<br />

Bianco, (capitolo XII), -<strong>di</strong>vorato dal Gatto-, solo per aver consigliato Pinocchio<br />

<strong>di</strong> non dar retta a due “cattivi compagni” 36 ; il Serpente, (capitolo XX), per il<br />

troppo ridere, dopo la rovinosa, -quanto comica-, caduta del burattino, per<br />

sfuggirgli; il cane Melampo, (capitolo XXII), sostituito da Pinocchio a guar<strong>di</strong>a<br />

del pollaio; le faine, (capitolo XXII), condannate, -dal conta<strong>di</strong>no-, a <strong>di</strong>ventare<br />

cibo per l’osteria del paese vicino, dopo che Pinocchio ha portato a termine la<br />

propria mansione come cane da guar<strong>di</strong>a; Lucignolo, (capitolo XXXVI), che<br />

ancora ciuchino, ha solo la forza <strong>di</strong> pronunciare il proprio nome, per farsi<br />

riconoscere dall’amico burattino.<br />

La morte altrui, (in tutte le sue manifestazioni), nel racconto collo<strong>di</strong>ano,<br />

gioca un ruolo fondamentale nel processo <strong>di</strong> crescita, -soprattutto, sotto il profilo<br />

etico-, del burattino, giacché favorisce lo spostamento del suo interesse da se<br />

stesso agli altri, dopo una lunga ed elaborata introspezione, -in ogni caso, vegliata<br />

dall’esterno-.<br />

34 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 106<br />

35 Pinocchio è portato ad affermare, “(…) Se davvero mi vuoi bene…se vuoi bene al tuo fratellino,<br />

rivivici…(…)”, Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 107<br />

36 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 51<br />

28


Questo percorso, -non privo <strong>di</strong> sofferenza-, aiuta Pinocchio a sviluppare<br />

sentimenti, man mano, sempre più positivi e altruistici.<br />

È innegabile, quin<strong>di</strong> che, da tutte queste situazioni, Pinocchio acquisisca<br />

sempre, -il più delle volte in modo crudo, ad<strong>di</strong>rittura, brutale-, gran<strong>di</strong> lezioni <strong>di</strong><br />

vita, -<strong>di</strong>rette o in<strong>di</strong>rette-.<br />

Nella tabella riassuntiva, tabella 3, -subito sotto-, tutti i personaggi citati, -<br />

Pinocchio escluso-, sono sud<strong>di</strong>visi sia per il tipo <strong>di</strong> morte, sia per il genere<br />

d’appartenenza, (umano, interme<strong>di</strong>o, animale).<br />

Tabella 3 Il tema della morte: Personaggi Occasionali e Personaggi Costanti in: “Le<br />

avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino”<br />

PERSONAGGI OCCASIONALI E COSTANTI E IL TEMA<br />

DEL<strong>LA</strong> MORTE<br />

DECESSI<br />

RISCHIATI<br />

UMANI Geppetto<br />

DECESSI<br />

APPARENTI<br />

<strong>IN</strong>TERME<strong>DI</strong> Arlecchino Fata<br />

DECESSI<br />

REALI<br />

ANIMALI Alidoro Grillo Merlo<br />

Serpente<br />

Melampo<br />

Faine<br />

Lucignolo<br />

Questa classificazione sulla morte, (e, sulla possibilità della morte), può<br />

essere elaborata e trasposta, -come si vedrà più avanti, in maniera approfon<strong>di</strong>ta-,<br />

anche, e, soprattutto, rispetto al personaggio <strong>di</strong> Pinocchio.<br />

A questo punto, è doveroso aprire un’ampia parentesi su Pinocchio, il quale,<br />

ha un rapporto strettissimo con la morte, rispetto a se stesso, al punto che, molto<br />

spesso è in pericolo <strong>di</strong> vita.<br />

29


Considerando, -anche, solo a livello cronologico-, le avventure vissute da<br />

Pinocchio si può notare che, fin dall’inizio, il rischio, concreto, <strong>di</strong> morire, (nei<br />

mo<strong>di</strong> più assur<strong>di</strong> e per le motivazioni più strane), è, pressoché, costante per lui,<br />

ma altrettanto incessante, è la presenza <strong>di</strong> figure pronte a salvarlo dal pericolo.<br />

Si pensi, ad esempio, al modo in cui Maestro Ciliegia, (capitolo I), vuole<br />

utilizzare il pezzo <strong>di</strong> legno, -appena trovato nella propria bottega-, ne vuole fare,<br />

“(…) una gamba <strong>di</strong> tavolino.”.<br />

la vita.<br />

Grazie all’aiuto, (inconsapevole), <strong>di</strong> Geppetto, al protagonista è risparmiata<br />

Vi sono altre situazioni in cui il burattino corre il rischio <strong>di</strong> perdere la vita.<br />

Ad esempio, il fatto che, Pinocchio sia riconosciuto dai propri “fratelli”, -gli altri<br />

burattini-, (fine capitolo X), crea uno sconquasso tale da interrompere la recita –<br />

al Gran Teatro-, e provocare le ire del burattinaio Mangiafoco, che lo vuole<br />

“utilizzare”come legna da ardere per cuocere il proprio pasto. Come visto in altra<br />

occasione, l’avventura ha una conclusione felice, per tutti i personaggi coinvolti.<br />

Un altro pericolo per la vita del burattino, giunge dall’essere scambiato per<br />

un pesce “raro”, -dal pescatore che, dopo averlo raccolto, sordo al suo pianto,<br />

vuole mangiarlo-, e per questo, fritto in padella, (fine capitolo XXVIII). Solo il<br />

tempestivo arrivo del cane Alidoro, (inizio capitolo XXIX), salva Pinocchio da<br />

morte certa, restituendo il favore ricevuto, (capitolo XXVIII).<br />

Un ultimo episo<strong>di</strong>o molto importante si ha quando, ormai ciuchino, -dopo<br />

essere stato rivenduto, perché azzoppatosi durante l’ultimo spettacolo della<br />

compagnia <strong>di</strong> pagliacci-, Pinocchio viene gettato in acqua dal nuovo padrone per<br />

farlo affogare così da riutilizzare la pelle per creare un tamburo, (capitoli<br />

XXXIII-XXXIV). Anche in questa occasione Pinocchio si salva in extremis,<br />

grazie ad un aiuto esterno: i pesci, -mandati dalla Fata-, che mangiano il ciuchino,<br />

riportando Pinocchio alla forma originale <strong>di</strong> burattino.<br />

Come si è potuto costatare, -in questa breve rassegna <strong>di</strong> episo<strong>di</strong>-, anche per<br />

il protagonista collo<strong>di</strong>ano, non sono mancate situazioni <strong>di</strong> estremo pericolo.<br />

30


È importante, in ogni caso, tener presente che, Pinocchio non ha solo<br />

rischiato la morte, -parecchie volte-, ma che, è stato protagonista <strong>di</strong>: un caso <strong>di</strong><br />

morte apparente, e <strong>di</strong> due episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> morte reale.<br />

Esaminando attentamente i vari eventi che si sono susseguiti nella vita del<br />

burattino, si può considerare morte apparente la sua impiccagione alla “Quercia<br />

grande”, (fine capitolo XV).<br />

I me<strong>di</strong>ci, Corvo e Civetta, (capitolo XVI), -episo<strong>di</strong>o esaminato in altra<br />

occasione-, sono <strong>di</strong>ametralmente in <strong>di</strong>saccordo sul responso, -sulle reali<br />

con<strong>di</strong>zioni cliniche del burattino-, da fornire alla Fata. Si rammenti, infatti, che,<br />

per il Corvo, Pinocchio è, irrime<strong>di</strong>abilmente, morto, mentre, per la Civetta,<br />

