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Brunetto Latini - Palumbo Editore

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T2 on line<br />

[Inf. XV]<br />

Volume 1 • Medioevo e Rinascimento (dalle origini al 1610)<br />

In viaggio con Dante • Antologia della Commedia<br />

capitolo II • Prima tappa. L’Inferno<br />

Mentre cammina con Virgilio sullo stretto argine del fiume di sangue, Dante comprende di essere fissato nella penombra<br />

da una schiera di dannati, che stanno in basso e che vanno in senso opposto al suo. Uno di questi lo afferra<br />

per la veste, perché lo ha riconosciuto: è il fiorentino <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong>, letterato, uomo politico e suo antico maestro.<br />

Punito per il peccato di sodomia da una pioggia di fuoco e da un cammino incessante, egli parlerà con lui senza<br />

smettere di camminare. Dante gli spiega come mai sia disceso all’inferno, e <strong>Brunetto</strong> lo esorta a seguire quella virtù<br />

che si era già manifestata in lui da giovane. Tuttavia, gli profetizza oscure disgrazie: i suoi concittadini fiorentini<br />

lo contrasteranno e lo colpiranno proprio per la sua onestà. Dante si dichiara pronto a superare le prove cui la sorte<br />

lo sottoporrà, e riferirà quanto <strong>Brunetto</strong> gli ha detto a Beatrice, per trarne maggiori chiarimenti. Poi, chiede al dannato<br />

la profezia e la polemica contro la<br />

corruzione dei fiorentini<br />

<strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong>, maestro laico<br />

<strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong><br />

da D. Alighieri, La Commedia secondo l’antica vulgata, a cura di G. Petrocchi, I-III, Mondadori, Milano 1966-1967.<br />

Quando?<br />

All’alba del 9 aprile 1300 (sabato santo).<br />

Dov’è Dante?<br />

Nel VII cerchio, III girone.<br />

1-3 Ora ci (cen = ce ne) [: Dante e Virgilio] porta<br />

uno dei duri margini e il fumo del ruscello fa ombra<br />

(aduggia) di sopra, in modo tale (sì = così)<br />

che ripara (salva) l’acqua e gli argini dal fuoco<br />

[che piove dall’alto]. Dante e Virgilio camminano<br />

lungo i margini rocciosi del ruscello di sangue derivato<br />

dal fiume Flegetonte (nel canto XII, v. 47 viene<br />

definito «la riviera del sangue»); sopra di loro<br />

c’è una nube di vapore che li protegge dalla piog-<br />

chi sono i suoi compagni, e questi gli indica il grammatico Prisciano, il<br />

giurista Francesco d’Accorso, Andrea de’ Mozzi, vescovo prima di Firenze e<br />

poi di Vicenza. Prima di lasciarlo, <strong>Brunetto</strong> gli raccomanda la propria opera;<br />

e corre via, rapidamente.<br />

Chi incontra?<br />

Dante, insieme a Virgilio, incontra i violenti contro natura (sodomiti):<br />

<strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong>. Notaio fiorentino, nato intorno al 1220 e morto nel 1294, fu uno dei protagonisti<br />

politici e letterari di Firenze. Venne esiliato dalla città tra il 1260 e il 1266 in<br />

seguito alla sconfitta dei Guelfi. È autore della Rettorica, in cui fornisce un modello retorico<br />

fondato sulla chiarezza, del Trésor, opera enciclopedica scritta in francese, e del Tesoretto,<br />

poemetto allegorico-didattico. Fu il maggiore maestro delle generazioni più giovani: Dante,<br />

