Istantanee dal seminario Grazie ai maestri musici, il seminario ha rivisitato il barocco nellʼarte musicale e lʼinteresse degli api- rani alla storia ed alla conservazione della memoria viva del futuro. 14
Quadro
del
Crocifisso Dagli archivi: curiosità. Ciao
a
tu(.
Ormai
passo
molto
tempo
tra
la
Collegiata
<strong>di</strong>
Sant’Urbano
e
le
altre
Chiese
del
circondario,
per
ricostruire
la
provenienza
<strong>di</strong>
tu=o
il
materiale
custo<strong>di</strong>to
nella
raccolta
<strong>di</strong>
Sant’Urbano.
Per
esempio,
una
delle
<strong>di</strong>fficoltà
incontrate
è
quella
<strong>di</strong>
poter
idenCficare
con
precisione
gli
altari
delle
chiese,
quando
è
scri=o
“il
primo
a
destra,
o
a
sinistra
dell’altare
maggiore”
oppure,
come
scrivevano
una
volta:
“Cornu
evangeli”
o
“cornu
epistolae”.
Una
volta
gli
altari
erano
rivolC
ver‐ so
l’abside
della
chiesa,
poi
sono
staC
giraC
verso
il
pubblico,
cambiando
la
posizione
del
vangelo
e
del
“libro
delle
le=e‐ re”.
Tra
i
vari
scri=ori
non
ho
riscontrato
lo
stesso
metodo
<strong>di</strong>
valutazione
della
destra
e
sinistra
dell’altare
maggiore.
Nella
nostra
chiesa
della
Collegiata
<strong>di</strong>
Sant’Urbano
qualcuno
ha
pensato
bene
<strong>di</strong>
numerare
gli
altari,
partendo
dall’altare
Mag‐ giore
n.
1,
proseguendo
verso
l’altare
del
SS.
Sacramento
n.2
e
così
via,
fino
al
numero
nove. In
quella
chiesa
l’altare
n.
3
è
de<strong>di</strong>cato
a
San
Giuseppe,
con
tanto
<strong>di</strong>
statua
<strong>di</strong>
carta
pe‐ sta
<strong>di</strong>
Lecce,
dono
della
famiglia
Pomponi;
anCcamente,
fino
al
1886
l’altare
apparte‐ neva
alla
famiglia
Moriconi
ed
era
de<strong>di</strong>cato
al
SS.
Crocifisso.
Non
sapevo
cosa
ci
fosse
sull’altare,
fino
a
quando,
nei
giorni
scorsi,
controllando
de=agliatamente
alcune
foto‐ copie
<strong>di</strong>
documenC
fornitemi
dal
maestro
Livio
Zamponi
<strong>di</strong>
Bologna,
ho
in<strong>di</strong>viduato
degli
appunC
manoscri(
<strong>di</strong>
Don
Filippo
Andreani,
un
canonico
della
collegiata
che
qualcuno
ancora
ricorda.
Il
prete,
nel
1911,
facendo
l’inventario
della
chiesa
della
Ma‐ donna
della
Figura,
descriveva
così
la
tela
posta
<strong>di</strong>etro
l’altare
principale: “Una
tela
rappresentante
il
Crocifisso
con
gli
apostoli
Pietro
e
Paolo
(?),
nell’altare
Maggiore,
tolta
da
un
altare
della
Collegiata,
ove
ora
trovasi
la
statua
<strong>di</strong>
San
Giuseppe.
Tale
tela
non
si
sa
se
sia
stata
donata…” Contento
<strong>di</strong>
questa
noCzia,
sono
andato
nella
chiesa
della
Madonna
della
Figura
ed
ho
trovato
la
tela
<strong>di</strong>etro
l’altare
Maggiore.
Rappresenta
il
Crocifisso,
con
so=o
tre
figure
maschili:
una
reca
in
mano
le
chiavi,
come
<strong>di</strong>
solito
è
rappresentato
San
Pietro;
la
seconda,
più
che
San
Paolo,
sembra
San
Giovanni
e
la
terza
figura,
un
frate,
che
abbraccia
la
croce,
probabilmente
San
Francesco.
