Nero su Bianco SPECIALE SUOR GABRIELLA - Cappella ...
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A <strong>SUOR</strong> <strong>GABRIELLA</strong>...<br />
1 Cor, 9.16-25<br />
“...Non è infatti per me un vanto predicare il<br />
vangelo; è un dovere per me: guai a me se non<br />
predicassi il vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa,<br />
ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di<br />
mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato.<br />
Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di<br />
predicare gratuitamente il vangelo senza usare<br />
del diritto conferitomi dal vangelo.<br />
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto<br />
servo di tutti per guadagnarne il maggior numero:<br />
mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare<br />
i Giudei; con coloro che sono sotto la legge<br />
sono diventato come uno che è sotto la legge,<br />
pur non essendo sotto la legge, allo scopo di guadagnare<br />
coloro che sono sotto la legge. Con coloro<br />
che non hanno legge sono diventato come uno<br />
che è senza legge, pur non essendo senza la legge<br />
di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo, per guadagnare<br />
coloro che sono senza legge. Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli;<br />
mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo,<br />
per diventarne partecipe con loro. Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno<br />
solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante<br />
in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile…”<br />
La vita di Suor Gabriella Colella dei Cuori Amabili incarna in maniera totalizzante questa Parola<br />
della Sacra Scrittura. Il dovere di predicare il vangelo insito nel <strong>su</strong>o carisma di religiosa e Figlia<br />
della Chiesa… il servizio costante e attento ai giovani della <strong>Cappella</strong> Universitaria di Siena al<br />
fine di ricondurli al <strong>su</strong>o Sposo o aiutarli a conoscerLo nel periodo degli studi lontano da casa…<br />
l’ascolto materno e profondo della vita del prossimo, chiunque esso fosse e da qualunque parte<br />
provenisse… la <strong>su</strong>a vita dedita all’orazione e all’azione, alternando alla contemplazione quotidiana<br />
la <strong>su</strong>a irrefrenabile corsa per le strade di Siena, spinta davvero dal desiderio di evangelizzazione<br />
al mondo dell’ Incontro che le ha cambiato la vita, di quello sguardo che l’ha rapita e l’ha<br />
resa innamorata dei fratelli… la dedizione al dono di tutta la propria vita alla comunità di San<br />
Vigilio e alla Chiesa di Siena… tutto questo parla di lei!<br />
A Suor Gabriella va immensamente il nostro profondissimo GRAZIE!!!<br />
In questo numero speciale di <strong>Nero</strong> <strong>su</strong> <strong>Bianco</strong> abbiamo ritenuto opportuno “dipingere” il volto di<br />
Suor Gabriella a più voci... facendoci aiutare da alcuni degli amici della <strong>Cappella</strong> Universitaria<br />
che hanno incrociato la <strong>su</strong>a vita.<br />
Crediamo così, aiutati dai ricordi e dalle esperienze vis<strong>su</strong>te personalmente, di ricomporre quel<br />
puzzle che delinea la <strong>su</strong>a identità tra noi… facendo tutto per il Vangelo e (...) in corsa per conquistare<br />
quel premio incorruttibile…<br />
2<br />
Buona lettura!!! ■<br />
Fabio Fiorino e la Redazione di <strong>Nero</strong> <strong>su</strong> <strong>Bianco</strong>
di Antonio Roberto<br />
Suor Gabriella,<br />
noi ragazzi e studenti della <strong>Cappella</strong><br />
Universitaria vogliamo esprimerti la nostra<br />
più profonda gratitudine per tutto<br />
quello che ci hai regalato in questi anni.<br />
Per l’entusiasmo della vita, da te sempre<br />
vis<strong>su</strong>ta con grande coraggio e intraprendenza,<br />
anche nei momenti più difficili<br />
e dolorosi.<br />
Per il sorriso rassicurante dell’amica, della confidente, della madre che, ancor prima del nostro<br />
aprire bocca, già aveva capito lo stato d’animo, le nostre preoccupazioni, ed era lì pronta, sempre,<br />
a tendere la mano, a sostenere e consigliare, ad abbracciare con affetto sincero.<br />
Per l’altruismo generoso, che ti spingeva a sgattaiolare ora qui ora là per la città di Siena per essere<br />
vicina ai tuoi ragazzi in necessità, o per organizzare il mercatino dell’ Am. Bo. Mo. , perché<br />
si avessero più fondi da destinare ai fratelli lontani dell’India e della Bolivia… molto spesso era<br />
combutta con le altre <strong>su</strong>ore per come fare, per trovare la soluzione migliore alle tante problematiche<br />
che si affacciavano al portone di via Sallustio Bandini… di giorno, di notte, col freddo, con<br />
l’acqua… quanti cuori agitati da rimettere in pace!<br />
Sempre in prima linea per difendere, aiutare, “colorare la vita donando speranza”.<br />
Grazie anche per l’energia contagiosa e la creatività operosa che ti hanno resa unica; per il divertimento<br />
discreto e mi<strong>su</strong>rato durante le feste in salone, nelle giornate di amicizia… per quel tuo<br />
simpatico e irrefrenabile “acciuffare” dal fondo di chiesa i ragazzi più giovani e alle prime esperienze<br />
nel mondo dell’università per farli sentire a casa.<br />
Ti vogliamo bene cara nostra<br />
<strong>su</strong>or Gabriella e non ti dimenticheremo…<br />
hai seminato nel cuore<br />
di ognuno di noi il seme dell’amore,<br />
della carità…<br />
Continua dal Cielo ad annaffiarlo<br />
e proteggerlo col tuo affetto,<br />
finchè non diventa quel fiore<br />
profumato che andrà ad impreziosire<br />
il giardino della Chiesa di<br />
Dio. ■<br />
3
di Luisa Cipriano<br />
L’ incontro con una persona capace di creare<br />
un canale diretto e privilegiato con il nostro<br />
cuore, non può che disarmarci. Ancor più disarmante<br />
può essere il modo con cui quella<br />
persona, attraverso questo canale, riesca a<br />
raggiungere gli spazi più intimi del nostro essere,<br />
facendo compiere anche a noi, in <strong>su</strong>a compagnia,<br />
un lungo ma straordinario percorso di<br />
conoscenza di noi stessi, dei nostri talenti da<br />
mettere a disposizione senza riserve ma anche<br />
delle nostre debolezze da accarezzare.<br />
Gabriella ha fatto capolino nella mia storia con<br />
intraprendenza ed affabilità, è entrata dalla porta principale con un entusiasmo dirompente, che<br />
ti travolge ma ti lascia libera di sottrarti, con una voce chiara e squillante rotta da silenzi rari ma penetranti.<br />
