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1 - Renzo Zagnoni VICENDE STORICHE DEL SANTUARIO DELLA ...

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si volse a quella nobilissima Signora dicendo: Il Parroco mi crederà? Va, rispose la Vergine, e non temere. Il<br />

pastorello rimase col collo alquanto torto. Recatosi al Parroco in tale stato, e narrato il fatto, il collo tornò al suo<br />

stato naturale, per cui il Curato prestò fede alla narrazione del garzonetto, si recò sul luogo, trovo I’Immagine,<br />

e così ebbe origine il concorso a quel luogo solitario, per le grazie che Maria concedeva a chi accorreva a pregare<br />

con fede. Dicesi ancora, che una giovinetta, trovandosi colà sola, si prese con semplicità la Immagine, portossela<br />

a casa e l’appese al muro accanto al suo letticciuolo, senza dir nulla a persona. Alla mattina susseguente si<br />

sveglia, cerca la Immagine, ma non la trova. La fanciulla si mette a piangere e incolpa quelli di casa dicendo che<br />

glie l’hanno involata. Questi l’assicurano di no; ed essa allora si reca di nuovo sul posto, là ritrova l’Immagine<br />

di Maria, la quale le fa conoscere che ivi vuole essere onorata. Quanto siavi di vero in queste tradizioni nol<br />

saprei dire. Io non faccio che riferire 3 . Quest’ultima, più circostanziata versione risulta del tutto analoga<br />

a quella ancor oggi viva e presente nella memoria collettiva dei popoli vicini, raccolta nel 1982 dalla<br />

testimonianza di Adalgisa Nanni e riportata nella seconda parte di questo volume assieme ad altre<br />

versioni 4 .<br />

A proposito della leggenda Angela Ghirardi 5 afferma che ne esisterebbero due versioni, una definita<br />

clericale ed una popolare, e trae tale affermazione dalla lettura dei Cenni Storici, da cui è tratto anche<br />

il brano poco sopra riportato. Questa affermazione mi pare errata, perché la versione definita dalla<br />

Ghirardi clericale non è altro che la narrazione storica dei fatti collegati all’origine del santuario, stesa<br />

da don Giuseppe Pranzini nel 1722 o nel 1727, di cui riporterò un ampio stralcio nel prossimo paragrafo;<br />

l’autore anonimo dei Cenni storici 6 riprende tali notizie proprio dal manoscritto del Pranzini e<br />

le separa rigorosamente dalla narrazione della leggenda con le parole: Una tradizione che vige ancora<br />

fra il popolo Castelluccese, dice che... e termina con le parole: Quanto siavi di vero in queste tradizioni nol<br />

saprei dire, io non faccio che riferire. Lo stesso autore inizia invece la narrazione dei fatti storici con le<br />

parole: Da alcune memorie scritte da certo D. Giuseppe Pranzini, Sacerdote di Castelluccio, e che si conservano<br />

nell’Archivio Parrocchiale, emerge che... Il documento da cui è tratta tale narrazione storica è ancor<br />

oggi conservato in nell’Archivio parrocchiale di Castelluccio e si tratta di un manoscritto segnato<br />

con la lettera A. Assieme a questo ve ne sono altri tre, rispettivamente segnati con le lettere B, C, D,<br />

che citeremo ripetutamente in questo studio; i quattro manoscritti sono registri di amministrazione<br />

del santuario, in cui spessissimo si rinvengono annotazioni molto interessanti sulla vita del “Faggio”.<br />

Le due versioni della leggenda di fondazione sono riconducibili entrambe ad uno schema largamente<br />

diffuso in molti altri santuari cristiani e non. A proposito di tali racconti popolari devoti così<br />

si esprime Alberto Vecchi: le leggende rivelano interne strutture narrative più che millenarie ed incidenza<br />

non affatto esclusivamente locale. Lo stesso Vecchi elenca poi tre gruppi di leggende, da lui definiti<br />

come “luoghi comuni” dell’agiografia universale, poiché non hanno, necessariamente, esclusiva origine<br />

cristiana, ma debbono pertanto essere considerati nulla più che strumenti fabulatori facenti parte di un patrimonio<br />

narrativo già diffusissimo 7 . Nella prospettiva del Vecchi, Giuseppe Profeta ha elaborato uno<br />

schema suddiviso in quattro gruppi di leggende, a due dei quali aderiscono in modo preciso anche<br />

le due versioni più antiche della leggenda di fondazione della Madonna del Faggio. Il primo schema<br />

è il seguente: La Madonna o un altro personaggio sacro appare ad un individuo (generalmente una pastorella)<br />

e gli esprime il desiderio che venga costruita una chiesa. La pastorella, o chi per lei, riferisce l’accaduto al<br />

parroco, ai genitori o al popolo, ma spesso viene creduta visionaria e maltrattata. Una seconda apparizione o<br />

3 Cenni storici intorno al santuario della Beata Vergine delle Grazie detta volgarmente<br />

del Faggio posta nella parrocchia di S.M. Assunta di Castelluccio, 1 a edizione, Porretta 1885, 2 a<br />

edizione, Bologna, 1935; la citazione è tratta dalle pp. 5-6 della 1 a edizione.<br />

4 La testimonianza è stata già pubblicata in Borghi-<strong>Zagnoni</strong>, Per grazia ricevuta, pp.<br />

68-69.<br />

5 A. Ghirardi, La leggenda del “Faggio”, in “Nuèter”, IX, 1983, n. 17, pp. 87-93.<br />

6 Cenni storici, pp. 4-5.<br />

7 A. Vecchi, Il culto delle immagini nelle stampe popolari, Firenze 1968, pp. VII, 25.<br />

Questa affermazione del Vecchi è orientata nel senso di un’analisi strutturalista delle leggende di<br />

fondazione.<br />

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