come molti suoi coetanei, ne seguì le lezioni e ne ammirò l’esempio.<br />

Ora cen porta l’un de’ duri margini;<br />

e ’l fummo del ruscel di sopra aduggia,<br />

3 sì che dal foco salva l’acqua e li argini.<br />

Quali Fiamminghi tra Guizzante e Bruggia,<br />

temendo ’l fiotto che ’nver lor s’avventa,<br />

6 fanno lo schermo perché ’l mar si fuggia;<br />

e quali Padoan lungo la Brenta,<br />

per difender lor ville e lor castelli,<br />

9 anzi che Carentana il caldo senta:<br />

a tale imagine eran fatti quelli,<br />

tutto che né sì alti né sì grossi,<br />

12 qual che si fosse, lo maestro felli.<br />

gia di fuoco che si riversa intorno.<br />

4-12 Come i Fiamminghi, temendo i flutti (‘l fiotto)<br />

[marini] che si scagliano (s’avventa) contro<br />

di loro [: le loro terre], fra Wissant e Bruges (Guizzante<br />

e Bruggia) costruiscono ripari (fanno lo<br />

schermo) perché il mare sia tenuto lontano (si<br />

fuggia); e come [fanno anche] i Padovani lungo<br />

il [fiume] Brenta, per difendere le loro fattorie (ville)<br />

e i loro castelli, prima (anzi) che la Carinzia<br />

1<br />

versi 4-12<br />

«Quali Fiamminghi…felli»<br />

Gli argini del ruscello infernale<br />

sono paragonati, con una doppia si-<br />

militudine, a due luoghi terrestri. Guizzante<br />

e Bruggia delimitano tutta l’estensione<br />

delle Fiandre. Inoltre, i due nomi, insieme<br />

a Fiamminghi, evocano il guizzare e il bruciare<br />

delle fiamme che piovono sui dannati<br />

puniti in questo girone. La Carentana, invece,<br />

è nel Trentino Alto Adige, dove, in Val Sugana,<br />

nasce il Brenta.<br />

(Carentana) senta il caldo [: prima che sulle Dolomiti<br />

il caldo primaverile faccia sciogliere le nevi<br />

e ingrossare i fiumi]; in modo simile (a tale imagine)<br />

erano fatti quegli [argini], sebbene (tutto<br />

che) il [loro] artefice (lo maestro), chiunque (qual<br />

che) fosse, [non] li aveva fatti (felli = li fece) né<br />

così alti né così grossi. Il maestro degli argini infernali<br />

può essere stato Dio o un angelo da lui inviato.<br />

R. Saviano, E. Angioloni, L. Giustolisi, M.A. Mariani, G. Müller Pozzebon, S. Panichi, Liberamente [G.B. <strong>Palumbo</strong> <strong>Editore</strong>]


T2 on line <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong><br />

Già eravam da la selva rimossi<br />

tanto, ch’i’ non avrei visto dov’era,<br />

15 perch’io in dietro rivolto mi fossi,<br />

quando incontrammo d’anime una schiera<br />

che venìan lungo l’argine, e ciascuna<br />

18 ci riguardava come suol da sera<br />

guardare uno altro sotto nuova luna;<br />

e sì ver’ noi aguzzavan le ciglia<br />

21 come ’l vecchio sartor fa ne la cruna.<br />

Così adocchiato da cotal famiglia,<br />

fui conosciuto da un, che mi prese<br />

24 per lo lembo e gridò: «Qual maraviglia!».<br />

E io, quando ’l suo braccio a me distese,<br />

ficcai li occhi per lo cotto aspetto,<br />

27 sì che ’l viso abbrusciato non difese<br />

la conoscenza sua al mio ’ntelletto;<br />

e chinando la mano a la sua faccia,<br />

30 rispuosi: «Siete voi qui, ser <strong>Brunetto</strong>?».<br />

E quelli: «O figliuol mio, non ti dispiaccia<br />

se <strong>Brunetto</strong> Latino un poco teco<br />

33 ritorna ’n dietro e lascia andar la traccia».<br />

I’ dissi lui: «Quanto posso, ven preco;<br />

e se volete che con voi m’asseggia,<br />

36 faròl, se piace a costui che vo seco».<br />

«O figliuol», disse, «qual di questa greggia<br />

s’arresta punto, giace poi cent’anni<br />

39 sanz’arrostarsi quando ’l foco il feggia.<br />

Però va oltre: i’ ti verrò a’ panni;<br />

e poi rigiugnerò la mia masnada,<br />

42 che va piangendo i suoi etterni danni».<br />

I’ non osava scender de la strada<br />

per andar par di lui; ma ’l capo chino<br />

45 tenea com’uom che reverente vada.<br />

13-21 [Ci] eravamo già tanto allontanati (rimossi)<br />

dalla selva [dei suicidi], che io non avrei visto<br />

[più] dove era, anche se io (perch’io) mi fossi voltato<br />

indietro, quando incontrammo una fila (schiera)<br />

di anime che camminavano (venìan) lungo<br />

l’argine, e ciascuna [di esse] ci guardava come<br />

di solito qualcuno guarda (suol… guardare uno)<br />

[qualcun] altro di (da) sera, al novilunio (sotto<br />

nuova luna); e aguzzavano lo sguardo (le ciglia)<br />

verso di noi così come fa il vecchio sarto (sartòr)<br />

nella cruna [dell’ago]. Mentre Dante e Virgilio procedono<br />

sull’argine, ormai lontani dalla selva dei<br />

suicidi, incrociano una schiera di dannati: poiché<br />

è quasi buio, questi li fissano per cercare di vederli,<br />

con lo stesso atteggiamento di chi va sotto<br />

nuova luna (cioè quando la luce è poca) o di un<br />

vecchio sarto mentre cerca di mettere il filo nell’ago.<br />

22-24 Scrutato (adocchiato) in questo modo<br />

(così) da questo gruppo (famiglia) di anime, fui<br />

riconosciuto da uno, che mi prese per l’orlo (lembo)<br />

[della veste] ed esclamò: «Che stupore (qual<br />

Volume 1 • Medioevo e Rinascimento (dalle origini al 1610)<br />

In viaggio con Dante • Antologia della Commedia<br />

capitolo II • Prima tappa. L’Inferno<br />

maraviglia)!».<br />

25-30 E io, quando [lo spirito] allungò (distese)<br />

il suo braccio verso di me (a me), fissai (ficcai)<br />

gli occhi nell’aspetto bruciato (cotto) [: dalla pioggia<br />

di fuoco], così (sì) che il volto ustionato (abbrusciato)<br />

non impedì (difese) il suo riconoscimento<br />

(conoscenza) alla mia mente (’ntelletto);<br />

e chinando la mano verso (a) la sua faccia, risposi:<br />

«Voi, ser <strong>Brunetto</strong>, siete qui?». Dante riconosce<br />

lo spirito, sebbene questi abbia i tratti sfigurati<br />

dalla pioggia di fuoco: è il fiorentino <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong>,<br />

che era stato suo maestro di retorica. L’uso<br />

del voi, al posto del tu usato con tutti gli altri dannati,<br />

e del titolo ser (attribuito ai notai, cioè agli<br />

ufficiali pubblici), indica un particolare rispetto.<br />

31-33 Ed egli (quelli) [disse]: «O figlio mio, non<br />

ti dispiaccia se <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong> ritorna un po’ indietro<br />

