Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia

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21.06.2013 Views

finanziamento delle organizzazioni di destra”. Il settimanale Abc pubblica un articolo, a firma di Gregory Hunt, che si qualifica giornalista inglese, in cui si parla di un prossimo colpo di Stato in Italia, “ parecchi già si sono messi a studiare il greco, lo Stato organizza pellegrinaggi a Samo, la Nato ha preparato un programma per l’intercambiabilità dei quadri superiori, fra Roma e Atene, e non sto a dirti il resto”. Hunt scrive di 700 uomini liberi che alla fine saranno posti “tutti in galera”. In giugno sempre Abc denuncia l’esistenza di un “Piano T” che potrebbe scattare in agosto. Un piano Nato coperto dal segreto militare. In luglio la scissione socialista . Nel partito le due ali sono convinte che per salvare la patria dai comunisti (Tanassi-Ferri) o dai colonnelli (De Martino) si debba comunque spaccare il Psi, dividerlo inevitabilmente. Alla vigilia della scissione Andreotti prende nella notte un aereo militare e vola in Usa. I settimanali scrivono, in sostanza, che l’Italia rischia di slittare a sinistra, verso il Pci, e ogni mezzo è lecito per impedirlo: “Questa convinzione si era fatta strada nell’entourage di Nixon, fin dal viaggio del presidente in Italia il 23 febbraio, e poi con le visite private, in America, del repubblicano La Malfa, del socialdemocratico Lupis, del democristiano Andreotti”. 68 Domenica 7 settembre c’è la rivelazione di un allarme Nato in Italia durato poco meno di due mesi. C’è stata la mobilitazione delle basi militari, di reparti speciali dell’esercito e dell’Arma. Dovevano essere occupate e presidiate le sedi della Rai Tv, dei ministeri, dei partiti e dei giornali. In giugno Giangiacomo Feltrinelli ha pubblicato l’opuscolo, più volte citato, sul rischio golpe in estate. 69 Durante il processo per il golpe Borghese il Prefetto Angelo Vicari, capo della Polizia dal 1960 al 1973, dichiara in aula che la “Questura conduceva indagini sul Fronte nazionale (l’organizzazione di Borghese, NdA), per una serie di tentativi di colpi di Stato messi in atto prima e dopo la famosa notte di ‘Tora Tora’. Di questi episodi, ripeto, se ne sono verificati più d’uno, quello che destò maggior allarme avvenne nel luglio del 1969”. L’autunno arriva; travolge ma non annienta. A novembre il ministro dell’Interno Restivo afferma che lo Stato “dispone di una forza tale da dissipare in poche ore qualsiasi tentativo eversivo. So quello che affermo e racconto meno di quello che so”. E quando si debbono far “ingoiare ai sindacati gli accordi più controversi il ministro del Lavoro offre come alternativa secca il “rischio dei colonnelli”. E il 19, nel corso degli scontri durante lo sciopero generale, muore il poliziotto Antonio Annarumma. Saragat invia un telegramma di fuoco. Durante i funerali, a Milano, c’è la caccia al “rosso”. Il 24 altro sciopero generale. Due manifestazioni dei metalmeccanici, il 28 e il 4 dicembre conclusero le trattative per i contratti di lavoro: la ‘fiammata’ attesa non aveva acceso il ‘fuoco’ che si desiderava. Bisognava aiutarlo. Obiettivo principale della contrattazione è l’abolizione delle “gabbie salariali” che consentono un trattamento economico per lo stesso lavoro diverso da regione a regione e soprattutto si vuole la rottura del legame tra aumento salariale e aumento della produttività. Il 2 dicembre Il Secolo d’Italia annuncia che il Msi mobilita la Nazione contro la violenza “rossa”. Quanto è accaduto “ricorda altri tempi e nel ricordo dei tempi richiama ad imperiosi doveri che qualcuno deve pur adempiere. Di qui l’alternativa rigida: lo Stato funziona e ricaccia i sovversivi nelle fogne, o qualcuno deve pur assolvere a tale funzione… di qui la funzione insostituibile del Msi”. Il 7 e il 9 il Psdi torna alla carica con la richiesta di elezioni anticipate . Durante il primo confronto con i segretari del centrosinistra, subito dopo la strage, Rumor dice: “Non voglio essere Facta”, rievocando la figura dell’ultimo Presidente del Consiglio di un governo liberale prima del fascismo. Il 15 il segretario del Msi, Giorgio Almirante, annuncia la confluenza di On nel Msi, maturata già, pur tra contrasti interni, a novembre. Il Corriere della sera dal 18 dicembre si schiera nettamente per la ricostituzione del centrosinistra organico. Il 21 Epoca, che era uscita con una copertina tricolore in concomitanza con la strage, come nel luglio del 1964, invocando ordine, scrive che “c’è ancora in Italia una larghissima maggioranza anticomunista. Basta chiamarla a raccolta con parole semplici e convincenti”. Il 22 Giorgio Almirante: “L’autunno caldo è finito, ora occorre l’unità dell’Msi per far fronte all’unità del sistema.” 68 Abc, 25 luglio 1969. 69 Giangiacomo Feltrinelli, Estate 1969. La minaccia incombente di una svolta radicale e autoritaria di destra, di un colpo di Stato all’italiana., opuscolo. 50 50