Per “Dioincidenza”, come lei amava ripetere, mi ha teso la mano e mi ha catapultato nel <strong>su</strong>o mondo fitto<br />
di relazioni e di ponti, dove l’unico divieto è essere uno spettatore passivo.<br />
Ogni passo ed ogni minuto con lei diventavano per grazia occasioni irripetibili per realizzare sempre e<br />
dovunque una perfetta sintesi di contemplazione e azione. L’una senza l’altra non poteva avere voce: il<br />
“fare” in Bolivia, in India, in Africa, <strong>su</strong>l sagrato del Duomo, come nelle stanze della <strong>Cappella</strong> era semplicemente<br />
inutile se non era declinato con il “dare per Amore di Gesù”, lo Sposo. E nella logica del fare e<br />
del dare, in un’ ”economia dell’Amore”, non erano previsti sconti e lei, che era in questo una professionista,<br />
puntava sempre al rialzo, come ben ci istruiva anche durante mercatini di beneficenza dell’-<br />
Am.bo.mo!<br />
Era geniale e coinvolgente nel <strong>su</strong>o approccio alla vita soprattutto quando si trovava a gestire le situazioni<br />
più complesse. La lettura che dava delle cose era attenta e consapevole, a volte stravagante, ma<br />
in ogni caso completa, totalizzante… anche in questo non amava le mezze mi<strong>su</strong>re!<br />
Nel tempo della malattia a Villa Speranza, Gabriella è stata sostenuta dall’Amore per la vita e in particolare<br />
per la vita che aveva sposato. Questo Amore Gabriella lo ha testimoniato nella quotidianità del<br />
<strong>su</strong>o cammino di consacrata, di assistente spirituale, di donna. Aveva la chiara consapevolezza che <strong>su</strong><br />
quel letto stava “celebrando la messa”,<br />
il <strong>su</strong>o sacrificio per Amore.<br />
Spesso si interrogava <strong>su</strong>lla frenesia della<br />
gente che, al di là delle imposte della<br />
<strong>su</strong>a stanza, “correva” e si<br />
“affaccendava” perdendo di vista la<br />
meta.<br />
Pregava per loro e per la grande famiglia<br />
di San Vigilio che tanto le mancava.<br />
Oggi l’assenza di Gabriella si avverte<br />
terribilmente anche se, e non è una<br />
contraddizione, la sensazione che prevale<br />
è quella di sentirsi come avvolti dal<br />
<strong>su</strong>o ultimo abbraccio.<br />
“Il vuoto diventa presenza se sappiamo<br />
che la festa della vita è unica, e noi<br />
non siamo nella stanza di gala, ma nella<br />
stanza affianco in attesa di entrarci e<br />
rivedere i nostri amici più belli che<br />
mai”, insieme alla nostra indimenticabile Gabriella.<br />
Grazie Suor Gabry. ■<br />
4
di Sr. Cornelia Daprà<br />
“ Un amore per Lui (Gesù) totale, assolu-<br />
to, intimo, profondo, indiviso, irrevocabile,<br />
esclusivo, esigentissimo, dolcissimo..”<br />
Oh Gab! Questo “invito” della nostra Madre<br />
Fondatrice lo hai fatto vita della tua<br />
vita.<br />
Lui, il tuo Sposo lo hai amato così, come la<br />
nostra Madre ci esortava… e loro? Le <strong>su</strong>e<br />
creature?<br />
Per loro, dai piccoli del catechismo,ai ragazzi<br />
delle scuole medie, agli adolescenti<br />
delle <strong>su</strong>periori, ai giovani universitari e alle<br />
giovani coppie, hai dato tutto di te, spendendoti<br />
con professionalità, passione e fantasia<br />
e… GRATUITA’; ai più piccoli, i poveri, gli emigranti, gli emarginati, i bisognosi di pane e di Dio?<br />
Per loro hai avuto vere “viscere di compassione”, nes<strong>su</strong>no che ti passava accanto, rimaneva inosservato,<br />
e poteva godere del tuo interessamento e delle tue premure... per loro non hai rifiutato te stessa<br />
e… il dono della tua sofferenza e la consegna della tua vita, sì, perché il Signore Gesù, “tuo Sposo”,<br />
doveva essere conosciuto e amato da tutti.<br />
Per questo “ti sei fatta tutta a tutti, come dice l’Apostolo, per guadagnare qualcuno a Cristo”.<br />
GRAZIE GAB, Sorellina mia!! GRAZIE!!! ■<br />
di Maddalena Cioni<br />
Grazie Suor Gabriella dei Cuori Amabili!<br />
Grazie per l’entusiasmo che ci hai dato nella tua Fede.<br />
Grazie per averci sempre fatto sperare nella Fede.<br />
Grazie perché, con la tua costante disponibilità,<br />
verso il Signore e verso di noi,<br />
ci hai insegnato cosa vuol dire Carità.<br />
Sarai sempre con noi,<br />
combatterai per il Vangelo dentro ai nostri cuori. ■<br />
di Maria Elena Pirisinu<br />
Penso e ripenso a tutti i momenti trascorsi con Suor Gabriella<br />
e, inevitabilmente, la mente si perde nei ricordi … Il più vivido,<br />
però, risale a circa 4 anni fa quando, in occasione dei festeggiamenti<br />
della mia laurea triennale nel salone della cappella lei si<br />
presentò con un sorprendente regalo: un enorme fiocco rosso<br />
creato con un pezzo di tovaglia di carta … si, proprio quella che<br />
usiamo abitualmente per le nostre cenette! Scoppiammo tutti in<br />
una bella risata immortalandola <strong>su</strong>bito in una foto .<br />
Ti ricorderò sempre così, per quella che eri: originale, piena di<br />
iniziative, coinvolgente e brillante, capace di percepire e venire<br />
incontro ai bisogni dell’altro, anche quelli più frivoli, come quel<br />
bellissimo fiocco rosso che ad una festa di laurea non può certo<br />
5<br />
mancare! … “Oj sa conca!”… Un abbraccio. ■
di Don Roberto Bianchini<br />
Se ripercorriamo la nostra vita passata rintracciamo in essa la presenza di tante persone che hanno<br />
attraversato il nostro cammino. All’interno di questa vera e propria folla alcuni ci sono cari in un modo<br />
tutto speciale a dispetto del tempo che hanno trascorso vicino a noi. Possono aver anche solo sfiorato<br />
la nostra vita eppure avere giocato un ruolo fondamentale rimanendo perennemente nel nostro grato<br />
ricordo. Spesso non riusciamo neanche a<br />
spiegarci le ragioni di una consonanza immediata<br />
e profonda che non si basa certo esclusivamente<br />
<strong>su</strong> interessi comuni o inclinazioni<br />
caratteriali e nemmeno, tante volte,<br />
<strong>su</strong>lla vicinanza diuturna che comporta un<br />
lavoro svolto in collaborazione. Ci si può in<br />
altre parole stimare, nutrire fiducia reciproca,<br />
riconoscere le doti oggettive che risaltano<br />
in chi ci sta accanto e tuttavia, pur muovendosi<br />
nella correttezza più esemplare,<br />
non sviluppare un rapporto confidenziale<br />
ed intimo. Voglio dire che l’amicizia spirituale<br />
– perché di questo intendo parlare – è un<br />
dono che viene dall’alto, immeritato, gratuito,<br />
