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Periodico di informazione e cultura - CASTRI PIRI VALLES

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<strong>Perio<strong>di</strong>co</strong> <strong>di</strong> <strong>informazione</strong> e <strong>cultura</strong> Dicembre 2010 n.9


LA PANATTA SPORT OFFRE ALLE SUE MAESTRANZE<br />

LʼABBONAMENTO ANNUO A “VOCI DAL SAN VICINO”<br />

NELLʼINTENTO DI<br />

VALORIZZARE LA CONOSCENZA DEL TERRITORIO<br />

DOVE E` NATA<br />

Voci dal San Vicino<br />

<strong>Perio<strong>di</strong>co</strong> trimestrale <strong>di</strong> <strong>informazione</strong> e <strong>cultura</strong> - <strong>di</strong>cembre 2010 - n° 9<br />

Direttore Responsabile - Luigi TALIANI<br />

Autorizzazione Tribunale <strong>di</strong> Ancona n° 19-08.<br />

Sede: Ctr. S. Francesto, 28 - 62021 Apiro (MC)<br />

Supplemento al numero 25 del quin<strong>di</strong>cinale Geronimo<br />

Email: castri.piri@yahoo.it<br />

redazione.cpv@email.it<br />

Web: www.castripirivalles.it<br />

Tel. 0733-611126<br />

Tipografia GRAFOSTIL via A. MERLONI, Matelica (AN)<br />

2<br />

Una copia: € 3.00;<br />

Abbonamenti:<br />

Or<strong>di</strong>nario: €10,00; Sostenitore: €20,00; Benemerito: €30,00.<br />

È possibile abbonarsi presso:<br />

Uffici Postali: C.C.P. 1443307 intestato a SFORZA ELVIO<br />

Sportelli della Banca CC <strong>di</strong> Filottrano;<br />

“Barbara Casalinghi e Ferramenta” Piazza Bal<strong>di</strong>ni, 6 Apiro<br />

Presso la Vs. Banca - Bonifico sul CC intestato a Casti Piri Valles<br />

Iban: IT83 Y08549 68800 000090100662<br />

NOVITAʼ: Abbonamento a Geronimo e Voci del san Vicino € 37,00


Separati in vicinanza<br />

Viviamo in un epoca strana dove le "<strong>di</strong>stanze fisiche" sembrano essersi accorciate ma si vive sempre più<br />

separati. E' scontato <strong>di</strong>re che tutti i mass me<strong>di</strong>a da internet, facebook, televisione,giornali,telefono ci fanno sentire<br />

abitanti <strong>di</strong> un unico villaggio cosiddetto globale dove secondo alcuni osservatori sociali, ci sono processi <strong>di</strong><br />

omologazione <strong>cultura</strong>le con il rischio <strong>di</strong> mortificare abitu<strong>di</strong>ni, usanze e perfino i menù della nostra alimentazione nati<br />

da lunghe tra<strong>di</strong>zioni legate profondamente al territorio. Viene fuori da tutto ciò una trasformazione a livello<br />

antropologico,sociologico ed esistenziale. Basti pensare come la stessa televisione che ha mosso i primi passi in Italia<br />

nel lontano 1954 ha sprovincializzato il nostro paese in alcune abitu<strong>di</strong>ni secolari come ad esempio nel vivere alcuni<br />

passaggi esistenziali <strong>di</strong>ffusi prevalentemente in un società molto <strong>di</strong>versa da quella in cui stiamo vivendo. L'uomo sta<br />

vivendo delle appartenenze sempre più deboli con il rischio <strong>di</strong> incorrere in quella che oggi viene ritenuta la malattia<br />

più grave della nostra epoca: la solitu<strong>di</strong>ne. Diceva un antropologo francese, André Malraux, che uno dei bisogni<br />

fondamentali della persona è l'appartenenza senza la quale si cade in un profondo <strong>di</strong>sorientamento e smarrimento.<br />

Per essere citta<strong>di</strong>ni protagonisti e attivi nel sesto continente che potremo chiamare i mezzi <strong>di</strong> comunicazione sociale è<br />

necessario in una società complessa dar voce a tutte le esperienze. Ecco allora il valore e l'esigenza <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong><br />

comunicazione, compresa la carta stampata, che siano veramente legati al territorio. La funzione della stampa locale<br />

sia che riguar<strong>di</strong> il nostro “Voci dal San Vicino” sia il quin<strong>di</strong>cinnale Geronimo con cui ci siamo da poco gemellati<br />

rispondono a questa esigenza <strong>di</strong> dar voce a tutte quegli avvenimenti che spesso non trovano spazio nella grande<br />

stampa ma che costituiscono il tessuto connettivo della nostra società, del nostro ambiente. Ultimamente la stampa<br />

perio<strong>di</strong>ca ha subito un forte aumento dei costi legati alla spe<strong>di</strong>zione postale. Sembra che sia un attacco alla<br />

democrazia quando si rischia <strong>di</strong> spegnere le voci libere del territorio che come nel nostro caso da Matelica ad Apiro,<br />

Camerino e Cingoli, San Severino Marche e altri centri vogliono ricostituire e potenziare rapporti significativi tra<br />

comunità che hanno tra<strong>di</strong>zioni e ra<strong>di</strong>ci molto profonde nella storia <strong>di</strong> questo territorio. Foto <strong>di</strong> personaggi del<br />

passato, luoghi importanti per la nostra storia, episo<strong>di</strong> sono veicoli importanti per trasmettere messaggi rilevanti per<br />

le nuove generazioni.<br />

Luigi Taliani<br />

In questo numero:<br />

Il dopo seminario: lʼazione... 4<br />

Gli interventi nella Sala 5<br />

La pratica crematoria 8<br />

LʼEsino fuori dagli argini 10<br />

La cena <strong>di</strong> un venerdì memorabile 11<br />

Agropontino 12<br />

Istantanee dal seminario 14<br />

Dagli archivi: curiosità. 15<br />

3<br />

La memoria del futuro 16<br />

Guido Leoni, soldato in Russia 17<br />

Apiro: festa dei “focarelli”. 19<br />

Salute e benessere 20<br />

Lo spazio dei Migrantes. 20<br />

Natale in poesia 22<br />

... per pensare! 23<br />

Con rammarico e scusandoci con Voi pren<strong>di</strong>amo atto che le attività programmate dalla nostra Associazione<br />

da Settembre a Dicembre hanno subito una pesante stasi.<br />

Comunque ci consola l’incremento degli abbonamenti alla VSV, la collaborazione a Geronimo-notizie fresche<br />

ogni quin<strong>di</strong>ci giorni per Apiro e <strong>di</strong>ntorni, l’aumento dell’interesse da parte degli sponsor, il miglioramento<br />

nella <strong>di</strong>stribuzione della Rivista ed i lavori <strong>di</strong> sistemazione della strada <strong>di</strong> accesso alla barriera innaturale/scalinata<br />

per S.Salvatore; la sistemazione dell’impianto elettrico ed antifurto è conclusa e la pratica<br />

per l’acquisizione dello Steinway è in <strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> arrivo.<br />

Si è riaperta anche la speranza del gemellaggio con Villa S.Angelo in Abruzzo, paese terremotato e non ricostruito.<br />

Quando ci leggerete, forse avremo anche dato vita alle luminarie del Natale in S.Salvatore ed abbozzato il<br />

presepe all’aperto.<br />

Notizie a venire dopo le feste natalizie.<br />

Grazie per la vostra attenzione<br />

Il Presidente della CPV<br />

Luigi Taliani–Direttore; Amedeo Virgili–Segretario e Redattore; Stefano Romagnoli – Progettista e Grafico; Giovanni Loccioni -<br />

capocomico teatro; Elvio Sforza – Presidente della CPV<br />

Articolisti – Collaboratori- Abbonati


Dopo il convegno <strong>di</strong> settembre siamo in<br />

marcia:<br />

La Fondazione va. Pronto il preventivo<br />

per la campana: raccolti € 550,00,<br />

la sottoscrizione è aperta.<br />

Attivata la bicicletta, allestita ed<br />

elettropilotata per le vie del paese.<br />

Completati i lavori per l’istallazione<br />

dell’antifurto, ora perfettamente funzionante:<br />

si avvicina sempre più l’evento-<br />

concerto <strong>di</strong> inaugurazione del pianoforte.<br />

-San Salvatore-<br />

Missione: abbattere<br />

le barriere architettoniche<br />

Già più volte detto, anche nel corso degli ultimi<br />

incontri del mese <strong>di</strong> settembre, la chiesa <strong>di</strong> San<br />

Il dopo seminario: lʼazione...<br />

Contribuiscono: F.lli VALORI (Apiro); Agriturismo COLLEVERDE (Apiro); MUSICA VIVA (Fabriano); TECNOGOMME (Rosora); Scuola guida TOMASSONI (Apiro)<br />

4<br />

<strong>CASTRI</strong> <strong>PIRI</strong> <strong>VALLES</strong> - ASSOCIAZIONE CULTURALE<br />

AREA PRIVATA DI S. SALVATORE - SANCTA MARIA AD NIVES<br />

SABATO 25 - DOMENICA 26 SETTEMBRE 2010<br />

SEMINARIO PROPOSITIVO DI STUDIO<br />

CONOSCERE, INFORMARE, PROPORRE<br />

- PROGRAMMA -<br />

SABATO 25 SETTEMBRE 2010<br />

ORE 8:00 APERTURA DELL’AULA<br />

... VEDERE, OSSERVARE, PAROLE IN LIBERTÀ ...<br />

SALUTO DELLE AUTORITÀ<br />

9:00 OMAGGIO AI MORTI<br />

AVV. MORENA SOVERCHIA<br />

“LA PRATICA CREMATORIA NELLA STORIA, NELLA CULTURA,<br />

NELL’ATTUALITÀ”<br />

BONDONI - UNA CASA DEL COMMIATO<br />

E. SFORZA - UN COMODATO SCOMODO<br />

E.LOCCIONI - UNA FONDAZIONE PRO-SAN SALVATORE<br />

Testimonianze - chiarimenti - risonanze - proposte<br />

PARRINI - OTTAVIO TURCHI AD UN ANNO DAL CONVEGNO<br />

COMMENTI MUSICALI A CURA DI F. FRONTALINI E M: FIORANI<br />

(DAL VIVO - MUSICA BAROCCA)<br />

OMAGGIO AD O. TURCHI - CHIESA COLLEGIATA DI S. URBANO<br />

Ah, se il campanile potesse far<br />

rintoccare una campana...<br />

DOMENICA 26 SETTEMBRE 2010 - GIORNATA DEI MIGRANTI -<br />

ORE 8:00 APERTURA DELL’AULA<br />

TENDA DI ABRAMO - (AL BAR RISTORO IN PIAZZA)<br />

ORE 10:00 GIRO TURISTICO - EXTRA MOENIA ET INTRA MOENIA -<br />

PAROLE IN LIBERTÀ... A VARIE LINGUE<br />

ORE 16:00 S.SALVATORE<br />

ESPOSITORI, PRODUTTORI, COLLEZIONISTI, RADIOAMATORI, HOBBISTI SI<br />

TUTTI SIAMO INVITATI!<br />

PRESENTANO ... E PRESENTANO<br />

L’AULA OSPITA: - MOSTRA “TESTI DELLA CULTURA MARCHIGIANA”<br />

- MOSTRA “LA MEMORIA DEL FUTURO”<br />

Salvatore sarà presto liberata dalle scale fatte con traversine della ferrovia, che impe<strong>di</strong>scono l’accesso ai portatori<br />

<strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap.<br />

Come si vede infatti nella foto, volontari specializzati nell'asfalto, capeggiati dall'infaticabile Giovanni, hanno<br />

iniziato ad eliminare le barriere architettoniche <strong>di</strong> accesso a San Salvatore. Siamo agli inizi.<br />

Contribuiscono: Ristorante “Da Enzo” (Apiro); VETRERIA VAL MUSONE (Loreto); MANCINI LUIGI - <strong>di</strong>stributori macchine caffè; Ristorante “L’Oasi” (Angeli <strong>di</strong> Rosora).