Come dire che l’occasione politica è svanita, ora si deve essere uniti per i contraccolpi inevitabili. Dopo la strage Saragat invia un telegramma che suona incitamento all’azione diretta: “Tocca ai cittadini assecondare l’opera della giustizia e delle forze dell’ordine democratico nella difesa della vita contro la violenza omicida”. Saragat convoca un vertice al Quirinale proprio mentre Rumor corre a folle corsa verso via Teulada per inviare il suo appello alla nazione. Al Quirinale arrivano il ministro degli Interni, Restivo, il comandante dell’Arma, Luigi Forlenza e diversi esponenti dei “corpi separati”. “All’ordine del giorno c’è la proposta di proclamare lo ‘stato di pericolo pubblico’ in base agli articoli 214 e seguenti del testo unico delle leggi di Ps. Si tratta di un provvedimento di estrema gravità che non è mai stato adottato in oltre vent’anni di vita repubblicana. Nel dibattere la proposta presidenziale, il ministro degli Interni fa presente al Capo dello Stato l’opportunità di ottenere il consenso del Presidente del Consiglio prima di proclamare lo ‘stato di pericolo’. Saragat si vede perciò costretto ad aggiornare la riunione in attesa che la mobilitazione delle forze moderate e di destra, già in corso in tutto il Paese, dia i suoi frutti” 70 . Rumor dirà un ‘no’ che peserà enormemente su quello che poteva accadere il 14 dicembre a Roma e il 15 nel corso dei funerali delle vittime che dovevano bissare la caccia al “rosso” dei funerali di Annarumma. Gli operai milanesi, sollecitati dal Pci e dall’intero fronte antifascista, impediscono quell’ulteriore salto nell’escalation del terrore. Restivo, su esplicita richiesta di Nenni, vieta la manifestazione del 14 che doveva rappresentare la “parata per la vittoria”, con annessi incidenti che avrebbero dato l’occasione definitiva per la stretta antidemocratica. Lo ‘stato di pericolo’ avrebbe autorizzato a ‘direttori’ o soluzioni golliste. Tutto quindi si gioca tra il 13 e il 22 dicembre quando il colonnello dei carabinieri Pio Alferano consegna a Gui, che lo passa subito a Moro, un rapporto che ha sfruttato le indicazioni stilate dal Sid nella famosa velina del 17 dicembre nella quale si parla di Delle Chiaie e di Guerin Serac, sia pur in veste di improbabile anarchico. Un documento che arriverà ai magistrati solo qualche anno dopo e manomesso in più punti. Non si riuscirà mai a capire quale ne fosse il nucleo originario dato che la fonte, il fascista-informatore del Sid Stefano Serpieri, ne disconoscerà la presunta paternità né gli uomini del Sid chiariranno durante i processi la logica delle ripetute manomissioni. Nelle ore dopo la strage a svolgere le indagini è il capitano Francesco Valentini. Con questo rapporto nella cartella Moro va da Saragat il 23 dicembre del 1969. Si arriva ad un accordo politico che avrà ripercussioni sulle indagini e sugli 11 processi per la strage di Piazza Fontana. L’intesa prevede da parte di Saragat l’abbandono di velleità di scioglimento anticipato della legislatura con relativo abbandono della pregiudiziale anti-Psi, da parte di Moro la rinuncia ad utilizzare l’indagine parallela condotta dal colonnello Alferano, il che significa “accantonare” la “pista nera” costruita sull’ambigua informativa del Sid. L’indomani Tanassi, considerato il portavoce di Saragat nel partito, critica apertamente il “famigerato diktat (quadripartito ‘pulito’ o elezioni anticipate) su cui si era basata la propaganda Psdi fin a quel momento. Anche Piccoli si adegua alla politica sostenuta dal trio Moro-Forlani-Andreotti. Poche settimane dopo Delle Chiaie viene “invitato a fare due passi” mentre attende di essere interrogato al Tribunale di Roma. E’ il colonnello Antonio Varisco a dargli il “consiglio” 71 . E sarà sempre Piero Zullino, che interviene su Epoca, vicino a Italo De Feo, legato a filo doppio con i socialdemocratici, a dare una ulteriore indicazione rilevante e piena ancora oggi di elementi che non sono stati sviluppati, probabilmente per qualche altro ‘patto’ contratto in quei giorni. Una indicazione che Pietro Valpreda sembra avallare, indirettamente, quando nel luglio del 2001 arriva la condanna in primo grado per il gruppo ordinovista veneto che sarà poi ribaltata in appello e confermata definitivamente, nel 2005, dalla Cassazione. La sentenza di condanna rappresenta – dice Valpreda - “il raggiungimento di una mezza verità, forse di un decimo di verità, ma un punto di partenza per dire che le responsabilità stanno negli ambienti fascisti. Risalire a mandanti, a chi ha coperto e depistato, individuare i tanti attentati fatti in quel periodo e mai scoperti, sarebbe utile. 70 Fulvio Bellini- Gianfranco Bellini, op. cit. , pp.102-105 71 Intervista all’autore ad Antonio La Bruna 51 51

