Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia

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21.06.2013 Views

maggioranza degli italiani e sostenuta da tutti i settori dello Stato primo tra tutti le Forze Armate. Portare le insegne, l’ascia bipenne di On serviva sia a marcare il ruolo di questa struttura nella vicenda, sia a distinguere i settori dove si sarebbero collocati gli aderenti in quanto una manifestazione pacifica non sarebbe stata” 39 . Nell’inchiesta condotta a Padova dal giudice Stiz vi è la testimonianza di Angelo Comacchio che aveva messo a verbale una confidenza fattagli da Angelo Ventura, fratello di Giovanni, due giorni prima della strage: ci sarebbe stata presto “una marcia di fascisti a Roma e qualcosa di grosso nelle banche”. “Si può ritenere – chiarisce Salvini – che la manifestazione del 14 dicembre venga vietata proprio per il profilarsi dell’accordo tra le due fazioni politiche che si confrontarono duramente, dal momento che ormai era caduta l'ipotesi più estrema e, con l’affermarsi di una soluzione più di centro, questa grande prova di forza non era più necessaria: potrebbe quindi esserci un collegamento tra le due cose. I giornali in quei giorni danno un amplissimo risalto a quello che doveva essere ‘l'Appuntamento con la nazione’, e questo è indicativo del fatto che la manifestazione del 14 dicembre avrebbe dovuto essere un momento di forte pressione”. Vinciguerra aggiungerà dei tasselli alla vicenda quando in Spagna ebbe modo di conoscere Ralph, che altri non era che Yves Guerin Serac. La strategia dell’infiltrazione, della “contaminazione” e della manipolazione è stata sperimentata con successo per la prima volta in Francia (di fatto ricalca alcuni degli elementi essenziali maturati nell’esperienza dell’Oas). E forse bisognerebbe riflettere meglio sulla nascita anche del nostro ‘68 studentesco; sulla presenza a Valle Giulia, quando per la prima volta si arriva agli scontri tra studenti e polizia con tecniche da “guerriglia urbana” di tanti esponenti dei gruppi a destra dell’Msi. “Nel ‘68 – dice sicuro Vinciguerra - le mobilitazioni studentesche sono state accuratamente studiate, preparate e poste in atto. In Francia dall’Oas, in Germania e in Italia da elementi dei movimenti d’estrema destra tipo An e On. Non c’è stato alcun moto spontaneo nel 1968. Parte da un discorso che riguarda in primo luogo la Francia. Il 1968 riguarda in primo luogo la Francia. Il ‘68 deve mettere in ginocchio definitivamente il Gen. De Gaulle, deve obbligarlo a chiudere il discorso Oas. E poi si estende, si amplia. In Germania e in Italia dove viene monopolizzato da elementi di An e On” 40 . Nell’ottobre del 1969 su L’Italiano, il mensile diretto da Pino Romualdi, esponente di spicco anche culturale dell’Msi sul quale scrive Guido Giannettini, l’agente del Sid in contatto o che ‘manipolava’ il gruppo ordinovista di Freda e Ventura compare un editoriale molto chiaro nelle indicazioni finali. E’ ora di agire; basta con le parole. “A differenza della vendetta che è un piatto che si mangia freddo, le rivoluzioni sono un piatto che si mangia caldo. E anche i colpi di Stato, specie in un Paese della storia, della civiltà e delle proporzioni demografiche economiche e politiche del nostro, sono un piatto che si serve caldo. L’Italia non è né la Grecia, né la Libia; né ha un capo partigiano da spendere come De Gaulle”. 41 Indicazione chiara: non sono percorribili le strade della rivolta militare perché in Grecia bastò prendere Atene ai colonnelli per avere in mano il Paese mentre Gheddafi in Libia riuscì a chiudere la vicenda dinastica con un pugno di giovani ufficiali ma in Italia c’è il più grande partito comunista d’Europa. Decine di città “rosse”: sarebbe un bagno di sangue. Né c’è un uomo che in virtù del suo prestigio riconosciuto può piegare il sistema. Occorre un’altra strada. Il 1969 aveva alle spalle un anno memorabile che aveva seminato attese e cambiamenti che dovevano essere raccolti in Italia, sul piano economico sociale, nell’anno successivo. Si erano creati grandi movimenti di massa mentre con le elezioni della primavera è miseramente fallita l’unificazione dei partiti di ispirazione socialista (Psi e Psdi) ed è stato premiato il Pci, salito alla Camera dal 25,2% al 26,9%. C’e’ paura in Italia e all’estero. Cinque milioni di tute blu cercano di 39 Intervista dell’autore a Vincenzo Vinciguerra 40 Ibidem 41 Editoriale, L’Italiano,ottobre 1969 30 30