Gli interventi nella Sala<br />

GLI INTERVENTI IDEATI PER MIGLIORARE LA FRUIZIONE DELLA NOSTRA SEDE.<br />

L’ACUSTICA NELLA EX CHIESA DI SAN SALVATORE<br />

- Una nuova veste per una “vecchia” signora -<br />

L’ antica chiesa <strong>di</strong> San Salvatore presenta, allo stato attuale, un ambiente poco propenso all’intelligibilità della parola<br />

pronunciata o cantata ed è quin<strong>di</strong> necessario in<strong>di</strong>viduare ed eliminare, per quanto possibile, eventuali “<strong>di</strong>fetti acustici<br />

proponendo interventi che adattino e migliorino la qualità sonora dell’ambiente ma che siano poco invasivi, ciò al fine<br />

<strong>di</strong> rispettare la configurazione originale dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

Qualsiasi chiesa al pari <strong>di</strong> un au<strong>di</strong>torium, e/o teatro che <strong>di</strong>r si voglia, è un locale dove l'obiettivo principale è la comunicazione<br />

che ha origine da una sorgente sonora (un cantante, un attore teatrale, un relatore etc.) <strong>di</strong>retta ad un gruppo <strong>di</strong><br />

ascoltatori e questi ultimi devono essere in grado <strong>di</strong> sentire e capire il messaggio che viene loro inviato. Il successo o il<br />

fallimento <strong>di</strong> simili e<strong>di</strong>fici è determinato dalla loro forma, dalle <strong>di</strong>mensioni, dalla correlazione spaziale tra sorgente sonora<br />

ed ascoltatori oltre che dalle superfici che circondano questi ultimi.<br />

Il problema fondamentale è rappresentato dal fatto che in questi ambienti c'è troppo suono che va nelle <strong>di</strong>rezioni sbagliate<br />

con il risultato finale rappresentato dal fatto che la voce dell’oratore sembra mancare <strong>di</strong> articolazione nei toni più<br />

bassi oltre alla presenza <strong>di</strong> un borbottio vocale facilmente percepibile dagli ascoltatori, tanto che solitamente una oratrice<br />

è più facile da capire. In ogni caso, a causa dei battimenti <strong>di</strong> eco che interferiscono con l'ascoltatore, chi siede <strong>di</strong>etro<br />

generalmente non percepisce i fenomeni <strong>di</strong> eco ma <strong>di</strong>fficilmente capisce il suono, mentre chi siede davanti percepisce<br />

bene il suono ma i fenomeni <strong>di</strong> eco presenti complicano l'intelligibilità del segnale. La posizione <strong>di</strong> ascolto migliore in<br />

tal caso è quella centrale ma questo comunque limita la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> posti.<br />

- LA PAROLA -<br />

Iniziando con il segnale sonoro costituito dal parlato, ad esempio <strong>di</strong> un attore teatrale o <strong>di</strong> un relatore, possiamo affermare<br />

che il grado <strong>di</strong> intelligibilità <strong>di</strong>pende dalla <strong>di</strong>fferenza in livello sonoro del segnale e il rumore <strong>di</strong> fondo ambientale<br />

a ciascuna frequenza dello spettro da 250Hz a 4000Hz.<br />

Quando in qualche range <strong>di</strong> frequenza il livello sonoro viene sommerso dal rumore ambientale <strong>di</strong> fondo, l'ascoltatore<br />

inizia a perdere l'intelligibilità del segnale.<br />

Tale per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> “chiarezza” del suono, considerando i livelli sonori tipici <strong>di</strong> rumore <strong>di</strong> fondo, aumenta notevolmente per<br />

<strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> oltre i 10 metri tra sorgente ed ascoltatore; quin<strong>di</strong> possiamo <strong>di</strong>re che oltre questa <strong>di</strong>stanza, le superfici interne<br />

(quelle che circondano l'ascoltatore) hanno la funzione <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>stribuire utilmente l'energia sonora irra<strong>di</strong>ata dalla fonte,<br />

se ben progettate<br />

Per una buona intelligibilità l'ascoltatore deve essere in grado <strong>di</strong> capire il segnale in un tempo massimo <strong>di</strong> 50 millisecon<strong>di</strong><br />

per cui il suono riflesso dalle superfici deve arrivare all'incirca con 30 millisecon<strong>di</strong> <strong>di</strong> ritardo dal segnale <strong>di</strong>retto<br />

all'ascoltatore stesso (ritar<strong>di</strong> uguali e/o superiori ai 50 millisecon<strong>di</strong> provocano nell'ascoltatore una sensazione negativa<br />

<strong>di</strong> isolamento).<br />

- LA MUSICA -<br />

Parlando <strong>di</strong> musica possiamo <strong>di</strong>re che le frequenze coinvolte in questo caso partono da 30Hz per arrivare a 10000Hz (il<br />

range del segnale in questo caso <strong>di</strong>pende dagli strumenti musicali utilizzati). Il processo <strong>di</strong> ascolto è simile a quello che<br />

abbiamo citato sopra a proposito del "parlato" ma ci sono alcune <strong>di</strong>fferenze; infatti nella "musica" come nel "parlato" il<br />

5


suono deve essere u<strong>di</strong>to in sequenza e con sufficiente risoluzione ma la durata <strong>di</strong> un suono musicale è generalmente più<br />

lunga del suono originato durante il "parlato".<br />

A questo punto gioca un ruolo fondamentale anche il tempo <strong>di</strong> riverberazione in quanto i piccoli ritar<strong>di</strong> delle riflessioni<br />

del segnale sonoro operato dalle superfici interne del locale forniscono un essenziale rinforzo del segnale <strong>di</strong>retto all'ascoltatore,<br />

ma il processo <strong>di</strong> riflessione non si arresta subito; infatti, dopo che le prime desiderate riflessioni hanno<br />

raggiunto l'ascoltatore, le onde sonore continuano ad essere riflesse continuamente dalle superfici interne del locale<br />

fino a quando esse non perdono frazione per frazione, ad ogni riflessione, tutta l'energia acustica che possiedono (l'effetto<br />

finale è un'uniforme <strong>di</strong>stribuzione del suono riverberante attraverso tutto il locale).<br />

Si può quin<strong>di</strong> concludere asserendo che per ogni applicazione vi è un valore del tempo <strong>di</strong> riverberazione da considerare<br />

ottimale: per il "parlato" si considera ottimale un valore <strong>di</strong> circa 1 secondo; per strumenti musicali e musica da camera<br />

un valore che va da 1 secondo fino a 1,5 secon<strong>di</strong>; per musica sinfonica si considera un valore che va da 1,5 fino a 2,0<br />

secon<strong>di</strong> mentre per la musica da chiesa si considera ottimale un valore variabile da 2,0 fino a 2,5 secon<strong>di</strong>. Generalmente<br />

valori più lunghi del tempo <strong>di</strong> riverberazione sono accettati in sale <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni più gran<strong>di</strong>.<br />

- IL CASO SAN SALVATORE -<br />

Date le notevoli <strong>di</strong>fferenze esistenti tra le due sorgenti sonore: “oratore” e “strumenti musicali”, sia per caratteristiche<br />

spettrali che per gamma <strong>di</strong>namica e <strong>di</strong>rettività, nonché le <strong>di</strong>fferenti necessità <strong>di</strong> ascolto <strong>di</strong> una conferenza rispetto ad<br />

una esecuzione musicale, le migliorie acustiche della sala sono state pensate per venire incontro a queste molteplici<br />

esigenze.<br />

Come molti ambienti destinati al culto anche l’ex chiesa <strong>di</strong> San Salvatore presenta lunghi tempi <strong>di</strong> riverberazione ed<br />

una chiarezza insufficiente; <strong>di</strong> conseguenza l’intervento è rivolto soprattutto a correggere questi <strong>di</strong>fetti.<br />

Ciò si può ottenere riducendo il cammino percorso dalle onde sonore e convogliando l’energia delle prime riflessioni<br />

nelle zone occupate dal pubblico in modo da aumentare la quota <strong>di</strong> energia <strong>di</strong>retta verso la platea (che è anche la superficie<br />

a maggior assorbimento acustico), inoltre, nel rispetto del carattere storico ed artistico dell’e<strong>di</strong>ficio, si è scelto<br />

<strong>di</strong> massimizzare l’efficienza delle superfici assorbenti esistenti.<br />

A livello progettuale, si è pensato <strong>di</strong> creare un allestimento che, oltre a correggere i parametri che mostrano i valori più<br />

sfavorevoli, fosse <strong>di</strong> facile montaggio e smontaggio e si inserisse nell’ambiente senza snaturarne la percezione globale.<br />

Sono state elaborate delle proposte <strong>di</strong> intervento, de<strong>di</strong>cate sia alle esigenze <strong>di</strong> ascolto della musica che del parlato, perfettamente<br />

integrate e convergenti in un allestimento costituito da:<br />

• Tendaggi in tessuto pesante con funzione fonoassorbente sulla parete <strong>di</strong> fondo della sala e stesi a chiudere le<br />

aperture laterali durante le esecuzioni musicali, raccolti durante le conferenze.<br />

6


• Conchiglia acustica formata da una serie <strong>di</strong> moduli facilmente posizionabili e collegabili tra loro, con<br />

la possibilità <strong>di</strong> realizzare <strong>di</strong>fferenti configurazioni.<br />

• Pannelli mobili in materiale fonoassorbente da <strong>di</strong>sporre lungo il perimetro della sala ed utilizzabili<br />

come “espositori” durante le conferenze o per poter creare dei percorsi <strong>di</strong> esposizione per mostre<br />

