Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia

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21.06.2013 Views

Chi lo farà più, ormai? Meglio un archeologo di un giudice….”. Anche da destra, su Epoca, viene nel gennaio del 1970 un’indicazione che suggerisce la complessità e forse un’ambiguità operativa della strage. Parla un ufficiale a riposo del vecchio Sifar: “Tanto più grave è l’episodio, tanto più vasto è il suo retroscena. Questa è una regola che non teme smentite. Posso solo dirvi che, se c’entrano i servizi segreti, allora Valpreda è l’Oswald della situazione, un povero scemo che si è fatto incastrare, un capro espiatorio. La polizia lo arresta e fa bene. Eppure non lo si riesce a vedere nei panni di un freddo organizzatore di un macello. Se è stato lui a deporre la bomba, gli hanno messo nelle mani un ordigno di potenza superiore al previsto, o regolato per esplodere prima della chiusura della banca anziché dopo, come forse Valpreda pensava. L’hanno incastrato. Perché i servizi segreti agiscono con leggi di ferro: ciascuno conosce solo il suo vicino. Il vicino del vicino, mai. Sei l’anello di una lunga catena che non sai dove comincia. Chi era il vicino di Valpreda?” III) Dove porta la ‘pista tedesca’ (mai battuta) Con due condanne sulle spalle, a 14 e 15 anni, Gianadelio Maletti 72 , oltre 80 anni, è uno dei pochi tra gli uomini dei servizi segreti italiani che ebbero un ruolo durante le inchieste su Piazza Fontana ad aver pagato un prezzo. Probabilmente troppo alto rispetto alle sue dirette responsabilità. Il generale è stato condannato per spionaggio (il dossier Mi. Fo. Biali, di fatto la vicenda dei petroli e la relativa azione del super servizio segreto de “L’Anello”) e per i depistaggi per la strage alla Questura di Milano. Rifugiatosi in Sudafrica è tornato in Italia per due giorni grazie ad un salvacondotto, in occasione dell’ultimo processo. In quella occasione il generale ha per qualche attimo aperto una botola sull’abisso che contiene la verità sulla strage. Per poche ore, però. Poi nulla. “La Cia voleva creare, attraverso la rinascita di un nazionalismo esasperato e con il contributo dell’estrema destra, On in particolare, l’arresto dello scivolamento verso la sinistra. Questo è il presupposto di base della strategia della tensione”, ha detto. Il servizio segreto italiano utilizzò On con i suoi infiltrati e i suoi collaboratori “in varie città italiane e in alcune basi della Nato: Aviano, Napoli…la Cia aveva funzioni di collegamento tra i diversi gruppi di estrema destra italiani e tedeschi e dettava le regole di comportamento, fornendo anche materiale”. Coordinamento tra i gruppi d’estrema destra italiani e tedeschi: un compito – dice Maletti - affidato alla Cia. Alla domanda se questo materiale comprendesse anche armi ed esplosivi, Maletti dà una risposta che non lascia dubbi: “Numerosi carichi di esplosivo arrivarono dalla Germania via Gottardo direttamente in Friuli e in Veneto”. Nel ’72 Maletti gira la notizia ai livelli più alti ma non accade nulla: “scoprimmo e segnalammo anche che l’esplosivo usato a Piazza Fontana veniva da uno di questi carichi”. Una notizia fondamentale. Che dovrebbe far sobbalzare perché non si tratterebbe quindi delle gelignite che sarebbe stata utilizzata dal gruppo di On per la strage secondo le testimonianze dei pentiti Digilio e Siciliano. Una notizia che dopo l’assoluzione dei tre di On e quindi anche la messa in discussione dell’ipotesi di utilizzo della sola gelignite del gruppo per la strage, cambia sostanzialmente la vicenda. Servizi segreti Usa dietro la strage? “Non ci sono le prove, ma è così”: cioè come ha sostenuto la pubblica accusa nell’ultimo processo che ha svelato il ruolo di controllo dei servizi segreti militari americani sui gruppi di On, dice l’ex responsabile dell’Ufficio ‘D’, di fatto quello che gestiva l’infiltrazione nei gruppi eversivi di destra e sinistra . Maletti, nella sua testimonianza al processo, non fa che ripetere quanto detto negli anni da Paolo Emilio Taviani, il Dc che più, oltre Moro, ha cercato di raccontare la “verità” dello Stato sulla strage. Per Taviani la Cia non c’entra nulla nella strage ma l’esplosivo venne fornito a uomini di On 72 Maletti è stato addetto militare in Grecia dal 1963 al 1967. Il 15 giugno del 1971 è nominato capo dell’ufficio ‘D’ (Affari riservati) del Sid. Nell’ottobre del 1975 è destituito e trasferito al comando di divisione dei granatieri. 52 52

