IPOVISIONE imp n. 7/febbraio02 - prima pagina
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▲ ▲<br />
Recuperare la visione<br />
attraverso microchips<br />
La riabilitazione visiva<br />
del bambino ipovedente<br />
▲ ▲<br />
N° 7 • Febbraio 2002<br />
Un nuovo farmaco<br />
apre la speranza per una cura<br />
Famiglia:<br />
sostegno e supporto<br />
LOW VISION ACADEMY LOW VISION ACADEMY LOW VISION ACADEMY LOW VISION ACADEMY
A.R.I.S.<br />
Associazione dei<br />
Retinopatici ed<br />
Ipovedenti Siciliani<br />
Presidente: Rocco Di Lorenzo<br />
Vice Presidente: Antonino Masacarella<br />
Low Vision Academy<br />
Presidente: Prof. Renato Meduri,<br />
Direttore della Scuola di Specializzazione in Oftamologia<br />
dell’Università di Bologna - Ospedale S. Orsola<br />
Comitato Scientifico Ipovisione:<br />
Prof. Rosario Brancato<br />
Direttore della Clinica Oculistica Ospedale S. Raffaele di Milano<br />
Prof. Francesco Carta<br />
Direttore della Clinica Oculistica dell’Università di Sassari<br />
Prof. Luciano Cerulli<br />
Direttore della Clinica Oculistica dell’Università “Tor Vergata” di Roma<br />
Prof. Adolfo Sebastiani<br />
Direttore della Clinica Oculistica dell’Università di Ferrara<br />
Prof. Giorgio Tassinari<br />
Primario della Clinica Oculistica dell’Università di Bologna<br />
Ospedale Maggiore<br />
Iscritto nel registro dei periodici del<br />
Tribunale di Palermo con decreto N° 19<br />
del 20/25 - 7-2000<br />
Editore: Associazione Retinopatici Ipovedenti Siciliani<br />
Redazione c/o ARIS: Via Principe di Belmonte, 11 - 90139 Palermo<br />
Tel. 091584395<br />
Direttore responsabile: Rocco Di Lorenzo<br />
Redattori: Mariano Lombardi, Dario Matranga, Monica Monaco<br />
Hanno collaborato: M. Bongi, G. Cardinale, N. Fantozzi, M. Monaco,<br />
N. Pescosolido, K-Ruther, C. Scroccarello, E. Zrenner<br />
Fotocomposizione e stampa: Fabiano srl - Reg. S. Giovanni 2 - Canelli (AT)<br />
Tel. 0141 822557 - Fax 0141 822669 - E-mail: nicole@fabianogroup.com
SOMMARIO<br />
5 Editoriale<br />
8 Recuperare la visione attraverso<br />
microchips<br />
10 Genetica delle discromatopsie<br />
15 La riabilitazione visiva del bambino<br />
ipovedente<br />
20 Ozonoterapia ed occhio<br />
24 I dati di 800 pazienti RP presentati<br />
alla SOI<br />
28 Spinacio: microcircuito per la<br />
visione<br />
30 Un nuovo farmaco apre la<br />
speranza per una cura<br />
32 Distribuzione dei farmaci: cavalli di<br />
Troia<br />
34 Ministero della Sanità: ricorso al<br />
TAR Lazio/AIOrAO<br />
36 Famiglia: sostegno e supporto<br />
40 Il turismo e i disabili visivi<br />
42 La sardina e il pescecane<br />
44 News<br />
3
A.R.I.S.<br />
Associazione dei Retinopatici ed Ipovedenti Siciliani<br />
www.ipovisione.org<br />
Con la collaborazione scientifica di<br />
Low Vision Academy<br />
logo
EDITORIALE<br />
<strong>IPOVISIONE</strong>:<br />
DA PALERMO<br />
UNA NUOVA<br />
STRADA<br />
ROCCO DI LORENZO<br />
PRESIDENTE A.R.I.S.<br />
Il terzo Congresso Nazionale<br />
di Low Vision Academy sull’Ipovisione<br />
nelle malattie eredo-degenerative<br />
retiniche, organizzato<br />
a Palermo il 16 e 17<br />
febbraio del 2002, è un incontro<br />
scientifico e informativo di grande<br />
<strong>imp</strong>ortanza per la realtà<br />
medico oculistica dell’isola ed<br />
in particolare per tutti gli operatori<br />
del settore: oculisti, ottici,<br />
ortottisti, optometristi, e per le<br />
associazioni di pazienti.<br />
Da molti anni Palermo – ma<br />
potrei direi la Sicilia – non ospitava<br />
un evento di portata nazionale<br />
dove i nomi più prestigiosi<br />
dell’oculistica italiana – dall’ambiente<br />
universitario a quello<br />
ospedaliero e privato –<br />
potessero informare e aggior-<br />
5<br />
nare sulle ultime novità nell’ambito<br />
della ricerca scientifica,<br />
sulle tecniche chirurgiche<br />
d’avanguardia e sull’utilizzo di<br />
nuovi ausili e farmaci.<br />
Ciò che ci inorgoglisce ancora<br />
di più è che l’A.R.I.S. (Associazione<br />
dei retinopatici e ipovedenti<br />
siciliani), da sempre<br />
<strong>imp</strong>egnata in <strong>prima</strong> linea nel<br />
mondo dell’ipovisione, ha avuto<br />
l’onore d’essere stata incaricata,<br />
dalla Low Vision Academy,<br />
dell’organizzazione del congresso<br />
d’intesa con la Clinica<br />
Oculistica di Palermo (che ha<br />
la Presidenza del Congresso) e<br />
con la Fabiano Editore che ha<br />
creato una rete di collaborazioni<br />
con le aziende produttrici di<br />
ausili e le case farmaceutiche.
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
Il terzo Congresso Nazionale di<br />
Low Vision Academy risponde<br />
alla domanda d’aggiornamento<br />
e formazione che il sud manifesta<br />
da anni. La presenza di<br />
numerosi relatori italiani e stranieri,<br />
operanti nei diversi settori<br />
del mondo dell’ipovisione,<br />
creano uno spazio d’incontro<br />
che vuole mettere a fuoco i<br />
diversi aspetti che connotano<br />
la disabilità visiva, attraverso<br />
un approccio integrato, multidisciplinare.<br />
Questo numero della rivista dà<br />
risalto agli interventi di relatori<br />
che trattano delle più <strong>imp</strong>ortanti<br />
patologie retiniche. Il periodico<br />
– di cui ho l’onore di essere<br />
direttore responsabile – si conferma<br />
così uno strumento<br />
<strong>imp</strong>ortante sia per gli addetti ai<br />
lavori sia per i pazienti ipovedenti,<br />
che – è bene ricordarlo –<br />
in Italia sono più di un milione<br />
e necessitano di un interesse<br />
spesso non all’altezza della<br />
gravità del problema.<br />
Nella continua ricerca dell’assetto<br />
organizzativo migliore e<br />
di ulteriori spazi di utenza nel<br />
panorama editoriale specialistico<br />
italiano, Ipovisione si trasfor-<br />
6<br />
ma da un punto di vista grafico<br />
e strutturale: l’<strong>imp</strong>aginazione, i<br />
caratteri large print, i contrasti<br />
e i colori rappresentano un’<strong>imp</strong>ortante<br />
prova di attenzione<br />
nei confronti degli ipovedenti,<br />
dei pazienti affetti da degenerazione<br />
maculare e da retinite<br />
che potranno ancora – e speriamo<br />
meglio che in passato –<br />
usufruire di uno spazio informativo<br />
dedicato.<br />
Ma c’è di più per loro.<br />
Alla fine del Congresso si costituirà<br />
infatti una Federazione<br />
rappresentativa di tutti gli operatori<br />
del settore e delle associazioni<br />
di pazienti, precedentemente<br />
annunciata dal prof. R.<br />
Meduri all’ultimo Congresso<br />
SOI di Roma, per mettere fine<br />
alle divisioni e al proliferare<br />
delle società mediche e delle<br />
associazioni di ipovisione.<br />
La costituenda federazione<br />
vuole superare la frammentazione<br />
e la dannosa confusione<br />
dell’associazionismo, diventando<br />
così un riferimento omogeneo<br />
e organico di fronte al<br />
Ministero della Salute oltre che<br />
uno strumento di sensibilizzazione<br />
più efficace.
