L'ORO E LA SETA. I più bei costumi del Teatro Regio tra i preziosi ...
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oggetti in rame <strong>del</strong>le <strong>più</strong> svariate forme<br />
e dagli usi ormai inconsueti. Nella<br />
nicchia ricavata nella stanza si può<br />
anche ammirare un pregevole arazzo<br />
Aubusson settecentesco, che fa da<br />
sfondo ad un carro da parata<br />
piemontese secentesco, utilizzato per le<br />
feste <strong>del</strong>l’uva.<br />
La camera Veneziana era la stanza da<br />
letto <strong>del</strong>la sorella di Accorsi e raccoglie<br />
una <strong>del</strong>le <strong>più</strong> importanti collezioni<br />
italiane di mobili veneziani. La camera<br />
ricrea il tipico ambiente lagunare in stile<br />
rococò, che si distingue per i colori<br />
pastello e le forme ridondanti e morbide<br />
dei mobili.<br />
SA<strong>LA</strong> DA PRANZO, SECONDA<br />
SA<strong>LA</strong> CIGNAROLI<br />
La Sala da pranzo è un luminoso<br />
ambiente con pareti in papier – peint<br />
raffiguranti cineserie, realizzate alla<br />
maniera di Christian Weerlin. Oltre al<br />
tavolo (di invenzione moderna) la sala<br />
accoglie anche otto pregevolissime<br />
sedie settecentesche milanesi e un<br />
meraviglioso lampadario.<br />
Seconda Sala Cignaroli: la sala presenta<br />
le pareti rivestite da una boiserie in<br />
legno intagliato, dipinto e dorato,<br />
proveniente dalle collezioni Agnelli, in<br />
cui sono inseriti tre grandi dipinti su tela<br />
con scene di caccia di Vittorio Amedeo<br />
Cignaroli.<br />
Al suo interno troviamo arredi lignei<br />
databili <strong>tra</strong> l’inizio e l’ultimo quarto <strong>del</strong><br />
Settecento, di ambito torinese e<br />
francese, <strong>tra</strong> cui spicca un tavolino<br />
rivestito in bosso e bois de violet e<br />
ornato con <strong>preziosi</strong> intarsi in avorio<br />
attribuito all’ebanista regio Pietro<br />
Piffetti.<br />
SA<strong>LA</strong> DEL<strong>LA</strong> MUSICA<br />
Benemeriti <strong>del</strong>la Cultura e <strong>del</strong>l’Arte<br />
Costumi di Christian Gasc, scene di Thierry Flamand, regia di Jean Reno.<br />
<strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong>, Stagione 2005/06. Allestimento <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong>.<br />
Realizzazione: Annamode Roma e Fashion Home di Roma.<br />
La storia. Manon è accompagnata dal fratello per essere destinata contro la<br />
sua volontà al convento. Giunti sulla piazza di Amiens alloggiano alla locanda<br />
e qui viene scorta dal giovane e brillante cavaliere Des Grieux e <strong>tra</strong> i due è<br />
colpo di fulmine e amore a prima vista. Alla locanda alloggia anche il<br />
tesoriere Geronte de Ravoir che, forse già in combutta con il fratello di<br />
Manon, <strong>tra</strong>ma per rapire la giovane e portarla a Parigi. Des Grieux sventa il<br />
rapimento e convince Manon a fuggire con lui. Sempre <strong>tra</strong>mando con il<br />
vecchio Geronte, Lescaut convince la sorella a lasciare il giovane Des Grieux<br />
e a unirsi con il vecchio e ricco spasimante.<br />
Geronte sorprende in casa sua Manon riallacciatasi con Des Grieux e la fa<br />
arrestare per furto e prostituzione. Manon è condannata alla deportazione a<br />
New Orleans, ma Des Grieux riesce a imbarcarsi con lei. All’arrivo in America<br />
i due riescono a fuggire ma si disperdono nel deserto e, vagando disperati, si<br />
abbandonano abbracciati. Manon muore di stenti e Des Grieux crolla sul<br />
corpo <strong>del</strong>l’amata.<br />
FEDORA di Umberto Giordano (1867-1948).<br />
Libretto di Arturo Colautti, dall’omonimo dramma di Victorien Sardou.<br />
Prima rappresentazione assoluta: Milano, <strong>Teatro</strong> Lirico, 17 novembre 1898.<br />
Costumi e scene di Luisa Spinatelli, regia di Lamberto Puggelli.<br />
<strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong>, Stagione 1999/00. Allestimento <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong>, produzione<br />
originale <strong>del</strong> <strong>Teatro</strong> alla Scala di Milano.<br />
La storia. L’infelice vicenda <strong>del</strong>la principessa Fedora Romazov, <strong>tra</strong>tta<br />
dall’omonimo dramma che Sardou scrisse per Sarah Bernhardt, contiene<br />
tutte le caratteristiche <strong>del</strong> grande mélo: storie d’amore impossibili,<br />
<strong>tra</strong>dimenti, omicidi, carceri, veleni <strong>tra</strong> San Pietroburgo, Parigi e la Svizzera.<br />
Una storia che si ambienta in un palazzo russo, nel salone <strong>del</strong>le feste di<br />
Fedora a Parigi e nella villa sul lago di Thun, dove la principessa si avvelena<br />
distrutta dal rimorso e muore nelle braccia <strong>del</strong>l’amato conte Ipanov, da lei<br />
stessa ingiustamente accusato <strong>del</strong>l’omicidio <strong>del</strong>l’uomo che tanti anni prima<br />
avrebbe dovuto sposare.<br />
<strong>LA</strong> CLEMENZA DI TITO di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791).<br />
Museo Accorsi - Ometto, Via Po, 55 -10124 Torino, Tel. 011.837.688 interno 3<br />
www.fondazioneaccorsi.it / info@fondazioneaccorsi.it