Pinocchio è, in<strong>di</strong>scutibilmente vivo.<br />

In questo caso, la morte è apparente, poiché, effettivamente è assurdo che un<br />

burattino, -ovvero, un pezzo <strong>di</strong> legno-, perda la vita perché, impiccato al ramo <strong>di</strong><br />

una quercia.<br />

Molto più logico sarebbe pensare a Pinocchio, -data la materia <strong>di</strong> cui è<br />

costituito-, morto perché arso dal fuoco, per volere altrui, (capitolo X), -<br />

situazione già presa in esame-, e, ancora prima, per propria ignoranza, (capitolo<br />

VI), visto che, se non avesse abbandonato la casa paterna, avrebbe potuto<br />

“attingere” dalla saggezza <strong>di</strong> Geppetto, venendo a conoscenza, -senza alcuna<br />

tragica esperienza <strong>di</strong>retta-, del fatto che il fuoco brucia il legno, facendolo<br />

<strong>di</strong>ventare cenere 37 .<br />

Come accennato precedentemente, per altri, (solitamente personaggi<br />

occasionali), anche per Pinocchio, -in un paio d’occasioni-, si può parlare <strong>di</strong><br />

morte reale.<br />

Il primo episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> morte reale si verifica quando, Pinocchio, (ciuchino), è<br />

mangiato dai pesci, (capitolo XXXIV), perché, in questa fase, cessa <strong>di</strong> vivere la<br />

sua parte asinina, (animalesca), e subentra nuovamente, -rafforzato-, il suo essere<br />

burattino.<br />

37 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 25<br />

31


Per ovvie ragioni, il secondo episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> morte reale, è rappresentato dal<br />

Pinocchio-bambino, (fine capitolo XXXVI), che osserva con gran<br />

compiacimento, il proprio alter ego <strong>di</strong> legno, -poggiato su una seggiola-, ormai<br />

del tutto inerte.<br />

Grazie a questi spunti <strong>di</strong> riflessione si può comprendere che, esistono molte<br />

chiavi <strong>di</strong> lettura, per capire un testo come, “Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong><br />

un burattino”.<br />

È da notare, inoltre, prima d’ogni altra cosa, Pinocchio nasce come anti-<br />

eroe, ma che, infine, si riscatta.<br />

Il personaggio protagonista del racconto collo<strong>di</strong>ano è molto complesso. Per<br />

tale ragione è necessario porre l’accento su un quarto, -ed ultimo-, elemento: la<br />

metamorfosi. Come si vedrà, in maniera più approfon<strong>di</strong>ta, più avanti, è la<br />

metamorfosi, nelle varie accezioni, a chiarire maggiormente l’eroe collo<strong>di</strong>ano.<br />

In una prima fase della storia si ha il protagonista dominato dal puro istinto<br />

<strong>di</strong> sopravvivenza, (mangiare, bere, dormire), egocentrico concentrato unicamente<br />

su se stesso, a volte, persino, crudele.<br />

Solo successivamente, si nota come, (con fatica e, soprattutto, attraverso<br />

metamorfosi corporali), le sue prospettive e i suoi comportamenti mutino.<br />

In altri termini, Pinocchio, attraverso le sue varie avventure, (la vita stessa),<br />

evolve, perché, oltre a mutare d’aspetto, acquisisce quel bagaglio d’esperienze e<br />

<strong>di</strong> sentimenti, -me<strong>di</strong>ati da figure esterne-, che solo il trascorrere del tempo e la<br />

conoscenza <strong>di</strong>retta possono offrire.<br />

Pinocchio, nell’evoluzione del racconto impara ad essere umile, guardare<br />

oltre le apparenze, provando inoltre: sincero affetto filiale; rimorso, (per le<br />

proprie azioni, quando causano danno o <strong>di</strong>spiacere agli altri); compassione, per<br />

chi soffre; dolore per la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un amico, ecc, ecc.<br />

32


Si potrebbe persino sostenere, azzardando, che i traguar<strong>di</strong> sopra in<strong>di</strong>cati, con<br />

la conseguente, -seppur parziale-, uscita dall’innocenza, dall’ingenuità, da parte<br />

del burattino, abbiano origine nel momento in cui egli si accosti, per la prima<br />

volta, -o, si riavvicini-, all’alfabetizzazione.<br />

Imparando a leggere, Pinocchio impara, quasi in maniera sequenziale, a<br />

“leggere” il mondo, a comprenderlo, per non correre il rischio d’imbattersi in<br />

brutti ceffi capaci <strong>di</strong> abbindolare, -con bei <strong>di</strong>scorsi-, chi non è istruito.<br />

Va, in ogni modo, rammentato che il racconto collo<strong>di</strong>ano ha una<br />

conclusione aperta.<br />

Il fatto d’essere <strong>di</strong>ventato un ragazzino in carne ed ossa, fa supporre che<br />

Pinocchio non abbia effettivamente concluso il proprio percorso evolutivo.<br />

Proprio per questo motivo è naturale immaginare il protagonista collo<strong>di</strong>ano<br />

che, con ogni probabilità, essendo un bambino, si comporti come tale, magari<br />

commettendo nuovi errori <strong>di</strong> valutazione, ma d’altra parte, essendo sempre più<br />

sicuro dell’affetto <strong>di</strong>mostratogli e consapevole del proprio essere uomo, (benché,<br />

ancora in <strong>di</strong>venire).<br />

3.4-P<strong>IN</strong>OCCHIO E <strong>LA</strong> METAMORFOSI<br />

L’Essere legnoso, protagonista de, “Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un<br />

burattino”, è un eroe, anti-eroe, caratterizzato da una forte propensione alla vita.<br />

È un personaggio assolutamente atipico perché sa parlare e ragionare come<br />

un umano.<br />

Fin dall’inizio della storia, appare, in qualche modo, consapevole del fatto<br />

che, restare, soltanto un pezzo <strong>di</strong> legno, -o, peggio essere trasformato nella gamba<br />

<strong>di</strong> un tavolino-, non gioverebbe al suo futuro.<br />

Pinocchio, -non ancora burattino-, ha uno scopo ben preciso, che persegue, -<br />

fino alla fine della storia-, a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong>, tutto e tutti: vivere, essendo, però,<br />

“regista” <strong>di</strong> se stesso, essendo libero.<br />

33


Perché, questo accada Pinocchio, si deve rendere conto, -non senza<br />

“scotti”da pagare-, che la libertà, che va cercando, è efficace e positiva, nella<br />

misura in cui, è conquistata.<br />

È innegabile che ciò che governa il suo agire e il suo pensare -fin dalle<br />

prime pagine del romanzo- è, oltre ad un’irrefrenabile gioia <strong>di</strong> vivere,<br />

l’aspirazione al cambiamento.<br />

Si può vedere Pinocchio come un bambino che vuole farsi riconoscere, -<br />

soprattutto, da se stesso-, come bambino. La ragione risiede nel fatto che il vero<br />

Pinocchio -il bambino che è in lui-, è “imprigionato” in una serie d’involucri,<br />