SOFT
▲<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
RECUPERARE<br />
LA VISIONE<br />
ATTRAVERSO<br />
MICROCHIPS<br />
TRATTO DA<br />
FOUNDATION FIGHTING BLINDNESS<br />
Diversi ricercatori stanno<br />
lavorando su alcune protesi<br />
ad alta tecnologia che<br />
possono essere inserite chirurgicamente<br />
nel cervello o<br />
nella retina per recuperare<br />
parzialmente la vista persa.<br />
Sebbene altamente sperimentali,<br />
un giorno questi sistemi<br />
potrebbero permettere<br />
il recupero della visione, dando<br />
alla gente la libertà di<br />
camminare senza l’aiuto di<br />
un bastone o di un cane.<br />
Impianti sottoretinici<br />
La Optobionics, una compagnia<br />
privata con sede a<br />
Chicago, è stata la <strong>prima</strong> ad<br />
iniziare trials clinici per valu-<br />
8<br />
tare l’efficacia negli uomini<br />
del loro sistema ASR (Retina<br />
artificiale al silicone). Impiantata<br />
sotto la retina, l’ASR rappresenta<br />
un esempio di <strong>imp</strong>ianto<br />
sub-retinico.<br />
L’ASR contiene all’incirca<br />
3500 microscopiche cellule<br />
solari che ricevono e trasmettono<br />
luce. Esso è completamente<br />
autonomo e riceve<br />
energia interamente dalla<br />
luce che entra nell’occhio,<br />
senza bisogno di telecamere<br />
esterne, fili o altri sistemi di<br />
potenziamento per ottenere<br />
un’immagine. Altri studiosi in<br />
Germania stanno lavorando<br />
su un <strong>imp</strong>ianto sub-retinico<br />
con un sistema di potenzia-
mento che amplifica il segnale<br />
elettronico del microchip.<br />
Impianti epiretinici<br />
Altri gruppi stanno facendo<br />
ricerche su sistemi noti come<br />
<strong>imp</strong>ianti epiretinici, essendo<br />
posizionati sulla superficie<br />
retinica. Tali dispositivi ricevono<br />
segnali da una telecamera<br />
montata su un paio d’occhiali.<br />
Questi segnali sono<br />
quindi amplificati da un particolare<br />
strumento. Gli <strong>imp</strong>ianti<br />
epiretinici devono essere fissati<br />
sulla superficie retinica<br />
per poter restare in situ. A tal<br />
proposito diversi ricercatori<br />
stanno valutando la sicurezza<br />
e l’efficacia di fissatori chirurgici<br />
e sostanze adesive.<br />
Essendo tutti questi sistemi<br />
piuttosto complessi, devono<br />
ancora essere effettuati studi<br />
pre-clinici per accertarsi che<br />
essi possano essere <strong>imp</strong>iantati<br />
con sicurezza negli uomini.<br />
Attualmente la Fondazione<br />
sostiene due gruppi di ricerca<br />
su <strong>imp</strong>ianti epiretinici: i dottori<br />
Eugene De Juan e Mark<br />
Humayun della University of<br />
9<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
Southern California e i D.ri<br />
Joseph Rizzo e John Wyatt<br />
dell’Harvard Medical School e<br />
del Massachusetts Institute of<br />
Technology rispettivamente.<br />
Impianti corticali<br />
Il Dr. Richard Normann, un<br />
ricercatore dell’University of<br />
Utah, e altri ricercatori dell’Illinois<br />
Institute of Tecnology<br />
stanno lavorando su alcuni<br />
sistemi di <strong>imp</strong>ianti corticali<br />
che oltrepassano la retina<br />
danneggiata per trasmettere<br />
le immagini direttamente<br />
sulla corteccia visiva del cervello.<br />
Questi sistemi devono<br />
essere <strong>imp</strong>iantati profondamente<br />
all’interno della cor-
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
teccia visiva per raggiungere<br />
i neuroni che processano le<br />
informazioni visive.<br />
Attualmente i ricercatori si<br />
stanno <strong>imp</strong>egnando nello sviluppare<br />
tecniche chirurgiche al<br />
fine di raggiungere con sicurezza<br />
la corteccia visiva.<br />
Secondo la loro complessità,<br />
alcuni di questi sistemi sperimentali<br />
raggiungeranno <strong>prima</strong><br />
di tanti altri la fase 1 per studiare<br />
la sicurezza sull’uomo.<br />
Una volta cominciati i trials<br />
clinici, i ricercatori potranno<br />
valutare la sicurezza e l’efficacia<br />
di questi sistemi nelle<br />
condizioni di tutti i giorni. <br />
10<br />
▲<br />
GENETICA<br />
DELLE<br />
DISCROMATOPSIE<br />
A CURA DI<br />
LUCIA SCOROLLI,<br />
SERGIO ZACCARIA SCALINCI<br />
RAFFAELLA RICCI<br />
VINCENZO DELLA VALLE<br />
Il fenomeno del colore è<br />
analizzabile sotto molteplici<br />
profili: fisico, biologico,<br />
genetico, percettivo e psicologico.<br />
Le proprietà cromatiche<br />
degli oggetti dipendono<br />
dalla risposta degli elettroni<br />
alle radiazioni elettromagnetiche.<br />
La sensibilità della retina<br />
ai colori è legata alla presenza,<br />
a livello maculare, di 3 differenti<br />
popolazioni di coni,<br />
ciascuna sensibile ad un<br />
colore fondamentale:<br />
a) coni aventi nel loro segmento<br />
esterno pigmenti fotosensibili<br />
al verde,<br />
b) coni con pigmento sensibile<br />
al rosso,
c) coni con pigmento sensibile<br />
al blu.<br />
A livello retinico il segnale è<br />
elaborato, non solo tradotto.<br />
Successive codificazioni avvengono<br />
infatti a livello delle<br />
cellule bipolari (modificazione<br />
della modulazione di frequenza)<br />
e cellule ganglionari.<br />
L’elaborazione cromatica avviene<br />
infine in aree specifiche<br />
corticali: V1, V3 e V4.<br />
Nell’ambito delle patologie<br />
acquisite, lesioni a questi<br />
livelli possono provocare alterazioni<br />
diverse della percezione<br />
cromatica. Le forme<br />
congenite, invece, sono correlate<br />
solo ed esclusivamente<br />
ad un’alterata programmazione<br />
genetica dei 3 tipi di<br />
fotorecettori ed in particolare<br />
a specifici pigmenti fotosensibili<br />
(colpita 1 persona ogni<br />
33.000 nella acromatopsia).<br />
Oggi sono parzialmente note<br />
le sequenze genetiche che<br />
possono portare alle anomalie<br />
cromatiche come mutazioni<br />
che coinvolgono geni che<br />
codificano per i pigmenti dei<br />
coni.<br />
11<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
Gli studi genetici cominciarono<br />
dall’osservazione che i<br />
difetti nella discriminazione<br />
del rosso e del verde sono<br />
più comuni nei maschi che<br />
nelle femmine, lasciando intuire<br />
che i geni responsabili<br />
dell’anomalia sono localizzati<br />
sul cromosoma X (del sesso).<br />
Il razionale di tali studi fu<br />
che i pigmenti dei coni e dei<br />
bastoncelli (rodopsina) possano<br />
essersi evoluti da un<br />
unico pigmento visivo ancestrale<br />
e per cui i geni attuali<br />
possiedono alcune sequenze<br />
simili di basi nucleotidiche.<br />
Fu isolato il gene per la rodopsina<br />
bovina ed utilizzato<br />
come sonda per identificare i<br />
geni umani per la rodopsina<br />
e per i pigmenti dei coni.<br />
Con tecniche di ibridazione si<br />
è cercato dap<strong>prima</strong> un segmento<br />
di DNA umano quanto<br />
più possibile complementare<br />
alla sonda di rodopsina bovina.<br />
Nel nostro caso il filamento<br />
dei gene della rodopsina<br />
bovina si legava fortemente<br />
solo ad un segmento<br />
di Dna umano (che analisi
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
successive riconobbero come<br />
il gene che codifica per la<br />
rodopsina). La sonda tuttavia,<br />
si legava anche, sia pure più<br />
debolmente, ad altri 3 segmenti<br />
di DNA, verosimilmente<br />
codificanti per i pigmenti<br />
dei coni. Per dimostrare che i<br />
3 segmenti di DNA a cui si<br />
legava la sonda fossero i geni<br />
per i 3 pigmenti dei coni, si<br />
cercarono -e trovarono- a<br />
livello retinico gli RNA messaggeri<br />
corrispondenti ai<br />
DNA ibridati. Il successo di<br />
tale indagine fu accompagnato<br />
dalla localizzazione<br />
cromosomica di tali geni.<br />
Infatti i geni che codificano<br />
per i fotopigmenti rosso e<br />
verde si trovano nella regione<br />
dei cromosoma X, confermando<br />
l’osservazione iniziale<br />
di una maggiore incidenza<br />
nel sesso maschile. ll gene<br />
che codifica per il pigmento<br />
sensibile al blu, si trova invece<br />
sul cromosoma 7, una<br />
scoperta coerente con la<br />
nozione che la visione anomala<br />
dei blu è determinata<br />
da un autosoma.<br />
12<br />
La determinazione delle sequenze<br />
nucleotidiche rivelò<br />
"regioni codificanti" omologhe<br />
a quelle dei geni per la<br />
rodopsina umana e bovina.<br />
L’analisi delle sequenze aminoacidiche<br />
delle proteine<br />
codificate mostrò inoltre che<br />
il 40% di ciascuna catena<br />
proteica era identico alla<br />
sequenza della rodopsina. La<br />
notevole omologia esistente<br />
tra il gene per la rodopsina e<br />
i tre geni per i pigmenti sensibili<br />
ai colori convalida l’ipotesi<br />
iniziale che tutti e 4 i geni<br />
si siano in realtà evoluti dallo<br />
stesso progenitore. Il 4° gene<br />
si sarebbe sdoppiato dal 3°,<br />
più recentemente, dando origine<br />
ad un gene per il pigmento<br />
sensibile al rosso e a<br />
uno per il pigmento sensibile<br />
al verde. Lo sdoppiamento è<br />
abbastanza recente per il<br />
grado di omologia elevato: il<br />
98% dei loro DNA è infatti<br />
identico.<br />
Studi che hanno preso in<br />
considerazione i geni per i<br />
pigmenti visivi isolati dal cromosoma<br />
X di persone con
visione dei colori normale,<br />
hanno mostrato che il gene<br />
per il pigmento sensibile al<br />
rosso era sempre presente in<br />
una singola copia, mentre<br />
l’altro gene, che codifica per il<br />
pigmento sensibile al verde,<br />
era presente in una, due o tre<br />
copie. In realtà si è visto che<br />
tali geni sono disposti "a tandem",<br />
in una sequenza continua<br />
lungo il cromosoma X e<br />
proprio tale disposizione li<br />
rende più suscettibili a variazioni<br />
nel corso della meiosi<br />
(ricombinazione omologa<br />
ineguale). Durante tale processo<br />
infatti cromosomi omologhi<br />
si appaiono e si ricombinano,<br />
ovvero scambiano<br />
segmenti. Normalmente lo<br />
scambio avviene in modo<br />
che nessun cromosoma<br />
acquisti o perda geni, ma talvolta<br />
2 segmenti altamente<br />
omologhi possono ricombinarsi<br />
in modo errato. Tale<br />
processo di ricombinazione<br />
omologa ineguale dà luogo<br />
alle varie configurazioni dei<br />
geni per i pigmenti sensibili al<br />
verde. Alla ricombinazione<br />
13<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
omologa ineguale va ascritta<br />
non solo la variazione nel<br />
numero di geni per i pigmenti<br />
sensibili al verde in individui<br />
con una visione normale dei<br />
colori, ma anche la stragrande<br />
maggioranza dei difetti<br />
nella discriminazione del<br />
rosso e del verde. La maggior<br />
parte dei soggetti deuteranopi<br />
(che mancano dei recettore<br />
per il verde) hanno perso,<br />
durante la ricombinazione<br />
omologa, i geni per i pigmenti<br />
sensibili al verde. Tuttavia in<br />
alcuni di questi soggetti il<br />
gene per tale pigmento è rim-<br />
suggerire x<br />
eventuale foto
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
piazzato da un gene ibrido,<br />
risultato di una ricombinazione<br />
in cui una parte del gene<br />
normale per il pigmento sensibile<br />
al verde si è scambiato<br />
con una parte del gene per il<br />
pigmento sensibile al rosso.<br />
Perchè il gene ibrido non produce<br />
un recettore funzionale<br />
per il verde?<br />
a) Le sequenze di DNA all’inizio<br />
dei geni ibridi o normali<br />
determinano il tipo di cellula<br />
in cui il gene sarà attivo.<br />
b) Le sequenze più lontane<br />
determinano il tipo di pigmento<br />
prodotto.<br />
c) Per cui, in presenza di un<br />
gene ibrido, possiamo produrre<br />
un pigmento sensibile<br />
al rosso in cellule che normalmente<br />
dovrebbero diventare<br />
coni per il verde.<br />
Fenotipicamente pertanto i<br />
geni ibridi codificano per proteine<br />
con alterazione funzionale<br />
da sensibilità spettrale<br />
anomala. Esistono alterazioni<br />
genetiche che si esprimono<br />
con la morte precoce delle<br />
cellule o con alterazioni<br />
metaboliche che portano a<br />
14<br />
fatti degenerativi. In taluni<br />
casi è possibile compensare<br />
un’anomalia genetica con fattori<br />
extragenetici, quali ad<br />
esempio fattori di crescita o<br />
integrazioni enzimatiche diverse.<br />
Nel caso delle discromatopsie<br />
non è possibile<br />
compensare una carenza di<br />
programmazione se non<br />
inserendo il gene giusto, in<br />
quanto si tratta di carenza di<br />
sintesi da parte di cellule<br />
sostanzialmente sane.<br />
L’estinzione della patologia<br />
può essere ottenuta solo con<br />
manipolazione genetica. In<br />
ogni caso le ricerche attuali<br />
sono volte alla realizzazione<br />
di sussidi elettrici che permettano<br />
di codificare lo stimolo<br />
luminoso secondo le<br />
frequenze dello stimolo cromatico<br />
che potrebbe essere<br />
se non la risoluzione, un vantaggio<br />
notevole, capace di<br />
ridurre l’ipovedenza anche di<br />
oltre la metà e che consentirebbe<br />
una vita di relazione<br />
normale o comunque un utilizzo<br />
più producente degli<br />
ausili per ipovedenza.