non pianificabile. E’ qualcosa che sentiamo<br />
vivo e fecondo prima ancora di saperlo descrivere a parole. E’ in questi termini che credo di poter<br />
descrivere la mia amicizia con Suor Gabriella. La <strong>su</strong>a presenza accanto a me è racchiusa in un arco<br />
temporale relativamente esiguo, ma ciò è del tutto marginale. Sento, infatti, che il <strong>su</strong>o ricordo ed il<br />
dono che è stato la <strong>su</strong>a vicinanza attraverseranno tutta la mia vita. Non si tratta solo di ciò che posso<br />
aver imparato dalla <strong>su</strong>a testimonianza<br />
di vita – del resto<br />
da tutti possiamo pur<br />
imparare qualcosa – né dall’esemplarità<br />
del <strong>su</strong>o modo di<br />
vivere, o tantomeno del <strong>su</strong>o<br />
carattere che a tratti era<br />
anche petulante fin quasi a<br />
sfiancarti quando si metteva<br />
in testa qualcosa e bisognava<br />
realizzarlo. Direi piuttosto<br />
che riconosco un feeling<br />
spirituale che fu immediato<br />
nel nostro conoscerci<br />
e che si è trasformato in<br />
vera amicizia col trascorrere<br />
del tempo e la condivisione<br />
delle fatiche del ministero<br />
tra giovani della <strong>Cappella</strong><br />
Universitaria. Dovendo descrivere<br />
i tratti della comunanza<br />
cui accennavo li individuerei da parte di Suor Gabriella nella <strong>su</strong>a maternità che includeva femminilità<br />
e spirito sponsale da una parte e nell’attenzione alle situazioni dei singoli dall’altra. Giungendo a<br />
San Vigilio ho raccolto l’eredità di due sacerdoti che mi avevano preceduto entrambi molto brillanti e<br />
dotati. Avevano lavorato con passione e competenza dando<br />
alla <strong>Cappella</strong> una vera e propria struttura sia interiore che pastorale.<br />
6
La comunità era segnata dal dono della loro paternità e di ciò non si poteva che esser grati al Signore.<br />
Allo stesso tempo per me, sicuramente molto diverso da loro e meno dotato di tante caratteristiche<br />
umane, si apriva un periodo non facile segnato da pesantezza interiore ed incertezza <strong>su</strong>l cosa fare. In<br />
una parola ho sperimentato la solitudine. A confortarmi sono state due cose: la prima il fatto che non<br />
avevo cercato nulla, ma semplicemente avevo risposto all’invito del Vescovo che in quel momento aveva<br />
pensato a me per quell’ufficio. L’altro elemento che mi ha incoraggiato è stata la vicinanza di Suor<br />
Gabriella che da <strong>su</strong>bito ha acquistato i tratti di una vera maternità. In seguito ho compreso che proprio<br />
la <strong>su</strong>a spiritualità sponsale – e quante volte ci ha fatto sorridere chiamando Gesù <strong>su</strong>o marito – la<br />
conduceva alla maternità spirituale con la quale agganciava tante persone.<br />
La femminilità, il calore affettivo, la capacità di stare al <strong>su</strong>o posto di fronte a me sacerdote e responsabile<br />
della comunità, la lealtà amicale che mi ha mostrato sono tutte declinazioni di una maternità<br />
verginale, quella della Suora sposa del Cristo. Come si capisce facilmente, una spiritualità tradizionale<br />
e consolidata: Gabriella era in fondo, e nonostante certi tratti che <strong>su</strong>perficialmente contraddicevano<br />
a ciò, una <strong>su</strong>ora vecchio stampo, di pasta antica, lavoratrice e contenta della <strong>su</strong>a vita. Certi fatti dell’esistenza<br />
l’avevano segnata come accade a tutti noi: l’esperienza della depressione che un tempo si<br />
era affacciata nel <strong>su</strong>o cammino e il cui ricordo la agitava ancora; la malattia della madre Maria che la<br />
inquietava soprattutto nel momento in cui sentiva le <strong>su</strong>e forze non corrispondere più ai bisogni pressanti.<br />
Era da tempo che avvertiva il sopraggiungere della vecchiaia che riduceva le <strong>su</strong>e forze fisiche<br />
sempre più inadeguate ai desideri di bene che restavano vivi nel cuore. Tornava da Arezzo sempre più<br />
affaticata e ci volevano dei giorni di vita più tranquilla per rimetterla in sesto. Ma un’ultimo tratto<br />
vorrei ricordare discendente sempre dalla maternità di Suor Gabriella: l’attenzione al bisogno concreto<br />
del singolo che le stava davanti. Questo valeva per me nei miei scoraggiamenti, ma valeva egualmente<br />
per tantissime persone che la cercavano per le esigenze più svariate talvolta anche dopo molti anni<br />
di lontananza. Penso che si sia lasciata imbrogliare innumerevoli volte; non di rado è rimasta delusa<br />
dall’umanità ingrata, cionondimeno è sempre rimasta operosa nel bene da fare, concreta, fattiva, creativa.<br />
Non solo poi per le occasioni che si presentavano, ma anche per quelle che andava a cercare <strong>su</strong>scitando<br />
non di rado la nostra insofferenza. Per tutti questi motivi l’ho stimata in vita considerandola<br />
una sorella nello spirito, mentre ora, in morte, ne benedico la memoria<br />
e ne sollecito l’intercessione per tutto il bene che resta da<br />
fare e che Suor Gabriella ci ha lasciata in eredità. ■<br />
7
di Don Roberto Donadoni<br />
“Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.<br />
Carissima Suor Gabriella ,<br />
in questo momento difficile per te e per noi, che condividiamo con te il cammino cristiano della vita,<br />
permettimi alcune semplici pensieri in amicizia fraterna e sacerdotale che spesso diciamo alla nostra<br />
gente ma alcune volte ri<strong>su</strong>lta difficile dirli a noi stessi, quando noi stessi ne siamo coinvolti.<br />
Dopo la notizia della tua malattia ho riflettuto e pregato <strong>su</strong> questa frase dei sacri testi, raramente la<br />
S. Scrittura ci consente di penetrare nell’esperienza più intima, più personale e più nascosta della vita<br />
di Cristo: qui lo fa e fa vedere il <strong>su</strong>o rapporto con il Padre nella preghiera.<br />
Perché Gesù prega, da quale esperienza nasce la <strong>su</strong>a preghiera? Nasce da un “contrasto” fra la volontà<br />
del Padre e la <strong>su</strong>a volontà. La volontà del Padre è che beva “questo calice”: un calice pieno di sofferenza<br />
e di morte. E di fronte a questa prospettiva, Gesù sente una profonda ripugnanza nella <strong>su</strong>a<br />
umanità in tutto simile alla nostra, dominata come la nostra dalla paura della morte. Gesù vive in sé<br />
durante quella notte il dolore umano nel <strong>su</strong>o peso più schiacciante: la divisione che ogni sofferenza<br />
