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1 - Renzo Zagnoni VICENDE STORICHE DEL SANTUARIO DELLA ...

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fermata la Madonna SS.ma (...), fuochi bellissimi a pioggia luminosa: benedizione ed ingresso trionfale alla<br />

Chiesa tutta illuminata e messa a nuovo in occasione della visita pastorale. (...) La Croce illuminata e il grande<br />

Crocifisso appena all’arcata della cappella del S. Rosario e breve discorso di P. Barbieri (...). Le celebrazioni<br />

proseguirono anche nei giorni successivi 51 . A ricordo di queste solenni festeggiamenti fu collocata la<br />

semplice croce in legno con la scritta 1950 ANNO SANTO, che ancor oggi si trova sulla mulattiera<br />

proprio all’inizio dell’ultima discesa prima del santuario; la croce in tempi recenti è stata rinnovata,<br />

mentre la più antica è conservata nel museo Laborantes di Castelluccio. Allo stesso modo nell’Anno<br />

Santo 1975 i falegnami Ido e <strong>Renzo</strong> Ori fabbricarono e collocarono la bella croce in legno, che si può<br />

ammirare in un tratto pianeggiante della mulattiera dagli Ombrighenti al santuario.<br />

Anche i pellegrinaggi continuarono con frequenza, soprattutto nei mesi estivi, sia da Castelluccio<br />

e Capugnano, sia da Monte Acuto e dal Belvedere, sia da molti altri luoghi, anche distanti e al di là<br />

dei monti; in una sua lettera dell’11 luglio 1947 don Giovannini affermava che la festa di S. Anna<br />

terminava poco dopo il mezzogiorno, perché i pellegrini nella massima parte hanno ore e ore di cammino<br />

pel ritorno 52 . Tra le varie testimonianze vorremmo ricordare quelle relative ai fedeli di Casa Calistri<br />

e della valle della Randaragna che per giungere al Faggio dovevano risalire alla Calata, sul crinale<br />

spartiacque fra quel torrente ed il Baricello, e scendere poi nella valle di quest’ultimo torrente: un<br />

esempio è quello del pellegrinaggio dell’11 agosto 1957 guidato dai padri Egidio ed Aurelio Calistri,<br />

cappuccini originari di Casa Calistri . Questi pellegrinaggi sono continuati fino ai giorni nostri per<br />

opera del signor Pietro Taruffi e dei nipoti Patrizio, Walter e Silvano 53 . Di uno di questi resta ancora<br />

una piccola lapide murata nel troncone del cosiddetto faggio dell’apparizione, che, come abbiamo visto,<br />

sarebbe meglio chiamare faggio della benedizione.<br />

La lettura del registro delle firme dal 1955 al 1957 ci informa di molti altri pellegrinaggi: il 22 maggio<br />

1956 padre Enrico Balduccelli si recò al Faggio per ringraziare la Vergine per la protezione durante i<br />

nove anni di missione nel Sud Africa. Il 29 luglio 1957 don Enrico Testoni, parroco a Castenaso, poi a<br />

Porretta, guidò alcuni aspiranti dell’Azione Cattolica e nella nota che scrisse ricordava un suo pellegrinaggio<br />

del 1930-31 coi collegiali del piccolo seminario delle Capanne. Il 6 agosto 1957 fu la volta<br />

del seminarista Giorgio Piombini proveniente da Borgo Capanne che giunse in questo suggestivo luogo<br />

dedicato alla bontà di M. Vergine per farle visita e ringraziarla. Altri pellegrinaggi annotati annualmente<br />

nel libro in quegli anni, erano quelli della colonia di Lizzano, del seminario delle Capanne, della<br />

colonia di Castelluccio, dell’Istituto salesiano di Bologna e di molti emigrati che, tornando al paese<br />

natale, facevano visita al santuario della loro infanzia 54 .<br />

Anche la devozione dei Monteacutesi continuò e, finché la processione dell’Ascensione si fece a<br />

piedi, essi non mancarono mai all’antico e tradizionale appuntamento annuale presso quello che<br />

ancor oggi si chiama il “Casone della benedizione”. Nel 1957 don Giovannini scriveva: molte offerte<br />

fra cui quella tradizionale del buon popolo di Monte Acuto delle Alpi che dal Casone della Benedizione ha<br />

portato la Madonna al santuario secondo un’antica costumanza 55 , mentre negli anni ‘50 e ‘60 il «Bollettino<br />

parrocchiale» ricorda regolarmente i pellegrinaggi dei parrocchiani di Monte Acuto guidati da don<br />

Romano Farneti. Anche nei libri di amministrazione di San Nicolò di Monte Acuto risulta che la consuetudine<br />

di elargire l’offerta annuale risaliva almeno al secolo XIX. Ad esempio nel 1879 il parroco<br />

annotava: Nelle rogazioni minori; data in dono all’Immagine del Faggio al Parroco locale, come di costume,<br />

nonché i campanari in tutto L. 15 .<br />

Grande importanza, in senso negativo, ebbe la partenza dell’ultimo romitto Gino Ronchi (Gino della<br />

Madonnina), nel 1964. Da quell’anno infatti il romitorio non fu più presenziato ed anche il santuario<br />

51 La cronaca della festa è in APC, cart. 2, fasc. 2. L’immagine fu trasportata in tutte<br />

le località della parrocchia, ma la nostra trascrizione riguarda solamente alcune di esse, risultando<br />

illeggibile il prosieguo della cronaca.<br />

52 La lettera è in APC, cart. 2, fasc. 2.<br />

53 Parla di questi pellegrinaggi anche S.K. Taruffi, La valle del Randaragna nell’alto<br />

Reno bolognese dal Medioevo ad oggi, Bologna 1970, p. 63.<br />

54 Vedi in APC il registro delle firme citato.<br />

55 “Bollettino parrocchiale”, III, 1957, n. 5-6, pp. 2-3.<br />

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