▲<br />
LA<br />
RIABILITAZIONE<br />
VISIVA DEL<br />
BAMBINO<br />
IPOVEDENTE<br />
A CURA DI<br />
MARIO BROGGINI<br />
Molte sono le patologie<br />
dell’occhio e delle vie<br />
ottiche che determinano una<br />
alterazione irreversibile della<br />
funzione visiva.<br />
Il soggetto con minorazione<br />
visiva viene considerato cieco<br />
o ipovedente in base all’acuità<br />
visiva ottenibile per lontano<br />
dopo correzioni di eventuali<br />
ametropie. La cecità è<br />
definita dall’Organizzazione<br />
Mondiale per la Sanità come<br />
la mancanza di visione o di<br />
una visione significativamente<br />
utilizzabile; I’ipovisione è<br />
invece quella condizione che<br />
si trova tra la cecità e la normovisione<br />
e che comporta<br />
spesso l’esistenza di una dis-<br />
15<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
abilità e di un handicap visivo<br />
pur con la conservazione di<br />
una visione residua significativamente<br />
utilizzabile.<br />
Il soggetto ipovedente non<br />
può comportarsi come un<br />
cieco, come d’altra parte, non<br />
può agire come un normovedente<br />
dato che sono molte le<br />
difficoltà operative e relazionali<br />
che deve affrontare, un<br />
visus di 0.3 o un campo visivo<br />
di soli 60° (limiti superiori per<br />
I’ipovisione secondo I’O.M.S.)
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
possono già comportare dei<br />
problemi nello svolgimento di<br />
numerose attività di base.<br />
Dobbiamo inoltre considerare<br />
che una notevole parte delle<br />
menomazioni visive sono di<br />
origine congenita e in questo<br />
caso la problematica è ancora<br />
più vasta e complessa perchè<br />
il deficit sensoriale interferisce<br />
negativamente sull’intero<br />
sviluppo maturativo dell’individuo.<br />
Un alterato sviluppo<br />
della funzione visiva comporta<br />
infatti un mancato sviluppo<br />
delle coordinazioni senso-motorie,<br />
un’alterata rappresentazione<br />
della realtà e<br />
tutta una serie di problemi<br />
neuropsicologici che rendono<br />
ancora più invalidante la<br />
minorazione visiva che ne sta<br />
all’origine.<br />
È quindi fondamentale utilizzare<br />
nel miglior modo possibile<br />
il residuo visivo del soggetto<br />
ipovedente. L’<strong>imp</strong>iego<br />
del residuo visivo nel paziente<br />
ipovedente attraverso un<br />
trattamento riabilitativo è iniziato<br />
più di 25 anni fa nei<br />
Paesi Scandinavi e negli Stati<br />
16<br />
Uniti d’America, in Italia solo<br />
di recente si sono realizzate<br />
delle iniziative per realizzare<br />
con la riabilitazione visiva<br />
l’apprendimento delle strategie<br />
di utilizzo del residuo visivo<br />
con l’<strong>imp</strong>iego di vari sussidi<br />
e ausili visivi con il corretto<br />
movimento degli occhi e della<br />
testa che in un armonico atteggiamento<br />
posturale consentano<br />
il miglioramento della<br />
capacità visiva.<br />
L’intervento riabilitativo nel<br />
soggetto ipovedente deve<br />
avere per scopo il miglioramento<br />
quantitativo e qualitativo<br />
della visione residua per<br />
poter realizzare le condizioni<br />
ottimali per l’integrazione sociale<br />
dell’individuo ed il conseguimento<br />
di pari opportunità<br />
con i normovedenti.<br />
La percezione visiva è la<br />
risultante di due livelli funzionali<br />
strettamente connessi fra<br />
loro: un livello <strong>prima</strong>rio che<br />
comprende le funzioni più<br />
strettamente connesse all’organo<br />
di senso che riceve ed<br />
elabora le componenti fisiche<br />
dello stimolo sensoriale.
Questo livello comprende l’analisi<br />
delle caratteristiche <strong>prima</strong>rie<br />
dello stimolo: dimensione,<br />
posizione, luminosità e<br />
contrasto; come pure la motilità<br />
oculare riflessa: riflessi pupillari,<br />
accomodazione, vergenze,<br />
interazioni oculo-vestibolari.<br />
Il livello secondario è costituito<br />
dalla integrazione funzionale<br />
di numerose attività nervose<br />
superiori: attenzione,<br />
memoria, strategie di analisi<br />
sintesi ed il linguaggio. Questo<br />
livello comporta la ricerca<br />
attiva ed intenzionale di informazioni<br />
visive come pure la<br />
possibilità di elaborarle come<br />
17<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
elementi di conoscenza.<br />
I due livelli sono tra loro interdipendenti<br />
nel senso che i<br />
processi del livello <strong>prima</strong>rio<br />
sono indispensabili per la percezione,<br />
mentre quelli di livello<br />
secondario sono altrettanto<br />
indispensabili affinchè la percezione<br />
risulti funzionalmente<br />
utile. Quando è presente una<br />
minorazione visiva congenita<br />
o ad insorgenza precoce il<br />
mancato sviluppo del livello<br />
<strong>prima</strong>rio altera l’organizzazione<br />
del livello secondario e<br />
quindi l’organizzazione delle<br />
funzioni superiori.<br />
Le strutture visive del neonato<br />
presentano caratteristiche<br />
diverse da quelle dell’adulto<br />
sia dal punto di vista anatomo-istologico<br />
che funzionale.<br />
A livello retinico i campi recettivi<br />
delle cellule gangliari sono<br />
più ampi e con scarso antagonismo<br />
tra parte centrale e<br />
periferica, i fotorecettori foveali<br />
sono dispersi in una zona<br />
molto ampia e sono dotati di<br />
assoni più corti. Il corpo genicolato<br />
laterale è più piccolo e<br />
meno organizzato. l neuroni
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
della corteccia visiva sono di<br />
circa 90.000 unità per mm 2<br />
nel neonato a termine, di<br />
40.000 al quarto mese e, nell’adulto,<br />
35.000 unità.<br />
Nelle prime settimane di vita<br />
si ha un aumento delle connessioni<br />
sinaptiche ed una<br />
successiva riduzione e riorganizzazione<br />
delle reti interneuroniche.<br />
In questa fase<br />
l’esperienza visiva stabilizza i<br />
circuiti sinaptici ad elaborare<br />
l’informazione secondo particolari<br />
schemi.<br />
Un altro dato <strong>imp</strong>ortante è<br />
che le connessioni tra la corteccia<br />
e strutture sottocorticali<br />
non sono già efficienti<br />
alla nascita, ma vanno costituendosi<br />
nelle prime settimane<br />
di vita extrauterina. Le<br />
competenze visive del neonato<br />
si limitano alla possibilità<br />
di percepire gli stimoli in<br />
modo indistinto e di reagire ai<br />
movimenti registrati dalla retina<br />
periferica. Dal 1° mese di<br />
vita con la creazione di connessioni<br />
tra corpo genicolato<br />
laterale e corteccia striata la<br />
fovea aumenta il proprio potere<br />
di risoluzione in rapporto<br />
18<br />
alla retina periferica. Si sviluppa<br />
quindi la possibilità di<br />
discriminare i dettagli dello<br />
stimolo e di ricercarli attivamente<br />
attraverso i movimenti<br />
oculari per la maturazione di<br />
connessioni tra corteccia e<br />
collicolo superiore.<br />
Si creano in questo modo le<br />
premesse funzionali dell’attività<br />
gnosica, con il riconoscimento<br />
dello stimolo e dell’attività<br />
prassica per I’oculomotricità<br />
intenzionale e organizzata.<br />
Questa è fondamentale<br />
per l’apprendimento delle<br />
caratteristiche spaziali di uno<br />
stimolo ed è collegata con<br />
l’organizzazione delle funzioni<br />
prassiche e con il costituirsi<br />
degli schemi motori sequenziali<br />
e finalizzati.<br />
Il dato sensoriale può quindi<br />
giungere ad aree specifiche<br />
della corteccia visiva deputate<br />
al riconoscimento dello stimolo<br />
e passare quindi alle<br />
aree di associazione temporo-parieto-occipitalirealizzando<br />
la sintesi simultanea delle<br />
afferenze provenienti dai<br />
diversi analizzatori sensoriali.<br />
Dopo questo livello l’informa-
zione può essere può essere<br />
sottoposta a processo di<br />
codificazione detto sintesi<br />
simbolica, che costituisce la<br />
base del linguaggio verbale.<br />
L’afferenza visiva è promozionale<br />
per lo svolgimento di<br />
tutto questo processo ed in<br />
particolare è in stretto rapporto<br />
con lo sviluppo di alcune<br />
funzioni neuropsicologiche<br />