• Sistema <strong>di</strong> amplificazione elettroacustica del suono, da utilizzarsi nel caso <strong>di</strong> conferenze.<br />

Alla luce <strong>di</strong> queste considerazioni si può concludere che le con<strong>di</strong>zioni acustiche della ex chiesa sono attualmente<br />

sufficientemente buone (tali da permetterne un uso come già fatto in recenti conferenze e concerti); tale<br />

situazione potrà comunque essere migliorata con il tempo in quanto pochi semplici interventi permetteranno<br />

<strong>di</strong> raggiungere il target proposto.<br />

7<br />

.<br />

Ing Sergio Scortichini


La pratica crematoria<br />

La cremazione consiste nella pratica <strong>di</strong> ridurre, tramite il fuoco, un cadavere nei suoi elementi <strong>di</strong> base (gas e<br />

frammenti ossei).<br />

Solo negli ultimi decenni lo Stato Italiano si è interessato della pratica della cremazione emanando una normativa<br />

atta a darle pari <strong>di</strong>gnità rispetto alle altre pratiche “mortuarie” (l’inumazione, la sepoltura della salma in terra in un<br />

campo comune o in concessione, e la tumulazione, la sepoltura della salma in loculo o tomba).<br />

Importanti, in tal senso, sono state alcune leggi promulgate tra il 1987 e il 1990 e soprattutto la legge n. 130 del<br />

2001.<br />

La cremazione è un servizio pubblico a domanda in<strong>di</strong>viduale ai sensi dell'articolo 12, comma 4 del D.L. 31<br />

agosto 1987, n. 359 convertito, con mo<strong>di</strong>ficazioni, dalla legge 29 ottobre 1987, n. 440. Tale servizio era gratuito per i<br />

citta<strong>di</strong>ni nel senso che le spese erano sostenute dal comune <strong>di</strong> residenza fino alla legge 28 febbraio 2001, n. 26 che lo<br />

ha reso oneroso.<br />

A livello normativo si parlava però <strong>di</strong> cremazione già nel Testo Unico delle Leggi Sanitarie approvato con R.D.<br />

27 luglio 1934, n. 1265. Recitava, infatti, l'articolo 343 che "la cremazione dei cadaveri è fatta in crematori autorizzati<br />

dal prefetto, sentito il me<strong>di</strong>co provinciale. I comuni debbono concedere gratuitamente l'area necessaria nei cimiteri per<br />

la costruzione dei crematori."<br />

La legge n. 130 del 2001 dà in<strong>di</strong>cazioni alle amministrazioni locali per la costruzione dei crematori, e istituisce<br />

il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> trarre lucro dalla <strong>di</strong>spersione delle ceneri. All'articolo 6, si <strong>di</strong>spone che "…le regioni elaborano piani regionali<br />

<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento per la realizzazione dei crematori da parte dei comuni, anche in associazione tra essi, tenendo<br />

conto della popolazione residente, dell'in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> mortalità e dei dati statistici sulla scelta crematoria da parte dei<br />

citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> ciascun territorio comunale prevedendo, <strong>di</strong> norma, la realizzazione <strong>di</strong> almeno un crematorio per regione."<br />

Il secondo comma dell'articolo 6 <strong>di</strong>spone poi che "la gestione dei crematori spetta ai comuni, che la esercitano attraverso<br />

una delle forme previste dall'articolo 113 del testo unico delle leggi sull'or<strong>di</strong>namento degli enti locali… Agli oneri<br />

connessi alla realizzazione ed alla gestione dei crematori si provvede anche con i proventi derivanti dalle tariffe <strong>di</strong><br />

cui all'articolo 5, comma 2.". E' dunque da considerarsi implicitamente abrogato l'art. 343 del R.D. n. 1265/34 laddove<br />

si prevedeva la concessione a titolo gratuito dell'area per la costruzione dei crematori.<br />

Oggi, in Italia la cremazione è praticata in circa il 10% dei casi dei decessi, anche per l’assenza <strong>di</strong> strutture attrezzate,<br />

presenti solamente in una quarantina <strong>di</strong> province sopratutto al Centro – Nord. .<br />

Ogni persona ha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> scegliere se farsi cremare o no. L'interessato, nello scegliere la pratica della cremazione,<br />

può avvalersi <strong>di</strong> due modalità.<br />

Può fare testamento pubblico, segreto od olografo (artt. 602 e ss. c.c.) - con l'avvertenza che gli ultimi due dovranno<br />

essere pubblicati per acquisire efficacia - o può aderire ad una associazione riconosciuta avente tra i propri<br />

scopi statutari quello della cremazione. Si tratta del fenomeno associativo noto come SO.CREM. (Società <strong>di</strong> Cremazione).<br />

In tal caso è sufficiente una <strong>di</strong>chiarazione autografa scritta e datata dall'interessato, convalidata dal presidente<br />

dell'associazione.<br />

Qualora il defunto non abbia in vita espresso volontà cremazionista i familiari possono esprimere la propria<br />

volontà. Innanzitutto il coniuge, in sua mancanza tutti i parenti <strong>di</strong> primo grado e così via fino al sesto grado, sono<br />

esclusi gli affini. I parenti esprimono tale volontà in forma scritta e la sottoscrizione deve essere autenticata da pubblico<br />

ufficiale oggi nelle forme <strong>di</strong> cui al D.P.R. 28 <strong>di</strong>cembre 2000, n. 445 recante "Testo Unico sulla Documentazione Amministrativa".<br />

Espressa la volontà cremazionista sarà necessario acquisire il certificato me<strong>di</strong>co da cui risulti escluso che la<br />

morte è dovuta a causa violenta o sospetta <strong>di</strong> esserlo, a reato o che sussista sospetto <strong>di</strong> reato. Si tratta <strong>di</strong> un certificato<br />

che deve rilasciare il me<strong>di</strong>co curante o il necroscopo in caso <strong>di</strong> morte senza assistenza me<strong>di</strong>ca. La sottoscrizione va<br />

autenticata dal coor<strong>di</strong>natore sanitario della ASL.<br />

Nel caso, invece, in cui la morte sia dovuta a reato o vi sia sospetto <strong>di</strong> reato, o a causa violenta o sospetta causa<br />

violenta, il certificato del me<strong>di</strong>co curante sarà sostituito dal nulla osta dell'autorità giu<strong>di</strong>ziaria (art. 79 del D.P.R. 285/<br />

90). Tale <strong>di</strong>sposizione va coor<strong>di</strong>nata con l'articolo 116 del d.lgs 28 luglio 1989, n. 216 dove si <strong>di</strong>spone che in caso indagini<br />

sulla morte <strong>di</strong> una persona per la quale sorge sospetto <strong>di</strong> reato la sepoltura non può essere eseguita senza l'or<strong>di</strong>ne<br />

del procuratore della Repubblica.<br />

L'articolo 79, comma 5 del D.P.R. n. 285/90, richiede il nulla osta dell'autorità giu<strong>di</strong>ziaria, anche in caso <strong>di</strong><br />

morte improvvisa. La morte improvvisa, però, rileva più sotto il profilo sanitario che giu<strong>di</strong>ziario specie in riferimento<br />

all'accertamento dell'effettività della morte.<br />

Con la legge n. 130 del 30 marzo 2001 viene mo<strong>di</strong>ficato l’articolo 411 c.p., consentendo così la <strong>di</strong>spersione<br />

delle ceneri in spazi aperti (mare, bosco, montagna, campagna,…), in aree private, oppure in spazi riservati all’interno<br />

dei cimiteri.<br />

Nel nostro paese tale pratica non era possibile in quanto l'art. 411 del co<strong>di</strong>ce penale - Distruzione, soppressione<br />

o sottrazione <strong>di</strong> cadavere - <strong>di</strong>spone che "1. Chiunque <strong>di</strong>strugge, sopprime o sottrae un cadavere, o una parte <strong>di</strong> esso,<br />

ovvero ne <strong>di</strong>sperde le ceneri, è punito con la reclusione da due a sette anni. 2. La pena è aumentata se il fatto è commesso<br />

in cimiteri o altri luoghi <strong>di</strong> sepoltura, <strong>di</strong> deposito o <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a."<br />

8


La legge 30 marzo 2001, n. 130 recante "Disposizioni in materia <strong>di</strong> cremazione e <strong>di</strong>spersione delle ceneri" ha<br />

mo<strong>di</strong>ficato all'articolo 2, l'articolo 411 del co<strong>di</strong>ce penale aggiungendo ai commi sopra riportati altri due. La nuova formulazione<br />

della norma è la seguente: "3. Non costituisce reato la <strong>di</strong>spersione delle ceneri <strong>di</strong> cadavere autorizzata dall'ufficiale<br />

dello stato civile sulla base <strong>di</strong> espressa volontà del defunto. 4. La <strong>di</strong>spersione delle ceneri non autorizzata<br />

dall'ufficiale dello stato civile, o effettuata con modalità <strong>di</strong>verse rispetto a quanto in<strong>di</strong>cato dal defunto, è punita con la<br />

reclusione da due mesi a un anno e con la multa da euro 2.582 a euro 12.911".<br />

La <strong>di</strong>spersione delle ceneri non è più reato dunque, a meno che non sia stata autorizzata dall'ufficiale <strong>di</strong> stato<br />

civile o che sia effettuata con modalità <strong>di</strong>verse da quelle volute dal defunto. La volontà del defunto può essere provata<br />

in tre mo<strong>di</strong>: con <strong>di</strong>chiarazione scritta del de cuius; con manifestazione scritta dei familiari che riportano la volontà del<br />

de cuius; con prove testimoniali attraverso sentenza del giu<strong>di</strong>ce.<br />

La <strong>di</strong>spersione delle ceneri è vietata nei centri abitati (e per la definizione si fa riferimento al co<strong>di</strong>ce della strada).<br />

La <strong>di</strong>spersione in mare, nei laghi e nei fiumi è consentita nei tratti liberi da natanti e da manufatti.<br />

La lettera d) del citato articolo 3, comma 1 della legge 130/01 <strong>di</strong>spone che la <strong>di</strong>spersione delle ceneri è eseguita<br />

dal coniuge o da altro familiare avente <strong>di</strong>ritto, dall'esecutore testamentario o dal rappresentante legale dell'associazione<br />

cremazionista cui era iscritto il defunto o, in mancanza, da personale autorizzato dal comune.<br />

Altra novità della legge 130/01 è la possibilità <strong>di</strong> affidare l'urna ai familiari che potranno, ad esempio, interrarla<br />

nel giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> casa o tenerla in una stanza della casa.<br />

L’interesse crescente per la cremazione è testimoniato anche dal proliferare <strong>di</strong> legislazioni regionali cresciute<br />

sulla spinta delle istanze cremazioniste per la <strong>di</strong>spersione e per l’affidamento familiare o personale delle ceneri.<br />