con te (teco) e lascia proseguire (andar)<br />

il [suo] gruppo (la traccia)». L’epiteto di figliuol<br />

è quello che il maestro rivolge affettuosamente<br />

all’ex discepolo. Egli ritorna ‘n dietro perché la<br />

direzione degli spiriti è contraria a quella percorsa<br />

2<br />

verso 16<br />

«d’anime una schiera»<br />

La schiera punita nel terzo giro-<br />

ne del quinto cerchio infernale è<br />

quella dei violenti contro natura, ovvero<br />

i sodomiti, con particolare riferimento all’omosessualità<br />

maschile. Il nome ‘sodoma’<br />

trae origine dal nome della città biblica Sodoma:<br />

secondo quanto narrato nel Libro della<br />

Genesi (19, 24), essa, insieme a Gomorra,<br />

venne distrutta da Dio per punire i suoi abitanti<br />

dediti a rapporti sessuali considerati illeciti.<br />

L’ambientazione del sabbione infuocato<br />

in cui si trovano i sodomiti riecheggia proprio<br />

la distruzione biblica delle due città, rase al<br />

suolo sotto una pioggia di zolfo e fuoco.<br />

da Dante e Virgilio.<br />

34-36 Io gli (lui) dissi: «Ve ne prego quanto posso<br />

[: il più possibile]; e se volete che mi fermi (asseggia<br />

= segga) con voi, lo farò, se piace a costui<br />

con cui vado (che vo seco) [: se Virgilio è d’accordo]».<br />

37-39 Disse: «O figliolo, chiunque (qual) di questo<br />

gruppo (greggia) [di dannati] si ferma un [solo]<br />

istante (punto), giace poi cento anni [a terra] senza<br />

potersi proteggere (sanz’arrostarsi) quando il<br />

fuoco lo ferisce (il feggia). Greggia, come masnada<br />

al v. 41, non ha nessun valore spregiativo.<br />

40-42 Perciò (però) va’ oltre: io ti camminerò a<br />

lato (a’ panni); e poi raggiungerò (rigiugnerò) la<br />

mia compagnia (masnada), che si va lamentando<br />

(piangendo) delle sue pene (danni) eterne».<br />

43-45 Io non osavo scendere dal sentiero (strada)<br />

[sugli argini] per andare con lui; ma tenevo il<br />

capo chinato (chino), come chi (uom) cammini<br />

[in atteggiamento] rispettoso (reverente). Dante<br />

conserva rispetto per l’antico maestro, sebbene<br />

egli sia dannato.<br />

R. Saviano, E. Angioloni, L. Giustolisi, M.A. Mariani, G. Müller Pozzebon, S. Panichi, Liberamente [G.B. <strong>Palumbo</strong> <strong>Editore</strong>]