(corpi), scomo<strong>di</strong>, che, -pur non essendo in grado <strong>di</strong> contenere l’infinita vitalità-,<br />

inibiscono le sue caratteristiche <strong>di</strong> Essere umano.<br />

Egli stesso è portato a vedersi un ragazzo, (capitolo XIV), nonostante non lo<br />

sia, prima, <strong>di</strong> trovarsi gli assassini alle calcagna, perché, non ha seguito i consigli<br />

della propria coscienza esterna, in altre parole, il Grillo-parlante-, Si legge nel suo<br />

lungo monologo, tra l’altro:<br />

“(…). A lasciarli <strong>di</strong>re, tutti si metterebbero in capo <strong>di</strong> essere i nostri babbi e<br />

i nostri maestri: tutti: anche iGrilli-parlanti.(…)” 38<br />

Pinocchio, non si rende conto che ciò che desidera, (la libertà), è valida e<br />

sana, quando asseconda Geppetto, (suo padre), e la Fata 39 , (sua madre), o, a chi,<br />

in ogni caso, ne faccia le veci, (i vari animali ammonitori).<br />

In altri momenti, -in particolare, nelle metamorfosi apparenti, <strong>di</strong> cui si<br />

parlerà approfon<strong>di</strong>tamente, più avanti-, si presenta come il burattino Pinocchio.<br />

38 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 59<br />

39 Pinocchio e Lucignolo non sono i soli ad avere metamorfosi corporali. La Fata ha la capacità <strong>di</strong> cambiare<br />

il proprio aspetto fisico, volontariamente, fino a trasformarsi nella capretta, (capitolo XXXIV e capitolo XXXVI):<br />

che, pare, man<strong>di</strong> Pinocchio a morte certa, -in bocca al Pesce-cane-,invece lo fa ricongiungere all’amato padre,<br />

(capitolo XXXIV); che, ha regalato la propria capanna ad una “vecchia conoscenza”, del burattino, il “re<strong>di</strong>vivo”<br />

Grillo-parlante, (capitolo XXXVI).<br />

34


La vera crescita in Pinocchio –come in ogni in<strong>di</strong>viduo-, in ogni modo, non si<br />

manifesta unicamente, quando non commette più errori, d’ogni genere. In realtà,<br />

si palesa quando Pinocchio impara ad essere grato <strong>di</strong> ciò che ha sempre avuto:<br />

affetto, e lo rende, in uguale misura, in altre parole, in maniera totale,<br />

incon<strong>di</strong>zionata.<br />

cose.<br />

Il quesito cui non facile dare una risposta definitiva, è:<br />

chi è Pinocchio?<br />

Le risposte sono molteplici.<br />

Un vegetale.<br />

Un animale.<br />

Un umano.<br />

Pinocchio, <strong>di</strong> fatto, è, -in momenti <strong>di</strong>fferenti, della sua vita-, tutte queste<br />

Con le dovute <strong>di</strong>fferenziazioni, il protagonista collo<strong>di</strong>ano può essere<br />

associato alla figura mitologica della ninfa Dafne 40 . Infatti, si può facilmente<br />

costatare che, entrambi sono trasformati in qualcos’altro da se. Per ovvie ragioni,<br />

i due percorsi evolutivi sono <strong>di</strong>ametralmente opposti.<br />

Quest’iter <strong>di</strong> sviluppo, -sia esteriore, sia introspettivo-, che, da un certo<br />

punto <strong>di</strong> vista, si conclude con il protagonista collo<strong>di</strong>ano <strong>di</strong>ventato bambino, non<br />

può prescindere dai cambiamenti ra<strong>di</strong>cali, -desiderati, o, subiti-, da Pinocchio.<br />

Proprio attraverso vari processi metamorfici corporei, -reali e apparenti-, il<br />

protagonista collo<strong>di</strong>ano, muta il proprio Essere, crescendo, soprattutto, a livello<br />

etico.<br />

La metamorfosi, (nelle <strong>di</strong>verse espressioni), resta l’unico fattore, in grado <strong>di</strong><br />

chiarire la complessità del protagonista collo<strong>di</strong>ano.<br />

Pinocchio, deve, quin<strong>di</strong>, essere visto come interme<strong>di</strong>ario tra i tre aspetti <strong>di</strong><br />

un'unica Natura.<br />

40 Inseguita dal <strong>di</strong>o Apollo, -innamoratosi perdutamente <strong>di</strong> lei-, Dafne, chiede alla Madre Terra, (Gea), <strong>di</strong><br />

aiutarla. Ella, acconsente e, rallentandone la corsa, la trasforma in una pianta d’alloro.<br />

35


Nel caso <strong>di</strong> Pinocchio si possono evidenziare, principalmente, quattro<br />

metamorfosi corporee, reali e due trasformazioni apparenti.<br />

3.5-P<strong>IN</strong>OCCHIO E LE DUE METAMORFOSI APPARENTI<br />

Per ciò che concerne le trasformazioni apparenti è necessario <strong>di</strong>re che, -<br />

benché appaiano meno traumatiche e violente-, sono in ogni modo, sinonimi <strong>di</strong><br />

costrizione e pericolo per il protagonista collo<strong>di</strong>ano. Nel corso del romanzo<br />

Pinocchio è portato, -in base al susseguirsi degli eventi-, ad “interpretare” dei<br />

ruoli e il suo corpo, -pur restando se stesso-, deve alludere a forme animali.<br />

Ogni volta si tratta <strong>di</strong> uno spostamento, -non <strong>di</strong> uno stravolgimento totale-,<br />

della forma e della materialità <strong>di</strong> Pinocchio.<br />

Ripercorrendo le “avventure” si nota che, il burattino, -per due volte-, è<br />

“costretto” ad essere qualcosa, <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso da sé.<br />

La prima metamorfosi apparente si ha quando Pinocchio, -catturato dal<br />

conta<strong>di</strong>no, (capitolo XXI)-, è obbligato a sostituire il cane Melampo, (capitolo<br />

XXII), -appena morto-, a guar<strong>di</strong>a del pollaio.<br />

Figura 8 Capitolo XXII, “Pinocchio scuopre i ladri e in ricompensa <strong>di</strong> essere stato<br />

fedele, vien posto in libertà.”, illustrazione originale <strong>di</strong> Enrico Mazzanti<br />

36


Durante la notte sventa, -da fedele cane da guar<strong>di</strong>a-, il tentativo <strong>di</strong> furto <strong>di</strong><br />

galline, da parte alcune faine e perciò, il conta<strong>di</strong>no lo libera. Quest’avventura, per<br />

il burattino, è veramente formativa a livello etico. L’arrivo delle faine, impegna il<br />

burattino a porsi un duplice quesito: vale la pena “coprire” le faine?; vale la pena<br />

denunciare, al conta<strong>di</strong>no, l’ignobile comportamento del -ben poco-, fedele cane<br />

Melampo?<br />

La risposta, -ad entrambe le domande-, è negativa.<br />

Ciò si spiega col fatto che, il burattino preferisce riottenere la propria libertà,<br />

piuttosto che, una gallina a settimana. Rispetto poi, al rivelare una scomoda verità<br />

su un defunto, la ritiene un’azione inutile, perché, recherebbe altro dolore ad un<br />

uomo già sofferente.<br />

Agendo in questo modo, il burattino, mostra ulteriori segni <strong>di</strong> una crescita<br />

morale, -che, seppur lenta-, procede il proprio cammino.<br />

La seconda metamorfosi apparente del burattino, ha origine, nel momento in<br />

cui egli giunge ad essere scambiato per un pesce “raro”, -dal pescatore che, dopo<br />

averlo raccolto, sordo al suo pianto, vuole mangiarlo-, e per questo, vuole<br />

friggerlo in padella, (fine capitolo XXVIII).<br />

Figura 9 Capitolo XXVIII, ”Pinocchio corre pericolo <strong>di</strong> esser fritto in padella come un<br />

pesce.”, illustrazione originale <strong>di</strong> Enrico Mazzanti<br />

37


Solo il provvidenziale sopraggiungere del cane Alidoro, (inizio capitolo<br />

XXIX), salva Pinocchio da morte certa.<br />

In entrambi gli episo<strong>di</strong>, Pinocchio deve farsi riconoscere come burattino.<br />