vera porta dentro al nostro essere. E’ per questo che la sofferenza rischia sempre di cacciare l’uomo<br />
nella disperazione, perché insidia alla radice la certezza di cui abbiamo un bisogno assoluto: che il vivere<br />
ed il soffrire abbia un senso.<br />
La preghiera che Gesù fa nell’orto del Getsemani è la via di uscita da questa situazione: la preghiera,<br />
cara Gabriella, è la lotta che dobbiamo fare per passare dalla «nostra» alla volontà «di Dio». La preghiera<br />
non è per “piegare” la volontà di Dio alla nostra, ma la nostra a quella di Dio. Gesù vive questa<br />
lotta nella <strong>su</strong>a umanità: una lotta indicata dalla <strong>su</strong>a preghiera «non sia fatta la mia, ma la tua volontà».<br />
E in che cosa consiste la vittoria? Nel consegnarsi al Padre, nell’abbandonarsi a Lui comunque ed<br />
in ogni caso. ”Nei giorni della <strong>su</strong>a vita terrena egli offrì preghiere<br />
e <strong>su</strong>ppliche con forti grida e lacrime a Colui che poteva<br />
liberarlo da morte e fu esaudito per la <strong>su</strong>a riverenza”. (Eb<br />
8
5,7). Fu esaudito non nel senso che fu<br />
liberato dalla passione e dalla morte; fu<br />
esaudito perché attraverso la passione e<br />
la morte entrò nella vita nuova della ri<strong>su</strong>rrezione<br />
“Dopo il <strong>su</strong>o intimo tormento<br />
vedrà la luce e si sazierà della <strong>su</strong>a conoscenza”.<br />
La notte del Getsemani lo introduce<br />
nel giorno della Pasqua.<br />
“Tre volte ho pregato il Signore che lo<br />
allontanasse da me”. L’esperienza vis<strong>su</strong>ta<br />
da Cristo si ripete nel <strong>su</strong>o discepolo Paolo,<br />
si ripete in ciascuno di noi; si ripete in<br />
modo singolare anche in te in questo momento<br />
cara Gabriella<br />
In Cristo Gesù agonizzante nel Getsemani<br />
ciascuno di noi era incluso.<br />
Anche l’Apostolo Paolo visse in se stesso<br />
una profonda divisione fra il desiderio di<br />
dedicarsi interamente al <strong>su</strong>o ministero<br />
apostolico e una malattia che lo umiliava<br />
e non gli dava riposo: “mi è stata messa una spina nella carne”. E da questa condizione nasce la preghiera:<br />
“per ben tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me”. Come Gesù: “Padre … allontana<br />
da me questo calice”: Cristo rivive nel <strong>su</strong>o discepolo l’agonia del Getsemani, la <strong>su</strong>a stessa difficoltà ad<br />
abbandonarsi pienamente alla volontà del Padre.<br />
Cristo ricevette la visita di un angelo perché ne fosse confortato. Nell’ora della prova il Padre non ci<br />
lascia soli. Il Papa Giovanni Paolo I nel giorno del <strong>su</strong>o inizio di Pontificato disse : “ Se il Signore dà un<br />
peso darà anche un aiuto per sopportarlo “ e per te questo è più di un peso ed umanamente anche insopportabile.<br />
Anche l’apostolo Paolo sente<br />
una parola di consolazione, una parola<br />
di straordinaria forza: “ti basta la mia grazia;<br />
la mia potenza infatti si manifesta<br />
nella debolezza”.<br />
Siamo vasi di argilla, ma in noi è depositato<br />
un incomparabile tesoro.<br />
Anche l’apostolo Paolo che vive in Cristo<br />
la <strong>su</strong>a lotta contro la propria volontà, è<br />
esaudito. E’ esaudito come è stato esaudito<br />
Cristo. Non perché sia guarito dalla<br />
<strong>su</strong>a malattia, ma perché attraverso essa la<br />
potenza redentiva di Cristo si manifesta<br />
in tutto il <strong>su</strong>o splendore: “dopo il <strong>su</strong>o intimo<br />
tormento vedrà la luce e si sacrificherà<br />
della <strong>su</strong>a conoscenza"” L’agonia di Cristo,<br />
la malattia dell’apostolo in cui rivive<br />
l’agonia di Cristo. La tua malattia, cara<br />
Gabriella ora è il “luogo” in cui Cristo rivive<br />
tutto il mistero della <strong>su</strong>a agonia nel Getsemani. Nella tua esperienza di ammalata e sofferente rivivi<br />
la stessa lotta spirituale, interiore contro te stessa per abbandonarti pienamente alla volontà di Dio.<br />
Dentro a questa “consegna” di se stessi al Padre sta la nostra vera vittoria. Cara Gabriella da molti<br />
anni ci conosciamo ma da <strong>su</strong>bito è nata tra noi un amicizia , e per questo prego il Padre che aiuti te ed<br />
anche noi tutti che ti stiamo accanto, a vedere tutto questo alla luce del Getsemani .<br />
Un abbraccio ed una preghiera,<br />
In amicizia. ■<br />
9
di Don Carlo Abbate<br />
assistente spirituale di Villa Speranza, Roma<br />
1) Chi è stata per te Suor Gabriella?<br />
Vorrei dirti non solo chi è stata, ma chi è! Suor<br />
Gabriella... una persona che, come disse di se<br />
stesso Padre Pio... “farò più rumore da morto<br />
che da vivo”. E ditemi voi se non è cosi... il fermento<br />
che vivete ogni giorno, il <strong>su</strong>o essere presente<br />
in mezzo a voi, la continua memoria che<br />
fate di lei attraverso varie modalità… le messe,<br />
le visite al cimitero, il parlare di lei ogni giorno,<br />
gli incontri… davvero la Gabri é!<br />
Personalmente ho incontrato una donna che ti<br />
guardava diritto negli occhi e non abbassava<br />
mai lo sguardo... segno di lealtà e capacità di...<br />
leggerti di dentro!<br />
Si, penso che lei avesse questo dono... sapeva leggere e vedere quello che gli altri non vedono... veramente<br />
una donna particolare...<br />
2) Hai conosciuto una “versione” di Suor Gabriella a molti di noi della <strong>Cappella</strong> Universitaria ignota.<br />
Cosa in particolare hai colto dalla <strong>su</strong>a vita? Quale ricchezza?<br />
La più grande ricchezza che un uomo può avere è quella di essere se stesso sempre, ovunque… Vi ricordate<br />
il finale di quella canzone <strong>su</strong>lla quale alcuni di voi hanno lavorato realizzando quel bellissimo<br />
video? ... che cosa è un uomo se non ha se stesso... se non dice le cose come se le sente e le dice invece<br />
come uno che sta in ginocchio… “ecco, lei era se stessa, parlava sempre in modo diretto, anche a<br />
costo di provocare malumori e raccogliere critiche... non badava molto a collezionare consensi... dava<br />
molto spazio alle <strong>su</strong>e emozioni... insomma era se stessa... non aveva maschere... tranne quelle che indossava<br />
a carnevale con voi!<br />
3) Come credi che Suor Gabrilla, nella <strong>su</strong>a umanità, abbia vis<strong>su</strong>to la <strong>su</strong>a sofferenza?<br />
E come la <strong>su</strong>a vocazione?<br />
