Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia

Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia

misteriditalia.it
from misteriditalia.it More from this publisher
21.06.2013 Views

si lascia andare a un’analisi particolarmente preoccupata della situazione politica italiana. Il generale Vernon Walters, futuro direttore della Cia, alla fine, ottiene direttamente (o tramite il traduttore presente all’incontro) la trascrizione delle parole pronunciate del Presidente della Repubblica: “Agli occhi degli italiani, il Pci si fa passare per un partito socialista attivista e rispettabile ma è dedito agli interessi del Cremlino; il suo capo, Luigi Longo, è a tutti gli effetti un funzionario sovietico. I comunisti hanno condannato l’invasione della Cecoslovacchia e la nostra stampa, e quella internazionale, vi hanno visto un distacco dall’Urss. È un errore, lo hanno fatto perché gli italiani sono indignati, e per essere liberi di denunciare la Nato: la vogliono distruggere, rendere prima l’Italia neutrale e poi allinearla con Mosca”. Saragat si propone, implicitamente, come alternativa politica, quantomeno accanto alla Dc, dato che questo partito è “forte perché ha l’appoggio del Vaticano, e lo merita perché è il pilastro della libertà e della democrazia in Italia. Ma il Papa Paolo VI – una persona per bene – non ne capisce molto di politica, bisognerebbe dirgli che se il comunismo vincesse finirebbe in esilio o diverrebbe come il metropolita Alexei in Urss”. Il Presidente della Repubblica italiana continua dicendo tra l’altro: “Il Psi ha una frangia estremista di sinistra, come pure la Dc, anche se con un peso maggiore: grazie alla complicità di questi due gruppi antiatlantici, il Pci è in grado di causare grossi guai”. La nuova amministrazione Usa prese tanto sul serio il discorso fatto “con il massimo candore” da Saragat da affidare al Consiglio di sicurezza della Casa Bianca, diretto da Kissinger, un’inchiesta sul comunismo italiano che, alla fine, portò all’invio a Roma di un nuovo ambasciatore, il “falco” Graham Martin, poi destinato a Saigon, che aveva carta bianca per spingere verso una svolta a destra del governo. Strategia non condivisa dalle “colombe’’ di Washington, tra cui vi era il Segretario di Stato William Rogers, favorevole al centrosinistra ma con poco potere reale nelle sue mani. Nel luglio 1969 cade il primo governo Rumor. Poco dopo nasce il nuovo governo Rumor, un monocolore con Moro agli Esteri al posto di Nenni. Un rapporto della Cia di quei giorni ipotizza che il governo potrebbe cadere “a causa dei torbidi movimenti operai e studenteschi”. In ottobre le “convulsioni italiani” secondo gli Usa sono tali da spingere il ministro dei Trasporti Usa, John Volpe, che poi sarà ambasciatore a Roma, a recarsi da Saragat che è sempre più allarmato. Il Capo dello Stato avverte l’inviato americano che Nixon ora deve mantenere gli impegni e proteggere non solo l’Italia “ma tutta l’Europa, altrimenti l’Urss tenterà di fagocitarla come Praga”, e arriva a dare agli Usa lo stesso ruolo che ebbe l’impero romano, “arbitro dell’equilibrio e della pace mondiali”. Saragat incontrando Nixon aveva indicato solo una strada di salvezza per l’Italia; un ritorno agli equilibri politici antecedenti la “catastrofica linea politica” del centrosinistra voluta da Moro. Volpe chiede a Nixon di invitare Rumor e Saragat a Washington per un chiarimento. Le due linee sono evidenti anche agli analisti Usa. Bisogna mettersi d’accordo, chiarire la logica e i ruoli. Il Segretario di Stato William Rogers e il Consigliere della sicurezza nazionale della Casa Bianca non si trovano d’accordo sull’invito. Rogers vuole che la situazione si chiarisca subito. Poco dopo, lo stesso Rogers fa sapere a Kissinger di aver ricevuto una lettera “dell’avvocato Paolo Pisano, che dice di rappresentare l’editore Vittorio Vaccari e Rumor, secondo cui se non interverranno, a Roma andrà al governo un Fronte popolare con i comunisti”. Secondo Pisano, “Moro è pronto all’intesa con il Pci, facilitata dall’abbandono da parte del Vaticano della sua politica anticomunista”. Kissinger tergiversa e chiede un’inchiesta dei servizi segreti americani sull’Italia e il Vaticano. Alla fine propone il gennaio 1970 per la visita di Rumor (che poi non avverrà proprio per le bombe del 12 dicembre), e il luglio dello stesso anno per quella di Saragat. Kissinger sollecita Nixon a formare una commissione d’inchiesta “sulle implicazioni per gli Usa di un ingresso comunista al governo di Roma. [...] C’è il pericolo che in due o tre anni il Pci salga al potere, sarebbe prudente esaminare l’emergenza, non possiamo farci cogliere impreparati”, scrive. Il capo della commissione è un nome che ritroviamo nel libro di Fulvio Bellini, Elliot Richardson, un uomo di Nixon 55 . Il rapporto finale dell’inchiesta però è ancora oggi segreto. 55 E per Richardson che Kissinger stese il rapporto sull’incontro Saragat- Nixon che poi, tramite i servizi inglesi, arriva a Bellini. 40 40