dar corpo alle rivendicazioni dell’autunno caldo sindacale a Milano, Genova, e Torino. Compare quell’estremismo ideologico che farà da prologo all’esplodere del terrorismo, agli “anni di piombo’”. Questo è anche l’anno degli attentati diffusi: più di 100 fino all’autunno e poi il ‘botto’ del 12 dicembre quando alle 16,37 una bomba esplode nel salone centrale della Banca Nazionale dell’Agricoltura, a Milano, a due passi da Piazza del Duomo. Un boato incredibile; una pioggia di vetri e detriti e un tappeto di sangue e membra umane. Non la strage più grave come bilancio umano ma quella maggiormente simbolica; riassuntiva del cambiamento politico e sociale in atto. Quella che raccoglie condensa e dà forma ai sogni golpisti che mirano a congelare la realtà economica e sociale, oltre che politica, che dà l’impronta agli anni della prima Repubblica e segna l’inizio di quella strategia della tensione che sarà scandita da attentati e delitti consumati all’ombra dei servizi segreti e con la copertura e complicità d’importanti realtà istituzionali. Una parte del Psdi, ad esempio, ha avuto un atteggiamento politicamente filo golpista prima della strage. E capo dello Stato era Giuseppe Saragat che si era incontrato a quattr’occhi con Nixon e Kissinger, nel febbraio del 1969, quando il neo presidente degli Usa era venuto a constatare direttamente la gravità della situazione italiana. Nelle sue memorie Kissinger ha punte di asprezza per l’Italia e Moro . Ecco il nucleo centrale del ‘mistero’ politico di Piazza Fontana. Poteva l’allora Presidente del Consiglio essere sospettato di complicità sia pur concorrenziale con l’allora Capo dello Stato Giuseppe Saragat per aver quantomeno non ostacolato il crearsi del “clima politico” utile ad una svolta autoritaria? E' ben difficile ipotizzarlo senza mettere in conto che potesse “saltare il banco” del sistema politico, allora ben più rigido per la logica di Jalta. La scuola revisionista che alligna nella nuova Italia di questi ultimi anni ha duramente attaccato l’inchiesta Salvini e la sua lettura della logica politica che gli fa da scenario, proprio per la visione drammatica che il magistrato dà dello scontro tra le due fazioni politiche in quei giorni (ignorando volutamente che di questo scontro si scrive apertamente anche su giornali che non sono di sinistra), ma c’é uno storico come Piero Craveri che dà rilevanza a questa interpretazione ora suffragata da decine di riscontri sulle ragioni dell'odio di On verso un’ala della Dc nel suo '”La Repubblica dal 1958 al 1992” dove si cita un introvabile libretto, “Il Segreto della Repubblica”, per spiegare la nascita di un quadripartito organico nuovamente guidato da Rumor dopo Piazza Fontana; un esecutivo nato dal compromesso Moro-Saragat, garantito dal cambio al dicastero della Difesa, da cui dipendevano i servizi segreti, tra Luigi Gui, stretto collaboratore di Moro e il socialdemocratico Mario Tanassi, legato a filo doppio a Saragat. “Il Segreto della Repubblica” 42 è stato riedito nel 2005, con un significativo sottotitolo “La verità politica sulla strage di Piazza Fontana”, dopo la prima introvabile edizione del 1978. Il volume tenta di dare una spiegazione politica – dato che quella giudiziaria è ormai sterilizzata, probabilmente per sempre – al perché non si è potuto arrivare ai responsabili della strage, risalire la catena di comando – o le catene, probabilmente - fino ai livelli decisionali. Il libro svela con chiarezza “Il Segreto” cioè il sommarsi di diverse responsabilità politiche alla fine neutralizzate da un compromesso tra Aldo Moro e Giuseppe Saragat siglato alla vigilia di Natale del 1969. Una storia che vale la pena di raccontare in dettaglio perché può aiutarci a capire perché 11 processi non sono arrivati alla verità giudiziaria. I servizi inglesi erano sul chi vive già prima di Piazza Fontana e contattarono un giornalista italiano, Fulvio Bellini, anticipandogli lo scontro istituzionale che stava maturando. Bellini, già partigiano vicino alle formazioni inglesi, giornalista , ha alle spalle grandi scoop come il primo libro che propone la tesi dell’omicidio del presidente dell’Eni, Enrico Mattei, e ha pubblicato nel 1978 il libro dedicato a Piazza Fontana che rivela i retroscena politici della strage, gli stessi che avrebbe accertato quasi un ventennio dopo, il Pm Guido Salvini ma sulla base delle rivelazioni dei ‘camerati’. 42 Fulvio Bellini- Gianfranco Bellini, Il Segreto della Repubblica. La verità politica sulla strage di Piazza Fontana, Milano, Selene Edizioni, 2005 31 31

dar corpo alle rivendicazioni dell’autunno caldo sindacale a Milano, Genova, e Torino. Compare<br />

quell’estremismo ideologico che farà da prologo all’esplodere del terrorismo, agli “anni di<br />

piombo’”. Questo è anche l’anno degli attentati diffusi: più di 100 fino all’autunno e poi il ‘botto’<br />

del 12 dicembre quando alle 16,37 una bomba esplode nel salone centrale della Banca Nazionale<br />

dell’Agricoltura, a Milano, a due passi da Piazza del Duomo. Un boato incredibile; una pioggia di<br />

vetri e detriti e un tappeto di sangue e membra umane. Non la strage più grave come bilancio<br />

umano ma quella maggiormente simbolica; riassuntiva del cambiamento politico e sociale in atto.<br />