Nella prima metamorfosi apparente, Pinocchio chiarisce, alle faine, -in<br />

maniera molto educata-, <strong>di</strong> non essere un cane ma, burattino.<br />

Nel <strong>di</strong>alogo che si sviluppa, si legge, infatti,<br />

“-Domando scusa, io non sono un cane!…<br />

-O chi sei?<br />

-Io sono un burattino.” 41 .<br />

È proprio questa l’ironia della situazione: il fatto cioè che, Pinocchio debba<br />

svelare la propria identità, -benché, appaia palesemente ovvia-.<br />

potenza.<br />

Nella seconda metamorfosi apparente l’ilarità è elevata alla massima<br />

L’intero <strong>di</strong>alogo, tra il pescatore e Pinocchio, è <strong>di</strong>vertentissimo, nella sua<br />

totale assur<strong>di</strong>tà. Dopo essersi offeso per essere stato scambiato per un granchio,<br />

Pinocchio, afferma,<br />

“-(…)! Io per sua regola sono un burattino.” 42<br />

Queste parole non smuovono il pescatore dal proprio intento.<br />

41 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 101<br />

42 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 140<br />

38


3.6-P<strong>IN</strong>OCCHIO E LE QUATTRO METAMORFOSI REALI<br />

Prendendo in considerazione le quattro metamorfosi corporee, reali, -come<br />

si vedrà, tra breve, in maniera più approfon<strong>di</strong>ta-, si può notare che si tratta, -per il<br />

protagonista collo<strong>di</strong>ano-, <strong>di</strong> passaggi, -non sempre gra<strong>di</strong>ti ed altrettanto,<br />

volontari-, obbligati, atti a preparare Pinocchio a <strong>di</strong>ventare un futuro uomo<br />

responsabile.<br />

Tali trasformazioni, sono molto importanti, perché, donano, -o, tolgono-, a<br />

Pinocchio un bene prezioso: la libertà.<br />

Nella prima metamorfosi reale, (da legno a burattino), il protagonista<br />

collo<strong>di</strong>ano, è portato a cambiare forma ma non la materia <strong>di</strong> cui è composto, e<br />

riceve in dono, -da Geppetto, suo creatore e padre-, tutti gli strumenti che<br />

rendono liberi, ma, egli, non è in grado <strong>di</strong> gestirli al meglio, perché, ingenuo e<br />

guidato dal puro istinto <strong>di</strong> sopravvivenza.<br />

La prima metamorfosi reale, è il “motore” <strong>di</strong> una serie quasi interminabile<br />

d’avventure, che includono anche le due metamorfosi apparenti, -gia ampiamente<br />

considerate-.<br />

Nella seconda metamorfosi reale, (da burattino a ciuchino), Pinocchio perde<br />

la propria libertà, perché, la “svende”, in nome <strong>di</strong> una illusione e, per questa<br />

ragione, -pur restando, in spirito, se stesso-, cambia ra<strong>di</strong>calmente, -non in modo<br />

volontario-, il suo corpo, ritrovandosi ciuchino.<br />

Nella terza metamorfosi reale, (da ciuchino a burattino), il protagonista<br />

collo<strong>di</strong>ano, ritrova il suo essere burattino, sicuramente reso più forte dalle<br />

innumerevoli esperienze vissute durante le avventure.<br />

Nella quarta, -e, ultima-, metamorfosi reale, (da burattino a bambino),<br />

Pinocchio muta ancora il suo aspetto e, soprattutto, la propria materialità, -questa<br />

vota, in via definitiva-, perché <strong>di</strong>venta un Essere umano.<br />

39


3.6.1-Prima metamorfosi reale: da legno a burattino, (dal capitolo I al capitolo<br />

XXXI)<br />

tutto.<br />

Il protagonista collo<strong>di</strong>ano, -come ricordato innumerevoli volte-, è atipico in<br />

Essere legnoso, -parlante e pensante-, è perennemente alla ricerca, sempre<br />

più consapevole, - man mano che la narrazione evolve-, <strong>di</strong> un suo posto nel<br />

mondo, una propria <strong>di</strong>mensione.<br />

È, in qualche maniera, conscio <strong>di</strong> dover cambiare, in modo ra<strong>di</strong>cale la<br />

propria esistenza. Ha ben presente che, l’essere trasformato in una gamba <strong>di</strong> un<br />

tavolino, -come nelle intenzioni <strong>di</strong> Maestro Ciliegia-, (capitolo I), non gioverebbe<br />

al suo progetto <strong>di</strong> potersi dare un domani, caratterizzato dall’agire, in prima<br />

persona.<br />

L’occasione <strong>di</strong> migliorare nettamente la propria con<strong>di</strong>zione esistenziale, -<strong>di</strong><br />

avere la prima metamorfosi reale-, è offerta, al protagonista collo<strong>di</strong>ano, dal<br />

falegname Geppetto, (capitolo II), che vuole fabbricarsi un burattino, che chiama<br />

Pinocchio.<br />

Creandolo burattino Geppetto apre le porte del mondo a colui che considera<br />

già figlio, ma non ha il tempo materiale <strong>di</strong> prepararlo ad affrontare i moltissimi<br />

pericoli che si celano in ogni dove.<br />

È noto che, -soprattutto, in questa fase iniziale <strong>di</strong> crescita-, Pinocchio è<br />

totalmente egocentrico e in<strong>di</strong>vidualista.<br />

Il sentimento che Pinocchio, prova nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Geppetto, si potrebbe<br />

definire come una gratitu<strong>di</strong>ne “sofferta”, perché, se da una parte, è riconoscente<br />

verso l’uomo, -suo padre-, che l’ha reso libero <strong>di</strong> agire, dall’altra, si sente<br />

nuovamente legato, -in altro modo-, privo della libertà appena acquisita.<br />

Pinocchio, infatti, mossi i primi passi incerti, -come farebbe qualsiasi<br />

bambino-, aiutato da Geppetto, fugge, credendo <strong>di</strong> potersela cavare da solo.<br />

