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Relazione Piano Faunistico 2012_02 - Provincia di Varese

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Analisi del territorio<br />

2. ANALISI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE, AMBIENTALE E<br />

FAUNISTICO-VENATORIA PROVINCIALE<br />

Di seguito viene presentata una caratterizzazione della situazione<br />

territoriale, ambientale e faunistico-venatoria del territorio provinciale.<br />

Tale caratterizzazione è desunta, per quanto in particolare concerne la<br />

descrizione degli aspetti territoriali e ambientali dagli elaborati dei precedenti<br />

Piani <strong>Faunistico</strong>-Venatori (Zilio, 1993; <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio 1999-<br />

2003; <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio 2004-2008), sino, in particolare, ai<br />

contenuti del lavoro <strong>di</strong> Tosi e Zilio (20<strong>02</strong>) “Conoscenza delle risorse<br />

ambientali della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>”, frutto <strong>di</strong> un progetto sviluppato<br />

me<strong>di</strong>ante la collaborazione tra la <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e l’Università degli Stu<strong>di</strong><br />

dell’Insubria, che ha visto la realizzazione <strong>di</strong> un archivio, denominato SIT-<br />

FAUNA, dei principali valori riguardanti la fauna, la flora e la vegetazione del<br />

territorio provinciale. Apporti sono stati forniti anche dal <strong>Piano</strong> Territoriale <strong>di</strong><br />

Coor<strong>di</strong>namento <strong>Provincia</strong>le e dalle indagini realizzate per la redazione dei<br />

Piani <strong>di</strong> Gestione dei siti Natura 2000 presenti sul territorio provinciale. Per<br />

quanto concerne le conoscenze sul popolamento <strong>di</strong> Ungulati presente sul<br />

territorio provinciale, si è fatto riferimento ai risultati del progetto promosso<br />

dalla <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> “Conoscenza, gestione e valorizzazione del<br />

popolamento <strong>di</strong> Ungulati selvatici in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>”, sviluppato in due<br />

fasi (Tosi et al., 2008 e 2010), e basato sull’avvio <strong>di</strong> un processo conoscitivo<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>o-lungo termine finalizzato migliorare a ad incrementare le<br />

conoscenze sul popolamento <strong>di</strong> Ungulati, in<strong>di</strong>spensabile per una corretta<br />

gestione faunistico venatoria <strong>di</strong> tale patrimonio del territorio provinciale.<br />

Le informazioni relative alla componente avifaunistica del territorio<br />

provinciale sono state desunte dall’Atlante Ornitologico Georeferenziato della<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007), un progetto <strong>di</strong> monitoraggio<br />

faunistico delle specie <strong>di</strong> uccelli ni<strong>di</strong>ficanti realizzato nel triennio 2003-2005 e<br />

<strong>di</strong> archiviazione informatica <strong>di</strong> dati georeferenziati.<br />

Integrazioni ed aggiornamenti hanno riguardato soprattutto l’analisi del<br />

quadro faunistico, realizzato sia in base alle sopracitate fonti sia in base<br />

all’acquisizione <strong>di</strong> nuovi dati, sia primari sia secondari, condotta nell’ambito<br />

della redazione del presente <strong>Piano</strong>.<br />

Del tutto originale risulta la definizione del Territorio Agro Silvo Pastorale<br />

(TASP) così come il quadro dell’organizzazione faunistico–venatoria del<br />

9


10<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

territorio provinciale, degli interventi <strong>di</strong> riqualificazione faunistica e<br />

ambientale e dei danni causati dalla fauna.<br />

Le informazioni, i dati e le cartografie fanno riferimento all’assetto<br />

attualmente in corso nel territorio provinciale, per quanto riguarda la<br />

gestione faunistico-venatoria.<br />

2.1. ASPETTI TERRITORIALI E AMBIENTALI<br />

2.1.1 GEOGRAFIA<br />

La <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è situata nella porzione nord-occidentale della<br />

Regione Lombar<strong>di</strong>a e si estende su una superficie <strong>di</strong> 1200 km2. A nord-est<br />

confina con il Canton Ticino (Svizzera), a est con la <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Como, a sud<br />

con la <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Milano e a ovest con il Fiume Ticino e con il Lago<br />

Maggiore, che la separano dalla Regione Piemonte, in particolare dalle<br />

province <strong>di</strong> Novara e <strong>di</strong> Verbania Cusio-Ossola. Nel territorio provinciale sono<br />

in<strong>di</strong>viduabili tre fasce altimetriche che si susseguono procedendo da nord<br />

verso sud:<br />

• la porzione montana, formata da rilievi superiori ai 600 m s.l.m., si<br />

estende tra <strong>Varese</strong> e Laveno fino al confine svizzero; occupa il 32% del<br />

territorio;<br />

• la fascia collinare (altitu<strong>di</strong>ne compresa tra i 200 m s.l.m. e i 600 m<br />

s.l.m.), che occupa la zona centrale della provincia e costituisce il 46%<br />

del territorio;<br />

• la zona pianeggiante (altitu<strong>di</strong>ne inferiore ai 200 m s.l.m.), che si estende<br />

dall'estremo sud della provincia terminando approssimativamente<br />

all'altezza dei comuni <strong>di</strong> Lonate Pozzolo, Gallarate e Saronno; rappresenta<br />

il 22% del territorio provinciale.<br />

2.1.2 CLIMA<br />

Il clima lombardo mostra caratteristiche tipicamente continentali con ampie<br />

escursioni termiche, limitate precipitazioni e scarsa umi<strong>di</strong>tà, nonostante le<br />

varie zone presentino marcate <strong>di</strong>fferenze locali.<br />

Nella <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, il clima risulta principalmente influenzato da due<br />

fattori identificabili nella <strong>di</strong>sposizione trasversale della catena alpina a nord,<br />

che agisce da barriera per le correnti fredde provenienti dalle regioni<br />

settentrionali e che trattiene le correnti calde meri<strong>di</strong>onali, e nella presenza<br />

dei numerosi bacini lacustri che rilasciano energia termica. Questi due fattori<br />

concorrono a determinare un clima caratterizzato da temperature<br />

relativamente miti, piovosità me<strong>di</strong>a e basse escursioni termiche.<br />

Il clima varia gradualmente procedendo da sud verso nord. La zona montana<br />

è caratterizzata da temperature me<strong>di</strong>e annuali più basse (8-9°C) e da


Analisi del territorio<br />

precipitazioni più abbondanti, con una me<strong>di</strong>a annua <strong>di</strong> 2000 mm. La zona<br />

pianeggiante presenta elevate escursioni termiche annuali e <strong>di</strong>urne,<br />

temperature annuali più elevate (11-12°C), estati calde e asciutte e<br />

numerosi giorni <strong>di</strong> nebbia.<br />

In tutta la provincia il mese più caldo è luglio, mentre quello più freddo è<br />

gennaio. La zona caratterizzata da maggiori precipitazioni risulta il versante<br />

settentrionale del Monte del Campo dei Fiori.<br />

2.1.3 GEOMORFOLOGIA<br />

Il territorio provinciale è costituito da un basamento cristallino, con<br />

copertura vulcanose<strong>di</strong>mentaria, modellatosi durante l'era Quaternaria ad<br />

opera <strong>di</strong> quattro eventi glaciali (Gunz, Mindel, Riss, Würm), che crearono<br />

paesaggi <strong>di</strong>fferenti nelle tre fasce altimetriche della provincia.<br />

La porzione montana risulta caratterizzata da vulcaniti formatesi durante i<br />

processi orogenetici alpini e da formazioni calcaree <strong>di</strong> scogliera. In<br />

particolare, all'interno <strong>di</strong> questa porzione, i solchi della Valle del Tresa, della<br />

Valcuvia e della Val Ceresio delimitano quattro aree <strong>di</strong>verse sotto il profilo<br />

geologico:<br />

• una zolla micascistosa dell' Alto Luinese, situata tra Pino Lago Maggiore e<br />

la Valle del Tresa;<br />

• una zolla cristallino-calcarea-dolomitica in Valtravaglia, affacciata sul Lago<br />

Maggiore, delimitata a sud dal Torrente Boesio e a nord dal Torrente<br />

Margorabbia;<br />

• una zolla cristallino-porfirico-calcarea-dolomitica, compresa tra la<br />

Valcuvia, la Valle del Tresa, il Lago <strong>di</strong> Lugano, la Valle <strong>di</strong> Arcisate e il Lago<br />

<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>;<br />

• una zolla porfirico-calcareo-dolomitica tipica dell'Orsa <strong>di</strong> Pravello, nella<br />

parte orientale.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista morfologico, la parte più settentrionale della zona<br />

montana è<br />

rappresentata dal gruppo dei monti Paglione e Cadrigna; il solco della Val<br />

Veddasca, sul cui fondo scorre il Torrente Giona, separa questo gruppo<br />

montuoso dal Monte Lema (1622 m s.l.m.), che costituisce la cima più<br />

elevata della provincia. A sud del gruppo del Monte Lema scorre il Fiume<br />

Tresa, che <strong>di</strong>vide la zolla cristallina dalle porfiriti e dai calcari che<br />

compongono i restanti gruppi montuosi. In particolare, nella restante zona<br />

montuosa si <strong>di</strong>stingue il solco della Valtravaglia, così denominata sino a<br />

Cassano, ma che da qui prende il nome <strong>di</strong> Valcuvia sino a Laveno. Tale solco<br />

è percorso in <strong>di</strong>rezione sud-nord dal Torrente Margorabbia, mentre in<br />

<strong>di</strong>rezione nord-sud dal Torrente Boesio. Il solco della Valtravaglia-Valcuvia<br />

separa nettamente un triangolo montuoso formato dai Pizzoni <strong>di</strong> Laveno<br />

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12<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

(1203 m s.l.m.), Sasso del Ferro (1062 m s.l.m.), Monte Nudo (1235 m<br />

s.l.m.), Monte della Colonna (1203 m s.l.m.), Monte Pian Nave (1037 m<br />

s.l.m.) e Monte San Martino (1087 m s.l.m.).<br />

In destra orografica della Valcuvia sorge il massiccio del Campo dei Fiori<br />

(1227 m s.l.m.) che, allungato in senso est-ovest, definisce il confine tra la<br />

zona montana della provincia e la zona collinare dei laghi; alle spalle <strong>di</strong> esso<br />

si estende la Valle del Brinzio, in cui scorre il Torrente Rancina il quale,<br />

giunto in Valcuvia, si unisce al Margorabbia, percorrendo quin<strong>di</strong> la<br />

Valtravaglia. A est della Valle del Brinzio sorge il massiccio del Monte<br />

Chiusarella (912 m s.l.m.) e del Monte Martica (1032 m s.l.m.).<br />

Le pen<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> quest'ultimo gruppo formano in parte la sinistra orografica della<br />

Valganna; questa valle si estende verso sud, percorsa da un ramo del Fiume<br />

Olona (l'altro ramo nasce a sud della Valle del Brinzio, poco sopra La Rasa),<br />

mentre nella porzione settentrionale, dove scorre il Margorabbia, si <strong>di</strong>vide<br />

verso ovest, all'altezza <strong>di</strong> Ghirla e in <strong>di</strong>rezione est nella Val Marchirolo; infine<br />

il Torrente Margorabbia, nei pressi <strong>di</strong> Cunardo, procedendo verso Ferrera, si<br />

infiltra in subalveo per un tratto <strong>di</strong> circa un chilometro, dando luogo alla<br />

formazione <strong>di</strong> due caverne.<br />

La Valtravaglia e la Val Marchirolo, con la Valle del Tresa, isolano il gruppo<br />

montuoso dei Sette Termini (972 m s.l.m.), Monte Mezzano (922 m s.l.m.) e<br />

Monte La Nave (988 m s.l.m.).<br />

La catena dei monti Monarco (858 m s.l.m.), Rho <strong>di</strong> Arcisate (938 m s.l.m.),<br />

Minisfreddo (1042 m s.l.m.), Piambello (1129 m s.l.m.) e Marzio (880 m<br />

s.l.m.), <strong>di</strong>vide infine la Valganna dalla Valceresio, la valle più occidentale<br />

della provincia, che comprende il lago omonimo (Ceresio) e il gruppo del<br />

Monte Orsa (998 m s.l.m.), Poncione d'Arzo (1015 m s.l.m.) e Monte S. Elia<br />

(678 m s.l.m.).<br />

A sud della zona montuosa è rinvenibile un'estesa fascia costituita da<br />

terrazzi fluvioglaciali e da colline <strong>di</strong> origine morenica. Tale fascia, che<br />

rappresenta la regione collinare, risulta geologicamente costituita da due<br />

strisce longitu<strong>di</strong>nali:<br />

• una zona occidentale mo<strong>di</strong>ficata dagli ultimi ghiacciai, che scavarono le<br />

cuvette dei laghi <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, <strong>di</strong> Comabbio, <strong>di</strong> Monate e <strong>di</strong> Biandronno; i<br />

ghiacciai, inoltre, determinarono la deposizione <strong>di</strong> numerose colline<br />

moreniche <strong>di</strong>sposte ad anfiteatro verso i laghi e intervallate da ripiani<br />

torbosi e vallette intermoreniche;<br />

• una zona orientale, non interessata dagli effetti dell'ultima glaciazione, in<br />

cui si trovano pianori alluvionali terrazzati, su cui poggiano cerchie<br />

moreniche prewurmiane e alcuni dossi rocciosi mesocenozoici coperti <strong>di</strong><br />

materiali quaternari <strong>di</strong> trasporto; questa zona è riconoscibile nell'altipiano<br />

che si estende lungo la Valle dell'Olona e dell'Arno.<br />

Infine, la parte più meri<strong>di</strong>onale del territorio provinciale risulta costituita<br />

dalla fascia pianeggiante che degrada lentamente verso Milano. Questa zona


Analisi del territorio<br />

è caratterizzata da un fondo <strong>di</strong> ghiaie alluvionali deposte durante il<br />

quaternario antico dai fiumi Ticino e Olona, coperto da coni <strong>di</strong> deiezioni<br />

incastrati gli uni negli altri e separati da gra<strong>di</strong>ni.<br />

2.1.4 IDROLOGIA E IDROGRAFIA<br />

Nel territorio varesino coesistono quattro bacini idrografici principali:<br />

• il bacino del Lago Maggiore;<br />

• il bacino del Fiume Ticino;<br />

• il bacino del Fiume Olona;<br />

• il bacino del Lago <strong>di</strong> Biandronno.<br />

Fatta eccezione per il bacino del Lago <strong>di</strong> Biandronno, che risulta chiuso e<br />

limitato dai circostanti terreni paludosi, gli altri si collegano al Fiume Po.<br />

Il bacino del Lago Maggiore è il più esteso della provincia: ad esso fanno<br />

capo circa 30 bacini secondari, i più importanti dei quali sono quello del Lago<br />

<strong>di</strong> Lugano, del Fiume Tresa, del Torrente Margorabbia, del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e<br />

del Torrente Giona.<br />

Tra i corpi d'acqua che risultano compresi nel bacino idrografico del Verbano<br />

vi sono, inoltre, il Lago <strong>di</strong> Monate e il relativo emissario Torrente<br />

Acquanegra, il Lago Delio (serbatoio <strong>di</strong> una centrale idroelettrica) e il<br />

Torrente Molinera nell'Alto Luinese, il Torrente Boesio che percorre la<br />

Valcuvia.<br />

Il bacino del Fiume Ticino raccoglie le acque della zona nord-occidentale<br />

della provincia.<br />

Nel Ticino, che nasce in Svizzera, al Passo della Novena (2440 m s.l.m.) sul<br />

massiccio del San Gottardo, e che sfocia nel Po nei pressi <strong>di</strong> Pavia, si<br />

immettono, dopo Sesto Calende, i torrenti Strona, Arno, Rile e Tenore.<br />

Il bacino del Fiume Olona risulta piuttosto esteso e attraversa numerose<br />

province. In territorio varesino percorre 37 km. L'Olona nasce a nord <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong>, dalla confluenza <strong>di</strong> due corsi d'acqua provenienti uno dalla Rasa e<br />

uno dalla Valganna (località Miniere). Il fiume si <strong>di</strong>rige verso sud e nei pressi<br />

<strong>di</strong> Legnano piega a est. Il principale tributario <strong>di</strong> destra è il Torrente Vellone,<br />

che scende dal Monte Tre Croci, attraversa <strong>Varese</strong> in subalveo e sfocia<br />

nell'Olona nei pressi del cimitero <strong>di</strong> Belforte. Poco più a monte sfocia<br />

l'affluente <strong>di</strong> sinistra, il Torrente Bevera, che prende origine dalle zone <strong>di</strong><br />

Viggiù e Cantello.<br />

2.1.5 VEGETAZIONE<br />

La struttura della vegetazione ricalca grosso modo la sud<strong>di</strong>visione in tre<br />

fasce del territorio già evidenziata in precedenza.<br />

13


14<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

2.1.5.1. LA VEGETAZIONE PLANIZIALE<br />

Occupa la maggior parte territorio meri<strong>di</strong>onale del varesotto e corrisponde<br />

agli affioramenti dei depositi alluvionali, fluviali e fluvioglaciali. La<br />

vegetazione potenziale è rappresentata da Querceti a farnia (Quercus robur)<br />

e da Querco-Carpineti; tuttavia, boschi naturali possono presentare elementi<br />

pionieri, quali la betulla (Betulla pendula) e il pino silvestre (Pinus<br />

sylvestris), in relazione alle caratteristiche «<strong>di</strong>fficili» del substrato. Negli<br />

avvallamenti con suoli limoso-argillosi e lungo i corsi d’acqua, i Querceti a<br />

farnia possono ospitare l’olmo campestre (Ulmus minor) e l’ontano nero<br />

(Alnus glutinosa). La porzione <strong>di</strong> pianura compresa tra il corso dell'Arno e la<br />

Valle del Ticino mostra caratteristiche peculiari, dovute alla particolare<br />

grossolanità del substrato. Questo ambiente conserva ancora oggi lembi <strong>di</strong><br />

brughiere pedemontane relitte come quella del Gaggio presso l’abitato <strong>di</strong><br />

Lonate Pozzolo.Lungo l’asta del Ticino e dell'Olona si sviluppa inoltre una<br />

vegetazione <strong>di</strong> ripa, legasta all’acqua. La vegetazione potenziale naturale <strong>di</strong><br />

questi ambienti è, in primo luogo, rappresentata da tutti gli sta<strong>di</strong> della<br />

successione fluviale quali Saliceti arbustivi a salice bianco (Salix alba) e da<br />

vegetazioni palustri <strong>di</strong> lanca nei tratti più ampi delle valli. Particolarmente<br />

interessanti sono gli habitat delle scarpate incise nel Ceppo e quelli dei<br />

terrazzi antichi sopraelevati rispetto all'attuale livello delle piene. Questi<br />

ultimi possono ospitare un mosaico <strong>di</strong> formazioni naturalisticamente molto<br />

interessanti, quali prati magri, brughiere e Querceti xerofili.<br />

2.1.5.2. IL SETTORE COLLINARE<br />

Questo settore è compreso tra la linea precedente e quella che da Laveno<br />

segue il corso del Boesio, le pen<strong>di</strong>ci orientali meri<strong>di</strong>onali del Campo dei Fiori,<br />

del Chiusarella, del Monte Monarco e del Monte Orsa . È costituito<br />

prevalentemente da colline moreniche e dai primi rilievi in rocce<br />

carbonatiche, ma comprende anche i laghi intermorenici (<strong>Varese</strong>, Comabbio<br />

e Monate) e le sponde basse della parte meri<strong>di</strong>onale del Lago Maggiore.<br />

I terrazzi ferrettizzati. Questo ambiente vegetazionale particolare è presente<br />

in sole due porzioni del territorio provinciale, una a est <strong>di</strong> Tradate e<br />

Venegono, facente parte <strong>di</strong> un terrazzo più vasto (Appiano-Tradate) e l'altra<br />

costituente un terrazzo dalla forma articolata, compreso tra l'Olona e l'Arno.<br />

Si <strong>di</strong>stingue per il grado <strong>di</strong> povertà e aci<strong>di</strong>tà dei suoli argillosi dovuti<br />

all'alterazione profonda (ferrettizzazione) dei depositi fluviogliaciali del<br />

Pleistocene. La vegetazione naturale potenziale è rappresentata da boschi<br />

acidofili <strong>di</strong> farnia e rovere (Quercus petraea), spesso accompagnati da<br />

betulla e pino silvestre. I terrazzi antichi rappresentano anche l'habitat per<br />

formazioni <strong>di</strong> brughiera (cespuglieti e boschi chiari), che <strong>di</strong>fferiscono da<br />

quelle dell'ambiente planiziale, prossimo alla Valle del Ticino, per il<br />

contributo dato da specie dei prati umi<strong>di</strong> e torbosi. Gli avvallamenti profon<strong>di</strong>


Analisi del territorio<br />

dei terrazzi possono ospitare lembi <strong>di</strong> boschi mesofili e igrofili (Querco-<br />

Carpineti e Querco-Ulmeti).<br />

Le colline moreniche. Si tratta <strong>di</strong> basse colline, formate da soli depositi<br />

morenici, che occupano la parte più meri<strong>di</strong>onale e occidentale del settore<br />

collinare, mentre una seconda fascia <strong>di</strong> colline, che dal Lago Maggiore<br />

(Angera) attraversa tutta la provincia a sud del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> fino a est del<br />

corso dell'Olona (Malnate), è costituita da un nucleo centrale <strong>di</strong> gonfolite<br />

affiorante. Dal punto <strong>di</strong> vista della vegetazione potenziale, le formazioni <strong>di</strong><br />

riferimento non si <strong>di</strong>scostano molto dai boschi planiziali. Le colline moreniche<br />

dovrebbero ospitare Querceti meso-acidofili con farnia, rovere, carpino<br />

bianco (Carpinus betulus) e ciliegio selvatico (Prunus avium). Tuttavia,<br />

l'ambiente collinare, più fresco, favorisce la <strong>di</strong>ffusione nel sottobosco del<br />

mirtillo nero (Vaccinium myrtillus). Le sommità delle colline, specie se con<br />

affioramenti <strong>di</strong> gonfolite, si caratterizzano per la massiccia presenza del pino<br />

silvestre.<br />

Gli affioramenti <strong>di</strong> rocce se<strong>di</strong>mentarie. Nella parte nord occidentale del<br />

settore, a nord della linea Ranco-Cadrezzate-Galliate Lombardo-Capolago-<br />

<strong>Varese</strong>, iniziano ad affiorare rocce se<strong>di</strong>mentarie che danno origine a modesti<br />

rilievi, spesso contornati da depositi morenici. L'ambiente ha caratteri <strong>di</strong><br />

transizione e include colline in roccia affiorante (Sangiano 521 m), in roccia<br />

e depositi morenici (Besozzo), oppure affioramenti se<strong>di</strong>mentari <strong>di</strong>spersi in<br />

vasti depositi morenici, come quelli compresi tra il Campo dei Fiori e il Lago<br />

<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. La vegetazione potenziale è costituita da Querceti e boschi misti<br />

del tutto simili ai precedenti sui depositi morenici. Sulle colline in roccia i<br />

Querceti dovrebbero invece mostrare una composizione floristica più ricca,<br />

anche nello strato arboreo, che dovrebbe ospitare elementi dei boschi misti e<br />

dei Querceti termofili quali il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’orniello<br />

(Fraxinus ornus), la roverella (Quercus pubescens), ecc. Le colline in rocce<br />

se<strong>di</strong>mentarie possono anche ospitare prati magri e arbusteti xerofili su<br />

ciglioni e rotture <strong>di</strong> pen<strong>di</strong>o.<br />

2.1.5.3. I RILIEVI DEL SETTORE MONTANO<br />

Il settore montano occupa la parte più settentrionale della provincia, ed è<br />

caratterizzato da rilievi <strong>di</strong> una certa altezza e da rocce affioranti in posto. La<br />

morfologia è stata in gran parte influenzata dai gran<strong>di</strong> ghiacciai quaternari,<br />

per cui il rilievo è costituito da montagne separate tra loro da bassi valichi o,<br />

ad<strong>di</strong>rittura, da valli che si intersecano. Le rocce se<strong>di</strong>mentarie prevalgono nei<br />

gruppi montuosi meri<strong>di</strong>onali (Orsa-Pravello, Campo dei Fiori e La Nave/Sasso<br />

del Ferro), mentre i substrati silicei ignei e metamorfici in quelli più<br />

settentrionali (Cadrigna-Paglione, Monte Lema e Sette Termini). Nei gruppi<br />

interme<strong>di</strong> (Mondonico, Martica e Piambello-Monarco) coesistono rilievi <strong>di</strong><br />

rocce se<strong>di</strong>mentarie e <strong>di</strong> rocce silicee ignee, costituite soprattutto da porfi<strong>di</strong><br />

rosa.<br />

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16<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

La vegetazione è costituita soprattutto da faggete che nella parte superiore<br />

sfumano verso praterie a nardo, sui rilievi maggiori, che ospitano nella loro<br />

parte sommitale anche vestigia <strong>di</strong> rodoro-vaccinieti.<br />

2.1.6 SITUAZIONE ANTROPICA<br />

2.1.6.1. AGRICOLTURA<br />

Il ruolo attuale <strong>di</strong> questo settore in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> risulta assai limitato e<br />

circoscritto: infatti le aree a maggiore potenzialità, rappresentate dalle zone<br />

<strong>di</strong> pianura, sono ormai quasi completamente urbanizzate, ad esclusione <strong>di</strong><br />

superfici marginali e/o a ridotta vocazionalità (es. alluvioni ciottolose e<br />

ghiaiose dell’alta pianura, storicamente corrispondenti alle zone <strong>di</strong><br />

brughiera). Prevalgono le colture erbacee annuali (mais soprattutto), mentre<br />

sono ormai pressoché scomparse le colture arboree specializzate (vigneti,<br />

frutteti), così anche la coltura del gelso che, sino alla prima metà del<br />

Novecento, rappresentava una nota caratteristica del paesaggio rurale.<br />

La fascia collinare, per caratteri intrinseci (morfologia, microclima) e per il<br />

minore grado <strong>di</strong> urbanizzazione, potrebbe essere maggiormente<br />

valorizzata,soprattutto attraverso la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> colture arboree<br />

specializzate (frutteti) che, attualmente, risultano assai poco rappresentate<br />

rispetto alla potenzialità del territorio. In un’ottica <strong>di</strong> qualità, chiave <strong>di</strong><br />

lettura pressoché obbligata in questo caso, sarebbe altresì opportuno<br />

privilegiare forme <strong>di</strong> agricoltura biologica, anche nell’ambito <strong>di</strong> progetti a<br />

carattere sperimentale.<br />

Dallo «Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento relativo al territorio agricolo finalizzato<br />

all’elaborazione del PTCP <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>» (settembre 2005) emerge come le aree<br />

agricole rappresentino attualmente circa il 16% del territorio provinciale, <strong>di</strong><br />

cui la maggior parte (13.700 ha, pari all’11,45%) destinate a seminativi<br />

(colture erbacee annuali) e 5.000 ha (4%) a prato stabile.<br />

L’impronta complessiva è quin<strong>di</strong> dettata principalmente da queste due<br />

tipologie d’uso, che conferiscono al paesaggio agrario la sua fisionomia. La<br />

quota più rilevante è localizzata nel settore meri<strong>di</strong>onale del territorio, a<br />

conformazione prevalentemente pianeggiante e, quin<strong>di</strong>, più favorevole alle<br />

pratiche colturali; si tratta, peraltro, delle aree maggiormente urbanizzate,<br />

quin<strong>di</strong> con maggiore penalizzazione della loro vocazione naturale.<br />

2.1.6.2. INDUSTRIA E COMMERCIO<br />

La provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> si caratterizza in senso decisamente industriale, sia in<br />

termini <strong>di</strong> destinazione d’uso dei suoli (circa il 5% della superficie territoriale<br />

complessiva) che <strong>di</strong> addetti; qui si trovano alcune delle aree <strong>di</strong> più antica<br />

industrializzazione della Lombar<strong>di</strong>a e, più in generale, del Nor<strong>di</strong>talia.<br />

Tra <strong>di</strong> esse vanno annoverate, in particolare, la Valle dell’Olona e il<br />

comprensorio «Busto Arsizio-Castellanza-Gallarate»; settori produttivi


Analisi del territorio<br />

portanti sono stati a lungo l’industria manifatturiera (tessile e meccanica in<br />

particolare), oggi ri<strong>di</strong>mensionate rispetto al passato anche se ancora<br />

ra<strong>di</strong>cate sul territorio (notevole è il ruolo svolto dalle imprese a carattere<br />

artigianale).<br />

Analogamente a quanto è avvenuto, e sta avvenendo, in molti altri<br />

comprensori industriali storici, è in atto un fenomeno <strong>di</strong> riconversione che<br />

vede, in particolare, il progressivo <strong>di</strong>ffondersi e affermarsi delle aree a<br />

destinazione commerciale che vanno sostituendo quelle produttive s.s.. Ciò<br />

rappresenta certamente, soprattutto in prospettiva, un rischio potenziale per<br />

la struttura economica provinciale; il processo <strong>di</strong> deindustrializzazione può<br />

infatti determinare problemi occupazionali e <strong>di</strong> competitività del sistema nel<br />

suo complesso. Anche in relazione alle opportunità <strong>di</strong> riqualificazione del<br />

territorio, risulterebbe vantaggioso puntare su settori a elevato contenuto<br />

tecnologico e a forte ricaduta occupazionale (specializzazione, ricerca). Tali<br />

attività possono trovare ricetto anche nell’ambito dei centri storici s.l., o<br />

comunque in strutture e<strong>di</strong>lizie con caratteristiche architettoniche <strong>di</strong> pregio, il<br />

che consentirebbe, unitamente alla trasformazione <strong>di</strong> aree <strong>di</strong>smesse in spazi<br />

<strong>di</strong> pubblica utilità (es. destinazione a verde), <strong>di</strong> decongestionare il territorio e<br />

<strong>di</strong> riqualificarlo sia paesaggisticamente che funzionalmente (utilizzo <strong>di</strong><br />

superfici relativamente ridotte a elevato valore complessivo).<br />

2.1.6.3. TURISMO<br />

La provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> ha storicamente un’importanza turistica consolidata,<br />

riferibile principalmente alla presenza del Lago Maggiore, del Lago <strong>di</strong> Lugano<br />

(anche se interessa il territorio solo per un breve tratto) e a elementi,<br />

tipologicamente <strong>di</strong>fferenziati, <strong>di</strong>stribuiti sul territorio, quali, ad esempio,<br />

centri storici (es. Castiglione Olona), ville e castelli (es. Villa Cicogna Mozzoni<br />

a Bisuschio, Villa Recalcati a <strong>Varese</strong>, Rocca <strong>di</strong> Angera), chiese e/o monasteri<br />

(es. Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Ganna, S. Caterina del Sasso), zone archeologiche (es.<br />

Castelseprio). A questi si aggiungono elementi <strong>di</strong> assoluta peculiarità, e <strong>di</strong><br />

elevato valore intrinseco, tra cui spicca il Sacro Monte <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, che è stato<br />

riconosciuto quale patrimonio artistico e ambientale dell’UNESCO.<br />

Il territorio varesino rappresenta inoltre un’area <strong>di</strong> forte transito verso la<br />

sponda piemontese del Lago Maggiore, l’Ossola e la Svizzera (es. valichi<br />

quali quelli <strong>di</strong> Giaggiolo e <strong>di</strong> Ponte Tresa). Tale ruolo potrebbe essere<br />

valorizzato attraverso la riqualificazione del territorio, in termini ambientali e<br />

paesaggistici, e il recupero <strong>di</strong> identità e <strong>di</strong> funzionalità del fitto tessuto <strong>di</strong><br />

testimonianze e persistenze storiche e naturalistiche che caratterizzano il<br />

territorio.<br />

17


18<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

2.2. DETERMINAZIONE DEL TERRITORIO AGRO-SILVO-PASTORALE<br />

Le procedure adottate per la stima del Territorio Agro-Silvo-Pastorale (TASP)<br />

soggiacciono a quanto specificato a livello <strong>di</strong> criteri normativi (Legge 11<br />

Febbraio 1992, n. 157, Legge 6 Dicembre 1991, N. 394, L. R. Lombar<strong>di</strong>a 16<br />

agosto 1993, n. 26 e Deliberazione Regione Lombar<strong>di</strong>a 16 Aprile 1993 N.<br />

34983 “Approvazione dei contenuti tecnici per la definizione delle superfici<br />

da computare ai fini del Territorio Agro-Silvo-Pastorale”). In particolare le<br />

<strong>di</strong>sposizioni previste dalla Deliberazione della Regione Lombar<strong>di</strong>a 16 Aprile<br />

1993 N. 34983 sono le uniche che in<strong>di</strong>viduino criteri oggettivi per la<br />

misurazione del TASP.<br />

La definizione <strong>di</strong> TASP, in base alla normativa vigente precedentemente<br />

citata, implica una riclassificazione dell’intera superficie planimetrica del<br />

territorio provinciale, dalla quale vanno sottratte le aree in<strong>di</strong>viduate nelle<br />

categorie <strong>di</strong> seguito specificate.<br />

1. Improduttivi <strong>di</strong> origine antropica (superfici urbanizzate): sono le aree<br />

all’interno degli ambiti urbani, le categorie <strong>di</strong> territorio non ricompresse<br />

tra quelle destinate alle coltivazioni agricole, ai pascoli, agli impianti<br />

sportivi, agli incolti, alle superfici occupate da vegetazione spontanea.<br />

Sono da considerarsi improduttive anche le superfici esterne al perimetro<br />

delle aree urbanizzate ed in<strong>di</strong>viduabili come singoli nuclei residenziali, gli<br />

impianti sportivi e ricreativi, le aree militari recintate non cartografabili.<br />

2. Improduttivi <strong>di</strong> origine antropica (opere pubbliche esistenti ed<br />

infrastrutture): sono le aree appartenenti alla rete stradale e ferroviaria,<br />

considerando la sola superficie carrozzabile. Sono inclusi anche gli<br />

svincoli, gli innesti, i parcheggi, gli aeroporti, i depuratori, le fosse per<br />

liquami, gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti e le <strong>di</strong>scariche, le<br />

centrali elettriche, le <strong>di</strong>ghe e i bacini artificiali non produttivi, le cave in<br />

attività.<br />

3. Improduttivo naturale: sono le aree appartenenti a laghi naturali e<br />

artificiali, ove la profon<strong>di</strong>tà sia superiore a 10 metri o situati ad<br />

un’altitu<strong>di</strong>ne superiore ai 2000 metri e le aree caratterizzate dalla<br />

presenza <strong>di</strong> rocce nude o ghiacciai e nevai perenni.<br />

Come per il precedente <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio <strong>Provincia</strong>le, per<br />

l’aggiornamento dei dati relativi alla superficie del TASP si è optato per<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> un Sistema Informativo Territoriale (SIT), appoggiandosi al corpo<br />

<strong>di</strong> dati informatizzati attualmente esistenti e derivanti dalla cartografia<br />

ufficiale prodotta a livello regionale.<br />

In considerazione del fatto che il TASP è in continua evoluzione, dovuta al<br />

costante incremento <strong>di</strong> urbanizzazione del territorio provinciale, è importante<br />

che in concomitanza della scadenza <strong>di</strong> ogni <strong>Piano</strong> venga effettuato un<br />

aggiornamento del calcolo delle superfici <strong>di</strong> TASP <strong>di</strong>sponibili sull’intero<br />

territorio provinciale; sarà inoltre importante anche una valutazione in


Analisi del territorio<br />

tempo reale dell’impatto delle nuove gran<strong>di</strong> opere realizzate sul territorio nei<br />

prossimi anni.<br />

2.2.1 METODOLOGIE ADOTTATE<br />

Come già anticipato nel precedente paragrafo, lo strumento utilizzato per la<br />

valutazione e la definizione delle superfici <strong>di</strong> TASP è costituito da un Sistema<br />

Informativo Territoriale (SIT). Le motivazioni che hanno condotto alla scelta<br />

<strong>di</strong> adottare questa metodologia sono <strong>di</strong> seguito illustrate:<br />

• questo approccio consente <strong>di</strong> raggiungere gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> precisione più elevati<br />

rispetto alle tecniche tra<strong>di</strong>zionali, <strong>di</strong> automatizzare quanto più possibile le<br />

operazioni <strong>di</strong> rilievo planimetrico e <strong>di</strong> integrazione dei dati cartografici,<br />

permettendo, allo stesso tempo, <strong>di</strong> definire protocolli operativi rigorosi e<br />

ripetibili;<br />

• i SIT assolvono efficacemente e in modo rigoroso alle funzioni <strong>di</strong><br />

classificazione del territorio e <strong>di</strong> calcolo delle superfici, eliminando tutte<br />

quelle problematiche dovute a errori umani, quali imprecisioni nella<br />

misurazione delle aree o il considerare più <strong>di</strong> una volta la superficie <strong>di</strong> un<br />

poligono ricadente più volte in categorie normate ai fini del calcolo della<br />

superficie agro-silvo-pastorale;<br />

• questi sistemi consentono <strong>di</strong> velocizzare le procedure <strong>di</strong> calcolo e <strong>di</strong><br />

gestire simultaneamente e in modo integrato dati <strong>di</strong> origine <strong>di</strong>fferente.<br />

Un ulteriore vantaggio derivante dall'utilizzo <strong>di</strong> un Sistema Informativo<br />

Territoriale è il fatto che gran parte delle basi cartografiche adottate sono<br />

parte della Carta Tecnica Regionale della Regione Lombar<strong>di</strong>a, e vengono<br />

attualmente fornite dalla Regione stessa in modo da essere imme<strong>di</strong>atamente<br />

utilizzabili sui più <strong>di</strong>ffusi Sistemi Informativi Territoriali, minimizzando errori<br />

o imprecisioni dovute ad esempio a <strong>di</strong>gitalizzazione manuale.<br />

Pertanto, grazie a tutte le caratteristiche sopra elencate, è risultato possibile<br />

effettuare una valutazione rigorosa del TASP.<br />

2.2.2 DEFINIZIONE DEL PROTOCOLLO DI CALCOLO<br />

Il protocollo <strong>di</strong> seguito presentato integra le <strong>di</strong>sposizioni previste ai sensi<br />

della normativa nazionale e regionale vigente con le possibilità <strong>di</strong> analisi<br />

spaziale che i Sistemi Informativi Territoriali sono in grado <strong>di</strong> offrire.<br />

La tecnica adottata è denominata "sovrapposizione topologica" (spatial<br />

overlay), e prevede le seguenti fasi operative:<br />

• scomposizione del territorio in parcelle sulla base <strong>di</strong> determinate<br />

caratteristiche fisiografiche e morfologiche;<br />

• isolamento <strong>di</strong> aree che sod<strong>di</strong>sfino precisi requisiti a seguito <strong>di</strong> successive<br />

esclusioni.<br />

19


2.2.2.1. DATI DI BASE<br />

20<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Il materiale <strong>di</strong> partenza è costituito dalla Carta <strong>di</strong> Uso del Suolo Agricolo e<br />

Forestale della Regione Lombar<strong>di</strong>a (DUSAF versione 2.1), basata<br />

sull’interpretazione delle ortofoto <strong>di</strong>gitali a colori relative ai voli del 2007.<br />

Tale carta classifica l’intero territorio regionale e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

provinciale, in base a precisi criteri, ad una risoluzione spaziale equivalente a<br />

quella <strong>di</strong> una base topografica in scala 1:10.000.<br />

Da questa cartografia si possono estrarre le informazioni relative alla<br />

<strong>di</strong>stribuzione del tessuto urbano e, in generale, alla <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong><br />

infrastrutture antropiche o delle tipologie <strong>di</strong> uso del suolo da parte dell’uomo<br />

che rendano “improduttivo” un territorio sotto il profilo agro-silvo-pastorale.<br />

A integrazione <strong>di</strong> tale base <strong>di</strong> dati, è stata presa in considerazione anche la<br />

Cartografia Tecnica Regionale Vettoriale in scala 1:10.000 (CT10) per<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> infrastrutture antropiche <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni minime (tessuto<br />

urbano puntiforme, aree estrattive puntiformi), o a sviluppo essenzialmente<br />

lineare (reti stradale e ferroviaria), non riportate o parzialmente riportate<br />

nella cartografia DUSAF.<br />

Un’ulteriore integrazione è stata ottenuta con l’utilizzo <strong>di</strong> alcuni strati<br />

informativi derivanti dal Sistema Informativo Territoriale <strong>Provincia</strong>le, a cura<br />

del settore Territorio ed Urbanistica della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, i cui metadati<br />

<strong>di</strong>mostrassero un aggiornamento più recente rispetto agli strati informativi<br />

provenienti dal portale cartografico regionale precedentemente citati.<br />

Sono stati considerati anche strati accessori corrispondenti alla<br />

perimetrazione degli Ambiti Territoriali e del Comprensorio Alpino <strong>di</strong> Caccia,<br />

in modo tale da poter scorporare le superfici per ogni ambito e/o<br />

comprensorio, nonché il confine effettivo del territorio provinciale,<br />

proveniente dal repertorio cartografico regionale ufficiale CT10.<br />

2.2.2.2. IDENTIFICAZIONE DEGLI STRATI INFORMATIVI PER LA DEFINIZIONE DEL<br />

TASP<br />

Sulla base dei criteri legislativi che definiscono il TASP è stata realizzata la<br />

prima fase <strong>di</strong> analisi che ha portato ad una riclassificazione del territorio in<br />

termini <strong>di</strong> produttivo (e quin<strong>di</strong> agro-silvo-pastorale) piuttosto che<br />

improduttivo.<br />

Successivamente sono stati identificati gli strati informativi, riportati nella<br />

seguente tabella (Tabella 2.1), contenenti gli elementi <strong>di</strong> base da escludere<br />

dalla superficie totale del territorio provinciale, per la creazione degli strati<br />

secondari utilizzati per il calcolo vero e proprio.


