1 - Renzo Zagnoni VICENDE STORICHE DEL SANTUARIO DELLA ...
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suono delle campane 63 .<br />
Fu sicuramente merito del parroco e di tutto il Comitato se nel 1989, finalmente, fu stanziato un<br />
cospicuo finanziamento da parte del Provveditorato alle opere pubbliche, che, assieme al denaro<br />
costantemente raccolto fra i fedeli, permise di procedere ad un radicale restauro del tetto 64 . I lavori,<br />
diretti dalla Soprintendenza e dagli uffici del Genio Civile di Bologna, riguardarono la rimozione<br />
completa delle antiche lastre di copertura, che vennero conservate per essere di nuovo messe in<br />
opera dopo il risanamento del tetto. Allo stesso modo si tolse tutto il legname dello stesso tetto, dal<br />
quale furono scelte le travi e le tavole ancora utilizzabili, che vennero ripulite e trattate con impregnante<br />
anti-muffa per essere riutilizzate. Al legname così recuperato ne venne aggiunto di nuovo<br />
per completare il tavolato che fu realizzato in legno di abete non maschiato; su di esso fu stesa una<br />
guaina bituminata ed ardesiata ed infine vennero di nuovo poste le lastre in arenaria, che purtroppo<br />
furono fermate sulla guaina per mezzo di malta cementizia. Si trattò di un lavoro decisamente male<br />
condotto, infatti fin da subito sia il fatto che le tavole non venissero per nulla maschiate, cioè collegate<br />
l’una all’altra in modo da evitare movimenti dovuti al notevole peso delle lastre, sia che la guaina<br />
venisse stesa solamente in senso longitudinale rispetto alla pendenza del tetto e non anche in modo<br />
trasversale, provocarono subito danni irreversibili che resero quasi del tutto inutile un intervento di<br />
così cospicua spesa, i cui denari erano stati faticosamente raccolti con impegno collettivo di molte<br />
persone! Così si esprime Domenico Bartoletti in una relazione stesa poco dopo la realizzazione di<br />
questi primi sciagurati lavori:<br />
Sul coperto si sono manifestati continui spostamenti, con scivolamento verso il basso delle lastre in arenaria<br />
malamente fissate; la diffusa lacerazione della guaina bituminosa di impermeabilizzazione, posta sul tavolato<br />
in un unico strato, dovuta al forte peso delle lastre in arenaria ed alla elevata pendenza delle falde stesse, pari<br />
al 40 %, combinate con l’azione di riscaldamento del sole e di invecchiamento ed irrigidimento dovuto alle<br />
radiazioni ultraviolette; l’insorgenza di umidità sulla superficie di contatto fra guaina bituminosa e tavolato<br />
con la conseguente formazione di muffe, dovute al fatto che non è corretto applicare la guaina direttamente sul<br />
tavolato in quanto si crea una barriera al vapore in aderenza al legno.<br />
Oltre a tutti questi disastri, occorre ancora ricordare che sulle volte vennero lasciata la massa dei<br />
detriti derivanti dalle demolizioni, che crearono così uno spesso strato adattissimo a conservare fino<br />
all’estate l’umidità accumulatasi durante le stagioni piovose. Mario Antonelli, attentissimo custode<br />
del santuario, si accorse prestissimo che, fin dall’autunno 1990 e per tutto l’inverno successivo,<br />
nella chiesa pioveva allo stesso modo dell’anno precedente i lavori! E l’allarme lanciato dal romitto<br />
venne parzialmente accolto, tanto che la ditta esecutrice, l’anno seguente tornò al Faggio a tentare<br />
di rimediare il rimediabile; ma anche questo intervento si rivelò solamente un palliativo! Il lavoro,<br />
l’entusiasmo, l’impegno di tanti anni sembravano essere stati inutili.<br />
La situazione peggiorò ancora di più nell’inverno seguente, e negli anni successivi e prima di riuscire<br />
a raggranella i denari necessari ad un nuovo più risolutivo restauro, passò ancora un decennio.<br />
Solamente nell’anno 2000 si avviarono di nuovo i lavori, promossi dal nuovo parroco don Lino Civerrra,<br />
succeduto nelle parrocchie di Capugnano e Castelluccio a don Giancarlo Mezzini, ed in parte<br />
finanziati con uno stanziamento della Fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna. Il 2 dicembre<br />
1999 la Soprintendenza diede il suo benestare e nell’estate 2000, dieci anni dopo i lavori precedenti,<br />
la ditta di Renato Vivarelli della Venturina scoperchiò nuovamente il santuario, ancora una volta le<br />
lastre di arenaria vennero accatastate per essere poi impiegate di nuovo, ancora una volta vennero<br />
rimossi il legname e la guaina bituminosa, che si era rivelata del tutto inutile ad assicurare l’interno<br />
del santuario dalle infiltrazioni provocate dalla pioggia.<br />
Finalmente, dopo l’anno 2000, fu risolto l’annoso e gravissimo problema delle infiltrazioni, sia all’in-<br />
63 Le informazioni e le citazioni precedenti sono tratta da R. <strong>Zagnoni</strong>, La Madonna del<br />
Faggio ha visitato Monte Acuto delle Alpi, in “Nuèter”, XIV, 1988, n. 28, pp. 62-63.<br />
64 Tutte le informazioni relative ai lavori dal 1990 ad oggi sono tratte dalla relazione<br />
tecnica di Domenico Bartoletti, che gentilmente me ha fornito una copia: Interventi di restauro,<br />
di risanamento conservativo e di riparazione del santuario della Beata Vergine del Faggio, pro<br />
manuscripto.<br />
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