40


L’agire <strong>di</strong> Pinocchio, è un tentativo costante <strong>di</strong> sciogliere dei vincoli, ormai<br />

in<strong>di</strong>ssolubili: i legami familiari. Le sue azioni, però, non sono pensate, egli, è<br />

guidato dal puro istinto <strong>di</strong> sopravvivenza, i suoi massimi desideri sono<br />

elementari: mangiare, bere, dormire..<br />

Il burattino ha tutte le caratteristiche più selvagge, (animalesche): la sua<br />

fame <strong>di</strong>venta in fretta “una fame da lupi” 43 ; raramente rallenta, -o, ferma-, la<br />

propria corsa che procede a salti “come una lepre”.<br />

Ciò che il burattino non sa ancora è che, il fatto <strong>di</strong> essere nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

poter agire da soli è ben poca cosa, se non è supportata da figure esterne che<br />

hanno esperienza della vita e, per questo, sono in grado <strong>di</strong> me<strong>di</strong>are, -non<br />

impedendole-, le possibili situazioni negative.<br />

Questa metamorfosi reale è molto importante perché, permette a Pinocchio<br />

un’evoluzione a livello etico, che, non sarebbe mai potuto essere se fosse rimasto<br />

nella con<strong>di</strong>zione iniziale.<br />

D’avventura in avventura, -come enunciato in precedenti occasioni- il<br />

personaggio <strong>di</strong> Pinocchio cresce ed insieme si fa ambiguo: guadagnando, -ad<br />

ogni nuova esperienza-, consapevolezza del proprio essere. Si rende conto, -<br />

molto lentamente-, che per sopravvivere, nel mondo reale, (degli esseri umani),<br />

non basta istintualità, occorre, soprattutto, riflessione<br />

L’iter <strong>di</strong> formazione, questo cammino, (una vera e propria corsa, fisica ma<br />

non morale), <strong>di</strong> crescita, -lontana dagli affetti familiari, pur benevolmente<br />

accompagnato-, è per Pinocchio, fino al balzo finale, -la sognata trasformazione<br />

in un bambino, promessa dalla Fata-, una sequela incessante <strong>di</strong>: cadute,<br />

separazioni, indecisioni, bugie, decisioni sbagliate, buoni consigli ignorati.<br />

Come noto, Pinocchio vuole essere libero, non rendendosi conto che ciò che<br />

brama, appare efficace e positivo, quando obbe<strong>di</strong>sce a Geppetto, (suo padre), e<br />

alla Fata, (sua madre), o, a chi, comunque, è venuto ad avvertirlo, (i vari animali<br />

ammonitori).<br />

43 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 20<br />

41


Prova ne è la sua ultima ribellione: seguire l’amico Lucignolo nel , dove, come noto, i ragazzi si <strong>di</strong>vertono, -senza l’ombra <strong>di</strong> scuole,<br />

maestri e libri-, dalla mattina alla sera. Ciò che i due <strong>di</strong>scoli ancora non sanno è<br />

che, quello che viene loro propinato è uno svago standar<strong>di</strong>zzato, risultato, non<br />

della sana creatività, dei bambini, ma simbolo <strong>di</strong> una gioia costruita su misura, e<br />

non conquistata. (capitoli XXX-XXXI). Lucignolo, -in modo particolare-<br />

precipita in questa menzogna colossale, -perpetrata dall’Omino-, finendo la<br />

propria vita, tramutato in ciuchino, (capitolo XXXVI), perché, non ha nessuno<br />

che posa preservarlo, sia dal commettere errori <strong>di</strong> valutazione, -così madornali-,<br />

guidandolo con amore, sia dall’essere totalmente concentrato su se stesso.<br />

3.6.2-Seconda metamorfosi reale: da burattino a ciuchino, (dal capitolo XXXII al<br />

capitolo XXXIII)<br />

Passati cinque mesi <strong>di</strong> puro <strong>di</strong>vertimento, -nel -<br />

Pinocchio, (capitolo XXXII), si risveglia sofferente <strong>di</strong> una malattia che gli incute<br />

paura, perché, non ne conosce l’origine, grazie alla quale, però, si trova “fornito”<br />

<strong>di</strong> “un magnifico paio <strong>di</strong> orecchi asinini” 44 .<br />

Figura 10 Capitolo XXXII, “A Pinocchio gli vengono gli orecchi <strong>di</strong> ciucco, e poi<br />

<strong>di</strong>venta un ciuchino vero e comincia a ragliare.”, illustrazione originale <strong>di</strong> Enrico Mazzanti<br />

44 Si rammenti che, “(…) il burattino, fin dalla nascita, aveva gli orecchi piccini piccini: tanto piccini che,<br />

a occhio nudo, non si vedevano neppure!”, Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un<br />

burattino, cit., p. 168<br />

42


Nel momento <strong>di</strong> massima <strong>di</strong>sperazione appare, -come <strong>di</strong> consuetu<strong>di</strong>ne-, un<br />

animale aiutante e ammonitore, (nella fattispecie una marmottina), che ha il<br />

compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>re a Pinocchio, prima che è affetto da febbre asinina; poi, che si è<br />

comportato male abbandonando, tutto e tutti, e che, proprio per questo, sta per<br />

<strong>di</strong>ventare ciuchino.<br />

Le parole, -che i lettori de“Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un<br />

burattino”, potrebbero recitare a memoria, ma che sembrano non entrare in quella<br />

testa <strong>di</strong> legno <strong>di</strong> Pinocchio-, l’animaletto utilizza appaiono come una condanna,<br />

senza alcuna possibilità <strong>di</strong> revoca,<br />

“-Caro mio- replicò la marmottina, - che cosa ci vuoi tu fare? Oramai è<br />

destino. Oramai è scritto nei decreti della sapienza, che tutti quei ragazzi<br />

svogliati che, pigliando a noia i libri, le scuole, e i maestri, passano le loro<br />

giornate in balocchi, in giochi, e in <strong>di</strong>vertimenti, debbano finire prima o poi col<br />

trasformarsi in tanti piccoli somari.” 45 .<br />

Pinocchio, <strong>di</strong> fatto, arrendendosi alla tentazione portata, inconsapevolmente,<br />

dall’amico Lucignolo, baratta la vera libertà, (ovvero, l’autogestione), con una<br />

libertà illusoria, che porta ad un’inesorabile prigionia. Ciò accade quando si<br />

preferisce la “tranquillità”, del non sapere e, quin<strong>di</strong>, del farsi guidare da un<br />

padrone.<br />

In tutto il testo collo<strong>di</strong>ano, -e, in modo particolare, in questo passaggio-, ad<br />

essere posta in risalto è la serietà della libertà, che non può essere un semplice<br />

capriccio, perché, in ogni caso, -nel bene o nel male-, cambia la vita.<br />

È, per altro innegabile che, con questa trasformazione corporale, -ra<strong>di</strong>cale e<br />

certamente non “richiesta”-, Pinocchio raggiunga il culmine del proprio rifiuto<br />

dell’umano.<br />

45 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 170<br />

43


L’essere mutato in un vero e proprio ciuchino, (l’emblema della<br />

degradazione umana), è, per il protagonista collo<strong>di</strong>ano, un passaggio obbligato e<br />

centrale per il suo cammino <strong>di</strong> progressione, -che, in apparenza può apparire<br />

ininterrotto-, verso una formazione completa e graduale, dato che, a sua insaputa,<br />

rappresenta il momento <strong>di</strong> maggiore negatività, da cui, -come si vedrà-, scaturisce<br />

l’impulso a reagire <strong>di</strong> fronte ad una situazione ormai insanibile, perché sinonimo<br />

<strong>di</strong> schiavitù. La metamorfosi del burattino in ciuchino dovrebbe essere un<br />

momento <strong>di</strong> profonda drammaticità per il lettore; invece, l’intero svolgersi<br />

dell’azione porta inevitabilmente il sorriso sul volto.<br />

In modo particolare, quando si legge il <strong>di</strong>alogo che si sviluppa tra Pinocchio<br />

e l’amico Lucignolo, -incontratisi dopo aver saputo dell’imminente mutazione-, si<br />

scorge, l’incoscienza tipica dell’età giovanile.<br />

Il burattino, (più per mancanza <strong>di</strong> coraggio, che, per non creare allarmismi<br />

nel compagno <strong>di</strong> sventura), non è <strong>di</strong>retto neanche nel sod<strong>di</strong>sfare la propria<br />

curiosità, si legge, infatti,<br />

“-Come stai, mo caro Lucignolo?<br />

-Benissimo: come un topo in una forma <strong>di</strong> cacio parmigiano.<br />