In tutto questo fitto scenario internazionale bisogna inserire un elemento molto rilevante: il congresso comunista del febbraio 1969 che segna una svolta reale rispetto al passato. Ecco come qualche mese dopo, in novembre, Mario Tanassi, presidente di quel Psu nato in estate dalla scissione socialista, rievoca quell’importante passaggio che spinse Saragat a chiedere il supporto e l’aiuto americano: “Il congresso fu preceduto da un tambureggiamento propagandistico d’eccezione. Sembrava che per i comunisti fosse arrivato il momento della palingenesi democratica. Che il Pci sarebbe uscito dal congresso completamente trasformato e pronto a condividere le responsabilità del potere. [...] I tre obiettivi fondamentali (del Congresso, N.d.A.) erano: isolare e distruggere le forze socialdemocratiche; creare alleanze sempre più nuove e numerose in comuni province e regioni, in attesa dell’alleanza col centrosinistra sul piano nazionale; provocare un cambiamento nella maggioranza all’interno della Dc e del Psi. [...] “In aprile, in maggio, era molto diffuso uno stato d’animo di rassegnazione: l’ingresso dei comunisti nella maggioranza era visto come un fatto imminente e ineluttabile. Molti uomini politici si preparavano a saltare sulla diligenza del nuovo regime. A destra c’era chi pensava, per reazione, ai colonnelli. Insomma, si era perduta la prospettiva democratica e si credeva che in un modo o nell’altro la Repubblica che conosciamo, quella nata dalla Costituzione, stesse per morire”. L’alternativa che il Psu temeva maggiormente era quella di un governo Dc-Psi sostenuto “da tutte le forze sinceramente democratiche” cioè con l’appoggio esterno del Pci. Moro “apre” e tutto si mette in gioco rapidamente; alla sua “strategia dell’attenzione” verso il Pci si risponde con la “strategia della tensione’’ verso il Paese, per impaurirlo e condizionarlo. Con uno schema che si ripeterà nel ’77-’78 dopo essere stato già sperimentato nel ’64, come abbiamo già visto. E’ in quelle settimane di febbraio-marzo che si gettano le basi di quella solida inimicizia tra Kissinger e Moro di cui si è a lungo parlato e che si è manifestata sempre nei momenti cruciali: 1975-76, 1977-78. Il “conforto” dato dagli americani a Saragat è evidente ma è chiaro che il Presidente prende a modello più De Gaulle che i colonnelli greci. Ma qualcuno che a lui si ispira, in chiave non strettamente politica, non la pensa così. “Roma fu la sola capitale dove Nixon venne accolto da manifestazioni antiamericane di qualche rilievo…Gli incontri ebbero luogo in modo un po’ casuale. Il Presidente Giuseppe Saragat volle ricevere Nixon senza la presenza dei ministri italiani perché aveva paura, alla loro presenza, di esprimere i suoi cattivi presentimenti sull’avanzata comunista…” 56 . Curioso perché in quel governo non vi erano altro che ministri Dc. Quando Nixon arriva a Roma Il Secolo d’Italia riporta in ultima pagina un manifesto bilingue: “Signor Presidente c’è chi vuole far uscire l’Italia dalla Nato”. E’ l’inizio dell’operazione. Il via, con forti infiltrazioni della destra estrema negli scontri di quei giorni di visita a Roma del Presidente Usa, ricordati con grande drammaticità da Mariano Rumor nelle sue memorie, 57 avviene in quelle ore. Bisogna dimostrare che l’Italia è in mano ai “rossi”. Ingovernabile, alla deriva. Pronta a ‘scivolar via’ dalla Nato. Peter Tompkins è stato agente americano a Roma, in clandestinità, durante l’ultima parte della guerra. Trovò rifugio a Palazzo Caeteani, in una stanza segreta ,ed è ben addentro alle vicende dei servizi segreti Usa in Italia. Autore di un volume di memorie, “Partigiano a Roma”, l’ex agente segreto ha raccolto le sue idee sulle attività dei servizi in un volume dedicato alla Strategy of terror 58 che , nel caso italiano, ha radici istituzionali che Tompkins individua nel ministero dell’Interno e in Umberto Federico D’Amato, reclutato dagli Usa con il nome in codice “Delilah.” 59 E’ lui per Tompkins il regista principale dell’operazione Piazza Fontana che poi subisce diversi “strattoni” da più mani. L’ex 56 Henry Kissinger op.cit., p. 94 57 Mariano Rumor, Memorie (!943-1970),Neri Pozza Editore,Vicenza,1991,p.401 58 Manoscritto inedito di Peter Tompkins, 1991 59 La prova del “reclutamento” Usa di D’Amato è stata rintracciata negli archivi americani da un professore dell’Università di Yale, Timothy J. Naftali, docente di Storia dell’Italia contemporanea che per primo ha potuto consultare i documenti desecretati dal Dipartimento di Stato Usa relativi ai rapporti tra i servizi segreti di Italia e Usa dal 1945 ai primi anni Sessanta. Vedi in particolare, “Servizi segreti: Rivelazioni - D’Amato 007 ‘reclutato’ da Usa”, Adnkronos , 6 febbraio 1999. 41 41

