21.06.2013 Views

1 - Renzo Zagnoni VICENDE STORICHE DEL SANTUARIO DELLA ...

1 - Renzo Zagnoni VICENDE STORICHE DEL SANTUARIO DELLA ...

1 - Renzo Zagnoni VICENDE STORICHE DEL SANTUARIO DELLA ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

terno del santuario, sia nei portici esterni. La buona riuscita dell’intervento fu dovuto a molti importanti<br />

fattori: prima di tutto alla competenza del progettista, che studiò approfonditamente il problema<br />

e lo risolse con successo; poi alle capacità tecnico-professionali delle maestranze, in particolare<br />

quelle del capo cantiere Romano Fabbri, che venendo dalla Pennola di Castelluccio, sicuramente<br />

teneva in modo particolare a che i lavori venissero realizzati a regola d’arte e che oggi è purtroppo<br />

deceduto; egli era un anziano muratore locale, di provata esperienza e perizia nella non facile realizzazione<br />

di coperture con lastre di arenaria.<br />

Sempre a causa della scarsità di denari, non tutto però venne concluso. Così ancora nell’estate<br />

dell’anno passato 2006 si sono ripresi i lavori per completare le opere di risanamento del santuario<br />

e soprattutto per rimediare alle conseguenze ancora visibili delle pesanti infiltrazioni d’acqua, che<br />

si erano verificate prima dell’anno 2000. Su progetto dello stesso Domenico Bartoletti, la ditta Sisto<br />

Nanni di Capugnano nei mesi di agosto-novembre 2006 ha provveduto a rifare gli intonaci esterni<br />

dei portici, a ritinteggiarli ed a restaurare i soffitti in legno degli stessi portici ed infine a sistemare<br />

e ripulire gli elementi decorativi in pietra arenaria come i pilastri, i capitelli, le basi delle colonne, le<br />

soglie, gli stipiti e gli architravi. Ancora però non tutto è terminato: nell’estate di quest’anno 2007 si<br />

progetta di sistemare l’interno col rifacimento degli intonaci degli arconi della volta, sui quali dovrà<br />

essere di nuovo realizzata la decorazione geometrica, scomparsa con la caduta dell’intonaco di qualche<br />

anno fa. Si prevede di completare il tutto con una nuova tinteggiatura dell’interno.<br />

6 - Il «romitto»<br />

Un accenno particolare merita l’eremita, o, come si è sempre chiamato nel linguaggio popolare, é<br />

romìt o al romìtto. Questo personaggio, che troviamo presente in molti altri santuari della montagna 65 ,<br />

era un laico che veniva autorizzato dall’autorità ecclesiastica ad assolvere ad un ministero molto<br />

particolare. Egli, infatti, risiedendo nella piccola canonica del santuario detta appunto romitorio, era<br />

il vero e proprio custode della chiesina. Anche se in più occasioni il santuario fu amministrato da un<br />

sacerdote residente al Castelluccio (don Giuseppe Pranzini nel 1700 e don Gregorio Balduccelli, poi<br />

parroco di Villa d’Aiano, dalla metà del 1800) a cominciare dal 1756 e fin quasi ai giorni nostri, (precisamente<br />

al 1964) un romitto, che dipendeva direttamente dal parroco del Castelluccio, fu presente<br />

al Faggio in modo quasi continuativo.<br />

Il romitto conduceva vita molto ritirata lassù nella Vallimenga, ma nella buona stagione frequenti<br />

dovevano essere per lui gli incontri con i pellegrini, coi taglialegna e i carbonai, coi raccoglitori di<br />

castagne, coi mulattieri che percorrevano il sentiero che collegava la valle del Silla con le valli toscane<br />

dell’Orsigna e della Maresca o con gli abitanti dei casolari più vicini di Tresana, del molino della<br />

Squaglia e di Monte Acuto. Quando però veniva l’inverno l’isolamento aumentava notevolmente e<br />

non si deve andar lontani dal vero affermando che gli accadeva ogni anno di restare isolato dalla<br />

neve e dal gelo per lunghi periodi di tempo.<br />

Fin dai primi tempi il custode si mantenne per mezzo delle colte, cioè delle raccolte, di canapa, grano,<br />

mestura, lana o formaggio, le raccolte cioè che egli conduceva nei paesi vicini a seconda delle varie<br />

feste e dei vari periodi dell’anno. Nei libri di amministrazione sono regolarmente annotati i proventi<br />

di tali colte, delle quali una parte restava al romitto e l’altra serviva per i bisogni del santuario. La<br />

prima notazione è del 1756, anno di arrivo del primo romitto: nella cerca che à fatto l’Eremita per la<br />

Beata Vergine di grano, mestura e lana ò fatto lire trentanove e soldi tredici e (...) l’Eremita ne à auto di robba<br />

e denari per lire vintiotto sì che alla Beata Vergine ne resta lire 11:13 66 .<br />

Il primo romitto della Madonnina di Rio Scorticato fu Antonio Macientelli di Agostino che veniva da<br />

65 Per il romitto dei vicini santuari dell’Acero e di Calvigi cfr. R. <strong>Zagnoni</strong>, Il romitto<br />

della Madonna dell’Acero (secoli XVII-XIX), in “La Musola”, XVII, 1983, n. 33, pp. 37-42 e M.<br />

Fanti, La chiesa di San Nicolò di Granaglione dal XIII al XX secolo. Vita religiosa e sociale in una<br />

parrocchia dell’Alto Appennino bolognese, in Il mondo di Granaglione. Storia, arte, tradizioni e<br />

ambiente di una comunità della montagna bolognese, Bologna 1977, pp. 55-141, alle pp. 119-138.<br />

66 APC, Libro A, c. 43 v .<br />

- 22 -

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!