La sofferenza di Gabri non nasce tre mesi prima di morire... non posso dilungarmi molto ma lei è una<br />
donna generata e vis<strong>su</strong>ta nel dolore. Il <strong>su</strong>o cammino nasce da molto lontano ed è andato molto lontano.<br />
Come tutte le consacrate e i consacrati che hanno fatto della fede in Dio non una delle tante cose<br />
della vita, ma hanno improntato <strong>su</strong>lla fede tutta la loro vita, la Gabri, ha inciso il nome di ogni persona<br />
che ha incontrato <strong>su</strong> quel lungo e faticoso cammino, <strong>su</strong>l <strong>su</strong>o cuore e <strong>su</strong> quello di Gesù che hanno<br />
sempre battuto all'unisono e in modo particolare in quei mesi famosi precedenti l'incontro con il <strong>su</strong>o<br />
Sposo! La <strong>su</strong>a è stata tutta una vita di<br />
“oblazione” e di “offerta”... non c'è<br />
nes<strong>su</strong>no che non sia stato “oggetto"<br />
del <strong>su</strong>o Amore e della <strong>su</strong>a preghiera.<br />
Non pensate che vi dica queste cose<br />
perché si debbono dire o per farvi contenti…<br />
sono sicuro di questo... e chi<br />
meglio di voi che avete camminato al<br />
<strong>su</strong>o fianco può avere riscontro positivo<br />
di ciò che sto dicendo? ■<br />
10
di Don Massimo Meioli<br />
Se ripenso al primo impatto che ebbi con Gabriella, posso affermare che non fu proprio positivo: mi<br />
sentii “assalito”, nella sacrestia del Duomo di Siena, prima della Messa dell’ordinazione diaconale, da<br />
una <strong>su</strong>ora sconosciuta, con un microfono in mano, che voleva farmi un’intervista per “Radio Alleluia”,<br />
la radio locale della diocesi di Siena. Rimasi colpito dalla spregiudicatezza di questa <strong>su</strong>ora mai vista<br />
prima, e che dopo qualche anno la Provvidenza ha “provveduto” a farmi conoscere più da vicino, in<br />
tutta la <strong>su</strong>a poliedrica ricchezza, lungo i quattro bellissimi anni di ministero vis<strong>su</strong>ti fianco a fianco assieme<br />
a lei a San Vigilio (a volte letteralmente “fianco a fianco”: penso al ballo vestiti in maschera durante<br />
una festa di carnevale organizzata in <strong>Cappella</strong>…).<br />
Sono tante, tantissime le cose che piano piano ho apprezzato in Gabriella. Provo a ricordarne solo alcune:<br />
anzitutto, la <strong>su</strong>a fede appassionata in Colui che lei non si vergognava di chiamare “lo Sposo”. E,<br />
insieme a questa, l’ansia, il desiderio ardente di far conoscere il <strong>su</strong>o Sposo a quante più persone possibile.<br />
Ecco la <strong>su</strong>a<br />
passione per la pastorale<br />
vocazionale<br />
e per la dimensione<br />
missionaria. Ecco il<br />
<strong>su</strong>o sorriso. Ecco il<br />
lungo tempo trascorso<br />
alla porta di<br />
San Vigilio, per tentare<br />
di coinvolgere<br />
nel cammino della<br />
<strong>Cappella</strong> le tante<br />
matricole che nei<br />
mesi di settembre e<br />
ottobre si affacciavano<br />
timidamente<br />
alla realtà universitaria.<br />
Non a caso,<br />
quando iniziammo a<br />
fare i primi “Campi<br />
di amicizia” della <strong>Cappella</strong> all’inizio dell’anno universitario, al momento delle presentazioni, dei 4 o 5 volti<br />
nuovi che si erano aggregati per la prima volta al gruppo, 3 o 4 dicevano che erano arrivati alla <strong>Cappella</strong><br />
Universitaria perché contattati e “caldamente invitati” da <strong>su</strong>or Gabriella. E per quelle 3 o 4 nuove<br />
presenze, chissà quanti altri inviti a partecipare, purtroppo andati a vuoto! Mi ricordo ancora la bella<br />
testimonianza (me la sono ritagliata, e la porto nel mio breviario) scritta per “<strong>Nero</strong> <strong>su</strong> <strong>Bianco</strong>” da Marie<br />
Goudeseune, una studentessa-Erasmus della Francia, che ringraziava il Signore perché proprio attraverso<br />
<strong>su</strong>or Gabriella era venuta in contatto con la realtà di San Vigilio, e in particolare con l’adorazione<br />
eucaristica silenziosa, quotidiana.<br />
Gabriella incarnava veramente bene quanto è scritto da San Paolo: “Guai a me, se non predicassi il<br />
Vangelo (…). Mi sono fatto tutto a tutti, per guadagnare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per<br />
il Vangelo, per diventarne partecipe con loro” (1 Cor 9, 16.22-23). E davvero Gabriella non perdeva occasione<br />
(in maniera “opportuna e non opportuna”, rimanendo ancora a San Paolo) per gettare la rete e<br />
farsi “pescatore di uomini”, “catturando” nuovi amici di Cristo.<br />
Un’ultima cosa, ma non certo la meno importante: ho apprezzato tanto come fosse bella la collaborazione<br />
di Gabriella con Cornelia: due sorelle così diverse, di carattere quasi opposto, ma davvero complementari.<br />
Gabriella più “svolazzante” e più impulsiva, Cornelia più concreta e riflessiva, ma entrambe<br />
sempre efficaci e profonde. Due che “ci credono davvero”.<br />
Grazie Signore per queste compagne di viaggio, e… arrivederci<br />
con tutti al banchetto di nozze dello Sposo, dove tu, Gabriella,<br />
già stai godendo la pienezza della luce e dell’amore, nella bellezza<br />
di una danza che non avrà mai fine. ■<br />
“Padre, se vuoi,<br />
allontana da me<br />
questo calice! Tutt<br />
11
CARA MAMMA<br />
TI SCRIVO...<br />
del gruppo AMBOMO<br />
Cara Gabriella,<br />
chi ti scrive è la tua creatura,<br />
da te tanto amata e<br />
voluta: l'Am.bo.mo.!<br />
Ricordo con gioia il giorno<br />
che sceglieste il mio nome<br />
ufficiale: “Associazione<br />
Amici della Bolivia e del<br />
mondo” e quanto tu in<br />
quell'occasione insistesti<br />
perché venisse aggiunto<br />
“del mondo”, solo della<br />
Bolivia ri<strong>su</strong>ltava stretto al<br />
tuo modo di pensare e di<br />
essere, sempre in grande...<br />
Cara ricordo inoltre<br />
quando, dopo tante prove<br />
e scarabocchi, partoristi il nome più simpatico e più veloce con cui mi avrebbero chiamato gli amici:<br />
Am.bo.mo.<br />
Io sono il frutto della tua maturità, di donna e di religiosa, dopo il tuo lungo peregrinare dalle Puglie<br />
alla Sardegna, tu mi hai creata nella città in cui hai speso proficuamente l'ultima parte della tua vita.<br />
A me hai donato la perseveranza, l'umiltà e la forza di camminare anche nelle difficoltà, che hai matu-<br />
12<br />
rato nelle tue esperienze precedenti come educatrice; che<br />
gioia quando nonostante le perplessità delle persone che ci<br />
circondavano tu hai sempre continuato a credere in me, sfidando<br />
tutto.