quali l’attenzione, la<br />
memoria, le strategie di analisi-sintesi<br />
che sono essenziali<br />
premesse per l’apprendimento.<br />
Il neonato ha una soglia elevata<br />
di recettività e possiede<br />
solo una attenzione diffusa<br />
che consiste nel riflesso di<br />
orientamento verso una stimolazione<br />
che supera il valore<br />
soglia; è però molto <strong>imp</strong>ortante<br />
si sviluppi l’attenzione selettiva<br />
che è quella che consente<br />
di selezionare uno stimolo fra<br />
tanti o un singolo aspetto dello<br />
stimolo considerato.<br />
La possibilità di ispezione<br />
foveale è un presupposto<br />
indispensabile per acquisire<br />
la capacità di mantenere l’attenzione<br />
selettiva anche se<br />
19<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
questa viene poi successivamente<br />
applicata a qualunque<br />
altro processo de acquisizione<br />
dell’informazione.<br />
Un’altra funzione neuropsicologica<br />
che risulta compromessa<br />
nel bambino ipovedente<br />
è la memoria. Nel bambino<br />
la memoria iconica ha<br />
un ruolo fondamentale perchè<br />
trattiene per alcuni istanti<br />
l’intera informazione percettiva<br />
per elaborarla e trasferirla<br />
alla memoria a breve e<br />
lungo termine. Se l’informazione<br />
iconica è parziale o<br />
frammentaria si ha una maggiore<br />
difficoltà nel trasferimento<br />
dell’informazione.<br />
Per quanto riguarda la capacità<br />
di adottare strategie di<br />
analisi-sintesi bisogna considerare<br />
che la possibilità di<br />
percepire contemporaneamente<br />
sia i dettagli che l’insieme<br />
di una determinata<br />
struttura condiziona anche la<br />
possibilità di acquisire una<br />
percezione analitico-sintetica<br />
delle parti e del tutto il cui<br />
risultato è l’attribuzione di un<br />
significato allo stimolo che<br />
viene presentato. Queste mo-
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
dalità percettive facilitano e<br />
configurano la formazione di<br />
schemi che interessano l’attività<br />
mentale.<br />
In base a queste considerazioni<br />
si comprende come le<br />
alterazioni visive precoci del<br />
bambino si possono tradurre,<br />
nel corso dello sviluppo, in<br />
una patologia delle funzioni<br />
superiori. Un adeguato esame<br />
clinico deve valutare accanto<br />
alle caratteristiche della<br />
patologia oculare, al grado di<br />
compromissione funzionale e<br />
all’entità del residuo visivo, le<br />
strategie funzionali adottate<br />
dal singolo paziente.<br />
È quindi <strong>imp</strong>ortante che l’intervento<br />
di riabilitazione visiva<br />
finalizzata alle varie attività<br />
superiori, preceduto da un<br />
intervallo di riabilitazione neuropsicovisiva<br />
tra 0 e 4 anni,<br />
consideri l’attuazione in età<br />
prescolare e scolare di un<br />
programma riabilitativo personalizzato<br />
e basato su di un<br />
approccio ed un confronto<br />
interdisciplinare che qualifichi<br />
i rapporti tra la visione e le<br />
altre attività funzionali. <br />
20<br />
▲<br />
OZONOTERAPIA<br />
ED OCCHIO<br />
A CURA DI<br />
DANIELE MORREALE<br />
L<br />
’Ozono (O3), altra forma<br />
instabile dell’ossigeno<br />
(O2), è uno dei componenti<br />
gassosi minori dell’atmosfera<br />
terrestre. Esso si forma in<br />
natura nella stratosfera per<br />
azione delle radiazioni ultraviolette<br />
sull’ossigeno.<br />
È di colore blu, è più solubile<br />
nell’acqua (circa il doppio<br />
dell’O2) e presenta un odore<br />
caratteristico di fieno o trifoglio<br />
tagliato.<br />
Per le sue azioni ossidanti ne<br />
è stato proposto l’utilizzo in<br />
medicina per la sua cura di<br />
affezioni neurologiche, oculari,<br />
vascolari, reumatologiche,<br />
odontostomatologiche, dermatologiche<br />
e del sistema<br />
immunitario.<br />
L’Ozono medicale può essere<br />
somministrato per via sottocutanea,<br />
intramuscolare, in-
traarticolare, endovenosa, intradiscale<br />
e per via rettale,<br />
ma non per via inalatoria per<br />
la sua azione tossica ed irritante<br />
nei riguardi delle mucose<br />
dell’apparato respiratorio.<br />
Non può essere somministrato,<br />
inoltre, nei soggetti con<br />
turbe piastriniche, tireopatiche<br />
e nelle donne in gravidanza<br />
per possibili effetti collaterali.<br />
In oculistica la via preferenziale<br />
di somministrazione è<br />
quella endovenosa, attraverso<br />
la reifusione di sangue del<br />
paziente precedentemente<br />
prelevato e fatto interagire<br />
con una miscela di Ossigeno–Ozono<br />
per circa 20–30<br />
minuti. In particolare, è utilizzato<br />
nella cura di infezioni<br />
congiutivali, di cheratiti ed<br />
ulcere corneali resistenti alla<br />
terapia medica tradizionale.<br />
Nell’ultimo decennio, inoltre,<br />
è stato proposto nel post–<br />
operatorio del distacco retinico<br />
e per il trattamento delle<br />
maculopatie retiniche e della<br />
retina pigmentosa.<br />
In quest’ultima affezione si<br />
21<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
avrebbe un accumulo abnorme<br />
di dischi di materiale lipoproteico<br />
presenti nel segmento<br />
esterno <strong>prima</strong> dei<br />
bastoncelli e nelle fasi avanzate<br />
anche dei coni.<br />
Tali accumuli ostacolano la<br />
diffusione tra l’epitelio neurosensoriale<br />
e l’epitelio pigmentato<br />
retinico ed il circolo<br />
coroidale con conseguente<br />
degenerazione del neuroepitelio<br />
per sofferenza ipossica.<br />
L’azione dell’Ozono si baserebbe,<br />
pertanto, sul suo effetto<br />
ossidante tramite la formazione<br />
di idroperossidi, che<br />
scatenano apparentemente<br />
paradossale effetto a cascata<br />
anti–ossidante.<br />
Si ha, infatti, un aumento di<br />
produzione degli enzimi Catalasi,<br />
Glutation perossidasi,<br />
Glutation reduttasi che catalizzano<br />
la demolizione di<br />
H 2O 2; dell’enzima Superossido<br />
Dismutasi che elimina l’anione<br />
superossido O 2- (prodotto<br />
di riduzione parziale<br />
dell’Ossigeno); e dell’enzima<br />
G 6P deidrogenasi che partecipa<br />
al Ciclo dei Pentoso
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
Fosfati con produzione del<br />
NADPH.<br />
Aumentando la concentrazione<br />
di quest’ultimo, si promuove<br />
il metabolismo aerobico<br />
del glucosio con produzione<br />
di ATP, necessario per il funzionamento<br />
della pompa<br />
Na/K, <strong>imp</strong>ortante per il mantenimento<br />
del gradiente di<br />
questi cationi entro e fuori l’eritrocita,<br />
e di 2,3 Difosfoglicerato<br />
(2,3 DPG), necessario<br />
per il rilascio dell’O 2<br />
dall’emoglobina. Il NADPH,<br />
inoltre, viene utilizzato nel<br />
globulo rosso anche per la<br />
riduzione del Glutatione.<br />
In conclusione l’Ozono determinerebbe<br />
una migliore ossigenazione<br />
dei tessuti aumentando<br />
la deformabilità della<br />
membrana eritrocitaria con<br />
conseguente diminuzione<br />
della viscosità ematica e permetterebbe<br />
un più rapido rilascio<br />
di O 2 ai tessuti oculari,<br />
tramite le variazioni di concentrazione<br />
intraeritrocitaria<br />
di 2,3 DPG.<br />
22<br />
Come si ricava dalla poca<br />
lettura, tuttavia, nonostante<br />
la validità dei presupposti<br />
teorici, i risultati dell’ozono –<br />
terapia sono ancora controversi.<br />
Infatti, mentre la scuola<br />
cubana e quella italiana di<br />
Bologna riportano dati soddisfacenti,<br />
specie in associazione<br />
al trattamento chirurgico<br />
ed elettrostimolante nella<br />
retinite pigmentosa, quella<br />
americana non ha riscontrato<br />
variazioni statisticamente<br />
significative nei soggetti trattati.<br />
In particolare invariate sarebbero<br />
rimaste l’ampiezza<br />
delle onde dell’ERG e quella<br />
delle aree di visione dei<br />
campi visivi.<br />
Una così marcata differenza<br />
di valutazione, <strong>imp</strong>one per un<br />
corretto e definitivo giudizio<br />
di estendere la ricerca su un<br />
campione più numeroso, così<br />
come proposto da autori polacchi<br />
che su una casistica<br />
limitata hanno riportato risultati<br />
incoraggianti.