Analisi del territorio<br />

Tabella 2.1 - Descrizione degli elementi del territorio provinciale da<br />

escludere per il calcolo del TASP.<br />

Superfici urbanizzate<br />

Opere pubbliche esistenti e<br />

infrastrutture<br />

Idrografia<br />

Improduttivo <strong>di</strong> origine antropica<br />

Aree all'interno <strong>di</strong> ambiti urbani, definite dalla Carta<br />

<strong>di</strong> Uso del Suolo Agricolo e Forestale (DUSAF 2.1)<br />

appartenenti alle seguenti classi:<br />

111 - Tessuto urbano continuo<br />

112 - Inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong>scontinuo<br />

121 - Zone produttive ed inse<strong>di</strong>amenti <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

impianti pubblici e privati<br />

134 - Aree degradate non utilizzate e non vegetate<br />

141 – Aree ver<strong>di</strong> urbane<br />

142 – Aree sportive e ricreative.<br />

Aree appartenenti alla rete stradale, considerando la<br />

sola superficie asfaltata in base alle informazioni<br />

contenute nella classificazione della rete viaria<br />

regionale derivata dalla Carta Tecnica Regionale della<br />

Regione Lombar<strong>di</strong>a (CT10) e dalla cartografia ufficiale<br />

della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />

Aree appartenenti alla rete ferroviaria,<br />

considerando la sola superficie rotabile in base alle<br />

informazioni contenute nella classificazione della rete<br />

ferroviaria regionale derivata dalla Carta Tecnica<br />

Regionale della Regione Lombar<strong>di</strong>a (CT10).<br />

Aree definite dalla Carta <strong>di</strong> Uso del Suolo Agricolo e<br />

Forestale (DUSAF 2.1) appartenenti alle seguenti<br />

classi:<br />

122 – Reti stradali, ferroviarie e spazi accessori<br />

124 – Aeroporti ed eliporti<br />

131 – Cave<br />

132 – Discariche<br />

133 – Cantieri.<br />

Improduttivo naturale<br />

Aree appartenenti a laghi naturali e artificiali dove la<br />

profon<strong>di</strong>tà sia maggiore <strong>di</strong> 10 m, identificate<br />

me<strong>di</strong>ante ricostruzione tri<strong>di</strong>mensionale delle cuvette<br />

lacustri e successiva ricostruzione dell'isobata dei 10<br />

m.<br />

La superficie asfaltata delle strade è stata ricavata a partire dallo strato<br />

informativo lineare relativo al grafo della rete stradale, creando, su entrambi<br />

i lati <strong>di</strong> ciascun elemento lineare, una fascia (buffer) <strong>di</strong> ampiezza pari alla<br />

metà della classe <strong>di</strong> larghezza standard della carreggiata stradale, secondo<br />

le classi in<strong>di</strong>cate in tabella (Tabella 2.2), desunte da CT10.<br />

Tabella 2.2 - Classi <strong>di</strong> larghezza stradale.<br />

Classe <strong>di</strong> larghezza CT10<br />

Larghezza utilizzata per la creazione del<br />

buffer<br />

> 8 m 4,5 m<br />

6÷8 m 3,5 m<br />

3,5÷6 m 2,5 m<br />

21


22<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Allo stesso modo, anche per le ferrovie è stato generato uno strato<br />

secondario creando, su entrambi i lati <strong>di</strong> ciascun elemento lineare, un buffer<br />

<strong>di</strong> ampiezza pari alla metà della classe <strong>di</strong> larghezza della sede ferroviaria,<br />

determinata in funzione del numero <strong>di</strong> binari, secondo quanto riportato nella<br />

tabella seguente (Tabella 2.3).<br />

Tabella 2.3 - Classi <strong>di</strong> larghezza per la rete ferroviaria.<br />

Numero <strong>di</strong> binari da CT10<br />

Larghezza utilizzata per la creazione del<br />

buffer<br />

Linea a binario singolo 3 m<br />

Linea a binario doppio 5 m<br />

Linea a binario triplo 7 m<br />

Linea a binario quadruplo 9 m<br />

Non valutabile 3 m<br />

Si è altresì tenuto conto dei tratti stradali e/o ferroviari in galleria, onde non<br />

ricomprenderli nel computo generale. A tale proposito va sottolineato che<br />

tali informazioni (archi lineari in galleria) non risultano più presenti nei<br />

prodotti CT10 offerti da Regione Lombar<strong>di</strong>a: sono pertanto stati utilizzati i<br />

grafi lineari relativo al prodotto CT10 del 2003, che ancora possedeva tali<br />

informazioni, considerando <strong>di</strong> conseguenza invariato rispetto a tale epoca lo<br />

stato delle opere in galleria attualmente presenti.<br />

AI termine del processo <strong>di</strong> riclassificazione, sono state quin<strong>di</strong> scorporate dal<br />

territorio provinciale tutte quelle aree che, secondo i criteri sopra descritti,<br />

non sod<strong>di</strong>sfano la definizione <strong>di</strong> TASP. Il restante territorio, pertanto, è stato<br />

considerato interamente come TASP.<br />

2.2.2.3. CALCOLO DELLE SUPERFICI<br />

Gli strati approntati me<strong>di</strong>ante le procedure sopra esposte sono stati uniti<br />

me<strong>di</strong>ante tecniche <strong>di</strong> polygon overlay, preservando, in campi denominati in<br />

maniera identica al nome dello strato <strong>di</strong> origine, una variabile numerica<br />

in<strong>di</strong>catrice dell’appartenenza (valore pari a 1, 0 in caso contrario) <strong>di</strong> una<br />

data porzione <strong>di</strong> territorio a uno (o più) strati <strong>di</strong> base, a formare uno strato<br />

informativo finale (TASP_scorporo.shp), contenente tutti i possibili contributi<br />

utili al calcolo delle superfici, ed allegato alla presente relazione.<br />

Successivamente, si è proceduto alla misurazione delle superfici a partire<br />

dallo strato informativo sopra descritto, attraverso una serie <strong>di</strong> interrogazioni<br />

successive e mutuamente esclusive, effettuate sulla tabella degli attributi, i<br />

cui risultati sono stati riportati in un apposito foglio elettronico, allegato alla<br />

presente relazione.<br />

Il sistema ha restituito valori <strong>di</strong> superficie in metri, significativi alla seconda<br />

cifra decimale, successivamente trasformati in ettari e arrotondati a due cifre<br />

significative.


Analisi del territorio<br />

Tutti i calcoli <strong>di</strong> superficie sono stati effettuati in doppia precisione (64 cifre<br />

decimali significative).<br />

Inizialmente è stata valutata la superficie totale, ripartita per Ambiti<br />

Territoriali <strong>di</strong> Caccia e per il Comprensorio Alpino <strong>di</strong> Caccia.<br />

È stata quin<strong>di</strong> calcolata la superficie improduttiva ripartita in improduttivo <strong>di</strong><br />

origine antropica e improduttivo <strong>di</strong> origine naturale.<br />

È importante rilevare come le superfici occupate dalla carreggiata delle<br />

strade e dalle reti ferroviarie siano state calcolate soltanto nella porzione<br />

extraurbana, dal momento che le porzioni urbane sono già comprese negli<br />

ambiti urbani. Per quanto riguarda le superfici improduttive <strong>di</strong> origine<br />

naturale coinvolte nel calcolo della superficie improduttiva, nel territorio<br />

provinciale non sono risultate presenti:<br />

• aree caratterizzate dalla presenza <strong>di</strong> roccia nuda;<br />

• aree caratterizzate dalla presenza <strong>di</strong> ghiacciai e nevi perenni;<br />

• corpi d'acqua (naturali e artificiali) a quote superiori a 2000 m.<br />

Per quanto riguarda la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è stata pertanto considerata<br />

improduttiva la sola superficie dei laghi con profon<strong>di</strong>tà superiore a 10 m,<br />

calcolata rispetto al profilo dell'isobata dei 10 m. L'esatto andamento<br />

dell'isobata dei 10 m è stato ottenuto me<strong>di</strong>ante la ricostruzione<br />

tri<strong>di</strong>mensionale delle cuvette lacustri dei seguenti bacini: Lago Maggiore,<br />

Lago Ceresio, (limitatamente alla porzione in territorio italiano provinciale),<br />

Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Lago <strong>di</strong> Ghirla, Lago <strong>di</strong> Monate, già operato nell'ambito del<br />

progetto SIT-Fauna, e mantenuto invariato. Non sono stati considerati il<br />

laghi <strong>di</strong> Comabbio e <strong>di</strong> Biandronno, caratterizzati da profon<strong>di</strong>tà massima<br />

inferiore a 10 m, e il Lago Delio, in quanto caratterizzato da continue e<br />

irregolari variazioni <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà. La somma <strong>di</strong> tutte le superfici improduttive<br />

consente <strong>di</strong> quantificare la superficie improduttiva totale. La superficie del<br />

TASP si ottiene per <strong>di</strong>fferenza tra la superficie <strong>di</strong> tutto il territorio provinciale<br />

e la superficie improduttiva complessiva.<br />

2.2.3 RISULTATI DEL CALCOLO DEL TASP<br />

Sono <strong>di</strong> seguito presentati i risultati dei calcoli che hanno portato alla<br />

determinazione del TASP, arrotondati alla prima cifra decimale.<br />

Tabella 2.4 - Superficie totale del territorio provinciale sud<strong>di</strong>visa in unità <strong>di</strong><br />

gestione e percentuali rispetto alla superficie totale della provincia.<br />

Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />

CAC1 10075.2 8.4<br />

ATC1 40563.0 33.8<br />

ATC2 47112.1 39.2<br />

ATC3 22423.3 18.7<br />

Totale 120173.5 100.0<br />

23


24<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

2.2.3.1. SUPERFICIE IMPRODUTTIVA ANTROPICA DEL TERRITORIO PROVINCIALE<br />

Tabella 2.5 - Improduttivo <strong>di</strong> origine antropica sud<strong>di</strong>viso in unità <strong>di</strong><br />

gestione.<br />

Aree urbane e infrastrutture (comprese le infrastrutture pertinenti alle reti viarie e<br />

ferroviarie)<br />

Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />

CAC1 703.7 7<br />

ATC1 7404.3 18.3<br />

ATC2 11862.7 25.2<br />

ATC3 8584.4 38.3<br />

Totale 28555.1 23.8<br />

Se<strong>di</strong> stradali extraurbane (esclusi i tratti in galleria, viadotto e inserzioni con rete<br />

ferroviaria, comprese le infrastrutture <strong>di</strong> pertinenza)<br />

Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />

CAC1 95.0 0.9<br />

ATC1 270.6 0.7<br />

ATC2 542.0 1.2<br />

ATC3 292.0 1.3<br />

Totale 1199.6 1.0<br />

Se<strong>di</strong> ferroviarie extraurbane (esclusi tratti in galleria e viadotto, compresi tratti comuni<br />

alla rete stradale, e le infrastrutture <strong>di</strong> pertinenza)<br />

Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />

CAC1 25.6 0.3<br />

ATC1 38 0.1<br />

ATC2 132.8 0.3<br />

ATC3 96.6 0.4<br />

Totale 293 0.2<br />

NB. Le % sono calcolate rispetto alla superficie totale della relativa unità <strong>di</strong> gestione; nel caso<br />

dei totali provinciali la percentuale è calcolata rispetto alla superficie totale provinciale.<br />

2.2.3.2. SUPERFICIE IMPRODUTTIVA DI ORIGINE NATURALE DEL TERRITORIO<br />

PROVINCIALE<br />

Tabella 2.6 - Improduttivo <strong>di</strong> origine naturale sud<strong>di</strong>viso in unità <strong>di</strong><br />

gestione.<br />

Laghi naturali e artificiali a quota inferiore a 2000 m, con profon<strong>di</strong>tà superiore ai 10 m<br />

Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />

CAC1 1860.4 18.5<br />

ATC1 2798.5 6.9<br />

ATC2 3868.6 8.2<br />

ATC3 0.0 0.0<br />

Totale 8527.5 7.1


Analisi del territorio<br />

2.2.3.3. SUPERFICIE IMPRODUTTIVA COMPLESSIVA DEL TERRITORIO PROVINCIALE<br />

Tabella 2.7 - Superficie improduttiva del territorio provinciale sud<strong>di</strong>visa in<br />

unità <strong>di</strong> gestione.<br />

Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />

CAC1 2713.5 26.9<br />

ATC1 11612.1 28.6<br />

ATC2 19283.6 40.9<br />

ATC3 10561.6 47.1<br />

Totale 44170.8 36.7<br />

2.2.3.4. SUPERFICIE AGRO-SILVO-PASTORALE DEL TERRITORIO PROVINCIALE<br />

Tabella 2.8 - Superficie agro-silvo-pastorale del territorio provinciale<br />

sud<strong>di</strong>visa in unità <strong>di</strong> gestione.<br />

Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />

CAC1 7361.7 73.1<br />

ATC1 28950.8 71.4<br />

ATC2 27828.5 59.1<br />

ATC3 11861.7 52.9<br />

Totale 760<strong>02</strong>.7 63.2<br />

2.2.3.5. QUANTIFICAZIONE DEL TERRITORIO AGRO-SILVO-PASTORALE<br />

Tabella 2.9 - Sommario dei calcoli relativi alla quantificazione del territorio<br />

agro-silvo-pastorale.<br />

Superficie totale del territorio provinciale [ha]<br />

Zona Alpi 10075.2<br />

Fuori Zona Alpi 110098.3<br />

Superficie improduttiva [ha]<br />

Zona Alpi 2713.5<br />

Fuori Zona Alpi 41457.3<br />

Superficie agro-silvo-pastorale [ha]<br />

Zona Alpi 7361.7<br />

Fuori Zona Alpi 68641.0<br />

2.3. QUANTIFICAZIONE DELLA PORZIONE DI TASP DA SOTTOPORRE<br />

A TUTELA<br />

Nota la superficie totale del TASP è possibile valutarne la porzione che,<br />

secondo le normative vigenti, deve essere destinata a protezione della<br />

fauna. Infatti, ai sensi dell’articolo 13 comma 3 della L.R. 26/93 e successive<br />

25


26<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

mo<strong>di</strong>ficazioni “Il territorio agro-silvo-pastorale della regione è destinato, per<br />

una quota dal <strong>di</strong>eci al venti per cento in zona Alpi e per una quota dal venti<br />

al trenta per cento nel restante territorio, a protezione della fauna selvatica”.<br />

Al fine <strong>di</strong> definire la superficie complessiva del Territorio Agro-Silvo-Pastorale<br />

utile alla fauna protetta, è possibile scorporare le aree entro le quali<br />

l’esercizio venatorio sia precluso, in quanto già oggetto <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> tutela,<br />

considerando ex lege le seguenti casistiche, al netto delle sovrapposizioni fra<br />

istituti:<br />

• aree appartenenti al TASP comprese all’interno <strong>di</strong> Parchi Naturali<br />

Regionali (PNR) (articolo 43, comma 1, lettera b, della L.R. 26/93 e<br />

successive mo<strong>di</strong>ficazioni);<br />

• aree appartenenti al TASP comprese all’interno <strong>di</strong> Riserve Naturali (RN)<br />

(articolo 43, comma 1, lettera b, della L.R. 26/93 e successive<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni), escluse quelle ricadenti in altri istituti <strong>di</strong> tutela;<br />

• aree appartenenti al TASP comprese all’interno <strong>di</strong> Oasi <strong>di</strong> Protezione (OP)<br />

(articolo 43, comma 1, lettera c, della L.R. Lombar<strong>di</strong>a 26/93 e successive<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni);<br />

• aree appartenenti al TASP comprese all’interno <strong>di</strong> Zone <strong>di</strong> Ripopolamento<br />

e Cattura (ZRC), (articolo 43, comma 1, lettera c, della L.R. 26/93 e<br />

successive mo<strong>di</strong>ficazioni);<br />

• aree appartenenti al TASP comprese in una fascia entro i 100 metri da<br />

immobili, fabbricati e stabili a<strong>di</strong>biti ad abitazione o a posto <strong>di</strong> lavoro e nel<br />

raggio <strong>di</strong> 50 metri da vie <strong>di</strong> comunicazione ferroviaria e da strade<br />

carrozzabili extraurbane (articolo 43, comma 1, lettera e, della L.R. 26/93<br />

e successive mo<strong>di</strong>ficazioni);<br />

• aree appartenenti al TASP designate come Fon<strong>di</strong> chiusi o rustici (FCR) in<br />

base a quanto depositato presso la Regione Lombar<strong>di</strong>a ovvero presso gli<br />

uffici della <strong>Provincia</strong> (articolo 37 della L.R. 26/93 e successive<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni).<br />

2.3.1 AREE PROTETTE<br />

Nei paragrafi seguenti verrà riportata una descrizione delle <strong>di</strong>verse tipologie<br />

<strong>di</strong> aree protette presenti in <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, sud<strong>di</strong>videndole per unità <strong>di</strong><br />

gestione (CAC/ATC) e riportandone le superfici ricadenti nel Territorio Agro-<br />

Silvo-Pastorale escluso dall’esercizio venatorio. Si è fatto riferimento alle<br />

aree protette attualmente citate nel vigente <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong>-Venatorio.


2.3.1.1. PARCHI E RISERVE NATURALI<br />

Analisi del territorio<br />

Tabella 2.10 - Valori della superficie totale e agro-silvo-pastorale relativi<br />

alle aree protette del territorio provinciale (OAR.: Oasi Regionale; PLIS:<br />

Parco Locale <strong>di</strong> Interesse Sovracomunale; PNR: Parco Naturale Regionale;<br />

RNO: Riserva Naturale Orientata; RNP: Riserva Naturale Parziale).<br />

Ambito N Tipologia Denominazione<br />

Superficie<br />

totale [ha]<br />

TASP [ha]<br />

CAC1 - - -<br />

1 PNR Parco Naturale Campo dei Fiori 1536.5 1532.8<br />

2 RNO Lago <strong>di</strong> Ganna 108.2 1<strong>02</strong>.2<br />

ATC1<br />

3 RNO Paù Majur 14.8 14.8<br />

4 RNO Carècc 4.4 4.2<br />

5 RNO Monte Chiusarella 463.8 459.2<br />

6 RNO Lago <strong>di</strong> Brinzio 17.6 16.3<br />

7 RNP Campo dei Fiori 744.0 744.0<br />

Totale TASP Parchi e Riserve Naturali ATC1 1556.7<br />

8 PNR<br />

Parco Naturale della Valle del<br />

Ticino<br />

2560.4 2261.5<br />

ATC2<br />

9<br />

10<br />

RNO<br />

RNO<br />

Lago <strong>di</strong> Biandronno<br />

Palude Brabbia<br />

130.3<br />

474.6<br />

128.1<br />

451.1<br />

11 OAR Bruschera 39.0 31.4<br />

12 PLIS Alto Milanese 177.7 152.4<br />

Totale TASP Parchi e Riserve Naturali ATC2 3<strong>02</strong>4.5<br />

ATC3 13 PNR<br />

Parco Naturale della Pineta <strong>di</strong><br />

Appiano Gentile e Tradate<br />

1540.9 1494.9<br />

Totale TASP Parchi e Riserve Naturali ATC3 1494.9<br />

Totale <strong>Provincia</strong>le 6076.2<br />

Totale Zona Alpi 0.0<br />

Totale fuori Zona Alpi 6076.2<br />

2.3.1.2. OASI DI PROTEZIONE<br />

Secondo la normativa nazionale (Legge 157/92) e regionale vigente (L.R.<br />

26/93), le Oasi e le zone <strong>di</strong> protezione previste dalle <strong>di</strong>rettive 79/409/U.E. e<br />

successive mo<strong>di</strong>ficazioni “...sono destinate alla conservazione della fauna<br />

selvatica, con il fine <strong>di</strong> favorire l'inse<strong>di</strong>amento e I'irra<strong>di</strong>amento naturale delle<br />

specie stanziali e la sosta delle migratorie, nonché <strong>di</strong> preservare il flusso<br />

delle correnti migratorie...” (art. 17, comma 1 della L.R. 26/93). Pertanto, il<br />

principale fattore che dovrebbe guidare le scelte riguardanti l'istituzione <strong>di</strong><br />

questi ambiti preclusi all'attività venatoria, è in<strong>di</strong>viduabile nella qualità e<br />

nella valenza ecologica degli habitat e in tutti quegli elementi potenzialmente<br />

idonei ad offrire rifugio, riproduzione e sosta per alcune realtà faunistiche<br />

particolarmente meritevoli <strong>di</strong> conservazione.<br />

Nonostante non siano previsti vincoli alle destinazioni d'uso dei territori<br />

compresi in questi ambiti territoriali, e sebbene assolvano ad una funzione <strong>di</strong><br />

protezione della fauna selvatica limitatamente al contesto territoriale in cui<br />

27


28<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

sono collocate, se efficacemente affiancate ad strategia globale <strong>di</strong><br />

conservazione, le Oasi possono fornire un utile contributo nell'ambito <strong>di</strong> una<br />

strategia globale <strong>di</strong> conservazione.<br />

La valenza e il ruolo delle Oasi possono risultare rilevanti se esse sono ben<br />

<strong>di</strong>stribuite sul territorio in punti strategici, come, ad esempio, lungo le<br />

principali rotte migratorie, in corrispondenza <strong>di</strong> importanti valichi montani,<br />

oppure nelle aree soggette a naturale espansione degli areali <strong>di</strong> specie<br />

stanziali, che rappresentano potenziali centri <strong>di</strong> irra<strong>di</strong>amento per un cospicuo<br />

numero <strong>di</strong> popolazioni selvatiche.<br />

In questo senso, secondo quanto in<strong>di</strong>cato anche dall’Istituto Superiore per la<br />

Protezione e Ricerca Ambientale – ISPRA -, un'appropriata ubicazione delle<br />

oasi faunistiche a livello sia dei residui corpi idrici naturali, sia dei bacini<br />

appositamente creati per favorire la sosta e/o la ni<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> gruppi quali<br />

anseriformi e limicoli si presterebbe positivamente agli scopi per cui questi<br />

territori sono stati concepiti.<br />

Secondo le in<strong>di</strong>cazioni contenute nel <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong>-Venatorio della<br />

Regione Lombar<strong>di</strong>a, i criteri su cui basare I’in<strong>di</strong>viduazione delle zone protette<br />

sono i seguenti:<br />

• ambiente idoneo per la specie da proteggere e caratterizzato da<br />

un’elevata <strong>di</strong>versità ambientale;<br />

• antropizzazione scarsa, rete stradale e viabilità interna ridotta;<br />

• confini razionali, possibilmente impostati su strade o corsi d'acqua o altri<br />

elementi geografici <strong>di</strong> rilievo;<br />

• le <strong>di</strong>stanze tra le zone protette devono consentire gli scambi tra i nuclei <strong>di</strong><br />

popolazione.<br />

Da non <strong>di</strong>menticare, infine, è l'utilità delle oasi nell'ambito <strong>di</strong> programmi <strong>di</strong><br />

reintroduzione e/o ripopolamento <strong>di</strong> specie in comprensori con<br />

caratteristiche ambientali favorevoli al loro reinse<strong>di</strong>amento, così come<br />

previsto sia dalla legge 157/92 sia dalla L.R. 26/93 (art.17, comma 4).<br />

Sul territorio sono attualmente presenti 15 Oasi <strong>di</strong> Protezione, <strong>di</strong> cui una (Val<br />

Dumentina) localizzata in Zona Alpi e le restanti al <strong>di</strong> fuori della Zona Alpi.<br />

Complessivamente queste oasi ricoprono una superficie pari a 1985.4 ha <strong>di</strong><br />

TASP.<br />

Di seguito (Tabella 2.11) è presentato l'elenco delle Oasi <strong>di</strong> istituzione<br />

provinciale con le relative denominazioni e superfici.<br />

Tabella 2.11 - Oasi <strong>di</strong> Protezione istituite dall'Amministrazione <strong>Provincia</strong>le<br />

<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, con relativi valori <strong>di</strong> superficie totale e agro-silvo-pastorale.


Analisi del territorio<br />

Ambito N Denominazione Oasi<br />

Superficie tot.<br />

[ha]<br />

TASP [ha]<br />

Zona Alpi 1 Val Dumentina 249.9 246.8<br />

Totale 246.8<br />

2 Monte Nudo 211.9 211.9<br />

3 Lago <strong>di</strong> Ghirla 48.5 36.8<br />

4 Torbiera <strong>di</strong> Mombello 88.1 72<br />

5 Sacro Monte 127.2 120.9<br />

6 CCR Ispra 156.9 48.1<br />

7 Travedona Monate 121.3 71.2<br />

Fuori Zona Alpi<br />

8<br />

Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (porzione<br />

ATC1)<br />

Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (porzione<br />

ATC2)<br />

335.1<br />

354<br />

242.3<br />

206.9<br />

9 Monastero <strong>di</strong> Luvinate 86.7 28.1<br />

10 Lagozza <strong>di</strong> Besnate 9 8.7<br />

11 La Bozza 7.3 6.2<br />

12 Cascina Semprevento 421.8 392.1<br />

13 Lonate Pozzolo 339.8 263.7<br />

14 Scavi <strong>di</strong> Castelseprio 20.5 19.8<br />

15 Fontanili 9.8 9.8<br />

Totale 1738.5<br />

Totale provinciale 1985.3<br />

2.3.1.3. ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA<br />

Le Zone <strong>di</strong> Ripopolamento e Cattura (ZRC), sulla base delle <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong><br />

legge (legge 157/92, L.R. 26/93) “sono destinate alla riproduzione della<br />

fauna selvatica allo stato naturale, al suo irra<strong>di</strong>amento nelle zone circostanti<br />

ed alla cattura della medesima per l’immissione sul territorio in tempi e<br />

con<strong>di</strong>zioni utili all’ambientamento, fino alla ricostituzione ed alla<br />

stabilizzazione della densità faunistica ottimale del territorio” (art. 18,<br />

comma 1 della L.R. 26/93).<br />

Sempre ai sensi del sopraccitato articolo, le ZRC devono essere istituite in<br />

territori non destinati a coltivazioni specializzate o suscettibili <strong>di</strong> particolare<br />

danneggiamento per la rilevante concentrazione della selvaggina stessa.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> istituto riveste, pertanto, un ruolo rilevante in quanto fornisce<br />

una dotazione annua <strong>di</strong> selvaggina naturale per l'immissione sul territorio<br />

cacciabile o in altri ambiti protetti. Inoltre, esiste la possibilità <strong>di</strong> uno<br />

sfruttamento della fauna a fini venatori attraverso I'irra<strong>di</strong>amento naturale<br />

nel territorio limitrofo.<br />

Ai fini <strong>di</strong> una corretta scelta e gestione dei siti da destinare a ZRC, l’ISPRA e<br />

la Regione Lombar<strong>di</strong>a, forniscono alcune in<strong>di</strong>cazioni e suggerimenti tecnici<br />

che si possono così sintetizzare:<br />

• come riportato per le Oasi <strong>di</strong> protezione, basare l'identificazione <strong>di</strong> una<br />

Zona <strong>di</strong> Ripopolamento e Cattura sull'idoneità dell'ambiente per la specie<br />

da produrre;<br />

29


30<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

• programmare eventuali interventi mirati <strong>di</strong> ripristino ambientale al fine <strong>di</strong><br />

incrementare la capacità produttiva <strong>di</strong> questi territori;<br />

• definire i confini <strong>di</strong> queste zone con uno sviluppo quanto più lineare<br />

possibile e in coincidenza con confini naturali facilmente sorvegliabili;<br />

• valutare il possibile impatto negativo che la presenza <strong>di</strong> elevate densità<br />

faunistiche può determinare a carico delle attività agricole.<br />

Attualmente nel territorio provinciale è presente un’unica Zona <strong>di</strong><br />

Ripopolamento e Cattura, quella <strong>di</strong> Angera, presentata nella tabella seguente<br />

(Tabella 2.12).<br />

Tabella 2.12 - Zone <strong>di</strong> Ripopolamento e Cattura presenti sul territorio<br />

provinciale, con relativi valori <strong>di</strong> superficie totale e agro-silvo-pastorale e<br />

percentuali <strong>di</strong> territorio agro-silvo-pastorale tutelato.<br />

Denominazione ZRC Superficie tot. [ha] TASP [ha]<br />

Angera 186 166.5<br />

2.3.2 GENERAZIONE DEGLI STRATI INFORMATIVI PER IL CALCOLO DELLE FASCE DI<br />

RISPETTO<br />

Ai fini del calcolo delle fasce <strong>di</strong> rispetto <strong>di</strong> cui all’articolo 43, comma e, della<br />

L.R. 26/93 e successive mo<strong>di</strong>ficazioni, a partire dallo strato informativo<br />

relativo alle aree all’interno degli ambiti urbani, è stato creato uno strato<br />

secondario, generando un buffer <strong>di</strong> ampiezza pari a 100 m nell'intorno <strong>di</strong><br />

ciascun poligono urbano.<br />

A partire dallo strato relativo alle superfici asfaltate della rete viaria, è stato<br />

creato uno strato secondario generando una fascia <strong>di</strong> rispetto <strong>di</strong> ampiezza<br />

pari a 50 m nell'intorno <strong>di</strong> ciascun elemento della rete viaria.<br />

A partire dallo strato contenente le superfici rotabili, è stato creato uno<br />

strato secondario generando una fascia <strong>di</strong> rispetto <strong>di</strong> ampiezza pari a 50 m<br />

nell'intorno <strong>di</strong> ciascun elemento della rete ferroviaria.<br />

Sono stati considerati gli elementi poligonali classificati come TASP, ricadenti<br />

nelle fasce <strong>di</strong> <strong>di</strong>veto sopra descritte e all'esterno <strong>di</strong> TASP comunque già<br />

tutelato.<br />

2.3.2.1. FASCIA DI RISPETTO DI 50 M DALLE SEDI STRADALI EXTRAURBANE<br />

Tabella 2.13 - Territorio Agro-Silvo-Pastorale ricadente nelle fasce <strong>di</strong><br />

rispetto relative alla rete viaria extraurbana.<br />

Unità <strong>di</strong> gestione Superficie<br />

CAC1 698.6


Unità <strong>di</strong> gestione Superficie<br />

ATC1 1559.4<br />

ATC2 1576.2<br />

ATC3 896.5<br />

Totale 4730.68<br />

Zona Alpi 698.6<br />

Fuori Zona Alpi 4032.1<br />

Analisi del territorio<br />

2.3.2.2. FASCIA DI RISPETTO DI 50 M DALLE SEDI FERROVIARIE EXTRAURBANE<br />

Tabella 2.14 - Territorio Agro-Silvo-Pastorale ricadente nelle fasce <strong>di</strong><br />

rispetto relative alla rete ferroviaria extraurbana (esclusi i tratti in comune<br />

con se<strong>di</strong> stradali).<br />

Unità <strong>di</strong> gestione Superficie<br />

CAC1 14.3<br />

ATC1 68.3<br />

ATC2 183.2<br />

ATC3 28.6<br />

Totale 294.4<br />

Zona Alpi 14.3<br />

Fuori Zona Alpi 280.1<br />

2.3.2.3. FASCIA DI RISPETTO DI 100 M DALLE AREE URBANE<br />

Tabella 2.15 - Territorio Agro-Silvo-Pastorale ricadente nelle fasce <strong>di</strong><br />

rispetto relative alle aree urbane.<br />

Unità <strong>di</strong> gestione Superficie<br />

CAC1 971.3<br />

ATC1 6426.9<br />

ATC2 7710.3<br />

ATC3 39<strong>02</strong>.9<br />

Totale 19011.4<br />

Zona Alpi 971.3<br />

Fuori Zona Alpi 18040.1<br />

2.3.2.4. SUPERFICIE TOTALE DELLE FASCE DI RISPETTO<br />

Tabella 2.16 - Territorio Agro-Silvo-Pastorale ricadente nelle fasce <strong>di</strong><br />

rispetto, sud<strong>di</strong>viso in unità <strong>di</strong> gestione, al netto delle eventuali<br />

sovrapposizioni.<br />

Unità <strong>di</strong> gestione Superficie<br />

CAC1 1684.2<br />

ATC1 8054.6<br />

ATC2 9469.7<br />

ATC3 4828<br />

31


32<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Totale 24036.5<br />

Zona Alpi 1684.2<br />

Fuori Zona Alpi 22352.3<br />

2.3.3 CALCOLO DELLE SUPERFICI PROTETTE<br />

A partire dal valore <strong>di</strong> superficie totale <strong>di</strong> TASP è stato quin<strong>di</strong> possibile<br />

valutare l’estensione del territorio complessivamente sottoposto a tutela,<br />

comprendente:<br />

• aree ricadenti all’interno <strong>di</strong> Parchi e Riserve Naturali, tutelate per effetto<br />

<strong>di</strong> altre leggi;<br />

• aree ricadenti nelle Oasi <strong>di</strong> protezione e nelle Zone <strong>di</strong> Ripopolamento e<br />

Cattura istituite dalla <strong>Provincia</strong>;<br />

• aree ricadenti nelle fasce <strong>di</strong> rispetto.<br />

Nella seguente tabella riassuntiva (Tabella 2.17), sono presentate le<br />

superfici <strong>di</strong> TASP per le aree sottoposte a tutela e le rispettive percentuali<br />

rispetto al TASP utile alla fauna, <strong>di</strong>stinte nelle tre tipologie sopra illustrate.<br />

Tabella 2.17 - Quantificazione del TASP complessivamente sottoposto a<br />

tutela.<br />

CAC1 ATC1 ATC2 ATC3 Zona Alpi Fuori Zona Alpi<br />

ha ha ha ha ha % ha %<br />

Parchi e Riserve 0 1556.7 3<strong>02</strong>4.5 1494.9 0 6076.2<br />

Oasi e ZRC 246.8 640.1 1238.9 26 246.8 1905<br />

Fasce <strong>di</strong> rispetto 1684.2 8054.6 9469.7 4828 1684.2 22352.3<br />

Totale zone<br />

protette<br />

1931.1 1<strong>02</strong>51.4 13733.1 6348.9 1931.1 26.2 30333.5 44.2<br />

Come si può osservare dalla Tabella 2.17, la percentuale <strong>di</strong> TASP<br />

complessivamente protetto in Zona Alpi è pari al 26.2%, mentre al <strong>di</strong><br />

fuori della Zona Alpi è pari al 44,2%. Tali valori sod<strong>di</strong>sfano<br />

pienamente i limiti imposti dall’art. 13 della L.R. 26/93.<br />

2.4. ASPETTI FAUNISTICO-VENATORI<br />

2.4.1 ORGANIZZAZIONE FAUNISTICO-VENATORIA DEL TERRITORIO<br />

2.4.1.1. PARCHI REGIONALI E PARCHI LOCALI DI INTERESSE SOVRACOMUNALE<br />

I Parchi regionali sono enti approvati e istituiti con legge regionale e per il<br />

territorio <strong>di</strong> loro competenza elaborano dei Piani Territoriali <strong>di</strong><br />

Coor<strong>di</strong>namento che hanno valenza sovracomunale. Nei Parchi regionali la<br />

normativa vigente permette l'attività venatoria a esclusione delle aree a<br />

Parco Naturale e a Riserva naturale in cui vige il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> caccia ai sensi


Analisi del territorio<br />

della legge n. 394/91. La perimetrazione <strong>di</strong> queste aree è contenuta nei<br />

relativi Piani Territoriali <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento.<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono presenti: il Parco Regionale Campo dei Fiori, il<br />

Parco Lombardo della Valle del Ticino e il Parco della Pineta <strong>di</strong> Appiano<br />

Gentile e Tradate (Figura 2.1).<br />

I Parchi locali <strong>di</strong> interesse sovracomunale (PLIS) sono istituiti con delibera<br />

della Giunta Regionale e non hanno la facoltà <strong>di</strong> istituire al loro interno il<br />

<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> caccia ai sensi della L. n. 394/91 a meno che non coincidano, in<br />

tutto o in parte, con le aree a Parco naturale, le Riserve naturali dei Parchi<br />

regionali o le zone a tutela provinciali.<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono attualmente presenti 8 PLIS, <strong>di</strong> cui 4 interessano<br />

esclusivamente il territorio provinciale e 4 PLIS interprovinciali (Figura 2.1).<br />

PLIS presenti interamente sul territorio provinciale:<br />

• Fontanile <strong>di</strong> San Giacomo<br />

Atto <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le n. 240 del<br />

06/07/2005<br />

Modalità <strong>di</strong> gestione: Ente gestore unico, Parco Fontanile <strong>di</strong> S. Giacomo<br />

Comune: Gerenzano<br />

Superficie (ha): 379,11<br />

• Parco Primo Maggio<br />

Atti <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera del Consiglio Regionale n.1205 del<br />

04/12/1975<br />

Modalità <strong>di</strong> gestione: Ente gestore unico, Parco Primo Maggio<br />

Comune: MaL.N.ate<br />

Superficie (ha): 3,37<br />

• Parco Rile Tenore Olona<br />

Atti <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le n.46 del 22/<strong>02</strong>/2006<br />

Modalità <strong>di</strong> gestione: Convenzione<br />

Comuni: Castiglione Olona, Carnago, Caronno Varesino, Castelseprio,<br />

Gazzada Schianno, Gornate Olona, Lozza, Morazzone<br />

Comune capofila: Castiglione Olona<br />

Superficie (ha): 1451,58<br />

• Parco del Me<strong>di</strong>o Olona<br />

Atto <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le n. 96 del<br />

29/03/2006<br />

Modalità <strong>di</strong> gestione: Convenzione<br />

Comuni: Fagnano Olona, Gorla Maggiore, Gorla Minore, Marnate, Olgiate<br />

Olona, Solbiate Olona<br />

Comune capofila: Fagnano Olona<br />

Superficie (ha): 625,70<br />

33


• Parco Golfo della Quassa<br />

34<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Atti <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le n. 57 del<br />

16/<strong>02</strong>/2010<br />

Comuni: Ranco, Ispra<br />

Comune capofila: Ranco<br />

Superficie (ha): 1559,41<br />

PLIS interprovinciali:<br />

• Bosco del Rugareto<br />

Atti <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> n. 315 del<br />

28/09/2005; Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le <strong>di</strong> Milano n. 147 del 08/03/2006<br />

Modalità <strong>di</strong> gestione: Convenzione<br />

Comuni: Cislago (VA), Gorla Minore (VA), Marnate (VA), Rescal<strong>di</strong>na (MI)<br />

Comune capofila: Cislago (VA)<br />

Province <strong>di</strong>: Milano, <strong>Varese</strong><br />

Superficie (ha): 1264<br />

• Parco Alto Milanese<br />

Atto <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta Regionale n. 4/25200 del<br />

27/10/1987<br />

Modalità <strong>di</strong> gestione: Consorzio<br />

Comuni: Busto Arsizio (VA), Castellanza (VA), Legnano (MI)<br />

Province <strong>di</strong>: Milano, <strong>Varese</strong><br />

Superficie (ha): 359<br />

Per effetto <strong>di</strong> un’or<strong>di</strong>nanza comunale, nel territorio del PLIS che rientra in<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è vietata l’attività venatoria.<br />

• Parco della Valle del Lanza<br />

Atti <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta Regionale n. 7/8967 del<br />

30/04/20<strong>02</strong>; Delibera <strong>di</strong> Giunta<br />

<strong>Provincia</strong>le <strong>di</strong> Como n. 245/12791 del 06/11/2003<br />

Modalità <strong>di</strong> gestione: Convenzione<br />

Comuni: Bizzarone (CO), Cagno (CO), Malnate (VA), Valmorea (CO)<br />

Comune capofila: Malnate (VA)<br />

Province <strong>di</strong>: Como, <strong>Varese</strong><br />

Superficie (ha): 672,18<br />

• Parco del Lura<br />

Atti <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta Regionale n. 6/5611 del<br />

24/11/1995 e successiva mo<strong>di</strong>fica Delibera <strong>di</strong> Giunta Regionale del 33671/97<br />

Modalità <strong>di</strong> gestione: Consorzio<br />

Comuni: Bregnano (CO), Cadorago (CO), Caronno Pertusella (VA),<br />

Cermenate (CO), Guanzate (CO), Lomazzo (CO), Rovellasca (CO), Rovello<br />

Porro (CO), Saronno (VA), Lainate (MI)


Province <strong>di</strong>: Como, <strong>Varese</strong>, Milano<br />

Superficie (ha): 1577<br />

Analisi del territorio<br />

È attualmente conclusa la realizzazione dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fattibilità per<br />

l’istituzione <strong>di</strong> un ulteriore PLIS sul territorio provinciale <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />

denominato Valle della Bevera, che dovrebbe interessare i comuni <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />

Arcisate, Cantello, Induno Olona, Malnate e Viggiù.<br />

35


36<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Figura 2.1- Attuale assetto <strong>di</strong> Parchi regionali (in verde) e Parchi Locali <strong>di</strong><br />

Interesse Sovracomunale (in giallo) in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.


2.4.1.2. RISERVE NATURALI<br />

Analisi del territorio<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono presenti 8 Riserve Naturali (RN), <strong>di</strong> seguito<br />

elencate e riportate in Figura 2.2.<br />

• Riserva Naturale Orientata Lago <strong>di</strong> Ganna<br />

• Riserva Naturale Orientata Torbiera Paù Majur<br />

• Riserva Naturale Orientata Torbiera del Carecc<br />

• Riserva Naturale Orientata Lago <strong>di</strong> Brinzio<br />

• Riserva Naturale Orientata Martica-Chiusarella<br />

• Riserva Naturale Parziale Campo dei Fiori<br />

• Riserva Naturale Orientata Lago <strong>di</strong> Biandronno<br />

• Riserva Naturale Orientata Palude Brabbia<br />

37


38<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Figura 2.2 - Attuale assetto <strong>di</strong> riserve naturali presenti sul territorio<br />

proviciale.


2.4.1.3. MONUMENTI NATURALI (MN)<br />

Analisi del territorio<br />

I Monumenti Naturali (MN) presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono 14, elencati<br />

in Tabella 2.18, con il comune <strong>di</strong> riferimento e l’ente gestore; la<br />

localizzazione sul territorio provinciale è mostrata in Figura 2.3.<br />

Tabella 2.18 - Monumenti naturali presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />

Nome Comune Ente gestore Tipologia<br />

Laghetto della<br />

Parco regionale Monumento<br />

Motta d’Oro Gavirate Campo dei fiori naturale<br />

Sorgente sulla<br />

Parco regionale Monumento<br />

SP45 in Cuvio Cuvio Campo dei fiori naturale<br />

Cascata dei<br />

Parco regionale Monumento<br />

Pesegh Brinzio Campo dei fiori naturale<br />

Masso erratico <strong>di</strong><br />

Parco regionale Monumento<br />

Brinzio Brinzio Campo dei fiori naturale<br />

Parco regionale Monumento<br />

Fonte del ceppo<br />

Marmitte dei<br />

<strong>Varese</strong> Campo dei fiori naturale<br />

giganti sul<br />

Parco regionale Monumento<br />

Vallone <strong>Varese</strong> Campo dei fiori naturale<br />

Stagno della<br />

Parco regionale Monumento<br />

Tagliata <strong>Varese</strong> Campo dei fiori naturale<br />

Forre della<br />

Parco regionale Monumento<br />

Valganna <strong>Varese</strong> Campo dei fiori naturale<br />

Monumento<br />

Sasso Cavallaccio Ranco Comune <strong>di</strong> Ranco<br />

Parco regionale<br />

naturale<br />

lombardo della Monumento<br />

Preia Buia Sesto Calende Valle del Ticino naturale<br />

Parco regionale Bene <strong>di</strong> rilevante<br />

Somma lombardo della interesse<br />

Sass de Biss Lombardo Valle del Ticino naturalistico<br />

Parco regionale Bene <strong>di</strong> rilevante<br />

Quercia della Somma lombardo della interesse<br />

Cascina<br />

Lombardo Valle del Ticino naturalistico<br />

Gonfolite e Forre<br />

Comune <strong>di</strong> Monumento<br />

dell'Olona Castiglione Olona Castiglione Olona naturale<br />

Il laghetto della Motta d’Oro (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un piccolo<br />

specchio d acqua in avanzato stato <strong>di</strong> interramento sul versante sud del<br />

Campo dei Fiori nel comune <strong>di</strong> Gavirate. In primavera migliaia <strong>di</strong> anfibi si<br />

recano a depositare le loro uova in questa area.<br />

La Sorgente sulla SP45 in Cuvio (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è una<br />

sorgente <strong>di</strong> frattura all interno <strong>di</strong> un tronco <strong>di</strong> Faggio in comune <strong>di</strong> Cuvio. La<br />

si osserva facilmente dalla strada provinciale.<br />

La Cascata dei Pesegh (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è situata a monte <strong>di</strong><br />

un ex filanda nel comune <strong>di</strong> Brinzio; è formata dall’unione delle acque dei<br />

torrenti Frivola e Valmolina.<br />

39


40<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Il Masso erratico <strong>di</strong> Brinzio (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un<br />

complesso <strong>di</strong> massi <strong>di</strong> grosse <strong>di</strong>mensioni trasportati e depositati dai ghiacciai<br />

nella valle <strong>di</strong> Intrino, a 750 m circa, sul versante nord del Campo dei Fiori.<br />

La Fonte del ceppo (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è una sorgente <strong>di</strong><br />

origine carsica attiva tutto l’anno in comune <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />

Le Marmitte dei giganti sul Vallone (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) sono<br />

forme <strong>di</strong> abrasione prodotte dall azione erosiva dell acqua a nord dell'abitato<br />

<strong>di</strong> Velate nel comune <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />

Lo Stagno della Tagliata (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un piccolo<br />

stagno alimentato da acqua <strong>di</strong> falda in localita Tagliata nel comune <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong>. Importante per la presenza <strong>di</strong> una buona popolazione <strong>di</strong> tritone<br />

crestato e per la deposizione <strong>di</strong> uova da parte <strong>di</strong> numerose specie <strong>di</strong> anfibi.<br />

Le Forre della Valganna (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) sono profonde<br />

incisioni a pareti ripide, erose dall’acqua, ad alcune centinaia <strong>di</strong> metri a nord<br />

delle Grotte della Valganna nei comuni <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e Induno Olona.<br />

Il Sasso Cavallaccio (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un colossale masso<br />

erratico <strong>di</strong> origine morenica (5 m x 8 m), si trova Comune <strong>di</strong> Ranco. Il suo<br />

nome, Sass Cavalasc, secondo la tra<strong>di</strong>zione popolare, deriva dal fatto che la<br />

parte sporgente richiama vagamente la forma della testa <strong>di</strong> un cavallo.<br />

La Preia Buia (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un megalito istoriato <strong>di</strong><br />

serpentino (roccia verde e luminosa), con presenza <strong>di</strong> numerosi petroglifi a<br />

carattere simbolico eseguiti in età preistorica. È affiancato da altri massi<br />

erratici, sui quali sono presenti altri petroglifi.<br />

Il Sass de Biss o Sasso della Serpe (DGR n. 7/5983 del <strong>02</strong>/08/01 - Approv.<br />

PTC P.Ticino) è una grande pietra verdastra in gran parte interrata. Si trova<br />

nel comune <strong>di</strong> Somma Lombardo.<br />

Quercia della Cascina (DGR n. 7/5983 del <strong>02</strong>/08/01 - Approv. PTC<br />

P.Ticino).<br />

Il sito Gonfolite e Forre dell'Olona è caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong><br />

fenomeni geologici e geomorfologici rilevanti con affioramenti a vista <strong>di</strong><br />

gonfolite (Forra dei Mulini) nel territorio <strong>di</strong> Castiglione Olona.