Per amore mio hai bussato alle porte di<br />
tutti, anche di quelle persone che potevano<br />
sembrare distanti e chiuse, ma tu sei<br />
riuscita a far aprire i loro cuori. Hai permesso<br />
a tanti di fare del bene senza stancarti<br />
di fare apostolato, non chiedevi mai,<br />
senza prima dare speranza e conforto a<br />
quanti avvicinavi.<br />
Cara non vedere più il tuo bel viso con<br />
quelle guanciotte piene tanto piacevoli da<br />
accarezzare, non poterti abbracciare è<br />
dura, ma le cose più grandi che mi hai lasciato<br />
in eredità sono la certezza di un<br />
Padre che Tu sei stata una presenza con-<br />
tinua e sicura nella mia vita e così io lo sono stata nella<br />
tua, il nostro amore è stato reciproco e senza condizioni,<br />
oggi mi sento orfana, se così non fosse sarei poco sincera,<br />
ma tu mi hai donato tanti fratelli che sono sicura si prenderanno<br />
cura di me.<br />
Il tuo ultimo pensiero è stato per me, pur essendo<br />
“incollata” a quel letto di sofferenze, per Natale mi hai<br />
fatto arrivare quei così colorati rosari dal Kenia, un regalo<br />
ti assicuro tanto gradito.<br />
Mamma questo non è un addio, ma un semplice grazie per<br />
tutto quello che hai fatto per me e contini a fare per<br />
quanti si adoperano per farmi crescere, ne sono certa! Ti<br />
voglio tanto bene e grazie del dono della vita.<br />
La tua Am.bo.mo. ■<br />
13
di Milena Carulli<br />
Quando il mio pensiero vola a Suor Gabriella nelle mie orecchie riecheggia la <strong>su</strong>a risata: così allegra,<br />
così spontanea, così coinvolgente!<br />
Non ricordo di averla mai vista ferma, andava avanti ed indietro per San Vigilio senza mai stancarsi e<br />
mentre stava facendo una cosa gliene venivano in mente altre mille, un vero e proprio vulcano di idee!<br />
La consideravo la mia mamma di Siena…quante volte l’ho presa in giro per questo! Ciò che amavo di<br />
più in lei era il <strong>su</strong>o “coraggio” nel testimoniare Dio, era capace di fermare una persona per strada e con<br />
nonchalance invitarla a San Vigilio. Lei si sorprendeva (e mi sorprendeva) con poco e questo mi toccava<br />
profondamente il cuore e mi faceva scoprire giorno dopo giorno la bellezza dell’Amore di Dio, la<br />
Felicità in grado di colmare i vuoti dell’anima. Prima che Suor Gabriella ci lasciasse, parlando del Sacramento<br />
del matrimonio, ha detto una cosa che voglio condividere con tutti voi: « quando salite <strong>su</strong> quell’altare<br />
non prendete in giro Gesù». Questo era – ed è – Suor Gabriella, una persona diretta, sincera,<br />
spontanea, che Amava e si faceva Amare.<br />
di Marta Marini<br />
Suor Gabriella ha donato a<br />
me e alla mia famiglia tanto<br />
affetto.<br />
Ho ancora vivo e acceso il<br />
ricordo degli incoraggiamenti<br />
quando iniziai a dirigere il<br />
coro della <strong>Cappella</strong>, mi ripeteva<br />
che il mio scopo era ben<br />
più alto della musica fine a se<br />
stessa.<br />
Con protezione e contemporaneamente<br />
con fiducia in<br />
me, mi sosteneva facendomi<br />
rivolgere lo sguardo al Signore<br />
anche nei momenti in cui l'orgoglio e i limiti umani sembravano prevaricare, mi spingeva sempre a<br />
guardare e a puntare in Alto.<br />
Nel periodo della malattia anche mio padre non stava bene e ricordo che lei pregava per lui nonostante<br />
la <strong>su</strong>a situazione era estremamente più grave di quella di mio padre.<br />
Condivido con voi una frase che mi ha detto una delle ultime volte che l'ho sentita per telefono:<br />
“Prima di ringraziare Dio per quello che facciamo bisogna ringraziarLo per quello che siamo!”. ■<br />
di Sara, Ida Giacobbe<br />
Suor Gabriella è stata la mia mamma, la parola più dolce che riesce a racchiude ciò che lei ha significato<br />
per me.<br />
Riusciva a cogliere ciò che era custodito nel mio cuore, mi aiutava a non soffocarlo e ad esprimere al<br />
meglio i miei talenti. È stata importante per la mia crescita spirituale e umana. Ha capito per prima, e<br />
me lo ripeteva sempre, che un giorno, non molto lontano, la mia scelta sarebbe stata la “Missione” di<br />
dedicare me stessa per i “cuori amabili”, così come fece lei.<br />
I <strong>su</strong>oi gesti, i <strong>su</strong>oi occhi, la <strong>su</strong>a voce resteranno impressi nel mio cuore ed è lì che li ritroverò quando<br />
mi sentirò smarrita e le chiederò: “ Mamma che devo fare …?”<br />
e lei mi risponderà: “ Figlia, lasciati “acciaffare” senza paura da<br />
14<br />
mio Marito e cammina con Lui.” ■
di Paolo Rizzo<br />
Sono stato in <strong>Cappella</strong> Universitaria dal 1994<br />
al 2001.<br />
In quegli anni ho avuto la fortuna di partecipare<br />
molto alla vita di San Vigilio: sono stato il<br />
direttore del coro e moltissime volte servivo la<br />
S. Messa proprio in <strong>Cappella</strong>. Ho avuto molto a<br />
che fare con Suor Gabriella: quante gliene ho<br />
fatte passare :) Le ho rotto le scatole un'infinità<br />
di volte: gli orari as<strong>su</strong>rdi per le prove del coro<br />
erano il minimo.<br />
Mi ha aiutato in tanti momenti di difficoltà<br />
(tipo esami, donne :) ), molte volte anche solo<br />
con uno sguardo. La ricorderò sempre con quel <strong>su</strong>o modo di porsi in attesa... con quegl'occhi che<br />
scrutandoti attentamente (ma con discrezione) ti dicevano "c'è qualcosa che posso fare per te?" Ecco...<br />
la ricorderò sempre per la <strong>su</strong>a pronta e ampia disponibilità che aveva nei confronti di tutti. ■<br />
di Roberta Callea<br />
Non conoscevo molto bene Suor Gabriella.<br />
Diciamo che, purtroppo, non c’è stato nemmeno il tempo <strong>su</strong>fficiente per poterlo fare. Ma il ricordo<br />
che più e’ forte nei miei pensieri è il <strong>su</strong>o sorriso. Era sempre un sorriso dolce, semplice, garbato e rassicurante…<br />
in fondo proprio come lei.<br />
Entrava quando eravamo nel salone della cappella per sviluppare le nostre idee <strong>su</strong>l giornalino e si fermava<br />