▲<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
I DATI DI<br />
800 PAZIENTI RP<br />
PRESENTATI<br />
ALLA SOI<br />
A CURA DI<br />
CHIARA PIERROTTET<br />
In occasione del Congresso<br />
annuale della SOI APIMO,<br />
tenutosi a Roma nel novembre<br />
2001, sono stati esposti i<br />
risultati di uno studio relativo<br />
ad una vasta popolazione di<br />
pazienti affetti da Retinite<br />
Pigmentosa, condotto presso<br />
il Centro di Riferimento per lo<br />
studio delle degenerazioni<br />
retiniche ereditarie della Clinica<br />
Oculistica Universitaria<br />
dell’Ospedale San Paolo di<br />
Milano, diretta dal Prof. Nicola<br />
Orzalesi.<br />
Sono stati presi in esame<br />
869 pazienti consecutivi che<br />
sono stati esaminati a partire<br />
dal 1988 presso il Centro di<br />
Riferimento. Tutti i pazienti<br />
sono stati sottoposti al proto-<br />
24<br />
collo diagnostico promosso<br />
dal Comitato Scientifico della<br />
FIARP. Oltre ad uno studio di<br />
tipo trasversale, per la classificazione<br />
delle diverse forme<br />
patologiche e una valutazione<br />
delle caratteristiche funzionali<br />
dei pazienti, è stato<br />
effettuato uno studio di tipo<br />
longitudinale, per la valutazione<br />
del decorso della malattia<br />
nel tempo. Infatti una<br />
più completa informazione<br />
sui tempi di deterioramento<br />
delle funzioni visive nella<br />
Retinite Pigmentosa è indispensabile<br />
per:<br />
identificare il fenotipo dei<br />
pazienti, cioè riconoscere l’aspetto<br />
morfologico di ogni<br />
individuo, riguardo a caratteri<br />
determinati geneticamente.<br />
Questo aspetto è di fondamentale<br />
<strong>imp</strong>ortanza perché<br />
con il termine generico di<br />
Retinite Pigmentosa si etichettano<br />
casi di degenerazione<br />
retinica diversi per modalità<br />
di trasmissione ereditaria,<br />
compromissione della popolazione<br />
dei fotorecettori della<br />
retina, epoca di insorgenza e
progressione, complicanze e<br />
forse risposta ai trattamenti<br />
terapeutici;<br />
esprimere una prognosi<br />
visiva, per aiutare i pazienti a<br />
organizzare meglio la propria<br />
vita (studio, lavoro, valutazione<br />
del rischio di trasmissione<br />
della malattia alla prole, etc.);<br />
stabilire le possibilità riabilitative<br />
per migliorare la qualità<br />
della vita dei pazienti;<br />
definire protocolli terapeutici<br />
per la Retinite Pigmentosa,<br />
cioè stabilire i criteri per valutare<br />
gli effetti di un trattamento<br />
terapeutico. Nella pratica<br />
medica moderna i trial clinici<br />
condotti secondo metodiche<br />
standard sono irrinunciabili.<br />
Questo elemento è fondamentale,<br />
dato il rischio, per<br />
malattie come la Retinite<br />
Pigmentosa in cui il decorso<br />
della malattia può variare<br />
molto da soggetto a soggetto<br />
e vi sono le ben note fluttuazioni<br />
delle funzioni visive, di<br />
errori valutativi. Inoltre non si<br />
può attribuire la stazionarietà<br />
del quadro clinico all’efficacia<br />
di un trattamento se non si<br />
conosce la storia naturale<br />
25<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
della malattia (molti casi di<br />
RP sono stabili, in assenza di<br />
terapia!).<br />
Alcuni tra i più affermati studi<br />
sul decorso della RP parlano<br />
di una riduzione dell’acutezza<br />
visiva pari all’1-2 % per<br />
anno. Grover ha evidenziato<br />
che la percentuale di pazienti<br />
affetti da Retinite Pigmentosa<br />
con una condizione di<br />
cecità legale è pari al 20% e<br />
che il 43% dei pazienti di età<br />
superiore ai 60 anni conserva<br />
una acutezza visiva di<br />
almeno 5/10. Differenti risultano<br />
i risultati relativi al deterioramento<br />
del campo visivo,<br />
che presenta un peggioramento<br />
del 4-12% per anno a<br />
seconda degli studi, confermando<br />
come in questa patologia<br />
l’aspetto più rapidamente<br />
compromesso è l’autonomia<br />
di mobilità ed orientamento<br />
della persona.<br />
Nel nostro studio sono stati<br />
esaminati 869 soggetti affetti<br />
da RP in forma <strong>prima</strong>ria o<br />
sindromica su un totale di<br />
934 pazienti con diversi quadri<br />
di degenerazione retinica<br />
di tipo eredofamiliare.
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
Dall’analisi delle curve di sopravvivenza<br />
(una delle metodiche<br />
più frequentemente<br />
usate in epidemiologia per<br />
misurare gli esiti delle malattie)<br />
è risultato che dopo 8<br />
anni di follow-up il 45% circa<br />
dei pazienti non presenta un<br />
peggioramento dell’acutezza<br />
visiva e che le forme <strong>prima</strong>rie<br />
(RP non accompagnata da<br />
compromissione di altri organi<br />
o apparati) e le forme sindromiche<br />
si comportano in<br />
modo simile. È stato confermato<br />
che le forme di RP<br />
Cone/Rod (Retinite Pigmentosa<br />
coni/bastoncelli) presentano<br />
una più rapida compromissione<br />
della acutezza visiva<br />
e che le forme di RP legata<br />
al sesso (X-linked) hanno<br />
una prognosi più sfavorevole<br />
rispetto alle altre, seguite<br />
dalle forme autosomiche recessive.<br />
Le forme autosomiche<br />
dominanti presentano<br />
una riduzione della acutezza<br />
visiva più lenta come anche i<br />
casi definiti sporadici (quelli in<br />
cui vi è un solo soggetto affetto<br />
in tutto l’ambito familiare).<br />
Per quanto riguarda il campo<br />
26<br />
visivo le curve di sopravvivenza<br />
indicano che dopo 12<br />
anni di osservazione il 40%<br />
dei pazienti non ha avuto un<br />
peggioramento clinicamente<br />
rilevante e che le forme<br />
Rod/Cone (bastoncelli/coni)<br />
sono tendenzialmente più<br />
stabili delle forne Cone/Rod.<br />
Un altro elemento da mettere<br />
in evidenza è la possibilità di<br />
un diverso livello di compromissione<br />
nei due occhi,<br />
aspetto poco conosciuto ma<br />
clinicamente rilevante. Infatti<br />
nonostante la RP sia una<br />
patologia bilaterale (la percentuale<br />
di forme monolaterali<br />
è molta bassa) è stata<br />
riscontrata una differenza tra<br />
i due occhi dell’acutezza visiva<br />
in circa il 40% dei casi e<br />
del campo visivo nel 12%.<br />
Infine merita di essere sottolineato<br />
che il 54% dei pazienti<br />
con una durata della malattia<br />
di almeno 40 anni conserva<br />
una acutezza visiva di<br />
almeno 1/10 e che l’84% ha<br />
un campo visivo residuo di<br />
almeno 10 gradi, con la possibilità<br />
in alcuni casi di un<br />
percorso riabilitativo.
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IRicercatori spesso guardano<br />
alla natura per prendere<br />
ispirazione nel risolvere i problemi<br />
scientifici complessi.<br />
Il Dott. Elias Greenbaum e<br />
colleghi del Department of<br />
Energy’s Oak Ridge National<br />
Laboratories hanno studiato<br />
la fotosintesi nella pianta di<br />
spinacio per superare le sfide<br />
del design nello sviluppo di<br />
una retina artificiale per i<br />
pazienti con perdita grave<br />
della visione da degenerazione<br />
della retina.<br />
Come cellule fotorecettrici<br />
nella retina, le piante catturano<br />
la luce e la convertono in<br />
un segnale elettrico. Benchè<br />
lo spinacio infine usi la luce<br />
per sintetizzare gli zuccheri,<br />
gli scienziati di Oak Ridge<br />
pensano che un complesso<br />
28<br />
di proteine coinvolto nella<br />
fotosintesi, comunemente noto<br />
come Photosystem 1, può<br />
essere anche utile nel modellare<br />
una retina prostetica capace<br />
di lavorare la luce e<br />
creare una visione utile.<br />
Greenbaum e i suoi collegi<br />
collaborano con un ricercatore<br />
della Foundation-funded, il<br />
Dott. Mark Humayun del<br />
Doheny Eye Institute, University<br />
of Southern California<br />
Medical School.<br />
Photosystem 1 genera tensione<br />
elettrica dopo essere<br />
stato esposto ai raggi della<br />
luce.<br />
Per individuare questo pro-<br />
Occhio sinistro
cesso naturale nel laboratorio,<br />
il Dott. Greenbaum ed i<br />
suoi collegi hanno determinato<br />
che queste proteine sono<br />
capaci di produrre fino a un<br />
volt di energia elettrica.<br />
Altro lavoro è stato necessario<br />
per determinare se la tensione<br />
elettrica prodotta da<br />
Photosystem 1 può essere<br />
usata per incentivare la rete<br />
di cellule del nervo nella retina<br />
che riceve segnali dalle<br />
cellule fotorecettrici e le invia<br />
al nervo ottico.<br />
In aggiunta al test su Photosystem<br />
1 per la sua attività<br />
elettrica, la squadra del Dott.<br />
Greenbaum sviluppa un me-<br />
Occhio destro<br />
29<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
todo per consegnare il complesso<br />
proteinico all’occhio<br />
usando cellule bio-pianificate<br />
specialmente disegnate.<br />
Benchè molto teoretico nel<br />
concetto, Photosystem 1<br />
potrebbe essere utile perchè<br />
crea ed emette segnali elettrici<br />
prodotti da una retina<br />
artificiale.<br />
Un tale approccio biologico<br />
potrebbe superare le complicazioni<br />
associate al tradizionale<br />
potere elettronico.<br />
La maggior parte dei congegni<br />
elettronici forniscono calore<br />
generando maggiore<br />
abilità.<br />
La costante esposizione al<br />
calore potrebbe danneggiare<br />
le cellule sane del nervo che<br />
ripetono le immagini al nervo<br />
ottico, con ciò si nega il beneficio<br />
intenzionale di una retina<br />
artificiale.<br />
Questi ed altri grattacapi, una<br />
volta superati, potrebbero un<br />
giorno portare un’intera nuova<br />
svolta medica basata su<br />
uno dei più vecchi e fondamentali<br />
processi biochimichi<br />
del pianeta.