L’avvio è stato dato dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a con la legge regionale del 18 novembre 2003 n. 22, poi la regione<br />

Piemonte, Toscana, Umbria e nel 2005 anche la regione Marche con la legge regionale 1 febbraio 2005 n.5, “Norme<br />

in materia <strong>di</strong> attività e <strong>di</strong> servizi necroscopici, funebri e ciminerali”.<br />

La finalità <strong>di</strong> citata legge regionale è quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplinare le attività e servizi correlati al decesso <strong>di</strong> ogni citta<strong>di</strong>no,<br />

nel rispetto della <strong>di</strong>gnità e delle <strong>di</strong>verse convinzioni religiose e <strong>cultura</strong>li <strong>di</strong> ciascuna persona, con le finalità <strong>di</strong><br />

tutelare l’interesse degli utenti dei servizi funebri, anche tramite una corretta <strong>informazione</strong>, e <strong>di</strong> improntare le attività <strong>di</strong><br />

vigilanza sanitaria a principi <strong>di</strong> efficacia e <strong>di</strong> efficienza.<br />

All’articolo 6 la citata legge regionale <strong>di</strong>spone che l’autorizzazione alla cremazione è concessa nel rispetto dei<br />

principi e delle modalità <strong>di</strong> cui alla legge 30 marzo 2001 n. 130, e richiama l’articolo 3 della citata legge per in<strong>di</strong>care i<br />

luoghi dove procedere alla <strong>di</strong>spersione delle ceneri a cura dei familiari o dell’esecutore testamentario.<br />

Al secondo comma, la legge regionale <strong>di</strong>spone che la Zona territoriale dell’ASUR competente per territorio<br />

autorizza l’uso <strong>di</strong> feretri legno dolce non verniciato al fine <strong>di</strong> ridurre sia i fumi inquinanti che i tempi <strong>di</strong> cremazione. La<br />

consegna dell’urna cineraria è effettuata previa sottoscrizione <strong>di</strong> un documento nel quale i familiari o l’esecutore testamentario<br />

<strong>di</strong>chiarano la destinazione finale dell’urna o delle ceneri; tale documento, conservato in copia presso l’impianto<br />

<strong>di</strong> cremazione e presso il comune in cui è avvenuto il decesso, costituisce il documento <strong>di</strong> accompagnamento<br />

obbligatorio nelle fasi <strong>di</strong> trasporto delle ceneri.<br />

Il Comune <strong>di</strong> Apiro, con delibera del Consiglio Comunale n. 69 del 23.12.2009, ha approvato il regolamento<br />

comunale <strong>di</strong> polizia mortuaria. Tale regolamento, all’articolo 1, contiene la definizione <strong>di</strong> Polizia Mortuaria Comunale,<br />

la quale comprende tutte le funzione svolte dal Comune in relazione alle morti delle persone, ai trasporti funebri, alla<br />

sepoltura, alla gestione dei Cimiteri Comunali, alla vigilanza sulle sepolture private e sui sepolcri privati ed ogni altra<br />

analoga, non specificamente attribuita ad altri enti o organi.<br />

Le funzioni della Polizia Mortuaria <strong>di</strong> competenza del Comune sono esercitate dal Sindaco, quale Ufficiale <strong>di</strong><br />

Stato Governo e Autorità Sanitaria Locale, per mezzo degli uffici e servizi amministrativi e tecnici del Comune e del<br />

Servizio <strong>di</strong> Igiene Pubblica o del coor<strong>di</strong>natore sanitario dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale, per quanto <strong>di</strong> competenza.<br />

Le funzioni e l’organizzazione degli uffici comunali in materia <strong>di</strong> polizia mortuaria e <strong>di</strong> attività comunque<br />

connesse con i cimiteri sono determinate con il regolamento <strong>di</strong> cui all’articolo 89 del D. lgs. n. 267/2000.<br />

In<strong>di</strong>cativamente tali funzioni sono così ripartite: l’Ufficio Servizi Demografici provvede agli adempimenti<br />

amministrativi in materia <strong>di</strong> polizia mortuaria e cimiteriale, esclusi gli atti contrattuali, contabili o tecnici, attribuiti agli<br />

uffici competenti; l’Ufficio <strong>di</strong> Segreteria provvede agli atti contrattuali; l’Ufficio <strong>di</strong> Ragioneria provvede agli atti contabili;<br />

l’Ufficio Tecnico Comunale provvede agli adempimenti <strong>di</strong> natura tecnica, alla costruzione, ampliamento, manutenzione<br />

e gestione dei Cimiteri, al personale addetto ai Cimiteri e alla loro custo<strong>di</strong>a, e ad ogni altro adempimento.<br />

Il Regolamento comunale <strong>di</strong> polizia mortuaria stabilisce all’articolo 19, che l’autorizzazione <strong>di</strong> cui all’articolo<br />

79, 1° comma del D.P.R. n. 285/90, è rilasciata a richiesta dei familiari o <strong>di</strong> loro incaricato, in presenza delle con<strong>di</strong>zioni<br />

ivi in<strong>di</strong>cate. Inoltre, le modalità operative nel caso che la manifestazione <strong>di</strong> volontà alla cremazione sia espressa dal<br />

coniuge o, in <strong>di</strong>fetto, dal parente più prossimo o, nel caso <strong>di</strong> concorrenza <strong>di</strong> più parenti nello stesso grado, da tutti gli<br />

stessi sono determinate dal Capo dell’ufficio preposto al rilascio delle autorizzazioni.<br />

9<br />

Avv. Morena Soverchia<br />

www.stu<strong>di</strong>olegaleserrini.it


L’Esino fuori dagli argini<br />

Ripeto cose che tutti sanno, che tutti dovrebbero sapere, ma<br />

.<br />

per negligenza o tornaconto non ricordano e fanno finta <strong>di</strong> non sapere;<br />

i nostri fiumi non sono lunghi ma tortuosi, a regime torrentizio,<br />

con un piccolo bacino idrografico, non sono alimentati da<br />

ghiacciai, ma da notevoli centri urbani: un grosso temporale, si<br />

gonfiano a <strong>di</strong>smisura, dopo qualche giorno sono <strong>di</strong> nuovo in secca;<br />

per capire se sono pericolosi basta guardare i monti, se piove sopra<br />

la neve, l’Esino <strong>di</strong>venta impetuoso, i suoi argini non riescono a<br />

contenerlo; non sono state molte le piene, nel 1930-1935-1992- e<br />

due nel 2010 a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi giorni.<br />

La più rovinosa quella del’’92; dopo anni <strong>di</strong> piogge regolari, crebbero<br />

alberi lungo il letto del fiume; erano tantissimi e da anni non si tagliavano; il <strong>di</strong>sastro iniziò con lo sra<strong>di</strong>camento<br />

degli alberi nel letto del fiume che andarono ad impigliarsi su quelli sugli argini; la forza dell’acqua<br />

che aveva reso molli gli argini sra<strong>di</strong>cò anche questi ultimi che, trascinati dalla corrente, intaccarono i piloni dei<br />

ponti facendoli crollare o lesionandoli… sembrava un campo <strong>di</strong> battaglia, ma nessuno aveva combattuto.<br />

Il copione è sempre quello: 24 ore <strong>di</strong> pioggia con 2 metri <strong>di</strong> neve ininterrotta nel ’92, e quasi 1 metro <strong>di</strong> neve<br />

nei giorni successivi.<br />

Nelle alluvioni Serra Sanquirico se l’è cavata bene, <strong>di</strong>rei, per questo un grazie affettuoso al Sindaco pro tempore<br />

Gianni Fiorentini che incurante delle solite proteste sterili, dei soliti protestanti non ha voluto sentire ragioni<br />

e ha fatto ripulire l’Esino e sistemare gli argini.<br />

Con la piena del 1 <strong>di</strong>cembre, che è stata superiore alle altre, l’Esino si è adagiato sui campi, ma senza far danni.<br />

Poco più a valle, dove non era stato toccato, forse perché ritenuto<br />

abbastanza profondo o per non finire nelle ire dei protestanti, il fiume<br />

è straripato per finito nei campi e nelle se<strong>di</strong> <strong>di</strong> tre imprese rimaste<br />

isolate. In prossimità della frazione Falcioni, per la piena è stata<br />

chiusa anche la superstrada Ancona/Roma, e l’Esino è andato a<br />

scorrere nella carreggiata stradale. La zona industriale <strong>di</strong> Serra era<br />

piena <strong>di</strong> mezzi parcheggiati nell’attesa che le acque si ritirassero e<br />

permettessero <strong>di</strong> viaggiare verso Fabriano e l’Umbria.<br />

Nessuna delle autorità si è ricordata che nei primi anni ‘50 la NATO<br />

finanziò e fece costruire una strada alternativa a quella della Gola<br />

della Rossa, ritenuta strategica ma vulnerabile, senza ponti e senza limite <strong>di</strong> tonnellaggio, per i carri armati e<br />

autobotti, valicando il Monte Murano.<br />

Ritorniamo all’Esino: facendo un giro per documentazione fotografica, incontrai l’attuale Sindaco, compiacendomi<br />

per il lavoro fatto dal suo predecessore – niente <strong>di</strong>fferenze politiche, ambedue <strong>di</strong> sinistra- lamentando<br />

che non si era seguito l’esempio…<br />

Mi sono sentito rispondere:”Ma ha piovuto tanto, anche a Moie, Jesi e giù è tutto così!”<br />

“Certo, vero, ma gran parte dell’Esino ha il letto del fiume più alto dei campi, le politiche ambientali fatte male,<br />

fanno male…” – rispondo.<br />

A noi popolo non rimane altro che il poter protestare poi, comunque, pagare i danni; non possiamo prendercela<br />

sempre con il Padreterno, dobbiamo saper prevenire ciò che abitualmente si manifesta. È troppo comodo <strong>di</strong>re<br />

“Ha piovuto tanto”… tanto sì, ma non troppo: se ce la pren<strong>di</strong>amo sempre col Padreterno, non impariamo mai.<br />

Fortunato Lui che è risorto, ma è anche vero che ad un suo <strong>di</strong>scepolo e papa, Formoso, non risparmiò la penitenza.<br />