Pur
avendo
grosse
perplessità
ho
pensato
che
fosse
il
quadro
dell’altare
n.3
della
Colle‐ giata,
al
quale
una
mano
aveva
aggiunto
successivamente
la
figura
<strong>di</strong>
San
Francesco. Tre
giorni
fa,
conCnuando
nel
mio
giro
delle
chiese
del
circondario,
sono
capitato
in
quel‐ la
<strong>di</strong>
Montalvello,
de<strong>di</strong>cata
al
SS.
Crocifisso,
come
ho
appreso
dalla
Signora
Antonia
Tara‐ bello
.
La
stessa
mi
ha
riferito
che
la
tela
posta
sull’abside
è
“anCca
e
rappresenta
il
Cro‐ cifisso
con
so=o
l’Apostolo
Pietro
ed
altra
figura
maschile,
con
in
mano
una
palla
<strong>di</strong>
fuo‐ co,
che
<strong>di</strong>cono
sia
San
Paolo”.
Allora
mi
sono
sorC
dei
dubbi: Sarà
questa
la
tela
che
all’inizio
era
nell’altare
n.3
della
chiesa
della
Collegiata
<strong>di</strong>
Sant’Ur‐ bano,
poi
era
passata
all’altare
principale
della
chiesa
della
Madonna
della
Figura
e
suc‐ cessivamente
ala
chiesa
<strong>di</strong>
Montalvello? Chiedo
aiuto
ai
le=ori,
per
avere
qualche
suggerimento. Ermete Mariotti Chiesa <strong>di</strong> S. Urbano: scomparso lʼaltare <strong>di</strong> proprietà Turchi, dove fu sepolto Mons. GENTILI Mons.Quinto Domizi , noto storico e ricercatore ci invia una notizia, già pubblicata a suo tempo ma <strong>di</strong> attualità per noi che cerchiamo <strong>di</strong> essere esaurienti ( quando ci riusciremo data la mole dei documenti rinvenuti?) sulla famiglia Turchi e la famiglia Fedeli <strong>di</strong> Apiro “Le spoglie <strong>di</strong> Mons.Giovanni Gentili vescovo hanno riposato dal 1859 al 1949 nella chiesa <strong>di</strong> S.Urbano <strong>di</strong> Apiro” “….Colpito da apoplessia nel1849 e nel 1852 reso inabile all’apostolico ministero, rinunziò il vescovado e si restituì al suolo natio. Di là, nell’aprile 1858, venne in Apiro, e seguendo la sua nepote Antonia, fatta sposa <strong>di</strong> Antonangelo Fedeli, e nel dì 22 aprile 1859, munito <strong>di</strong> tutti i sacramenti della nostra santa religione, passò agli eterni riposi. Nel giorno 25 del mese stesso venne il <strong>di</strong> lui corpo trasportato nella chiesa Collegiata, coll’intervento del capitolo, della magistratura, delle corporazioni religiose e <strong>di</strong> tutte le confraternite del paese, facendo seguito alla funebre pompa il Citta<strong>di</strong>no Concerto e numeroso popolo, dove si celebrarono all’estinto solenni esequie con musica.Finalmente la sera del dì successivo fu composta l’urna, che racchiude le ceneri dell’illustre Prelato, in un sepolcro appositamente scavato a sud della colonna, che <strong>di</strong>vide la cappella del SS.Crocifisso da quella <strong>di</strong> S.Ottavio, nella nave destra.” Sin qui “Memorie manoscritte ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Angelo Pelagalli”. Nel 1949 il Vescovo Longinotti <strong>di</strong> S.Severino volle trasferirlo a Sanseverino, nella cripta per i Vescovi che aveva costruito sotto la nuova cappella del santo Patrono nel duomo a Castello. 15