T2 on line <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong><br />

El cominciò: «Qual fortuna o destino<br />

anzi l’ultimo dì qua giù ti mena?<br />

48 e chi è questi che mostra ’l cammino?».<br />

«Là sù di sopra, in la vita serena»,<br />

rispuos’io lui, «mi smarri’ in una valle,<br />

51 avanti che l’età mia fosse piena.<br />

Pur ier mattina le volsi le spalle:<br />

questi m’apparve, tornand’io in quella,<br />

54 e reducemi a ca per questo calle».<br />

Ed elli a me: «Se tu segui tua stella,<br />

non puoi fallire a glorioso porto,<br />

57 se ben m’accorsi ne la vita bella;<br />

e s’io non fossi sì per tempo morto,<br />

veggendo il cielo a te così benigno,<br />

60 dato t’avrei a l’opera conforto.<br />

Ma quello ingrato popolo maligno<br />

che discese di Fiesole ab antico,<br />

63 e tiene ancor del monte e del macigno,<br />

ti si farà, per tuo ben far, nimico:<br />

ed è ragion, ché tra li lazzi sorbi<br />

66 si disconvien fruttare al dolce fico.<br />

Vecchia fama nel mondo li chiama orbi;<br />

gent’è avara, invidiosa e superba:<br />

69 dai lor costumi fa che tu ti forbi.<br />

La tua fortuna tanto onor ti serba,<br />

che l’una parte e l’altra avranno fame<br />

72 di te; ma lungi fia dal becco l’erba.<br />

Faccian le bestie fiesolane strame<br />

di lor medesme, e non tocchin la pianta,<br />

75 s’alcuna surge ancora in lor letame,<br />

in cui riviva la sementa santa<br />

di que’ Roman che vi rimaser quando<br />

78 fu fatto il nido di malizia tanta».<br />

46-48 Egli cominciò. «Quale evento fortuito (fortuna)<br />

o [quale] decisione divina (destino) ti porta<br />

(mena) quaggiù [: all’inferno] prima dell’ultimo<br />

giorno [di vita]? e chi è costui (questi) che ti mostra<br />

la strada [: chi è la tua guida]?».<br />

49-51 Io gli (lui) risposi: «Lassù di sopra, nella<br />

vita serena [: nel mondo dei vivi], mi smarrii in<br />

una valle, prima che la mia età fosse matura (piena).<br />

Riprende i vv. 1-3 del I canto.<br />

52-54 Le [: alla valle] voltai le spalle solo (pur)<br />

ieri mattina: mentre io tornavo (tornand’io) in<br />

essa, mi apparve costui [: Virgilio], e [ora] mi<br />

riporta (reducemi) a casa (ca) lungo questo<br />

cammino (per questo calle)». Dante avrebbe<br />

voluto raggiungere il colle della salvezza, ma,<br />

spaventato dalle tre fiere, gli aveva voltato le<br />

spalle; allora, mentre stava per tornare indietro<br />

verso la valle, era apparso Virgilio (cfr. Inf. I, vv.<br />

13-66).<br />

55-60 Ed egli [disse] a me: «Se tu segui le tue<br />

inclinazioni naturali (tua stella), non puoi mancare<br />

(fallire) [di raggiungere] grandi mete (glorioso<br />

porto), se mi resi conto (m’accorsi) correttamente<br />

(ben) [delle tue qualità] nella vita bella [: quando<br />

Volume 1 • Medioevo e Rinascimento (dalle origini al 1610)<br />

In viaggio con Dante • Antologia della Commedia<br />

capitolo II • Prima tappa. L’Inferno<br />

ero vivo]; e se io non fossi morto così presto (sì<br />

per tempo), vedendo il cielo così benevolo con te,<br />

ti avrei spronato (dato…conforto) nell’azione (a<br />

l’opera). La stella è la costellazione o segno zodiacale<br />

(nel caso di Dante, i Gemelli) che, secondo<br />

il volere di Dio, predispone l’individuo a certe attività.<br />

<strong>Brunetto</strong> aveva potuto apprezzare Dante fin<br />

da giovane: avendo previsto per lui grandi cose,<br />

certo gli sarebbe stato vicino nell’opera, cioè nei<br />

suoi impegni di artista e di uomo politico.<br />

61-66 Ma quell’ingrato popolo malvagio (maligno)<br />

[: i fiorentini], che discese da [i colli di] Fiesole<br />

nell’antichità (ab antico), e che conserva<br />

(tiene) ancora [la durezza e la rozzezza] dei monti<br />

e delle pietre (macigno), ti diventerà (ti si farà)<br />

nemico per il tuo comportamento onesto (ben<br />

far); ed è inevitabile (ragion), perché non è possibile<br />

(si disconvien) al dolce fico dare frutti (fruttare)<br />

fra i sorbi aspri (lazzi).<br />

67-69 [Una] vecchia fama nel mondo li [: i fiorentini]<br />

definisce (chiama) ciechi (orbi); sono (è)<br />

gente avida (avara), invidiosa e superba: fa’ in<br />

modo di restare pulito (fa che tu ti forbi) dai loro<br />

comportamenti (costumi) [malvagi]. <strong>Brunetto</strong><br />

3<br />

versi 61-78<br />

«Ma quello ingrato… di malizia<br />

tanta»<br />

In queste battute <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong><br />

esprime, attraverso una serie di metafore,<br />

tutto il suo giudizio negativo su Firenze,<br />

elogiando, di contro, la virtù di Dante. <strong>Brunetto</strong><br />

fa riferimento alla leggenda secondo cui<br />

il popolo fiorentino discese di Fiesole (v. 62):<br />

perciò, dice <strong>Brunetto</strong>, esso ha ancora qualcosa<br />

della gente del contado e dei monti, tradizionalmente<br />

considerata rozza e dura. La successiva<br />

metafora dei lazzi (acerbi) sorbi e del<br />

dolce fico (vv. 65-66) allude al fatto che Dante,<br />

con la sua virtù, non può trovare riconoscimento<br />

in un ambiente tanto ostile e corrotto.<br />

Come già aveva fatto Ciacco in Inf. VI, 74-5,<br />

<strong>Brunetto</strong> accusa i fiorentini di essere gente<br />

avara, invidiosa e superba (v. 68). I fiorentini<br />

corrotti evitino, aggiunge il dannato, di infierire<br />

su quelli ancora onesti, come Dante. Mentre<br />

i primi discendono dai rozzi fiesolani (le bestie<br />

fiesolane; v. 73), i secondi discendono dagli<br />

antichi romani (Roman; v. 77). Le metafore<br />

qui introdotte dello strame (in italiano antico,<br />

il cibo per gli erbivori), della pianta e della sementa<br />

(vv. 73-6) riprendono quelle vegetali<br />

dei versi precedenti.<br />

esorta Dante a non lasciarsi contaminare dai vizi<br />

dei fiorentini, cui attribuisce le stesse colpe di Inf.<br />

VI, 74-5.<br />

70-72 La tua sorte ti riserva (serba) un onore<br />

così grande (tanto), che [sia] l’una sia l’altra parte<br />

[: sia i Bianchi sia i Neri] avranno desiderio di distruggerti<br />

(avranno fame di te); ma l’erba sarà<br />

(fia) lontano (lungi) dal caprone (becco) [che<br />

vorrebbe mangiarla]. Esiliato dai Neri, Dante entrò<br />

in conflitto anche con i Bianchi, che pure erano<br />

stati il suo partito. La metafora del becco è spregiativa<br />

e allude al fatto che nessuno dei nemici<br />

riuscì a rovinare Dante, tenuto lontano da essi, più<br />

che dalle circostanze materiali dell’esilio, dalla sua<br />

inattaccabilità morale.<br />

73-78 Le bestie fiesolane [: i fiorentini corrotti]<br />

facciano foraggio (strame) di se stesse [: si divorino<br />

e distruggano tra di loro], e non tocchino<br />

la pianta [: la discendenza] in cui rivive il santo<br />

seme (sementa) di quei romani che rimasero là<br />

(vi) [: a Firenze] quando fu fondata la sede (nido)<br />

di una malvagità (malizia) così grande (tanta)<br />

[: dopo la fondazione di Firenze], se ne sorge ancora<br />

qualcuna [: pianta] nel loro letame.<br />

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T2 on line <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong><br />