Infatti i successori lo riesumarono e lo misero seduto su una se<strong>di</strong>a da tribunale, fu processato e le sue ossa gettate<br />

nel Tevere, sempre in piena!!!<br />

10<br />

Giovanni Loccioni


La cena <strong>di</strong> un venerdì memorabile<br />

GERONIMO E VOCI DAL SAN VICINO SI INCONTRANO, UNITI NON SOLO A TAVOLA.<br />

Allegria e socialità alla cena con gli amici <strong>di</strong> “Geronimo”<br />

più affiatato il gruppo, inoltre un modo per capire<br />

in che <strong>di</strong>rezione si sta andando e “stu<strong>di</strong>are” nuove<br />

strategie e<strong>di</strong>toriali. Ospiti eccezionali della<br />

bella serata, sono stati Don Luigi Taliani,<br />

<strong>di</strong>rettore del settimanale “Emmaus”, Mons.<br />

Gianni Chiavellini, economo della Diocesi <strong>di</strong> Fabriano<br />

– Matelica e del settimanale fabrianese<br />

“L’Azione”, Don Nazzareno Binanti, parroco <strong>di</strong><br />

Frontale. Tra ottime pietanze e bellissimi doni<br />

(molto gra<strong>di</strong>te da tutti le salcicce in versione “natalizia”<br />

offerte dalla macelleria “Tipici Sapori” <strong>di</strong><br />

Bartocci <strong>di</strong> Apiro), allegria ed interventi <strong>di</strong> presentazione,<br />

si è conclusa la conviviale. Appuntamento<br />

per tutti la prossima Pasqua ad Apiro per<br />

una nuova cena sociale per tutti quanti!<br />

Esanatoglia – Un sodalizio che si rafforza quello tra<br />

l’Associazione Castri Piri Valles e la Redazione del<br />

quin<strong>di</strong>cinale Geronimo. Si sa che in compagnia e <strong>di</strong>etro<br />

un buon piatto caldo affiancato da un bicchiere <strong>di</strong><br />

vino, riescono anche i piccoli miracoli sociali umani,<br />

ma la cena <strong>di</strong> fine anno svoltasi venerdì 17 <strong>di</strong>cembre<br />

scorso presso il Ristorante “Grill Cross” <strong>di</strong> Monte<br />

Porro <strong>di</strong> Esanatoglia (dove il titolare Roberto To<strong>di</strong>ni,<br />

oltre a garantirci un ottimo pasto, ha mantenuto l’incre<strong>di</strong>bile<br />

“promessa” <strong>di</strong> liberarci dai <strong>di</strong>sagi delle neve<br />

caduta nei giorni precedenti...), è stato qualcosa <strong>di</strong> più.<br />

Innanzi tutto un’occasione per conoscersi e rendere<br />

11<br />

Matteo Parrini<br />

.


Cari amici dell’Agro<br />

Pontino...<br />

pensiamo <strong>di</strong> farvi un bel<br />

regalo ricordandovi nella<br />

storia dei vostri padri<br />

che nacquero nelle Mar-<br />

che, immortalata dal fa-<br />

moso album conservato<br />

in qualche vecchia casa<br />

<strong>di</strong> Sermoneta, <strong>di</strong> Aprilia,<br />

<strong>di</strong> Latina e <strong>di</strong> altri paesi,<br />

ormai città, dell’Agro<br />

Pontino.<br />

Lo abbiamo collocato<br />

nel bel mezzo della no-<br />

stra rivista, nel posto<br />

d’onore, del trimestrale<br />

che vogliamo farvi cono-<br />

scere.<br />

Siete originari <strong>di</strong> Apiro,<br />

<strong>di</strong> Matelica, <strong>di</strong> Ficano o<br />

<strong>di</strong> altri paesi?<br />

Siete marchigiani e que-<br />

sto basta!<br />

Il Sanvicino ci tiene tutti<br />

sotto il suo cappello e ci<br />

invita a ricordare le no-<br />

stre origini e tra<strong>di</strong>zioni.<br />

Agropontino<br />

12


13<br />

Se lo vorrete, ben<br />

volentieri pubbli-<br />

cheremo i vostri<br />

ricor<strong>di</strong>, le foto dei<br />

vostri padri e<br />

quanto altro vorre-<br />

ste che si conosca,<br />

per non perdere il<br />

sapore delle nostre<br />

belle tra<strong>di</strong>zioni.<br />

I mezzi per contat-<br />

tarci li conoscete.<br />

Il meglio sarebbe<br />

che vi abboniate<br />

alle nostre riviste –<br />

il quin<strong>di</strong>cinale “Ge-<br />

ronimo” e “Voci<br />

dal Sanvicino”.<br />

E tanto altro che<br />

vorrete suggerirci<br />

Buone Feste a Tut-<br />

ti!!!<br />

Dalle redazioni <strong>di</strong><br />

Geronimo e Voci<br />

dal Sanvicino


Istantanee dal seminario<br />

Grazie ai maestri musici,<br />

il seminario ha rivisitato il barocco nellʼarte musicale e lʼinteresse degli api-<br />

rani alla storia ed alla conservazione della memoria viva del futuro.<br />

14


Quadro
del
Crocifisso<br />

Dagli archivi: curiosità.<br />

Ciao
a
tu(.

Ormai
passo
molto
tempo
tra
la
Collegiata
<strong>di</strong>
Sant’Urbano
e
le
altre
Chiese
del
circondario,
per
ricostruire
la
<br />

provenienza
<strong>di</strong>
tu=o
il
materiale
custo<strong>di</strong>to
nella
raccolta
<strong>di</strong>
Sant’Urbano.
Per
esempio,
una
delle
<strong>di</strong>fficoltà
incontrate
è
<br />

quella
<strong>di</strong>
poter
idenCficare
con
precisione

gli
altari
delle
chiese,
quando
è
scri=o
“il
primo
a
destra,
o
a
sinistra
dell’altare
<br />

maggiore”
oppure,
come
scrivevano
una
volta:
“Cornu
evangeli”
o
“cornu
epistolae”.
Una
volta
gli
altari
erano
rivolC
ver‐<br />

so
l’abside
della
chiesa,
poi
sono
staC
giraC
verso
il
pubblico,
cambiando
la
posizione
del
vangelo
e
del
“libro
delle
le=e‐<br />

re”.
Tra
i
vari
scri=ori
non
ho
riscontrato
lo
stesso
metodo
<strong>di</strong>
valutazione
della
destra
e
sinistra
dell’altare
maggiore.
Nella
<br />

nostra
chiesa
della
Collegiata
<strong>di</strong>
Sant’Urbano
qualcuno
ha
pensato
bene
<strong>di</strong>
numerare
gli
altari,
partendo
dall’altare
Mag‐<br />

giore
n.
1,
proseguendo
verso
l’altare
del

SS.
Sacramento
n.2
e
così
via,

fino
al
numero
nove.<br />

In
quella
chiesa
l’altare
n.
3
è
de<strong>di</strong>cato
a
San
Giuseppe,
con
tanto
<strong>di</strong>
statua
<strong>di</strong>
carta
pe‐<br />

sta
<strong>di</strong>
Lecce,
dono
della
famiglia
Pomponi;
anCcamente,
fino
al
1886

l’altare
apparte‐<br />

neva
alla
famiglia
Moriconi
ed
era
de<strong>di</strong>cato
al
SS.
Crocifisso.
Non
sapevo
cosa
ci
fosse
<br />

sull’altare,
fino
a
quando,
nei
giorni
scorsi,
controllando
de=agliatamente
alcune
foto‐<br />

copie
<strong>di</strong>
documenC
fornitemi
dal
maestro
Livio
Zamponi
<strong>di</strong>
Bologna,

ho
in<strong>di</strong>viduato
<br />

degli
appunC
manoscri(
<strong>di</strong>
Don
Filippo
Andreani,
un
canonico
della
collegiata
che
<br />

qualcuno
ancora
ricorda.
Il
prete,
nel
1911,
facendo
l’inventario
della
chiesa
della
Ma‐<br />

donna
della
Figura,
descriveva
così
la
tela
posta
<strong>di</strong>etro
l’altare
principale:<br />

“Una
tela
rappresentante
il
Crocifisso
con
gli
apostoli
Pietro
e
Paolo
(?),
nell’altare
<br />

Maggiore,
tolta
da
un
altare
della
Collegiata,
ove
ora
trovasi
la
statua
<strong>di</strong>
San
<br />

Giuseppe.
Tale
tela
non
si
sa
se
sia
stata
donata…”<br />

Contento
<strong>di</strong>
questa
noCzia,
sono
andato
nella
chiesa
della
Madonna
della

Figura
ed
ho
<br />

trovato
la
tela
<strong>di</strong>etro
l’altare
Maggiore.<br />


Rappresenta
il
Crocifisso,
con
so=o
tre
figure
maschili:
una
reca
in
mano
le
chiavi,
<br />

come
<strong>di</strong>
solito
è
rappresentato
San
Pietro;
la
seconda,
più
che
San
Paolo,
sembra
San
<br />

Giovanni
e
la
terza
figura,
un
frate,
che
abbraccia
la
croce,
probabilmente
San
<br />

Francesco.
<br />

Pur
avendo
grosse
perplessità
ho
pensato
che
fosse
il
quadro
dell’altare
n.3
della
Colle‐<br />

giata,
al
quale
una
mano

aveva
aggiunto
successivamente
la
figura
<strong>di</strong>
San
Francesco.<br />

Tre
giorni
fa,
conCnuando
nel
mio
giro
delle
chiese
del
circondario,
sono
capitato
in
quel‐<br />

la
<strong>di</strong>
Montalvello,
de<strong>di</strong>cata
al
SS.
Crocifisso,
come
ho
appreso
dalla
Signora
Antonia
Tara‐<br />

bello
.
La
stessa
mi
ha
riferito
che
la
tela
posta
sull’abside
è
“anCca
e
rappresenta
il
Cro‐<br />

cifisso
con
so=o
l’Apostolo
Pietro
ed
altra
figura
maschile,
con
in
mano
una
palla
<strong>di</strong>
fuo‐<br />

co,
che
<strong>di</strong>cono
sia
San
Paolo”.
<br />

Allora
mi
sono
sorC
dei
dubbi:<br />

Sarà
questa
la
tela
che
all’inizio
era
nell’altare
n.3
della
chiesa
della
Collegiata
<strong>di</strong>
Sant’Ur‐<br />

bano,
poi
era
passata
all’altare
principale
della
chiesa
della
Madonna
della
Figura
e
suc‐<br />

cessivamente
ala
chiesa
<strong>di</strong>
Montalvello?<br />

Chiedo
aiuto
ai
le=ori,
per
avere
qualche
suggerimento.<br />

Ermete Mariotti<br />

Chiesa <strong>di</strong> S. Urbano: scomparso lʼaltare <strong>di</strong> proprietà Turchi, dove fu sepolto Mons. GENTILI<br />

Mons.Quinto Domizi , noto storico e ricercatore ci invia una notizia, già pubblicata a suo tempo ma <strong>di</strong> attualità per noi che cerchiamo <strong>di</strong> essere esaurienti<br />

( quando ci riusciremo data la mole dei documenti rinvenuti?) sulla famiglia Turchi e la famiglia Fedeli <strong>di</strong> Apiro<br />

“Le spoglie <strong>di</strong> Mons.Giovanni Gentili vescovo hanno riposato dal 1859 al 1949 nella chiesa <strong>di</strong> S.Urbano <strong>di</strong> Apiro”<br />