si lascia andare a un’analisi particolarmente preoccupata della situazione politica italiana. Il<br />

generale Vernon Walters, futuro direttore della Cia, alla fine, ottiene direttamente (o tramite il<br />

traduttore presente all’incontro) la trascrizione delle parole pronunciate del Presidente della<br />

Repubblica: “Agli occhi degli italiani, il Pci si fa passare per un partito socialista attivista e<br />

rispettabile ma è dedito agli interessi del Cremlino; il suo capo, Luigi Longo, è a tutti gli effetti un<br />

funzionario sovietico. I comunisti hanno condannato l’invasione della Cecoslovacchia e la nostra<br />

stampa, e quella internazionale, vi hanno visto un distacco dall’Urss. È un errore, lo hanno fatto<br />

perché gli italiani sono indignati, e per essere liberi di denunciare la Nato: la vogliono distruggere,<br />

rendere prima l’Italia neutrale e poi allinearla con Mosca”. Saragat si propone, implicitamente,<br />

come alternativa politica, quantomeno accanto alla Dc, dato che questo partito è “forte perché ha<br />

l’appoggio del Vaticano, e lo merita perché è il pilastro della libertà e della democrazia in Italia. Ma<br />

il Papa <strong>Paolo</strong> VI – una persona per bene – non ne capisce molto di politica, bisognerebbe dirgli che<br />

se il comunismo vincesse finirebbe in esilio o diverrebbe come il metropolita Alexei in Urss”. Il<br />