-Lo <strong>di</strong>ci proprio sul serio?<br />

-E perché dovrei <strong>di</strong>rti una bugia?<br />

-Scusami, amico: e allora perché tieni in capo codesto berretto <strong>di</strong> cotone<br />

che ti copre tutti gli orecchi?<br />

-Me l’ha or<strong>di</strong>nato il me<strong>di</strong>co, perché mi son fatto male a questo ginocchio. E<br />

tu, caro burattino, perché porti codesto berretto <strong>di</strong> cotone ingozzato fin sotto il<br />

naso?<br />

- Me l’ha or<strong>di</strong>nato il me<strong>di</strong>co, perché mi sono sbucciato un piede.<br />

-Oh! povero Pinocchio!…<br />

-Oh! povero Lucignolo!…” 46<br />

46 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 172<br />

44


Ovviamente, ambedue, mentono, -sapendo <strong>di</strong> mentire-, perché, nel profondo<br />

conoscono il loro futuro e ne hanno paura.<br />

Finalmente Pinocchio trova il coraggio d’essere onesto, -con entrambi-, e<br />

chiede all’amico se non ha mai sofferto <strong>di</strong> mal d’orecchi. Infine, l’uno mostra<br />

all’altro le orecchie da ciuchino e cominciano a ridere.<br />

I due amici, -nel panico-, trovano, nell’atto del ridere, l’unica valvola <strong>di</strong><br />

sfogo ad un destino tragico, ormai incombente: <strong>di</strong>ventare veri asini ed essere<br />

venduti. Pinocchio, (ciuchino) è ceduto al Direttore <strong>di</strong> una compagnia <strong>di</strong><br />

pagliacci, (capitolo XXXIII), che fa, subito, capire chi comanda, con molte<br />

frustate, anche per farlo mangiare ciò che non vuole. Si rammenti Geppetto,<br />

(capitolo VII), che gestisce la medesima circostanza, -il non voler mangiare cose<br />

sgra<strong>di</strong>te-, in modo totalmente <strong>di</strong>verso 47 .<br />

Tornando a riflettere sull’attuale situazione, è opportuno <strong>di</strong>re che, Pinocchio<br />

è stato comprato per far <strong>di</strong>vertire il pubblico e per questa ragione gli è insegnato,<br />

-con continue frustate-, a: “saltare i cerchi, rompere col capo le botti <strong>di</strong> foglio,<br />

(…)” 48 ,.<br />

Dopo essersi azzoppato in uno spettacolo Pinocchio <strong>di</strong>venta un “peso”,<br />

perché, non è più sfruttabile come fonte <strong>di</strong> guadagno. Per tale ragione il Direttore<br />

decide <strong>di</strong> rivenderlo.<br />

3.6.3Terza metamorfosi reale: da ciuchino a burattino (dal capitolo XXXIV al<br />

capitolo XXXV)<br />

Ad acquistare il povero ciuchino Pinocchio, è un uomo che vuole<br />

riutilizzarne la pelle per creare un tamburo, (fine capitolo XXXIII). Pinocchio,<br />

quin<strong>di</strong>, è gettato in acqua dal nuovo padrone per farlo affogare, ma, come noto,<br />

l’operazione non ha l’esito sperato dal compratore.<br />

47 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., pp. 29-31<br />

48 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 179<br />

45


In quest’occasione, -come in molte altre-, Pinocchio si salva in extremis,<br />

grazie ad un aiuto esterno: i pesci, -inviati dalla Fata-, che si cibano del ciuchino,<br />

riportando Pinocchio alla forma originale <strong>di</strong> burattino.<br />

Figura 11 Capitolo XXXIV, ”Pinocchio,gettato in mare, è mangiato dai pesci e ritorna<br />

ad essere un burattino come prima: ma mentre nuota per salvarsi, è ingoiato dal terribile<br />

Pesce-cane.”, illustrazione originale <strong>di</strong> Enrico Mazzanti<br />

Questa terza metamorfosi corporale, è molto importante, nell’economia<br />

della narrazione, perché, in questa fase, in Pinocchio, cessa <strong>di</strong> vivere la sua parte<br />

asinina, (bestiale), e affiora un'altra volta, -intensificato-, il suo essere burattino,<br />

(capitolo XXXIV).<br />

In altre parole, il protagonista collo<strong>di</strong>ano, -tornando ad essere, ciò che era-,<br />

riacquista la sua libertà d’agire e la propria capacità d’intendere e volere, nonché,<br />

l’attitu<strong>di</strong>ne, -tipica nella giovane età-, <strong>di</strong> ridere <strong>di</strong> sé e <strong>di</strong> chi lo circonda 49 .<br />

A questo punto della narrazione, giunge un ulteriore colpo <strong>di</strong> scena,<br />

clamoroso.<br />

49 Pinocchio si congeda, per sempre, dal compratore esterrefatto, <strong>di</strong>cendo, “-Ad<strong>di</strong>o, padrone; se avete<br />

bisogno <strong>di</strong> una pelle per fare un tamburo, ricordatevi <strong>di</strong> me. E poi rideva (…)”, Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le<br />

avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 190<br />

46


Pinocchio, per raggiungere, -incitato-, una capretta, -in realtà, la Fata-, su<br />

uno scoglio, è inghiottito dal Pesce-cane. All’interno del corpo dell’animale,<br />

trova un Tonno filosofo, fatalista, rassegnato ad essere <strong>di</strong>gerito dal mostro.<br />

Lo spirito <strong>di</strong> sopravivenza, che ha sempre caratterizzato il protagonista<br />

collo<strong>di</strong>ano, questa volta è utile anche ad un altro Essere vivente, perché, infonde<br />

nell’amico Tonno la speranza, ormai persa, <strong>di</strong> poter avere ancora un futuro.<br />

Le sorprese per il burattino continuano, infatti, sempre in quel luogo tetro, -<br />

guidato da una tenue luce-, ritrova anche Geppetto, (capitolo XXXV), il quale, è<br />

felicissimo <strong>di</strong> aver accanto, il figlio tanto amato, ma, pare anche, -come il Tonno-<br />

, “affetto”, da profon<strong>di</strong>ssimo scoramento, rispetto il loro avvenire.<br />

Da questo momento, in avanti, si può notare, nei due personaggi, uno<br />

scambio dei compiti, (fine capitolo XXXV). Infatti, è Pinocchio a sorreggere, sia<br />

fisicamente, sia moralmente, il tenero padre, che tantissime volte, -in passato-, lo<br />

ha soccorso, infondendogli saggezza.<br />

Ad un certo punto, -dopo essersi tratti in salvo uscendo dal mostro marino-,<br />

padre e figlio, vinti dalla stanchezza, (capitolo XXXV), rischiano <strong>di</strong> vanificare gli<br />

sforzi del burattino.<br />

I due personaggi corrono, infatti, il pericolo <strong>di</strong> morire affogati. Giunge, però,<br />

in loro soccorso, l’amico Tonno, -infatti, imitando il burattino, è uscito anch’egli,<br />

dal Pesce-cane-, che li trasporta sino alla spiaggia, scomparendo poi, troppo<br />

commosso, per il tenerissimo atto <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne compiuto da Pinocchio, nei suoi<br />

confronti: un bacio.<br />

3.6.4-Quarta metamorfosi reale: da burattino, a bambino, (capitolo XXXVI)<br />

Pinocchio, (capitolo XXXVI), si occupa amorevolmente del padre.<br />

La sua interminabile corsa, si trasforma in un andare lento, perché, il suo<br />

passo si adegua a quello <strong>di</strong> Geppetto, camminandogli accanto per sostenerlo<br />

lungo la via, alla ricerca <strong>di</strong> un luogo dove rifocillarsi e riposare.<br />

