Guida per l'insegnante - Palumbo Editore
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Elementi di didattica del Latino<br />
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gici che collegano le parole latine studiate con le forme italiane che rappresentano<br />
gli esiti ultimi di una evoluzione secolare.<br />
Si possono inoltre ampliare in modo economico le conoscenze lessicali degli<br />
allievi facendo loro osservare e riconoscere i meccanismi di formazione dei termini<br />
e i rapporti reciproci di derivazione delle parole latine. Ciò è evidente nel<br />
caso delle parole composte, ma va sottolineato che anche la connessione di suffissi<br />
o prefissi a nuclei di senso noti funge da moltiplicatore semantico: ricordiamo<br />
ad esempio la formazione di parole con i suffissi -tor dei nomina agentis,<br />
-tio dei sostantivi deverbali indicanti azione, -bilis degli aggettivi deverbali<br />
con significato in genere passivo, -alis (-ilis) degli aggettivi denominali, oltre<br />
agli importanti prefissi che modificano il significato del verbo.<br />
È necessaria un’ulteriore precisazione.<br />
Piuttosto che sulla semplice, anche se lunga, memorizzazione dei diversi termini<br />
italiani utilizzabili nella traduzione del termine latino, sarà bene insistere<br />
sul concetto di nucleo semantico: in questo modo gli studenti abbandoneranno<br />
l’idea inesatta di una corrispondenza biunivoca <strong>per</strong>fetta tra i termini delle<br />
due lingue e comprenderanno meglio le caratteristiche proprie del lessico<br />
latino, relativamente povero nella quantità eppure tanto ricco di potenzialità<br />
espressive; inoltre, dal momento che è il significato dell’intero contesto a determinare<br />
la particolare connotazione del termine, impareranno a analizzare<br />
innanzitutto il proprio testo latino e ad esercitare con rigore il proprio intuito,<br />
svincolandosi dalla istintiva dipendenza dall’autorità del vocabolario.<br />
L’utilità pratica di questa attività di memorizzazione viene riconosciuta dagli<br />
studenti stessi, che nella maggior parte dei casi riescono a cogliere senza dispendio<br />
eccessivo di tempo il significato dei testi latini loro proposti: le incognite<br />
da risolvere infatti si limitano in genere ad una minoranza di termini,<br />
mentre le parole note, lasciando intuire un contesto plausibile, suggeriscono<br />
da sé ipotesi probabili. Anche l’uso del vocabolario, che spesso rende<br />
piuttosto lento il ritmo della traduzione, potrà infatti in questo modo diventare<br />
più mirato, rapido ed intelligente: non lo si consulterà alla cieca, ma solo<br />
quando si saprà effettivamente cosa chiedergli, o, meglio, <strong>per</strong>ché confermi<br />
delle ipotesi.<br />
2. Utilizzo delle conoscenze pregresse<br />
Per ridurre al minimo la parte esclusivamente mnemonica del lavoro e <strong>per</strong> accelerarne<br />
il ritmo, arrivando al tempo stesso ad uno studio più ragionato e più<br />
consapevole, è opportuno, non solo dal punto di vista psicologico, che l’insegnante<br />
attivi il più possibile le conoscenze già acquisite dagli allievi nel presentare<br />
le spiegazioni di nuove strutture, sottolineando le analogie, la logica<br />
sottesa alla lingua, la prevedibilità stessa di alcuni costrutti. Utile, ad esempio,<br />
nel presentare le declinazioni, sottolineare alcune identità costanti (ovvie <strong>per</strong><br />
il neutro, ma comuni anche a Dat. e Abl. plur., Nom. e Voc. sing. e plur.) e alcune<br />
analogie tra le declinazioni (a prescindere dalla vocale tematica, la terminazione<br />
-m <strong>per</strong> l’Acc. sing., -s <strong>per</strong> l’Acc. plur., la vocale semplice <strong>per</strong> l’Abl.).<br />
Queste osservazioni tuttavia non andranno fatte in via del tutto preliminare,<br />
ma solo quando gli allievi stessi siano in grado di apprezzarle.