Analisi del territorio<br />

Figura 2.3 - Attuale assetto dei monumenti naturali presenti in provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong>.<br />

41


42<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

2.4.1.4. SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA E ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE<br />

All’interno del territorio provinciale sono presenti 22 SIC, 4 ZPS e 1 SIC/ZPS,<br />

<strong>di</strong> seguito elencati. La localizzazione sul territorio provinciale è mostrata in<br />

Figura 2.4.<br />

Siti <strong>di</strong> importanza comunitaria (SIC)<br />

• Valle Veddasca<br />

• Alnete del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

• Lago <strong>di</strong> Biandronno<br />

• Palude Brabbia<br />

• Lago <strong>di</strong> Comabbio<br />

• Lago <strong>di</strong> Ganna<br />

• Palude Bruschera<br />

• Sabbie d’Oro<br />

• Torbiera <strong>di</strong> Cavagnano<br />

• Monti della Valcuvia<br />

• Monte Sangiano<br />

• Palude Bozza Monvallina<br />

• Versante Nord del Campo dei Fiori<br />

• Grotte del Campo dei Fiori<br />

• Monte Martica<br />

• Monti Legnone e Chiusarella<br />

• Sorgenti del Rio Capricciosa<br />

• Brughiera del Vigano<br />

• Palu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Arsago<br />

• Brughiera del Dosso<br />

• Ansa <strong>di</strong> Castelnovate<br />

• Turbigaccio<br />

• Pineta pedemontana <strong>di</strong> Appiano Gentile<br />

Zone <strong>di</strong> protezione speciale (ZPS)<br />

• Palude Brabbia<br />

• Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>


• Canneti del Lago Maggiore<br />

• Boschi del Ticino<br />

• Campo dei Fiori<br />

Analisi del territorio<br />

43


44<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Figura 2.4 - Attuale assetto <strong>di</strong> SIC (in verde) e ZPS (in giallo) presenti in<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.


2.4.1.5. OASI DI PROTEZIONE DELLA FAUNA<br />

Analisi del territorio<br />

In <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono presenti 16 Oasi <strong>di</strong> Protezione (OP) della fauna,<br />

<strong>di</strong> seguito elencate, con la relativa superficie complessiva, e riportate in<br />

Figura 2.5.<br />

• Oasi della Bruschera<br />

Questa Oasi, ubicata in comune <strong>di</strong> Angera, è stata istituita dalla Regione<br />

Lombar<strong>di</strong>a con DGR n. 34934 del 19/07/1988.<br />

• Val Dumentina<br />

• Monte Nudo<br />

• Lago <strong>di</strong> Ghirla<br />

• Torbiera <strong>di</strong> Mombello<br />

• Sacro Monte<br />

• CCR <strong>di</strong> Ispra<br />

• Travedona Monate<br />

• Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

• Monastero <strong>di</strong> Luvinate<br />

• Lagozza <strong>di</strong> Besnate<br />

• La Bozza<br />

• Cascina Semprevento<br />

• Lonate Pozzolo<br />

• Scavi <strong>di</strong> Castelseprio<br />

• Fontanili<br />

45


46<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Figura 2.5 - Attuale assetto <strong>di</strong> Oasi <strong>di</strong> protezione presenti in provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong>.


2.4.1.6. ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA<br />

Analisi del territorio<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è attualmente presente una sola Zona <strong>di</strong><br />

Ripopolamento e Cattura (ZRC), denominata “Angera”, in comune <strong>di</strong> Angera.<br />

La localizzazione è mostrata in Figura 2.6.<br />

47


48<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Figura 2.6 - Localizzazione della ZRC Angera.


2.4.1.7. FONDI CHIUSI E RUSTICI<br />

Analisi del territorio<br />

Al momento attuale, in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> non sono presenti fon<strong>di</strong> chiusi, né<br />

rustici.<br />

2.4.1.8. ZONE DI RIFUGIO E AMBIENTAMENTO<br />

Attualmente nel territorio del CAC Nord Verbano non sono presenti Zone <strong>di</strong><br />

Rifugio e Ambietamento.<br />

Nel territorio dell’ATC 1 al momento attuale sono attive 5 zone <strong>di</strong> rifugio e<br />

ambientamento, nelle località <strong>di</strong> seguito elencate:<br />

• Sette Termini<br />

• Alpe Calorescio<br />

• Cave Reiner<br />

• Mustonate<br />

• Pian Nave<br />

La localizzazione delle zone rosse all’interno dell’ATC 1 è mostrata in Figura<br />

2.7.<br />

Nel territorio dell’ATC 2 sono state in<strong>di</strong>viduate e tabellate alcune aree<br />

ubicate su parte del territorio dei comuni <strong>di</strong> Caravate, Azzate, Taino, Sesto<br />

Calende, Busto Arsizio, Angera, Mercallo e Jerago con Orago. Un’altra zona<br />

rossa, denominata Fontanili, è presente nei comuni <strong>di</strong> Gallarate e Besnate.<br />

La perimetrazione <strong>di</strong> tali aree non è stata resa <strong>di</strong>sponibile.<br />

Nel territorio dell’ATC 3 sono state in<strong>di</strong>viduate e tabellate alcune aree<br />

ubicate su parte del territorio dei comuni <strong>di</strong> Gerenzano, Cassano Magnago,<br />

Oggiona S.Stefano, Cairate, Fagnano Olona, Morazzone, Uboldo e Origgio.<br />

49


50<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Figura 2.7 - Localizzazione delle zone rosse presenti all’interno dell’ATC 1.


Analisi del territorio<br />

2.4.1.9. AZIENDE FAUNISTICO-VENATORIE E AZIENDE AGRI-TURISTICO-<br />

VENATORIE<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono presenti attualmente 6 Aziende <strong>Faunistico</strong>-<br />

Venatorie e una Azienda Agrituristico-Venatoria, <strong>di</strong> seguito elencate nella<br />

Tabella 2.19 con la relativa superficie in concessione e riportate in Figura<br />

2.8.<br />

Tabella 2.19 - Aziende <strong>Faunistico</strong>-Venatorie e Aziende Agri-Turistico-<br />

Venatorie presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />

Ambito N<br />

Superficie tot.<br />

Denominazione AFV e AATV<br />

[ha]<br />

TASP [ha]<br />

ATC 1 1 AFV Cantello 665.9 526.8<br />

ATC 2 2 AFV Jerago e Uniti 684.8 590.4<br />

ATC 2 3 AFV Arsago Seprio 409.7 392.2<br />

ATC 2 4 AFV Golasecca 530.8 498.1<br />

ATC 2 5 AFV Maddalena del Dosso 507.0 427.7<br />

ATC 3 6 AFV Locate Varesino 151.3 123<br />

ATC 3 7 AATV Bozzente 135.8 125.7<br />

Totale 3085.2 2683.9<br />

L'AFV <strong>di</strong> Locate Varesino, essendo a carattere interprovinciale, è stata<br />

oggetto <strong>di</strong> istruttoria da parte della Regione Lombar<strong>di</strong>a, la quale ha<br />

rinnovato la concessione con Delibera n.6/23630 del 30 <strong>di</strong>cembre 1996.<br />

Successivamente, con D.G.R. n. 6/36929 del 19 giugno 1998, la Regione<br />

Lombar<strong>di</strong>a ha mo<strong>di</strong>ficato e integrato I'art. 38 della L. R. 26/93, rimandando<br />

le AFV interprovinciali all'obbligo <strong>di</strong> procedere ad una istruttoria comune con<br />

le Province interessate, per il rinnovo della concessione, fermo restando che<br />

la documentazione relativa alla gestione dell'azienda debba essere<br />

presentata alla <strong>Provincia</strong> sul cui territorio ricade la maggior parte della<br />

superficie dell'azienda; nel caso in questione, la maggior parte dell'azienda<br />

<strong>di</strong> Locate Varesino ricade nel territorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Como.<br />

Come riportato in tabella, attualmente in <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è presente la<br />

sola Azienda agrituristico-venatoria Bozzente.<br />

Complessivamente, Aziende faunistico-venatorie e agrituristico-venatorie<br />

ricoprono il 3.5% del territorio agro-silvo-pastorale della provincia.<br />

Per quanto riguarda le Aziende faunistico-venatorie esistenti, valutate nel<br />

loro insieme, mostrano una <strong>di</strong>stribuzione sul territorio provinciale fortemente<br />

<strong>di</strong>somogenea, che penalizza comuni quali Arsago Seprio, Mornago, Albizzate,<br />

Golasecca, comportando localmente una situazione <strong>di</strong> evidente carenza <strong>di</strong><br />

zone utilizzabili per l’attività venatoria. Il territorio, soprattutto nelle aree <strong>di</strong><br />

pianura, è già particolarmente povero <strong>di</strong> spazi fruibili.<br />

51


52<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Figura 2.8 - Attuale assetto delle AFV (in verde) e AATV (in arancione)<br />

presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. In giallo è mostrata l’unica AFV<br />

interprovinciale.


2.4.1.10. ZONE PER L’ALLENAMENTO E L’ADDESTRAMENTO CANI<br />

Analisi del territorio<br />

In merito alle Zone per l’Allenamento e l’Addestramento Cani per le gare e le<br />

prove cinofile (ZAAC), all’articolo 21, comma 9, la L.R. Lombar<strong>di</strong>a n. 26/93 e<br />

successive mo<strong>di</strong>ficazioni, consente l’istituzione <strong>di</strong> tre tipi <strong>di</strong> zone, classificate<br />

in base alla possibilità o meno <strong>di</strong> svolgervi attività venatoria e al tipo <strong>di</strong> cani<br />

(da ferma, da cerca e riporto, da seguita) cui tali zone sono destinate. La<br />

materia viene altresì regolamentata dal R.R. n. 16 del 4 agosto 2003.<br />

Nella seguente Tabella 2.20 sono elencate le zone per l'addestramento e<br />

l'allenamento dei cani istituite sul territorio provinciale, <strong>di</strong>stinte per tipologia<br />

(si fa riferimento alle zone con regolare autorizzazione nel corso dell’anno<br />

2011).<br />

Tabella 2.20 - Zone <strong>di</strong> Addestramento Cani presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e<br />

relativa tipologia.<br />

Zone <strong>di</strong> tipo B, senza sparo, istituite per l’addestramento,<br />

funzionanti fino al 31 agosto <strong>di</strong> ogni anno<br />

Denominazione Comuni interessati<br />

Cabrì <strong>Varese</strong><br />

Mina Luino<br />

San Clemente Laveno Mombello, Sangiano, Caravate e Cittiglio<br />

Seprio Castelseprio, Carnago, Caronno Varesino e Gornate<br />

Olona<br />

Il melo Varano Borghi, Casale Litta e Vergiate<br />

Zone <strong>di</strong> tipo B, senza sparo, istituite per gare cinofile nel 2011<br />

Denominazione Comuni interessati<br />

Laghetto campi<br />

nuovi Travedona Monate<br />

Brebbia<br />

Cave Rainer Arcisate<br />

Cassina Ferrara Saronno<br />

Favia Saronno<br />

Bo<strong>di</strong>o Lomnago<br />

Samarate/San Macario<br />

Malgesso<br />

Puntale Montegrino<br />

Mustonate <strong>Varese</strong><br />

Ronco Casciago<br />

Pra Ross Besozzo<br />

Migliarina Malgesso<br />

Cardana Bardello<br />

Castelletto Coquio<br />

Vegonno Azzate<br />

Brunello<br />

Sumirago<br />

Capronno Angera<br />

Piana <strong>di</strong> Montonate Mornago<br />

Sesto Calende<br />

53


54<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Taino<br />

Mottarello Morazzone<br />

Stanga e Case<br />

Nuove Gazzada Schianno<br />

Caronno Corbellaro-<br />

Madonnetta <strong>di</strong><br />

Gornate Castiglione Olona<br />

Pollo Caronno Varesino<br />

Milanello Carnago<br />

Rovate Cassano Magnago<br />

AFV Golasecca<br />

AFV Somma Lombardo<br />

Gerenzano<br />

Cascina Maestroni Origgio<br />

Zone <strong>di</strong> tipo C con sparo funzionanti tutto l’anno<br />

Denominazione Comuni interessati Scadenza<br />

autorizzazione<br />

Albusciago Sumirago 2014<br />

Baraggia Clivio <strong>2012</strong><br />

Capricciosa Sesto Calende <strong>2012</strong><br />

San Vito Caronno Pertusella 2013<br />

Margorabbia Vegia Grantola <strong>2012</strong><br />

Valdarno Cassago Magnago <strong>2012</strong><br />

Il Vedré Casale Litta 2013<br />

Bozzente Cislago <strong>2012</strong><br />

Di seguito è mostrata la localizzazione delle ZAC <strong>di</strong> tipo C con sparo<br />

funzionanti tutto l’anno sul territorio provinciale (Figura 2.9).


Analisi del territorio<br />

Figura 2.9 - Assetto delle ZAC <strong>di</strong> tipo C con sparo funzionanti tutto l’anno<br />

sul territorio provinciale.<br />

55


56<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

2.4.1.11. AMBITI TERRITORIALI DI CACCIA E COMPRENSORI ALPINI DI CACCIA<br />

Il territorio provinciale risulta sud<strong>di</strong>viso in 4 unità <strong>di</strong> gestione: un<br />

Comprensorio Alpino <strong>di</strong> Caccia e 3 Ambiti Territoriali <strong>di</strong> Caccia (ATC 1<br />

“Prealpino”, ATC 2 e ATC 3), i cui confini sono mostrati in Figura 2.10.


Analisi del territorio<br />

Figura 2.10 - Attuale sud<strong>di</strong>visione del territorio provinciale in unità <strong>di</strong><br />

gestione.<br />

57


58<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Di seguito viene presentata una scheda sintetica relativa alle singole unità <strong>di</strong><br />

gestione, con i principali elementi <strong>di</strong> caratterizzazione degli stessi.<br />

Comprensorio Alpino <strong>di</strong> Caccia “Nord Verbano”<br />

Comuni interessati<br />

Tronzano Lago Maggiore<br />

Veddasca<br />

Dumenza<br />

Luino<br />

Maccagno<br />

Pino sulla sponda del Lago Maggiore<br />

Agra<br />

Istituti privati presenti<br />

Curiglia con Monteviasco<br />

Nel territorio del CANV non sono presenti istituti privati.<br />

Istituti <strong>di</strong> protezione presenti (ai sensi della L. 394/91 e della L.<br />

157/92) e altre tipologie<br />

Tipologia Denominazione<br />

Oasi Val Dumentina<br />

SIC Valle Veddasca<br />

Cacciatori che hanno esercitato l’attività venatoria nella stagione<br />

venatoria 2010-2011<br />

Area Tipologia N<br />

Residenti in provincia Vagante 191<br />

Appostamento fisso 7<br />

Non residenti in provincia Vagante 4<br />

Appostamento fisso 2<br />

Totale 204<br />

Ambito Territoriale <strong>di</strong> Caccia n. 1 “Prealpino”<br />

Comuni interessati<br />

Arcisate Cuvio<br />

Azzate Duno<br />

Azzio Ferrera <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Barasso Galliate Lombardo


Bedero Valcuvia Gavirate<br />

Besano Gazzada Schianno<br />

Biandronno Gemonio<br />

Bisuschio Germignaga<br />

Bo<strong>di</strong>o Lomnago Grantola<br />

Brenta Induno Olona<br />

Brezzo <strong>di</strong> Bedero Lavena Ponte Tresa<br />

Brinzio Laveno - Mombello<br />

Brissago - Valtravaglia Lozza<br />

Brusimpiano Luino<br />

Buguggiate Luvinate<br />

Cadegliano - Viconago Malnate<br />

Cantello Marchirolo<br />

Casalzuigno Marzio<br />

Casciago Masciago Primo<br />

Cassano Valcuvia Mesenzana<br />

Castello Cabiaglio Montegrino Valtravaglia<br />

Castelveccana Morazzone<br />

Cazzago Brabbia Orino<br />

Cittiglio Porto Ceresio<br />

Clivio Porto Valtravaglia<br />

Cocquio - Trevisago Rancio Valcuvia<br />

Comerio Saltrio<br />

Cremenaga Valganna<br />

Cuasso al Monte <strong>Varese</strong><br />

Cugliate - Fabiasco Vedano Olona<br />

Cunardo Viggiu`<br />

Cuveglio<br />

Istituti privati presenti<br />

Tipogia Denominazione<br />

A.F.V. Cantello<br />

Analisi del territorio<br />

Istituti <strong>di</strong> protezione presenti (ai sensi della L. 394/91 e della L.<br />

157/92) e altre tipologie<br />

Tipologia Denominazione<br />

Parco Regionale Parco Campo dei Fiori<br />

Parco Naturale Regionale Parco Naturale Campo dei Fiori<br />

Riserva Naturale Orientata Lago <strong>di</strong> Ganna<br />

Riserva Naturale Orientata Pau Majur<br />

Riserva Naturale Orientata Carecc<br />

59


60<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Tipologia Denominazione<br />

Riserva Naturale Orientata Monte Chiusarella<br />

Riserva Naturale Orientata Lago <strong>di</strong> Brinzio<br />

PLIS interprovinciale Parco Valle del Lanza<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Monte Nudo<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Lago <strong>di</strong> Ghirla<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Monastero <strong>di</strong> Luvinate<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Sacro Monte<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Lago Ceresio<br />

ZPS Parco Regionale Campo dei Fiori<br />

ZPS Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

SIC Monti della Valcuvia<br />

SIC Monte Martica<br />

SIC Torbiera <strong>di</strong> Cavagnano<br />

SIC Lago <strong>di</strong> Ganna<br />

SIC Versante Nord del Campo dei Fiori<br />

SIC Monte Legnone e Chiusarella<br />

SIC Grotte del Campo dei Fiori<br />

SIC Alnete del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Cacciatori che hanno esercitato l’attività venatoria nella stagione<br />

venatoria 2010-2011<br />

Area Tipologia N<br />

Residenti in provincia Vagante 898<br />

Appostamento fisso 131<br />

Non residenti in provincia Vagante 64<br />

Appostamento fisso 2<br />

Totale 1095<br />

Ambito Territoriale <strong>di</strong> Caccia n. 2<br />

Comuni interessati<br />

Albizzate Galliate Lombardo<br />

Angera Gavirate<br />

Arsago Seprio Gazzada Schianno<br />

Azzate Gemonio<br />

Bardello Golasecca<br />

Besnate Inarzo<br />

Besozzo Ispra<br />

Biandronno Jerago con Orago<br />

Bo<strong>di</strong>o Lomnago Laveno - Mombello


Brebbia Leggiuno<br />

Bregano Lonate Pozzolo<br />

Brunello Malgesso<br />

Buguggiate Mercallo<br />

Busto Arsizio Monvalle<br />

Cadrezzate Mornago<br />

Caravate Osmate<br />

Cardano al Campo Ranco<br />

Caronno Varesino Samarate<br />

Casale Litta Sangiano<br />

Casorate Sempione Sesto Calende<br />

Castellanza Solbiate Arno<br />

Castronno Somma Lombardo<br />

Cavaria con Premezzo Sumirago<br />

Cazzago Brabbia Taino<br />

Cittiglio Ternate<br />

Cocquio – Trevisago Travedona - Monate<br />

Comabbio Varano Borghi<br />

Crosio della Valle <strong>Varese</strong><br />

Daverio Vergiate<br />

Ferno Vizzola Ticino<br />

Gallarate<br />

Istituti privati presenti<br />

Tipologia Denominazione<br />

A.F.V. Jerago ed Uniti<br />

A.F.V. Arsago Seprio<br />

A.F.V. Golasecca<br />

A.F.V. Maddalena del Dosso<br />

Analisi del territorio<br />

Istituti <strong>di</strong> protezione presenti (ai sensi della L. 394/91 e della L.<br />

157/92) e altre tipologie<br />

Tipologia Denominazione<br />

Parco Lombardo della Valle del<br />

Parco Regionale<br />

Ticino<br />

Parco Naturale Regionale Parco Naturale della Valle del Ticino<br />

Riserva Naturale Regionale Orientata Lago <strong>di</strong> Biandronno<br />

Riserva Naturale Regionale Orientata Palude Brabbia<br />

PLIS provinciale Parco delle Roggie<br />

PLIS interprovinciale Parco Alto Milanese<br />

PLIS provinciale Parco del Golfo della Quassa<br />

61


62<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Tipologia Denominazione<br />

ZRC Barza-Barzola<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Torbiera <strong>di</strong> Mombello<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna CCR Ispra<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Travedona Monate<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Cascina Semprevento<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Lonate Pozzolo<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Lagozza <strong>di</strong> Besnate<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Fontanili<br />

Oasi Regionale Bruschera<br />

ZPS Canneti del Lago Maggiore<br />

ZPS Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

ZPS Palude Brabbia<br />

ZPS Boschi del Ticino<br />

SIC Palude Bruschera<br />

SIC Sorgenti del Rio Capricciosa<br />

SIC Palu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Arsago<br />

SIC Brughiera del Vigano<br />

SIC Brughiera del Dosso<br />

SIC Ansa <strong>di</strong> Castelnovate<br />

SIC Turbigaccio, Boschi <strong>di</strong> Castelletto e<br />

Lanca <strong>di</strong> Bernate<br />

SIC Monte Sangiano<br />

SIC Palude Bozza-Monvallina<br />

SIC Sabbia d’oro<br />

SIC Lago <strong>di</strong> Biandronno<br />

SIC Alnete del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

SIC Palude Brabbia<br />

SIC Lago <strong>di</strong> Comabbio<br />

Cacciatori che hanno esercitato l’attività venatoria nella stagione<br />

venatoria 2010-2011<br />

Area Tipologia N<br />

Residenti in provincia Vagante 1034<br />

Appostamento fisso 99<br />

Non residenti in provincia Vagante 43<br />

Appostamento fisso 9<br />

Totale 1185


Ambito Territoriale <strong>di</strong> Caccia n. 3<br />

Comuni interessati<br />

Albizzate Gorla Maggiore<br />

Brunello Gorla Minore<br />

Buguggiate Gornate Olona<br />

Busto Arsizio Jerago con Orago<br />

Cairate Lonate Ceppino<br />

Carnago Lozza<br />

Caronno Pertusella Marnate<br />

Caronno Varesino Morazzone<br />

Cassano Magnago Oggiona con Santo Stefano<br />

Castellanza Olgiate Olona<br />

Castelseprio Origgio<br />

Castiglione Olona Saronno<br />

Castronno Solbiate Arno<br />

Cavaria con Premezzo Solbiate Olona<br />

Cislago Tradate<br />

Fagnano Olona Uboldo<br />

Gallarate Vedano Olona<br />

Gazzada Schianno Venegono Inferiore<br />

Gerenzano Venegono Superiore<br />

Istituti privati presenti<br />

Tipologia Denominazione<br />

A.F.V. Interprovinciale Locate Varesino<br />

A. A.T.V. Bozzente<br />

Analisi del territorio<br />

Istituti <strong>di</strong> protezione presenti (ai sensi della L. 394/91 e della L.<br />

157/92) e altre tipologie<br />

Tipologia Denominazione<br />

Parco Regionale Parco Lombardo della Valle del Ticino<br />

Parco Naturale Regionale Parco Naturale Pineta <strong>di</strong> Appiano Gentile e Tradate<br />

PLIS interprovinciale Parco Valle del torrente Lura<br />

PLIS provinciale Fontanile <strong>di</strong> San Giacomo<br />

PLIS interprovinciale Parco Valle del Lura<br />

PLIS interprovinciale Bosco del Rugareto<br />

PLIS provinciale Parco del Me<strong>di</strong>o Olona<br />

PLIS provinciale Parco Rile Tenore Olona<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna La Bozza<br />

63


64<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Tipologia Denominazione<br />

Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Scavi <strong>di</strong> Castelseprio<br />

SIC Pineta Pedemontana <strong>di</strong> Appiano Gentile<br />

Cacciatori che hanno esercitato l’attività venatoria nella stagione<br />

venatoria 2010-2011<br />

Residenti in provincia Vagante 670<br />

Appostamento fisso 23<br />

Non residenti in provincia Vagante 209<br />

Appostamento fisso 4<br />

Totale 906<br />

2.4.1.12. APPOSTAMENTI FISSI<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono presenti 294 Appostamenti Fissi, <strong>di</strong> cui 265 in<br />

terraferma e 29 in lago.<br />

Nella seguente Tabella 2.21 è presentato l’elenco degli appostamenti fissi in<br />

terraferma e in lago, attualmente presenti in ciascun comune del territorio<br />

provinciale.<br />

Tabella 2.21- Numero <strong>di</strong> appostamenti fissi presenti per comune, sud<strong>di</strong>visi<br />

per tipologia.<br />

Unità <strong>di</strong> Comune Tipo Numero<br />

gestione<br />

appostamenti<br />

fissi<br />

ATC2 Angera Terra 3<br />

ATC2 Angera Lago 5<br />

ATC1 Arcisate Terra 7<br />

ATC2 Azzate Lago 2<br />

ATC1 Azzio Terra 3<br />

ATC1 Barasso Terra 2<br />

ATC1 Bedero<br />

Valcuvia<br />

Terra 5<br />

ATC1 Besano Terra 4<br />

ATC2 Besozzo Terra 6<br />

ATC2 Besozzo Lago 1<br />

ATC2 Biandronno Terra 3<br />

ATC2 Biandronno Lago 5<br />

ATC1 Bisuschio Terra 2<br />

ATC2 Bo<strong>di</strong>o<br />

Lomnago<br />

Lago 4<br />

ATC2 Bo<strong>di</strong>o<br />

Lomnago<br />

Terra 1<br />

ATC2 Brebbia Lago 1<br />

ATC1 Brenta Terra 2<br />

ATC1 Brezzo <strong>di</strong><br />

Bedero<br />

Terra 2<br />

ATC1 Brinzio Terra 1


Unità <strong>di</strong><br />

gestione<br />

ATC1 Brissago<br />

Comune Tipo Numero<br />

appostamenti<br />

fissi<br />

Valtravaglia<br />

Terra 5<br />

ATC2 Brunello Terra 1<br />

ATC1 Brusimpiano Terra 3<br />

ATC1 Cadegliano<br />

Viconago<br />

Terra 11<br />

ATC2 Cadrezzate Terra 11<br />

ATC3 Cairate Terra 3<br />

ATC3 Carnago Terra 3<br />

ATC3 Caronno<br />

Varesino<br />

Terra 1<br />

ATC2 Casale Litta Terra 6<br />

ATC1 Casalzuigno Terra 2<br />

ATC1 Casciago Terra 1<br />

ATC3 Cassano<br />

Magnago<br />

Terra 1<br />

ATC1 Castello<br />

Cabiaglio<br />

Terra 3<br />

ATC1 Castelveccana Terra 1<br />

ATC3 Cislago Terra 5<br />

ATC2 Cittiglio Terra 1<br />

ATC1 Cittiglio Terra 2<br />

ATC1 Clivio Terra 6<br />

ATC1 Cocquio<br />

Trevisago<br />

Terra 1<br />

ATC2 Comabbio Lago 3<br />

ATC1 Cremenaga Terra 3<br />

ATC2 Crosio della<br />

Valle<br />

Terra 1<br />

ATC1 Cuasso al<br />

Monte<br />

Terra 17<br />

ATC1 Cugliate<br />

Fabiasco<br />

Terra 9<br />

ATC1 Cunardo Terra 8<br />

ATC1 Cuvio Terra 2<br />

CAC Dumenza Terra 3<br />

ATC2 Gallarate Terra 1<br />

ATC2 Galliate<br />

Lombardo<br />

Terra 3<br />

ATC3 Gazzada<br />

Schianno<br />

Terra 1<br />

ATC1 Gazzada<br />

Schianno<br />

Terra 1<br />

ATC1 Gemonio Terra 3<br />

ATC3 Gerenzano Terra 1<br />

ATC3 Gornate<br />

Olona<br />

Terra 1<br />

ATC2 Inarzo Terra 2<br />

ATC2 Ispra Terra 1<br />

Analisi del territorio<br />

65


66<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Unità <strong>di</strong><br />

gestione<br />

Comune Tipo Numero<br />

appostamenti<br />

fissi<br />

ATC2 Ispra Lago 1<br />

ATC2 Laveno<br />

Mombello<br />

Terra 1<br />

ATC1 Laveno<br />

Mombello<br />

Terra 2<br />

ATC2 Lonate<br />

Pozzolo<br />

Terra 2<br />

ATC1 Luino Terra 6<br />

CAC Luino Terra 6<br />

CAC Maccagno Terra 5<br />

ATC2 Malgesso Terra 2<br />

ATC1 Malnate Terra 2<br />

ATC2 Marchirolo Terra 6<br />

ATC1 Marzio Terra 1<br />

ATC1 Masciago<br />

Primo<br />

Terra 3<br />

ATC2 Mercallo Terra 1<br />

ATC2 Mercallo Lago 1<br />

ATC1 Mesenzana Terra 2<br />

ATC1 Montegrino<br />

Valtravaglia<br />

Terra 7<br />

ATC2 Monvalle Lago 2<br />

ATC3 Morazzone Terra 2<br />

ATC2 Mornago Terra 1<br />

ATC2 Osmate Terra 1<br />

ATC1 Porto Ceresio Terra 1<br />

ATC1 Rancio<br />

Valcuvia<br />

Terra 3<br />

ATC2 Ranco Lago 1<br />

ATC1 Saltrio Terra 3<br />

ATC3 Solbiate<br />

Olona<br />

Terra 1<br />

ATC2 Sumirago Terra 4<br />

ATC2 Travedona<br />

Monate<br />

Terra 8<br />

ATC1 Valganna Terra 4<br />

ATC1 <strong>Varese</strong> Terra 13<br />

ATC1 <strong>Varese</strong> Lago 3<br />

ATC3 Vedano Olona Terra 4<br />

CAC Veddasca Terra 2<br />

ATC2 Vergiate Terra 1<br />

ATC1 Viggiù Terra 6<br />

La seguente Tabella 2.22 presenta un quadro riassuntivo del numero <strong>di</strong><br />

appostamenti fissi per unità <strong>di</strong> gestione.


Analisi del territorio<br />

Tabella 2.22 - Quadro riassuntivo del numero <strong>di</strong> appostamenti fissi per<br />

unità <strong>di</strong> gestione.<br />

Unità <strong>di</strong><br />

gestione Terra Lago Totale<br />

CAC 16 0 16<br />

ATC1 159 3 162<br />

ATC2 67 26 93<br />

ATC3 23 0 23<br />

Totale 265 29 294<br />

Nella Figura 2.11 è mostata la localizzazione degli stessi sul territorio<br />

provinciale.<br />

67


68<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Figura 2.11 - Localizzazione degli appostamenti fissi in terraferma (in<br />

colore verde) e agli acquatici (in arancione).


Analisi del territorio<br />

2.4.2 SPECIE DI INTERESSE PRIORITARIO PER LA GESTIONE FAUNISTICO-<br />

VENATORIA PROVINCIALE<br />

Il <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong>-Venatorio Regionale (AA.VV., 2001) al fine <strong>di</strong> orientare gli<br />

interventi <strong>di</strong> tutela e/o <strong>di</strong> gestione della fauna omeoterma presente nel<br />

territorio, ovvero azioni <strong>di</strong> monitoraggio e/o progetti <strong>di</strong> ricerca verso specie<br />

<strong>di</strong> interesse prioritario nel contesto territoriale e ambientale regionale, ha<br />

definito e applicato criteri per la compilazione <strong>di</strong> un elenco <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> Uccelli<br />

e Mammiferi caratterizzate dalle seguenti prerogative:<br />

• interesse venatorio (V): specie cacciabili in base alla L. n. 157/92, alla<br />

L.R. Lombar<strong>di</strong>a n. 26/93 e successive mo<strong>di</strong>ficazioni;<br />

• interesse gestionale (G): specie caratterizzate da interazioni con attività<br />

antropiche;<br />

• interesse conservazionistico (C): specie con elevate caratteristiche <strong>di</strong><br />

rarità su scala generale, su scala regionale o su entrambe le scale.<br />

Sulla base dei sopracitati criteri, a livello regionale il sopracitato <strong>Piano</strong> è<br />

giunto alla in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> 2<strong>02</strong> specie (142 specie <strong>di</strong> Uccelli e 60 <strong>di</strong><br />

Mammiferi).<br />

Il <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong>-Venatorio Regionale <strong>di</strong> orientamento, inoltre, al fine <strong>di</strong><br />

fornire uno schema <strong>di</strong> riferimento utile per pianificare le attività <strong>di</strong><br />

rilevamento dei dati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, consistenza, abbondanza relativa e<br />

struttura delle popolazioni delle specie <strong>di</strong> interesse prioritario per la gestione<br />

faunistico-venatoria, e orientare specifici programmi <strong>di</strong> ricerca, ha<br />

in<strong>di</strong>viduato, per le sopracitate specie, tre <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong> monitoraggio, <strong>di</strong><br />

seguito in<strong>di</strong>cati:<br />

1) monitoraggio <strong>di</strong> base (MB), da attuarsi con regolarità da parte del<br />

personale tecnico e <strong>di</strong> vigilanza degli enti responsabili della gestione<br />

faunistico-venatoria;<br />

2) monitoraggio specialistico (MS), da attuarsi più o meno regolarmente da<br />

parte <strong>di</strong> personale tecnico-scientifico specializzato;<br />

3) stu<strong>di</strong> particolareggiati (SP), da attuarsi da parte <strong>di</strong> personale tecnicoscientifico<br />

specializzato e da prevedersi nel caso <strong>di</strong> particolari esigenze <strong>di</strong><br />

conservazione e <strong>di</strong> gestione.<br />

Lo stesso criterio è stato ripreso dal recente volume “Monitoraggio <strong>di</strong> Uccelli<br />

e Mammiferi in Lombar<strong>di</strong>a” (Gagliar<strong>di</strong> e Tosi, <strong>2012</strong>), in cui sono state<br />

in<strong>di</strong>viduate complessivamente 379 specie (290 specie <strong>di</strong> Uccelli e 89 <strong>di</strong><br />

Mammiferi), considerando tutte le specie presenti sul territorio regionale nei<br />

<strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong> fenologici e comprendendo anche specie alloctone e<br />

paleoalloctone.<br />

Tale elenco è stato ripreso e rivalutato, giungendo alla in<strong>di</strong>viduazione, in<br />

funzione delle peculiarità del territorio della provincia e delle specifiche<br />

esigenze del presente elaborato, <strong>di</strong> 203 specie <strong>di</strong> Uccelli e 67 specie <strong>di</strong><br />

69


70<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Mammiferi ritenute <strong>di</strong> interesse per la gestione faunistica e venatoria della<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />

Per le specie <strong>di</strong> Uccelli e Mammiferi risultate <strong>di</strong> interesse per un monitoraggio<br />

“<strong>di</strong> base” (1) da parte degli enti responsabili della gestione faunisticovenatoria,<br />

viene fornita, al Paragrafo 4.3 una sintesi delle metodologie <strong>di</strong><br />

rilevamento quantitativo, congiuntamente con apposite schede <strong>di</strong><br />

rilevamento, da utilizzare per la raccolta dei dati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione,<br />

consistenza, abbondanza relativa e struttura delle popolazioni presenti nel<br />

territorio della provincia. In<strong>di</strong>cazioni metodologiche vengono altresì fornite<br />

per alcune specie che, pur non rientrando tra quelle oggetto <strong>di</strong> un<br />

monitoraggio <strong>di</strong> base, rientrano comunque tra le specie oggetto <strong>di</strong> caccia<br />

ovvero tra le specie <strong>di</strong> interesse gestionale o <strong>di</strong> più rilevante interesse<br />

conservazionistico.<br />

Di seguito, in Tabella 2.23 e Tabella 2.24, viene riportato l’elenco delle<br />

specie <strong>di</strong> Uccelli e Mammiferi la cui presenza sul territorio provinciale risulta<br />

documentata da fonti bibliografiche. Inoltre, sulla base dei sopracitati criteri<br />

in<strong>di</strong>viduati dal <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio Regionale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo, vengono<br />

specificate, per le specie ritenute <strong>di</strong> interesse per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, dal<br />

punto <strong>di</strong> vista non solo venatorio ma anche gestionale e conservazionistico,<br />

le <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> monitoraggio.<br />

Le categorie <strong>di</strong> interesse e le tipologie <strong>di</strong> monitoraggio sono in<strong>di</strong>cate in<br />

tabella come <strong>di</strong> seguito specificato:<br />

• Interesse Venatorio: V<br />

• Interesse Gestionale: G<br />

• Interesse Conservazionistico: C<br />

• Monitoraggio <strong>di</strong> base: MB<br />

• Monitoraggio Specialistico: MS<br />

• Stu<strong>di</strong> Particolareggiati: SP<br />

Nella tabella viene in<strong>di</strong>cato, inoltre, il valore <strong>di</strong> priorità complessiva attribuito<br />

a ciascuna specie, secondo quanto specificato nel <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio<br />

Regionale e nella DGR N. 7/4345 del 20/04/2001. I valori <strong>di</strong> priorità<br />

complessiva (P) attribuiti alle specie sono compresi tra 1 e 14. Una specie è<br />

ritenuta <strong>di</strong> interesse conservazionistico prioritario, se il valore <strong>di</strong> priorità<br />

complessiva è uguale o superiore a 8. La scala <strong>di</strong> priorità complessiva,<br />

in<strong>di</strong>viduata nell’ambito della DGR N. 4345 tiene conto dell’interazione tra un<br />

livello <strong>di</strong> priorità generale e un livello <strong>di</strong> priorità regionale delle specie. Per<br />

definire il livello generale i criteri utilizzati sono: rarità generale, corologia,<br />

<strong>di</strong>mensione della popolazione o resilienza; per il livello regionale i criteri<br />

utilizzati sono: consistenza del popolamento, selettività ambientale, fragilità.<br />

Il punteggio attribuito a ciascun livello deriva dalla somma dei singoli<br />

punteggi parziali <strong>di</strong> ciascun criterio, ad<strong>di</strong>zionata <strong>di</strong> 1. A ciascun criterio è<br />

stato attribuito un valore compreso tra 0 (nessuna rilevanza) e 3 (massima


Analisi del territorio<br />

rilevanza). In questo modo il valore complessivo della somma che si ottiene<br />

è, in entrambi i casi, compreso tra 1 e 10. Secondo il criterio <strong>di</strong> priorità<br />

complessiva rilevanti possono essere anche specie che presentano un grado<br />

me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> interesse su entrambi i livelli, così come specie che presentano un<br />

grado elevato <strong>di</strong> interesse per uno soltanto dei due livelli (Fornasari et al.,<br />

1999). I valori che esprimono la priorità complessiva (compresi tra 1 e 14)<br />

sono ottenuti con la somma pitagorica dei due livelli (generale e regionale).<br />

Vengono in<strong>di</strong>cati, infine, l’inserimento delle <strong>di</strong>verse specie negli allegati I<br />

della Direttiva “Uccelli” (2009/147/CE) e l’appartenenza a una delle<br />

categorie SPEC (Species of Conservation Concern, secondo la co<strong>di</strong>fica fornita<br />

da BirdLife International, 2004) nel caso dell’avifauna e nell’allegato II della<br />

Direttiva Habitat (92/43/CE) per la teriofauna. L’ultima colonna in<strong>di</strong>ca se la<br />

specie è cacciabile o meno ai sensi della normativa regionale. In grassetto<br />

sono evidenziate le specie, sia <strong>di</strong> Uccelli, sia <strong>di</strong> Mammiferi, presenti sul<br />

territorio provinciale <strong>di</strong> origine alloctona e paleoalloctona.<br />

Il significato delle categorie SPEC è <strong>di</strong> seguito in<strong>di</strong>cato:<br />

• SPEC 1: specie presenti in tutta Europa per le quali devono essere<br />

adottate misure <strong>di</strong> protezione a livello mon<strong>di</strong>ale, perche il loro status è<br />

classificato su base mon<strong>di</strong>ale nelle categorie “minacciato a livello<br />

globale”, “subor<strong>di</strong>nato alla protezione della natura” o “dati insufficienti”;<br />

• SPEC 2: specie le cui popolazioni globali sono presenti in modo<br />

concentrato in Europa dove però il loro status <strong>di</strong> conservazione è<br />

inadeguato;<br />

• SPEC 3: specie le cui popolazioni globali non sono concentrate in Europa,<br />

nella quale il loro status <strong>di</strong> conservazione è inadeguato;<br />

• - E : specie le cui popolazioni globali sono concentrate in Europa, dove il<br />

loro status <strong>di</strong> conservazione è adeguato;<br />

• - : specie le cui popolazioni globali non sono concentrate in Europa, dove<br />

il loro status <strong>di</strong> conservazione è adeguato;<br />

• W: in<strong>di</strong>ca che la categoria si riferisce solo alle popolazioni invernali;<br />