47


Pinocchio e Geppetto, s’imbattono in due vecchie conoscenze, del burattino:<br />

il Gatto e la Volpe, pallide ombre <strong>di</strong> ciò che erano, un tempo, poverissimi.<br />

Pinocchio, non ha alcuna pietà per loro, benché, l’una sia realmente zoppa e<br />

paralizzata, e l’altro, realmente cieco 50 . Padre e figlio ritrovano anche il Grillo-<br />

parlante che, cede loro la capanna, donatagli, il giorno prima, da una capretta, -in<br />

realtà la Fata-. Con questo atto l’insetto vuole rammentare a Pinocchio che, “(…)<br />

in questo mondo, quando si può, bisogna mostrarsi cortesi con tutti, se vogliamo<br />

esser ricambiati con pari cortesia nei giorni del bisogno.” 51 .<br />

Pinocchio, si mette a lavorare, responsabilmente, -giorno e notte-, per<br />

provvedere al sostentamento della famiglia e non manca <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re lo<br />

stu<strong>di</strong>o.<br />

Riconosce, -non abbandonandolo-, nel ciuchino agonizzante, l’amico<br />

Lucignolo. La Fata è, invece, in un letto d’ospedale e Pinocchio, come un bravo<br />

figlio aiuta anche lei 52 .<br />

Per tutte queste lodevoli azioni, -compiute, senza la pretesa d’alcun<br />

tornaconto personale-, a Pinocchio è concessa la sua ultima metamorfosi<br />

corporale: <strong>di</strong>ventare un bambino.<br />

Non è più un burattino, -un Essere manovrabile, da altri-, ma un uomo, (in<br />

<strong>di</strong>venire), che, ha acquistato una più ferma consapevolezza degli altri e <strong>di</strong> se<br />

stesso.<br />

Ora i suoi occhi non scrutano nessuno, in maniera beffarda, essi invece, si<br />

stanno schiudendo ad un futuro certo, -nella sua incertezza-, come può essere il<br />

domani <strong>di</strong> un giovane uomo.<br />

50 Pinocchio afferma in maniera perentoria, “-Se siete poveri, ve lo meritate. Ricordatevi il proverbio che<br />

<strong>di</strong>ce: Ad<strong>di</strong>o, mascherine!”, Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong><br />

Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 205<br />

51 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 206<br />

52 Le parole pronunciate della Fata, -forse, apparsa in sogno-, per ringraziare Pinocchio sono piene d’amore<br />

materno, “”, Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un<br />

burattino, cit., p. 212<br />

48


Come detto più volte, infatti, il viaggio <strong>di</strong> progressione personale compiuto,<br />

-tra mille ostacoli-, dal protagonista collo<strong>di</strong>ano, non può <strong>di</strong>rsi concluso.<br />

Il bimbo Pinocchio, -proprio perché, bambino-, è ancora all’inizio della sua<br />

strada <strong>di</strong> maturazione, per <strong>di</strong>ventare un uomo. Il burattino <strong>di</strong> legno continuerà a<br />

giocare un ruolo fondamentale nella vita <strong>di</strong> Pinocchio, perché, sarà un incentivo,<br />

ma anche e, soprattutto, una sfida per aiutarlo a <strong>di</strong>ventare grande.<br />

È da notare, inoltre, che, i benefici derivanti dalle buone azioni <strong>di</strong> Pinocchio<br />

toccano, <strong>di</strong> riflesso, l’abitazione e, soprattutto, Geppetto, <strong>di</strong>ventato: un uomo,<br />

“sano, arzillo e <strong>di</strong> buon umore” 53 , nato falegname, ora, “promosso”, intagliatore.<br />

Il padre <strong>di</strong> Pinocchio è, quin<strong>di</strong>, soggetto ad una trasformazione, pressoché,<br />

ra<strong>di</strong>cale: pur rimanendo se stesso, infatti, egli, appare rinvigorito, e spiega ad un<br />

Pinocchio, sbalor<strong>di</strong>to, che il merito <strong>di</strong> tutte queste novità, è solo suo 54 .<br />

Partendo dal presupposto, ormai assodato, che la crescita <strong>di</strong> Pinocchio è<br />

scan<strong>di</strong>ta da trasformazioni fisiche, è opportuno riflettere sulla sua evoluzione<br />

introspettiva.<br />

Pinocchio, -come sostenuto in riflessioni precedenti-, intraprende un suo<br />

personalissimo viaggio <strong>di</strong> formazione e crescita personale, ma, prima che, sia<br />

pronto ad affrontare il mondo, -come bambino-, dovrà passare molto tempo e<br />

avventure, per conquistare quel carico <strong>di</strong> consapevolezze ed emozioni, -me<strong>di</strong>ati<br />

da figure esterne-, che solo il trascorrere del tempo e la conoscenza <strong>di</strong>retta<br />

possono concedere.<br />

La strada che il burattino deve percorrere, per la propria evoluzione, non è<br />

<strong>di</strong>ritta, né in senso figurato, né in senso fisico. Spesso, Pinocchio è deviato, (da<br />

eventi, o, personaggi), nel suo peregrinare, centrato su allontanamenti e ritorni.<br />

53 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 213<br />

54 Geppetto, con saggezza, afferma, “-(…) quando i ragazzi, <strong>di</strong> cattivi <strong>di</strong>ventano buoni, hanno la virtù <strong>di</strong><br />

far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all’interno delle loro famiglie.”, Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le<br />

avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 214<br />

49


Ben conoscendo le tortuosità della vita, si può <strong>di</strong>re che, la Fata non<br />

risparmia nulla al povero Pinocchio, pur mandando, -in suo soccorso-, animali<br />

ammonitori, che, prima che commetta errori, hanno il compito <strong>di</strong> metterlo in<br />

guar<strong>di</strong>a, poi, quando sbaglia gli fanno la “ramanzina”.<br />

Il fine ultimo degli insegnamenti impartiti a Pinocchio non è, renderlo un<br />

futuro bambino perfetto, quanto piuttosto, aiutarlo a riflettere, -soprattutto, prima<br />

<strong>di</strong> compiere un’azione-, sul proprio agire, in altre parole, portarlo a costruire, -e,<br />

ad utilizzare al meglio-, il suo libero arbitrio.<br />

È da rilevare che, in alcuni momenti, quest’iter formativo, è molto comico<br />

ed esilarante, in altri, invece, tragico e brutale.<br />

Certo è che, entrambi gli aspetti, considerati, (comicità e tragicità),<br />

scaturiscono dall’ingenuità, -frutto della mancanza d'esperienza e, quin<strong>di</strong>, tipica<br />

del mondo infantile-, <strong>di</strong> Pinocchio.<br />

Generalmente, l’innocenza fa sempre un po’ ridere, perché, chi è ingenuo,<br />

oltre a credere a tutto ciò che gli è “propinato”, tende a non vedere l’evidenza dei<br />

fatti. Le <strong>di</strong>mostrazioni in tal senso sono tantissime, nel caso <strong>di</strong> Pinocchio.<br />

Si rammenti ad esempio, il secondo incontro del burattino con il Gatto e la<br />