Presidente della Repubblica italiana continua dicendo tra l’altro: “Il Psi ha una frangia estremista di<br />

sinistra, come pure la Dc, anche se con un peso maggiore: grazie alla complicità di questi due<br />

gruppi antiatlantici, il Pci è in grado di causare grossi guai”. La nuova amministrazione Usa prese<br />

tanto sul serio il discorso fatto “con il massimo candore” da Saragat da affidare al Consiglio di<br />

sicurezza della Casa Bianca, diretto da Kissinger, un’inchiesta sul comunismo italiano che, alla fine,<br />

portò all’invio a Roma di un nuovo ambasciatore, il “falco” Graham Martin, poi destinato a Saigon,<br />

che aveva carta bianca per spingere verso una svolta a destra del governo. Strategia non condivisa<br />

dalle “colombe’’ di Washington, tra cui vi era il Segretario di Stato William Rogers, favorevole al<br />

centrosinistra ma con poco potere reale nelle sue mani. Nel luglio 1969 cade il primo governo<br />

Rumor. Poco dopo nasce il nuovo governo Rumor, un monocolore con Moro agli Esteri al posto di<br />

Nenni. Un rapporto della Cia di quei giorni ipotizza che il governo potrebbe cadere “a causa dei<br />

torbidi movimenti operai e studenteschi”. In ottobre le “convulsioni italiani” secondo gli Usa sono<br />

tali da spingere il ministro dei Trasporti Usa, John Volpe, che poi sarà ambasciatore a Roma, a<br />

recarsi da Saragat che è sempre più allarmato. Il Capo dello Stato avverte l’inviato americano che<br />

Nixon ora deve mantenere gli impegni e proteggere non solo l’Italia “ma tutta l’Europa, altrimenti<br />

l’Urss tenterà di fagocitarla come Praga”, e arriva a dare agli Usa lo stesso ruolo che ebbe l’impero<br />

romano, “arbitro dell’equilibrio e della pace mondiali”.<br />

Saragat incontrando Nixon aveva indicato solo una strada di salvezza per l’Italia; un ritorno agli<br />

equilibri politici antecedenti la “catastrofica linea politica” del centrosinistra voluta da Moro.<br />

Volpe chiede a Nixon di invitare Rumor e Saragat a Washington per un chiarimento. Le due linee<br />

sono evidenti anche agli analisti Usa. Bisogna mettersi d’accordo, chiarire la logica e i ruoli. Il<br />

Segretario di Stato William Rogers e il Consigliere della sicurezza nazionale della Casa Bianca non<br />

si trovano d’accordo sull’invito. Rogers vuole che la situazione si chiarisca subito. Poco dopo, lo<br />

stesso Rogers fa sapere a Kissinger di aver ricevuto una lettera “dell’avvocato <strong>Paolo</strong> Pisano, che<br />

dice di rappresentare l’editore Vittorio Vaccari e Rumor, secondo cui se non interverranno, a Roma<br />

andrà al governo un Fronte popolare con i comunisti”. Secondo Pisano, “Moro è pronto all’intesa<br />

con il Pci, facilitata dall’abbandono da parte del Vaticano della sua politica anticomunista”.<br />

Kissinger tergiversa e chiede un’inchiesta dei servizi segreti americani sull’Italia e il Vaticano. Alla<br />

fine propone il gennaio 1970 per la visita di Rumor (che poi non avverrà proprio per le bombe del<br />

12 dicembre), e il luglio dello stesso anno per quella di Saragat. Kissinger sollecita Nixon a formare<br />

una commissione d’inchiesta “sulle implicazioni per gli Usa di un ingresso comunista al governo di<br />

Roma. [...] C’è il pericolo che in due o tre anni il Pci salga al potere, sarebbe prudente esaminare<br />

l’emergenza, non possiamo farci cogliere impreparati”, scrive. Il capo della commissione è un nome<br />

che ritroviamo nel libro di Fulvio Bellini, Elliot Richardson, un uomo di Nixon 55 . Il rapporto finale<br />

dell’inchiesta però è ancora oggi segreto.<br />

55 E per Richardson che Kissinger stese il rapporto sull’incontro Saragat- Nixon che poi,<br />

tramite i servizi inglesi, arriva a Bellini.<br />

40<br />

40

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!