• ne: not evalueted (non valutata)<br />

71


72<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Tabella 2.23 - Elenco delle specie <strong>di</strong> Uccelli presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

con specifiche relative alle tipologie <strong>di</strong> interesse e <strong>di</strong> monitoraggio.<br />

Specie Nome scientifico<br />

Interesse<br />

Monitoraggio<br />

Priorità<br />

complessiva<br />

Strolaga maggiore Gavia immer All. I - P<br />

Strolaga minore Gavia stellata C SP 9 All. I 3 P<br />

Strolaga mezzana Gavia arctica C SP 8 All. I 3 P<br />

Tuffetto<br />

Tachybaptus<br />

5 - P<br />

ruficollis<br />

Svasso maggiore Po<strong>di</strong>ceps cristatus G MB 6 - P<br />

Svasso collorosso Po<strong>di</strong>ceps grisegena 7 - P<br />

Svasso cornuto Po<strong>di</strong>ceps auritus All. I 3 P<br />

Svasso piccolo Po<strong>di</strong>ceps nigricollis 6 All. I - P<br />

Cormorano<br />

Phalacrocorax<br />

carbo<br />

G MB<br />

6 - P<br />

Nitticora<br />

Nycticorax<br />

C MB<br />

12 All. I 3 P<br />

nycticorax<br />

Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides C MB 13 All. I 3 P<br />

Airone guardabuoi Bubulcus ibis 9 - P<br />

Garzetta Egretta garzetta C MB 11 All. I - P<br />

Airone bianco maggiore Casmero<strong>di</strong>us albus C MB 12 All. I - P<br />

Airone cenerino Ardea cinerea C MB 10 - P<br />

Airone rosso Ardea purpurea C MB 13 All. I 3 P<br />

Tarabuso Botaurus stellaris C MB 13 All. I 3 PP<br />

Tarabusino Ixobrychus minutus C MS 9 All. I 3 P<br />

Cicogna bianca Ciconia ciconia C MB 12 All. I 2 PP<br />

Cigno reale Cygnus olor C MB 10 All. II/2<br />

E<br />

PP<br />

Oca granaiola Anser fabalis All. II/1 - E W P<br />

Oca lombardella Anser albifrons All. III/2 - P<br />

Oca selvatica Anser anser 6 All. II/1 - P<br />

Volpoca Tadorna tadorna C MB 9 - PP<br />

Fischione Anas penelope V MB 10 All. II/1 - E W C<br />

Canapiglia Anas strepera V MB 7 All. II/1 3 C<br />

Alzavola Anas crecca V MB<br />

6 All. II/1; All.<br />

III/2<br />

- C<br />

Germano reale Anas platyrhynchos V MB<br />

2 All. II/1; All.<br />

III/1<br />

- C<br />

Codone Anas acuta V MB<br />

7 All. II/1; All.<br />

III/2<br />

3 C<br />

Marzaiola Anas querquedula V MB 7 All. II/1 3 C<br />

Mestolone Anas clypeata V MB<br />

7 All. II/1; All.<br />

III/2<br />

3 C<br />

Fistione turco Netta rufina C MB 11 All. II/2 - PP<br />

Moriglione Aythya ferina V MB<br />

5 All. II/1; All.<br />

III/2<br />

2 C<br />

Moretta tabaccata Aythya nyroca C MB 12 All. I 1 P<br />

2009/147/CE<br />

SPEC<br />

L.R. 26/93


Specie Nome scientifico<br />

Interesse<br />

Monitoraggio<br />

Priorità<br />

complessiva<br />

Analisi del territorio<br />

Moretta Aythya fuligula V MB<br />

6 All. II/1; All.<br />

III/2<br />

3 C<br />

Moretta grigia Aythya marila C MB<br />

8 All. II/2; All.<br />

III/2<br />

3W P<br />

Moretta codona Clangula hyemalis All. II/2 - P<br />

Orchetto marino Melanitta nigra<br />

7 All. II/2; All.<br />

III/2<br />

- P<br />

Orco marino Melanitta fusca 6 All. II/2 3 P<br />

Quattrocchi Bucephala clangula MB 5 All. II/2 - P<br />

Pesciaiola Mergus albellus All. I 3 P<br />

Smergo minore Mergus serrator 6 All. II/2 - P<br />

Smergo maggiore Mergus merganser 7 All. II/2 - P<br />

Aquila reale Aquila chrysaetos C MB 11 All. I 1 PP<br />

Falco pecchiaiolo Pernis apivorus C MS 11 All. I - E<br />

PP<br />

Nibbio bruno Milvus migrans C MS 10 All. I 3 PP<br />

Biancone Circaetus gallicus C MS 12 All. I 3 PP<br />

Falco <strong>di</strong> palude Circus aeruginosus C MS 9 All. I - PP<br />

Albanella reale Circus cyaneus C MS 9 All. I 3 PP<br />

Albanella minore Circus pygargus C MS 11 All. I - E<br />

PP<br />

Astore Accipiter gentilis C MS 11 - PP<br />

Sparviere Accipiter nisus C MS 9 - PP<br />

Poiana Buteo buteo C MS 8 - PP<br />

Falco pescatore Pan<strong>di</strong>on haliaetus All. I 3 PP<br />

Gheppio Falco tinnunculus C MS 5 3 PP<br />

Falco cuculo Falco vespertinus MB 13 All. I 3 PP<br />

Smeriglio Falco columbarius C SP 9 All. I - PP<br />

Lodolaio Falco subbuteo C MS 9 - PP<br />

Pellegrino Falco peregrinus C MS 13 All. I - PP<br />

Francolino <strong>di</strong> monte Bonasa bonasia C MB<br />

13 All. I; All.<br />

II/2<br />

- P<br />

Gallo forcello Tetrao tetrix C V MB 11 All. I 3 C<br />

Colino della Virginia<br />

Colinus<br />

virginianus<br />

V MB<br />

13 P<br />

Coturnice<br />

Alectoris graeca<br />

saxatilis<br />

C V MB<br />

11 All. I 2 C<br />

Pernice rossa Alectoris rufa V C MB<br />

10 All. II/1;<br />

All III/1<br />

2 C<br />

Starna Per<strong>di</strong>x per<strong>di</strong>x V C MB 9 All. I 3 C<br />

Quaglia Coturnix coturnix V MS 5 All. II/2 3 C<br />

Fagiano comune<br />

Phasianus<br />

colchicus<br />

V MB<br />

2 All. II/1;<br />

All III/1<br />

- C<br />

Porciglione Rallus aquaticus C V SP 8 All. II/2 - C<br />

Voltolino Porzana porzana All. 1 - E<br />

P<br />

Schiribilla Porzana parva All. 1 - E<br />

P<br />

Gallinella d'acqua Gallinula chloropus V MS 3 All. II/2 - C<br />

2009/147/CE<br />

SPEC<br />

L.R. 26/93<br />

73


74<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Specie Nome scientifico<br />

Folaga Fulica atra V MB<br />

4 All. II/1; All<br />

III/1<br />

- C<br />

Cavaliere d’Italia<br />

Himantopus<br />

himantopus<br />

All. I - PP<br />

Occhione<br />

Burhinus<br />

oe<strong>di</strong>cnemus<br />

All. I 3 PP<br />

Corriere piccolo Charadrius dubius 6 - P<br />

7 All. I; -<br />

Piviere dorato Pluvialis apricaria<br />

All.II/2; All.<br />

III/2<br />

E<br />

P<br />

Pavoncella Vanellus vanellus V MS 6 All.II/2 2 C<br />

Beccaccino Gallinago gallinago V MS<br />

5 All.II/1; All.<br />

III/2<br />

3 C<br />

Beccaccia Scolopax rusticola V C MS<br />

8 All.II/1; All.<br />

III/2<br />

3 C<br />

Piro piro culbianco Tringa ochropus 5 - P<br />

Piro piro boschereccio Tringa glareola All. I 3 P<br />

Piro piro piccolo Actitis hypoleucos 7 3 P<br />

Gavina Larus canus C MS 8 All.II/2 2 P<br />

Gabbiano comune Larus ri<strong>di</strong>bundus G MB 4 All.II/2 - E<br />

P<br />

Gabbiano reale med. Larus michahellis C MS 9 All.II/2 - E<br />

P<br />

Mignattino piombato Childonias hybridus All. I 3 P<br />

Mignattino Chlidonias niger All. I 3 P<br />

Colombo <strong>di</strong> città<br />

Columba livia forma<br />

domestica<br />

All.II/1 - P<br />

Colombaccio Columba palumbus V MS<br />

4 All.II/1; All.<br />

III/1<br />

- E<br />

C<br />

Tortora dal collare<br />

orientale<br />

Streptopelia<br />

decaocto<br />

G MS<br />

3 All.II/2 P<br />

Tortora selvatica Streptopelia turtur V MS 4 All.II/2 3 C<br />

Cuculo Cuculus canorus SP 8 - P<br />

Barbagianni Tyto alba C MS 6 3 PP<br />

Assiolo Otus scops C MS 11 3 PP<br />

Gufo reale Bubo bubo C MB 11 All. I 3 PP<br />

Civetta Athene noctua C MS 12 3 PP<br />

Allocco Strix aluco C MS 9 - E<br />

PP<br />

Gufo comune Asio otus C MS 8 - E PP<br />

Succiacapre<br />

Caprimulgus<br />

europaeus<br />

C SP<br />

4 All. I 2 P<br />

Rondone comune Apus apus 2 - P<br />

Rondone maggiore<br />

Tachymarptis<br />

melba<br />

C<br />

- P<br />

Martin pescatore Alcedo atthis C SP 10 All. I 3 P<br />

Gruccione Merops apiaster C SP 9 3 P<br />

Upupa Upupa epops C 6 3 P<br />

Torcicollo Jynx torquilla 6 3 PP<br />

Interesse<br />

Monitoraggio<br />

Priorità<br />

complessiva<br />

2009/147/CE<br />

SPEC<br />

L.R. 26/93


Specie Nome scientifico<br />

Interesse<br />

Monitoraggio<br />

Priorità<br />

complessiva<br />

Analisi del territorio<br />

Picchio verde Picus viri<strong>di</strong>s C MS 9 2 PP<br />

Picchio nero Dryocopus martius C MS 10 All. I - PP<br />

Picchio rosso maggiore Dendrocopos major C MS 10 - PP<br />

Picchio rosso minore Dendrocopos minor C MS 11 - PP<br />

Cappellaccia Galerida cristata 6 3 P<br />

Tottavilla Lullula arborea C All. I 2 P<br />

Allodola Alauda arvensis V MS 4 All.II/2 3 C<br />

Ron<strong>di</strong>ne montana<br />

Ptyonoprogne<br />

rupestris<br />

C SP<br />

8 - P<br />

Ron<strong>di</strong>ne Hirundo rustica 3 3 P<br />

Balestruccio Delichon urbica 1 3 P<br />

Calandro Anthus campestris C SP 8 All. I 3 P<br />

Pispola Anthus pratensis - E P<br />

Prispolone Anthus trivialis 6 - P<br />

Cutrettola Motacilla flava SP 4 - P<br />

Ballerina gialla Motacilla cinerea 4 - P<br />

Ballerina bianca Motacilla alba 3 - P<br />

Beccofrusone Bombycilla garrulus - P<br />

Merlo acquaiolo Cinclus cinclus C SP 11 - P<br />

Scricciolo<br />

Troglodytes<br />

troglodytes<br />

2 -<br />

Passera scopaiola Prunella modularis 7 -<br />

Pettirosso Erithacus rubecula 4 - E P<br />

Usignolo<br />

Luscinia<br />

megarhynchos<br />

3 - E P<br />

Co<strong>di</strong>rosso spazzacamino Phoenicurus<br />

ochruros<br />

- P<br />

Co<strong>di</strong>rosso<br />

Phoenicurus<br />

phoenicurus<br />

C SP<br />

8 2 P<br />

Stiaccino Saxicola rubetra C SP 8 - E P<br />

Saltimpalo Saxicola torquata 5 - P<br />

Culbianco Oenanthe oenanthe MS 5 3 P<br />

Co<strong>di</strong>rossone Monticola saxatilis C SP 10 3 P<br />

Merlo Turdus merula V MS 2 All.II/2 - E C<br />

Cesena Turdus pilaris V MS 7 All.II/2 - E W C<br />

Tordo bottaccio Turdus philomelos V MS 6 All.II/2 - E C<br />

Tordo sassello Turdus iliacus V MS 6 All.II/2 - E C<br />

Tordela Turdus viscivorus 5 All.II/2 - E W P<br />

Usignolo <strong>di</strong> fiume Cettia cetti 4 - P<br />

Beccamoschino Cisticola junci<strong>di</strong>s 5 - P<br />

Forapaglie macchiettato Locustella naevia - E P<br />

Forapaglie castagnolo<br />

Acrocephalus<br />

melonopogon<br />

C SP<br />

12 All. I - P<br />

Salciaiola<br />

Locustella<br />

luscinioides<br />

C SP<br />

12 - E P<br />

2009/147/CE<br />

SPEC<br />

L.R. 26/93<br />

75


76<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Specie Nome scientifico<br />

Interesse<br />

Monitoraggio<br />

Priorità<br />

complessiva<br />

Forapaglie<br />

Acrocephalus<br />

schoenobaenus<br />

- E P<br />

Cannaiola verdognola<br />

Acrocephalus<br />

palustris<br />

C<br />

- E P<br />

Cannaiola<br />

Acrocephalus<br />

scirpaceus<br />

SP<br />

8 - E P<br />

Cannareccione<br />

Acrocephalus<br />

arun<strong>di</strong>naceus<br />

5 - P<br />

Canapino maggiore Hippolais icterina - E P<br />

Canapino Hippolais polyglotta C - E P<br />

Occhiocotto<br />

Sylvia<br />

melanocephala<br />

C SP<br />

9 - E P<br />

Bigia grossa Sylvia ortensis C SP 12 3 P<br />

Bigiarella Sylvia curruca C SP 12 - E P<br />

Sterpazzola Sylvia communis SP 8 - E P<br />

Beccafico Sylvia borin 7 - E P<br />

Capinera Sylvia atricapilla SP 2 - E P<br />

Luì bianco Phylloscopus bonelli C SP 8 2 P<br />

Luì verde<br />

Phylloscopus<br />

sibilatrix<br />

7 2 P<br />

Luì piccolo<br />

Phylloscopus<br />

collybita<br />

3 - P<br />

Luì grosso<br />

Phylloscopus<br />

trochilus<br />

- P<br />

Regolo Regulus regulus 7 - E P<br />

Fiorrancino Regulus ignicapillus SP 4 - E P<br />

Pigliamosche Muscicapa striata 4 3 P<br />

Balia nera Ficedula hypoleuca - E P<br />

Panuro <strong>di</strong> Webb<br />

Paradoxornis<br />

webbianus<br />

P<br />

Co<strong>di</strong>bugnolo Aegithalos caudatus 2 - P<br />

Cincia bigia Parus palustris C SP 8 3 P<br />

Cincia alpestre Poecile montanus 6 - P<br />

Cincia dal ciuffo<br />

Lophophanes<br />

cristatus<br />

C SP<br />

8 2 P<br />

Cincia mora Periparus ater 3 - P<br />

Cinciarella Cyanistes caeruleus 6 - E P<br />

Cinciallegra Parus major 1 - P<br />

Picchio muratore Sitta europaea C SP 8 - P<br />

Rampichino alpestre Certhia familiaris C SP 10 - P<br />

Rampichino<br />

Certhia<br />

brachydactyla<br />

C SP<br />

9 - E P<br />

Rigogolo Oriolus oriolus 5 - P<br />

Averla piccola Lanius collurio 6 All. I 3 P<br />

Averla maggiore Lanius excubitor 6 3 P<br />

2009/147/CE<br />

SPEC<br />

L.R. 26/93


Specie Nome scientifico<br />

Interesse<br />

Monitoraggio<br />

Priorità<br />

complessiva<br />

Analisi del territorio<br />

Ghiandaia Garrulus glandarius V MS 7 All.II/2 - C<br />

Gazza Pica pica V MS 3 All.II/2 - C<br />

Nocciolaia<br />

Nucifraga<br />

caryocatactes<br />

C MS<br />

9 - P<br />

Taccola Corvus monedula 4 - E P<br />

Corvo Corvus frugilegus V MS 3 All.II/2 - P<br />

Cornacchia nera Corvus corone V MB 6 All.II/2 - C<br />

Cornacchia grigia<br />

Corvus corone<br />

cornix<br />

V MB<br />

1 All.II/2 - C<br />

Corvo imperiale Corvus corax 4 - P<br />

Storno Sturnus vulgaris V (der) MS 3 All.II/2 3 P<br />

Passero d’Italia Passer italiae V (der) MS 4 NE P<br />

Passero mattugio Passer montanus V (der) MS 1 3 P<br />

Fringuello Fringilla coelebs V (der) MS 2 - E P<br />

Peppola<br />

Fringilla<br />

montifringilla<br />

V (der) MS<br />

6 - P<br />

Verzellino Serinus serinus 3 - E P<br />

Venturone Serinus citrinella C SP 10 - E P<br />

Verdone Carduelis chloris 2 - E P<br />

Cardellino Carduelis carduelis 1 - P<br />

Lucherino Carduelis spinus 5 - E P<br />

Crociere Loxia curvirostra 6 - P<br />

Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula 6 - P<br />

Frosone<br />

Coccothraustes<br />

coccothraustes<br />

C SP<br />

9 - P<br />

Zigolo giallo Emberiza citrinella 6 - E P<br />

Zigolo muciatto Emberiza cia C SP 8 3 P<br />

Ortolano Emberiza hortulana C SP 11 2 P<br />

Migliarino <strong>di</strong> palude<br />

Emberiza<br />

schoeniclus<br />

7 - P<br />

Strillozzo Miliaria calandra 4 2 P<br />

2009/147/CE<br />

SPEC<br />

L.R. 26/93<br />

77


78<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Tabella 2.24 - Elenco delle specie <strong>di</strong> Mammiferi presenti in provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong> con specifiche relative alle tipologie <strong>di</strong> interesse e <strong>di</strong> monitoraggio.<br />

Specie Nome scientifico<br />

Interesse<br />

Monitoraggio<br />

Priorità<br />

complessiva<br />

All. II<br />

92/43/CE<br />

Riccio europeo<br />

occidentale<br />

Erinaceus europaeus<br />

4 P<br />

Talpa europea Talpa europea C SP 7<br />

Talpa cieca Talpa caeca 11<br />

Toporagno comune Sorex araneus MB 7 P<br />

Toporagno nano Sorex minutus C SP 8 P<br />

Toporagno acquatico<br />

<strong>di</strong> Miller<br />

Neomys anomalus SP<br />

10 P<br />

Toporagno d’acqua Neomys fo<strong>di</strong>ens C SP 9 P<br />

Crocidura a ventre<br />

bianco<br />

Crocidura leucodon<br />

6 P<br />

Crocidura minore Crocidura suaveolens C SP 8 P<br />

Rinolofo maggiore<br />

Rhinoluphus<br />

ferrumequinum<br />

C SP<br />

10 * P<br />

Rinolofo minore<br />

Rhinoluphus<br />

hipposideros<br />

C SP<br />

11 * P<br />

Vespertilio <strong>di</strong><br />

Bechstein<br />

Myotis bechsteini C SP<br />

11 * P<br />

Vespertilio <strong>di</strong> Blyth Myotis blythi C SP 10 * P<br />

Vespertilio <strong>di</strong><br />

Capaccini<br />

Myotis capaccinii C SP<br />

13 * P<br />

Vespertilio <strong>di</strong><br />

Daubenton<br />

Myotis daubentoni C SP<br />

9 P<br />

Vespertilio<br />

smarginato<br />

Myotis emarginatus C SP<br />

11 * P<br />

Vespertilio maggiore Myotis myotis C SP 10 * P<br />

Vespertilio<br />

mustacchino<br />

Myotis mystacinus C SP<br />

8 P<br />

Vespertilio <strong>di</strong> Natterer Myotis nattereri C SP 10 P<br />

Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhli C 6 P<br />

Pipistrello <strong>di</strong><br />

Nathusius<br />

Pipistrellus nathusii C SP<br />

11 P<br />

Pipistrello nano<br />

Pipistrellus<br />

pipistrellus<br />

C<br />

6 P<br />

Nottola <strong>di</strong> Leisler Nyctalus leisleri C SP 10 P<br />

Serotino comune Eptesicus serotinus C 7 P<br />

Orecchione bruno Plecotus auritus C SP 9 P<br />

Orecchione<br />

meri<strong>di</strong>onale<br />

Plecotus austriacus C SP<br />

8 P<br />

Orecchione alpino<br />

Plecotus<br />

macrobullaris<br />

C<br />

P<br />

L.R. 26/93


Specie Nome scientifico<br />

Interesse<br />

Monitoraggio<br />

Analisi del territorio<br />

Priorità<br />

complessiva<br />

All. II<br />

92/43/CE<br />

Miniottero<br />

Miniopterus<br />

schreibersii<br />

C SP<br />

11 * P<br />

Molosso <strong>di</strong> Cestoni Tadarida teniotis C SP 10 P<br />

Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus V MB 4 C<br />

Lepre comune Lepus europaeus V SP 4 C<br />

Silvilago<br />

Sylvilagus<br />

floridanus<br />

G MB<br />

3 C<br />

Scoiattolo comune<br />

europeo<br />

Sciurus vulgaris C MS<br />

4 P<br />

Scoiattolo grigio<br />

Sciurus<br />

carolinensis<br />

P<br />

Scoiattolo <strong>di</strong> Pallas<br />

Callosciurus cfr<br />

erithraeus<br />

Nutria Myocastor coypus G MB 4<br />

Quercino Eliomys quercinus C SP 10 P<br />

Ghiro Myoxus glis C SP 8 P<br />

Moscar<strong>di</strong>no<br />

Muscar<strong>di</strong>nus<br />

avellanarius<br />

C SP<br />

9 P<br />

Arvicola rossastra Myodes glareolus 5<br />

Arvicola terrestre Arvicola terrestris 4<br />

Arvicola campestre Microtus arvalis 4<br />

Arvicola <strong>di</strong> Fatio Microtus multiplex 7<br />

Arvicola <strong>di</strong> Savi Microtus savii 7<br />

Arvicola delle nevi Chionomys nivalis C SP 11<br />

Topo selvatico dorso<br />

striato<br />

Apodemus agrarius G C SP<br />

8<br />

Topo selvatico<br />

collogiallo<br />

Apodemus flavicollis<br />

4<br />

Topo selvatico Apodemus sylvaticus 3<br />

Topolino delle risaie Micromys minutus G C SP 8<br />

Ratto grigio Rattus norvegicus 3<br />

Ratto nero Rattus rattus SP 5<br />

Topolino domestico Mus domesticus 2<br />

Istrice Hystrix cristata<br />

Volpe Vulpes vulpes V G MB 3 C<br />

Tasso Meles meles C MB 6 P<br />

Donnola Mustela nivalis C MS 7 P<br />

Puzzola Mustela putorius C MS 11 PP<br />

Faina Martes foina C MS 6 P<br />

Martora Martes martes C MS 9 PP<br />

Lince Lynx lynx C MS 10 * PP<br />

Cinghiale Sus scrofa V G MB 4 C<br />

Cervo Cervus elaphus V MB 6 C<br />

Daino Dama dama V G MB 4 C<br />

L.R. 26/93<br />

79


80<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Specie Nome scientifico<br />

Interesse<br />

Monitoraggio<br />

Priorità<br />

complessiva<br />

All. II<br />

92/43/CE<br />

Capriolo Capreolus capreolus V MB 6<br />

Muflone Ovis orientalis V G MB 4 C<br />

Ammotrago Ammotragus lervia G P<br />

Camoscio delle Alpi Rupicapra rupicapra C V MB 9 C<br />

2.4.3 STATUS DELLE SPECIE<br />

Nell’ambito delle sopracitate 270 specie, per quelle ritenute <strong>di</strong> interesse per<br />

la gestione faunistica e venatoria, in<strong>di</strong>viduate come oggetto <strong>di</strong> un<br />

monitoraggio <strong>di</strong> base (1), che dovrebbero quin<strong>di</strong> essere sottoposte a un<br />

costante rilevamento da parte degli enti responsabili della gestione<br />

faunistico-venatoria (<strong>Provincia</strong> e ATC/CAC), è stata condotta una analisi dei<br />

dati pregressi <strong>di</strong>sponibili relativi a <strong>di</strong>stribuzione, consistenza o abbondanza.<br />

Qualora <strong>di</strong>sponibili, sono stati raccolti dati relativi anche ad altre specie <strong>di</strong><br />

interesse per la gestione faunistico-venatoria non rientranti nella sopracitata<br />

tipologia <strong>di</strong> monitoraggio.<br />

Per quelle specie che, allo stato attuale, non sono oggetto <strong>di</strong> un rilevamento<br />

regolare da parte degli enti <strong>di</strong> gestione né <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> particolareggiati, e per le<br />

quali risultano pertanto scarsamente <strong>di</strong>sponibili dati <strong>di</strong> presenza e<br />

abbondanza, il quadro del loro status è stato desunto soprattutto da<br />

riferimenti bibliografici relativi a valutazioni pregresse <strong>di</strong> sintesi condotte da<br />

enti <strong>di</strong> ricerca.<br />

I dati relativi all’avifauna ni<strong>di</strong>ficante sono tratti dall’Atlante Ornitologico<br />

Georeferenziato della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007); le<br />

informazioni sulla presenza <strong>di</strong> avifauna nel periodo <strong>di</strong> svernamento sono<br />

tratti dai risultati del Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in<br />

Lombar<strong>di</strong>a, monitoraggi effettuati regolarmente ogni anno nell’ambito<br />

dell’International Waterbird Census, promossi da Wetlands International e<br />

coor<strong>di</strong>nati a livello regionale dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a e dall’Università degli<br />

Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pavia (Longoni et al., 2010, Longoni et al., 2009, Longoni et al.,<br />

2008; Longoni et al., 2007; Rubolini et al., 2006; Rubolini et al., 2005;<br />

Rubolini et al., 2004; Vigorita et al., 2003; Vigorita et al., 20<strong>02</strong>). Ulteriori<br />

dati <strong>di</strong> presenza e abbondanza <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> avifauna acquatica e limicola sono<br />

tratti dai risultati dei monitoraggi effettuati nell’ambito del Progetto SIT-<br />

FAUNA: conoscenza delle risorse ambientali della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Tosi e<br />

Zilio, 20<strong>02</strong>), con attività <strong>di</strong> ricerca condotte dal 1997 al 2000, e dal rapporto<br />

2008 su <strong>di</strong>stribuzione, abbondanza e stato <strong>di</strong> conservazione <strong>di</strong> uccelli e<br />

L.R. 26/93


Analisi del territorio<br />

mammiferi in Lombar<strong>di</strong>a (La fauna selvatica in Lombar<strong>di</strong>a, Vigorita e Cucè,<br />

2008).<br />

I dati relativi alla teriofauna presente sul territorio provinciale sono tratti dai<br />

risultati dei monitoraggi effettuati nell’ambito del Progetto SIT-FAUNA (Tosi<br />

e Zilio, 20<strong>02</strong>); il quadro relativo alla presenza <strong>di</strong> Ungulati è tratto da recenti<br />

indagini promosse dalla <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sulle specie presenti sul territorio<br />

provinciale (Tosi et al., 2008 e 2010); ulteriori dati <strong>di</strong> presenza sono tratti<br />

dal rapporto 2008 su <strong>di</strong>stribuzione, abbondanza e stato <strong>di</strong> conservazione <strong>di</strong><br />

uccelli e mammiferi in Lombar<strong>di</strong>a (La fauna selvatica in Lombar<strong>di</strong>a, Vigorita<br />

e Cucè, 2008), in cui sono sintetizzati i dati raccolti recentemente<br />

nell’ambito <strong>di</strong> specifici progetti gestiti dall’Università degli Stu<strong>di</strong> dell’Insubria<br />

(es. Chirotteri, Sciuri<strong>di</strong>) e dati derivanti da progetti pregressi (es. Atlante dei<br />

Mammiferi della Lombar<strong>di</strong>a, 2001).<br />

Dove possibile, un quadro completo delle specie <strong>di</strong> avifauna e teriofauna<br />

presenti nel territorio provinciale è stato ottenuto integrando i dati pubblicati<br />

con segnalazioni personali <strong>di</strong> esperti e risultati <strong>di</strong> ricerche non ancora<br />

pubblicate.<br />

Complessivamente, in rapporto alla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> informazioni, è stato<br />

possibile delineare lo status delle specie/gruppi <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> seguito riportate,<br />

prese in esame secondo un or<strong>di</strong>ne sistematico.<br />

La trattazione <strong>di</strong> queste specie segue l’or<strong>di</strong>ne sistematico, secondo la<br />

nomenclatura utilizzata da Hagemeijer e Blair (The EBCC Atlas od European<br />

Bree<strong>di</strong>ng Birds, 1997) per l’avifauna e da Amori et al. (2008) per quanto<br />

riguarda la recente revisione tassonomica <strong>di</strong> alcuni gruppi <strong>di</strong> Mammiferi.<br />

2.4.3.1. AVIFAUNA ACQUATICA<br />

Le informazioni relative alla presenza <strong>di</strong> avifauna acquatica sul territorio<br />

provinciale derivano principalmente dai risultati dei conteggi annuali degli<br />

uccelli acquatici svernanti realizzati nell’ambito dei censimenti IWC<br />

(International Waterbird Census). Si tratta <strong>di</strong> un monitoraggio organizzato a<br />

livello internazionale da Wetlands International (nuova denominazione<br />

dell’IWRB, International Waterfowl Research Bureau), che viene realizzato<br />

contemporaneamente su gran parte del territorio nazionale nelle due<br />

settimane centrali del mese <strong>di</strong> gennaio. Questo intervallo temporale<br />

rappresenta, per molte specie, il momento centrale del periodo non<br />

riproduttivo; le specie migratrici si trovano nei quartieri <strong>di</strong> svernamento e<br />

sono relativamente poco mobili. Il coor<strong>di</strong>namento del monitoraggio a livello<br />

nazionale è affidato all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la<br />

Ricerca Ambientale), che si appoggia, per la raccolta dei dati, a enti e<br />

associazioni locali.<br />

Di seguito, per le <strong>di</strong>verse specie e gruppi <strong>di</strong> specie analizzati, vengono<br />

riportati in tabella i valori relativi al numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui osservati durante i<br />

censimenti degli uccelli acquatici svernanti negli ultimi 5 anni nelle aree<br />

umide che interessano il territorio provinciale.<br />

81


82<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Nel testo sottostante le tabelle vengono riportate per alcune specie<br />

informazioni <strong>di</strong> dettaglio, relative alle <strong>di</strong>mensioni delle popolazioni, alla<br />

fenologia, alle specie che presentano popolazioni ni<strong>di</strong>ficanti sul territorio<br />

provinciale.<br />

Gaviformi<br />

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Strolaga maggiore Gavia immer 0 0 1 0 0<br />

Strolaga minore Gavia stellata 0 0 2 1 0<br />

Strolaga mezzana Gavia arctica 2 1 1 3 0<br />

Il numero estremamente ridotto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui rilevati sul territorio provinciale<br />

nell’ambito dei censimenti IWC conferma i risultati ottenuti nel periodo<br />

1997-2000 nel corso dell’indagine <strong>di</strong> dettaglio effettuata per il progetto SIT-<br />

Fauna sui principali corpi idrici della provincia.<br />

La strolaga minore in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è specie svernante localizzata e<br />

migratrice scarsa (corpi idrici interessati dalla presenza della specie: Lago<br />

Maggiore e Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>).<br />

La strolaga mezzana si può considerare specie svernante e migratrice<br />

regolare (corpi idrici interessati dalla presenza della specie: Laghi Maggiore,<br />

<strong>Varese</strong>, Ceresio e Monate).<br />

La presenza della strolaga maggiore è invece da considerarsi irregolare;<br />

con solo una segnalazione nel 2008 e una nel 1997 (Lago Maggiore). La<br />

presenza <strong>di</strong> un numero anche limitato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui sul territorio provinciale<br />

non è da trascurare, trattandosi <strong>di</strong> specie presenti a livello nazionale con<br />

basse densità: in Italia sono stimate popolazioni svernanti rispettivamente <strong>di</strong><br />

50-150 in<strong>di</strong>vidui per strolaga minore, 200-400 in<strong>di</strong>vidui per strolaga<br />

mezzana e presenze irregolari <strong>di</strong> singoli in<strong>di</strong>vidui (0-3) per strolaga maggiore<br />

(Brichetti e Fracasso, 2003)<br />

Po<strong>di</strong>cipe<strong>di</strong>formi<br />

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Tuffetto Tachybaptus ruficollis 329 350 226 273 291<br />

Svasso maggiore Po<strong>di</strong>ceps cristatus 3383 4054 3389 2533 3082<br />

Svasso collorosso Po<strong>di</strong>ceps grisegena 10 1 0 1 4<br />

Svasso cornuto Po<strong>di</strong>ceps auritus 0 0 0 0 0<br />

Svasso piccolo Po<strong>di</strong>ceps nigricollis 76 86 170 84 61<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> il tuffetto è specie ni<strong>di</strong>ficante, migratrice e svernante.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione della specie risulta strettamente legata alla presenza <strong>di</strong> corpi<br />

d’acqua caratterizzati da folta vegetazione e acque calme, nel periodo<br />

riproduttivo. Durante questo periodo la maggior parte delle coppie ni<strong>di</strong>ficanti<br />

frequenta le sponde dei laghi <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Maggiore e Comabbio e del Fiume<br />

Ticino. La presenza del tuffetto è registrata, tuttavia, anche in<br />

corrispondenza <strong>di</strong> corpi idrici <strong>di</strong> ridotte <strong>di</strong>mensioni (anche inferiori a 1 ha),


Analisi del territorio<br />

con presenza <strong>di</strong> vegetazione ripariale erbacea costituita da canneti e cariceti<br />

(Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007). La popolazione ni<strong>di</strong>ficante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> può<br />

essere stimata in circa 25-30 coppie. Negli ultimi 5 anni la popolazione<br />

svernante è stimabile in circa 300 in<strong>di</strong>vidui.<br />

Lo svasso maggiore è una delle specie acquatiche più comuni in provincia<br />

<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, <strong>di</strong>stribuita come ni<strong>di</strong>ficante in corrispondenza <strong>di</strong> tutti i corpi idrici<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni non troppo ridotte, con presenza <strong>di</strong> ricca vegetazione palustre.<br />

La specie è <strong>di</strong>stribuita in maniera piuttosto uniforme sulle sponde dei laghi<br />

Maggiore, <strong>Varese</strong>, Ceresio, Comabbio, Monate e fiume Ticino. Il lago <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong> rappresenta il principale sito riproduttivo del territorio provinciale; il<br />

Ceresio sembra invece avere una importanza più rilevante come area <strong>di</strong><br />

svernamento e sito <strong>di</strong> muta post-riproduttiva. La popolazione<br />

complessivamente presente sul territorio provinciale può essere stimata in<br />

circa 300 coppie. Nel periodo invernale la specie conta una presenza più<br />

numerosa, con circa 3000-3500 in<strong>di</strong>vidui.<br />

Lo svasso collorosso in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è specie svernante e migratrice<br />

regolare, con massime presenze durante le migrazioni (10-15 in<strong>di</strong>vidui). In<br />

periodo invernale il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui contattati è piuttosto ridotto, tuttavia<br />

il lago Maggiore è da considerarsi sito <strong>di</strong> importanza nazionale per lo<br />

svernamento della specie (Serra et al., 1997). Complessivamente la<br />

popolazione nazionale svernante è stimata in 100-200 in<strong>di</strong>vidui, con<br />

maggiori presenze in Alto Adriatico e sui laghi lombar<strong>di</strong> prealpini (Brichetti e<br />

Fracasso, 2003).<br />

Lo svasso cornuto è in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> specie migratrice e svernante<br />

molto scarsa. Negli ultimi 5 anni nell’ambito dei censimenti IWC non sono<br />

state registrate segnalazioni <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui sui corpi idrici del territorio<br />

provinciale; del resto, la specie può essere facilmente confusa con il più<br />

comune svasso piccolo, con cui spesso risulta aggregata, in particolare se le<br />

osservazioni sono effettuate a <strong>di</strong>stanza. Spora<strong>di</strong>che osservazioni <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

isolati sono state effettuate nel 1999 nell’ambito del monitoraggio per il<br />

Progetto SIT-Fauna, rispettivamente sul Lago Maggiore (1 ind, ottobre), sul<br />

Lago Ceresio (2 ind, novembre) e sul Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (1 ind, che ha<br />

stazionato dall’inizio <strong>di</strong> febbraio a metà marzo). La popolazione nazionale<br />

svernante è stimata in 30-60 in<strong>di</strong>vidui (Brichetti e Fracasso, 2003).<br />

Lo svasso piccolo è specie svernante e migratrice regolare sul territorio<br />

della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Un unico caso <strong>di</strong> probabile ni<strong>di</strong>ficazione è da<br />

attribuirsi a una coppia sul Lago Maggiore negli anni 1999-2000 (Tosi et al.,<br />

20<strong>02</strong>). Me<strong>di</strong>amente il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui svernanti è <strong>di</strong> circa 100 unità, che<br />

rappresenta una considerevole frazione (circa il 10%) del numero<br />

complessivo degli in<strong>di</strong>vidui censiti su tutto il territorio lombardo.<br />

83


Pelecaniformi<br />

84<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Cormorano Phalacrocorax carbo 1687 2194 1779 1160 2148<br />

Il cormorano era una specie numericamente scarsa (poche unità) in<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> fino alla fine degli anni ’80, presente limitatamente al<br />

periodo invernale. A partire da metà anni ’90 è stata soggetta a un<br />

rapi<strong>di</strong>ssimo incremento, che ha portato la popolazione complessivamente<br />

presente sul territorio provinciale a superare il migliaio <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui nel<br />

periodo invernale. Nella Tabella 2.25 sono riportati i risultati dei conteggi<br />

<strong>di</strong>urni effettuati nell’ambito dei censimenti IWC dal 1986 ad oggi e<br />

nell’immagine affiancata è riportato graficamente l’andamento della<br />

popolazione monitorata.<br />

Tuttavia, per ottenere una stima realistica delle <strong>di</strong>mensioni della popolazione<br />

presente sul territorio provinciale per il cormorano è necessario effettuare<br />

conteggi serali in contemporanea sui posatoi, in cui tutti gli in<strong>di</strong>vidui, che<br />

durante le ore <strong>di</strong>urne sono <strong>di</strong>spersi in aree trofiche anche molto lontane dai<br />

siti <strong>di</strong> roost, si riuniscono per il riposo notturno. Ormai da <strong>di</strong>versi anni il<br />

cormorano in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong>, che hanno<br />

riguardato il monitoraggio della popolazione, la biologia riproduttiva,<br />

l’alimentazione e l’impatto sulle attività <strong>di</strong> pesca (Gagliar<strong>di</strong> et al., 2003; Tosi<br />

et al., 2003); la popolazione, prima principalmente svernante, poi in parte<br />

sedentaria, è stata oggetto <strong>di</strong> monitoraggio piuttosto regolare e costante<br />

negli ultimi 10 anni. Di seguito è mostrato l’andamento annuale della<br />

popolazione presente in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, registrato attraverso conteggi<br />

mensili degli in<strong>di</strong>vidui ai posatoi nel periodo compreso tra ottobre 2010 a<br />

ottobre 2011 (Gagliar<strong>di</strong> e Lardelli, 2011).


Analisi del territorio<br />

Tabella 2.25- Numero <strong>di</strong> cormorani conteggiati nel corso dei censimenti<br />

IWC dal 1986 al 2010.<br />

Anno N°<br />

in<strong>di</strong>vidui<br />

1986 0<br />

1987 9<br />

1988 7<br />

1989 4<br />

1990 11<br />

1991 40<br />

1992 10<br />

1993 22<br />

1994 119<br />

1995 377<br />

1996 383<br />

1997 353<br />

1998 584<br />

1999 642<br />

2000 946<br />

2001 981<br />

20<strong>02</strong> 689<br />

2003 767<br />

2004 1344<br />

2005 1376<br />

2006 2656<br />

2007 2194<br />

2008 1779<br />

2009 1160<br />

2010 2148<br />

85


86<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Tabella 2.26 - Risultati dei conteggi mensili serali dei cormorani presenti in<br />

corrispondenza dei posatoi in<strong>di</strong>viduati sul territorio provinciale.<br />

Data<br />

Gallerie<br />

<strong>di</strong> Laveno<br />

Diga <strong>di</strong><br />

Creva<br />

Angera<br />

Isola<br />

Partegora<br />

Brabbia<br />

(Agricola<br />

Palu<strong>di</strong>)<br />

Brabbia<br />

(Canale<br />

Brabbia)<br />

Brabbia<br />

(ex tiro a<br />

volo)<br />

Brabbia<br />

(Cazzago<br />

Brabbia)<br />

Totale<br />

14/10/2010 159 15 8 183 220 585<br />

11/11/2010 173 11 22 433 375 36 1050<br />

09/12/2010 196 26 13 261 240 43 779<br />

9-15/01/2011 287 24 9 208 155 41 724<br />

10/<strong>02</strong>/2011 273 28 27 353 241 47 969<br />

10/03/2011 252 0 2 309 251 34 9 857<br />

14/04/2011 57 5 4 87 235 0 0 388<br />

12/05/2011 0 \ \ 87 156 0 \ 243<br />

09/06/2011 0 \ \ 114 149 0 \ 263<br />

14/07/2011 80 0 0 113 245 0 \ 438<br />

11/08/2011 5 5 2 48 108 0 \ 168<br />

13/10/2011 137 17 0 184 299 7 \ 644<br />

10/11/2011 150 31 0 326 210 71 \ 788<br />

7/12/1011 \ \ \ 316 313 52 \ 681<br />

8/01/<strong>2012</strong> 2<strong>02</strong> 21 0 250 415 93 \ 981<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono stati al momento in<strong>di</strong>viduati 6 posatoi utilizzati<br />

con regolarità e monitorati nel corso dell’indagine. Un ulteriore posatoio,<br />

in<strong>di</strong>viduato nel corso del monitoraggio a Cazzago Brabbia, è stato utilizzato<br />

solo saltuariamente da un limitato numero <strong>di</strong> cormorani e poi non più<br />

frequentato. Alcuni posatoi sono presenti, in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, lungo il<br />

corso del Ticino, all’interno del territorio del Parco del Ticino; una<br />

collaborazione con l’Ente Parco Lombardo della Valle del Ticino è stata<br />

avviata recentemente, al fine <strong>di</strong> poter garantire una copertura completa del<br />

territorio provinciale nel corso dell’inverno 2011/<strong>2012</strong>.<br />

Complessivamente, su tutto il territorio che è stato fino ad ora oggetto del<br />

monitoraggio, è stata rilevata la presenza <strong>di</strong> circa 900 in<strong>di</strong>vidui nel periodo<br />

centrale dello svernamento, da novembre a marzo, e <strong>di</strong> circa 300-400<br />

in<strong>di</strong>vidui che rimangono sul territorio provinciale per tutto l’arco annuale.<br />

L’area che è risultata maggiormente frequentata dai cormorani è quella<br />

compresa tra il lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e la Palude Brabbia; all’interno della Riserva<br />

Naturale, infatti, sono stati in<strong>di</strong>viduati 3 posatoi regolarmente frequentati e<br />

un quarto utilizzato in maniera irregolare.