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PER UNA CURA<br />
TRATTO DA<br />
ARCOBALENO (ANNO VI, N. 23)<br />
Un’équipe della irlandese<br />
UCC diretta dal Prof. Tom<br />
Cotter, capo del Dipartimento<br />
di biochimica, ha iniziato<br />
quattro anni fa delle ricerche<br />
sulle distrofie retiniche che<br />
hanno condotto a un medicamento<br />
prototipo, in ambiente<br />
di laboratorio, dimostratosi<br />
efficace nel combattere la<br />
morte prematura delle cellule<br />
della retina.<br />
La fase successive è stata la<br />
sperimentazione su dei topi<br />
e il farmaco ha <strong>imp</strong>edito la<br />
cecità laddove sarebbe altrimenti<br />
intervenuta.<br />
Il Professor Cotter (detentore<br />
dell’onorificenza Boyle Iris<br />
Times/RDS), ha riferito i risultati<br />
di questa ricerca il 13<br />
30<br />
novembre scorso, durante la<br />
“Settimana della Scienza Irlandese”,<br />
dichiarando che il<br />
farmaco offre un enorme<br />
potenziale risolutivo nelle distrofie<br />
retiniche e manifestando<br />
la speranza che esso rappresenti<br />
la soluzione per la<br />
cura della malattia.<br />
“Abbiamo dimostrato in provetta<br />
– ha detto l’illustre ricercatore<br />
– che si può <strong>imp</strong>edire<br />
la perdita delle cellule<br />
retiniche e abbiamo continuato<br />
con successo ad attestare<br />
che il farmaco prototipo<br />
è efficace anche al livello<br />
animale. Il passo sarà la produzione<br />
di analoghi del farmaco,<br />
per poi iniziare gli<br />
esperimenti clinici per accertare<br />
se quanto è stato scoperto<br />
ha la stessa efficacia<br />
quando somministrato agli<br />
esseri umani”.<br />
Ci vorranno probabilmente tre<br />
anni <strong>prima</strong> che comincino le<br />
sperimentazioni, ma già alcune<br />
industrie farmaceutiche<br />
hanno dimostrato interesse<br />
per il nuovo farmaco, ha aggiunto<br />
il Professor Cotter.
▲<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
DISTRIBUZIONE<br />
DEI FARMACI:<br />
CAVALLI DI TROIA<br />
A CURA DI<br />
GERARD J. CHADER<br />
Ricercatori della fondazione<br />
hanno individuato diversi<br />
farmaci promettenti che<br />
riducono notevolmente la<br />
riduzione visiva in modelli<br />
animali con degenerazione<br />
retinica. Tuttavia, essendo la<br />
retina protetta dal flusso sanguigno,<br />
i tradizionali metodi di<br />
diffusione dei farmaci, come<br />
pillole o iniezioni, non possono<br />
raggiungere i siti affetti. La<br />
Fondazione, nell’ambito del<br />
suo Programma di Terapia<br />
Medica, collabora con altre<br />
compagnie che si occupano<br />
di biotecnologia al fine di sviluppare<br />
e sperimentare nuovi<br />
sistemi di trasporto dei farmaci,<br />
che, come i cavalli di<br />
Troia, possano oltrepassare<br />
le difese retiniche e agire su<br />
queste patologie.<br />
32<br />
La Neurotech, una piccola<br />
compagnia biotecnologica,<br />
ha sviluppato un sistema di<br />
trasporto di farmaci <strong>imp</strong>iantabile<br />
chiamato ECT (terapia<br />
cellulare incapsulata). Il sistema<br />
ECT è caratterizzato<br />
dalla presenza di sottili capsule<br />
porose contenenti cellule<br />
modificate geneticamente.<br />
Grazie ad un’esclusiva collaborazione,<br />
la Fondazione e la<br />
Neurotech hanno scoperto<br />
che il sistema ECT, contenente<br />
cellule che producono<br />
un fattore di sopravvivenza<br />
detto fattore neurotrofico ciliare<br />
(CNTF), riduceva la perdita<br />
visiva in modelli animali.<br />
Più recentemente membri del<br />
comitato scientifico della<br />
Fondazione si sono incontrati<br />
con la Neurotech per offrire<br />
aiuto a questa compagnia nel<br />
preparare una richiesta alla<br />
FDA (Food and<br />
Drug Administration)
per iniziare sperimentazioni<br />
cliniche.<br />
Anche la Control Delivery<br />
Systems (CDS) ha sviluppato<br />
un sistema <strong>imp</strong>iantabile che<br />
permette un rilascio controllato<br />
di farmaci alla retina. Più<br />
piccolo di una punta di matita,<br />
il sistema Envision TD<br />
viene <strong>imp</strong>iantato nel vitreo,<br />
un l<strong>imp</strong>ido fluido gelatinoso<br />
interno all’occhio. Tale sistema<br />
ricopre il farmaco dentro<br />
una serie di strati permeabili<br />
che permettono al farmaco di<br />
diffondere lentamente nella<br />
retina. La CDS spera, con<br />
questo sistema, di iniziare<br />
trials clinici per il trattamento<br />
di diverse malattie oculari.<br />
La Oculex Pharmaceuticals<br />
ha realizzato un sistema di<br />
trasporto di farmaco <strong>imp</strong>iantabile<br />
e biodegradabile (BDD)<br />
per un lento rilascio di farmaci<br />
nel trattamento di<br />
patologie oculari.<br />
33<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
La Fondazione e la Oculex<br />
stanno finanziando insieme<br />
un progetto di ricerca per<br />
testare in laboratorio il sistema<br />
BDD con uno steroide al<br />
fine di prevenire le complicazioni<br />
immunitarie dopo trapianto<br />
di cellule retiniche.<br />
La IOMED ha prodotto il<br />
sistema OcuPhor, che usa<br />
dosi molto basse di corrente<br />
elettrica per diffondere farmaci<br />
all’occhio. Questo sistema<br />
contiene un elettrodo collegato<br />
ad un sistema di controllo<br />
di dosaggio di farmaco<br />
alimentato da una batteria.<br />
Posto sotto la palpebra inferiore,<br />
l’elettrodo trasmette<br />
piccoli <strong>imp</strong>ulsi elettrici che<br />
permettono la diffusione del<br />
farmaco alla retina. Il sistema<br />
OcuPhor non necessita di<br />
alcun tipo di chirurgia invasiva<br />
per posizionare il dispositivo<br />
o diffondere il farmaco.<br />
Tutti questi cavalli di Troia dei<br />
nostri giorni potrebbero rompere<br />
le barriere dei trials clinici,<br />
permettendoci di sperimentare<br />
diversi farmaci promettenti.
