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Guida per l'insegnante - Palumbo Editore

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Elementi di didattica del Latino<br />

5<br />

52<br />

gici che collegano le parole latine studiate con le forme italiane che rappresentano<br />

gli esiti ultimi di una evoluzione secolare.<br />

Si possono inoltre ampliare in modo economico le conoscenze lessicali degli<br />

allievi facendo loro osservare e riconoscere i meccanismi di formazione dei termini<br />

e i rapporti reciproci di derivazione delle parole latine. Ciò è evidente nel<br />

caso delle parole composte, ma va sottolineato che anche la connessione di suffissi<br />

o prefissi a nuclei di senso noti funge da moltiplicatore semantico: ricordiamo<br />

ad esempio la formazione di parole con i suffissi -tor dei nomina agentis,<br />

-tio dei sostantivi deverbali indicanti azione, -bilis degli aggettivi deverbali<br />

con significato in genere passivo, -alis (-ilis) degli aggettivi denominali, oltre<br />

agli importanti prefissi che modificano il significato del verbo.<br />

È necessaria un’ulteriore precisazione.<br />

Piuttosto che sulla semplice, anche se lunga, memorizzazione dei diversi termini<br />

italiani utilizzabili nella traduzione del termine latino, sarà bene insistere<br />

sul concetto di nucleo semantico: in questo modo gli studenti abbandoneranno<br />

l’idea inesatta di una corrispondenza biunivoca <strong>per</strong>fetta tra i termini delle<br />

due lingue e comprenderanno meglio le caratteristiche proprie del lessico<br />

latino, relativamente povero nella quantità eppure tanto ricco di potenzialità<br />

espressive; inoltre, dal momento che è il significato dell’intero contesto a determinare<br />

la particolare connotazione del termine, impareranno a analizzare<br />

innanzitutto il proprio testo latino e ad esercitare con rigore il proprio intuito,<br />

svincolandosi dalla istintiva dipendenza dall’autorità del vocabolario.<br />

L’utilità pratica di questa attività di memorizzazione viene riconosciuta dagli<br />

studenti stessi, che nella maggior parte dei casi riescono a cogliere senza dispendio<br />

eccessivo di tempo il significato dei testi latini loro proposti: le incognite<br />

da risolvere infatti si limitano in genere ad una minoranza di termini,<br />

mentre le parole note, lasciando intuire un contesto plausibile, suggeriscono<br />

da sé ipotesi probabili. Anche l’uso del vocabolario, che spesso rende<br />

piuttosto lento il ritmo della traduzione, potrà infatti in questo modo diventare<br />

più mirato, rapido ed intelligente: non lo si consulterà alla cieca, ma solo<br />

quando si saprà effettivamente cosa chiedergli, o, meglio, <strong>per</strong>ché confermi<br />

delle ipotesi.<br />

2. Utilizzo delle conoscenze pregresse<br />

Per ridurre al minimo la parte esclusivamente mnemonica del lavoro e <strong>per</strong> accelerarne<br />

il ritmo, arrivando al tempo stesso ad uno studio più ragionato e più<br />

consapevole, è opportuno, non solo dal punto di vista psicologico, che l’insegnante<br />

attivi il più possibile le conoscenze già acquisite dagli allievi nel presentare<br />

le spiegazioni di nuove strutture, sottolineando le analogie, la logica<br />

sottesa alla lingua, la prevedibilità stessa di alcuni costrutti. Utile, ad esempio,<br />

nel presentare le declinazioni, sottolineare alcune identità costanti (ovvie <strong>per</strong><br />

il neutro, ma comuni anche a Dat. e Abl. plur., Nom. e Voc. sing. e plur.) e alcune<br />

analogie tra le declinazioni (a prescindere dalla vocale tematica, la terminazione<br />

-m <strong>per</strong> l’Acc. sing., -s <strong>per</strong> l’Acc. plur., la vocale semplice <strong>per</strong> l’Abl.).<br />

Queste osservazioni tuttavia non andranno fatte in via del tutto preliminare,<br />

ma solo quando gli allievi stessi siano in grado di apprezzarle.

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