volentieri con noi a chiacchierare e a <strong>su</strong>ggerirci qualche novità da inserire nel numero <strong>su</strong>ccessivo.<br />
Anche se mi dispiace tanto non averla vista nell’ultimo periodo, il più difficile per lei, in fondo il<br />
ricordo indelebile di Suor Gabriella che mi rimarrà nel cuore è sinonimo di gioia, allegria, spontaneità e<br />
vita. ■<br />
di Andreas Nadolski<br />
Suor Gabriella aveva quel piglio deciso<br />
di chi vive la fede cristiana come un fatto<br />
straordinario, ma assolutamente reale.<br />
Ricordo in pullman <strong>su</strong>lla via verso l’-<br />
Argentario (mio primo ritiro spirituale),<br />
di fronte ad uno splendido tramonto<br />
improvvisamente esclamò “Eh si, il mio<br />
Sposo è un gran pittore”! E lo disse con<br />
una tale naturalezza che quello che prima<br />
mi sarebbe sembrata solo una bellissima<br />
metafora, di colpo divenne anche<br />
per me un fatto concretissimo. Capii<br />
che lei era realmente sposa di Cristo.<br />
Soprattutto nel mio primo periodo a Siena<br />
mi fu estremamente vicina in alcuni<br />
momenti difficili. Aveva la testa dura,<br />
eppure sapeva “sentire” e partecipare ai dolori e alle difficoltà di<br />
chi veniva da lei. Era per me una confidente saltuaria ma estremamente<br />
profonda. ■<br />
15
di Domenico Bova<br />
Ricordo ancora perfettamen-<br />
te il primo pensiero quando mi<br />
sono sentito dire: “Ei giovanotto<br />
vedi che se vieni avanti paghi<br />
uguale!” ovviamente è un pensiero<br />
che non posso ripetere!<br />
Un pensiero che però a lei ho<br />
ripetuto più volte, perché la<br />
bellezza di Suor Gabriella per<br />
me stava nella <strong>su</strong>a schiettezza e<br />
nell'altrettanta schiettezza con cui le ribattevo!<br />
È così che l'ho conosciuta come una vera “pescatrice di anime” mi ha <strong>su</strong>bito attratto questa <strong>su</strong>a franchezza,<br />
a volte dura, ma mai offensiva o invasiva. La "dura e pura" Gabriella ecco cos'era per me, quando<br />
avevo bisogno sapevo che un <strong>su</strong>o consiglio mi poteva aiutare, più che per il consiglio per la forza<br />
che ti dava la <strong>su</strong>a certezza in quello che diceva, non l'ho mai sentita proferire un verbo senza che dai<br />
<strong>su</strong>oi occhi trasparisse la certezza e la “fede” in quello che diceva! Mai l’ho sentita dire una parola tanto<br />
per dire...<br />
Ed è forse per questo che banalmente ora mi manca più di tutto la <strong>su</strong>a voce… ■<br />
di Piercarlo<br />
“E tu, hai mai pensato di farti prete?” Piazza del<br />
Campo, 16 ottobre 2005. Questa è forse una delle<br />
<strong>su</strong>e domande che più lucidamente mi ritornano alla<br />
mente, probabilmente perché quel momento ha per<br />
me un significato particolare, che in qualche modo<br />
ha rivoluzionato la mia vita. Da allora anche la nostra<br />
amicizia si è rafforzata sempre più: lei sempre<br />
pronta col sorriso ad ascoltarti e darti una parola di<br />
conforto ma anche a “bacchettarti” (“mi metti in<br />
soggezione con la tua serietà”, mi diceva). A Suor<br />
Gabriella devo molto. Negli ultimi tempi purtroppo<br />
abbiamo potuto vederci poco, ma lei aveva sempre<br />
piacere di ricevere le nostre telefonate. Ora certamente<br />
ci segue tutti da Lassù col <strong>su</strong>o sguardo protettivo.<br />
Grazie Gabriella! ■<br />
di mamma Rosa<br />
Cara Gabriella,<br />
non abbiamo trascorso molto tempo insieme ma sono bastati pochi minuti in chiesa,una telefonata, la<br />
tua malattia al Gemelli per farmi capire che accettare la sofferenza, amare, donare senza ricompensa<br />
sono il più bel dono che possiamo presentare a Dio.<br />
Ti ho sognata e tu lo sai, mi hai detto:” Nes<strong>su</strong>no mi vede”, eppure eri con me. Indossavi il tuo abito, il<br />
tuo velo. Eri una fanciulla dagli occhi celesti, bella più che mai, trasformata!<br />
Si, è come ha interpretato il sogno Luisa, ora sei in cielo<br />
“trasfigurata”, in una bellezza divina.<br />
16<br />
Con immensa gratitudine … ■
di Valentina De Vita<br />
Quando <strong>su</strong>or Gabriella ti guardava negli occhi, cercava la tua anima: le stava a cuore non solo il tuo<br />
benessere fisico ma anche quello spirituale. A tutti diceva di pregare e tutti aveva nel cuore. La ricorderemo<br />
sempre per la tenacia che metteva in tutte le cose, in particolare nei progetti per l’Am. Bo.<br />
Mo. Per la <strong>su</strong>a Associazione non si fermava mai e cercava sempre di farsi aiutare. Ricordo i momenti<br />
passati nel salone di san Vigilio, quando noi ragazzi insieme a lei aggiustavamo e preparavamo piccole<br />
cose da vendere nei mercatini. Quanto amore, quanta pazienza, quanta gioia! E quando al termine di<br />
un lavoro ci salutavamo con un bacio e una preghiera, ci diceva di ricordarci di averlo fatto solo per<br />
Gesù: solo per Lui tutto ha senso. Cara Gabriella, mi manchi, ma so che tu, dopo aver abbracciato con<br />
fede la tua croce sei felice, in Paradiso, perché a Dio hai dedicato la tua vita, sin dal momento in cui<br />
“quel fuoco” è entrato dentro di te. ■<br />
di Marie Goudeseune<br />
da “<strong>Nero</strong> <strong>su</strong> <strong>Bianco</strong>”, giugno 2003<br />
di Angelo Porcelli<br />
Non sapevo chi fosse quella <strong>su</strong>orina, so<br />
solo che dopo una cena in mensa in via<br />
Bandini, ci disse: “Perché non venite a<br />
cantare?”. Timidamente le dissi: “siamo<br />
stonati!” Ma, dopo qualche minuto, io e<br />
una mia amica siamo tornati indietro e sono<br />
diventato uno della <strong>Cappella</strong> Universitaria.<br />
Gabriella come una mamma mi accolse<br />
in quella che è stata e sarà la mia seconda<br />
famiglia. Le devo tanto, anche il<br />
merito di avermi fatto il contrare mia moglie<br />
Valentina. Ricordiamo Gabriella per<br />
l’amore, per l’Am. Bo. Mo, per il conforto<br />
che ci ha sempre donato. ■<br />
Arrivata a Siena di buon mattina ho preso il mio zaino e la piantina di Siena ben decisa a recarmi<br />
all’Ufficio del Turismo, all’Università di Lettere e Filosofia e alla Questura. Il mio primo obiettivo<br />