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
Ministero della Sanità<br />
Dipartimento della Prevenzione - Ufficio I<br />
Prot. N.400 1/1.3.AG.6 - Cont. 815/1273<br />
RELAZIONE ALL’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO<br />
Oggetto:<br />
Ricorso al TAR Lazio<br />
p\AIOrAO<br />
c\ Ministero della sanità per<br />
il DM 18.12.97 (Ct 14394/98-397)<br />
Premesse di fatto<br />
La legge 28 Agosto 1997<br />
n.284 ha disposto all’art.1 di<br />
destinare uno stanziamento<br />
annuo di £. 6.000 milioni alle<br />
iniziative per la prevenzione<br />
della cecità e per la realizzazione<br />
e la gestione di centri<br />
per l’educazione e la riabilitazione<br />
visiva.<br />
L’art. 2 comma 2 della legge<br />
di cui sopra rinvia, ad un<br />
decreto del ministero della<br />
sanità, la determinazione dei<br />
criteri di dipartizione delle<br />
predette somme nonché dei<br />
requisiti organizzativi, struttu-<br />
▲<br />
34<br />
rali e funzionali dei centri di<br />
cui al comma 1 dello stesso<br />
articolo. Il decreto di cui sopra<br />
è stato emanato dal Ministero<br />
della sanità in data 18/12/97.<br />
Tra le figure professionali di<br />
base previste dal decreto di<br />
cui trattasi si riscontra la presenza<br />
del profilo professionale<br />
dell’operatore della riabilitazione<br />
visiva. Con ricorso al<br />
TAR l’associazione ortottisti<br />
assistenti in oftalmologia ha<br />
<strong>imp</strong>ugnato il decreto de quo<br />
chiedendone l’annullamento,<br />
previa sospensione perché<br />
illeggittimo.<br />
A sostegno dell’<strong>imp</strong>ugnativa<br />
la ricorrente deduce:<br />
1. Qualificazione dell’interesse<br />
da tutelare. Legittimazione<br />
al ricorso. “Associazione<br />
ricorrente e leggittimata<br />
a ricorrere per la difesa
dell’interesse afferente l’intera<br />
categoria rappresentata”.<br />
2.Violazione della legge 284.<br />
La legge 284/97 stabilisce<br />
“che l’<strong>imp</strong>ugnato provvedimento<br />
doveva essere emanato<br />
entro 60 giorni dall’entrata<br />
in vigore della stessa<br />
legge, ciò non è avvenuto”.<br />
3. Eccesso di potere. “Il decreto<br />
soggetto a gravame, ha<br />
previsto una figura professionale<br />
– quella dell’operatore di<br />
riabilitazione visiva – non<br />
prevista dalle vigenti disposizioni<br />
governative”.<br />
Ciò premesso questo Ministero<br />
osserva che non è<br />
35<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
infondato l’assunto attoreo<br />
circa illeggittimità, inesistenza<br />
della figura professionale dell’operatore<br />
di riabilitazione<br />
visiva prevista dal decreto<br />
gravato. L’Amministrazione in<br />
effetti in sede di elaborazione<br />
della stesura definitiva del<br />
DM ha inserito erroneamente<br />
la figura dell’operatore di<br />
riabilitazione visiva, che non è<br />
altro che una diversa definizione<br />
dell’ortottista assistente<br />
in oftalmologia, figura per<br />
altro presente nel decreto di<br />
cui trattasi. In realtà la scrivente<br />
Amministrazione sta<br />
elaborando delle modifiche al<br />
decreto, eliminando dalle<br />
figure professionali di base”<br />
quella dell’operatore di riabilitazione<br />
visiva. Tanto premesso<br />
si rimettono tali valutazioni<br />
al prudente apprezzamento<br />
ed esame di codesta Avvocatura<br />
Generale e si resta<br />
a disposizione per eventuali,<br />
ulteriori, adempimenti.<br />
Il Dirigente<br />
Dott. Fabrizio Oleari<br />
Il Funzionario Responsabile<br />
Dott. Francesco Castellano
▲<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
FAMIGLIA:<br />
SOSTEGNO E<br />
SUPPORTO<br />
A CURA DI<br />
FRENDA ADRIANA<br />
GRAMAGNOLO ALBA<br />
La famiglia, nucleo ideoaffettivo<br />
di significazione<br />
simbolica, che accoglie e<br />
permette lo sviluppo affettivo<br />
e socio-relazionale del bambino,<br />
è un indispensabile elemento<br />
formativo per un corretto<br />
sviluppo del piccolo.<br />
Il bambino non può sopravvivere<br />
deprivato dall’affetto e<br />
dalle cure genitoriali.<br />
Già nel concepimento mentale<br />
dei genitori, il bambino è<br />
una potenzialità intrinseca<br />
per la coppia. La nascita<br />
segna un momento di maturazione<br />
per i genitori che si<br />
responsabilizzano ulteriormente.<br />
Come affermano molti studiosi,<br />
l’accudimento è la pri-<br />
36<br />
ma forma di relazione che i<br />
genitori intrattengono con il<br />
bambino, attraverso questo<br />
l’infante trova gli stimoli adeguati<br />
per il suo armonico sviluppo<br />
fisico e mentale.<br />
La nascita di un figlio con<br />
disabilità è un evento che<br />
inevitabilmente altera l’equilibrio<br />
relazionale della famiglia.<br />
I genitori si fanno carico<br />
della disabilità del figlio, cercando<br />
di elaborare l’evento e<br />
riequilibrare l’intero sistema<br />
familiari.<br />
Il vissuto emotivo, che accompagna<br />
la coppia genitoriale,<br />
non sempre consente<br />
una tale elaborazione, facilitando,<br />
anzi, l’istaurarsi di un<br />
processo di colpevolizzazione<br />
che rende ancor più precarie<br />
le dinamiche familiare.<br />
Le reazioni emotive sono più<br />
complesse quando le patologie<br />
eredo-degenerative, come<br />
la Retinite Pigmentosa, si<br />
manifestano nel corso degli<br />
anni.<br />
La perdita parziale o totale<br />
della vista, attraverso un processo<br />
graduale, cambia radi-
calmente le abitudini e lo stile<br />
di vita della persona, creando<br />
un senso di incertezza e di<br />
inadeguatezza. Il raggiungimento<br />
della consapevolezza<br />
e dell’accettazione di questa<br />
nuova condizione di vita comporta<br />
un percorso lungo e<br />
travagliato, dove la famiglia<br />
assolve un ruolo di sostegno<br />
e supporto, per garantire<br />
quell’aiuto indispensabile in<br />
una fase così delicata.<br />
Gli atteggiamenti “aggressivi”,<br />
che accompagnano il vis-<br />
37<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
suto emotivo dei familiari<br />
sono, spesso, caratterizzati<br />
da un accanimento verso la<br />
patologia. Non bisogna però<br />
dimenticare che la Retinite<br />
Pigmentosa, in quanto malattia<br />
eredo-degenerativa, non è<br />
guaribile, per cui i familiari<br />
ingaggiano una lotta senza<br />
fine per contrastare una<br />
malattia non risolvibile.<br />
La famiglia è, invece, la principale<br />
risorsa per il soggetto<br />
con bisogni “speciali”, con<br />
esigenze “diverse”; i familiari,<br />
tutti, dovrebbero spostare le<br />
proprie energie verso la comprensione,<br />
il sostegno, evitando<br />
l’autoisolamento dell’ipovedente,<br />
per promuovere e<br />
raggiungere una migliore<br />
qualità della vita.<br />
Al momento della diagnosi la<br />
famiglia vive un momento di<br />
profondo sconforto e disorientamento,immediatamente<br />
seguito dalle fasi che<br />
caratterizzano un percorso<br />
difficile.<br />
Fasi come negazione, rabbia,<br />
depressione, consapevolezza<br />
e accettazione, descritte
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
da Elisabeth Kubler Ross,<br />
possono spesso condurre i<br />
familiari verso quel fenomeno<br />
denominato doctor shopping,<br />
che comporta la ricerca ossessiva<br />
di specialisti che<br />
smentiscano la diagnosi precedente.<br />
Un fenomeno, questo,<br />
che scema nel tempo,<br />
così da consentire all’intero<br />
sistema familiare di accettare<br />
l’evento, metabolizzarlo, ristabilendo<br />
l’equilibrio interno.<br />
La famiglia può sentirsi im-<br />
38<br />
possibilitata nel trovare soluzioni<br />
utili, ma non deve per<br />
questo scoraggiarsi, fissandosi<br />
nella fase depressiva;<br />
anzi può chiedere un aiuto<br />
esterno senza sentirsi squalificata<br />
nel proprio ruolo.<br />
Per l’ipovedente, la famiglia<br />
rappresenta un insostituibile<br />
nodo affettivo e relazionale,<br />
senza il quale gli sarebbe<br />
<strong>imp</strong>ossibile la rielaborazione<br />
ideoaffettiva della propria disabilità.
LACE
▲<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
IL TURISMO<br />
E I DISABILI<br />
A CURA DI MARCO BONCI<br />
Proseguendo nella tradizione<br />
di pubblicare periodicamente<br />
agili opuscoli divulgativi<br />
finalizzati ad approfondire<br />
vari aspetti pratici connessi<br />
alla disabilità visiva, l’associazione<br />
A.P.R.I. ha scelto quest’anno<br />
di affrontare il rapporto<br />
fra l’handicap sensoriale<br />
visivo ed il settore turistico.<br />
È nato così il volumetto di<br />
Marco Bongi intitolato: ”CI<br />
VADO AD OCCHI CHIUSI:<br />
consigli e suggerimenti pratici<br />
per un corretto approccio<br />
alla disabilità visiva nel settore<br />
turistico”. L’opera si rivolge<br />
principalmente agli operatori<br />
che si occupano di organizzare<br />
viaggi e vacanze: agenzie<br />
di viaggi, tour operators,<br />
guide turistiche, albergatori,<br />
animatori, accompagnatori di<br />
comitive, aziende di promozione<br />
turistica ecc. A tutti<br />
40<br />
questi professionisti, ma anche<br />
a chiunque si trovi a<br />
vario titolo ad operare a stretto<br />
contatto con disabili visivi,<br />
si vorrebbe far comprendere<br />
che, se correttamente <strong>imp</strong>ostata,<br />
anche la dimensione<br />
culturale e ricreativa del<br />
mondo che gira attorno alle<br />
vacanze, può essere resa<br />
accessibile a chi non vede o<br />
vede male.<br />
L’opuscolo ha 64 pagine ed è<br />
corredato dalle vignette realizzate<br />
da una disegnatrice<br />
ipovedente, Ornella Valle.<br />
Esso è stato in parte finanziato<br />
dalla Regione Piemonte<br />
ed è stato pubblicato, con i<br />
due volumetti precedenti,<br />
dalla casa editrice “Elena<br />
Morea” che pubblica anche il<br />
mensile locale “La PRECOL-<br />
LINA” a cui collaborano molti<br />
esponenti dell’A.P.R.I. Ecco,<br />
scorrendo rapidamente l’indice<br />
del libretto, quali sono i<br />
principali argomenti trattati al<br />
suo interno:<br />
come progettare una vacanza<br />
per disabili visivi;<br />
come accompagnare i ciechi;
come aiutare i ciechi in<br />
hotels, ristoranti ed ospedali;<br />
in treno e in aereo;<br />
al cinema e al teatro;<br />
come guidare una esplorazione<br />
tattile;<br />
come descrivere ambienti,<br />
pitture ed edifici;<br />
e se ci fosse anche il cane<br />
guida?<br />
come aiutare un disabile<br />
della vista e dell’udito.<br />
Tutti gli argomenti sono trattati<br />
in modo semplice ed accessibile<br />
anche ai non addetti ai<br />
lavori. Questo è infatti il<br />
segreto del successo di tutti<br />
gli opuscoli fino ad oggi realizzati<br />
dalla nostra associazione.<br />
Un’altra carta vincente va<br />
inoltre individuata nel lavoro<br />
41<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
di gruppo portato avanti, accanto<br />
a Marco Bongi, da molti<br />
altri non vedenti ed ipovedenti.<br />
A queste realizzazioni infatti,<br />
oltre alla già citata Ornella<br />
Valle, hanno collaborato anche<br />
Angelo Costantino Sartoris,<br />
disabile visivo ed uditivo<br />
ed Emanuele Ferrarese, non<br />
vedente con notevole esperienza<br />
di viaggi.<br />
Chiunque fosse interessato a<br />
ricevere GRATUITAMENTE il<br />
nuovo opuscolo, può richiederlo<br />
telefonando o scrivendo<br />
all’associazione A.P.R.I., Via<br />
Generale dalla Chiesa 20/26,<br />
10070 Mappano di Caselle<br />
(Torino).<br />
Recapiti telefonici: 011/9969263<br />
oppure 011/6648636. <br />
SETTIMANA PER FAMIGLIE DI BAMBINI CON PROBLEMI DI VISTA<br />
Trento, Villa S. Ignazio, dal 7 al 14 luglio 2002<br />
La Settimana Estiva inizierà domenica 7 luglio, alle ore 17,00 e terminerà<br />
domenica 14 luglio, alle ore 11,00.<br />
Si faranno le seguenti attività: osservazioni musico-terapeudiche e<br />
psicomotorie, orientamento e mobilità, gruppo genitori, attività<br />
scoutistica, ecc. Sabato mattina, 13 luglio, sarà dedicato allo Judo<br />
per ragazzi/e non vedenti.<br />
Le famiglie dei bambini SORDOCIECHI possono scegliere di partecipare<br />
o alla settimana per Audiolesi o a quella per Videolesi. Possono<br />
anche partecipare ad entrambe le settimane.
