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Guida per l'insegnante - Palumbo Editore

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Materiali <strong>per</strong> la programmazione didattica<br />

6<br />

68<br />

1. Latino - Primi due anni<br />

Inseriamo qui di seguito due proposte o<strong>per</strong>ative di programmazione, tratte dalla<br />

rivista «Nuova Secondaria», ed. La Scuola, Brescia.<br />

di Pier Vincenzo Cova (da «Nuova Secondaria», n. 1, 15-9-1998, pp. 105-107)<br />

1. Ipotesi di partenza e obiettivi finali<br />

Chi stende questa nota ha lasciato da molti anni l’insegnamento secondario; <strong>per</strong>ò<br />

si è sempre tenuto in contatto con i colleghi «in trincea», si è occupato di didattica<br />

del latino, ha partecipato a corsi e convegni sull’argomento, ha pubblicato libri<br />

e articoli, ha fatto parte di gruppi di lavoro <strong>per</strong> progetti ministeriali di riforma (di<br />

quelli oggi caduti nel dimenticatoio), ha riflettuto molto e meditato qualche idea.<br />

Tutto questo <strong>per</strong> dire che il discorso, che segue, non è frutto di es<strong>per</strong>ienze dirette,<br />

ma è solo una proposta, che rimane teorica finché qualcuno non la mette alla<br />

prova (e, se lo farà, sarò lieto di conoscerne l’esito, fausto o infausto che sia).<br />

Fermo restando che lo scopo ultimo dello studio del latino è la ricezione del<br />

messaggio degli antichi (diretta rispetto ai Romani, indiretta rispetto ai Greci) con<br />

conseguente educazione alle visioni di lunga durata e al su<strong>per</strong>amento del contingente,<br />

lo studio della lingua non si propone solo <strong>per</strong> realizzare il contatto <strong>per</strong>sonale<br />

con quel messaggio, ma anche come utile in se stesso, quale fattore di<br />

educazione linguistica, secondo una lunga tradizione didattica. L’interesse <strong>per</strong><br />

la lingua in sé dovrebbe essere almeno latente in una classe di parlanti italiano,<br />

se si tiene conto che italiano e latino fanno parte dello stesso sistema con le stesse<br />

componenti in equilibrio dinamico tra loro.<br />

Penso dunque a una classe «normale» che abbia acquisito un discreto possesso della<br />

lingua materna e una elementare capacità di analisi; rinuncio al presupposto<br />

della conoscenza delle origini storiche dell’italiano e del latino come sua componente<br />

maggiore (benché previsto dai programmi 1979 della Scuola Media) <strong>per</strong> ragioni<br />

di realismo. Non ignoro <strong>per</strong>ò che esistono isole felici, in cui i giovani si appassionano<br />

al latino al punto di partecipare ai certamina su<strong>per</strong>stiti da un capo all’altro<br />

della Penisola: fare di più è lecito e raccomandabile quando ci sono le condizioni<br />

adatte, e in genere i libri di testo suggeriscono spunti molto ricchi, che<br />

possono gettare semi fecondi e mostrare le grandi e varie possibilità di questo genere<br />

di studi. Ma qui si vola molto più in basso, anche se non al di sotto di un certo<br />

livello. Non considero classi normali quelle previste dal nuovissimo Liceo delle<br />

Scienze sociali, in cui sono previste solo due ore settimanali di latino e solo nell’area<br />

integrativa, cioè opzionale (se lo chiede un numero sufficiente di alunni!),<br />

in alternativa alle arti del suono e dell’immagine e alle scienze s<strong>per</strong>imentali.<br />

Tuttavia gli obiettivi, anche se realistici, devono essere chiari, <strong>per</strong> essere<br />

<strong>per</strong>seguiti con determinazione e senza sbavature (che le ristrettezze dei tempi non<br />

consentono). Io li indicherei così. Alla fine del biennio si dovrebbe possedere<br />

una conoscenza semplice ed elementare, ma chiara nella struttura e nella logica<br />

interna, dell’intero sistema linguistico latino, <strong>per</strong>ò sincronico e standard (rinunciando<br />

cioè ai linguaggi settoriali e alle varietà di registro, pur previsti dai programmi<br />

Brocca, e all’evoluzione storica, materia da lasciare al triennio, benché

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