20.06.2013 Views

Guida per l'insegnante - Palumbo Editore

Guida per l'insegnante - Palumbo Editore

Guida per l'insegnante - Palumbo Editore

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Elementi di didattica del Latino<br />

5<br />

50<br />

re del messaggio non sta solamente nella parola isolata, ma anche nelle unità di ordine<br />

su<strong>per</strong>iore in cui la parola si colloca (sintagma, frase, <strong>per</strong>iodo, testo) e in cui<br />

poco o tanto modifica il suo valore fondamentale. Per usare le parole di un grande<br />

linguista italiano, Benvenuto Terracini, che al problema della traduzione ha dedicato<br />

alcune bellissime pagine ricche di considerazioni illuminanti oltreché di una<br />

sensibilità acuta e penetrante, «il culto della parola isolata è il trabocchetto più volgare,<br />

ma ad un tempo più sottile che si apre dinanzi al traduttore: <strong>per</strong>ché mai, se<br />

tutti lo conoscono, è così facile cascarci? Vi è anzitutto il motivo patologico: il cattivo<br />

uso ed abuso di grammatiche e vocabolari». 1 Il vocabolario è uno strumento<br />

prezioso quanto infido: dà adito a sco<strong>per</strong>te inaspettate, ma anche a errori grossolani:<br />

può essere utilizzato come libro di lettura affascinante, ma può rivelarsi, quando<br />

usato in modo arbitrario, arma a doppio taglio. L’uso del vocabolario dovrebbe<br />

essere parco e mirato: è scorretto pensare di interpretare tutte le parole, <strong>per</strong> poi<br />

ricavare da questo lavoro il significato del brano: il modo con cui procedere è esattamente<br />

l’inverso, dal testo al <strong>per</strong>iodo alle proposizioni e infine alle singole parole.<br />

Solamente a questo punto del lavoro dovrebbe entrare in scena il vocabolario, e il<br />

suo uso sarà tanto più ricco di risultati quanto più lo studente o il lavoro scolastico<br />

avranno fatto di esso un libro di lettura: non è fuori luogo ipotizzare vere e proprie<br />

lezioni di lettura del vocabolario con lo scopo di approfondire sezioni del lessico<br />

ovvero di scoprire, nei diversi esempi e nelle diverse accezioni, linee di storia lessicale<br />

spesso connesse a trasformazioni di carattere culturale e storico. Inoltre la<br />

lettura del vocabolario potrà rivelare che cosa il vocabolario dice, verso quali fini<br />

può essere indirizzata la ricerca, che cosa il vocabolario non è in grado di dire.<br />

Innanzitutto, il vocabolario è uno strumento linguistico, non è un’enciclopedia o<br />

un re<strong>per</strong>torio di mitologia o di letteratura o di storia, non si può quindi pretendere<br />

di ricavare dal vocabolario indicazioni su materie che gli sono costituzionalmente<br />

estranee. Questo carattere strettamente linguistico è interpretato in maniera del<br />

tutto rigorosa dal L, mentre gli altri due lessici citati fanno qualche concessione a<br />

chiarimenti di natura storica o letteraria o mitologica. Se si cerca Ennius, il vocabolario<br />

dovrebbe dire solamente che la forma assunta dal nome in italiano è Ennio,<br />

limitandosi se mai a segnalare che si tratta di un poeta; se si cerca Peleus, si dovrebbe<br />

avere solamente la forma italiana Peleo con un richiamo alle forme notevoli<br />

dei paradigmi flessionali conservate dai testi antichi. C e CM, come detto, fanno<br />

qualche concessione, richiamando di Ennio l’epoca (CM) o le date di nascita e<br />

di morte con una sintetica nota biografica (C), ovvero di Peleo le parentele: ma più<br />

in là di tanto non è possibile andare. Il lavoro di interpretazione primaria del brano,<br />

la messa a fuoco dei <strong>per</strong>sonaggi che vi si incontrano, dei riferimenti letterari,<br />

storici, istituzionali e così via che ne formano il tessuto va fatto quindi con l’ausilio<br />

di altri strumenti che non sono il vocabolario. Da quest’ultimo è da attendersi solamente<br />

l’indicazione della forma italiana assunta dai nomi propri e, là dove necessario,<br />

l’indicazione delle forme notevoli riscontrabili nei testi antichi.<br />

L’indicazione delle equivalenze, sempre e forzatamente approssimative, fra<br />

lemma latino e parole italiane, è generalmente articolata <strong>per</strong> mezzo di suddi-<br />

1. B. Terracini, Il problema della traduzione, a<br />

cura di B. Mortara Garavelli, Milano 1983, p. 32<br />

(ripresa di un saggio precedentemente compre-<br />

so nel volume Conflictos de lengua y de cultura,<br />

Buenos Aires 1951, rielaborato poi nell’edizione<br />

italiana, Venezia 1957).

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!