da un “agente nordamericano” che proveniva dalla centrale tedesca e apparteneva al servizio segreto dell’esercito (il Cic che abbiamo più volte incontrato? NdA), che è “ struttura “assai più efficiente della Cia”. Taviani quando entra in possesso di questa informazione? Colui che indicò a Maletti il traffico di esplosivo ed armi dalla Germania è la ‘Fonte Turco’, cioè Gianni Casalini, un informatore del Sid infiltrato in On che aveva fornito al centro Cs di Padova notizie importanti sul gruppo che non erano mai state trasmesse ai magistrati, come abbiamo già visto. Casalini era fortemente turbato da quello che era successo e cercò il contatto. Fornisce riscontri, indicazioni concrete, nomi. Gianni Casalini è legato al gruppo Freda e partecipa ad alcune delle azioni che precedono la strage. Dopo la fuga in Sudafrica, dove ancora vive, nella casa romana del generale Maletti fu trovato un fascicolo dal titolo “Caso Padova” nel quale era descritto il progetto, poi divenuto realtà di “chiudere” la fonte Gianni Casalini affinché non rivelasse particolari sulla responsabilità del gruppo di On negli attentati del 1969. L’estremista aveva partecipato con Freda alla collocazione degli ordigni alla Fiera di Milano nell’aprile del 1969 e poi entrò a far parte del gruppo che attuò la campagna d’attentati ai treni nell’agosto dello stesso anno. 73 “L’impressione che ho avuto – dice Maletti - è che dietro la strage ci fosse una matrice d’Oltralpe. Quando dico questo non intendo la Germania. In Germania c’erano truppe di presidio”. Per essere chiaro che il riferimento fosse agli Usa. Il generale ha aggiunto qualcosa di più indicativo e diretto nell’aula del Tribunale di Milano, il 20 marzo 2001, “D’altra parte negli Usa gruppi neonazisti ci sono anche oggi”. “Quell’esplosivo credo provenisse da una delle forze d’occupazione in Germania”. Maletti ha confermato, per conoscenza diretta, che le basi degli agenti Cia coinvolti nell’infiltrazione tra i gruppi della destra estrema erano nelle sedi della Ftase e Setaf di Verona e Vicenza. “Io so che le cose stanno così anche perché ho fatto un corso di 2 anni negli Usa. Lo so per esperienza, lo so perché sapere quelle cose era il mio mestiere”. Quell’esplosivo era quindi di tipo militare e non polvere da mina. Arrivò nascosto in alcuni Tir e consegnato nei pressi di Padova a un “esponente dell’estremismo nero di Mestre. All’autorità giudiziaria però non lo dicemmo”, ha aggiunto Maletti. Perché? Solo per coprire il gruppo di On che all’epoca, nel 1971-’72 era già stato chiamato pesantemente in causa? Già nel ‘71-’72 On chiede a Vinciguerra di far fuori Rumor . Quell’esplosivo può essere importante anche per altre ragioni contingenti, successive alla strage? L’indicazione di Maletti si lega ad altri elementi, come ad esempio il coinvolgimento di molti uomini della destra estrema nel traffico di armi ed anche alle vicende che precedono la morte del Commissario Luigi Calabresi che nelle ultime settimane della sua vita indagava proprio su un traffico di armi ed esplosivi verso Veneto e Friuli che proveniva dalla Germania e aveva come terminale i gruppi di destra che preparavano il golpe. Dunque Maletti sa dell’esplosivo sul finire del 1971. Nel 1972 gira la notizia ai “livelli più alti” ma non accade nulla. Taviani arriva nel 1973 al Viminale e scioglie On, divenuto dal 21 dicembre 1969 Movimento politico Ordine nuovo (MpOn). Calabresi è ucciso il 17 maggio del 1972. Probabilmente Taviani e Maletti condividono la stessa informazione che per loro è divenuta nel tempo una certezza personale. Tanto da sciogliere l’uno On, e da spingere l’altro – autore di gran parte dei favoreggiamenti attuati dal Sid nei confronti dei singoli componenti del gruppo di On e della cellula veneta su input politico - a “chiudere” la fonte dell’informazione e poi a fuggire in Sudafrica, dove oggi vive. La presenza tedesca è una costante anche dopo Piazza Fontana. Carlo Fumagalli, il capo del Mar, il Movimento di Azione Rivoluzionaria che si attiva già prima della strage riferì a Giorgio Zicari, giornalista del Corriere della sera dei suoi incontri in Germania. Zicari a verbale disse in proposito: “Mi indicò anche, con nomi e cognomi dei suoi accompagnatori, le date dei viaggi fatti in Germania, a Monaco, per incontrarsi con esponenti della destra bavarese di Strauss. A suo dire, in qualunque momento erano pronti a venire in Italia per compiere azioni terroristiche e portare materiale (…). In un’altra occasione mi disse che doveva incontrarsi a Roma 73 Camillo Arcuri, Colpo di Stato. Storia vera di una inchiesta censurata. Il racconto del golpe Borghese, il caso Mattei e la morte di De Mauro,Milano, Bur,2004, p.118 53 53

da un “agente nordamericano” che proveniva dalla centrale tedesca e apparteneva al servizio<br />

segreto dell’esercito (il Cic che abbiamo più volte incontrato? NdA), che è “ struttura “assai più<br />

efficiente della Cia”. Taviani quando entra in possesso di questa informazione?<br />

Colui che indicò a Maletti il traffico di esplosivo ed armi dalla Germania è la ‘Fonte Turco’, cioè<br />