finanziamento delle organizzazioni di destra”. Il settimanale Abc pubblica un articolo, a firma di<br />

Gregory Hunt, che si qualifica giornalista inglese, in cui si parla di un prossimo colpo di Stato in<br />

Italia, “ parecchi già si sono messi a studiare il greco, lo Stato organizza pellegrinaggi a Samo, la<br />

Nato ha preparato un programma per l’intercambiabilità dei quadri superiori, fra Roma e Atene, e<br />

non sto a dirti il resto”. Hunt scrive di 700 uomini liberi che alla fine saranno posti “tutti in galera”.<br />

In giugno sempre Abc denuncia l’esistenza di un “Piano T” che potrebbe scattare in agosto. Un<br />

piano Nato coperto dal segreto militare. In luglio la scissione socialista . Nel partito le due ali sono<br />

convinte che per salvare la patria dai comunisti (Tanassi-Ferri) o dai colonnelli (De Martino) si<br />

debba comunque spaccare il Psi, dividerlo inevitabilmente. Alla vigilia della scissione Andreotti<br />

prende nella notte un aereo militare e vola in Usa. I settimanali scrivono, in sostanza, che l’Italia<br />

rischia di slittare a sinistra, verso il Pci, e ogni mezzo è lecito per impedirlo: “Questa convinzione si<br />

era fatta strada nell’entourage di Nixon, fin dal viaggio del presidente in Italia il 23 febbraio, e poi<br />

con le visite private, in America, del repubblicano La Malfa, del socialdemocratico Lupis, del<br />

