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1 - Renzo Zagnoni VICENDE STORICHE DEL SANTUARIO DELLA ...

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festa che si ripeteva da secoli, noi non avremo più il conforto di una preghiera formulata nel piccolo e disadorno<br />

santuario, tanto semplice ma tanto caro ai porrettani 60 . Per fortuna la previsione del povero Pippo non<br />

si avverò, poiché l’immagine trafugata fu subito sostituita con una copia ben fatta, realizzata in<br />

scagliola dipinta, con sensibilità artistica e preveggenza da Giuseppe Pranzini falegname del Castelluccio,<br />

che era già conservata nella sacrestia del santuario. Così con la nuova immagine molto simile<br />

all’antica, la devozione è continuata ed anzi si è accresciuta, il merito va dato sia allo scomparso<br />

rettore della parrocchia del Castelluccio don Marino Nicoletti, sia ad un benemerito comitato che si<br />

costituì per i restauri del santuario.<br />

Già negli anni ‘50 mons. Gilberto Baroni, oggi vescovo di Reggio Emilia, e nel 1970 mons. Marco Cè,<br />

oggi cardinale e patriarca di Venezia, allora vescovi ausiliari, furono varie volte presenti alla festa di<br />

S. Anna il 26 di luglio e così nel 1985 e 1986 mons. Vincenzo Zarri, vescovo ausiliare, ha celebrato la<br />

festa per il numerosissimo popolo convenuto. In questa occasione si è ripresa la tradizione di giungere<br />

al santuario poco prima dell’ultima Messa, recitando il rosario lungo il tratto ancora esistente<br />

dell’antica mulattiera.<br />

E così il nostro santuario dopo quasi tre secoli di vita continua a richiamare folle di devoti che oramai<br />

solo in piccolissima parte giungono a piedi. Oggi infatti una strada carrozzabile giunge a circa un<br />

chilometro e mezzo dalla chiesina. Tale strada fu realizzata negli anni del dopoguerra soprattutto<br />

per interessamento del parroco don Oliviero Giovannini. Fin dal suo arrivo egli aveva subito intuito<br />

la necessità dell’apertura di una carrozzabile, ma solamente nel 1951 si iniziò a costruire il primo<br />

tratto della strada per mezzo di un cantiere-scuola, finanziato coi fondi del “piano verde” ed affidato<br />

per la realizzazione alle ACLI provinciali; solo però il primo lotto fu realizzato con questo sistema,<br />

gli altri, infatti, non furono finanziati . Nel 1963 la costruzione riprese, questa volta con un finanziamento<br />

di circa 18 milioni del Consorzio di bonifica dell’alto Reno stanziati per il tronco fin quasi al<br />

casone di Rocchino. Fra varie difficoltà ed interruzioni dovute a piccole frane, i lavori avanzarono<br />

negli anni successivi realizzati dalla ditta Forenti di Castel di Casio. Nel 1965 oramai la strada era<br />

stata realizzata fino oltre il casone della Benedizione, dove ancor oggi termina presso il fosso degli<br />

Ombrighenti. Nelle intenzioni di don Giovannini la strada avrebbe dovuto proseguire, ma già allora<br />

egli pensava di non farla arrivare fino al santuario; così egli scriveva nell’agosto 1965: Sia però noto<br />

che si sta lavorando per ottenere un piazzale per le macchine, le quali numerose affluiranno, che rimanga attuato<br />

prima della croce di legno, ricordo dell’anno santo 1950, al fine di conservare il Santuario nel Suo mistico<br />

alone di verde e di silenzio, conciliante il silenzio e la pietà 61 . La strada non proseguì ed oggi possiamo<br />

essere grati alla lungimiranza di don Oliviero, perché quella decisione permise al santuario di rimanere<br />

in quella condizione di isolamento che lo rende unico nella montagna bolognese.<br />

Proprio mentre la prima edizione di questo libro era in bozze, precisamente nel gennaio 1988, i ladri<br />

visitavano di nuovo il santuario, penetrando da uno dei piccolissimi finestrini della facciata, per<br />

trafugare per la seconda volta l’immagine in scagliola dipinta che dal 1975 sostituiva l’antica icona<br />

rubata in quell’anno. Nel maggio successivo un’altra copia, ricavata da Giuseppe Pranzini dallo<br />

stesso stampo della precedente, è stata benedetta dal vescovo Vincenzo Zarri e posta di nuovo alla<br />

venerazione dei fedeli. La costante ed inutile azione di ladruncoli da strapazzo non può certamente<br />

intaccare l’affetto e la plurisecolare devozione dei popoli della montagna alla Vergine del Faggio!<br />

L’anno 1988 fu sicuramente importante per il santuario anche per altri, più positivi avvenimenti. Fra<br />

l’autunno del 1987 e l’estate dell’anno successivo il Comune di Porretta procedette al restauro del<br />

ponticello sul rio Scorticato; si trattò di opera di grande importanza poiché si poté consolidare un<br />

manufatto fondamentale, che già presentava numerose crepe e rigonfiamenti.<br />

60 G. Vivarelli, La Madonna del Faggio non c’è più, in “Nuèter”, I, 1975, n. 1, pp. 18-<br />

19. In tale occasione Averardo Biagi scrisse la poesia “Al rapitore di un’immagine sacra”, pubblicata<br />

in “Nuèter”, V, 1979, n 10, pp. IX-X e in “La Musola”, XIII, 1979, n. 26, pp. XVIII-XIX.<br />

61 “Bollettino parrocchiale”, XI, 1965, n. 5-6-7-8; le notizie sulla strada sono tratte dai<br />

“Bollettini parrocchiali” a partire dal 1961. Anche “La Musola”, V, 1971, n. 9, p. 63, invitava a non<br />

fare arrivare la strada fino al santuario.<br />

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