«Se fosse tutto pieno il mio dimando»,<br />

rispuos’io lui, «voi non sareste ancora<br />

81 de l’umana natura posto in bando;<br />

ché ’n la mente m’è fitta, e or m’accora,<br />

la cara e buona imagine paterna<br />

84 di voi quando nel mondo ad ora ad ora<br />

m’insegnavate come l’uom s’etterna:<br />

e quant’io l’abbia in grado, mentr’io vivo<br />

87 convien che ne la mia lingua si scerna.<br />

Ciò che narrate di mio corso scrivo,<br />

e serbolo a chiosar con altro testo<br />

90 a donna che saprà, s’a lei arrivo.<br />

Tanto vogl’io che vi sia manifesto,<br />

pur che mia coscienza non mi garra,<br />

93 che a la Fortuna, come vuol, son presto.<br />

Non è nuova a li orecchi miei tal arra:<br />

però giri Fortuna la sua rota<br />

96 come le piace, e ’l villan la sua marra».<br />

Lo mio maestro allora in su la gota<br />

destra si volse in dietro, e riguardommi;<br />

99 poi disse: «Bene ascolta chi la nota».<br />

Né per tanto di men parlando vommi<br />

con ser <strong>Brunetto</strong>, e dimando chi sono<br />

102 li suoi compagni più noti e più sommi.<br />

Ed elli a me: «Saper d’alcuno è buono;<br />

de li altri fia laudabile tacerci,<br />

105 ché ’l tempo sarìa corto a tanto suono.<br />

In somma sappi che tutti fur cherci<br />

e litterati grandi e di gran fama,<br />

108 d’un peccato medesmo al mondo lerci.<br />

79-87 Io gli (lui) risposi: «Se il mio desiderio (dimando)<br />

fosse completamente (tutto) esaudito<br />

(pieno), voi non sareste ancora esiliato (posto in<br />

bando) dalla natura umana [: dai vivi, con la morte]:<br />

poiché (ché) mi è ancora conficcata (fitta)<br />

nella memoria (mente), e mi addolora (accora)<br />

adesso, la cara e buona immagine paterna di voi,<br />

quando nel mondo mi insegnavate in varie occasioni<br />

(ad ora ad ora = di tanto in tanto) in quale<br />

modo (come) l’uomo raggiunga l’eternità (s’etterna);<br />

ed è giusto (convien) che, finché<br />

(mentr) vivrò, si capisca (si scerna) dalle mie<br />

parole (ne la mia lingua) quanto io l’abbia apprezzato<br />

(abbia in grado) [: il vostro insegnamento].<br />

Come l’uom s’etterna: come l’uomo acquisti<br />

fama, secondo quanto <strong>Brunetto</strong> spiega nel Tesoro;<br />

ma anche, nel pensiero di Dante, come diventi<br />

degno della vita eterna, operando virtuosamente.<br />

88-90 Annoto (scrivo) [: nella memoria] quello<br />

che narrate sulla mia vita [futura] (di mio corso)<br />

e lo conservo (sèrbolo) con un altro testo [: un’altra<br />

profezia], perché [me li] spieghi (a chiosar),<br />

a una donna [: Beatrice] che saprà [farlo], se io<br />

arrivo da lei. Dante si propone di riferire la profezia<br />

di <strong>Brunetto</strong> a Beatrice, che saprà chiarirgliela, in-<br />

Volume 1 • Medioevo e Rinascimento (dalle origini al 1610)<br />

In viaggio con Dante • Antologia della Commedia<br />

capitolo II • Prima tappa. L’Inferno<br />

sieme a quella già fatta da Farinata (cfr. Inf. X, 79-<br />

81). In realtà, le spiegazioni verranno dall’avo Cacciaguida.<br />

91-93 Voglio che vi sia chiaro (manifesto) questo<br />

(tanto): che sono pronto a [affrontare] la Sorte<br />

(Fortuna), comunque [essa] voglia (come<br />

vuol), purché la mia coscienza non mi rimproveri<br />

(garra). Pur di evitare di fare qualcosa di cui<br />

avrebbe a pentirsi, Dante è disposto a sopportare<br />

ogni avversità.<br />

94-96 Questa profezia (arra = anticipo) non è<br />

nuova alle mie orecchie: perciò la Sorte (Fortuna)<br />

giri la sua ruota come le piace, e il contadino (villan)<br />

[faccia lo stesso con] la sua marra». La profezia<br />

è già nota a Dante, perché gli è stata anticipata<br />

da Farinata (cfr. nota ai vv. 88-90). L’immagine<br />

della rota della Fortuna è molto diffusa nella<br />

cultura medievale, e indica l’alternarsi di casi felici<br />

e di sventure nella vita degli uomini, secondo<br />

la volontà di Dio. La marra è un tipo di zappa:<br />

qui Dante sembra citare un proverbio, per indicare<br />

la propria superiorità a cose che giudica di<br />

poco conto.<br />

97-99 Allora il mio maestro [: Virgilio] si voltò<br />

dalla parte (in su la gota) destra indietro e mi<br />

4<br />

guardò; poi disse: «Ascolta utilmente (bene) chi<br />

annota (nota) [nella memoria] [quello che ha sentito]».<br />

Virgilio si volta indietro e a destra perché,<br />

per consentire a Dante di parlare con <strong>Brunetto</strong>,<br />

cammina davanti a lui e alla sua sinistra. Il v. 99<br />

è soggetto a varie interpretazioni; secondo quella<br />

adottata qui, è una lode al proposito espresso ai<br />