era stato raggiunto, mi dirigo perciò verso il quartiere universitario. Oh, ma c’è la <strong>Cappella</strong> Universitaria!<br />
(...) Salgo le scale della <strong>Cappella</strong>, e là, PAF, mi ritrovo di botto davanti ad una donna, vestita<br />
con un lungo abito beige e un velo bianco. Avevo già notato questa donna, la domenica alla messa<br />
degli universitari in Duomo.<br />
Eravamo <strong>su</strong>l punto di incrociarci proprio davanti alla porta della <strong>Cappella</strong>, ma lei rese impossibile<br />
“quest’incrocio” perché, ad un tratto, si fermò davanti a me. Credo che per prima cosa mi abbia<br />
fatto un grande sorriso – oh, quanto calore in quel sorriso! – poi credo che mi abbia teso la mano<br />
dandomi un grande “benvenuto!”(…)<br />
Ero molto meravigliata da quest’incontro al punto tale che non mi ricordo bene né l’ordine né le<br />
parole esatte che ci siamo scambiate. Mi ha detto che aveva bisogno di me, ho sentito la parola<br />
“missione” e poi “vieni stasera alle 5 e mezzo per la messa e dopo avremo il tempo di parlare”. Mi ha<br />
stretto forte la mano: “Mi chiamo Suor Gabriella, e tu?”. Ha aggiunto che potevo partecipare ad<br />
una delle tante attività della <strong>Cappella</strong>.<br />
Ricordo ancora le <strong>su</strong>e parole prima di salutarmi: “Perché non<br />
entri nella <strong>Cappella</strong> Universitaria? Gesù ti aspetta!” Gesù, sei<br />
vivente, lo so, grazie, grazie, grazie di aver messo quest’angelo<br />
17<br />
<strong>su</strong>lla mia strada, mi riempi di gioia! ■
di Alessandro Fò<br />
Quando penso a <strong>su</strong>or Gabriella, la rivedo<br />
al <strong>su</strong>o “posto di combattimento”, nel primo<br />
banco a sinistra in San Vigilio, durante l’Adorazione<br />
o all’Angelus. La <strong>su</strong>a “elettricità”<br />
si esprimeva anche in quei momenti, con<br />
l’entusiasmo di condividere una bella lettura<br />
o una frase significativa appena colta <strong>su</strong>l<br />
fatto, o nelle riflessioni che appuntava, e<br />
ritrovavi poi disseminate <strong>su</strong>i segnalibri o fra<br />
le pagine dei volumetti a disposizione lungo i<br />
banchi. Era un’elettricità che appariva venata<br />
di un’ombra ansiosa, come se Gabriella<br />
avvertisse costantemente i limiti imposti dal<br />
tempo e dalle energie al <strong>su</strong>o desiderio di fare del bene, di vedere felici, o almeno serene, le persone che<br />
seguiva. ■<br />
18<br />
di Francesco Sufrà<br />
Gabriella era una persona molto atti-<br />
va, organizzava continuamente iniziative<br />
volte al sociale e spesso aveva bisogno<br />
di aiuto. Tante volte lo ha chiesto<br />
a me e l’ho fatto, altre però, preso per<br />
lo più da pigrizia, ho lasciato cadere la<br />
<strong>su</strong>a richiesta.<br />
Il focalizzare l’attenzione <strong>su</strong>i momenti<br />
in cui non ho dato quanto lei avrebbe<br />
voluto mi ha fatto riflettere <strong>su</strong> come<br />
decido di essere presente nella vita delle<br />
persone che mi circondano giungendo alla conclusione che Gabriella mi ha donato molto più di quanto<br />
lei abbia ricevuto da me aiutandomi a capire, <strong>su</strong>pportandomi nei momenti di difficoltà, ascoltandomi<br />
e consigliandomi.<br />
Il Vangelo ci insegna che il seme per<br />
fare frutto deve morire… è proprio<br />
vero! Gabriella ha lasciato un piccolo<br />
semino alle tante persone che erano<br />
nella Chiesa. In me ha fatto maturare<br />
l’idea che devo dedicare più tempo e<br />
attenzione a chi come lei si mette in<br />
gioco e cerca di aiutare il prossimo, a<br />
coloro che nonostante la difficoltà<br />
hanno sempre un sorriso <strong>su</strong>lle labbra,<br />
una parola di conforto e danno senza<br />
aspettarsi un contraccambio!<br />
Grazie cara Gabriella per la tua amicizia!<br />
■
da”Resistenza e resa” di Bonhoeffer<br />
“Per noi non c’è nulla che possa rimpiazzare l’assenza<br />
di una persona cara, né è cosa questa che<br />
dobbiamo tentare di fare; è un fatto che bisogna<br />
semplicemente sopportare e davanti al quale bisogna<br />
tener duro; a prima vista sembra molto difficile,<br />
mentre è anche una grande consolazione; perché,<br />
restando affettivamente aperto il vuoto, si<br />
resta anche reciprocamente legati ad esso.<br />
Si sbaglia quando si dice che Dio riempie il vuoto;<br />
non lo riempie affatto, anzi lo mantiene appunto<br />
aperto e ci aiuta in questo modo a conservare l’autentica<br />
comunione tra di noi, sia pure nel dolore.<br />
Inoltre, quanto più belli e densi sono i ricordi, tanto<br />
più pesante è la separazione. Ma la gratitudine<br />
trasforma il tormento del ricordo in una gioia silenziosa.<br />
Portiamo allora dentro di noi la bellezza del<br />
passato non come una spina, ma come un dono prezioso.<br />
Bisogna guardarsi dal frugare nel passato,<br />
dal consegnarsi ad esso, così come un dono prezioso<br />
non lo si rimira continuamente, ma solo in momenti<br />
particolari, e per il resto lo si possiede come<br />
un tesoro nascosto della cui esistenza si è sicuri;<br />
allora dal passato si irradiano una gioia e una forza durature. I periodi di separazione non sono perduti<br />
e sterili per la vita comune, in ogni caso non lo sono necessariamente; ma al contrario, in essi può<br />
costituirsi, nonostante tutti i problemi, una comunione straordinariamente forte.” ■<br />
di Ludovica Cesaroni<br />
Sus<strong>su</strong>rrando al tuo puro e nobile cuore<br />
Una voce potente t'ha chiamato a sè.<br />
OffrendoGli te stessa ed il tuo dolore,<br />
Raggiungesti l'Altissimo, ignoriamo perchè.<br />
Gabriella, esempio d'incondizionato amore,<br />
Affrontasti la più dura prova col sorriso;<br />
Brevemente son trascorse le tue ore.<br />
Ruvida, la morte che da te ci ha diviso;<br />
Iniziato è per te il più grande onore:<br />
Eccoti tra gli angeli in una nuova vita,<br />
Là noi ti sappiamo, in un mondo migliore.<br />
Libera è la tua anima nella gloria infinita,<br />
Arde la tua luce alla destra del Signore. ■<br />
19