Analisi del territorio<br />

Figura 2.12 - Localizzazione dei posatoi noti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />

87


88<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Il cormorano, inoltre, ha iniziato a ni<strong>di</strong>ficare regolarmente in provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong> a partire dal 2004. All’interno della Riserva Naturale Palude Brabbia,<br />

dopo alcuni anni <strong>di</strong> estivazione da parte <strong>di</strong> circa 50 in<strong>di</strong>vidui, si è inse<strong>di</strong>ata<br />

una colonia, inizialmente con 4 coppie che si sono riprodotte con successo,<br />

portando all’involo <strong>di</strong> 7 pulcini (2004); nella primavera successiva le coppie<br />

ni<strong>di</strong>ficanti erano già aumentate a 43, crescendo ancora a 80 nel 2006, a 98<br />

nel 2007 e a 165 nel 2008. Al momento attuale la colonia conta più <strong>di</strong> 150<br />

coppie ni<strong>di</strong>ficanti. Il successo dell’inse<strong>di</strong>amento della colonia e la tendenza<br />

alla permanenza <strong>di</strong> una frazione rilevante della popolazione alla permanenza<br />

sul territorio provinciale nell’intero arco annuale rispecchia la tendenza al<br />

progressivo aumento della popolazione ni<strong>di</strong>ficante in Italia, che ha visto negli<br />

ultimi anni anche la ricolonizzazione <strong>di</strong> territori da tempo abbandonati e, più<br />

in generale, riflette il trend positivo a livello europeo, caratterizzato da<br />

un’espansione cominciata già dalla fine degli anni ’60 e conseguente ai<br />

numerosi interventi <strong>di</strong> protezione adottati nei confronti della specie.<br />

Numero <strong>di</strong> ni<strong>di</strong> occupati presenti nella colonia <strong>di</strong> cormorano in Palude<br />

Brabbia, dall’anno <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento ad oggi.<br />

Anno 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011<br />

Numero<br />

ni<strong>di</strong> occupati 4 43 80 98 165 169 198 155<br />

La specie è stata oggetto <strong>di</strong> piani <strong>di</strong> controllo a scopo <strong>di</strong>ssuasivo, dal 2004<br />

ad oggi. Tali attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssuasione <strong>di</strong> tipo cruento sono state effettuate ai<br />

sensi dell’art. 41 della LR 26/93 e succ. mo<strong>di</strong>ficazioni. Lo scopo <strong>di</strong> tali attività<br />

è quello <strong>di</strong> abbattere un numero limitato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui (uno o due cormorani<br />

per intervento), inducendo gli altri presenti nel gruppo a trasferirsi in altre<br />

aree, in maniera tale da tutelare:<br />

• le zone che ospitano specie <strong>di</strong> particolare significato faunistico o alieutico,<br />

(è questo il caso dei fiumi Ticino e);<br />

• le zone che ospitano popolamenti ittici in forte regresso (è questo il caso<br />

<strong>di</strong> particolari ambienti lacustri come il Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>).<br />

Al contrario, sono ambienti verso cui “in<strong>di</strong>rizzare” l’attività alimentare dei<br />

cormorani:<br />

• i gran<strong>di</strong> bacini lacustri con popolamenti ittici consistenti e ben strutturati<br />

(a cominciare dai laghi Maggiore e Ceresio);<br />

• gli ambienti che ospitano popolamenti ittici dominati da specie<br />

abbondantemente <strong>di</strong>ffuse e con elevata capacità riproduttiva.<br />

Il quadro <strong>di</strong> interventi realizzati tra il 2004 e il 2007, è stato finalizzato alla<br />

limitazione del prelievo sui due principali ambienti fluviali della provincia (il<br />

Fiume Ticino e il Fiume Tresa), nonché sul Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, l’ambiente<br />

lacustre più “a rischio” fra quelli provinciali. Gli interventi cruenti in questo


Analisi del territorio<br />

periodo sono stati comunque <strong>di</strong> tipo “conservativo” sulla popolazione nel suo<br />

complesso, limitando il prelievo ad 1–2 capi per intervento e comunque,<br />

complessivamente nell’anno, a non più del 10% del censito.<br />

Nel triennio 2008-2010 è stato realizzato un programma <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ssuasione cruenta, secondo quanto approvato a suo tempo dall’Istituto<br />

Nazionale per la Fauna Selvatica, che ha interessato il Fiume Tresa, il Lago<br />

<strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e il Fiume Ticino, arrivando al suo secondo completamento nel<br />

corso del trascorso inverno.<br />

Di seguito viene riportato in grafico il numero <strong>di</strong> soggetti abbattuti per anno<br />

nel corso delle attività <strong>di</strong> controllo, nel periodo 2004 – 2010 (non sono<br />

pervenuti i dati relativi al 2008); nella tabella affiancata è sintetizzato il<br />

numero <strong>di</strong> soggetti abbattuti per area nello stesso arco temporale.<br />

Corpo In<strong>di</strong>vidui<br />

idrico<br />

Lago <strong>di</strong><br />

abbattuti<br />

<strong>Varese</strong><br />

Fiume<br />

593<br />

Ticino 150<br />

Tresa 44<br />

Di seguito viene riportata la localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo<br />

effettuati sul cormorano nel territorio della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Figura 2.13).<br />

Per il triennio 2011-2013 è stato chiesto parere a ISPRA per poter<br />

proseguire gli interventi con le stesse modalità operative e intensità del<br />

triennio precedente.<br />

89


90<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Figura 2.13 - Localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo sul cormorano in<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.


Anseriformi<br />

Analisi del territorio<br />

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Cigno reale Cygnus olor 210 255 323 170 163<br />

Oca granaiola Anser fabalis<br />

Oca lombardella Anser albifrons - -<br />

Oca selvatica Anser anser 1 - 2 - -<br />

Volpoca Tadorna tadorna - - -<br />

Fischione Anas penelope - 4 22 - 10<br />

Canapiglia Anas strepera 8 16 30 20 14<br />

Alzavola Anas crecca 93 43 266 356 32<br />

Germano reale Anas platyrhynchos 3758 2911 3008 2335 2800<br />

Codone Anas acuta - - 1 1 -<br />

Marzaiola Anas querquedula - -<br />

Mestolone Anas clypeata - 2 1 6 -<br />

Fistione turco Netta rufina 1 - - - -<br />

Moriglione Aythya ferina 256 562 468 179 88<br />

Moretta tabaccata Aythya nyroca - 3 1 - -<br />

Moretta Aythya fuligula 268 301 428 140 1<strong>02</strong><br />

Moretta grigia Aythya marila - - 5 -<br />

Moretta codona Clangula hyemalis -<br />

Orchetto marino Melanitta nigra 1 4 11<br />

Orco marino Melanitta fusca 12 2 39 8 1<br />

Quattrocchi Bucephala clangula 1 - - - -<br />

Pesciaiola Mergus albellus - -<br />

Smergo minore Mergus serrator 22 2 3 - 6<br />

Smergo maggiore Mergus merganser 13 26 89 36 48<br />

Il cigno reale è una specie originaria delle zone centrali <strong>di</strong> Europa e Asia;<br />

introdotta in Lombar<strong>di</strong>a nei primi decenni del 900 a fini ornamentali, ha<br />

iniziato a riprodursi allo stato selvatico a partire dagli anni ’30 e ’40. la<br />

ni<strong>di</strong>ficazione della specie in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> riguarda in particolare il Lago<br />

<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Palude Brabbia e Lago <strong>di</strong> Comabbio; numerose segnalazioni <strong>di</strong><br />

ni<strong>di</strong>ficazione riguardano anche il Lago Maggiore (Monvallina, Bozza <strong>di</strong> Lago,<br />

Sabbie d’Oro, Ranco, Angera, Sesto Calende). Nella porzione più<br />

settentrionale della provincia la specie ni<strong>di</strong>fica sul fiume Tresa e sul Lago<br />

Ceresio; nella porzione più meri<strong>di</strong>onale tra Rescal<strong>di</strong>na e Gerenzano.<br />

La canapiglia in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è specie sedentaria, migratrice e<br />

svernante. La specie ni<strong>di</strong>fica nella Riserva Naturale Palude Brabbia a partire<br />

dal 1996, con 2-3 femmine per stagione riproduttiva. La piccola popolazione<br />

ni<strong>di</strong>ficante può ritenersi stabile o soggetta negli ultimi anni a un leggero<br />

incremento. I riproduttori non abbandonano mai l’area, anche durante<br />

l’inverno. Le osservazioni si fanno più frequenti al <strong>di</strong>sgelo dei chiari, con un<br />

picco a marzo dovuto al passaggio dei migratori. I siti riproduttivi sono<br />

mantenuti in anni successivi. Il nucleo presente in Palude Brabbia<br />

rappresenta la frazione più consistente del numero complessivo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

che frequentano il territorio provinciale lungo tutto l’arco annuale; in termini<br />

<strong>di</strong> importanza seguono il vicino Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, il Lago Maggiore, mentre i<br />

91


92<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

laghi <strong>di</strong> Comabbio e Monate e il fiume Ticino rivestono un’importanza<br />

secondaria.<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> l’alzavola è soprattutto specie migratrice e<br />

svernante. In<strong>di</strong>zi sulla probabile ni<strong>di</strong>ficazione della specie, sebbene saltuaria,<br />

sono note per la Palude Brabbia. In periodo riproduttivo la specie frequenta<br />

zone umide <strong>di</strong> acqua dolce, anche <strong>di</strong> ridotte <strong>di</strong>mensioni, ricche <strong>di</strong><br />

vegetazione palustre emergente che formi un denso strato erbaceo e<br />

circondate da cespugli e alberi. La specie <strong>di</strong>venta più abbondante durante le<br />

migrazioni e nei mesi invernali. La percentuale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui contattati<br />

maggiore è stata contattata in Palude Brabbia mentre tutti gli altri corpi idrici<br />

sono risultati rivestire un importanza secondaria.<br />

Il germano reale è la specie acquatica più comune in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />

La specie risulta presente lungo e coste dei principali bacini lacustri<br />

(Maggiore, Ceresio, <strong>Varese</strong>, Comabbio, Monate), sulle rive dei principali corsi<br />

d’acqua fluviali (Ticino, Tresa, Olona), sui corsi d’acqua minori (Boesio,<br />

Rancina, Monvallina, Rio Vallona, Strona, Bozzente), in corrispondenza <strong>di</strong><br />

laghetti e altre raccolte d’acqua <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ridotte (L. <strong>di</strong> Ghirla, L. <strong>di</strong><br />

Ganna, L. <strong>di</strong> Brinzio, Lagozza <strong>di</strong> Besnate, L. <strong>di</strong> Arcisate, Boza <strong>di</strong> Cassano<br />

Magnago, L. <strong>di</strong> Daverio), in aree umide paludose, sia <strong>di</strong> notevole estensione<br />

(Palude Brabbia, Valle Bagnoli), sia <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni estremamente limitate<br />

(aree umide e prative intorno a Cadrezzate, Gornate, Morazzone, Cavaria,<br />

Gaggiolo, Boschi <strong>di</strong> Uboldo, Bosco dei guasti). Il germano reale è anche<br />

l’anatide che presenta le maggiori consistenze numeriche, nonostante una<br />

quantificazione della popolazione selvatica sia ardua a causa della presenza<br />

<strong>di</strong>ffusa non solo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> chiara provenienza domestica (con piumaggio<br />

evidentemente <strong>di</strong>fferente dal fenotipo selvatico), ma anche <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong><br />

germani dal piumaggio fenotipicamente selvatico, che presentano un<br />

comportamento dubbio, <strong>di</strong>mostrando elevata confidenza nei confronti<br />

dell’uomo.<br />

La marzaiola, specie prevalentemente migratrice in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />

caratterizzata da un passo quasi esclusivamente primaverile, è risultata<br />

ni<strong>di</strong>ficare con certezza sulle sponde del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, nella zona <strong>di</strong><br />

Cassinetta, all’interno del canneto che si estende dalla foce del Canale<br />

Brabbia all’Isolino Virginia e presso lo stagno Daverio all’interno della Palude<br />

Brabbia. Ni<strong>di</strong>ficazioni irregolari sono note per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> già dai<br />

primi anni ’80. In periodo riproduttivo frequenta zone umide aperte, con<br />

acque lentiche basse ed eutrofiche. Il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui presenti in<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> raggiunge i valori massimi durante la migrazione<br />

primaverile, tra la fine <strong>di</strong> febbraio e i primi <strong>di</strong> aprile.<br />

Il fistione turco è risultato ni<strong>di</strong>ficare sul Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> dal 1998, era<br />

considerato raro in provincia fino agli anni ’50, successivamente in aumento<br />

e <strong>di</strong> doppio passo regolare quasi ogni anno soprattutto sul Lago Maggiore;<br />

più recentemente la specie è presente soprattutto durante il passo<br />

primaverile, da febbraio ad aprile, dove si concentra in particolare sui laghi<br />

Maggiore e <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. In provincia la specie è anche migratrice e svernate,


Analisi del territorio<br />

con picchi <strong>di</strong> presenza nel mese <strong>di</strong> marzo. Il Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> rappresenta il<br />

bacino più importante per la presenza della specie, seguito dal Maggiore e<br />

secondariamente dal Lago <strong>di</strong> Monate e dalla Palude Brabbia.<br />

Il moriglione è risultato ni<strong>di</strong>ficare sulle sponde del Lago Maggiore, nel<br />

canneto della località Bozza <strong>di</strong> Bagno, in comune <strong>di</strong> Besozzo, nel punto in cui<br />

il Bardello sfocia nel lago. In periodo riproduttivo la specie frequenta<br />

generalmente zone umide <strong>di</strong> varia natura, anche <strong>di</strong> limitata estensione, sia<br />

naturali sia artificiali, con fondali <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a profon<strong>di</strong>tà. Il moriglione in<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è prevalentemente specie migratrice e svernante, con<br />

qualche caso <strong>di</strong> estivazione saltuaria <strong>di</strong> pochi in<strong>di</strong>vidui. i principali siti <strong>di</strong><br />

svernamento frequentati nel periodo 1997-2000 sono stati il fiume Ticino, la<br />

porzione meri<strong>di</strong>onale del Lago Maggiore e il Lago <strong>di</strong> Ganna (Tosi e Zilio,<br />

20<strong>02</strong>).<br />

Specie migratrice e ni<strong>di</strong>ficante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, la moretta tabaccata<br />

si è riprodotta con successo in alcuni chiari della Riserva Naturale Palude<br />

Brabbia, dove ni<strong>di</strong>fica almeno dal 1991 e sul Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> nel 1999 e nel<br />

2011 a Cazzago Brabbia. Si è notata una <strong>di</strong>minuzione delle presenze<br />

all’interno della Riserva e un aumento delle osservazioni degli in<strong>di</strong>vidui nelle<br />

aree limitrofe alla palude: Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Biandronno, Bruschera. È<br />

ipotizzabile che negli ultimi anni siano venute meno alcune caratteristiche<br />

attrattive per la specie tra cui l’aumento del fiore <strong>di</strong> loto che in periodo<br />

estivo determina una copertura totale degli stagni, limitando l’efficacia<br />

dell’attività <strong>di</strong> foraggiamento. Dopo il periodo <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione alcuni in<strong>di</strong>vidui<br />

si trattengono fino a ottobre-novembre, prima <strong>di</strong> raggiungere le località <strong>di</strong><br />

svernamento; al <strong>di</strong>sgelo dei primi chiari, a partire da febbraio si registra<br />

l’arrivo dei primi maschi, seguito, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> circa un mese dalle femmine.<br />

La ni<strong>di</strong>ficazione dello smergo maggiore è stata accertata per la prima volta<br />

in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> nel 2003. Le località <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione hanno interessato<br />

la costa rocciosa della porzione settentrionale della provincia, che si affaccia<br />

sul Lago Maggiore, dalla località <strong>di</strong> Pino, a Nord, alle località <strong>di</strong> Ronco<br />

Valgrande e Ronco delle Monache a Nord <strong>di</strong> Maccagno, fino all’area intorno a<br />

Colmegna a Sud. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie è regolarmente svernante,<br />

con presenze da <strong>di</strong>cembre a marzo. La maggior parte delle osservazioni si<br />

concentra sul Lago Maggiore, a Nord <strong>di</strong> Laveno e a Nord <strong>di</strong> Luino. In periodo<br />

<strong>di</strong> migrazione la specie è stata osservata sui laghi <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e <strong>di</strong> Comabbio<br />

(Tosi e Zilio, 20<strong>02</strong>).<br />

Per le specie oggetto <strong>di</strong> prelievo venatorio vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati<br />

derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.<br />

93


Fischione<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 56<br />

1995/1996 46<br />

1996/1997 32<br />

1997/1998 47<br />

1998/1999 67<br />

1999/2000 47<br />

2000/2001 28<br />

2001/20<strong>02</strong> 41<br />

20<strong>02</strong>/2003 20<br />

2003/2004 29<br />

2004/2005 39<br />

2005/2006 20<br />

2006/2007 9<br />

2007/2008 13<br />

2008/2009 44<br />

2009/2010 23<br />

Canapiglia<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1998/1999 9<br />

1999/2000 30<br />

2000/2001 23<br />

2001/20<strong>02</strong> 29<br />

20<strong>02</strong>/2003 20<br />

2003/2004 37<br />

2004/2005 55<br />

2005/2006 16<br />

2006/2007 22<br />

2007/2008 47<br />

2008/2009 42<br />

2009/2010 9<br />

94<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>


Alzavola<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 229<br />

1995/1996 111<br />

1996/1997 120<br />

1997/1998 1<strong>02</strong><br />

1998/1999 130<br />

1999/2000 81<br />

2000/2001 1<strong>02</strong><br />

2001/20<strong>02</strong> 153<br />

20<strong>02</strong>/2003 66<br />

2003/2004 110<br />

2004/2005 98<br />

2005/2006 126<br />

2006/2007 46<br />

2007/2008 50<br />

2008/2009 87<br />

2009/2010 128<br />

Germano reale<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 1136<br />

1995/1996 767<br />

1996/1997 1233<br />

1997/1998 1224<br />

1998/1999 1164<br />

1999/2000 4455<br />

2000/2001 1109<br />

2001/20<strong>02</strong> 1292<br />

20<strong>02</strong>/2003 1090<br />

2003/2004 1064<br />

2004/2005 1264<br />

2005/2006 857<br />

2006/2007 951<br />

2007/2008 851<br />

2008/2009 961<br />

2009/2010 844<br />

Analisi del territorio<br />

95


Codone<br />

Stagione<br />

venatoria<br />

1994/1995<br />

1995/1996<br />

1996/1997<br />

1997/1998<br />

1998/1999<br />

1999/2000<br />

2000/2001<br />

2001/20<strong>02</strong><br />

20<strong>02</strong>/2003<br />

2003/2004<br />

2004/2005<br />

2005/2006<br />

2006/2007<br />

2007/2008<br />

2008/2009<br />

2009/2010<br />

Marzaiola<br />

96<br />

N° capi<br />

abbattuti<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 25<br />

1995/1996 12<br />

1996/1997 17<br />

1997/1998 20<br />

1998/1999 16<br />

1999/2000 14<br />

2000/2001 6<br />

2001/20<strong>02</strong> 3<br />

20<strong>02</strong>/2003 18<br />

2003/2004 31<br />

2004/2005 44<br />

2005/2006 16<br />

2006/2007 19<br />

2007/2008 25<br />

2008/2009 47<br />

2009/2010 29<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>


Mestolone<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 38<br />

1995/1996 35<br />

1996/1997 22<br />

1997/1998 18<br />

1998/1999 25<br />

1999/2000 34<br />

2000/2001 31<br />

2001/20<strong>02</strong> 21<br />

20<strong>02</strong>/2003 27<br />

2003/2004 79<br />

2004/2005 32<br />

2005/2006 24<br />

2006/2007 12<br />

2007/2008 9<br />

2008/2009 19<br />

2009/2010 33<br />

Moriglione<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 390<br />

1995/1996 567<br />

1996/1997 254<br />

1997/1998 136<br />

1998/1999 272<br />

1999/2000 184<br />

2000/2001 248<br />

2001/20<strong>02</strong> 170<br />

20<strong>02</strong>/2003 211<br />

2003/2004 183<br />

2004/2005 139<br />

2005/2006 70<br />

2006/2007 59<br />

2007/2008 51<br />

2008/2009 81<br />

2009/2010 70<br />

Analisi del territorio<br />

97


Moretta<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 174<br />

1995/1996 198<br />

1996/1997 158<br />

1997/1998 157<br />

1998/1999 168<br />

1999/2000 95<br />

2000/2001 128<br />

2001/20<strong>02</strong> 199<br />

20<strong>02</strong>/2003 110<br />

2003/2004 109<br />

2004/2005 121<br />

2005/2006 101<br />

2006/2007 42<br />

2007/2008 28<br />

2008/2009 8<br />

2009/2010 22<br />

Gruiformi e Caradriformi<br />

98<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Porciglione Rallus aquaticus 68 34 43 34<br />

Voltolino Porzana porzana<br />

Schiribilla Porzana parva<br />

Gallinella d'acqua Gallinula chloropus 818 517 532 365<br />

Folaga Fulica atra 3543 4240 3263 2801 2263<br />

Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus<br />

Occhione Burhinus oe<strong>di</strong>cnemus<br />

Corriere piccolo Charadrius dubius<br />

Piviere dorato Pluvialis apricaria<br />

Pavoncella Vanellus vanellus - - 5 -<br />

Beccaccino Gallinago gallinago - - 6 11<br />

Beccaccia Scolopax rusticola - -<br />

Piro piro culbianco Tringa ochropus - 3 3 7<br />

Piro piro boschereccio Tringa glareola<br />

Piro piro piccolo Actitis hypoleucos - 3 4 6<br />

Gavina Larus canus 124 106 161 113 103<br />

Gabbiano comune Larus ri<strong>di</strong>bundus 4098 30<strong>02</strong> 4394 3405 3003<br />

Gabbiano reale med. Larus michahellis 473 506 508 438 574<br />

Mignattino piombato Childonias hybridus<br />

Mignattino Chlidonias niger<br />

Rallide dalle abitu<strong>di</strong>ni elusive, il porciglione è risultato una specie acquatica<br />

abbastanza <strong>di</strong>ffusa in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>; Le osservazioni della specie sono<br />

localizzate nella porzione più settentrionale e orientale della provincia. È<br />

risultata presente sulle rive dei principali corpi idrici caratterizzati da


Analisi del territorio<br />

rigogliosa vegetazione igrofila erbacea e arbustiva: sulle sponde del Lago<br />

Maggiore (località Monvallina, Ranco, Bruschera, Sesto Calende), sulla<br />

sponde occidentale e meri<strong>di</strong>onale del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, nella porzione<br />

meri<strong>di</strong>onale del Lago <strong>di</strong> Comabbio. Ulteriori segnalazioni <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione sono<br />

relative a estese aree paludose, come la Palude Brabbia, Biandronno, Valle<br />

Bagnoli e aree umide molto più ridotte come la Torbiera <strong>di</strong> Mombello, i<br />

Fontanili <strong>di</strong> Besnate e il Laghetto <strong>di</strong> Quinzano S. Pietro.<br />

Specie sedentaria, migratrice e svernante, la gallinella d’acqua è risultata,<br />

dopo il Germano reale, la specie acquatica maggiormente <strong>di</strong>ffusa in<br />

provincia. La <strong>di</strong>stribuzione risulta legata alla presenza <strong>di</strong> corpi d’acqua aperti<br />

con sufficiente copertura vegetale. Ni<strong>di</strong>fica in corrispondenza <strong>di</strong> ambienti<br />

acquatici <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura: sulle rive dei laghi <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni<br />

(Maggiore, Ceresio, <strong>Varese</strong>, Comabbio, Monate), sulle rive dei fiumi (Ticino,<br />

Tresa, Olona, Margorabbia) e torrenti (ad esempio: Rancina, Monvallina,<br />

Bevera, Strona, Bozzente), nei canneti ripariali <strong>di</strong> piccoli laghetti (ad<br />

esempio: Brinzio, Ganna, Daverio, Boza <strong>di</strong> Cassano Magnago), in palu<strong>di</strong> vere<br />

e proprie (Brabbia, Bruschera, Biandronno) e in altre tipologie <strong>di</strong> raccolta<br />

d’acqua, come e vasche <strong>di</strong> contenimento artificiale. Sulle sponde del Lago <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong> sono concentrate la maggior parte delle osservazioni come sito <strong>di</strong><br />

ni<strong>di</strong>ficazione. Pur essendo <strong>di</strong>fficoltoso effettuare una stima <strong>di</strong> carattere<br />

quantitativo dell’abbondanza della specie, la Gallinella d’acqua è da ritenersi<br />

comune sia come ni<strong>di</strong>ficante, sia nel periodo <strong>di</strong> svernamento.<br />

La folaga risulta tra le specie più comuni della provincia, sedentaria e<br />

migratrice, e la sua <strong>di</strong>stribuzione è legata alla presenza <strong>di</strong> corpi d’acqua<br />

caratterizzati da buona copertura vegetale e corrente debole o assente. La<br />

specie è risultata ni<strong>di</strong>ficare in ambienti acquatici <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso genere; sulle<br />

sponde dei principali laghi, in corrispondenza <strong>di</strong> fragmiteti ripariali ben<br />

strutturati: sul Lago Maggiore, sul Ceresio, lungo le rive dei laghi <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />

Comabbio e Monate; nei primi tratti del fiume Ticino e Tresa; nella Palude<br />

Brabbia.<br />

È stata segnalata la ni<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> numerosi cavalieri d’Italia nelle vasche<br />

<strong>di</strong> fitodepurazione ubicate in provincia <strong>di</strong> Milano e in parte comprese anche<br />

nel territorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />

Specie migratrice e ni<strong>di</strong>ficante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, il corriere piccolo si<br />

è riprodotto in due <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> habitat: in corrispondenza della foce<br />

del fiume Tresa nei pressi <strong>di</strong> Germignaga e, più <strong>di</strong>ffusamente, lungo il corso<br />

del fiume Ticino, sui greti del tratto che va da Castelnovate alle località<br />

Tornavento e Turbigaccio. Lungo la sponda del Ticino la specie è sempre<br />

stata osservata in ambiente caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> rive aperte, con<br />

substrato <strong>di</strong> ciottoli e ghiaia, alternate a zone con vegetazione rada,<br />

costituita da cespugli si saliceti arbustivi.<br />

Prevalentemente migratrice e svernante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, la beccaccia<br />

è stata segnalata come ni<strong>di</strong>ficante probabile in <strong>di</strong>verse aree del territorio<br />

provinciale, sia nella porzione settentrionale (nei pressi dei Sette Termini,<br />

Alpe Tedesco, Cuasso al Monte e Pogliana), sia nella parte centrale (in due<br />

99


100<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

aree vicino ad Angera, in Palude Brabbia, Cascina Gaggia, tra Morazzone e<br />

Gornate Olona) e meri<strong>di</strong>onale (Castelnovate, Gorla Minore). La maggior<br />

parte delle osservazioni si riferisce alla zona pianeggiante e collinare del<br />

territorio, compresa entro i 440 m s.l.m.<br />

Sono state raccolte segnalazioni localizzate <strong>di</strong> piro piro piccolo sulle<br />

sponde del Lago Maggiore a Germignaga e in località Monvallina, sia nella<br />

porzione più meri<strong>di</strong>onale, in corrispondenza <strong>di</strong> alcuni tratti del Fiume Ticino,<br />

in località Maddalena, nei pressi <strong>di</strong> Vizzola Ticino (Bonifica Caproni), e nelle<br />

località Tornavento e Turbigaccio. Tutte le segnalazioni si riferiscono a<br />

ni<strong>di</strong>ficazioni probabili, dal momento che l’in<strong>di</strong>viduazione dei ni<strong>di</strong> e dei pulcini<br />

è alquanto <strong>di</strong>fficoltosa, contrariamente alla relativa facilità <strong>di</strong> rilevamento<br />

degli in<strong>di</strong>vidui adulti in manifestazioni vocali e territoriali. La specie in<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è principalmente un migratore regolare <strong>di</strong> doppio passo,<br />

con presenza che vanno dalla prima decade <strong>di</strong> aprile all’ultima <strong>di</strong> settembre,<br />

con solo spora<strong>di</strong>che presenze in inverno.<br />

Il gabbiano reale è una specie presente lungo tutto l’arco annuale in<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> ed è risultato ni<strong>di</strong>ficare con certezza sulle sponde del<br />

Lago Maggiore, nella porzione più settentrionale della provincia, in<br />

corrispondenza delle pareti rocciose verticali presenti ai lati delle gallerie nei<br />

pressi <strong>di</strong> Pino. Ulteriori segnalazioni <strong>di</strong> probabile ni<strong>di</strong>ficazione della specie<br />

provengono da altre due località del Verbano (Rocca <strong>di</strong> Caldè e Sasso<br />

Galletto), dove le sponde del lago presentano scogliere e pareti rocciose,<br />

habitat <strong>di</strong> elezione per la ni<strong>di</strong>ficazione del laride. La specie è presente sul<br />

territorio provinciale con un andamento numerico variabile durante tutto<br />

l’anno. Le segnalazioni sono <strong>di</strong>stribuite principalmente sul Lago Maggiore e,<br />

in misura minore, sui laghi <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e Ceresio e sul Fiume Ticino.<br />

Per la Sterna comune è stata raccolta la segnalazione <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo<br />

osservato in volo sopra il Fiume Ticino.<br />

Per le specie oggetto <strong>di</strong> prelievo venatorio vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati<br />

derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.


Gallinella d’acqua<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 568<br />

1995/1996 453<br />

1996/1997 735<br />

1997/1998 661<br />

1998/1999 622<br />

1999/2000 554<br />

2000/2001 506<br />

2001/20<strong>02</strong> 645<br />

20<strong>02</strong>/2003 419<br />

2003/2004 446<br />

2004/2005 512<br />

2005/2006 378<br />

2006/2007 341<br />

2007/2008 448<br />

2008/2009 251<br />

2009/2010 296<br />

Folaga<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 682<br />

1995/1996 646<br />

1996/1997 672<br />

1997/1998 356<br />

1998/1999 650<br />

1999/2000 589<br />

2000/2001 467<br />

2001/20<strong>02</strong> 372<br />

20<strong>02</strong>/2003 449<br />

2003/2004 301<br />

2004/2005 485<br />

2005/2006 249<br />

2006/2007 308<br />

2007/2008 377<br />

2008/2009 281<br />

2009/2010 138<br />

Analisi del territorio<br />

101


Beccaccino<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 28<br />

1995/1996 74<br />

1996/1997 36<br />

1997/1998 65<br />

1998/1999 36<br />

1999/2000 24<br />

2000/2001 37<br />

2001/20<strong>02</strong> 69<br />

20<strong>02</strong>/2003 35<br />

2003/2004 75<br />

2004/2005 47<br />

2005/2006 81<br />

2006/2007 153<br />

2007/2008 59<br />

2008/2009 56<br />

2009/2010 33<br />

Beccaccia<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 1185<br />

1995/1996 1595<br />

1996/1997 1194<br />

1997/1998 1084<br />

1998/1999 843<br />

1999/2000 1266<br />

2000/2001 982<br />

2001/20<strong>02</strong> 1807<br />

20<strong>02</strong>/2003 703<br />

2003/2004 1133<br />

2004/2005 1414<br />

2005/2006 1233<br />

2006/2007 945<br />

2007/2008 1642<br />

2008/2009 1358<br />

2009/2010 1111<br />

1<strong>02</strong><br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>


Ciconiformi<br />

Ardei<strong>di</strong> coloniali<br />

Analisi del territorio<br />

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Nitticora Nycticorax nycticorax 13 45 75 75 75<br />

Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides<br />

Airone guardabuoi Bubulcus ibis 0 0 0 0 3<br />

Garzetta Egretta garzetta<br />

0<br />

12<br />

28<br />

22<br />

14<br />

21<br />

8<br />

24<br />

17<br />

Airone bianco maggiore Casmero<strong>di</strong>us albus 21 41 21 35 64<br />

Airone cenerino Ardea cinerea<br />

290<br />

112<br />

193<br />

140<br />

132<br />

127<br />

176<br />

124<br />

194<br />

111<br />

Airone rosso Ardea purpurea 15 4 3 20 23<br />

Le popolazioni <strong>di</strong> Ardei<strong>di</strong> coloniali ni<strong>di</strong>ficanti vengono monitorate<br />

regolarmente, su tutto il territorio lombardo, da un gruppo <strong>di</strong> lavoro<br />

coor<strong>di</strong>nato dall’Università <strong>di</strong> Pavia, da circa 30 anni. Le informazioni relative<br />

al numero <strong>di</strong> coppie ni<strong>di</strong>ficanti per ogni specie in corrispondenza delle<br />

garzaie esistenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono desunte quin<strong>di</strong> dai risultati <strong>di</strong><br />

tale programma <strong>di</strong> monitoraggio. Nella tabella sono in<strong>di</strong>cati il numero <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui censiti nel corso dei conteggi degli uccelli acquatici svernanti IWC e<br />

il numero <strong>di</strong> coppie ni<strong>di</strong>ficanti (in<strong>di</strong>cato in grassetto) relativi agli ultimi 5<br />

anni.<br />

L’airone cenerino è, tra gli Ardei<strong>di</strong> presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, la specie<br />

maggiormente abbondante, con un numero <strong>di</strong> coppie ni<strong>di</strong>ficanti superiori al<br />

centinaio. I conteggi delle coppie ni<strong>di</strong>ficanti sono <strong>di</strong>sponibili a partire dal<br />

1993. La colonia <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni è quella presente all’interno della<br />

Riserva Naturale Palude Brabbia. La specie ha iniziato a ni<strong>di</strong>ficare in<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> nel 1993, in corrispondenza della garzaia della Brabbia,<br />

con 19 coppie. Il numero <strong>di</strong> coppie ni<strong>di</strong>ficanti è in seguito progressivamente<br />

cresciuto, fino a un massimo <strong>di</strong> 83 nel 2010, per poi ridursi sensibilmente nel<br />

2011. A partire dal 1996 a questa colonia se ne è aggiunta una <strong>di</strong> nuova<br />

formazione, localizzata a Somma Lombardo, località La Maddalena, con 11<br />

coppie ni<strong>di</strong>ficanti. Negli ultimi anni, a partire dal 2005, la specie ha iniziato a<br />

ni<strong>di</strong>ficare, con un numero limitato <strong>di</strong> coppie, anche in corrispondenza <strong>di</strong> altri<br />

siti: Germignaga, Grantola, Lonate Ceppino, e, dal 2010, anche sulle sponde<br />

del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (località Punta del pane). In periodo invernale, al<br />

continegente sedentario e ni<strong>di</strong>ficante, si aggiunge una frazione della<br />

popolazione svernante. Il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui conteggiati durante i<br />

censimenti degli uccelli acquatici svernanti a gennaio si aggira intorno a 200.<br />

I primi dati relativi alla ni<strong>di</strong>ficazione dell’airone rosso risalgono al 1993,<br />

nella garzaia della Palude Brabbia, in cui ha ni<strong>di</strong>ficato con 15 coppie. Il<br />

numero <strong>di</strong> coppie è progressivamente <strong>di</strong>minuito in questo sito, mentre la<br />

specie ha iniziato a ni<strong>di</strong>ficare sulle sponde del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, raggiungendo<br />

le 18 coppie nel 2009 e 23 nel 2010.<br />

103


104<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

La nitticora, presente con 81 coppie ni<strong>di</strong>ficanti in Palude Brabbia nel 1993,<br />

è stata negli anni ’90 la specie maggiormente rappresentata in provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong> tra gli Ardei<strong>di</strong> coloniali, raggiungendo un massimo <strong>di</strong> 110 coppie nel<br />

1995. Il numero <strong>di</strong> coppie è poi progressivamente calato, fino a un minimo<br />

<strong>di</strong> sole 13 coppie nel 2006, per poi riprendersi sensibilmente nell’ultimo<br />

quinquennio. Al momento la ni<strong>di</strong>ficazione è confermata solo nella garzaia<br />

della Palude Brabbia, pur essendoci segnalazioni <strong>di</strong> alcuni in<strong>di</strong>vidui giovani<br />

appena involati nelle vicinanze della garzaia <strong>di</strong> Lonate Ceppino, in cui ni<strong>di</strong>fica<br />

l’airone cenerino.<br />

La garzetta è una specie <strong>di</strong> più recente comparsa come ni<strong>di</strong>ficante in<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, con le prime segnalazioni in corrispondenza della<br />

garzaia <strong>di</strong> Somma Lombardo, nel 2003, quando è stata rilevata la presenza<br />

<strong>di</strong> 13 coppie. Dal 2003 il numero <strong>di</strong> coppie ni<strong>di</strong>ficanti è aumentato fino a un<br />

massimo <strong>di</strong> 24 nel 2009. Nel 2011 è stato osservato un unico nido occupato<br />

<strong>di</strong> garzetta anche nella garzaia della Palude Brabbia.<br />

Le altre specie <strong>di</strong> Ardei<strong>di</strong> coloniali (sgarza ciuffetto, airone guardabuoi e<br />

airone bianco maggiore) non risultano ni<strong>di</strong>ficanti all’interno del territorio<br />

provinciale. La presenza <strong>di</strong> airone bianco maggiore non è infrequente nei<br />

mesi invernali (in tabella è in<strong>di</strong>cato il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui conteggiato<br />

durante i censimenti degli uccelli acquatici svernanti), mentre le osservazioni<br />

<strong>di</strong> sgarza ciuffetto e airone guardabuoi risultano più spora<strong>di</strong>che e<br />

irregolari.<br />

Altri Ardei<strong>di</strong><br />

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Tarabuso Botaurus stellaris 9 12 12 7 0<br />

Tarabusino Ixobrychus minutus<br />

Il tarabusino in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> risulta concentrato principalmente nella<br />

porzione centrale del territorio provinciale nel complesso <strong>di</strong> aree umide<br />

costituite da Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Palude <strong>di</strong> Biandronno, Palude Brabbia e Lago <strong>di</strong><br />

Comabbio. I dati rilevati nel corso dell’Atlante Ornitologico provinciale<br />

(Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007) hanno messo in evidenza una preoccupante<br />

contrazione delle aree <strong>di</strong> presenza della specie, rispetto alla situazione<br />

rilevata dal precedente atlante (Guenzani e Saporetti, 1988).<br />

Il tarabuso è da considerarsi specie molto rara e localizzata come<br />

ni<strong>di</strong>ficante sul territorio provinciale; nel corso dei monitoraggi realizzati per<br />

l’Atlante Ornitologico (2003-2005) l’unica segnalazione <strong>di</strong> probabile<br />

ni<strong>di</strong>ficazione era relativa alla Palude Brabbia. Altre aree potenzialmente<br />

idonee a ospitare la specie come ni<strong>di</strong>ficante sul territorio provinciale sono<br />

rappresentate dai canneti del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e della Palude Buschera. La<br />

specie risulta più numerosa durante il periodo invernale, per cui è possibile<br />

stimare la presenza sull’intero territorio provinciale <strong>di</strong> circa 20 in<strong>di</strong>vidui.