vv. 88-90.<br />

100-102 Ma non per questo (né per tanto) vado<br />

(vommi = mi vo = me ne vado) parlando di meno<br />

con ser <strong>Brunetto</strong>, e [gli] chiedo chi sono i suoi<br />

compagni più conosciuti e più grandi (sommi).<br />

103-105 Ed egli [rispose] a me: «È bene sapere<br />

di qualcuno; degli altri sarà (fia) lodevole tacere<br />

(tacerci; ci = da noi, da parte nostra), perché<br />

(ché) il tempo [che abbiamo] sarebbe (sarìa)<br />

[troppo] poco per un discorso così lungo (a tanto<br />

suono).<br />

106-108 Sappi in breve (in somma) che furono<br />

(fur) tutti religiosi (cherci = chierici) e letterati<br />

grandi e di grande fama, macchiati (lerci = sporchi)<br />

in vita (al mondo) da uno stesso peccato.<br />

Litterati erano nel Medioevo coloro che conoscevano<br />

il latino: quindi anzitutto i cherci, cioè gli uomini<br />

di chiesa.<br />

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T2 on line <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong><br />

Priscian sen va con quella turba grama,<br />

e Francesco d’Accorso anche; e vedervi,<br />

111 s’avessi avuto di tal tigna brama,<br />

colui potei che dal servo de’ servi<br />

fu trasmutato d’Arno in Bacchiglione,<br />

114 dove lasciò li mal protesi nervi.<br />

Di più direi; ma ’l venire e ’l sermone<br />

più lungo esser non può, però ch’i’ veggio<br />

117 là surger nuovo fummo del sabbione.<br />

Gente vien con la quale esser non deggio.<br />

Sieti raccomandato il mio Tesoro<br />

120 nel qual io vivo ancora, e più non cheggio».<br />

Poi si rivolse, e parve di coloro<br />

che corrono a Verona il drappo verde<br />

123 per la campagna; e parve di costoro<br />

quelli che vince, non colui che perde.<br />

109-114 Se ne va con quella folla (turba) misera<br />

(grama) Prisciano e anche Francesco d’Accorso;<br />

e, se avessi avuto desiderio (brama) di questo fastidio<br />

(tigna; metafora), avresti potuto (potei =<br />

potevi) vederci colui che dal papa (dal servo de’<br />

servi) fu trasferito (trasmutato) dall’Arno [: da Firenze]<br />

al Bacchiglione [: a Vicenza, dove scorre<br />

quel fiume], dove lasciò i nervi tesi peccaminosamente<br />

(mal) [: dove morì, soddisfacendo il suo<br />

vizio]. Prisciano di Cesarea è un grammatico del<br />

secolo VI, molto noto nel Medioevo; Francesco<br />

d’Accorso un giurista bolognese (1225-1293). Il<br />

terzo personaggio è Andrea de’ Mozzi, vescovo di<br />

Volume 1 • Medioevo e Rinascimento (dalle origini al 1610)<br />

In viaggio con Dante • Antologia della Commedia<br />

capitolo II • Prima tappa. L’Inferno<br />

Firenze sino al 1295 e di Vicenza sino all’anno<br />

della morte, il 1296. La tigna è una malattia del<br />

cuoio capelluto. Servo de’ servi di Dio è detto,<br />

per umiltà, il papa.<br />

115-117 Direi di più; ma il [mio] cammino (‘l venire)<br />

e il [mio] discorso (sermone) non possono<br />

essere più lunghi, poiché io (però ch’i’) vedo là<br />

alzarsi nuovo fumo dal deserto (sabbione).<br />

118-120 Vengono anime con le quali non devo<br />

stare. Ti sia (sieti) raccomandato il mio (Tesoro),<br />

nel quale io vivo ancora, e non chiedo [di] più».<br />

<strong>Brunetto</strong> non può confondersi con una schiera di<br />

dannati puniti per un peccato diverso dal suo. Il<br />

guida alla lettura<br />

analisi del testo<br />

5<br />

Tesoro è il Trésor: esso assicura a <strong>Brunetto</strong> quella<br />

fama che egli ritiene un grande valore (cfr. v. 85).<br />

121-124 Poi si voltò (rivolse) e sembrò [uno]<br />

di quelli che corrono a Verona per la campagna<br />

[per conquistare] il drappo verde; e sembrò fra<br />

costoro colui (quelli) che vince, non colui che<br />

perde. A Verona si svolgeva una gara di corsa,<br />

analoga ai palii di derivazione medievale che ancora<br />

oggi si disputano in varie città. La corsa affannosa<br />

di <strong>Brunetto</strong> (certo contraria alle norme<br />

di gravità che si richiedevano a un letterato) è<br />

una necessità, che gli evita un aggravio della pena<br />

(cfr. vv. 37-39).<br />

Similitudini e metafore di matrice realistica Come accade spesso nella Commedia, anche questo canto è denso<br />

di similitudini e metafore: esse, da un lato, rivelano una grande elaborazione retorica; mentre, dall’altro, testimoniano<br />

il realismo di Dante, che introduce paragoni tratti spesso dalla vita quotidiana. Ciò vale anzitutto per le numerose<br />

metafore presenti nelle battute pronunciate da <strong>Brunetto</strong> contro i fiorentini, tutte legate all’ambito contadino (cfr.<br />

