Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia
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Dal Quirinale Moro avrebbe potuto con maggior libertà chiudere le maglie ancora non serrate del<br />
compromesso storico con la presenza del Pci nel governo, e non più nella sola maggioranza (magari<br />
in cambio di un’ampia riforma in senso presidenziale della Repubblica).<br />
Anche nel 1969 Moro era considerato un “antipartito” perché, nel novembre 1968, a un Consiglio<br />
nazionale, dopo mesi e mesi d’isolamento prossimo all’ostracismo conseguenza della sconfitta<br />
socialista del 19 maggio che decreta la fine di una fase del centrosinistra, aveva pronunciato uno<br />
storico intervento che aveva messo in moto una reazione fortissima, sotterranea e oltre modo<br />
pericolosa che aveva ben interpretato il senso politico dell’improvvisa attenzione di Moro al<br />
sociale; ai sommovimenti che stavano attraversando tutta l’Europa.<br />
C’era da parte di Moro la volontà politica e il progetto di “aprire” al Pci, per intavolare una<br />
discussione con chi stava, in Italia, al di là del muro di Jalta. Specie dopo la dura condanna<br />
dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia da parte del Pci e un congresso del partito che aveva<br />
segnato una svolta reale per i comunisti italiani. Moro dice che “tempi nuovi si annunciano e<br />
avanzano come non mai”. Ecco perché lascia la corrente dorotea al fine di “rendere più vigorosa e<br />
feconda la dialettica con le opposizioni, sì da valorizzare ogni dato sociale che emerge in questo<br />
confronto e rafforzare, mediante un’intelligente apertura a tutte le realtà, la posizione della<br />
maggioranza.” 46<br />
Nel novembre del 1977 – e nessuno sembra accorgersi di questo parallelismo con quanto era già<br />
avvenuto nel novembre del 1968 – il Pci vota una mozione alla Camera in cui si affermava che la<br />
Nato e la Cee sono i due assi fondamentali, non scindibili, della politica estera italiana:<br />
immediatamente si mette in moto un’altrettanto dura reazione di chi ha ben capito che il Pci stava<br />
ormai sulla porta del governo del Paese. Ed è una ‘forbice’ che ha certamente almeno due tagli: Usa<br />
e Urss. Anche i comunisti italiani sarebbero entrati a breve nella (vuota) “stanza dei bottoni”,<br />
evocata da Pietro Nenni per spiegare il fallimento della formula di centrosinistra organico. Nel 1969<br />
c’è Piazza Fontana, nel 1978 il rapimento di Moro. L’inizio e la fine di un progetto politico; forse<br />
l’unico dopo l’esaurirsi del centrosinistra, capace di sanare le anomalie profonde della società e<br />
della politica italiana.<br />
C’è un precedente illuminante, fondante, rispetto a questo arco politico che si regge sui due tragici<br />
pilastri di Piazza Fontana e Via Caetani ed è quello del tentativo del 1964, sul quale sempre Moro<br />
fece calare il silenzio della ragion di Stato imponendo gli omissis sul Piano Solo, cioè la<br />
pianificazione antisommossa predisposta dal generale De Lorenzo. Era l’epoca in cui su autorevoli<br />
giornali della Capitale comparivano editoriali che invitavano praticamente a “far fuori”<br />
politicamente Moro e la sua scelta a sostegno del centrosinistra organico.<br />
Senza entrare nella ormai speciosa e inutile diatriba se i fatti del giugno-luglio di quell’anno<br />
rappresentino o meno un vero e proprio golpe 47 , vale la pena citare tra i molti documenti disponibili<br />
un memorandum dell’ambasciata Usa a Roma del 14 agosto 1964, alla vigilia, della riunione a casa<br />
Morlino dello stato maggiore Dc per valutare la situazione dell’ordine pubblico in caso di<br />
scioglimento delle Camere. Il documento, intitolato “ The July Rumors of an Italian Coup d’Etat” si<br />
sofferma su una soluzione gollista da dare alla crisi politica in atto prevedendo la possibilità di un<br />
governo del Presidente pronto a lavorare “per il bene della nazione”. Sganciato dai partiti il<br />
governo non avrebbe la fiducia delle Camere e allora il Presidente dovrebbe portarlo dalla sua parte<br />
“con un solenne e drammatico appello ai partiti; un appello al popolo per la salvezza del paese”. In<br />
effetti il memorandum citava un famoso articolo del settimanale Epoca e questa coincidenza si<br />
ripeterà nel 1969, alla vigilia della strage 48 .<br />
Il 17 luglio la crisi è superata con la nascita del secondo governo Moro. La Dc era stata per alcuni<br />
drammatici giorni immobile ad un bivio: esecutivo Moro-Nenni o governo appoggiato dalle destre<br />
46 Tutte le citazioni sono tratte da Felice La Rocca, L’eredità perduta. Aldo Moro e la crisi<br />
italiana, Rubbettino, Palermo,2001 e Aldo Moro, Una politica per i tempi nuovi, Agenzia “Progetto”,Roma,<br />
s.d.<br />
47 <strong>Paolo</strong> <strong>Cucchiarelli</strong>- Aldo Giannuli, op. cit., p.229<br />
48 vedi in particolare, Claudio Accogli, Kennedy e il centro-sinistra.Nenni, i missili e il mistero<br />
di Dallas, Nuova Editrice MondOperaio, Milano, 2003, pp.148-149<br />
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