Ciconi<strong>di</strong><br />

Analisi del territorio<br />

La cicogna bianca è segnalata regolarmente come specie migratrice per la<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>; negli anni 2008 e 2009 si sono registrati anche due<br />

tentativi <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione, mai andati a termine, da parte <strong>di</strong> una coppia, che<br />

ha stazionato a partire da marzo per buona parte del periodo riproduttivo<br />

nella porzione orientale del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, costruendo il nido sui tralicci<br />

della tensione a lato della Strada <strong>Provincia</strong>le n. 1 in località Schiranna. È<br />

probabile che la coppia che ha tentato <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficare sia stata attratta dagli<br />

in<strong>di</strong>vidui tenuti in cattività da un negoziante <strong>di</strong> animali presente nelle<br />

imme<strong>di</strong>ate vicinanze.<br />

2.4.3.2. RAPACI DIURNI<br />

Specie Nome scientifico<br />

Aquila reale Aquila chrysaetos<br />

Falco pecchiaiolo Pernis apivorus<br />

Nibbio bruno Milvus migrans<br />

Biancone Circaetus gallicus<br />

Falco <strong>di</strong> palude Circus aeruginosus<br />

Albanella reale Circus cyaneus<br />

Albanella minore Circus pygargus<br />

Astore Accipiter gentilis<br />

Sparviere Accipiter nisus<br />

Poiana Buteo buteo<br />

Falco pescatore Pan<strong>di</strong>on haliaetus<br />

Gheppio Falco tinnunculus<br />

Falco cuculo Falco vespertinus<br />

Smeriglio Falco columbarius<br />

Lodolaio Falco subbuteo<br />

Pellegrino Falco peregrinus<br />

Tra le specie <strong>di</strong> rapaci <strong>di</strong>urni ni<strong>di</strong>ficanti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, il falco<br />

pecchiaiolo ni<strong>di</strong>fica a basse densità in particolare nel settore centrooccidentale.<br />

È presente come ni<strong>di</strong>ficante sul territorio provinciale tra fine<br />

aprile e inizio settembre; la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è interessata inoltre da un<br />

flusso migratorio <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che sono <strong>di</strong>retti più a nord.<br />

Il nibbio bruno, presente sul territorio provinciale in<strong>di</strong>cativamente da metà<br />

marzo a metà agosto, ni<strong>di</strong>fica con territori isolati o colonie rade nella parte<br />

centro-settentrionale della provincia, nelle vicinanze dei laghi Verbano,<br />

<strong>Varese</strong>, Ganna e Ceresio e sui versanti montani della Valcuvia, Valtravaglia,<br />

Valganna e Valceresio. Anche nel caso <strong>di</strong> questa specie, il territorio<br />

provinciale è interessato da un flusso migratorio primaverile <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

<strong>di</strong>retti nelle regioni più settentrionali.<br />

L’aquila reale ni<strong>di</strong>fica appena al <strong>di</strong> fuori del confine della provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong>, sul versante svizzero del Monte Lema, ma frequenta regolarmente le<br />

aree confinanti della Val Veddasca. Non sono infrequenti occasionali<br />

105


106<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

spostamenti dalle aree <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione verso sud, in particolare nell’area del<br />

Parco Campo dei Fiori, in particolar modo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui giovani in <strong>di</strong>spersione e<br />

in cerca <strong>di</strong> aree da sfruttare per ragioni trofiche.<br />

Il biancone è, tra le specie <strong>di</strong> rapaci <strong>di</strong>urni, una delle più rare in provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong>; pur essendo osservato regolarmente durante i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> migrazione<br />

primaverile e autunnale, le segnalazioni <strong>di</strong> possibili ni<strong>di</strong>ficazioni per il<br />

territorio provinciale sono piuttosto scarse e riferite all’alta Val Veddasca e<br />

alla porzione centrale della provincia, nell’area compresa tra il massiccio del<br />

Campo dei Fiori e la Valganna.<br />

Il falco <strong>di</strong> palude è presente sul territorio provinciale sia come migratore,<br />

sia come probabile ni<strong>di</strong>ficante, che come svernante. Le segnalazioni in<br />

periodo <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione sono concentrate in particolare nell’area della Palude<br />

Brabbia e nel complesso <strong>di</strong> aree umide comprese tra sponda meri<strong>di</strong>onale del<br />

Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e Lago <strong>di</strong> Comabbio.<br />

L’albanella reale è presente come in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> in particolare nei<br />

mesi invernali e durante le migrazioni.<br />

L’albanella minore è presente sul territorio provinciale in particolare come<br />

migratrice regolare; al momento attuale non sono noti casi <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione.<br />

L’astore è una specie forestale sedentaria; ni<strong>di</strong>fica sul territorio provinciale<br />

a basse densità, in presenza <strong>di</strong> formazioni a conifere con prevalenza <strong>di</strong> pino<br />

silvestre o pino strobo (Parco del Ticino e Parco della Pineta <strong>di</strong> Appiano<br />

Gentile e Tradate), larice, peccate e faggete nell’area montana (Val<br />

Veddasca, Lavena Ponte Tresa).<br />

Tra le specie forestali, lo sparviere è il secondo rapace maggiormente<br />

<strong>di</strong>ffuso in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, dopo la poiana; negli ultimi 25 anni la specie<br />

ha mostrato un evidente ampliamento dell’areale riproduttivo, in<br />

conseguenza della progressiva maturazione degli ambienti boschivi. La<br />

specie risulta inoltre adattarsi ad occupare anche boschi degradati <strong>di</strong> robinia,<br />

piccoli impianti artificiali <strong>di</strong> conifere e conifere ornamentali in parchi urbani.<br />

La poiana si colloca tra le specie <strong>di</strong> avifauna più comuni sul territorio<br />

provinciale, ni<strong>di</strong>ficando in tutte le tipologie boschive <strong>di</strong>sponibili (latifoglie,<br />

boschi misti, conifere, boschi degradati) e occupando anche, nell’area<br />

prealpina, le pareti rocciose per la ni<strong>di</strong>ficazione.<br />

Il falco pescatore viene osservato piuttosto regolarmente sul territorio<br />

provinciale in corrispondenza dei movimenti migratori (tra agosto e<br />

novembre e tra marzo e maggio). L’area più frequentata è quella del Lago <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong> e del complesso <strong>di</strong> aree umide della porzione centrale del territorio<br />

provinciale. Osservazioni irregolari <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui riguardano anche il periodo<br />

estivo (giugno-luglio).<br />

Tra i falconiformi, il gheppio è la specie maggiormente <strong>di</strong>ffusa sul territorio<br />

provinciale, con trend positivo della popolazione. La specie, prevalentemente<br />

stanziale, come ni<strong>di</strong>ficante presenta una <strong>di</strong>stribuzione più sparsa nel settore<br />

settentrionale e più omogenea nella parte meri<strong>di</strong>onale.<br />

Il lodolaio è un falconide migratore, presente sul territorio provinciale<br />

in<strong>di</strong>cativamente da fine aprile ad agosto, che ni<strong>di</strong>fica in maniera localizzata,


Analisi del territorio<br />

utilizzando <strong>di</strong> preferenza i ni<strong>di</strong> abbandonati <strong>di</strong> altri uccelli, in particolare<br />

corvi<strong>di</strong>. Nel corso della realizzazione dell’Atlante ornitologico provinciale<br />

(Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007) la specie era stata segnalata come ni<strong>di</strong>ficante nel<br />

settore centrale della provincia (area compresa tra Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e Palude<br />

Brabbia) e nel settore sud-occidentale, lungo l’asta del Ticino.<br />

Le osservazioni <strong>di</strong> smeriglio non sono molto frequenti per il territorio<br />

provinciale, limitate ai mesi invernali. Anche il falco cuculo è una specie<br />

poco frequente in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>; viene osservato prevalentemente nei<br />

mesi primaverili e autunnali, in corriposndenza <strong>di</strong> aree aperte, utilizzate a<br />

scopi trofici.<br />

Il pellegrino è una specie sedentaria, ni<strong>di</strong>ficante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> nella<br />

porzione centro-settentrionale, in corrispondenza <strong>di</strong> pareti rocciose a quote<br />

non troppo elevate, in genere al <strong>di</strong> sotto degli 800 m s.l.m., con esposizione<br />

favorevole al sole e sfavorevole al vento. Anche per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> si<br />

conferma il trend positivo registrato a livello globale per la specie: dalla<br />

prima ni<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> pellegrino sul territorio provinciale risalente al 1992<br />

(Aresi e Guenzani, 1992), le coppie ni<strong>di</strong>ficanti sono aumentate<br />

notevolmente, tanto che si può affermare che tutte le pareti rocciose che<br />

possiedono i requisiti sopra in<strong>di</strong>cati risultano occupate, più o meno<br />

regolarmente. Negli ultimi anni, successivi alla realizzazione dell’Atlante<br />

ornitologico provinciale, ulteriori indagini hanno portato all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong><br />

nuovi siti <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione, ad esempio alle pen<strong>di</strong>ci del monte S.Martino, sul<br />

versante che si affaccia sulla Valcuvia.<br />

2.4.3.3. GALLIFORMI<br />

Specie Nome scientifico<br />

Francolino <strong>di</strong> monte Bonasa bonasia<br />

Gallo forcello Tetrao tetrix<br />

Colino della Virginia Colinus virginianus<br />

Coturnice Alectoris graeca saxatilis<br />

Pernice rossa Alectoris rufa<br />

Starna Per<strong>di</strong>x per<strong>di</strong>x<br />

Quaglia Coturnix coturnix<br />

Fagiano comune Phasianus colchicus<br />

Tra i Galliformi alpini il francolino <strong>di</strong> monte è da ritenersi presente in<br />

maniera spora<strong>di</strong>ca e limitata al territorio dell’Alto Luinese. Indagini effettuate<br />

me<strong>di</strong>ante l’impiego <strong>di</strong> richiamo acustico nell’ambito del progetto SIT-Fauna<br />

hanno permesso <strong>di</strong> contattare un maschio presso la località Alpe Cortetti<br />

negli anni 1999 e 2000. Successivamente, la specie non è mai più stata<br />

contattata.<br />

Il gallo forcello è presente in maniera piuttosto continua nella fascia<br />

territoriale compresa tra gli orizzonti montano e subalpino nel CAC Nord<br />

Verbano, lungo il confine con la Svizzera, in corrispondenza dei crinali delle<br />

valli Veddasca e Dumentina. La popolazione presente sul territorio<br />

107


108<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

provinciale è quin<strong>di</strong> in costante e stretto contatto con gli in<strong>di</strong>vidui presenti in<br />

Canton Ticino. La popolazione <strong>di</strong> gallo forcello, soggetta a prelievo venatorio<br />

dal 1996 , viene regolarmente censita attraverso conteggi primaverili dei<br />

maschi sulle arene e punti <strong>di</strong> canto noti in Val Veddasca e Val Dumentina. I<br />

conteggi vengono realizzati dai soci del CAC Nord Verbano, con la<br />

collaborazione del Nucleo <strong>Faunistico</strong> della <strong>Provincia</strong>, in contemporanea su<br />

tutti i punti <strong>di</strong> canto/arene noti, in<strong>di</strong>cativamente nella prima settimana <strong>di</strong><br />

maggio.<br />

Le arene/punti <strong>di</strong> canto monitorati sono costanti negli anni; in Tabella 2.27<br />

vengono elencati per le due aree <strong>di</strong> presenza (Val Veddasca, Val<br />

Dumentina).<br />

In tabella Tabella 2.28 sono in<strong>di</strong>cati i risultati dei censimenti primaverili<br />

realizzati dal 1996 al 2011, il piano <strong>di</strong> prelievo annuo e il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

abbattuti per anno.<br />

Tabella 2.27 - Arene e punti <strong>di</strong> canto noti nelle due aree <strong>di</strong> presenza della<br />

specie.<br />

Val Veddasca Val Dumentina<br />

Cippo 4-5 Merigetto<br />

Cippo 8-9 Lema<br />

Cippo 10 Fontana tamarin<strong>di</strong><br />

Sasso Corbaro Arasio<br />

Sirti<br />

Cadrigna<br />

Tabella 2.28 - Numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> maschi e femmine <strong>di</strong> gallo forcello<br />

conteggiati durante i censimenti primaverili nelle aree <strong>di</strong> presenza nelle<br />

Valli Veddasca e Dumentina e quantificazione del prelievo annuale.<br />

Anno<br />

In<strong>di</strong>vidui<br />

censiti Maschi Femmine<br />

<strong>Piano</strong><br />

prelievo<br />

In<strong>di</strong>vidui<br />

abbattuti<br />

1996 19 16 3 8 5<br />

1997 27 20 7 8 4<br />

1998 19 16 3 8 0<br />

1999 22 17 5 8 6<br />

2000 23 19 4 8 4<br />

2001 19 13 6 8 8<br />

20<strong>02</strong> 12 9 3 8 2<br />

2003 18 14 4 8 2<br />

2004 19 14 5 6 5<br />

2005 18 11 7 6 5<br />

2006 15 12 3 6 3<br />

2007 26 17 9 6 3<br />

2008 18 13 5 6 4


Anno<br />

In<strong>di</strong>vidui<br />

censiti Maschi Femmine<br />

<strong>Piano</strong><br />

prelievo<br />

Analisi del territorio<br />

In<strong>di</strong>vidui<br />

abbattuti<br />

2009 20 15 5 6 6<br />

2010 18 13 5 6 7<br />

2011 21 16 5 6 1<br />

Dal 2008, in corrispondenza delle località soprain<strong>di</strong>cate, viene effettuata una<br />

ripetizione del conteggio primaverile, in genere nella seconda settimana <strong>di</strong><br />

maggio, in concomitanza del censimento organizzato dall’Ufficio della caccia<br />

e della pesca del Cantone Ticino e in collaborazione con la Stazione<br />

ornitologica svizzera <strong>di</strong> Sempach, che copre tutta l’area compresa tra il<br />

Monte Lema e il Monte Tamaro. Questa replica consente <strong>di</strong> effettuare un<br />

conteggio in contemporanea degli in<strong>di</strong>vidui appartenenti alla stessa<br />

popolazione che occupano l’area <strong>di</strong> confine tra Italia e Svizzera compresa tra<br />

il Monte Lema e il Monte Tamaro. Di seguito vengono riportati i risultati dei<br />

conteggi effettuati in territorio svizzero dal 2008 al 2011.<br />

Tabella 2.29 - Numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> maschi e femmine <strong>di</strong> gallo forcello<br />

conteggiati durante i censimenti primaverili in territorio elvetico.<br />

In<strong>di</strong>vidui<br />

Anno censiti Maschi Femmine<br />

2008 37 26 11<br />

2009 35 23 12<br />

2010 non eseguito per maltempo<br />

2011 40 33 7<br />

Nell’immagine sono in<strong>di</strong>cate le localizzazioni delle postazioni degli operatori<br />

sia in area italiana sia in quella svizzera.<br />

109


110<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Figura 2.14 - Localizzazione delle postazioni <strong>di</strong> monitoraggio del fagiano <strong>di</strong><br />

monte, in territorio italiano e svizzero.<br />

I valori <strong>di</strong> densità corrispondenti (relativi ai soli soggetti maschili), che si<br />

riferiscono ad un areale potenziale <strong>di</strong> fatto coincidente con l’areale <strong>di</strong><br />

presenza attuale della specie sul territorio provinciale (circa 600 ha), sono<br />

oscillati, nel periodo considerato, tra 1,5 galli/100 ha (20<strong>02</strong>) e 3,3 galli/100<br />

ha (1997). Tali valori sono leggermente superiori rispetto a quanto noto per<br />

le restanti popolazioni che occupano la fascia prealpina della Lombar<strong>di</strong>a<br />

occidentale (province <strong>di</strong> Como e Lecco), ove si segnalano, dal 1996, densità<br />

comprese tra 1,0 e 2,2 galli /100 ha. Un dato preoccupante emerso dalle<br />

indagini riguarda lo stato <strong>di</strong> aggregazione che gli in<strong>di</strong>vidui mostrano<br />

nell’attività <strong>di</strong> parata: il rapporto tra i punti <strong>di</strong> canto isolati e le arene<br />

strutturate ha, infatti, superato il valore soglia <strong>di</strong> 3 ed è in costante aumento<br />

dal 1997.<br />

La coturnice è presente sul territorio provinciale limitatamente a porzioni<br />

isolate nella parte orientale del CAC Nord Verbano, dove permangono zone a<br />

pascolo montano aperto, a ridosso <strong>di</strong> crinali rocciosi e ripi<strong>di</strong> impluvi, che<br />

costituiscono l’habitat idoneo alla presenza del fasianide. Le località <strong>di</strong><br />

presenza in cui sono concentrate le segnalazioni della specie sono:<br />

Merigetto, Alpe Corte, Fontana Tamarin<strong>di</strong>, Alpe Rattaiolo, Monterecchio. Non<br />

essendo realizzati monitoraggi primaverili appositamente per la coturnice, le<br />

segnalazioni <strong>di</strong> presenza vengono raccolte dal Servizio <strong>di</strong> Vigilanza durante i<br />

censimenti al camoscio, effettuati nel mese <strong>di</strong> aprile e al gallo forcello,<br />

realizzati nelle prime due settimane <strong>di</strong> maggio. La <strong>di</strong>stribuzione della specie<br />

è stata inoltre recentemente indagata nell’ambito della realizzazione<br />

dell’Atlante Ornitologico provinciale. Una indagine specifica è stata realizzata


Analisi del territorio<br />

nel periodo dal 1997 al 2000, nell’ambito del Progetto SIT-Fauna; i dati<br />

raccolti hanno permesso <strong>di</strong> calcolare il valore <strong>di</strong> densità dei maschi cantori,<br />

variabile nel periodo <strong>di</strong> indagine da 1.3 a 2.1 ind/100 ha, e il valore <strong>di</strong><br />

densità delle coppie, che è oscillato tra 0.9 e 1.7 coppie/100 ha. La presenza<br />

della specie è da considerarsi stabile in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, anche se con<br />

una popolazione costituita da un numero estremamente ridotto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

(non superiore alla decina <strong>di</strong> coppie). L’area <strong>di</strong> attuale presenza della<br />

coturnice è stata oggetto, in passato, <strong>di</strong> un tentativo <strong>di</strong> ripopolamento con<br />

in<strong>di</strong>vidui provenienti da allevamento, a seguito <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong><br />

acclimatazione in situ. Il monitoraggio <strong>di</strong> metà dei soggetti immessi (21<br />

in<strong>di</strong>vidui marcati con ra<strong>di</strong>ocollare, su 42 complessivamente rilasciati) ha<br />

verificato che la sopravvivenza degli stessi non ha interessato un periodo<br />

successivo all’immissione superiore ai 30 giorni (Carlini et al., 1999).<br />

Il colino della Virginia è una specie <strong>di</strong> origine neartica, introdotta in Italia<br />

nel 1927. La specie occupa in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la fascia della valle del<br />

Ticino compresa tra la Brughiera del Dosso e il Bosco del Turbigaccio, al<br />

confine della provincia <strong>di</strong> Milano, e tutta la porzione <strong>di</strong> brughiera residua che<br />

si trova a sud <strong>di</strong> Malpensa. La popolazione del varesotto risulta in continuità<br />

con quella piemontese e della provincia <strong>di</strong> Milano. Oltre alle aree in<strong>di</strong>cate,<br />

nel corso della realizzazione dell’Atlante Ornitologico provinciale, la specie è<br />

stata rilevata come ni<strong>di</strong>ficante probabile in due aree isolate, rispettivamente<br />

tra Besnate e Casorate Sempione e tra Oggiona e Cavaria (Gagliar<strong>di</strong> et al.,<br />

2007).<br />

Rispetto alla situazione rilevata nel periodo 1983-1987 (Guenzani e<br />

Saporetti, 1988), l’area <strong>di</strong>stributiva attuale del colino della Virginia appare<br />

più concentrata e meno estesa. Le numerose segnalazioni in aree in cui<br />

attualmente la presenza della specie non è più stata riconfermata (Besano,<br />

Bisuschio, Viggiù, nella parte Nordorientale della provincia; Cadrezzate,<br />

Comabbio, Taino, nella parte centro-occidentale; Gorla Maggiore, Gorla<br />

Minore, Cislago e territorio del Parco Regionale della Pineta <strong>di</strong> Appiano<br />

Gentile e Tradate, nella parte orientale) possono essere ricondotte a singoli<br />

interventi <strong>di</strong> immissione <strong>di</strong> colini, effettuati proprio negli anni ’80, che non<br />

hanno in seguito originato nuclei stabili della specie. Indagini effettuate negli<br />

anni 1997-1999 (Tosi e Zilio, 20<strong>02</strong>) avevano già evidenziato tale<br />

contrazione. Anche la segnalazione nell’area della Palude Brabbia, dovuta a<br />

un’immissione avvenuta nel 1997, non è più stata in seguito riconfermata.<br />

Sono state calcolate densità <strong>di</strong> 2.5 ind/km 2 nell’area del Ticino (tra la località<br />

Maddalena e il Ponte <strong>di</strong> Oleggio) e tra 2 e 7 ind/km 2 nella brughiera a sud <strong>di</strong><br />

Malpensa (Tosi e Zilio, 20<strong>02</strong>).<br />

La pernice rossa è una specie politipica a <strong>di</strong>stribuzione europea, con<br />

un’area <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione che comprende Spagna, Francia, Liguria, Appennino<br />

sino alla Toscana e alle Marche, Corsica e Inghilterra meri<strong>di</strong>onale. È quin<strong>di</strong><br />

da considerare, per il territorio provinciale varesino, una specie alloctona. In<br />

passato sono state effettuate immissioni <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui non autorizzate, che<br />

hanno interessato la zona <strong>di</strong> Cantello. È probabile che alcune immissioni<br />

111


112<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

abusive vengano tutt’ora realizzate, dal momento che saltuariamente<br />

vengono osservati in<strong>di</strong>vidui della specie sul territorio provinciale. Da ottobre<br />

a maggio 2011 è stata segnalata la presenza <strong>di</strong> almeno 3 in<strong>di</strong>vidui, osservati<br />

rispettivamente a Porto Valtravaglia, Casalzuigno (informazione tratta da<br />

www.ornitho.it) e Arcisate (informazione tratta da www.ornitho.it).<br />

Nel <strong>Piano</strong> Agro-faunistico venatorio per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

(Amministrazione provinciale <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, 1982), la starna veniva descritta<br />

come presente con popolamenti stabili ma <strong>di</strong> poco rilevante entità nella<br />

parte meri<strong>di</strong>onale della provincia, ovunque in <strong>di</strong>minuzione e <strong>di</strong> recente<br />

ni<strong>di</strong>ficazione nel territorio della Zona Alpi, in cui era presente regolarmente<br />

fino al 1968. Già nel 1982, quin<strong>di</strong>, veniva evidenziata per la specie una<br />

situazione estremamente critica, meritevole <strong>di</strong> essere oggetto <strong>di</strong> programmi<br />

<strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a e recupero.<br />

Attualmente, la presenza della specie sul territorio provinciale si può ritenere<br />

totalmente <strong>di</strong>pendente dalle perio<strong>di</strong>che operazioni <strong>di</strong> ripopolamento,<br />

effettuate con in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> allevamento. Le uniche segnalazioni <strong>di</strong><br />

ni<strong>di</strong>ficazione, infatti, peraltro isolate, raccolte dal Servizio <strong>di</strong> Vigilanza, si<br />

riferiscono ad animali collocati entro recinti, in con<strong>di</strong>zioni seminaturali,<br />

generalmente situati nel territorio <strong>di</strong> Aziende faunistico-venatorie (Golasecca<br />

e Jerago ed Uniti). Si ritiene quin<strong>di</strong> che sul territorio provinciale non esistono<br />

popolazioni <strong>di</strong> starna capaci <strong>di</strong> autoriprodursi. Le mo<strong>di</strong>ficazioni ambientali<br />

che hanno interessato la montagna a partire dagli anni ’60, a seguito<br />

dell’abbandono delle coltivazioni e del pascolo tra<strong>di</strong>zionale, dell’introduzione<br />

dell’agricoltura intensiva e dell’impiego <strong>di</strong> prodotti chimici, rappresentano la<br />

principale causa della progressiva rarefazione che la specie ha subito in tutta<br />

Europa. A livello europeo, infatti, la specie è inserita nella categoria SPEC 3<br />

(Species of Conservation Concern), vale a <strong>di</strong>re una specie le cui popolazioni<br />

globali non sono concentrate in Europa, dove il loro status <strong>di</strong> protezione<br />

risulta inadeguato (BirdLife International, 2004). A livello regionale la starna<br />

viene considerata praticamente ai limiti della scomparsa, da un punto <strong>di</strong><br />

vista <strong>di</strong> presenza <strong>di</strong> coppie ni<strong>di</strong>ficanti (Vigorita e Cucè, 2008).


Analisi del territorio<br />

Di seguito sono riportati i dati relativi agli abbattimenti e all’andamento delle<br />

imissioni <strong>di</strong> starna effettuati sul territorio provinciale negli ultimi anni.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 383<br />

1995/1996 433<br />

1996/1997 562<br />

1997/1998 176<br />

1998/1999 273<br />

1999/2000 193<br />

2000/2001 535<br />

2001/20<strong>02</strong> 417<br />

20<strong>02</strong>/2003 398<br />

2003/2004 559<br />

2004/2005 462<br />

2005/2006 573<br />

2006/2007 500<br />

2007/2008 877<br />

2008/2009 582<br />

2009/2010 383<br />

Tra i galliformi, la quaglia è l’unica specie migratrice ni<strong>di</strong>ficante estiva,<br />

presente sul territorio provinciale in<strong>di</strong>cativamente da metà aprile a fine<br />

agosto. La specie è stata censita nel corso dei monitoraggi realizzati per<br />

l’Atlante Ornitologico provinciale soprattutto nell’area meri<strong>di</strong>onale della<br />

provincia, con alcune segnalazioni isolate nella porzione settentrionale (aree<br />

agricole nei pressi <strong>di</strong> Voldomino) e centrale (coltivi intorno al Rio Acquanera,<br />

a Nord del Lago <strong>di</strong> Monate; nei pressi <strong>di</strong> Vedano Olona). La specie utilizza<br />

formazioni erbacee naturali solamente nelle aree <strong>di</strong> Sesona, Valle Bagnoli<br />

(dove sono predominanti i canneti/cariceti) e lungo il Ticino, nei pressi della<br />

località Bonifica Caproni e ai lati del Canale Industriale, dove sono presenti<br />

habitat costituiti da prati pingui, incolti erbacei e residue brughiere. Tutti i<br />

rilievi effettuati nelle porzioni meri<strong>di</strong>onale e orientale del territorio<br />

provinciale hanno invece riguardato le aree agricole coltivate<br />

prevalentemente a segale, frumento, mais ed erba me<strong>di</strong>ca, che si estendono<br />

alla periferia dei centri urbani <strong>di</strong> Lonate Ceppino, Tradate, Abbiate Guazzone,<br />

Cassano Magnago, Fagnano Olona, Busto Arsizio, Gorla Maggiore, Cislago,<br />

Gerenzano e Saronno.<br />

La specie in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> era ritenuta <strong>di</strong>scretamente numerosa fino al<br />

1955-1960; da allora si è registrata una forte <strong>di</strong>minuzione (Bianchi et al.,<br />

1973; Spanò e Truffi in Brichetti et al., 1992), peraltro generalizzata ed<br />

estensibilea tutto il territorio regionale e, più in generale, a livello nazionale.<br />

Tale contrazione è da mettere in relazione alle mo<strong>di</strong>ficazioni degli habitat <strong>di</strong><br />

elezione in seguito all’impiego <strong>di</strong> pratiche agricole meccanizzate (sfalcio,<br />

mietitura, aratura precoce) e alla pratica <strong>di</strong> bruciatura delle stoppie.<br />

Un’influenza negativa non trascurabile è data inoltre dall’impiego <strong>di</strong><br />

113


114<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

fitofarmaci in agricoltura che causano una riduzione della <strong>di</strong>versità<br />

ambientale con la scomparsa <strong>di</strong> specie vegetali e animali importanti per<br />

l’alimentazione della quaglia (Spanò e Truffi in Brichetti et al., 1992), oltre a<br />

determinare deleteri effetti fisiologici <strong>di</strong>rettamente sugli in<strong>di</strong>vidui<br />

(Guyomarc’h, 2003). Un altro potenziale fattore negativo, su cui peraltro<br />

mancano dati oggettivi per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, è costituito dalle<br />

interazioni con specie esotiche affini provenienti da allevamenti, spesso<br />

utilizzate per l’addestramento dei cani da caccia nelle zone cinofile. La<br />

quaglia è considerata infatti una delle specie europee a maggior rischio <strong>di</strong><br />

inquinamento genetico dovuto alla massiccia immissione per scopi venatori<br />

<strong>di</strong> ibri<strong>di</strong> <strong>di</strong> prima e seconda generazione derivati dall’incrocio con quaglia<br />

giapponese, Coturnix japonica (D’Amico et al., 1999; Andreotti et al., 2001).<br />

Di seguito sono riportati i dati relativi agli abbattimenti <strong>di</strong> quaglia effettuati<br />

sul territorio provinciale negli ultimi anni.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 104<br />

1995/1996 91<br />

1996/1997 95<br />

1997/1998 68<br />

1998/1999 90<br />

1999/2000 50<br />

2000/2001 72<br />

2001/20<strong>02</strong> 67<br />

20<strong>02</strong>/2003 78<br />

2003/2004 70<br />

2004/2005 103<br />

2005/2006 122<br />

2006/2007 56<br />

2007/2008 48<br />

2008/2009 70<br />

2009/2010 56<br />

In Lombar<strong>di</strong>a il fagiano è stato oggetto <strong>di</strong> massicce immissioni a scopo <strong>di</strong><br />

ripopolamento nei fondovalle e nelle aree prealpine dei territori<br />

settentrionali; presenta nuclei stabili in grado <strong>di</strong> autoriprodursi assai limitati,<br />

localizzati e <strong>di</strong> esigua entità.<br />

Le segnalazioni raccolte per la realizzazione dell’Atlante Ornitologico<br />

provinciale risultano maggiormente concentrate nella porzione centromeri<strong>di</strong>onale<br />

della provincia, mentre appaiono più rarefatte nella parte<br />

centro-settentrionale. Il numero <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazioni certe è molto limitato<br />

rispetto al totale dei rilievi (5 su un totale <strong>di</strong> 162); queste si riferiscono tutte<br />

all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ate e sono concentrate nelle aree prative o coltivate<br />

che circondano il Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (sulla sponda settentrionale, nei prati pingui<br />

nei pressi <strong>di</strong> Voltorre; nei coltivi tra Lissago e Calcinate, all’interno della


Analisi del territorio<br />

Riserva Naturale Palude Brabbia, a lato della Torbiera Inarzo) e lungo il<br />

corso del Fiume Ticino, nelle aree coltivate intorno a Castelnovate e alla<br />

località Bonifica Caproni.<br />

Tale carenza <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazioni certe è da attribuirsi alla particolare con<strong>di</strong>zione<br />

della popolazione della specie che, non essendo autosufficiente, viene ogni<br />

anno ricostituita artificialmente attraverso ripopolamenti attuati in periodo<br />

estivo o durante il periodo <strong>di</strong> caccia (pronta caccia). Ogni anno, infatti,<br />

durante la stagione venatoria, i nuclei che si sono formati dal momento del<br />

rilascio vengono ridotti drasticamente, se non del tutto annullati, per effetto<br />

del prelievo da parte dei cacciatori o per azione dei predatori, impedendo il<br />

mantenimento sul territorio <strong>di</strong> una popolazione in grado <strong>di</strong> autosostenersi, se<br />

non in corrispondenza <strong>di</strong> ristrette aree protette.<br />

Le immissioni sono generalmente effettuate con in<strong>di</strong>vidui provenienti da<br />

allevamenti, che ben raramente superano l’inverno successivo al rilascio.<br />

Il rilascio <strong>di</strong> fagiani ra<strong>di</strong>ocollarati nella zona <strong>di</strong> Cairate nel febbraio 1999,<br />

nell’ambito <strong>di</strong> un progetto mirato alla valutazione della sopravvivenza dei<br />

riproduttori (Zilio et al., 1999), ha <strong>di</strong>mostrato la sopravvivenza <strong>di</strong> una sola<br />

femmina dopo 21 giorni dal rilascio.<br />

Nel complesso si può dunque ritenere che il fagiano sia, <strong>di</strong> fatto,<br />

caratterizzato da una consistenza autunnale totalmente <strong>di</strong>pendente dai<br />

rilasci effettuati per la stagione venatoria, destinata ad azzerarsi<br />

annualmente al termine della stessa, sia per l’azione del prelievo che per la<br />

scarsa adattabilità dei soggetti.<br />

La specie non è inserita in nessuna categoria <strong>di</strong> protezione in base alla<br />

legislazione internazionale, nazionale, regionale, a convenzioni e liste rosse.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 9894<br />

1995/1996 13375<br />

1996/1997 12660<br />

1997/1998 14664<br />

1998/1999 14528<br />

1999/2000 11444<br />

2000/2001 10780<br />

2001/20<strong>02</strong> 11987<br />

20<strong>02</strong>/2003 13361<br />

2003/2004 12173<br />

2004/2005 11611<br />

2005/2006 10190<br />

2006/2007 10319<br />

2007/2008 10946<br />

2008/2009 8764<br />

2009/2010 8693<br />

115


2.4.3.4. RAPACI NOTTURNI<br />

116<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Specie Nome scientifico<br />

Barbagianni Tyto alba<br />

Assiolo Otus scops<br />

Gufo reale Bubo bubo<br />

Civetta Athene noctua<br />

Allocco Strix aluco<br />

Gufo comune Asio otus<br />

I rapaci notturni sono considerati specie <strong>di</strong> notevole interesse<br />

conservazionistico, per le quali sono necessarie azioni <strong>di</strong> monitoraggio <strong>di</strong><br />

base o specialistico. Delle 9 specie presenti a livello regionale, sul territorio<br />

provinciale ne sono presenti con elevata probabilità 6.<br />

L’allocco è la specie più comune, territoriale durante tutto l’arco annuale e,<br />

<strong>di</strong> conseguenza, facilmente contattabile. Tipicamente boschiva, la specie è<br />

uniformemente presente in tutta la provincia, tranne nella parte sudorientale<br />

(Busto Arsizio, Saronno, Castellanza), dove è più ampia la zona<br />

urbanizzata.<br />

La civetta ha una <strong>di</strong>stribuzione concentrata prevalentemente nel settore<br />

centro-meri<strong>di</strong>onale, con limitate presenze nella parte settentrionale. Sfrutta<br />

prevalentemente l’ambiente urbanizzato, con pre<strong>di</strong>lezione per i centri storici<br />

(ad es. Samarate) e i centri me<strong>di</strong>o-piccoli (Cassano Magnago, Gorla<br />

maggiore, Cairate).<br />

Il gufo comune risulta <strong>di</strong>stribuito prevalentemente nella porzione<br />

meri<strong>di</strong>onale del territorio provinciale. La specie non è affatto comune,<br />

sebbene la sua presenza in periodo riproduttivo possa essere anche<br />

fortemente sottostimata a causa delle abitu<strong>di</strong>ni poco vocifere, che la rendono<br />

particolarmente <strong>di</strong>fficile da contattare. Le segnalazioni raccolte per la<br />

realizzazione dell’Atlante Ornitologico provinciale riguardano in genere<br />

ambienti costituiti da un mosaico <strong>di</strong> coltivi, prati da sfalcio e zone arbustive,<br />

anche umide, a zone alberate, filari <strong>di</strong> piante, piccoli agglomerati urbani. Tra<br />

queste, ad esempio, si ricordano la piana <strong>di</strong> Lentate, che si estende fra i<br />

territori comunali <strong>di</strong> Sesto Calende e <strong>di</strong> Travedona Monate; Sesto Calende, in<br />

corrispondenza <strong>di</strong> una piccola macchia boschiva a lato della statale del<br />

Sempione; Mozzate, in cui è stato utilizzato un piccolo impianto artificiale <strong>di</strong><br />

pino strobo circondato da zone coltivate; la località Valle Bagnoli, a Vergiate,<br />

in cui il nido era collocato nell’ecotono tra bosco e coltivi. La segnalazione<br />

alla quota maggiore, a Mesenzana, si riferisce a 2 pulli da poco usciti dal<br />

nido, lungo una strada sterrata a lato <strong>di</strong> un bosco a orno-ostrieto, con<br />

conifere sparse.<br />

Il barbagianni è sicuramente una delle specie più rare. L’unica ni<strong>di</strong>ficazione<br />

certa avvenuta in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> risale al 1982 e si riferisce a un nido<br />

con piccoli sito nel centro storico <strong>di</strong> Gerenzano (Guenzani, com. pers.).<br />

Durante il monitoraggio realizzato per l’Atlante Ornitologico sono state<br />

rilevate <strong>di</strong>verse segnalazioni ascrivibili a in<strong>di</strong>vidui in <strong>di</strong>spersione. Le uniche


Analisi del territorio<br />

segnalazioni che in<strong>di</strong>cano una probabile ni<strong>di</strong>ficazione si riferiscono,<br />

rispettivamente, all’ascolto del canto <strong>di</strong> un maschio vicino alla ex-cartiera <strong>di</strong><br />

Cairate e all’avvistamento <strong>di</strong> due in<strong>di</strong>vidui posati a terra nell’alto Varesotto<br />

(Maccagno).<br />

L’assiolo, non rilevato come ni<strong>di</strong>ficante nel periodo in cui sono state<br />

realizzate le indagini per l’Atlante Ornitologico (2003-2005), è <strong>di</strong> recente<br />

comparsa sul territorio provinciale, rilevato in periodo riproduttivo (da<br />

giugno ad agosto) in <strong>di</strong>verse località del territorio provinciale: Marnate,<br />

Mercallo, Angera (informazione tratta da www.ornitho.it). La specie è, tra i<br />

rapaci notturni, l’unico migratore ni<strong>di</strong>ficante estivo. A livello regionale la<br />

popolazione <strong>di</strong> assiolo è considerata in <strong>di</strong>minuzione, con una stima inferiore<br />

alle 50 coppie ni<strong>di</strong>ficanti.<br />

La ni<strong>di</strong>ficazione del gufo reale sul territorio provinciale non è mai stata<br />

verificata con il ritrovamento del sito <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione, nonostante alcuni<br />

tentativi <strong>di</strong> ricerca attiva <strong>di</strong> possibili territori. Tuttavia, non è da escludere la<br />

presenza <strong>di</strong> alcuni in<strong>di</strong>vidui, in considerazione del ritrovamento <strong>di</strong> un<br />

esemplare maschio <strong>di</strong> 2 anni investito a fine aprile 2007 a Viggiù e <strong>di</strong> un<br />

giovane ritrovato nel maggio 2009 in Valleolona, in comune <strong>di</strong> Induno,<br />

all’ingresso della Valganna. Nel primo caso, il ritrovamento <strong>di</strong> un giovane<br />

maschio lascia supporre che potrebbe trattarsi <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo in cerca <strong>di</strong> un<br />

nuovo territorio oppure <strong>di</strong> un erratismo, fenomeno abbastanza frequente<br />

anche se ancora poco conosciuto. Il giovane è stato rinvenuto in Valganna,<br />

recuperato dal gestore <strong>di</strong> un Agriturismo nella zona, in seguito a un<br />

temporale particolarmente violento che ha determinato una piena dei corsi<br />

d’acqua della zona. Il giovane gufo reale è stato recuparato dalla Polizia<br />

<strong>Provincia</strong>le e avviato a Vanzago per essere riabilitato. Nel luglio del 2009 è<br />

stato riportato nella località <strong>di</strong> ritrovamento e liberato.<br />

2.4.3.5. COLUMBIFORMI<br />

Colombo <strong>di</strong> città<br />

Columba livia forma<br />

domestica<br />

Colombaccio Columba palumbus<br />

Tortora dal collare<br />

orientale<br />

Streptopelia decaocto<br />

Tortora selvatica Streptopelia turtur<br />

Tra i columbiformi presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, tortora e colombaccio<br />

sono le due specie oggetto <strong>di</strong> prelievo venatorio.<br />

117


Tortora<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 113<br />

1995/1996 224<br />

1996/1997 310<br />

1997/1998 190<br />

1998/1999 157<br />

1999/2000 147<br />

2000/2001 53<br />

2001/20<strong>02</strong> 87<br />

20<strong>02</strong>/2003 80<br />

2003/2004 55<br />

2004/2005 107<br />

2005/2006 75<br />

2006/2007 15<br />

2007/2008 35<br />

2008/2009 35<br />

2009/2010 61<br />

Colombaccio<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 274<br />

1995/1996 128<br />

1996/1997 230<br />

1997/1998 138<br />

1998/1999 177<br />

1999/2000 137<br />

2000/2001 187<br />

2001/20<strong>02</strong> 143<br />

20<strong>02</strong>/2003 110<br />

2003/2004 216<br />

2004/2005 213<br />

2005/2006 263<br />

2006/2007 249<br />

2007/2008 219<br />

2008/2009 225<br />

2009/2010 231<br />

118<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

La tortora dal collare orientale è una specie originaria dell’Asia<br />

meri<strong>di</strong>onale, attualmente <strong>di</strong>stribuita in maniera uniforme sul territorio<br />

provinciale, a quote in genere non superiori ai 600 m s.l.m. Le popolazioni <strong>di</strong><br />

questa specie sono state caratterizzate da una forte espansione che ha<br />

interessato la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> negli ultimi 20 anni. Al momento attuale si<br />

può considerare una specie comune, ni<strong>di</strong>ficante in tutta la provincia a<br />

esclusione dell’estremo settore settentrionale, comprendente la Val


Analisi del territorio<br />

Veddasca e il Monte Borgna, fino al confine con il Canton Ticino, in cui la<br />

scarsa urbanizzazione e le quote elevate ne prevengono la colonizzazione; a<br />

nord, oltre il Fiume Tresa, la specie è presente esclusivamente in alcuni<br />

sobborghi <strong>di</strong> Luino e a Maccagno.<br />

Il colombo <strong>di</strong> città (Columba livia forma domestica), chiamato<br />

comunemente anche piccione, è la specie <strong>di</strong> avifauna più <strong>di</strong>ffusa e<br />

conosciuta nelle aree urbane e nelle campagne circostanti. Le popolazioni<br />

che oggi si incontrano nelle aree urbane hanno avuto origine dai colombi<br />

domestici, allevati fin dall’antichità. Il colombo è stato infatti una delle prime<br />

specie a subire il processo <strong>di</strong> domesticazione. Solo a partire dai primi<br />

decenni del ‘900 i colombi <strong>di</strong> città sono aumentati allo stato libero nelle città,<br />

causando alcuni <strong>di</strong>sagi.<br />

Classificato dal punto <strong>di</strong> vista tassonomico come varietà domestica del<br />

piccione selvatico (Columba livia), specie ormai molto rara sul territorio<br />

nazionale, il colombo <strong>di</strong> città è stato oggetto <strong>di</strong> numerose <strong>di</strong>atribe in<br />

relazione alla sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> specie selvatica o domestica/domesticata.<br />

Tali questioni assumono una particolare rilevanza in merito alle conseguenze<br />

sulla possibilità <strong>di</strong> azione nei confronti della specie. Se in<strong>di</strong>viduati come<br />

fauna selvatica, infatti, i colombi rientrano nella <strong>di</strong>sciplina della legge N.<br />

157/92. Questa, all’art. 19, prevede che le regioni possono procedere al<br />

controllo della fauna selvatica al fine <strong>di</strong> tutelare gli interessi umani (tutela<br />

del suolo, tutela del patrimonio storico-artistico, motivi sanitari,…). Tale<br />

controllo deve avvenire in modo selettivo e con meto<strong>di</strong> ecologici, su parere<br />

dell’ISPRA; se tali meto<strong>di</strong> non dovessero risultare efficaci, le amministrazioni<br />

provinciali possono autorizzare piani <strong>di</strong> abbattimento. Su tali basi spetta alle<br />

Regioni e, per delega, alle Province provvedere al controllo delle popolazioni<br />

<strong>di</strong> colombi <strong>di</strong> città, come avviene per i piani <strong>di</strong> contenimento <strong>di</strong> altre specie<br />

selvatiche.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista normativo, la recente sentenza N. 2598 della Corte <strong>di</strong><br />

Cassazione Penale riconduce, <strong>di</strong> fatto, il colombo <strong>di</strong> città “tra gli animali<br />

selvatici, in quanto vive in stato <strong>di</strong> libertà naturale nel territorio nazionale,<br />

sicchè ne è vietata la caccia o la cattura”. Specifica, inoltre, che in merito<br />

“l’unico elemento giuri<strong>di</strong>camente rilevante è dato dallo stato <strong>di</strong> libertà<br />

naturale” <strong>di</strong> cui i colombi godono e che li rende parte della fauna selvatica<br />

(art. 2 , legge N. 157/92). In questi termini la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> specie<br />

domestica o addomesticata può essere attribuita solo al colombo viaggiatore<br />

o a quello allevato per finalità alimentari o sportive. Con questa sentenza la<br />

giurisprudenza più recente contrasta ogni precedente interpretazione,<br />

supportata anche dai tecnici dell’ISPRA, che riconduceva il colombo <strong>di</strong> città a<br />

forme domestiche del colombo selvatico. Di conseguenza, il controllo delle<br />

popolazioni spetta ad oggi alle Province, fatte salve le competenze sanitarie<br />

delle amministrazioni comunali, per cui, in specifiche situazioni <strong>di</strong> rischio<br />

zoonosico, al fine <strong>di</strong> prevenire gravi pericoli per l’incolumità dei citta<strong>di</strong>ni, i<br />

Sindaci, tramite le ASL e i relativi servizi <strong>di</strong> Igiene Pubblica, possono <strong>di</strong>sporre<br />

<strong>di</strong> interventi coattivi <strong>di</strong> cattura e uccisione. Queste azioni nevono essere<br />

119


120<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

realizzate nel rispetto delle leggi vigenti in materia <strong>di</strong> benessere animale:<br />

attualmente, la legge N. 189/2004, che sostituisce l’articolo 727 del Co<strong>di</strong>ce<br />

Penale, vale per animali <strong>di</strong> qualsiasi specie e categoria.<br />

Di seguito sono riportati i dati <strong>di</strong> sintesi relativi al numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong><br />

colombo <strong>di</strong> città abbattuti ogni anno me<strong>di</strong>ante interventi effettuati dalla<br />