Gianni Casalini, un informatore del Sid infiltrato in On che aveva fornito al centro Cs di Padova<br />

notizie importanti sul gruppo che non erano mai state trasmesse ai magistrati, come abbiamo già<br />

visto. Casalini era fortemente turbato da quello che era successo e cercò il contatto. Fornisce<br />

riscontri, indicazioni concrete, nomi. Gianni Casalini è legato al gruppo Freda e partecipa ad alcune<br />

delle azioni che precedono la strage.<br />

Dopo la fuga in Sudafrica, dove ancora vive, nella casa romana del generale Maletti fu trovato un<br />

fascicolo dal titolo “Caso Padova” nel quale era descritto il progetto, poi divenuto realtà di<br />

“chiudere” la fonte Gianni Casalini affinché non rivelasse particolari sulla responsabilità del gruppo<br />

di On negli attentati del 1969. L’estremista aveva partecipato con Freda alla collocazione degli<br />

ordigni alla Fiera di Milano nell’aprile del 1969 e poi entrò a far parte del gruppo che attuò la<br />

campagna d’attentati ai treni nell’agosto dello stesso anno. 73<br />

“L’impressione che ho avuto – dice Maletti - è che dietro la strage ci fosse una matrice d’Oltralpe.<br />

Quando dico questo non intendo la Germania. In Germania c’erano truppe di presidio”. Per essere<br />

chiaro che il riferimento fosse agli Usa. Il generale ha aggiunto qualcosa di più indicativo e diretto<br />

nell’aula del Tribunale di Milano, il 20 marzo 2001, “D’altra parte negli Usa gruppi neonazisti ci<br />

sono anche oggi”. “Quell’esplosivo credo provenisse da una delle forze d’occupazione in<br />

Germania”. Maletti ha confermato, per conoscenza diretta, che le basi degli agenti Cia coinvolti<br />

nell’infiltrazione tra i gruppi della destra estrema erano nelle sedi della Ftase e Setaf di Verona e<br />

Vicenza. “Io so che le cose stanno così anche perché ho fatto un corso di 2 anni negli Usa. Lo so per<br />

esperienza, lo so perché sapere quelle cose era il mio mestiere”. Quell’esplosivo era quindi di tipo<br />

militare e non polvere da mina. Arrivò nascosto in alcuni Tir e consegnato nei pressi di Padova a un<br />

“esponente dell’estremismo nero di Mestre. All’autorità giudiziaria però non lo dicemmo”, ha<br />

aggiunto Maletti. Perché? Solo per coprire il gruppo di On che all’epoca, nel 1971-’72 era già stato<br />

chiamato pesantemente in causa? Già nel ‘71-’72 On chiede a Vinciguerra di far fuori Rumor .<br />

Quell’esplosivo può essere importante anche per altre ragioni contingenti, successive alla strage?<br />

L’indicazione di Maletti si lega ad altri elementi, come ad esempio il coinvolgimento di molti<br />

uomini della destra estrema nel traffico di armi ed anche alle vicende che precedono la morte del<br />

Commissario Luigi Calabresi che nelle ultime settimane della sua vita indagava proprio su un<br />

traffico di armi ed esplosivi verso Veneto e Friuli che proveniva dalla Germania e aveva come<br />

terminale i gruppi di destra che preparavano il golpe.<br />

Dunque Maletti sa dell’esplosivo sul finire del 1971. Nel 1972 gira la notizia ai “livelli più alti” ma<br />

non accade nulla. Taviani arriva nel 1973 al Viminale e scioglie On, divenuto dal 21 dicembre 1969<br />

Movimento politico Ordine nuovo (MpOn). Calabresi è ucciso il 17 maggio del 1972.<br />

Probabilmente Taviani e Maletti condividono la stessa informazione che per loro è divenuta nel<br />

tempo una certezza personale. Tanto da sciogliere l’uno On, e da spingere l’altro – autore di gran<br />

parte dei favoreggiamenti attuati dal Sid nei confronti dei singoli componenti del gruppo di On e<br />

della cellula veneta su input politico - a “chiudere” la fonte dell’informazione e poi a fuggire in<br />

Sudafrica, dove oggi vive.<br />

La presenza tedesca è una costante anche dopo Piazza Fontana. Carlo Fumagalli, il capo del Mar, il<br />

Movimento di Azione Rivoluzionaria che si attiva già prima della strage riferì a Giorgio Zicari,<br />

giornalista del Corriere della sera dei suoi incontri in Germania.<br />

Zicari a verbale disse in proposito: “Mi indicò anche, con nomi e cognomi dei suoi accompagnatori,<br />

le date dei viaggi fatti in Germania, a Monaco, per incontrarsi con esponenti della destra bavarese di<br />

Strauss. A suo dire, in qualunque momento erano pronti a venire in Italia per compiere azioni<br />

terroristiche e portare materiale (…). In un’altra occasione mi disse che doveva incontrarsi a Roma<br />

73 Camillo Arcuri, Colpo di Stato. Storia vera di una inchiesta censurata. Il racconto del golpe Borghese,<br />

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