«lazzi sorbi» e «dolce fico» vv. 65-66; «becco» e «erba» v. 72; «strame», «pianta», «letame» e «sementa», vv. 73-76).<br />

Ha la stessa matrice realistica la similitudine finale, sul palio di Verona, cui Dante aveva assistito personalmente<br />

(vv. 121-124).<br />

interpretazione del testo<br />

Il tema: la polemica politica La profezia sul futuro di Dante pronunciata da <strong>Brunetto</strong> comprende sia la celebrazione<br />

del poeta sia la condanna della sua città d’origine. I fiorentini sono definiti gente «avara, invidiosa e superba» (v.<br />

68). <strong>Brunetto</strong> argomenta il suo giudizio facendo riferimento a un’antica leggenda: i pochi fiorentini giusti sono<br />

quelli che discendono dalla «sementa santa» degli antichi Romani, mentre quelli corrotti derivano dalle «bestie fiesolane».<br />

D’altra parte Roma è la sede di quell’Impero che Dante difende contro il potere temporale della Chiesa<br />

e, in particolare, di quel Bonifacio VIII che appoggia i Neri che hanno esiliato il poeta. I fiorentini corrotti vengono<br />

accusati di aver ereditato la rozzezza del popolo fiesolano (cfr. «dei monti e del macigno», v. 63): s’intravede qui<br />

la polemica pronunciata altrove da Dante contro la «gente nuova» da poco insediata nella città (cfr. Inf XVI, 73).<br />

Il personaggio: <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong> Nel girone dei sodomiti Dante incontra un personaggio verso il quale nutre non<br />

solo affetto ma anche stima profonda. <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong> fu infatti maestro di Dante: l’insegnante si rivolge al poeta<br />

chiamandolo calorosamente «figliuol» (vv. 31 e 37) e il discepolo conserva di lui «la cara e buona immagine paterna»<br />

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Passato e Presente<br />

guida alla lettura<br />

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In viaggio con Dante • Antologia della Commedia<br />

capitolo II • Prima tappa. L’Inferno<br />

(v. 83). Nonostante sia punito nell’inferno, <strong>Brunetto</strong> conserva un’alta statura morale. Egli sostiene e incarna un<br />

modello di intellettuale che unisce alla cultura e allo studio l’impegno nella vita pubblica. <strong>Brunetto</strong> polemizza contro<br />

la corruzione fiorentina, contrapponendole la virtù dimostrata da Dante. Egli però non fa alcun riferimento a categorie<br />

religiose: le qualità del suo discepolo dipendono dalla «stella» sotto la quale egli è nato. <strong>Brunetto</strong> si qualifica<br />

dunque come maestro laico. Anche quando chiede a Dante come sia giunto all’inferno, pensa anzitutto alla «fortuna»<br />

o al «destino» e non alla volontà divina. Del resto, il valore principale in cui <strong>Brunetto</strong> sembra credere è il riconoscimento<br />

che si conquista con la giusta opera, sia politica sia letteraria. Raccomanda perciò a Dante il suo Trésor:<br />

a quest’opera <strong>Brunetto</strong> si affida perché la sua fama tra i vivi sia protetta (vv. 118-120).<br />

L’omosessualità è un peccato? La dannazione di <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong> dipende dalla sua omosessualità. Oggi questa<br />

conclusione risulta inammissibile, anche se il rispetto verso gli omosessuali costituisce una conquista (davvero<br />

definitiva?) solo recente. In molti paesi si è prevista per secoli la condanna penale dell’omosessualità: in Inghilterra,<br />

per esempio, con il Buggery Act del 1533, i rapporti omosessuali venivano puniti con la pena di morte. Questa<br />

legge, estesa a tutti i domini dell’impero britannico, è stata abrogata solo nel 1967. E negli Usa solo nel 2003<br />

sono state cancellate, con un provvedimento costituzionale, tutte le leggi che punivano penalmente gli atti omosessuali.<br />

Durante il nazismo gli omosessuali furono perseguitati, deportati e sterminati nei campi di concentramento;<br />

mentre nell’Italia fascista essi erano condannati al confino. A partire dagli anni Sessanta, in seguito a mutamenti<br />

profondi della società e del costume, l’omosessualità ha smesso sempre più, in Occidente, di fare scandalo.<br />

L’Unione europea ha varato nel 2000 una risoluzione in cui s’invitano gli stati membri a introdurre leggi contro le<br />

discriminazioni dell’orientamento sessuale e, in seguito, a riconoscere in modo pieno i diritti delle coppie omosessuali.<br />

La maggior parte dei paesi dell’Unione ha risposto con una legislazione che prevede, nella forma delle unioni<br />

civili o dei matrimoni veri e propri, tale riconoscimento. In Italia, invece, questa materia non è ancora regolamentata<br />

ed è oggetto di ampie discussioni.<br />

Un nuovo intellettuale? La figura di <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong> – uomo che crede nel connubio tra ricerca letteraria e partecipazione<br />

civile – apre una riflessione centrale nel Novecento e ancora oggi: quella del rapporto tra intellettuale<br />

e impegno. Da questo punto di vista, il momento attuale sembra segnare una svolta. Mentre infatti nella fase cosiddetta<br />