“….Colpito da apoplessia nel1849 e nel 1852 reso inabile all’apostolico ministero, rinunziò il vescovado e si restituì al suolo natio.<br />

Di là, nell’aprile 1858, venne in Apiro, e seguendo la sua nepote Antonia, fatta sposa <strong>di</strong> Antonangelo Fedeli, e nel dì 22 aprile 1859, munito <strong>di</strong> tutti i<br />

sacramenti della nostra santa religione, passò agli eterni riposi.<br />

Nel giorno 25 del mese stesso venne il <strong>di</strong> lui corpo trasportato nella chiesa Collegiata, coll’intervento del capitolo, della magistratura, delle corporazioni<br />

religiose e <strong>di</strong> tutte le confraternite del paese, facendo seguito alla funebre pompa il Citta<strong>di</strong>no Concerto e numeroso popolo, dove si celebrarono<br />

all’estinto solenni esequie con musica.Finalmente la sera del dì successivo fu composta l’urna, che racchiude le ceneri dell’illustre Prelato, in un sepolcro<br />

appositamente scavato a sud della colonna, che <strong>di</strong>vide la cappella del SS.Crocifisso da quella <strong>di</strong> S.Ottavio, nella nave destra.”<br />

Sin qui “Memorie manoscritte ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Angelo Pelagalli”.<br />

Nel 1949 il Vescovo Longinotti <strong>di</strong> S.Severino volle trasferirlo a Sanseverino, nella cripta per i Vescovi che aveva costruito sotto la nuova cappella del<br />

santo Patrono nel duomo a Castello.<br />

15


La memoria del futuro<br />

NEGLI ANNI “40 CHI PARTIVA PER LA GUERRA E CHI PER I COLLEGI<br />

Zio Ivo<br />

Nacque a Poggio S.Vicino, a quel tempo sotto il comune .<br />

<strong>di</strong> Apiro.Visse per molti anni qui a Poggio dove ora abito<br />

con il suo carissimo “zio Marino”, a cui era legato da<br />

gran<strong>di</strong>ssimo affetto; andò quasi bambino con tanti nel<br />

1942 al Collegio <strong>di</strong> Ronzano dei Servi <strong>di</strong> Maria (Bologna),<br />

trasferito poi a Montefano <strong>di</strong> Macerata con gruppo<br />

marchigiano dei proban<strong>di</strong>, come sfollato.<br />

Fu or<strong>di</strong>nato sacerdote nel 1955.<br />

I 20 anni <strong>di</strong> Brasile nelle Favelas tra i più poveri dei<br />

poveri gli rimasero sempre nel cuore; quando raccontava,<br />

io e Minuccio ci incantavamo a sentire quelle favole<br />

vere <strong>di</strong> bambini come noi, ma molto molto più sfortunati.<br />

Quando era a San Paolo ci scrivevamo regolarmente;<br />

conservo alcune lettere, per me reliquie del grande frate<br />

che io chiamavo zio Ivo.<br />

Ricordo quando all’apparire della malattia che lo ha<br />

portato alla morte lo andai a trovare a Roma, a casa <strong>di</strong><br />

sua sorella Bruna; stetti con lui due giorni e parlammo a<br />

lungo; mi confidò cosa lo tormentava e quanto gli mancassero<br />

i poveri delle Favelas, dove aveva lasciato il suo<br />

gran<strong>di</strong>ssimo cuore.<br />

Quando lo andai a trovare nel 2005 con altri parenti, per<br />

festeggiarlo all’Eremo <strong>di</strong> Ronzano per il 50.mo <strong>di</strong> sacerdozio,<br />

vi<strong>di</strong> un uomo spento, triste, senza voglia <strong>di</strong><br />

parlare né <strong>di</strong> ricordare: gli regalai il libro” Apiro-Album <strong>di</strong> Famiglia” e<strong>di</strong>to da don Elvio, suo amico e confratello<br />

che aveva con<strong>di</strong>viso con lui anni <strong>di</strong> vita collegiale; iniziò a sfogliarlo…<br />

alla pagina con foto <strong>di</strong><br />

gruppo dei tempi <strong>di</strong> Montefano<br />

1943, elencò tutti i<br />

fotografati uno ad uno, mi<br />

guardò, mi fece un gran<br />

sorriso, con le lacrime agli<br />

occhi mi ringraziò, prese il<br />

libro, se lo strinse a sé e<br />

andò silenziosamente a<br />

chiudersi nella sua stanza.<br />

Il giorno del funerale, accanto<br />

al corpo composto<br />

sul letto, sul como<strong>di</strong>no, notai...<br />

notai che c’era ancora quell’albo.<br />

Rosalba<br />

16<br />

(Poggio San Vicino)


Guido Leoni, soldato in Russia<br />

Racconta in un dettagliato <strong>di</strong>ario<br />

10/07/1942 Un brutto posto, però abbiamo l'acqua vicino ed è anche buona per<br />

bere, sicché anche un buon bagno non fa male. Facciamo anche un gran bucato,<br />

ed ora che ho tutta la biancheria a posto mi sembra <strong>di</strong> avere tanti pensieri in<br />

meno, per oggi null'altro <strong>di</strong> nuovo.<br />

11/07/1942 Alle ore 6 parto con la mia macchina per portare la truppa ai lavori<br />

lungo la strada, tornando subito in<strong>di</strong>etro e vado alla spesa viveri a Stalino è un<br />

viaggio che veramente desideravo, anzitutto perché mi piaceva vedere questa<br />

città. Di bello nulla mi è rimasto impresso, ho fatto un giro nella via centrale e<br />

ciò che ho visto e che un po' meritava era l'ingresso d'un teatro, altri palazzi<br />

<strong>di</strong>screti, ma quasi tutti aveva segni <strong>di</strong> qualche bombardamento subito,vi è anche<br />

qualche tratto <strong>di</strong> linea tranviaria ed ancora vi è delle carrozze ma che ora non è<br />

più in funzione, per come sembra Stalino dev'essere centro <strong>di</strong> smistamento e<br />

<strong>di</strong>fatti posso raccontare che c'è un grande movimento <strong>di</strong> macchine da non<br />

credere, sembra <strong>di</strong> vedere Roma in piena libertà <strong>di</strong> circolazione <strong>di</strong> automezzi e<br />

vetture.<br />

12/07/1942 Dopo tanto attendere oggi si riceve posta sarà portatrice <strong>di</strong> felicità? Ma per me oggi non troppo,<br />

mi affretto subito <strong>di</strong> leggere notizie della mia cara Nena che la sorella mi aveva scritto in data 30/06/1942<br />

dove leggendo lo scritto mi faceva perdere ogni speranza per ciò che riguardava la guarigione della mia cara.<br />

Penso ha lei tanto profondamente e pensavo che lei stava soffrendo tanto, mi mise un gran dolore nel mio<br />

cuore e piangendo fortemente cercai <strong>di</strong> sfogarmi un po' e riprendere normalmente senza che nessuno abbia a<br />

capire del mio dolore, certo che ora non vivo più tanto tranquillo, solo la sua guarigione mi potrà riportare la<br />

vita speriamo. E' possibile che il buon Dio debba darmi un castigo così grande?<br />

13/07/1942 Questo giorno per me è un po' turbevole mi sento un gran male ad un orecchio e perciò ha<br />

abbassato molto il mio morale, sicché quasi tutto il giorno lo passo nel mio lettino in macchina,<br />

verso sera viene l'or<strong>di</strong>ne che domani si parte ed allora prepariamo le nostre macchine al carico.<br />

14/07/1942 Durante la notte poco ho potuto riposare dato che l'orecchio mi dava un fortissimo male, ma ecco<br />

che viene l'alba e <strong>di</strong> nuovo al volante per prepararci in colonna, il sottoscritto sempre in testa alla colonna con<br />

assieme il nostro capitano, durante il viaggio si è fatto qualche piccola sosta ed ogni volta che si sostava un<br />

nostro ufficiale mi veniva vicino a domandarmi come stavo, la prima volta non ci feci caso ha questa<br />

domanda perché sapevo la confidenza che si aveva, ma siccome più volte mi rivolse questa domanda, mi fece<br />

allora nascere un sospetto, ma quale sospetto? Neanche io saprei. Arriviamo al posto dove è stabilita la tappa,<br />

l'orecchio mi dava sempre un fortissimo male, ed quasi abbandonato dalle mie forse mi coricai nel mio<br />

lettino, cercai <strong>di</strong> assopirmi nel sonno ma un continuo battito <strong>di</strong> questo orecchio non mi lasciava riposare,<br />

dopo circa due ore <strong>di</strong> questo chiamiamolo così riposo provai ad alzarmi ed ecco <strong>di</strong> nuovo questo stesso<br />

ufficiale viene ha domandarmi come andava, gli ripeto che ho un fortissimo dolore ha questo orecchi ed allora<br />

lui stesso chiamò l' infermiere per farmi fare alcune lavande, <strong>di</strong>fatti misi a scaldare un po d'acqua e mi feci<br />

fare queste lavande, mi fece molto bene, anche perché venne fuori molto cerume <strong>di</strong> cui si era formato, intanto<br />

si sta facendo sera ed ecco <strong>di</strong> nuovo questo bravo ufficiale a domandarmi come va, gli rispondo molto meglio<br />

e lui m'incoraggiò <strong>di</strong>cendomi forza Leoni che adesso una buona gavetta <strong>di</strong> pastasciutta ti rimette a posto, ecco<br />

che la tromba suonava l'adunata rancio e tutti ci affrettiamo con la gavetta in mano verso la<br />

cucina, mi rivede <strong>di</strong> nuovo questo mio ufficiale e subito mi fa prendere questa buona pastasciutta, anzi una<br />

razione abbondante perché mi <strong>di</strong>sse che una buona mangiata mi rimetteva apposto, <strong>di</strong>fatti <strong>di</strong> fame me ne<br />

sentivo ed una buona gavetta me la mangiai con gusto, ora me ne stavo comodamente fumando un buona<br />

sigaretta, ed in lontananza sentii chiamare il mio nome, domando chi mi cerca? Ti vuole il signor Tenente,<br />