democristiano Andreotti”. 68 Domenica 7 settembre c’è la rivelazione di un allarme Nato in Italia<br />

durato poco meno di due mesi. C’è stata la mobilitazione delle basi militari, di reparti speciali<br />

dell’esercito e dell’Arma. Dovevano essere occupate e presidiate le sedi della Rai Tv, dei ministeri,<br />

dei partiti e dei giornali. In giugno Giangiacomo Feltrinelli ha pubblicato l’opuscolo, più volte<br />

citato, sul rischio golpe in estate. 69 Durante il processo per il golpe Borghese il Prefetto Angelo<br />

Vicari, capo della Polizia dal 1960 al 1973, dichiara in aula che la “Questura conduceva indagini sul<br />

Fronte nazionale (l’organizzazione di Borghese, NdA), per una serie di tentativi di colpi di Stato<br />

messi in atto prima e dopo la famosa notte di ‘Tora Tora’. Di questi episodi, ripeto, se ne sono<br />

verificati più d’uno, quello che destò maggior allarme avvenne nel luglio del 1969”. L’autunno<br />

arriva; travolge ma non annienta. A novembre il ministro dell’Interno Restivo afferma che lo Stato<br />

“dispone di una forza tale da dissipare in poche ore qualsiasi tentativo eversivo. So quello che<br />

affermo e racconto meno di quello che so”. E quando si debbono far “ingoiare ai sindacati gli<br />

accordi più controversi il ministro del Lavoro offre come alternativa secca il “rischio dei<br />

colonnelli”. E il 19, nel corso degli scontri durante lo sciopero generale, muore il poliziotto Antonio<br />

Annarumma. Saragat invia un telegramma di fuoco. Durante i funerali, a Milano, c’è la caccia al<br />

“rosso”. Il 24 altro sciopero generale. Due manifestazioni dei metalmeccanici, il 28 e il 4 dicembre<br />

conclusero le trattative per i contratti di lavoro: la ‘fiammata’ attesa non aveva acceso il ‘fuoco’ che<br />

si desiderava. Bisognava aiutarlo.<br />

Obiettivo principale della contrattazione è l’abolizione delle “gabbie salariali” che consentono un<br />

trattamento economico per lo stesso lavoro diverso da regione a regione e soprattutto si vuole la<br />

rottura del legame tra aumento salariale e aumento della produttività. Il 2 dicembre Il Secolo<br />

d’Italia annuncia che il Msi mobilita la Nazione contro la violenza “rossa”. Quanto è accaduto<br />

“ricorda altri tempi e nel ricordo dei tempi richiama ad imperiosi doveri che qualcuno deve pur<br />

adempiere. Di qui l’alternativa rigida: lo Stato funziona e ricaccia i sovversivi nelle fogne, o<br />

qualcuno deve pur assolvere a tale funzione… di qui la funzione insostituibile del Msi”. Il 7 e il 9 il<br />

Psdi torna alla carica con la richiesta di elezioni anticipate . Durante il primo confronto con i<br />

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Il 15 il segretario del Msi, Giorgio Almirante, annuncia la confluenza di On nel Msi, maturata già,<br />

pur tra contrasti interni, a novembre. Il Corriere della sera dal 18 dicembre si schiera nettamente<br />

per la ricostituzione del centrosinistra organico. Il 21 Epoca, che era uscita con una copertina<br />

tricolore in concomitanza con la strage, come nel luglio del 1964, invocando ordine, scrive che “c’è<br />

ancora in Italia una larghissima maggioranza anticomunista. Basta chiamarla a raccolta con parole<br />

semplici e convincenti”. Il 22 Giorgio Almirante: “L’autunno caldo è finito, ora occorre l’unità<br />

dell’Msi per far fronte all’unità del sistema.”<br />

68 Abc, 25 luglio 1969.<br />

69 Giangiacomo Feltrinelli, Estate 1969. La minaccia incombente di una svolta radicale e autoritaria<br />

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