“postmoderna” degli anni Settanta-Novanta la letteratura aveva smesso di occuparsi dei fatti e della<br />

storia, oggi si comincia a parlare di “ritorno alla realtà”. I recenti e tragici avvenimenti storici (l’attentato alle Torri<br />

Gemelle, la seconda guerra del Golfo, l’invasione dell’Europa da parte dei popoli affamati del Sud e dell’Est del<br />

mondo) richiamano con urgenza impegni e responsabilità diversi non solo da parte di tutta l’opinione pubblica e<br />

rilanciano nuove possibilità per il ruolo dell’intellettuale. Egli vive – in una nuova forma rispetto a quella di Dante<br />

e di <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong> – la condizione dell’esiliato, dell’outsider. Questa posizione di marginalità rivela inedite potenzialità,<br />

facendo dell’intellettuale il portavoce di «tutte le persone e tutte le istanze che solitamente sono dimenticate<br />

o censurate». È quanto rileva, tra gli altri, Romano Luperini in numerosi e recenti interventi. Riportiamo qui un<br />

estratto di un suo articolo comparso su «L’Unità» il 22 ottobre 2008.<br />

La progressiva scomparsa nel corso degli anni settanta ottanta e novanta di figure come Pasolini, Fortini, Volponi,<br />

Sciascia, Calvino segna la fine dell’ultima generazione degli intellettuali complessivi, quelli che, forti dell’autorità<br />

conquistata nel proprio campo, potevano parlare a nome dell’universale (era il “corporativismo dell’universale”,<br />

teorizzato da Bourdieu), influenzare l’opinione pubblica e occupare la scena della comunicazione da protagonisti.<br />

[…]. Fortini ne prendeva atto già in un saggio del 1971 in cui annunciava il tramonto di questa figura storica e la<br />

riduzione dell’intellettuale a tecnico o a specialista settoriale. Più recentemente Edward Said ha rappresentato il<br />

nuovo intellettuale come un lavoratore della conoscenza, la cui figura tende a coincidere sempre di più con quella<br />

del precario, dell’outsider, del dilettante, dell’emarginato, dell’uomo di confine, costretto a vivere di contrabbando<br />

fra una disciplina e un’altra e fra mondi diversi e per questo potenzialmente disponibile a sollevare questioni provocatorie,<br />

a sfidare ortodossie e dogmi. Ebbene, questo nuovo tipo di intellettuale, che non può aspirare più a occupare<br />

il centro della scena e ad assolvere alla tradizionale funzione ideologica, può «trovare la propria ragione<br />

d’essere nel fatto di rappresentare tutte le persone e tutte le istanze che solitamente sono dimenticate o censurate».<br />

In altri termini, il nuovo lavoratore della conoscenza può fare della propria marginalità un punto di forza che lo<br />

avvicina ai marginali del pianeta. Il nuovo tipo di intellettuale non aspira più a essere protagonista di una generica<br />

opinione pubblica (d’altronde, nell’universo televisivo, non ne ha più nemmeno la possibilità), non accampa utopie<br />

o ideologie complessive, non partecipa a battaglie di manifesti, di idee e di poetiche, non viaggia in vagone letto;<br />

parla come nudo individuo, in nome di una esperienza personale, di uno shock di verità effettivamente provato.<br />

Da questo punto di vista un libro come quello scritto da Saviano – un intellettuale delle periferie, un precario che<br />

si aggira in scooter sui luoghi del crimine – può assumere il valore di una testimonianza e di un punto di partenza.<br />

Il senso della storia, dell’etica e dell’impegno civile possono sopravvivere solo se profondamente mutati. Gomorra<br />

documenta una fase in cui il senso della storia è senza storicismo, il senso dell’etica è senza morale precostituita e<br />

il senso dell’impegno civile è senza più nazione e popolo.<br />

R. Luperini, S’avanza uno strano guerriero. L’intellettuale precario e antagonista, «L’Unità», 22 ottobre 2008.<br />

6<br />

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In viaggio con Dante • Antologia della Commedia<br />

capitolo II • Prima tappa. L’Inferno<br />

esercizi<br />

comprendere<br />

1 Per orientarsi…<br />

Dante si trova nel III girone del VII cerchio.<br />

– quale peccato viene punito in questa zona<br />

dell’inferno?<br />

– quale pena subiscono i dannati? In che cosa<br />

consiste il contrappasso?<br />

– quale tipo di ambiente viene descritto?<br />

analizzare e interpretare<br />

2 Identikit del personaggio<br />

a. Tra i sodomiti Dante incontra <strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong>.<br />

Completa l’identikit di questo personaggio con le<br />

informazioni richieste.<br />

– luogo di nascita: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

– periodo in cui visse: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

7<br />

– rapporto con Dante: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

– vicenda politica: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

– opere principali: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

b. Quale atteggiamento mostra Dante nei confronti di<br />

<strong>Brunetto</strong> <strong>Latini</strong>?<br />

3 Per metafore<br />

Il canto è ricco di metafore e similitudini: catalogale e<br />

indica a quale ambito si riferiscono.<br />

approfondire<br />

4 Unioni omosessuali<br />

L’omosessualità oggi non fa più scandalo; tuttavia,<br />

manca ancora in Italia una legislazione che<br />

regolamenti le unioni tra individui dello stesso sesso.<br />

Scrivi sull’argomento un articolo di giornale,<br />

avanzando una tua proposta di legge.<br />

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