17


corro in fretta da lui <strong>di</strong> cui trovai, il signor Tenente Scarpellini, il signor Tenente Liberatore ed altri 4 miei<br />

amici cioè: , Brino, Bartomioli, Latini, Biciuffi, domando io cosa c'è Signor Tenente, lui con tutte le più soavi<br />

parole mi risponde, senti Leoni quanto tempo è che non hai notizie da casa? E' pochi giorni, cosa ti <strong>di</strong>ce? A<br />

questa domanda pensai subito alla mia cara Nena ed immaginai che qual cosa doveva esserci <strong>di</strong> nuovo, ed allora<br />

risposi perché queste domande cosa c'è <strong>di</strong> nuovo forse ho avuto qualche <strong>di</strong>sgrazia? Mi risponde niente <strong>di</strong> tanto<br />

grave, non devi impressionarti per questo, senti Leoni ieri ci è giunto un fonogramma dove <strong>di</strong>ce che la tua<br />

moglie è grave, non te lo abbiamo comunicato subito perché nessuno <strong>di</strong> noi si sapeva come fare per darti questa<br />

notizia, me lo immaginavo risposi, ma perché devo essere così <strong>di</strong>sgraziato? Rimasi un po' freddo come se non<br />

avessi più parola, tutti cercarono <strong>di</strong> confortarmi, io veramente non mi sentivo troppo abbattuto, perché credevo<br />

ancora che fosse stata ancora ammalata, nella mia testa però si formava <strong>di</strong> continui nuovi brutti pensieri e <strong>di</strong>cevo<br />

fra me è possibile che io debba sopportare un si forte dolore? Ma poi pensavo e se fosse vero? Si riprese il<br />

<strong>di</strong>scorso e mi <strong>di</strong>ce che già aveva parlato con il signor Generale e che mi aveva concesso alcuni giorni <strong>di</strong> licenza,<br />

io gli risposi ma no signor Tenente non vado, cosa sarebbe al mio arrivo? E qui sento le lacrime incominciava a<br />

scorrere nel mio viso, e ognuno mi rispondeva ma sei matto <strong>di</strong> rifiutare questa licenza? Non sai che è tanto bello<br />

ritornare in Italia, lo so miei cari ma se voi sapeste come mi trovo, Forza forza Leoni con te poi c'è anche<br />

Biciuffi va in Congedo e così farete il viaggio insieme, perciò preparati la robettina che cre<strong>di</strong> necessaria per il<br />

viaggio e domani mattina alle ore 3 partirete per prendere la tradotta alla stazione <strong>di</strong> (Yassinovataia)<br />

incominciai un po' a pensare poi mi decisi <strong>di</strong> andare, perché immaginavo che la mia Nena mi avrebbe visto<br />

tanto volentieri e che forse il mio ritorno vicino a lei avrebbe riportato la sua guarigione, dopo aver fatti ancora<br />

tanti altri <strong>di</strong>scorsi ci salutammo molto calorosamente ce ne an<strong>di</strong>amo ognuno a dormire, ritornai alla mia<br />

macchina e mi preparai l'utile per il lungo viaggio ed ora anch'io vado un po' a riposare, ma <strong>di</strong>temi voi come si<br />

può dormire quando si ha per la testa queste brutte notizie?<br />

(continua...)<br />

18<br />

Guido Leoni


Apiro: festa dei “focarelli”.<br />

10 <strong>di</strong>cembre 2010<br />

Seguendo la tra<strong>di</strong>zione, che ha origini fin dal XV secolo, nella nostra regione, il 9 <strong>di</strong>cembre <strong>di</strong><br />

ogni anno, vigilia della festa della<br />

Madonna <strong>di</strong> Loreto, i fedeli accompagnano<br />

il viaggio della casetta<br />

<strong>di</strong> Nazareth, illuminando il<br />

percorso accendendo fuochi nelle<br />

campagne o in gran<strong>di</strong> spazi nei<br />

centri abitati. Attorno ai “focarelli”<br />

si radunano le famiglie per<br />

pregare. Una volta i piccini si <strong>di</strong>vertivano<br />

a stuzzicare il fuoco per<br />

far salire in alto le faville; gli uomini<br />

esplodevano in aria colpi <strong>di</strong><br />

fucile; i più temerari saltavano<br />

attraverso il fuoco per purificarsi;<br />

altri facevano i “chioppi”, utilizzando<br />

un barattolo con acqua e<br />

carburo, o con una mistura <strong>di</strong><br />

zolfo e potassio. Anche io ricordo,<br />

quando negli anni sessanta mi recavo nella farmacia, situata nella piazza principale <strong>di</strong> Apiro, per acquistare<br />

il “colorato” (clorato <strong>di</strong> potassio), che mischiavo allo zolfo che mio padre usava per le viti ed ottenevo<br />

la mici<strong>di</strong>ale miscela. I più ingegnosi avevano il “mortaletto”: un ton<strong>di</strong>no <strong>di</strong> ferro pieno, lungo<br />

circa 15 cm. e dal <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> circa 3 cm., dove in cima veniva praticato un foro del <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> circa 1<br />

cm e la profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> circa 4 cm. Nel foro veniva messa la miscela <strong>di</strong> zolfo e clorato <strong>di</strong> potassio, poi vi<br />

si appoggiava una vite sporgente che veniva battuta violentemente al muro. Altri invece mettevano la<br />

miscela su una grossa pietra levigata, poi vi appoggiavano sopra un sasso. Quin<strong>di</strong> salivano con un tallone<br />

sopra il sasso e con l’altro piede davano un colpo secco. Quando la carica era troppo forte, il sasso<br />

si spaccava e a volte partiva anche il<br />

tacco della scarpa. Anche quest’anno,<br />

la tra<strong>di</strong>zione dei focherelli si è<br />

ripetuta, il 9 corrente, ad Apiro e<br />

<strong>di</strong>ntorni. I “chioppi” sono stati prodotti<br />

con i mezzi più moderni: trictrac<br />

e botti con la miccetta, prelu<strong>di</strong>o<br />

a quelli <strong>di</strong> fine anno. Contemporaneamente,<br />

alle ore 17,30, una processione<br />

è partita dalla chiesa della<br />

Madonna della figura, con la casetta<br />

e la statua della Madonna <strong>di</strong> Loreto,<br />

raggiungendo la chiesa parrocchiale<br />

della perinsigne collegiata <strong>di</strong> sant’Urbano,<br />

dove don Elvio Sforza ha<br />

celebrato la Sta Messa.<br />

Ermete Mariotti<br />

19


La tra<strong>di</strong>zione dei nostri avi insegna<br />

Salute e benessere<br />

Eccomi con questo<br />

numero <strong>di</strong> nuovo a voi;<br />

come al solito cercherò <strong>di</strong><br />

dare piccoli, semplici<br />

consigli per i più comuni<br />

problemi <strong>di</strong> salute.<br />

Chi non ha mai sofferto o soffre <strong>di</strong> “seborrea”?<br />

L’eccessiva produzione <strong>di</strong> grasso da parte del<br />

cuoio capelluto non è un problema dei capelli; questi<br />

sono l’espressione <strong>di</strong> uno squilibrio già presente nell’organismo.<br />

Risultati transitori si ottengono con l’uso <strong>di</strong> shampoo<br />

o lozioni, magari acquistati in farmacia.<br />

La pelle è uno degli organi <strong>di</strong> depurazione del corpo.<br />

Lo spazio dei Migrantes.<br />

Gli emigrati si incontrano, si riconoscono e si apprezzano; cronaca <strong>di</strong> una iniziativa memorabile<br />

avvenuta nel 2005, grazie al racconto che ci viene dalla Svizzera...<br />

20<br />

Il fegato è deputato come il rene alla eliminazione <strong>di</strong><br />

sostanze tossiche e potrebbe essere sovraffaticato da<br />

eccessi <strong>di</strong> proteine e grassi o da carenze vitaminiche<br />

(A,B6,H) e da bevande alcoliche.<br />

Quin<strong>di</strong> occorre rendere più sana l’alimentazione privilegiando<br />

frutta,verdure, riducendo i grassi, fritti,<br />

formaggi stagionati, insaccati”macinati”.<br />

Regolarizzare l’intestino, bevendo molta acqua e facendo<br />

moto.<br />

In pratica: frizionare il cuoio capelluto con succo<br />

centrifugato <strong>di</strong> cavolo, attendere 15 minuti e poi lavare<br />

i capelli con uno shampoo a PH neutro a base <strong>di</strong><br />

ortica.<br />

Gli alimenti consigliati: carciofo,cavolo, cipolla, mela,<br />

uva, lievito <strong>di</strong> birra.<br />

Dr. Andrea Borgoforte Gradassi<br />

Nel cimitero <strong>di</strong> un paesino del Canton Ticino in Svizzera, mio paese natale e dove sono cresciuta, è<br />

sepolto mio nonno Aurelio. Sorrido sempre nel pensarlo italiano in mezzo agli elvetici, anche qui, nel<br />

camposanto, come lo fu in vita. Già, perché il nonno, sino alla fine non volle acquisire l’ambitissimo<br />

passaporto rossocrociato, rinunciando così a molte agevolazioni <strong>di</strong> carattere economico e sociali.<br />

Con una caparbietà che faceva arrabbiare la nonna (svizzera-doc), amava ripetere con un cipiglio<br />

tragi-comico che lui era nato italiano e italiano sarebbe morto.<br />

Proveniva da un paesino dell’Emilia Romagna e a 4 anni si trasferì con mamma Adelina e papà<br />

Leopoldo nella città <strong>di</strong> Lugano. Storie <strong>di</strong> emigranti, come tante altre, che portano bagagli <strong>di</strong> immensi<br />

dolori, <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacchi e miserie.<br />

Infatti papà Leopoldo era un trovatello, uno <strong>di</strong> quei neonati abbandonati sulla ruota <strong>di</strong> un convento, e<br />

cresciuto all'orfanotrofio con il cognome <strong>di</strong> Casadei, cognome scomodo poiché rivelava al mondo da<br />

dove venivi. Cognome che appena possibile<br />

si fece cambiare all’anagrafe, commutandolo<br />

in Bica, (sembra che in <strong>di</strong>aletto romagnolo<br />

vuole <strong>di</strong>re covone). Così la famigliola partì<br />

per la Svizzera, un pò per sfuggire alla miseria,<br />

un po’ per sfuggire al passato. La mamma<br />

Adelina trovò lavoro come lavandaia nelle<br />

case dei facoltosi, lavoro che svolgeva<br />

con tale <strong>di</strong>ligenza che fu benvoluta e rispettata<br />

da tutti e da subito. Di poche parole e<br />

con il sorriso sempre sulle labbra, inginocchiata<br />

sulle rive del lago <strong>di</strong> Lugano e nelle<br />

lavanderie private delle case, con il suo duro<br />

lavoro, oggi impensabile, crebbe i suoi figli<br />

con tanto pane <strong>di</strong> sudore. Da anziana, le


sue<br />

.<br />

mani erano come ra<strong>di</strong>ci, consumate dall’artrite.. Il papà Leopoldo non si abituò mai alla Svizzera.<br />

