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Paolo Cucchiarelli - Misteri d'Italia

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americani la sua salvezza alla fine della guerra e che ha fornito gli uomini per la strage di Portella<br />

della Ginestra fatta per ammonire la Dc; per piegarla al ricatto, come hanno svelato recenti<br />

ricerche 28 .<br />

In Italia Salcioli parla genericamente di un incontro avuto nell’agosto del ‘69 con un politico<br />

italiano “assai potente”, presenti altri due ufficiali del Sid.<br />

“Gli spiegammo che era nell’aria un colpo di Stato, ma che gli artefici di esso avevano bisogno di<br />

un appoggio autorevole: dovevamo poter contare su un uomo che godesse di vasto prestigio presso<br />

numerosi schieramenti politici e che avesse la reputazione pulita almeno per quanto possibile. Il<br />

personaggio si mostrò assai scandalizzato, disse che era un reato gravissimo anche solo pensare a<br />

una sovversione dello Stato e che non poteva prestare ascolto a questi discorsi proprio lui che aveva<br />

dedicato l’intera vita alla democrazia. Alla fine però ammise che dovendo scegliere tra colpi di<br />

sinistra e di destra, avrebbe preferito la destra. Però ricordo che le sue parole testuali furono che in<br />

ogni caso non potevamo aspettarci da lui nessun aiuto, in quanto lui era l’uomo da chiamare solo<br />

quando la cosa era fatta”. “Io posso accettare da voi non la proposta di un colpo di Stato, ma solo<br />

esclusivamente l’Italia su un vassoio d’argento”. 29<br />

Un anno dopo in un’intervista ad un quotidiano svizzero, Salcioli rivelerà che quel “potente” era<br />

Amintore Fanfani al quale il gruppo d’ufficiali aveva offerto la Presidenza della Repubblica. A<br />

riscontro Salcioli cita il nome di un uomo del Sid presente al colloquio, Angelo Sormano.<br />

Salcioli appartiene, quando parla, ai “bianchi”, alla cordata di Fumagalli che sta muovendo i primi<br />

passi e accusa della “strategia della tensione” Andreotti, Taviani e Rumor. Una scelta dettata dalla<br />

necessità di contrastare le analoghe “operazioni sporche” che erano in atto dall’altra parte grazie<br />

all’opera di Borghese e del suo Fronte Nazionale costituito a fine ’68 e di On e An, legate a lui ben<br />

più di quanto non si sia raccontato e non appaia; il Fronte infatti altro non è che la ‘federazione’ dei<br />

due gruppi che cercano di ‘scantonare’ dalla presenza, politicamente ingombrante, di Borghese. Ma<br />

tutto può essere utile ad un uomo legato alla Dc, e Salcioli lo è, per attaccare gli avversari interni al<br />

partito. Fanfani smentì su tutto il fronte. Il servizio segreto italiano disse che Salcioli, che compare<br />

in alcune foto accanto all’ex capo dello Stato Giovanni Gronchi durante missioni all’estero, non era<br />

mai stato un ufficiale del Sid ma questi replicò citando l’aiuto avuto dal Consolato d’Italia a<br />

Barcellona quando era già ricercato per gli attentati commessi dal gruppo “bianco” di Fumagalli.<br />

Una vicenda che ricorda l’aiuto dato, all’estero, a Guido Giannettini dal Sid che lo continuò a<br />

pagare e tutelare anche quando il giornalista era ricercato dalla magistratura.<br />

All’epoca il sedicente agente del Sid Salcioli, disse che “come militare” aveva partecipato ad<br />

un’altra riunione importante dopo una convocazione urgente il 4 novembre. Si tratta di 25 tra alti<br />

ufficiali del Sid, colonnelli e generali. “Si parla della eventuale reazione ad un’azione decisa dalla<br />

sinistra. (…) Perciò in quella riunione venne decisa la mano forte: un ‘colpo duro’ se accadeva<br />

questo”. Le indagini del maggiore del Ros Massimo Giraudo hanno accertato che per il 4 novembre<br />

era pronta una strage terribile. In Veneto un ponte sarebbe dovuto saltare mentre passava un<br />

battaglione di soldati che stava partecipando alle celebrazioni della vittoria del 4 novembre 1918.<br />

All’ultimo momento la dimensione della strage prevista scoraggiò e dissuase gli attentatori. Quella<br />

strage rientra tra le tante ipotizzate e non realizzate perché i referenti, la catena di comando appariva<br />

formata da elementi incerti, titubanti, che non offrivano garanzie d’adeguata copertura a chi doveva<br />

operare.<br />

Tra il gioco politico e quello operativo si frapponeva una vasta realtà, composita e spesso inserita in<br />

più cordate, che cercava di arrivare all’obiettivo pagando comunque il prezzo personale minimo.<br />

Un altro momento decisivo doveva aversi con lo sciopero generale del 19 novembre. A Milano in<br />

via Larga ci furono disordini si disse fomentati, “riscaldati” da provocatori fascisti. Morì l’agente<br />

Antonio Annarumma e nelle caserme ci fu una rivolta rientrata con molta fatica.<br />

28 Aldo Giannuli, “Portella della Ginestra: quella strage di Giuliano contro la Dc”, Libertaria,<br />

dicembre 2003<br />

29 “Chi ha a messo le bombe di Piazza Fontana”, L’Espresso, 24 luglio 1974<br />

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