▲<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
LA SARDINA<br />
E IL PESCECANE<br />
Ai saccenti, ai<br />
supponenti, ai gradassi<br />
e, in generale, a coloro<br />
che sono solo sardine<br />
ma si sentono pescecani<br />
A CURA DI MARIA PIRROTTA<br />
Viveva un tempo nel mare<br />
una piccola sardina, argentea<br />
e snella.<br />
I suoi riflessi irradiavano<br />
splendore di ghiaccio tutt’intorno,<br />
e tutti gli abitanti sottomarini<br />
intuivano la sua presenza<br />
non appena vedevano<br />
baluginare l’acqua.<br />
Piccola e magrissima, la sardina<br />
sgusciava tra carcasse<br />
di navi affondate, rottami<br />
arrugginiti e pesci ormai vecchi<br />
e poco agili. Nuota e<br />
rinuota, un giorno trovò uno<br />
spiazzo mai visto sul fondo<br />
del mare, ed un pescecane<br />
42<br />
che stava lì, come a guardia<br />
delle spugne e dei coralli che<br />
in quel posto abbondavano.<br />
“Buon giorno, signor pescecane!”<br />
squillò la piccola.<br />
“Buon giorno a te, piccolina!<br />
Come mai da queste parti?”.<br />
“Passavo… ma lei è solo.<br />
Come fa?”.<br />
“Sono abituato a stare in<br />
compagnia dei miei pensieri,<br />
belli o brutti che siano. E poi,<br />
sei sola anche tu, no?”.<br />
“No, signor pescecane. Io mi<br />
muovo, incontro altri pesci,<br />
piccoli come me o grandi<br />
come lei, sguscio tra le reti e<br />
tra le mani di colori che cercano<br />
di afferrarmi, nuoto per i<br />
fondali e quando c’è bassa<br />
marea affioro… non l’avrei<br />
mai conosciuta, se non avessi<br />
amato esplorare nuove<br />
strade!”.<br />
Il pescecane rispose: “Se a te<br />
piace questo tipo di vita fa<br />
pure, pulce. Io amo quest’acqua<br />
tranquilla, che è sempre<br />
uguale e sempre diverso, fare<br />
piccole sortite per vedere<br />
cosa c’è e tornare al mio<br />
posto, sapere dove metto le
pinne, aspettare che i pesci –<br />
o le sardine, come te – mi<br />
vengano incontro e mi sfamino…”.<br />
Non aveva finito di enumerare<br />
i vantaggi dello star fermi,<br />
quando il suo muso si contrasse<br />
in un’espressione di<br />
dolore.<br />
“Ahi… la mia ernia” disse.<br />
“Ma come” – esclamò la sardina<br />
– “lei dovrebbe essere<br />
immune da tutti i mali!”.<br />
“Eh, dici bene tu” – rispose il<br />
pescecane – “vorrei vedere<br />
te, a portare in giro una mole<br />
come la mia!”.<br />
“Ma lei non la porta in giro,<br />
poco fa ha detto che sta<br />
fermo per la maggior parte<br />
del suo tempo, no?”.<br />
“Si, ma che c’entra, il peso è<br />
quello che è, le responsabilità<br />
pure …”.<br />
A questo punto la sardina gli<br />
andò vicina, e divenne più<br />
argentea per il desiderio di<br />
piacergli di più.<br />
“Hai visto, vecchio mio? non<br />
ti serve sguazzare sempre<br />
nella stessa acqua, se questo<br />
non può evitarti i dolori<br />
43<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
della vita. Meglio guizzare in<br />
tutti i mari, e scoprire come<br />
sono gli altri, e soffrire se è il<br />
caso, ma vivere!”.<br />
E, così dicendo, diede un<br />
bacio su una squama del<br />
vecchio pesce.<br />
Questi, alle prese con una<br />
sensazione sin’ora sconosciuta,<br />
dap<strong>prima</strong> si <strong>imp</strong>orporò,<br />
poi si r<strong>imp</strong>icciolì poco a<br />
poco, fino a diventare egli<br />
stesso una sardina, grigio–<br />
azzurra e baluginante, che<br />
insieme alla sua compagna<br />
andò via, guizzando nel mare<br />
profondo, incontro alla vita.
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
IL PROGETTO<br />
“GENOMA UMANO”<br />
TRATTO DA<br />
RP NEWS - RPF OF SOTH AFRICA<br />
Il recente annuncio del completamento,<br />
cinque anni <strong>prima</strong> del<br />
previsto, di una grande parte del<br />
progetto “Genoma umano” ha<br />
evidenziato la grande attività<br />
nonché i grandi progressi raggiunti<br />
nella genetica.<br />
Al Congresso di Toronto molti<br />
oratori hanno positivamente rimarcato<br />
che la più parte delle<br />
conoscenze sono frutto delle<br />
ricerche compiute negli ultimi<br />
dieci anni: la clonazione dei geni<br />
Consigli per<br />
gli acquisti<br />
Elena Pagani,<br />
pittrice palermitana<br />
da sempre attenta al mondo<br />
dell’handicap e grande<br />
sostenitrice dell’A.R.I.S.<br />
Per informazioni su mostre e<br />
quadri dell’artista, contattare la<br />
redazione<br />
44<br />
▲<br />
è oramai notizia che non sorprende<br />
più e secondo il Prof.<br />
Alan Bird nel giro di tre o cinque<br />
anni al massimo si arriverà a clonare<br />
oltre il 95 per cento dei geni<br />
responsabili delle degenerazioni<br />
retiniche.<br />
Anche se tutto questo parrebbe<br />
indirizzare le ricerche verso la<br />
struttura e la funzione delle proteine,<br />
ciò non significa che con lo<br />
spostamento dalla genomina alla<br />
proteomica sia terminato il lavoro<br />
della genetica. Ci vorranno ancora<br />
molti decenni di lavoro sul particolare,<br />
anche se è già cominciata<br />
– altro dettaglio confortante<br />
emesso dal Congresso – la raccolta<br />
dei dati delle conoscenze<br />
sulle proteine su Internet.<br />
Elena<br />
news<br />
Pagani<br />
▲
Pubblicità<br />
da definire
EUROSIGHT 2002<br />
LOW VISION CONFERENCE<br />
CONFERENZA INTERNAZIONALE DI <strong>IPOVISIONE</strong><br />
STRESA<br />
2002<br />
ITALY<br />
E U R O S I G H T <br />
9-10 Marzo 2002<br />
Stresa (VB) - Lago Maggiore<br />
LA SFIDA DELLA RIABILITAZIONE VISIVA<br />
NELLA PRIMA INFANZIA<br />
La Fondazione Robert Hollman di Cannero Riviera e il Centro di<br />
Ipovione dell’ospedale di Circolo di Varese organizzano la “Conferenza<br />
Internazionale di Ipovisione Eurosight 2002”. Lo scopo di questo incontro<br />
è di rendere nota la situazione attuale nel campo della Riabilitazione<br />
Visiva nell’Intervento Precoce in Europa, Canada e Stati Uniti, promuovendo<br />
uno scambio di informazioni e di collaborazioni tra specialisti<br />
a livello internazionale. Inoltre offre opportunità di fare incontrare<br />
professionisti di settore differente interessati all’intervento precoce in<br />
bambini con deficit visivo e/o pluriminorazione.<br />
Argomenti principali:<br />
Epidemiologia Riabilitazione<br />
Inquadramento Diagnostico Funzionale Studi Sperimentali<br />
Tassa di iscrizione: € 186 (IVA inclusa).<br />
Per ulteriori informazioni si prega contattare:<br />
Fondazione Robert Hollman<br />
Centro di Intervento Precoce per Bambini con Deficit Visivo<br />
Via Oddone Clerici, 6 - 28821 Cannero Riviera (VB) - Italia<br />
Tel. 0323 788485 - Fax 0323 788198<br />
e-mail: info@fondazionehollman.it - www.fondazionehollman.it
Per ricevere<br />
gratuitamente<br />
<strong>IPOVISIONE</strong><br />
SCIENZA, INFORMAZIONE, CULTURA E MERCATO<br />
basta iscriversi all’A.R.I.S.<br />
Costa soltanto 25,00 €<br />
da versare tramite<br />
bollettino di c.c.p.<br />
(vedi fax simile)<br />
e da diritto ad usufruire<br />
di tutti i servizi offerti,<br />
intestato a:<br />
A.R.I.S.<br />
Associazione dei Retinopatici<br />
ed Ipovedenti Siciliani<br />
via P.pe di Belmonte, 11<br />
90139 Palermo ITALIA<br />
Tel. 091.584395<br />
Fax 091.6121096<br />
aris.sicilia@mclink.it<br />
CONTI CORRENTI POSTALI - Ricevuta di Versamento BancoPosta CONTI CORRENTI POSTALI - Ricevuta di Accredito BancoPosta<br />
00596908 € 25,00 €<br />
venticinque,00<br />
<strong>imp</strong>orto in lettere<br />
ASSOCIAZIONE DEI RETINOPATICI ED IPOVEDENTI SICILIANI<br />
VIA P.PE DI BELMONTE, 11 - 90139 PALERMO<br />
FAX SIMILE DI CONTO CORRENTE POSTALE<br />
BOLLO DELL’UFF. POSTALE<br />
▲<br />
TD 123<br />
BOLLO DELL’UFF. POSTALE<br />
codice bancoposta<br />
<strong>imp</strong>orto in lettere<br />
IMPORTANTE: NON SCRIVERE NELLA ZONA SOTTOSTANTE<br />
<strong>imp</strong>orto in euro numero conto id<br />
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