Il suo carattere oramai era stato segnato e alternava momenti in famiglia con rientri in patria, dove<br />

comunque non riusciva a trovare una stabilità. Per un pò Adelina lo seguì, poi lei rimase stabilmente<br />

qui, poiché il lavoro a lei non mancava e i figli crescevano… Leopoldo morì a Cesena, durante<br />

un bombardamento, e così Adelina rimase sola a Lugano . Questo é il pezzo più triste della<br />

nostra storia familiare, storia che comunque voglio raccontare per omaggiare e non <strong>di</strong>menticare<br />

questa gente forte che non ebbe vita facile.<br />

I figli cresciuti in Svizzera, mio nonno<br />

Aurelio e fratelli, crebbero e si fecero le<br />

loro famiglie.<br />

Malgrado tutto la loro vita fu all’insegna<br />

della tranquillità e si amalgamarono al<br />

popolo svizzero gradatamente e con<br />

successo. Non <strong>di</strong>menticherò mai come<br />

era benvoluto nonno Aurelio . Svolse<br />

numerosi lavori, taxista, giar<strong>di</strong>niere, e<br />

camionista. Sempre all’opera e generoso<br />

fino all’inverosimile con tutti, tanto da<br />

con<strong>di</strong>videre con tutti gli amici l’unico<br />

pentolone <strong>di</strong> minestra per il pranzo <strong>di</strong><br />

Natale. Le mie figlie, adesso nell’ora<br />

dell’opulenza neanche credono a queste<br />

storie.<br />

Ma che rapporto abbiamo noi, oramai svizzeri con la vostra bella Italia ?<br />

Prima <strong>di</strong> tutto, personalmente, conservo nel mio cuore tutte queste vicende familiari le quali già da<br />

giovanissima mi hanno portato a visitare il paese natale dei miei avi ed essere riconoscente a loro<br />

per avermi trasmesso una parte <strong>di</strong> sangue italiano <strong>di</strong> cui vado fiera.<br />

Da <strong>di</strong>versi anni, però, certe amicizie ci hanno portato più a sud, cioè nelle Marche.<br />

Vorrei parlare della prima amicizia, quella con Don Elvio Sforza, <strong>di</strong> Apiro. Durante un viaggio in Romania,<br />

abbiamo avuto il privilegio <strong>di</strong> conoscere questo simpaticissimo sacerdote e la sua gradevole<br />

compagnia, ci ha spinto a visitarlo nella sua terra.<br />

Abbiamo potuto conoscere storia e<br />

<strong>cultura</strong> del territorio che per noi, ora, é<br />

<strong>di</strong>ventato meta <strong>di</strong> visite semestrali.<br />

Non <strong>di</strong>menticheremo mai come ci<br />

siamo <strong>di</strong>vertiti al penultimo forum migrantes<br />

tenutosi ad Apiro, con rievocazione<br />

storica sulla piazza del paese.<br />

Durante la stessa manifestazione abbiamo<br />

scarpinato anche noi, in allegra<br />

e grande compagnia, attraverso il territorio,<br />

visitando chiesette e cappelle<br />

<strong>di</strong>sperse nella campagna circostante,<br />

veri gioiellini <strong>di</strong> fede. E da ultimo, rinfresco<br />

sul sagrato della chiesa, sulla<br />

piazza centrale. Gran<strong>di</strong> risate e poi<br />

via, da Enzino a mangiare le sue magnifiche<br />

tagliatelle. Abbiamo pernottato al San Vicinio, che ci ha ricordato le nostre montagne, in un<br />

ambiente semplice e cor<strong>di</strong>ale.<br />

21


E ora vorrei parlare della seconda amicizia, che ci ha spinto per anni a frequentare le Marche.<br />

Abbiamo conosciuto Don Elia Bellebono in Svizzera, nella nostra parrocchia, ospite per pochi<br />

giorni. Don Elia risiedeva abitualmente a Fano, all’Eremo <strong>di</strong> Montegiove, dai camaldolesi. Sacerdote<br />

carismatico, meriterebbe un intero volume <strong>di</strong> presentazione, C’è già chi ha pensato <strong>di</strong> scrivere<br />

la sua autobiografia e sull’operato che è stato chiamato a compiere: la realizzazione <strong>di</strong> un Santuario<br />

de<strong>di</strong>cato al Sacro Cuore <strong>di</strong> Gesù in Urbino che vorrei segnalare a tutti i marchigiani e non.<br />

Recentemente è stato posato il portale d’ingresso, magnifico nel suo genere, rappresentante il<br />

firmamento. Questo Santuario ha una storia speciale, affascinante, dove l’uomo incontra Dio e<br />

quin<strong>di</strong> luogo particolarmente privilegiato..È per noi un piacere scendere ogni anno per la festa del<br />

Sacro Cuore in giugno, ed è bello per noi constatare che ogni anno la schiera degli amici <strong>di</strong> Don<br />

Elia <strong>di</strong>venta più grande., anche se lui è morto nel l996 e non tutti hanno potuto ascoltare le parole<br />

profonde che ti arrivavano <strong>di</strong>ritte al cuore.<br />

Con questa nostra testimonianza, della sottoscritta, <strong>di</strong> mio marito Marzio e delle mie cinque figlie,<br />

termino questo scritto che de<strong>di</strong>chiamo a tutti i lettori.<br />

Mirella Grisoni<br />

Natale in poesia<br />

Per il Natale vi proponiamo una bellissima composizione in Vernacolo settempedano <strong>di</strong><br />

DO.MA.NI, al secolo Don Massimo NARDI.<br />

Ringraziamo Don Quinto Domizi che ci ha inviato lo scritto.<br />

La stella che guidava li Re Masci<br />

era sparita tutta de' 'na bbòtta.<br />

-Mó che se fa -<strong>di</strong>ce unu- quasci quasci<br />

me so' stufatu de stu trotta trotta!<br />

-Non fai che domannà quanno se ria!<br />

Ammàppete che lagna, mamma mia!<br />

Risponne l'andri, menzi sizzatelli<br />

-No' vi<strong>di</strong> ch’ è riata 'na città?<br />

Ammó calìmo tutti dai camelli<br />

e po' a quargunu se domannerà<br />

se do' se pò troà stu re ch'è natu;<br />

basta che tu sparagni un po' de fiatu!<br />

E fatti cento passi verso destra<br />

se tròano davanti 'n granne spiazzu;<br />

la luce che vinìa da 'na finestra<br />

‘llumenava de fronte 'n gran palazzu.<br />

Co' la speranza de 'na spiegazió<br />

proàrno 'n po' a bussà lì lu portó.<br />

Quillu vicchjìttu che je venne a uprì<br />

vorze sapé chi era e chi non era,<br />

da do' vinìa, a che fà, perché, co' chi<br />

e po' li fece 'ntrà co' gni maniera<br />

<strong>di</strong>cenno: -Questa è casa de Re Rode.<br />

Li camelli sgrullavano le códe.<br />

S'era missu a fa cena probbio allora!<br />

Quanno vedde illi tre arzò la testa<br />

e désse: -Ma ve pare questa l'ora<br />

de gì a <strong>di</strong>sturbà 'n re? Ve pare questa?<br />

E <strong>di</strong>ttu questo seguitò a magnà.<br />

Un ré magnava e tre statìa a guardà.<br />

-Scusa, Maestà, ma nuàndri se sapamo<br />

che c'eri tu, 'n c'arémo mai bussàtu.<br />

A falla córta nuandri voleàmo<br />

sapé se do' se tròa stu re ch'è natu.<br />

-È natu 'n re?<br />

-Eh scì!<br />

-Ma no!<br />

-Ma sci!<br />

-Su raccontàte che ve sto a sintì!<br />

-Arcune notte fa, ce fu 'nnunziàtu<br />

da l'àngiuli de Dio,<br />

che da ‘ste parte era natu 'n gran re;<br />

n'imo spettatu mancu 'n minutu<br />

e sùbbitu se parte<br />

pe vinìllu a vedé, e notte e dì<br />

‘na stella cià guidàtu finu qui;<br />

ma 'mmó è sparita e nu 'n sapìmo a<br />

strada;<br />

vi<strong>di</strong> de dàcce quarghe spiegazzió.<br />

-Beh, cercherò de fa come ve ’ggràda<br />

basta che me spettéte qui 'n moccó.<br />

E <strong>di</strong>ttu questo lassò gì a magnà<br />

e gette me 'na sala, lì de là.<br />

E lì, chiamati tutti li dottori,<br />

vòrze sapé chi era 'llu sovranu<br />

de lu quale parlava 'lli signori<br />

che ce s'era partiti de lontanu.<br />

Sapùtulu lo gétte a rifirì<br />

ai Masci ch'era stufi de sta lì.<br />

-A dì la veretà io no 'o sapìa<br />

perché no scàppo da Gerusalemme;<br />

ma, come <strong>di</strong>ce, è natu o duvirìa<br />

esse natu gioppe Bettelemme.<br />

22<br />

Stroàtilu e rpassate qui da me<br />

Perché anch’io lu voglio gì a vedé.<br />

Ma quello che <strong>di</strong>cìa mica era vero!<br />

Perché Rode era probbio ‘n <strong>di</strong>sgraziatu!<br />

Issu proava a fàllu prigionieru<br />

E cuscì dopo l’avirìa ‘mmazzatu.<br />

Brutt’assassinu! –Ah donche è<br />

natu ‘n re!-<br />

Gìa rognechènno Rode tra de sé.<br />

Li Masci appena 'rmìssisi 'n viaggiu<br />

vede la stella ch'ancò li 'ccompagna<br />

e dopo du ore vede 'n granne raggiu<br />

de luce probbio 'n mezzu a la campagna!<br />

Se cridìa de troà lu Vambinellu<br />

in un palazzu granne murdu vellu.<br />

Je pare che 'n je <strong>di</strong>ce vero l'ócchi<br />

a vedé l'animali, la cappanna,<br />

'na donna che se tene sui ginocchi<br />

‘n munillìttu e je fa ninna-nanna.<br />

Un re cuscì purittu 'n putìa nasce:<br />

armeno ce duvìa avé du fasce!<br />

Ma la stella s’è fermata probbio lì!<br />

Po' li pastori, l'angiuli che canta,<br />

fa capì ai Masci che quìllu frichì<br />

è il Redentore co' la Madre santa.<br />

Pjini de gioia j'offreno li doni<br />

e je promette d'esse sempre vóni.<br />

Lu vàsciano e pó' rpartono conténti<br />

pe lu paese de do èra vinuti<br />

pe’ gìllo a raccontà a tutti i parénti.<br />

Rode spettava che fosse rvinuti.<br />

Aìa tempo a spettà 'lla gatta morta,Li<br />

Masci era passati pe 'na scórta!<br />

DO.MA.NI


... I vistu e noità?<br />

All’Apiro se ‘rcoglie<br />

deferenziatu, ‘n<br />

giornu sci e cingue<br />

no!!<br />

... per pensare!<br />

“Staccia Stacciola” AA.VV pag 175<br />

CAMPAGNA ABBONAMENTI 2010 (INFO A PAG. 2)<br />

23<br />

Gran parlà e gran<br />

fa<strong>di</strong>ga pe a mmonnezza!<br />

Se <strong>di</strong>ce che pero’<br />

a remmucchia!<br />

... ABBÒNATI A<br />

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