Quella che raccoglie condensa e dà forma ai sogni golpisti che mirano a congelare la realtà<br />

economica e sociale, oltre che politica, che dà l’impronta agli anni della prima Repubblica e segna<br />

l’inizio di quella strategia della tensione che sarà scandita da attentati e delitti consumati all’ombra<br />

dei servizi segreti e con la copertura e complicità d’importanti realtà istituzionali. Una parte del<br />

Psdi, ad esempio, ha avuto un atteggiamento politicamente filo golpista prima della strage. E capo<br />

dello Stato era Giuseppe Saragat che si era incontrato a quattr’occhi con Nixon e Kissinger, nel<br />

febbraio del 1969, quando il neo presidente degli Usa era venuto a constatare direttamente la gravità<br />

della situazione italiana. Nelle sue memorie Kissinger ha punte di asprezza per l’Italia e Moro .<br />

Ecco il nucleo centrale del ‘mistero’ politico di Piazza Fontana. Poteva l’allora Presidente del<br />

Consiglio essere sospettato di complicità sia pur concorrenziale con l’allora Capo dello Stato<br />

Giuseppe Saragat per aver quantomeno non ostacolato il crearsi del “clima politico” utile ad una<br />

svolta autoritaria? E' ben difficile ipotizzarlo senza mettere in conto che potesse “saltare il banco”<br />

del sistema politico, allora ben più rigido per la logica di Jalta.<br />

La scuola revisionista che alligna nella nuova Italia di questi ultimi anni ha duramente attaccato<br />

l’inchiesta Salvini e la sua lettura della logica politica che gli fa da scenario, proprio per la visione<br />

drammatica che il magistrato dà dello scontro tra le due fazioni politiche in quei giorni (ignorando<br />

volutamente che di questo scontro si scrive apertamente anche su giornali che non sono di sinistra),<br />

ma c’é uno storico come Piero Craveri che dà rilevanza a questa interpretazione ora suffragata da<br />

decine di riscontri sulle ragioni dell'odio di On verso un’ala della Dc nel suo '”La Repubblica dal<br />

1958 al 1992” dove si cita un introvabile libretto, “Il Segreto della Repubblica”, per spiegare la<br />

nascita di un quadripartito organico nuovamente guidato da Rumor dopo Piazza Fontana; un<br />

esecutivo nato dal compromesso Moro-Saragat, garantito dal cambio al dicastero della Difesa, da<br />

cui dipendevano i servizi segreti, tra Luigi Gui, stretto collaboratore di Moro e il socialdemocratico<br />

Mario Tanassi, legato a filo doppio a Saragat.<br />

“Il Segreto della Repubblica” 42 è stato riedito nel 2005, con un significativo sottotitolo “La verità<br />

politica sulla strage di Piazza Fontana”, dopo la prima introvabile edizione del 1978.<br />

Il volume tenta di dare una spiegazione politica – dato che quella giudiziaria è ormai sterilizzata,<br />

probabilmente per sempre – al perché non si è potuto arrivare ai responsabili della strage, risalire la<br />

catena di comando – o le catene, probabilmente - fino ai livelli decisionali.<br />

Il libro svela con chiarezza “Il Segreto” cioè il sommarsi di diverse responsabilità politiche alla fine<br />

neutralizzate da un compromesso tra Aldo Moro e Giuseppe Saragat siglato alla vigilia di Natale del<br />

1969. Una storia che vale la pena di raccontare in dettaglio perché può aiutarci a capire perché 11<br />

processi non sono arrivati alla verità giudiziaria.<br />

I servizi inglesi erano sul chi vive già prima di Piazza Fontana e contattarono un giornalista italiano,<br />

Fulvio Bellini, anticipandogli lo scontro istituzionale che stava maturando. Bellini, già partigiano<br />

vicino alle formazioni inglesi, giornalista , ha alle spalle grandi scoop come il primo libro che<br />

propone la tesi dell’omicidio del presidente dell’Eni, Enrico Mattei, e ha pubblicato nel 1978 il libro<br />

dedicato a Piazza Fontana che rivela i retroscena politici della strage, gli stessi che avrebbe<br />

accertato quasi un ventennio dopo, il Pm Guido Salvini ma sulla base delle rivelazioni dei<br />

‘camerati’.<br />

42 Fulvio Bellini- Gianfranco Bellini, Il Segreto della Repubblica. La verità politica sulla strage di<br />

Piazza Fontana, Milano, Selene Edizioni, 2005<br />

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