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1 - Renzo Zagnoni VICENDE STORICHE DEL SANTUARIO DELLA ...

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atteggiamento dormiente, sdraiata su un drappo rosso e, attorno a lei, il suo sogno: Adamo ed Eva sullo sfondo<br />

dell’albero sul quale e crocifisso Gesù Cristo; ai piedi dell’albero, il serpente. L’albero stesso, dunque, passivamente<br />

coinvolto nel peccato, viene assunto a partecipare all’opera di redenzione nell’interpretazione del pittore.<br />

Per rimanere in ambito bolognese, ritroviamo gli stessi elementi nell’Allegoria della Redenzione, affresco<br />

eseguito da Giovanni da Modena all’inizio del 1400 per la cappella di San Giorgio o dei Dieci di<br />

Balia nella basilica di San Petronio in Bologna. In tale dipinto l’albero del bene e del male, cresciuto sul<br />

sepolcro di Adamo, si perpetua nel legno della Croce sulla quale si immolerà il Redentore. Il Redentore in croce<br />

è rivolto verso la Vergine, gli Apostoli e i Santi, dall’altra parte sono schierati i Progenitori nel momento della<br />

tentazione e del peccato originale, e accanto ad essi Patriarchi e Profeti 11 .<br />

Al santuario del Faggio poi, il rapporto dell’Immagine con l’albero è ancor più accentuato dal rituale<br />

in uso fino ad oggi nella festa di Sant’Anna, quando l’icona viene condotta in processione al<br />

cosiddetto faggio dell’apparizione, che in realtà di apparizioni non ne ha mai viste, e proprio in quel<br />

luogo viene impartita la benedizione solenne. Che la definizione dell’apparizione sia piuttosto recente<br />

ed anzi introdotta solamente dopo la seconda guerra mondiale quando fu diffusa l’ultima versione<br />

della leggenda, è confermato dal fatto che ancora nel 1880 veniva definito come della predica 12 , sottolineando<br />

in questo modo la sua funzione di luogo di arrivo della processione del 26 luglio, sotto il<br />

quale il celebrante prima della benedizione predicava e predica ai fedeli. Il carattere sacro del bosco<br />

è poi accentuato dal fatto che tale processione si svolge lungo un viale, in salita, fiancheggiato da<br />

altissimi faggi: gli alberi creano una splendida scenografia paragonabile alle volte di una cattedrale<br />

gotica, accentuando così il carattere quasi di santuario naturale del luogo.<br />

Un’ultima versione della leggenda fu pubblicata in due occasioni sul giornale cattolico “L’avvenire<br />

d’Italia”, del 9 agosto 1951 e del 5 agosto 1956, e fu ripresa nel “Bollettino parrocchiale” del<br />

luglio-agosto 1956. Poiché, per quanto mi risulta, questa versione non era in precedenza diffusa<br />

nella tradizione popolare, mi sembrerebbe meno rilevante delle due precedenti versioni. Per amore<br />

di completezza ne riporterò un breve riassunto: una pastorella di dieci anni di nome Anna, alla fine<br />

di luglio di un anno imprecisato, se ne andava lungo la mulattiera di Monte Acuto, verso la valle<br />

del Baricello, pascolando il suo gregge; era sera ed Anna si stese fra le felci e si addormentò. A notte<br />

fonda si svegliò per il freddo e, spaventata anche per gli ululati dei lupi, si mise a correre disperata<br />

e piangente; poi si inginocchiò pregando la Madonna che le apparve e la rassicurò facendo fuggire<br />

i lupi; Anna si addormentò di nuovo e fu trovata dormiente al mattino seguente presso un vecchio<br />

faggio sana e salva, senza che alcuna pecora fosse perduta. La notizia del miracolo si diffuse subito<br />

nei paesi vicini, tutti accorsero per vedere la piccola veggente e presto si costruì il santuario. Per<br />

quanto riguarda quest’ultima versione della leggenda, senz’altro recentissima, sono d’accordo con<br />

la Ghirardi quando afferma che essa, raccontata nello stile zuccheroso e ripetitivo della favolina edificante,<br />

consente di riconoscere un tessuto narrativo finalizzato a creare un ponte di collegamento tra la leggenda di<br />

fondazione (la bambina si chiama Anna, il miracolo accade alla fine di 1uglio) e il giorno della festa del Santuario<br />

13 , che però, come vedremo, cominciò ad essere celebrata molto tempo dopo la fondazione della<br />

chiesa. Questa nuova leggenda venne fissata anche figurativamente nella vetrata che fu realizzata<br />

nel 1965 in occasione del 40° di sacerdozio del parroco del Castelluccio don Oliviero Giovannini e<br />

fu collocata sopra la porta maggiore. La vetrata ci presenta però, al posto di una, due pastorelle in<br />

atteggiamento orante ed, in alto a destra, secondo lo stile degli ex voto dipinti, l’apparizione della<br />

Beata Vergine 14 . Poiché la vetrata rendeva l’interno del santuario molto oscuro, fu rimossa e collocata<br />

all’interno, sulla parete sinistra.<br />

11 La prima citazione è tratta da Gulli, Il santuario e la leggenda, p. 165; la seconda<br />

da C. Volpe, La pittura gotica. Da Lippo di Dalmasio a Giovanni da Modena, in La Basilica di San<br />

Petronio in Bologna, vol. I, Milano 1983, p. 277.<br />

12 APC, cart. 2, fasc. 2, lettera datata 27 febbraio 1880, del parroco al can. Bergonzoni<br />

della Congregazione consultiva.<br />

13 Ghirardi, La leggenda del “Faggio”, p. 90.<br />

14 “Bollettino parrocchiale”, XI, 1965, n. 3-4, p. 3 e XI, 1965, n. 5-6-7-8, p. 3.<br />

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