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Relazione PAI Sardegna - Università degli studi di Cagliari.

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Regione <strong>Sardegna</strong> <strong>PAI</strong> Piano per l’Assetto Idrogeologico<br />

In<strong>di</strong>viduazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico e geomorfologico e misure <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a.<br />

3 ASPETTI METODOLOGICI DI REDAZIONE DEL PIANO<br />

L’Assessorato Lavori Pubblici della Regione <strong>Sardegna</strong>, al fine <strong>di</strong> rendere omogenei il lavoro <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduazione delle areee a rischio tra i vari gruppi <strong>di</strong> professionisti incaricati, ha chiesto alla<br />

Commissione <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> preparare in fase preliminare al lavoro dei singoli gruppi le Linee<br />

Guida riportate in forma completa come Allegato 1. Queste sono state redatte secondo criteri <strong>di</strong>:<br />

o in<strong>di</strong>care, tramite la metodologia <strong>di</strong> lavoro basata su procedure scientificamente consolidate, i<br />

requisiti minimi cui deve sod<strong>di</strong>sfare il lavoro senza volere precludere l’uso <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> e conoscenze<br />

più approfon<strong>di</strong>ti;<br />

o consentire un approccio omogeneo a livello territoriale per le fasi previste in modo che sia possibile<br />

analizzare e confrontarne i risultati e renderli fruibili anche all’interno del sistema informativo<br />

messo a punto dalla Regione <strong>Sardegna</strong>;<br />

o stabilire i criteri per l’in<strong>di</strong>viduazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico e<br />

geomorfologico e delle relative misure <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a.<br />

Di seguito vengono forniti i principali parametri e le loro definizioni in base alla normativa <strong>di</strong><br />

riferimento. Al fine <strong>di</strong> uniformare la rappresentazione dei risultati per l’intero territorio, si è cercato, in<br />

linea generale, <strong>di</strong> quantificare numericamente sia il rischio totale, R, che gli elementi a rischio interessati,<br />

E, associando alla classificazione qualitativa definita nel DPCM 29/09/98 opportuni valori numerici. Si è<br />

ritenuto opportuno, in particolare, <strong>di</strong>fferenziare la definizione <strong>di</strong> rischio a seconda del tipo <strong>di</strong> evento cui si<br />

riferisce (piena o frana) per le ragioni che verranno in<strong>di</strong>cate nelle definizioni seguenti<br />

3.1 Rischio Idraulico<br />

Secondo la notazione usuale, il Rischio Idraulico, Ri , è definito come il prodotto <strong>di</strong> tre fattori<br />

secondo l'espressione:<br />

Ri = Hi E V<br />

Ri = rischio idraulico totale, quantificato secondo 4 livelli riportati in Tabella IX, dove sono<br />

evidenziati gli estremi superiori delle classi.<br />

Hi = pericolosità (natural Hazard) ossia la probabilità <strong>di</strong> superamento della portata al colmo <strong>di</strong><br />

piena; in accordo al DPCM 29/09/98 è ripartita in 4 livelli, pari a 0.02, 0.01, 0.005, 0.002, che<br />

corrispondono ai perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> ritorno (T) <strong>di</strong> 50, 100, 200 e 500 anni4 (Tabella VIII).<br />

Tabella VIII <strong>Relazione</strong> tra pericolosità, frequenza e periodo <strong>di</strong> ritorno nei fenomeni <strong>di</strong> piena<br />

Pericolosità<br />

Frequenza<br />

(1/T)<br />

Periodo <strong>di</strong> ritorno<br />

(T anni)<br />

Hi1 bassa 0.002 500<br />

Hi2 moderata 0.005 200<br />

Hi3 alta 0.010 100<br />

Hi4 molto alta 0.020 50<br />

E = elementi a rischio; ai sensi del citato DPCM sono costituiti da persone e cose suscettibili <strong>di</strong><br />

essere colpiti da eventi calamitosi. Ai fini del presente lavoro si classificano secondo la Tabella XII, nella<br />

quale ad ogni classe è stato attribuito un peso secondo una scala compresa fra 0 e 1.<br />

V = vulnerabilità intesa come capacità a resistere alla sollecitazioni indotte dall’evento e quin<strong>di</strong><br />

dal grado <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>degli</strong> elementi a rischio E in caso del manifestarsi del fenomeno. Ogni qualvolta si<br />

ritenga a rischio la vita umana, ovvero per gli elementi <strong>di</strong> tipo E4, E3 e parte <strong>di</strong> E2, la vulnerabilità,<br />

4 Il DPCM raggruppa il tempo <strong>di</strong> ritorno in tre classi, pari a 50-100, 200 e 500 anni; Per uniformità con le<br />

ripartizioni in quattro classi adottate, si è sud<strong>di</strong>visa la prima classe in due, <strong>di</strong> estremi superiori rispettivamente<br />

pari a 50 e 100 anni.<br />

RELAZIONE GENERALE pagina 23 <strong>di</strong> 162

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