Volpe, (capitolo XVIII).<br />

In quest’episo<strong>di</strong>o, rappresentativo, Pinocchio non riconosce nei due animali<br />

i suoi assassini, (capitoli XIV-XV), benché, le prove della loro colpevolezza<br />

siano più che lampanti.<br />

Figura 12 Capitolo XIV, “Pinocchio, per non aver dato retta ai buoni consigli del<br />

Grillo-parlante, s’imbatte negli assassini.”, illustrazione originale <strong>di</strong> Enrico Mazzanti<br />

50


Il Gatto, (capitolo XVIII), -zoppo dalla gamba destra-, essendo meno astuto<br />

della Volpe, è sul punto <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>rsi alla domanda del burattino, -sul come mai non<br />

avesse perso lo zampetto-. È la Volpe a dare ad un Pinocchio, sprovveduto, una<br />

spiegazione assolutamente incre<strong>di</strong>bile, assurda e patetica. Il Gatto si sarebbe<br />

privato dello zampetto, per fare l’elemosina ad un lupo affamato. In realtà l’arto<br />

manca, perché, staccato “ <strong>di</strong> netto” da Pinocchio, (capitolo XIV).<br />

Una delle avventure più spassose, però, rimane, certamente, quella del primo<br />

incontro del burattino con il Gatto e la Volpe, (capitoli XII-XIII). In<br />

quest’episo<strong>di</strong>o, Pinocchio mostra tutta la propria inesperienza della vita, in più<br />

frangenti.<br />

Oltre a credere alle parole dette dai due truffatori, -sia riguardo le loro<br />

con<strong>di</strong>zioni fisiche, falsamente, precarie, sia rispetto la possibilità d’ottenere<br />

ricchezze immense, sotterrando sol<strong>di</strong> nel “paese del Barbagianni”, dove c’è “il<br />

Campo dei miracoli”-, Pinocchio si fa “scroccare” la –ben poco, leggera-, cena,<br />

all’Osteria dal .<br />

Qui la situazione che si crea è comicissima. I due ceffi, -l’uno, (il Gatto),<br />

“(…), gravemente in<strong>di</strong>sposto <strong>di</strong> stomaco, (…)”; l’altra, (la Volpe), per “(…) una<br />

gran<strong>di</strong>ssima <strong>di</strong>eta (…)”-, <strong>di</strong>chiarano <strong>di</strong> non aver appetito e or<strong>di</strong>nano solo:<br />

“trentacinque triglie con salsa <strong>di</strong> pomodoro e quattro porzioni <strong>di</strong> trippa alla<br />

parmigina: (…)”, (per il Gatto), e, ”una semplice lepre dolce e forte con un<br />

leggerissimo contorno <strong>di</strong> pollastre ingrassate e <strong>di</strong> galletti <strong>di</strong> primo canto.” 55 , (per<br />

la Volpe). C’è da chiedersi che cosa avrebbero consumato se avessero avuto<br />

meno acciacchi.<br />

55 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 54<br />

51


Figura 13 Capitolo XIII, “L’osteria dal .”, illustrazione originale<br />

<strong>di</strong> Enrico Mazzanti<br />

Dei tre avventori il burattino resta il solo a non mangiare,-per il miraggio<br />

della ricchezza-, e, l’unico, -il mattino dopo-, a dover pagare il conto, perché,-<br />

come sostiene l’oste-, “(…) sono persone troppo educate, perché facciano un<br />

affronto simile (…)”, a Pinocchio, il quale, invece, avrebbe apprezzato tantissimo<br />

subire quel torto 56 .<br />

Nel testo collo<strong>di</strong>ano, non manca il lato oscuro: la crudeltà. Lo stesso<br />

burattino, -episo<strong>di</strong>o già approfon<strong>di</strong>to-, commette un atto spietato, infatti, uccide il<br />

Grillo-parlante, per non sentire la verità che va <strong>di</strong>cendo, (capitolo IV). Quella<br />

compiuta da Pinocchio è un’azione orribile, ma grossolana, perché, definitiva.<br />

Esistono, però, altre forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sumanità, più sottili, orrende, perché,<br />

reiterate, nel tempo. Quando Pinocchio segue il Gatto e la Volpe, giungendo alla<br />

città , (capitolo XVIII), -nome che, già da solo, dovrebbe<br />

far “germogliare il seme del dubbio”, nel burattino-, è come cieco. Nonostante<br />

veda, “cani spelacchiati, (…) pecore tosate” che, tremano dal freddo, oltre a<br />

“grosse farfalle” che non possono più volare, perché, hanno “venduto le loro<br />

bellissime ali colorite, (…)” 57 , Pinocchio procede imperterrito, -senza fermarsi a<br />

56 Il burattino è, infatti, portato a <strong>di</strong>re, “-Peccato! Quest’affronto mi avrebbe fatto tanto piacere!- (…)”,Cfr.<br />

CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 56<br />

57 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 83<br />

52


iflettere sulla situazione che gli si presenta <strong>di</strong>nanzi-, nel proprio intento<br />

d’arrivare “Campo dei miracoli”, e far <strong>di</strong>ventare ricco Geppetto.<br />

La medesima mancanza <strong>di</strong> ponderatezza si ha quando il burattino, segue<br />

l’amico Lucignolo nel , (capitoli XXX-XXXI). La<br />

crudeltà dell’Omino che guida il carro è più che visibile.<br />

Si rammenti che, -con la scusa dei baci-, stacca a morsi, metà degli orecchi<br />

del cichino che continua a <strong>di</strong>sarcionare Pinocchio, che rimonta e prosegue il<br />

viaggio.<br />

Figura 14 Capitolo XXXI, “Dopo cinque mesi <strong>di</strong> cuccagna Pinocchio, con sua gran<br />

maraviglia, sente spuntarsi un bel paio d’orecchie asinine, e <strong>di</strong>venta un ciuchino, con la coda<br />

e tutto.”, illustrazione originale <strong>di</strong> Enrico Mazzanti<br />

Ed ecco che, parte, la “strapazzata”. È proprio l’asinello menomato, -<br />

vittima, anch’egli, della seduzione ingannatrice, attuata, con sistematica perfi<strong>di</strong>a<br />

dall’Omino, per trarre profitto-, a <strong>di</strong>re:<br />

53


“-Tienilo a mente, grurellello! I ragazzi che smettono <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are e voltano<br />

le spalle ai libri, alle scuole, e ai maestri,(…), non possono far altro che una fine<br />

<strong>di</strong>sgraziata!…(…)” 58 .<br />

È noto come proceda l’avventura, da qui in poi.<br />

Grazie a queste, -e molte altre-, avventure, il protagonista colllo<strong>di</strong>ano<br />

evolve, imparando a vivere.<br />

Si consideri il passo, (capitolo X), dove, il burattino afferma <strong>di</strong> non voler<br />

morire arso dal fuoco. Lo sostiene perché, lo ha imparato a proprie spese,<br />

(capitolo VI), che, il fuoco può ucciderlo veramente.<br />

Pinocchio, nell’evoluzione del racconto impara ad essere umile, guardare<br />

oltre le esteriorità, sperimentando inoltre: genuino affetto filiale; pentimento, (per<br />

i propri comportamenti, nel momento in cui producono danno o <strong>di</strong>spiacere agli<br />

altri); pietà, per chi soffre; dolore per la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Lucignolo, ecc, ecc.<br />

58 Cfr. CARLO COLLO<strong>DI</strong>, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio. Storia <strong>di</strong> un burattino, cit., p. 164<br />

54

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