Vigilanza <strong>Provincia</strong>le. Ogni anno vengono in genere abbattuti circa 10000<br />

soggetti.<br />

Tabella 2.30 - Numero <strong>di</strong> colombi <strong>di</strong> città abbattuti annualmente nei 3 ATC<br />

del territorio provinciale.<br />

Anno ATC 1 ATC 2 ATC 3 Totale<br />

2009 1285 2735 2841 8870<br />

2008 4324 1896 3558 11786<br />

2007 5240 2179 3267 12693<br />

2006 4319 941 2147 9413<br />

2005 4825 10<strong>02</strong> 4532 12364<br />

2.4.3.6. CUCULIFORMI, CAPRIMULGIFORMI, APODIFORMI E CORACIFORMI<br />

Cuculo Cuculus canorus<br />

Succiacapre Caprimulgus europaeus<br />

Rondone comune Apus apus<br />

Rondone maggiore Tachymarptis melba<br />

Martin pescatore Alcedo atthis<br />

Gruccione Merops apiaster<br />

Upupa Upupa epops<br />

Le specie appartenenti agli or<strong>di</strong>ni sopraccitati sono per la maggior parte<br />

inserite tra le specie <strong>di</strong> interesse conservazionistico per la Regione<br />

Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Migratore regolare, il cuculo giunge in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> a metà aprile e<br />

riparte per i quartieri <strong>di</strong> svernamento tra fine luglio e agosto. Il cuculo è<br />

uniformemente <strong>di</strong>stribuito su quasi tutto il territorio provinciale, con<br />

segnalazioni fino alle massime quote altitu<strong>di</strong>nali (fascia 1400-1600 m<br />

s.l.m.).<br />

Migratore trans-sahariano, il succiacapre sverna nell’Africa australe, giunge<br />

nelle aree <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione a fine aprile, manifesta la sua territorialità<br />

soprattutto tra maggio e luglio (mesi in cui è maggiormente contattabile),<br />

riparte per i quartieri invernali in settembre. È una specie termofila che ama<br />

le zone calde e asciutte; si inse<strong>di</strong>a in brughiere, boschi con struttura aperta,<br />

ricca <strong>di</strong> radure soleggiate o altri spazi ampi, anche <strong>di</strong> origine artificiale,<br />

come, ad esempio, strade sterrate, sentieri e solchi tagliafuoco. Negli ultimi<br />

anni le popolazioni <strong>di</strong> succiacapre hanno subito un forte decremento, dovuto


Analisi del territorio<br />

principalmente alla scomparsa degli habitat <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione. In provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong> la <strong>di</strong>stribuzione altimetrica della specie arriva fino ai 1200 m, ma le<br />

presenze risultano maggiormente concentrate dalla fascia <strong>di</strong> pianura, fino a<br />

400 m. In ambiente <strong>di</strong> pianura la maggiore minaccia per la specie è<br />

costituita dalla sottrazione <strong>di</strong> habitat: la costruzione dell’aeroporto <strong>di</strong><br />

Malpensa e delle vasche <strong>di</strong> contenimento del Torrente Arno hanno in gran<br />

parte <strong>di</strong>strutto la brughiera compresa tra l’allora vecchio aeroporto e Lonate<br />

Pozzolo, nota per essere l’area <strong>di</strong> maggiore <strong>di</strong>ffusione del succiacapre. In<br />

ambiente montano la chiusura degli ambienti aperti, per l’avanzata del bosco<br />

o la riforestazione degli stessi costituisce il principale motivo <strong>di</strong> rarefazione<br />

della specie.<br />

Tra gli Apo<strong>di</strong>formi, rondone comune e rondone maggiore sono due specie<br />

migratrici transahariane, che arrivano nei territori riproduttivi intorno alla<br />

metà <strong>di</strong> aprile. Il rondone comune è da considerarsi specie comune,<br />

<strong>di</strong>stribuito in modo uniforme in tutto il territorio provinciale. Caratterizzato<br />

da una elevata sinantropia, risulta decisamente legato all’ambiente urbano,<br />

privilegiando per la ni<strong>di</strong>ficazione le costruzioni storiche, ricche <strong>di</strong> nicchie e<br />

anfratti e con una certa altezza dal suolo. La specie ha, infatti, abbandonato<br />

del tutto, almeno in Lombar<strong>di</strong>a, l’attitu<strong>di</strong>ne a sfruttare pareti rocciose o<br />

cavità <strong>di</strong> alberi come siti per ni<strong>di</strong>ficare.<br />

Diversamente dal congenere rondone comune, il rondone maggiore è una<br />

specie piuttosto rara, che presenta una <strong>di</strong>stribuzione sparsa, legata<br />

esclusivamente alla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> cavità adatte rinvenibili nell’ambiente<br />

urbano: in provincia mancano segnalazioni <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazioni in pareti rocciose<br />

calcaree, che costituiscono l’usuale habitat riproduttivo <strong>di</strong> questo apo<strong>di</strong>de. La<br />

<strong>di</strong>stribuzione altimetrica è limitata ai 600 m; in questa fascia altimetrica la<br />

specie ni<strong>di</strong>fica in svariati centri urbani, con palazzi e costruzioni vecchie, ma<br />

anche in e<strong>di</strong>fici storici quali torri e campanili, ricche <strong>di</strong> cavità idonee<br />

all’ubicazione del nido: tale è il caso <strong>di</strong> Laveno Mombello, Besozzo, Brebbia,<br />

<strong>Varese</strong>, Angera, Taino, Tradate, Gallarate, Samarate e Busto Arsizio.<br />

La presenza del martin pescatore sul territorio provinciale è legata alla<br />

<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> acque relativamente pulite per la ricerca delle abituali prede,<br />

costituite da pesci <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni; la necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> pareti<br />

limose o sabbiose per lo scavo del nido costringe, talvolta, la specie a<br />

ni<strong>di</strong>ficare lontano dalle zone che utilizza per la pesca. La <strong>di</strong>stribuzione del<br />

martin pescatore sul territorio provinciale, come ni<strong>di</strong>ficante, evidenzia una<br />

certa continuità nella presenza solo nella parte settentrionale, in<br />

corrispondenza del bacino idrografico che comprende i fiumi Tresa e<br />

Margorabbia e lungo le sponde del Lago Maggiore (con l’utilizzo <strong>di</strong> ambienti<br />

<strong>di</strong>versi, dalle zone rocciose che sovrastano le sponde lacustri nella parte<br />

settentrionale, alle zone umide della porzione centrale). Nel settore centrooccidentale<br />

le segnalazioni risultano più localizzate, le segnalazioni in questa<br />

area si riferiscono perlopiù al corso del Fiume Ticino: assieme al vero e<br />

proprio corso del fiume, si riscontrano piccoli corsi d’acqua tributari, lanche,<br />

121


122<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

canali più o meno naturalizzati che formano un habitat particolarmente<br />

adatto alla presenza della specie.<br />

Specie migratrice tar<strong>di</strong>va, il gruccione arriva sul territorio provinciale tra la<br />

fine <strong>di</strong> aprile e i primi <strong>di</strong> maggio, ripartendo per i quartieri <strong>di</strong> svernamento<br />

africani in settembre. Specie coloniale, per riprodursi scava i ni<strong>di</strong> nel terreno<br />

lungo rive o scarpate. Questa specie si trova in una fase <strong>di</strong> netta espansione,<br />

che ha interessato gli ultimi 25 anni: nel periodo 1983-1987, alcune<br />

segnalazioni <strong>di</strong> presenza estiva fecero presumere la possibilità <strong>di</strong><br />

ni<strong>di</strong>ficazione in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Guenzani e Saporetti, 1988); le<br />

segnalazioni <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione certa sono state due nel periodo 2003-2005<br />

(Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007), entrambe riferite a colonie poste in cave<br />

(rispettivamente a Lonate Pozzolo e Lozza); attualmente, alle segnalazioni <strong>di</strong><br />

ni<strong>di</strong>ficazione rilevate nel corso dell’Atlante Ornitologico, se ne devono<br />

aggiungere altre più recenti, rispettivamente a Vizzola Ticino e Arcisate<br />

(informazione tratta da www.ornitho.it).<br />

L’upupa è un migratore che arriva nei quartieri <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione a partire<br />

dalla fine <strong>di</strong> marzo, si riproduce tra aprile e luglio e riparte tra agosto e<br />

settembre. In provincia la specie può essere considerata rara, con una<br />

<strong>di</strong>stribuzione concentrata nella fascia meri<strong>di</strong>onale della provincia, entro i 400<br />

m <strong>di</strong> quota. È una specie termofila, che pre<strong>di</strong>lige principalmente le aree<br />

calde e asciutte <strong>di</strong> pianura e collina. Utilizza le campagne coltivate in modo<br />

tra<strong>di</strong>zionale, con mosaico <strong>di</strong> zone aperte, prati, erba bassa; per la<br />

ni<strong>di</strong>ficazione necessita della presenza <strong>di</strong> alberi maturi, vivi o morti, ricchi <strong>di</strong><br />

cavità naturali o formate dai picchi.<br />

2.4.3.7. PICIFORMI<br />

Torcicollo Jynx torquilla<br />

Picchio verde Picus viri<strong>di</strong>s<br />

Picchio nero Dryocopus martius<br />

Picchio rosso maggiore Dendrocopos major<br />

Picchio rosso minore Dendrocopos minor<br />

La provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> conta la presenza <strong>di</strong> 5 specie <strong>di</strong> Piciformi su 7<br />

complessivamente presenti in Lombar<strong>di</strong>a e 9 in Italia. L’importanza <strong>di</strong> questo<br />

gruppo <strong>di</strong> specie come in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità è nota da tempo; un recente<br />

lavoro pubblicato da Mikusinski et al. (2001) ha valutato la possibilità <strong>di</strong><br />

utilizzare le specie <strong>di</strong> picchi come in<strong>di</strong>catori della <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> tutte le altre<br />

specie <strong>di</strong> uccelli forestali, osservando una forte correlazione positiva tra le<br />

due variabili. La famiglia dei Picidae è in Europa quella più strettamente<br />

legata ad ambienti boschivi (per siti <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione, risorse trofiche),<br />

caratterizzata da un elevato grado <strong>di</strong> specializzazione; inoltre queste specie<br />

sono molto sensibili alle interferenze antropiche, come ad esempio<br />

l’asportazione <strong>di</strong> legno morto. Recentemente, Bogliani et al. (2003) hanno<br />

verificato, in un’indagine sulla bio<strong>di</strong>versità degli ambienti forestali nel Parco<br />

del Ticino, che il numero delle specie <strong>di</strong> picchi ni<strong>di</strong>ficanti risulta <strong>di</strong>rettamente


Analisi del territorio<br />

proporzionale sia alla ricchezza specifica degli altri uccelli (numero <strong>di</strong> specie<br />

presenti) sia al numero <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> altri gruppi animali, quali Anfibi, Carabi<strong>di</strong><br />

e piccoli Mammiferi.<br />

Il torcicollo, unico tra i Pici<strong>di</strong> europei, è un migratore trans-sahariano che<br />

occupa i territori riproduttivi a partire dall’ultima settimana <strong>di</strong> marzo e la<br />

prima decade <strong>di</strong> aprile. La specie sul territorio provinciale è da considerarsi<br />

ormai rara, con una <strong>di</strong>stribuzione molto localizzata, sempre entro gli 800 m<br />

<strong>di</strong> quota; la popolazione presente a livello provinciale rispecchia il trend<br />

negativo a livello italiano ed europeo. Il torcicollo è una specie solo<br />

parzialmente forestale, essendo legata ad ambienti aperti ed ecotonali <strong>di</strong><br />

campagna alberata, frutteti, piccoli boschi con piante mature e ampia<br />

<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> cavità (non scava il proprio nido), a<strong>di</strong>acenti a incolti erbaceoarbustivi<br />

e prati, in cui la specie ricerca l’alimento costituito in massima<br />

parte da Formici<strong>di</strong>.<br />

Il picchio rosso minore è il più piccolo picide tra le specie europee,<br />

caratterizzato da un comportamento elusivo, da una bassa contattabilità e<br />

da ristrette esigenze ecologiche per la scelta del sito riproduttivo. In<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie è concentrata in particolare nella porzione<br />

centrale del territorio, principalmente entro i 400 m <strong>di</strong> quota.<br />

Il picchio rosso maggiore è la specie più comune tra i picchi e risulta<br />

essere anche il più comune non passeriforme della provincia, testimoniando,<br />

da un lato, l’elevata adattabilità della specie nello sfruttare la totalità delle<br />

tipologie forestali presenti (la specie che frequenta anche le aree urbanizzate<br />

in cui siano presenti parchi e giar<strong>di</strong>ni con piante mature), dall’altro, l’ampia<br />

superficie boschiva esistente in provincia, che ne determina una così vasta<br />

<strong>di</strong>ffusione.<br />

Secondo al picchio rosso maggiore in termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione è il picchio<br />

verde, specie che mostra elevate classi <strong>di</strong> frequenza in particolare nel<br />

settore centro-meri<strong>di</strong>onale della provincia, in particolare nella parte<br />

occidentale lungo il corso del Fiume Ticino. La specie ha una <strong>di</strong>stribuzione<br />

altimetrica che interessa prevalentemente le quote inferiori ai 600 m, con<br />

presenze localizzate tra i 600 e gli 800 m, e spora<strong>di</strong>che al <strong>di</strong> sopra degli 800<br />

m.<br />

Degno <strong>di</strong> nota è il fenomeno <strong>di</strong> recente espansione che ha interessato il<br />

picchio nero, il più grande tra i pici<strong>di</strong> europei, in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, che<br />

rispecchia, più in generale, il trend registrato a livello regionale (Vigorita e<br />

Cucè, 2008). Considerato fino ai primi anni ’70 specie esclusivamente<br />

invernale (Bianchi et al., 1973), la prima ni<strong>di</strong>ficazione accertata risale al<br />

1994 (Parnell et al., 1994), nel comune <strong>di</strong> Montegrino Valtravaglia, al <strong>di</strong><br />

sotto dei 500 m <strong>di</strong> quota (Pianezza e Saporetti, 2010). Nel corso dei rilievi<br />

per l’Atlante Ornitologico, effettuati negli anni compresi fra il 2003 e il 2005,<br />

il picchio nero è risultato occupare tutto il settore montano della provincia, a<br />

quote comprese fra i 400 e i 1400 m, con significative presenze nei boschi <strong>di</strong><br />

latifoglie, oltre che nelle coniferete. Rispetto all’iniziale <strong>di</strong>stribuzione del<br />

triennio 2003-2005, la specie si è poi ulteriormente espansa nel settore<br />

123


124<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

centro-meri<strong>di</strong>onale della provincia: nel 2006 è stata registrata la prima<br />

ni<strong>di</strong>ficazione nel Parco Pineta <strong>di</strong> Appiano Gentile e Tradate, nel 2008 è stato<br />

rilevato un nido a soli 198 m <strong>di</strong> quota in prossimità della sponda del Lago<br />

Maggiore, a una quota che rappresenta il limite inferiore della specie per la<br />

<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e, probabilmente, anche per l’intera Lombar<strong>di</strong>a. Nel<br />

2009, infine, viene accertata la prima ni<strong>di</strong>ficazione nel Parco Lombardo della<br />

Valle del Ticino, mentre nel 2010 la prima ni<strong>di</strong>ficazione lungo le sponde del<br />

Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Pianezza e Saporetti, 2010). I dati raccolti nel triennio 2008-<br />

2010 mostrano come questo picide abbia ulteriormente ampliato il range <strong>di</strong><br />

habitat normalmente utilizzati in periodo riproduttivo: oltre ai consueti<br />

boschi <strong>di</strong> latifoglie mesofile e <strong>di</strong> conifere, le ultime ni<strong>di</strong>ficazioni sono state<br />

infatti portate a termine nei boschi igrofili perilacustri, costituiti<br />

prevalentemente da alnete a ontano nero e saliceti (Pianezza e Saporetti,<br />

2010). Negli ultimi 25 anni la specie ha quin<strong>di</strong> progressivamente colonizzato<br />

tutto il settore prealpino, arrivando fino all’alta pianura.<br />

2.4.3.8. PASSERIFORMI<br />

Cappellaccia Galerida cristata<br />

Tottavilla Lullula arborea<br />

Allodola Alauda arvensis<br />

Ron<strong>di</strong>ne montana Ptyonoprogne rupestris<br />

Ron<strong>di</strong>ne Hirundo rustica<br />

Balestruccio Delichon urbica<br />

Calandro Anthus campestris<br />

Pispola Anthus pratensis<br />

Prispolone Anthus trivialis<br />

Cutrettola Motacilla flava<br />

Ballerina gialla Motacilla cinerea<br />

Ballerina bianca Motacilla alba<br />

Beccofrusone Bombycilla garrulus<br />

Merlo acquaiolo Cinclus cinclus<br />

Scricciolo Troglodytes troglodytes<br />

Passera scopaiola Prunella modularis<br />

Pettirosso Erithacus rubecula<br />

Usignolo Luscinia megarhynchos<br />

Co<strong>di</strong>rosso spazzacamino Phoenicurus ochruros<br />

Co<strong>di</strong>rosso Phoenicurus phoenicurus<br />

Stiaccino Saxicola rubetra<br />

Saltimpalo Saxicola torquata<br />

Culbianco Oenanthe oenanthe<br />

Co<strong>di</strong>rossone Monticola saxatilis<br />

Merlo Turdus merula<br />

Cesena Turdus pilaris<br />

Tordo bottaccio Turdus philomelos<br />

Tordo sassello Turdus iliacus<br />

Tordela Turdus viscivorus<br />

Usignolo <strong>di</strong> fiume Cettia cetti<br />

Beccamoschino Cisticola junci<strong>di</strong>s


Forapaglie macchiettato Locustella naevia<br />

Forapaglie castagnolo Acrocephalus melonopogon<br />

Salciaiola Locustella luscinioides<br />

Forapaglie Acrocephalus schoenobaenus<br />

Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris<br />

Cannaiola Acrocephalus scirpaceus<br />

Cannareccione Acrocephalus arun<strong>di</strong>naceus<br />

Canapino maggiore Hippolais icterina<br />

Canapino Hippolais polyglotta<br />

Occhiocotto Sylvia melanocephala<br />

Bigia grossa Sylvia ortensis<br />

Bigiarella Sylvia curruca<br />

Sterpazzola Sylvia communis<br />

Beccafico Sylvia borin<br />

Capinera Sylvia atricapilla<br />

Luì bianco Phylloscopus bonelli<br />

Luì verde Phylloscopus sibilatrix<br />

Luì piccolo Phylloscopus collybita<br />

Luì grosso Phylloscopus trochilus<br />

Regolo Regulus regulus<br />

Fiorrancino Regulus ignicapillus<br />

Pigliamosche Muscicapa striata<br />

Balia nera Ficedula hypoleuca<br />

Panuro <strong>di</strong> Webb Paradoxornis webbianus<br />

Co<strong>di</strong>bugnolo Aegithalos caudatus<br />

Cincia bigia Parus palustris<br />

Cincia alpestre Poecile montana<br />

Cincia dal ciuffo Lophophanes cristatus<br />

Cincia mora Periparus ater<br />

Cinciarella Cyanistes caeruleus<br />

Cinciallegra Parus major<br />

Picchio muratore Sitta europaea<br />

Rampichino alpestre Certhia familiaris<br />

Rampichino Certhia brachydactyla<br />

Rigogolo Oriolus oriolus<br />

Averla piccola Lanius collurio<br />

Averla maggiore Lanius excubitor<br />

Ghiandaia Garrulus glandarius<br />

Gazza Pica pica<br />

Nocciolaia Nucifraga caryocatactes<br />

Taccola Corvus monedula<br />

Corvo Corvus frugilegus<br />

Cornacchia nera Corvus corone<br />

Cornacchia grigia Corvus corone cornix<br />

Corvo imperiale Corvus corax<br />

Storno Sturnus vulgaris<br />

Passero d’Italia Passer italiae<br />

Passero mattugio Passer montanus<br />

Fringuello Fringilla coelebs<br />

Peppola Fringilla montifringilla<br />

Verzellino Serinus serinus<br />

Analisi del territorio<br />

125


126<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Venturone Serinus citrinella<br />

Verdone Carduelis chloris<br />

Cardellino Carduelis carduelis<br />

Lucherino Carduelis spinus<br />

Crociere Loxia curvirostra<br />

Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula<br />

Frosone Coccothraustes coccothraustes<br />

Zigolo giallo Emberiza citrinella<br />

Zigolo muciatto Emberiza cia<br />

Ortolano Emberiza hortulana<br />

Migliarino <strong>di</strong> palude Emberiza schoeniclus<br />

Strillozzo Miliaria calandra<br />

Delle 95 specie <strong>di</strong> Passeriformi presenti con regolarità sul territorio varesino,<br />

<strong>di</strong> seguito viene riportata una breve trattazione relativamente a quelle <strong>di</strong><br />

interesse venatorio e gestionale.<br />

Specie <strong>di</strong> Passeriformi oggetto <strong>di</strong> prelievo venatorio<br />

Le specie <strong>di</strong> Passeriformi cacciabili ai sensi dell’art. 18, comma 1 della legge<br />

N. 157/92 e dell’art. 40 della legge regionale N. 26/93 sono le seguenti:<br />

allodola, merlo, cesena, tordo bottaccio, tordo sassello, ghiandaia, gazza,<br />

cornacchia nera e cornacchia grigia.<br />

L’allodola è una specie essenzialmente migratrice, ma localmente compie<br />

erratismi invernali. Nel corso dell’inverno, inoltre, alle popolazioni locali si<br />

aggiungono consistenti contingenti provenienti da nord. Come ni<strong>di</strong>ficante, in<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, la specie presenta una <strong>di</strong>stribuzione localizzata, con due<br />

nuclei riproduttivi <strong>di</strong>stinti: il primo all’estremo nord della provincia,<br />

comprendente gli habitat aperti dell’alta Val Veddasca (monti Paglione,<br />

Cadrigna, Lema); il secondo concentrato nella parte sud-orientale<br />

(Garbagnate Milanese, Castellanza e Saronno). Un confronto della situazione<br />

rilevata nell’ultimo Atlante Ornitologico (Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007) con i dati del<br />

precedente Atlante (Guenzani e Saporetti, 1988) mostra una contrazione<br />

dell’areale, con segnalazioni più spora<strong>di</strong>che e l’abbandono quasi totale delle<br />

zone prative esistenti attorno agli allevamenti e ai maneggi presenti nella<br />

parte centrale della provincia. La contrazione rilevata a livello provinciale<br />

rispecchia quella più generale rilevata a livello europeo per il periodo 1970-<br />

2000 (Tucker e Heath,1994; BirdLife International, 2004). Per l’Italia si<br />

stima un decremento inferiore al 20% dagli anni ’90, che può essere<br />

considerato una sottostima dovuta a mancanza <strong>di</strong> censimenti quantitativi<br />

rappresentativi. Infatti, declini superiori al 20% si sono avuti in <strong>di</strong>versi paesi<br />

europei: in Gran Bretagna tra la fine degli anni ’70 e la fine degli anni ’80 il<br />

declino della specie è stato valutato superiore al 50%, mentre in Croazia la<br />

riduzione dal 1990 al 2000 è stata stimata tra il 50 e il 79%. Le cause vanno<br />

ricercate soprattutto nell’intensificazione dell’agricoltura. Essendo una specie


Analisi del territorio<br />

largamente insettivora nel periodo riproduttivo soffre del largo impiego <strong>di</strong><br />

erbici<strong>di</strong> e <strong>di</strong> pestici<strong>di</strong>, ma è danneggiata anche dall’ampliamento delle<br />

monocolture <strong>di</strong> mais e dall’intensa fertilizzazione, che produce una<br />

vegetazione troppo densa. Non è da escludere inoltre che possa risentire<br />

anche dei cambiamenti climatici. I dati quantitativi raccolti in Lombar<strong>di</strong>a<br />

evidenziano un drastico declino delle popolazioni ni<strong>di</strong>ficanti, con una per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> oltre l’80% delle coppie in 15 anni: da oltre 100.000 coppie censite nel<br />

1992, si è giunti a una popolazione attuale <strong>di</strong> circa 19.000 coppie, con un<br />

decremento annuo me<strong>di</strong>o del 8,8% (Vigorita e Cucè, 2008). Vengono <strong>di</strong><br />

seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 3971<br />

1995/1996 3228<br />

1996/1997 2478<br />

1997/1998 4375<br />

1998/1999 2681<br />

1999/2000 3071<br />

2000/2001 1642<br />

2001/20<strong>02</strong> 2226<br />

20<strong>02</strong>/2003 1819<br />

2003/2004 2758<br />

2004/2005 2954<br />

2005/2006 2137<br />

2006/2007 1317<br />

2007/2008 2290<br />

2008/2009 2081<br />

2009/2010 1488<br />

Il merlo è, dopo il fringuello, la seconda specie più comune in provincia<br />

come ni<strong>di</strong>ficante. È presente praticamente ovunque e la sua <strong>di</strong>stribuzione è<br />

omogenea; è <strong>di</strong>ffuso a tutte le quote, dalle aree pianeggianti sino ai 1600 m.<br />

Durante la cattiva stagione gli in<strong>di</strong>vidui tendono a spostarsi a quote più<br />

basse e alle popolazioni locali si aggiungono quelle migratrici provenienti da<br />

oltralpe. I movimenti migratori autunnali avvengono tra settembre e<br />

novembre, mentre quelli pre-riproduttivi tra febbraio e aprile. Nonostante la<br />

situazione a livello provinciale sia da considerare stabile, in Lombar<strong>di</strong>a<br />

l’andamento demografico delle popolazioni ni<strong>di</strong>ficanti evidenzia un declino <strong>di</strong><br />

circa il 50% dal 1992 al 2004, con un significativo recupero negli ultimi 3<br />

anni, dal 2005 al 2007 (Vigorita e Cucè, 2008).<br />

127


128<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />

venatori.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 9543<br />

1995/1996 10366<br />

1996/1997 10337<br />

1997/1998 110<strong>02</strong><br />

1998/1999 9985<br />

1999/2000 9755<br />

2000/2001 5481<br />

2001/20<strong>02</strong> 7701<br />

20<strong>02</strong>/2003 7668<br />

2003/2004 6835<br />

2004/2005 5250<br />

2005/2006 6942<br />

2006/2007 3912<br />

2007/2008 8841<br />

2008/2009 7830<br />

2009/2010 5551<br />

La cesena, ni<strong>di</strong>ficante su buona parte dell’arco alpino, sul territorio<br />

provinciale è presente come migratrice regolare e svernante, con tendenze<br />

invasive in alcune annate. L’Italia rappresenta un’importante area <strong>di</strong> transito<br />

e svernamento delle popolazioni ni<strong>di</strong>ficanti in Europa centrale e<br />

settentrionale. In particolare, tra ottobre e <strong>di</strong>cembre, compare dove siano<br />

presenti piante <strong>di</strong> sorbo degli uccellatori, rosa canina e caki, <strong>di</strong> cui è<br />

particolarmente ghiotta. Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla<br />

lettura dei tesserini venatori.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 3966<br />

1995/1996 3215<br />

1996/1997 5545<br />

1997/1998 4539<br />

1998/1999 7459<br />

1999/2000 11885<br />

2000/2001 1150<br />

2001/20<strong>02</strong> 2873<br />

20<strong>02</strong>/2003 3743<br />

2003/2004 1246<br />

2004/2005 11316<br />

2005/2006 16108<br />

2006/2007 430<br />

2007/2008 13371<br />

2008/2009 3710<br />

2009/2010 701


Analisi del territorio<br />

Il tordo bottaccio, come ni<strong>di</strong>ficante, in provincia presenta una <strong>di</strong>stribuzione<br />

legata al settore collinare e montano in cui siano presenti boschi misti <strong>di</strong><br />

latifoglie e aghifoglie. Completamente assente dal settore meri<strong>di</strong>onale, con<br />

esclusione <strong>di</strong> alcune segnalazioni nella parte occidentale, la <strong>di</strong>stribuzione del<br />

tordo bottaccio risulta regolata prevalentemente dalla quota e dal mosaico<br />

formato dalle <strong>di</strong>verse parcelle forestali. Si possono evidenziare 2 nuclei<br />

principali: un nucleo più esteso, che comprende gran parte dell’area<br />

montuosa, coincidente con i rilievi dei Pizzoni <strong>di</strong> Laveno, dei monti Nudo,<br />

Colonna, Pian Nave, Martica, Campo dei Fiori e Piambello; un nucleo<br />

secondario, centrato nel settore collinare, comprendente a ovest le aree <strong>di</strong><br />

Vergiate e Sumirago e a est le aree del Parco della Pineta <strong>di</strong> Appiano Gentile<br />

e Tradate. La specie è presente in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> anche come migratrice<br />

e svernante. Gli habitat più frequentati in inverno sono quelli agricoli, oltre a<br />

boschi, generalmente sotto i 1000 m <strong>di</strong> quota e filari. Vengono <strong>di</strong> seguito<br />

riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 13948<br />

1995/1996 18163<br />

1996/1997 17439<br />

1997/1998 18118<br />

1998/1999 14735<br />

1999/2000 16774<br />

2000/2001 11677<br />

2001/20<strong>02</strong> 15208<br />

20<strong>02</strong>/2003 16065<br />

2003/2004 20798<br />

2004/2005 13296<br />

2005/2006 16665<br />

2006/2007 13656<br />

2007/2008 22188<br />

2008/2009 24611<br />

2009/2010 16446<br />

Il tordo sassello è una specie nor<strong>di</strong>ca che ni<strong>di</strong>fica alle alte latitu<strong>di</strong>ni nel<br />

Paleartico, che tuttavia si spinge con <strong>di</strong>stribuzione sparsa fino all’Europa<br />

centrale ni<strong>di</strong>ficando, oltre che in Scan<strong>di</strong>navia e in Islanda, nelle repubbliche<br />

baltiche, in Scozia, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Tipico migratore,<br />

si sposta in gruppi consistenti, spesso associato con la cesena. In Italia le<br />

presenze invernali più consistenti si registrano in Lombar<strong>di</strong>a ed Emilia-<br />

Romagna. Durante lo svernamento frequenta boschi <strong>di</strong> conifere e latifoglie,<br />

margini <strong>di</strong> coltivi, castagneti, campagne alberate, alimentandosi<br />

principalmente <strong>di</strong> frutta, semi e bacche.<br />

129


130<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />

venatori.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 8496<br />

1995/1996 6137<br />

1996/1997 10763<br />

1997/1998 6669<br />

1998/1999 14452<br />

1999/2000 9127<br />

2000/2001 6582<br />

2001/20<strong>02</strong> 15099<br />

20<strong>02</strong>/2003 9464<br />

2003/2004 8507<br />

2004/2005 9687<br />

2005/2006 13526<br />

2006/2007 4835<br />

2007/2008 17524<br />

2008/2009 11523<br />

2009/2010 2080<br />

Tra i Corvi<strong>di</strong>, ghiandaia, gazza, cornacchia nera e cornacchia grigia sono le<br />

specie oggetto <strong>di</strong> prelievo venatorio.<br />

La ghiandaia è il corvide più <strong>di</strong>ffuso dopo la cornacchia e una delle specie<br />

ni<strong>di</strong>ficanti più comuni della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. La specie è ampiamente<br />

<strong>di</strong>stribuita su tutto il territorio provinciale, dalla fascia <strong>di</strong> pianura della<br />

porzione meri<strong>di</strong>onale della provincia alle zone collinari, in cui si concentra la<br />

maggior parte delle osservazioni, alle aree montane, fino alle quote più<br />

elevate (nella fascia altitu<strong>di</strong>nale compresa tra 1400 e 1600 m), in presenza<br />

<strong>di</strong> copertura boschiva. La grande <strong>di</strong>ffusione del corvide come ni<strong>di</strong>ficante su<br />

tutto il territorio provinciale riflette da un lato l’ampia superficie boschiva<br />

complessivamente <strong>di</strong>sponibile, ma anche la capacità della specie <strong>di</strong> adattarsi<br />

a sfruttare tutte le tipologie forestali presenti, comprese le formazioni <strong>di</strong><br />

bosco degradato e i boschetti presenti nei parchi urbani.<br />

La gazza è una specie piuttosto comune, ampiamente <strong>di</strong>ffusa in provincia,<br />

con una <strong>di</strong>stribuzione uniforme nella porzione meri<strong>di</strong>onale e con presenze<br />

più rarefatte nella parte centro-settentrionale. La specie ni<strong>di</strong>fica <strong>di</strong><br />

preferenza nella porzione pianeggiante e <strong>di</strong> bassa collina del territorio<br />

provinciale, entro i 400 m <strong>di</strong> quota; le ni<strong>di</strong>ficazioni a quote più elevate sono<br />

meno frequenti. Confrontando l’attuale <strong>di</strong>stribuzione della specie con quella<br />

rilevata per il precedente Atlante (Guenzani e Saporetti, 1988), si nota un<br />

generale ampliamento della stessa, con occupazione <strong>di</strong> aree più<br />

settentrionali. La tendenza della popolazione sembra in aumento anche a<br />

livello regionale (Vigorita e Cucè, 2008).


Analisi del territorio<br />

Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />

venatori.<br />

Ghiandaia<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 91<br />

1995/1996 13<br />

1996/1997 40<br />

1997/1998 420<br />

1998/1999 318<br />

1999/2000 403<br />

2000/2001 414<br />

2001/20<strong>02</strong> 639<br />

20<strong>02</strong>/2003 716<br />

2003/2004 453<br />

2004/2005 538<br />

2005/2006 768<br />

2006/2007 534<br />

2007/2008 530<br />

2008/2009 599<br />

2009/2010 361<br />

Gazza<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 26<br />

1995/1996 9<br />

1996/1997 28<br />

1997/1998 39<br />

1998/1999 39<br />

1999/2000 46<br />

2000/2001 36<br />

2001/20<strong>02</strong> 66<br />

20<strong>02</strong>/2003 101<br />

2003/2004 79<br />

2004/2005 97<br />

2005/2006 87<br />

2006/2007 124<br />

2007/2008 84<br />

2008/2009 84<br />

2009/2010 87<br />

La cornacchia grigia è una delle specie più comuni presenti in provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong>. Come ni<strong>di</strong>ficante, è <strong>di</strong>stribuita piuttosto uniformemente su tutto il<br />

territorio provinciale, ad eccezione delle aree montuose caratterizzate da<br />

maggiore altitu<strong>di</strong>ne. A partire dal periodo tardo estivo aumenta la tendenza<br />

131


132<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

all’aggregazione: gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse decine <strong>di</strong> cornacchie si riuniscono in<br />

dormitori che vengono raggiunti alla sera e lasciati alle prime ore del<br />

mattino.<br />

La cornacchia, accusata <strong>di</strong> causare danni ad alcune coltivazioni agricole (in<br />

particolare al mais, durante la germinazione), è stata oggetto <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong><br />

controllo della popolazione sul territorio provinciale a partire dal 20<strong>02</strong>,<br />

me<strong>di</strong>ante abbattimenti con fucile ed effettuati a seguito <strong>di</strong> cattura con<br />

trappole Larsen. Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei<br />

tesserini venatori.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 16<br />

1995/1996 57<br />

1996/1997 213<br />

1997/1998 163<br />

1998/1999 98<br />

1999/2000 162<br />

2000/2001 115<br />

2001/20<strong>02</strong> 378<br />

20<strong>02</strong>/2003 5<strong>02</strong><br />

2003/2004 786<br />

2004/2005 487<br />

2005/2006 266<br />

2006/2007 295<br />

2007/2008 255<br />

2008/2009 204<br />

2009/2010 191<br />

Di seguito sono riportati i dati <strong>di</strong> sintesi relativi al numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong><br />

cornacchie abbattute ogni anno, sia me<strong>di</strong>ante interventi effettuati dalla<br />

Vigilanza <strong>Provincia</strong>le, me<strong>di</strong>ante sparo, sia me<strong>di</strong>ante cattura con trappole e<br />

successiva soppressione. Negli ultimi 4 anni sono state abbattuti in me<strong>di</strong>a<br />

circa 2500 soggetti.<br />

Tabella 2.31 - Numero <strong>di</strong> cornacchie abbattute annualmente nei 3 ATC del<br />

territorio provinciale.<br />

ATC 1 ATC 2 ATC 3<br />

Anno Cattura Sparo Cattura Sparo Cattura Sparo Totale<br />

2007 1104 266 1071 92 463 81 3077<br />

2008 898 70 1299 103 494 50 2914<br />

2009 729 25 520 21 455 110 1860<br />

2010 899 120 824 9 380 65 2297


Analisi del territorio<br />

Tabella 2.32 - Numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui abbattuti per comune con le due <strong>di</strong>verse<br />

metodologie impiegate (cattura con trappola Larsen) e abbattimento con<br />

sparo.<br />

Comune<br />

Cattura<br />

con<br />

trappola Sparo Totale Comune<br />

Albizzate 322 0 322<br />

Cattura<br />

con<br />

trappola Sparo Totale<br />

Galliate<br />

Lombardo 0 36 36<br />

Angera 140 35 175 Gavirate 240 5 245<br />

Arcisate 1948 114 2062 Golasecca 256 111 367<br />

Arsago Seprio 225 1<strong>02</strong> 327 Inarzo<br />

Induno<br />

64 0 64<br />

Azzate 147 0 147 Olona 458 244 7<strong>02</strong><br />

Bardello 259 0 259 Ispra<br />

Laveno<br />

0 22 22<br />

Biandronno 53 0 53 Mombello 417 0 417<br />

Bo<strong>di</strong>o<br />

Lonate<br />

Lomnago 942 0 942 Pozzolo 17 0 17<br />

Busto Arsizio 354 205 559 Malnate 272 0 272<br />

Cadrezzate 563 0 563 Mesenzana 0 2 2<br />

Cairate 313 9 322 Morazzone<br />

Olgiate<br />

531 0 531<br />

Cantello 619 0 619 Olona<br />

Porto<br />

99 0 99<br />

Caravate<br />

Caronno<br />

507 0 507 Valtravaglia 0 58 58<br />

Pertusella 443 0 443 Samarate 47 324 371<br />

Caronno<br />

Sesto<br />

Varesino 283 0 283 Calende 391 39 430<br />

Casale Litta 65 0 65 Sumirago 63 229 292<br />

Casciago 107 0 107 Tradate 97 0 97<br />

Castelveccana 114 0 114 Turate 275 0 275<br />

Castiglione<br />

Olona 470 0 470 Uboldo 820 136 956<br />

Cislago 345 596 941 Valganna 26 0 26<br />

Cunardo 0 11 11 <strong>Varese</strong> 1<strong>02</strong>3 333 1356<br />

Cuveglio 575 13 588 Viggiù 533 20 553<br />

Gallarate 830 0 830<br />

133


134<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Figura 2.15 - Localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo sulla cornacchia<br />

grigia in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.


Analisi del territorio<br />

La cornacchia nera, ni<strong>di</strong>ficante in Lombar<strong>di</strong>a sull’arco alpino e prealpino,<br />

con presenze concentrate nel settore orientale, in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è<br />

presente in maniera limitata, con alcune segnalazioni localizzate per lo più<br />

nella parte settentrionale del territorio provinciale. Nella nostra Regione<br />

esiste un’ampia fascia <strong>di</strong> sovrapposizione con l’areale della cornacchia grigia<br />

e spesso si osservano in<strong>di</strong>vidui con colorazione del piumaggio interme<strong>di</strong>a.<br />

Contrariamente alla cornacchia grigia, per cui sono stati attuati piani <strong>di</strong><br />

abbattimento, la cornacchia nera, meno numerosa e tipica <strong>di</strong> un habitat<br />

meno antropizzato, non è oggetto <strong>di</strong> alcuna forma <strong>di</strong> controllo. Vengono <strong>di</strong><br />

seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 5<br />

1995/1996 6<br />

1996/1997 27<br />

1997/1998 12<br />

1998/1999 11<br />

1999/2000 13<br />

2000/2001 11<br />

2001/20<strong>02</strong> 9<br />

20<strong>02</strong>/2003 15<br />

2003/2004 84<br />

2004/2005 42<br />

2005/2006 35<br />

2006/2007 16<br />

2007/2008 11<br />

2008/2009 12<br />

2009/2010 113<br />

Alle specie sopra elencate, si aggiunge una breve trattazione relativamente<br />

alle specie protette, ma, <strong>di</strong> fatto, oggetto <strong>di</strong> prelievo negli ultimi anni sul<br />

territorio provinciale, in deroga all’art. 9, paragrafo 1, lettera C della<br />

Direttiva 79/409/CEE. Esso infatti prevede la possibilità che gli Stati membri<br />

possano derogare agli articoli 5, 6, 7 e 8 della stessa Direttiva per<br />

consentire, in con<strong>di</strong>zioni rigidamente controllate e in modo selettivo, la<br />

cattura, la detenzione o altri impieghi misurati <strong>di</strong> determinati uccelli in<br />

piccole quantità. Le specie che, negli ultimi anni sono state oggetto <strong>di</strong><br />

prelievo in deroga sono le seguenti: pispola, tordela, storno, passero d’Italia,<br />

passero mattugio, fringuello, peppola e frosone.<br />

La pispola ni<strong>di</strong>fica in vari tipi <strong>di</strong> ambienti aperti alle me<strong>di</strong>e e alte latitu<strong>di</strong>ni<br />

del Paleartico occidentale, dalle zone temperate fino a sfiorare le zone<br />

climatiche artiche. In Italia le pispole sono segnalate per lo più come<br />

svernanti o <strong>di</strong> passaggio, anche se ci sono state alcune segnalazioni, non<br />

confermate, <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui in riproduzione sulle Alpi. Durante lo svernamento<br />

frequenta coltivi, campi arati, stoppie, prati da sfalcio, me<strong>di</strong>cai, pascoli,<br />

incolti erbosi, prati umi<strong>di</strong>, marcite, risaie e stagni (Brichetti e Fracasso,<br />

135


136<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

2007). Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong><br />

uccelli che potrebbero essere oggetto <strong>di</strong> caccia in deroga in Regione<br />

Lombar<strong>di</strong>a, ha stimato la popolazione migratrice e svernante in Lombar<strong>di</strong>a in<br />

1.100.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani et al., 2009).<br />

Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />

venatori.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

2009/2010 71<br />

La tordela si riproduce nel Paleartico occidentale, alle me<strong>di</strong>e e alte latitu<strong>di</strong>ni<br />

in climi più continentali rispetto agli altri tor<strong>di</strong>. In Europa nelle regione<br />

montane preferisce le me<strong>di</strong>e latitu<strong>di</strong>ni fra gli 800 ed i 1800 m <strong>di</strong> quota. La<br />

tordela in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> presenta come ni<strong>di</strong>ficante una <strong>di</strong>stribuzione<br />

estremamente limitata al settore montano, che comprende l’alta Val<br />

Veddasca, il Monte Sette Termini, i rilievi della Valganna e, marginalmente, il<br />

Monte Colonna. Occupa habitat costituiti da formazioni forestali mature<br />

alternate a superfici aperte come prati, pascoli o incolti erbacei, in cui ricerca<br />

il cibo. La migrazione autunnale delle popolazioni provenienti dal nord<br />

avviene principalmente fra agosto e novembre, benché giovani e adulti<br />

possano a volte formare stormi già in luglio ed iniziare a muoversi verso sud.<br />

Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> uccelli<br />

che potrebbero essere oggetto <strong>di</strong> caccia in deroga in Regione Lombar<strong>di</strong>a, ha<br />

stimato la popolazione autunnale migratrice e svernante in Lombar<strong>di</strong>a in<br />

11.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani et al., 2009).<br />

Lo storno è una specie ni<strong>di</strong>ficante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, con una<br />

<strong>di</strong>stribuzione più concentrata nella zona centro-meri<strong>di</strong>onale. Frequenta per il<br />

foraggiamento frutteti, vigneti, coltivi, parchi, giar<strong>di</strong>ni, luoghi con la<br />

presenza <strong>di</strong> cespugli <strong>di</strong> bacche e frutti. In Italia ha subito una recente<br />

espansione del suo areale al nord ed al sud ed ha ampliato il proprio range<br />

altitu<strong>di</strong>nale nelle Alpi fino a 2000 m. Le popolazioni <strong>di</strong> Storno sono in<br />

generale aumento nelle zone periferiche del suo areale, mentre si assiste ad<br />

un marcato decremento in molte aree, specialmente nel nord e centro<br />

Europa. Lo storno è generalmente migratore a nord ed est del suo areale<br />

riproduttivo, mentre nelle altre zone tende ad essere più sedentario. La<br />

<strong>di</strong>rezione della migrazione autunnale degli adulti è principalmente verso sud<br />

ovest. Le migrazioni sono abbondanti nel sud della Francia, in Italia e nei<br />

paesi che si affacciano sul Me<strong>di</strong>terraneo. Un recente lavoro, effettuato per<br />

stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> uccelli che potrebbero essere oggetto <strong>di</strong><br />

caccia in deroga in Regione Lombar<strong>di</strong>a, ha stimato la popolazione migratrice<br />

e svernante in Lombar<strong>di</strong>a in 2.450.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani et al., 2009).<br />

Il passero d’Italia è specie sinantropica gregaria e sedentaria: la specie<br />

presenta come ni<strong>di</strong>ficante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> una <strong>di</strong>stribuzione uniforme,<br />

assente solo da alcune aree della porzione più settentrionale, caratterizzate


Analisi del territorio<br />

quasi esclusivamente da vasti complessi forestali e mancanza <strong>di</strong> aree<br />

urbanizzate. In periodo invernale si possono osservare grossi assembramenti<br />

nelle zone <strong>di</strong> campagna, spesso misti con il congenere passero mattugio. In<br />

Lombar<strong>di</strong>a l’andamento demografico della specie evidenzia un importante<br />

declino (circa il 65% in 15 anni), che è avvenuto sostanzialmente negli anni<br />

dal 1992 al 2001. Dopo il 2001 sembrerebbe che la popolazione si sia<br />

stabilizzata su valori comunque relativamente bassi, oscillanti intorno a circa<br />

65.000 coppie (Vigorita e Cucè, 2008). Un recente lavoro, effettuato per<br />

stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> uccelli che potrebbero essere oggetto <strong>di</strong><br />

caccia in deroga in Regione Lombar<strong>di</strong>a, ha stimato la popolazione autunnale<br />

in Lombar<strong>di</strong>a in 1.500.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani et al., 2009).<br />

Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />

venatori.<br />

Storno<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 210<br />

1995/1996 143<br />

1996/1997 207<br />

1997/1998 234<br />

1998/1999 59<br />

1999/2000 25<br />

2000/2001 7<br />

2001/20<strong>02</strong> 25<br />

20<strong>02</strong>/2003 115<br />

2003/2004 0<br />

2004/2005 5<br />

2005/2006 0<br />

2006/2007 0<br />

2007/2008 0<br />

2008/2009 684<br />

2009/2010 10<br />

137


Passero d’Italia<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1997/1998 4<br />

1998/1999 0<br />

1999/2000 5<br />

2000/2001 0<br />

2001/20<strong>02</strong> 3<br />

20<strong>02</strong>/2003 2<br />

2003/2004 1<br />

2004/2005 0<br />

2005/2006 0<br />

2006/2007 0<br />

2007/2008 1<br />

138<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Il passero mattugio è specie sedentaria e gregaria in periodo non<br />

riproduttivo. Rispetto al congenere passero d’Italia è meno legato<br />

all’ambiente urbanizzato moderno, sebbene ormai ni<strong>di</strong>fichi quasi<br />

esclusivamente in manufatti. È presente come ni<strong>di</strong>ficante in gran parte del<br />

territorio provinciale, con alcune assenze evidenziabili nellestremo settore<br />

settentrionale, caratterizzato da quote elevate e assenza <strong>di</strong> superfici<br />

agricole. In Lombar<strong>di</strong>a l’andamento demografico della specie evidenzia un<br />

forte declino nel periodo 1992-1994, compensato da un parziale recupero<br />

avvenuto negli anni successivi, che tuttavia non ha portato la popolazione al<br />

raggiungimento delle <strong>di</strong>mensioni iniziali (Vigorita e Cucè, 2008). Un recente<br />

lavoro, effettuato per stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> uccelli che<br />

potrebbero essere oggetto <strong>di</strong> caccia in deroga in Regione Lombar<strong>di</strong>a, ha<br />

stimato la popolazione autunnale in Lombar<strong>di</strong>a in 1.400.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani<br />

et al., 2009).<br />

Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />

venatori.


Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1997/1998 18<br />

1998/1999 4<br />

1999/2000 2<br />

2000/2001 0<br />

2001/20<strong>02</strong> 0<br />

20<strong>02</strong>/2003 8<br />

2003/2004 3<br />

2004/2005 0<br />

2005/2006 0<br />

2006/2007 0<br />

2007/2008 0<br />

Analisi del territorio<br />

Il fringuello è il più comune uccello ni<strong>di</strong>ficante in provincia, dotato <strong>di</strong><br />

un’ampia valenza ecologica e in grado <strong>di</strong> colonizzare tutti gli ecosistemi in<br />

cui sia presente una componente arborea. La specie è <strong>di</strong>ffusa sia nelle estese<br />

formazioni forestali della parte settentrionale della provincia, sia nel mosaico<br />

costituito da boschi, coltivi, prati e aree urbane del settore centromeri<strong>di</strong>onale.<br />

Le popolazioni del nord-est europeo sono migratrici regolari,<br />

mentre quelle che si riproducono nelle aree meri<strong>di</strong>onali e occidentali sono<br />

sedentarie e compiono perlopiù spostamenti altitu<strong>di</strong>nali <strong>di</strong> moderata entità.<br />

Principalmente gregario al <strong>di</strong> fuori della stagione riproduttiva, durante il<br />

foraggiamento e le migrazioni forma ampi stormi. Gli stormi vengono formati<br />

anche con altri Fringilli<strong>di</strong>, come la peppola, anche se all’interno dello stormo<br />

ogni in<strong>di</strong>viduo tende ad aggregarsi maggiormente con i conspecifici. Un<br />

recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> uccelli che<br />

potrebbero essere oggetto <strong>di</strong> caccia in deroga in Regione Lombar<strong>di</strong>a, ha<br />

stimato la popolazione migratrice e svernante in Lombar<strong>di</strong>a in 16.000.000<br />

in<strong>di</strong>vidui (Bani et al., 2009).<br />

La peppola è specie tipica delle zone boreali ed è <strong>di</strong>ffusa dalla Scan<strong>di</strong>navia<br />

fino alla Siberia orientale. Il suo habitat <strong>di</strong> elezione è la foresta <strong>di</strong> betulle,<br />

ontani, salici o conifere. In Italia la specie è nota come migratrice regolare,<br />

molto gregaria, raccogliendosi in dormitori comuni talora con concentrazioni<br />

ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui. I movimenti migratori <strong>di</strong>pendono<br />

essenzialmente dalla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> cibo e si concentrano nell’Europa centromeri<strong>di</strong>onale.<br />

In Europa le aree <strong>di</strong> svernamento riguardan principalmente la<br />

zona a sud ed a ovest degli areali <strong>di</strong> riproduzione, in particolare nel sud della<br />

Francia e nel nord Italia. Un recente lavoro, effettuato per stimare le<br />

popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> uccelli che potrebbero essere oggetto <strong>di</strong> caccia in<br />

deroga in Regione Lombar<strong>di</strong>a, ha stimato la popolazione migratrice e<br />

svernante in Lombar<strong>di</strong>a variabile tra 2.600.000 e 1.600.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani<br />

et al., 2009).<br />

139


140<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />

venatori.<br />

Fringuello<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 766<br />

1995/1996 8<br />

1996/1997 0<br />

1997/1998 317<br />

1998/1999 184<br />

1999/2000 87<br />

2000/2001 2<br />

2001/20<strong>02</strong> 147<br />

20<strong>02</strong>/2003 245<br />

2003/2004 189<br />

2004/2005 378<br />

2005/2006 583<br />

2006/2007 87<br />

2007/2008 305<br />

2008/2009 3438<br />

2009/2010 1123<br />

Peppola<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 182<br />

1995/1996 4<br />

1996/1997 2<br />

1997/1998 167<br />

1998/1999 6<br />

1999/2000 5<br />

2000/2001 0<br />

2001/20<strong>02</strong> 24<br />

20<strong>02</strong>/2003 4<br />

2003/2004 3<br />

2004/2005 3<br />

2005/2006 72<br />

2006/2007 2<br />

2007/2008 11<br />

2008/2009 907<br />

2009/2010 1123<br />

Il frosone è un Fringillide la cui <strong>di</strong>stribuzione in provincia come ni<strong>di</strong>ficante è<br />

da considerarsi localizzata, rilevata nel corso dell’ultimo Altante Ornitologico<br />

nelle zone <strong>di</strong> Lavena-Ponte Tresa e della Valganna, perlopiù tra i 200 e i 600<br />

m. Associato normalmente agli habitat forestali <strong>di</strong> latifoglie, a filari alberati,


Analisi del territorio<br />

a parchi con piante <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni e a frutteti, anche in provincia non<br />

mostra <strong>di</strong> selezionare determinate tipologie <strong>di</strong> latifoglie. Anche a livello<br />

regionale la specie presenta una <strong>di</strong>stribuzione puntiforme con presenze<br />

estremamente scarse. Da sedentario a migratore, le popolazioni del nord<br />

migrano più <strong>di</strong> quelle del sud, inoltre i giovani migrano più degli adulti e le<br />

femmine più dei maschi; le migrazioni avvengono principalmente <strong>di</strong> giorno,<br />

anche se ne sono state registrate alcune notturne. Nel nord Italia il<br />

passaggio avviene da settembre a metà novembre, principalmente ad<br />

Ottobre. I movimenti primaverili avvengono principalmente da febbraio ad<br />

aprile. Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong><br />

uccelli che potrebbero essere oggetto <strong>di</strong> caccia in deroga in Regione<br />

Lombar<strong>di</strong>a, ha stimato la popolazione migratrice e svernante in Lombar<strong>di</strong>a<br />

variabile tra 47.000 e 27.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani et al., 2009).<br />

Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />

venatori.<br />

Stagione<br />

N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

2009/2010 66<br />

Specie <strong>di</strong> Passeriformi <strong>di</strong> interesse gestionale<br />

Oltre a cornacchia nera e cornacchia grigia, già trattate al paragrafo<br />

precedente, nel <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio Regionale viene in<strong>di</strong>cata come<br />

specie <strong>di</strong> interesse gestionale anche il corvo.<br />

Il corvo è una specie molto gregaria anche in periodo <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione,<br />

<strong>di</strong>ffusa alle latitu<strong>di</strong>ni me<strong>di</strong>e dell’Eurasia fino al Giappone e alla Cina orientale.<br />

In Italia, a memoria d’uomo, non ha mai ni<strong>di</strong>ficato; alla fine del XIX secolo<br />

era in<strong>di</strong>cata come svernante su gran parte delle zone pianeggianti della<br />

penisola e delle isole maggiori, ma già nel 1955 era nota una notevole<br />

contrazione dell’areale <strong>di</strong> svernamento con scomparsa della specie dal sud e<br />

forte rarefazione nelle isole. Più recentemente si è osservato come la specie<br />

sverna in modo significativo esclusivamente nella pianura Padana orientale e<br />

centrale e in minima parte nelle valli alpine (Vigorita e Cucè, 2008). Sul<br />

territorio provinciale la specie non è particolarmente abbondante, viene<br />

osservata con in<strong>di</strong>vidui solitari o in gruppi <strong>di</strong> alcune decine, prevalentemente<br />

nella porzione centro-meri<strong>di</strong>onale del territorio provinciale nel periodo tra<br />

ottobre a febbraio.<br />

Di interesse gestionale risultano sicuramente le specie <strong>di</strong> origine alloctona.<br />

Tra i Passeriformi, in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è presente l’unica popolazione<br />

naturalizzata in Europa <strong>di</strong> panuro <strong>di</strong> Webb, un piccolo uccello <strong>di</strong> origine<br />

asiatica. Il panuro <strong>di</strong> Webb (Paradoxornis webbianus) è l’unico<br />

rappresentante europeo <strong>di</strong> un numeroso gruppo <strong>di</strong> specie, originarie dell’Asia<br />

orientale (in particolare Cina, Vietnam, Corea, isola <strong>di</strong> Taiwan), dalla<br />

posizione sistematica ancora piuttosto incerta, tanto a livello <strong>di</strong> famiglia,<br />

141


142<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

quanto a livello <strong>di</strong> genere e specie. La specie, importata e commercializzata<br />

per fini ornamentali, è stata oggetto <strong>di</strong> un rilascio volontario da parte <strong>di</strong> un<br />

commerciante <strong>di</strong> animali localizzato sulla sponda settentrionale del Lago <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong>, con l’immissione <strong>di</strong> circa 150 in<strong>di</strong>vidui nel 1995. I primi in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong><br />

ni<strong>di</strong>ficazione probabile all’interno della Riserva Naturale risalgono già allo<br />

stesso anno del rilascio, riconfermati poi negli anni successivi. Nel <strong>di</strong>cembre<br />

1998 veniva osservato un in<strong>di</strong>viduo anche sul Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, mentre nella<br />

stagione riproduttiva del 1999 venivano osservate colonie sparse <strong>di</strong> alcune<br />

decine <strong>di</strong> soggetti all’interno della Riserva Naturale (Boto et al., 2000). A<br />

partire dal 2003 è stata confermata la tendenza <strong>di</strong> espansione della specie<br />

anche in aree limitrofe: Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Bozza <strong>di</strong> Besozzo (Lago Maggiore),<br />

Lago <strong>di</strong> Comabbio, Valle Bagnoli <strong>di</strong> Vergiate (Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007, Baratelli<br />

et al., 2008). Censimenti condotti tra il 2006 e il 2008 hanno confermato la<br />

presenza in Palude Brabbia, sui laghi <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e Comabbio e in Valle<br />

Bagnoli, ma non alla Bozza <strong>di</strong> Besozzo. Il monitoraggio più recente,<br />

realizzato nella primavera del 2011 ha confermato l’estensione dell’areale<br />

della specie rilevato nel 2008 (Gagliar<strong>di</strong> et al., 2011). Il periodo <strong>di</strong><br />

naturalizzazione definitiva è da collocarsi tra la fine degli anni ’90 e i primi<br />

anni 2000. L’attuale areale ancora molto ristretto è attribuibile alla<br />

specializzazione ecologica e alla bassa capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione della specie,<br />

probabilmente limitata dalla frammentazione delle aree umide presenti nella<br />

parte centrale della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, separate tra loro da estese aree<br />

boschive e da aree antropizzate, che fungono da barriera ecologica. Gli<br />

in<strong>di</strong>vidui osservati e catturati nell’ambito delle attività della Stazione<br />

Ornitologica presente nella Riserva Naturale sono stati inizialmente attribuiti,<br />

su base morfologica, a due specie <strong>di</strong>stinte: Paradoxornis alphonsianus,<br />

panuro golacenerina, in base al colore grigio delle guance, e a Paradoxornis<br />

webbianus, panuro <strong>di</strong> Webb, per la colorazione rossastra delle guance.<br />

L’osservazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui dalle caratteristiche interme<strong>di</strong>e hanno portato in<br />

seguito a intraprendere indagini più approfon<strong>di</strong>te. Stu<strong>di</strong> a livello genetico e<br />

morfologico, iniziati a partire dal 2005, non hanno evidenziato <strong>di</strong>fferenze<br />

significative tra le due presunte specie e le forme interme<strong>di</strong>e. Indagini<br />

molecolari che hanno interessato campioni provenienti sia dall’areale<br />

originario che della popolazione naturalizzata, non hanno confermato la<br />

vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> P. alphonsianus come specie separata, ma hanno supportato<br />

l’ipotesi <strong>di</strong> una variazione clinale nella colorazione del piumaggio lungo<br />

l’areale <strong>di</strong> P. webbianus (Galimberti, 2006, Latronico, 2007, Gagliar<strong>di</strong> et al.,<br />

2007, Boto et al., 2009, Galimberti et al., 2010). All’interno della Riserva<br />

Naturale sono maggiormente presenti in<strong>di</strong>vidui dal fenotipo a guance grigie:<br />

il 72% degli adulti catturati nella stazione <strong>di</strong> inanellamento è risultato del<br />

fenotipo P. w. alphonsianus,il 23% <strong>di</strong> P. w. webbianus e il 5% con piumaggio<br />

interme<strong>di</strong>o tra i due fenotipi (Boto in Brichetti e Fracasso, 2010).<br />

Le stime più recenti in<strong>di</strong>cano la presenza <strong>di</strong> una popolazione <strong>di</strong> 3500-5000<br />

in<strong>di</strong>vidui (Boto et al., 2009). Nelle aree <strong>di</strong> presenza è stato possibile notare<br />

negli ultimi anni un sensibile incremento numerico, ma una lenta espansione


Analisi del territorio<br />

nelle aree vicine, con fluttuazioni numeriche in relazione alle con<strong>di</strong>zioni<br />

meteoclimatiche invernali. La presenza <strong>di</strong> inverni rigi<strong>di</strong> e soprattutto <strong>di</strong> neve<br />

al suolo per perio<strong>di</strong> prolungati sembra essere un fattore limitante<br />

l’espansione della popolazione.<br />

Diverse ricerche sono state realizzate a partire dai primi anni del 2000 ad<br />

oggi, per incrementare le conoscenze su biologia ed ecologia della specie<br />

naturalizzata, riguardando in particolare l’uso dello spazio e la selezione<br />

dell’habitat, la riproduzione, la <strong>di</strong>eta e possibilità <strong>di</strong> interazioni con specie <strong>di</strong><br />

passeriformi autoctoni.<br />

La specie è risultata strettamente legata alle zone umide con presenza <strong>di</strong><br />

vegetazione erbacea (Phragmites, Carex) e boscaglie e arbusteti (Alnus,<br />

Salix), evidenziando un elevato grado <strong>di</strong> selettività dell’habitat in particolare<br />

nel periodo riproduttivo. In Palude con<strong>di</strong>vide l’habitat in particolare con la<br />

cannaiola comune (Acrocephalus scirpaceus) in periodo riproduttivo e con il<br />

migliarino <strong>di</strong> palude (Emberiza schoeniclus) in inverno, con cui potrebbe<br />

instaurare forme <strong>di</strong> competizione alimentare, così come anche con l’usignolo<br />

<strong>di</strong> fiume (Cettia cetti) (Luoni, 2008). In periodo extra-riproduttivo si formano<br />

gruppi <strong>di</strong> decine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che utilizzano saliconi e salici cenerini come<br />

dormitori. Lo stretto legame con le aree umide riscontrato nell’area <strong>di</strong><br />

introduzione non trova riscontro con l’uso dello habitat nell’areale originario.<br />

Questo fatto fa ritenere che la specie non abbia ancora raggiunto la massima<br />

espansione e sia ancora limitata alle zone originarie del rilascio (Gagliar<strong>di</strong> et<br />

al., 2007).<br />

Ni<strong>di</strong>fica tra fitti cespugli <strong>di</strong> rovo ai margini delle zone a canneto (Baratelli et<br />

al., 2008), in colonie lasse o coppie sparse, con un regime monogamico. Le<br />

deposizioni avvengono nel periodo maggio-luglio, con due covate annue e<br />

schiusa generalmente sincrona (Boto et al., 2009).<br />

I risultati <strong>di</strong> una ricerca recentemente conclusa in<strong>di</strong>cano che il panuro <strong>di</strong><br />

Webb al momento attuale non può essere ancora considerato una specie<br />

invasiva, ma esistono i presupposti perché lo possa <strong>di</strong>ventare in un prossimo<br />

futuro; <strong>di</strong> conseguenza risulta <strong>di</strong> estrema importanza la realizzazione <strong>di</strong> un<br />

monitoraggio regolare e costante della specie all’interno <strong>di</strong> tutti i siti <strong>di</strong><br />

presenza per controllarne la possibile espansione territoriale e poter avviare,<br />

in tempo utile, eventuali azioni <strong>di</strong> contenimento.<br />

2.4.3.9. ERINACEOMORFI, SORICOMORFI E RODITORI (ARVICOLIDI E MURIDI)<br />

Specie Nome scientifico<br />

Tutela ai sensi<br />

delle L.R. e<br />

L.N.<br />

Presenza accertata<br />

(Sit-Fauna)<br />

Riccio europeo<br />

occidentale<br />

Erinaceus europaeus X X<br />

Talpa europea Talpa europea X<br />

Talpa cieca Talpa caeca X<br />

Toporagno comune Sorex araneus X X<br />

143


144<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Specie Nome scientifico<br />

Tutela ai sensi<br />

delle L.R. e<br />

L.N.<br />

Presenza accertata<br />

(Sit-Fauna)<br />

Toporagno nano Sorex minutus X X<br />

Toporagno acquatico<br />

<strong>di</strong> Miller<br />

Neomys anomalus X X<br />

Toporagno d’acqua Neomys fo<strong>di</strong>ens X X<br />

Crocidura a ventre<br />

bianco<br />

Crocidura leucodon X X<br />

Crocidura minore Crocidura suaveolens X X<br />

Arvicola rossastra Myodes glareolus X<br />

Arvicola terrestre Arvicola terrestris X<br />

Arvicola campestre Microtus arvalis<br />

Arvicola <strong>di</strong> Fatio Microtus multiplex X<br />

Arvicola <strong>di</strong> Savi Microtus savii X<br />

Arvicola delle nevi Chionomys nivalis X<br />

Topo selvatico dorso<br />

striato<br />

Apodemus agrarius X<br />

Topo selvatico<br />

collogiallo<br />

Apodemus flavicollis X<br />

Topo selvatico Apodemus sylvaticus X<br />

Topolino delle risaie Micromys minutus X<br />

Ratto grigio Rattus norvegicus X<br />

Ratto nero Rattus rattus X<br />

Topolino domestico Mus domesticus X<br />

La tutela della fauna selvatica, a norma dell’art. 2 della L. n. 157/92 e<br />

dell’art. 4 L. della L.R. Lombar<strong>di</strong>a n. 26/93, non comprende le talpe, i ratti, i<br />

topi propriamente detti e le arvicole. Vengono tutelate dalle citate leggi<br />

nazionale e regionale le specie <strong>di</strong> Erinacei<strong>di</strong> e Sorici<strong>di</strong>. Nell’ambito del<br />

progetto Sit-Fauna (Tosi e Zilio, 20<strong>02</strong>), nel periodo 1997-2000 è stata<br />

realizzata un’indagine finalizzata a caratterizzare i popolamenti <strong>di</strong> piccoli<br />

Mammiferi del territorio provinciale, me<strong>di</strong>ante indagine <strong>di</strong>retta (cattura con<br />

trappole), integrata con raccolta <strong>di</strong> dati bibliografici e museali e segnalazioni<br />

<strong>di</strong> presenza delle specie.<br />

Il riccio europeo occidentale in Lombar<strong>di</strong>a è assente solo nella porzione<br />

alpina più settentrionale all’interno della quale, però, penetra risalendo le<br />

maggiori vallate. È l’unico insettivoro italiano che cade in ibernazione, in un<br />

periodo che varia secondo la latitu<strong>di</strong>ne e l’altitu<strong>di</strong>ne (in Lombar<strong>di</strong>a<br />

generalmente da novembre a marzo). È la specie per cui sono stati raccolti<br />

più dati per via in<strong>di</strong>retta (rinvenimento <strong>di</strong> spoglie, escrementi), nel periodo<br />

<strong>di</strong> indagine. Topo selvatico, topo selvatico collogiallo e arvicola<br />

rossastra sono le specie <strong>di</strong> piccoli Mammiferi risultate dominanti nel corso<br />

dell’indagine, mentre i Soricomorfi sono risultati presenti sul territorio<br />

provinciale con densità decisamente più scarse.


2.4.3.10. CHIROTTERI<br />

Analisi del territorio<br />

La chirotterofauna che caratterizza la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è abbastanza ben<br />

nota. I chirotteri sono stati e sono tutt’ora oggetto <strong>di</strong> molteplici stu<strong>di</strong>, che<br />

hanno interessato alcune porzioni del territorio varesino, nell’ambito <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versi progetti (es. 2 Progetti LIFE Natura per il territorio del Campo dei<br />

Fiori: “Tutela <strong>di</strong> grotte e chirotteri nella gestione <strong>di</strong> boschi e prati magri”,<br />

attivo dal 1997 all’inizio del 2001, “Chirotteri, habitat calcarei e sorgenti<br />

petrificanti nel Parco Campo dei Fiori”, attivo dall’inizio del 2001 alla fine del<br />

2003”, “Monitoraggio dei Chirotteri nel pSIC Monti della Valcuvia IT2010019”<br />

2007, il “<strong>Piano</strong> <strong>di</strong> monitoraggio dei Vertebrati terrestri <strong>di</strong> interesse<br />

comunitario in Lombar<strong>di</strong>a”, 2010). Ulteriori stu<strong>di</strong>, estesi a più ampio raggio,<br />

potrebbero portare ad una maggior conoscenza della <strong>di</strong>stribuzione dei<br />

chirotteri in tutto il territorio della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Di notevole interesse<br />

all’interno del territorio provinciale è il massiccio carsico del Campo dei Fiori,<br />

le cui cavità ipogee sono fondamentali siti <strong>di</strong> rifugio e svernamento. In<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è possibile far riferimento al Nucleo <strong>Faunistico</strong> della<br />

Polizia <strong>Provincia</strong>le per qualsiasi problematica riguardante i Chirotteri.<br />

Di seguito si riporta l’elenco delle specie presenti in Italia in cui vengono<br />

segnalate quelle per le quali la presenza è accertata sul territorio<br />

provinciale:<br />

Specie Nome scientifico<br />

Presenza accertata<br />

sul territorio<br />

provinciale<br />

Rinolofo maggiore<br />

Rhinolophus<br />

ferrumequinum<br />

Rinolofo euryale Rhinolophus euryale<br />

Rinolofo minore<br />

Rhinolophus<br />

hipposideros<br />

X<br />

Rinolofo <strong>di</strong> Méhely Rhinolophus mehelyi<br />

Vespertilio <strong>di</strong><br />

Bechstein<br />

Myotis bechsteini X<br />

Vespertilio maggiore Myotis myotis X<br />

Vespertilio <strong>di</strong> Blyth Myotis blythi X<br />

Vespertilio <strong>di</strong><br />

Capaccini<br />

Myotis capaccinii X<br />

Vespertilio <strong>di</strong><br />

Daubenton<br />

Myotis daubentoni X<br />

Vespertilio<br />

smarginato<br />

Myotis emarginatus X<br />

Vespertilio<br />

mustacchino<br />

Myotis mystacinus X<br />

Vespertilio <strong>di</strong> Natterer Myotis nattereri X<br />

Vespertilio <strong>di</strong> Brandt Myotis brandtii<br />

Vespertilio<br />

maghrebino<br />

Myotis punicus<br />

Vespertilio <strong>di</strong> Alcathoe Myotis alcathoe<br />

Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhli X<br />

145


146<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Specie Nome scientifico<br />

Presenza accertata<br />

sul territorio<br />

provinciale<br />

Pipistrello <strong>di</strong><br />

Nathusius<br />

Pipistrellus nathusii X<br />

Pipistrello nano<br />

Pipistrellus<br />

pipistrellus<br />

X<br />

Pipistrello pigmeo Pipistrellus pygmaeus<br />

Nottola <strong>di</strong> Leisler Nyctalus leisleri X<br />

Nottola comune Nyctalus noctula<br />

Nottola gigante Nyctalus lasiopterus<br />

Barbastello<br />

Barbastella<br />

barbastellus<br />

Serotino <strong>di</strong> Nilsson Eptesicus nilssonii<br />

Serotino comune Eptesicus serotinus X<br />

Pipistrelli <strong>di</strong> Savi Hypsugo savii<br />

Orecchione bruno Plecotus auritus X<br />

Orecchione<br />

meri<strong>di</strong>onale<br />

Plecotus austriacus X<br />

Orecchione alpino<br />

Plecotus<br />

macrobullaris<br />

X<br />

Orecchione sardo Plecotus sardus<br />

Serotino bicolore Vespertilio murinus<br />

Miniottero<br />

Miniopterus<br />

schreibersii<br />

Molosso <strong>di</strong> Cestoni Tadarida teniotis X<br />

Il Ferro <strong>di</strong> cavallo minore o rinolofo minore è una specie me<strong>di</strong>terranea e<br />

in nord Italia è rara. Frequenta boschi misti <strong>di</strong> latifoglie con presenza <strong>di</strong> corsi<br />

d’acqua e stagni, come pure boschi <strong>di</strong> conifere e ambienti aperti. Pre<strong>di</strong>lige<br />

zone calde parzialmente boscate, in aree calcaree, anche in prossimità <strong>di</strong><br />

inse<strong>di</strong>amenti urbani. Segnalata dal livello del mare fino a 2000 metri <strong>di</strong><br />

altitu<strong>di</strong>ne. I siti <strong>di</strong> rifugio si rinvengono in cavità ipogee e, particolarmente<br />

per la riproduzione, in e<strong>di</strong>fici (in ampi volumi). Osservazioni recenti si sono<br />

verificate in primavera-estate in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, in due località nel<br />

territorio del Parco del Campo dei Fiori, mentre una segnalazione da parte <strong>di</strong><br />

speleologi è riportata per il periodo invernale 1999-2000.<br />

Il Vespertilio <strong>di</strong> Bechstein è una specie termofila e planiziale, caccia <strong>di</strong><br />

preferenza nel bosco, lungo i suoi margini o al <strong>di</strong> sopra delle chiome.<br />

Frequenta vecchie formazioni ben strutturate con piccole radure ricche <strong>di</strong><br />

specie arboree autoctone. Caccia anche nei frutteti e nei parchi alberati. Sia<br />

durante gli spostamenti sia quando caccia non si allontana mai da strutture<br />

quali siepi, margini <strong>di</strong> bosco e corsi d’acqua (krapp, 2001). Le osservazioni<br />

relative alla provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono avvenute in cavità ipogee naturali<br />

all’interno del Parco del Campo dei Fiori.<br />

Specie presente in zone temperato-calde <strong>di</strong> collina e pianura, ma anche in<br />

zone montane, il vespertilio maggiore frequenta foreste prive <strong>di</strong><br />

sottobosco e ambienti aperti (prati dopo lo sfalcio, e pascoli), dato che caccia


Analisi del territorio<br />

prevalentemente Coleotteri Carabi<strong>di</strong> che cattura <strong>di</strong>rettamente dal suolo. Si<br />

rinviene anche in aree fortemente antropizzate, che risultano<br />

particolarmente sfruttate nelle località più fredde del Nord e ad alte quote.<br />

Prevalentemente presente a quote inferiori ai 700 m, risulta segnalata dal<br />

livello del mare fino a 2200 m <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne. In provincia la specie è stata<br />

contattata a Viggiù.<br />

Nel nord Italia il vespertilio <strong>di</strong> Blyth è una specie rara. La sua presenza è<br />

abbastanza puntuale e circoscritta alle valli delle Alpi meri<strong>di</strong>onali e centrali.<br />

Frequenta principalmente ambienti aperti con vegetazione erbacea: prati<br />

magri e steppici, prati non sfalciati, pascoli estensivi e prati umi<strong>di</strong>. Segnalata<br />

dal livello del mare fino a circa 1000 metri <strong>di</strong> quota. I siti <strong>di</strong> rifugio estivi<br />

sono rappresentati da e<strong>di</strong>fici, dove utilizzano gran<strong>di</strong> volumi per la formazione<br />

delle colonie riproduttive, e da cavità ipogee relativamente calde. I siti <strong>di</strong><br />

rifugio invernali si rinvengono in cavità ipogee. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono<br />

stati catturati due esemplari sul Monte Pravello.<br />

Il vespertilio <strong>di</strong> Capaccini è una specie planiziale-collinare, termofila,<br />

frequenta formazioni vegetazionali arboreo-arbustive associate a zone umide<br />

e queste ultime rappresentano gli ambienti <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezione per il<br />

foraggiamento. Si rinviene quasi esclusivamente in contesti me<strong>di</strong>terranei e<br />

interessati da fenomeni carsici, in quanto specie strettamente troglofila.<br />

Segnalata dal livello del mare fino ad una quota <strong>di</strong> circa 1000 metri. I siti <strong>di</strong><br />

rifugio sono principalmente rappresentati da cavità ipogee, ma utilizza anche<br />

e<strong>di</strong>fici, dove occupa ampi volumi, generalmente in prossimità <strong>di</strong> zone umide.<br />

In Italia settentrionale la specie è abbastanza rara. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è<br />

stato in<strong>di</strong>viduato nel maggio 1998 il rifugio estivo <strong>di</strong> un piccolo gruppo <strong>di</strong><br />

maschi in una grotta della Valganna, nel 2004 è stata segnalata la presenza<br />

<strong>di</strong> una femmina in svernamento presso l’Orrido <strong>di</strong> Cunardo e sono stati<br />

catturati degli esemplari sul Monte Pravello.<br />

Il vespertilio <strong>di</strong> Daubentòn è considerata una specie planiziale e collinare<br />

che pre<strong>di</strong>lige per il foraggiamento le zone umide. Caccia infatti<br />

prevalentemente insetti e larve sulla superficie <strong>di</strong> laghi, stagni, canali e<br />

fiumi. Talvolta sfrutta anche i margini <strong>di</strong> zone boscate, le radure, i parchi<br />

alberati e gli ambiti urbani, purché in prossimità <strong>di</strong> corpi idrici. Gran parte<br />

delle segnalazioni per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono attribuibili alle grotte del<br />

Campo dei Fiori. La specie è frequente, in particolar modo lungo i corsi e gli<br />

specchi d’acqua; sono state rinvenute concentrazioni <strong>di</strong> alcune decine <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> sesso maschile nel Comune <strong>di</strong> Cunardo e in bassa Valganna,<br />

nonché una colonia riproduttiva nel comune <strong>di</strong> Somma Lombardo.<br />

Il vespertilio smarginato è una specie termofila che pre<strong>di</strong>lige zone<br />

temperato-calde <strong>di</strong> collina e pianura. Frequenta formazioni forestali a<br />

latifoglie alternate a zone umide e aree aperte come prati, parchi e giar<strong>di</strong>ni<br />

urbani. Cattura insetti e aracni<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettamente dalla vegetazione, sui muri<br />

delle stalle o dal suolo. Segnalata dal livello del mare fino a 1800 metri <strong>di</strong><br />

quota, pre<strong>di</strong>lige ambiti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a e bassa altitu<strong>di</strong>ne. Specie termofila anche<br />

nella scelta dei rifugi estivi, soprattutto al Nord del suo areale utilizza per la<br />

147


148<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

formazione <strong>di</strong> colonie riproduttive sottotetti particolarmente cal<strong>di</strong>, mentre al<br />

sud si osserva spesso in cavità ipogee. Colonie riproduttive sono state<br />

segnalate anche in cavità arboree. I rifugi invernali sono prevalentemente<br />

rappresentati da cavità ipogee. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie è stata<br />

contatta presso le cavità ipogee del massiccio del Campo dei Fiori e<br />

recentemente è stata segnalata una colonia riproduttiva nel comune <strong>di</strong><br />

Laveno Mombello.<br />

Il vespertilio mustacchino è una specie collinare-montana, sedentaria o<br />

migratrice occasionale. Pre<strong>di</strong>lige ambienti aperti, con rade alberature, meglio<br />

ancora se alberi da frutta, margini <strong>di</strong> bosco, siepi. In provincia la specie<br />

sembra relativamente frequente, in particolare sui corpi d’acqua. Le uniche<br />

catture si sono verificate lungo il torrente Margorabbia (Luino, <strong>Varese</strong>), il<br />

torrente Giona (Maccagno, <strong>Varese</strong>) (Zilio et al., 1998) e sul Monte Pravello.<br />

Il vespertilio <strong>di</strong> Natterer è una specie montana e tipicamente forestale che<br />

pre<strong>di</strong>lige gli ambienti boscosi con palu<strong>di</strong> o specchi d’acqua, ma frequenta<br />

anche parchi e giar<strong>di</strong>ni con presenza <strong>di</strong> siepi strutturalmente complesse in<br />

zone antropizzate. I siti <strong>di</strong> rifugio estivi si rinvengono in cavità arboree,<br />

interstizi <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici, ponti e cassette nido per pipistrelli. I siti <strong>di</strong> svernamento<br />

sono invece prevalentemente rappresentati da cavità ipogee naturali o<br />

artificiali molto umide. Le segnalazioni per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono per la<br />

maggior parte riferibili alle grotte del Monte Campo dei Fiori.<br />

Il pipistrello albolimbato è una specie termofila, <strong>di</strong>stribuita a basse quote.<br />

Localmente è anche abbastanza comune, in particolare nelle gran<strong>di</strong> città,<br />

dove la temperatura è me<strong>di</strong>amente più elevata rispetto alla campagna. I<br />

rifugi si trovano tutti al <strong>di</strong> sotto dei 600 m, in particolare tra i 200 e i 400 m<br />

<strong>di</strong> quota. Singoli animali sono però stati osservati fino a 1180 m <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne.<br />

Nel nord Italia è una delle specie dominanti, anche in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la<br />

specie è abbondante, con spiccate tendenze sinantropiche.<br />

Il pipistrello <strong>di</strong> Nathusius è una specie essenzialmente forestale,<br />

frequenta soprattutto le radure e la fascia marginale dei boschi, sia <strong>di</strong><br />

aghifoglie sia <strong>di</strong> latifoglie, mostrando una netta pre<strong>di</strong>lezione per questi ultimi<br />

e soprattutto per quelli situati in prossimità <strong>di</strong> zone con presenza <strong>di</strong> acqua. Il<br />

pipistrello <strong>di</strong> Nathusius è un migratore su lunghe <strong>di</strong>stanze. Nell'Italia<br />

settentrionale è una specie piuttosto rara. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono stati<br />

contattati in<strong>di</strong>vidui sul massiccio del Campo dei Fiori, sul torrente <strong>di</strong> Ganna,<br />

sul Ticino e sul torrente Boesio.<br />

Il pipistrello nano è il più piccolo pipistrello europeo; è una specie<br />

planiziale e collinare presente in tutta Europa e nell’Italia del Nord è<br />

<strong>di</strong>stribuita ovunque ed è una delle specie più comuni. I rifugi si trovano<br />

principalmente tra i 200 e gli 800 m, fino a un massimo <strong>di</strong> 1200 m, mentre<br />

per cacciare può spingersi anche al <strong>di</strong> sopra dei 1500 m <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne.<br />

Pre<strong>di</strong>lige ambienti rurali e zone aperte con presenza <strong>di</strong> alberi; comune anche<br />

nelle zone urbane e sotto i lampioni, dove si rinviene spesso insieme a P.<br />

kuhlii. In base alle osservazioni recenti risulta specie comune e ampiamente<br />

<strong>di</strong>ffusa, presumibilmente ovunque. Le maggiori concentrazioni si verificano


Analisi del territorio<br />

nelle aree suburbane e negli habitat agricoli. In provincia sono state rilevate<br />

colonie riproduttive e sono stati contattati animali in attività <strong>di</strong><br />

foraggiamento.<br />

Specie migratrice (NE-SW), la nottola <strong>di</strong> Leisler compie spostamenti <strong>di</strong><br />

centinaia <strong>di</strong> chilometri per raggiungere i siti <strong>di</strong> riproduzione situati nel Nord<br />

Europa. La nottola <strong>di</strong> Leisler caccia preferibilmente in luoghi aperti, sopra<br />

laghi, corsi d’acqua e pascoli, ma anche ai margini <strong>di</strong> boschi <strong>di</strong> conifere e<br />

latifoglie e attorno ai lampioni stradali. Specie prevalentemente forestale,<br />

sfrutta come rifugi naturali le cavità arboree, ma utilizza anche interstizi<br />

all’interno <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici e cassette nido per chirotteri. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

alcuni in<strong>di</strong>vidui sono stati contattati presso il massiccio del Campo dei Fiori e<br />

la specie è stata rilevata me<strong>di</strong>ante bat-detector lungo il corso del Ticino.<br />

Nel Nord Italia il serotino comune è una specie piuttosto rara; pre<strong>di</strong>lige le<br />

zone <strong>di</strong> pianura e la fascia collinare . Specie antropofila, <strong>di</strong>ffusa soprattutto<br />

in pianura e collina, può spingersi anche in ambienti montani. Frequenta<br />

principalmente zone ai margini dei boschi, alberi isolati e zone agricole<br />

prative, ma anche piccoli agglomerati urbani dove siano presenti parchi,<br />

giar<strong>di</strong>ni e prati, e attorno ai lampioni stradali. Caccia lungo percorsi lineari,<br />

generalmente in un raggio <strong>di</strong> 4 km attorno al rifugio. Nella città <strong>di</strong> Saronno è<br />

stata recentemente segnalata una colonia riproduttiva <strong>di</strong> circa 80 animali,<br />

una delle più cospicue a livello nazionale.<br />

Specie principalmente forestale, l’orecchione bruno caccia preferibilmente<br />

in boschi maturi <strong>di</strong> latifoglie, ma anche ai margini dei boschi, lungo le siepi,<br />

attorno ad alberi isolati e sopra specchi d’acqua. Specie altamente<br />

specializzata nella cattura <strong>di</strong> Lepidotteri e anche <strong>di</strong> grossi Ditteri, cattura le<br />

prede in volo o <strong>di</strong>rettamente dal substrato. Gli insetti <strong>di</strong> grosse <strong>di</strong>mensioni<br />

vengono consumate su un posatoio. In Italia è segnalata dal livello del mare<br />

fino a circa 2300 metri <strong>di</strong> quota sulle Alpi. I siti <strong>di</strong> rifugio estivi sono in cavità<br />

d’albero, cassette nido per chirotteri o in e<strong>di</strong>fici, dove frequenta sia interstizi<br />

che gran<strong>di</strong> volumi. I siti <strong>di</strong> ibernazione sono in cavità ipogee, e<strong>di</strong>fici o cavità<br />

arboree. La specie è stata contattata presso le grotte del Monte Campo dei<br />

Fiori.<br />

Relativamente termofila e antropofila, l’orecchione meri<strong>di</strong>onale pre<strong>di</strong>lige<br />

gli agroecosistemi e gli abitati, mentre evita le aree boscose più estese.<br />

Caccia fra la vegetazione oppure in ambienti aperti, anche attorno a lampioni<br />

stradali, mostrando caratteristiche interme<strong>di</strong>e tra le altre due specie <strong>di</strong><br />

orecchione presenti sul territorio regionale. Le colonie riproduttive vengono<br />

generalmente formate negli e<strong>di</strong>fici (sia in interstizi che in ampi volumi),<br />

mentre altri rifugi estivi si ritrovano principalmente in cavità <strong>di</strong> alberi, cavità<br />

ipogee e cassette nido per chirotteri. I rifugi invernali sono in cavità ipogee,<br />

e<strong>di</strong>fici e cavità arboree. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie è stata contattata sul<br />

Monte Pravello.<br />

Specie primariamente forestale, l’orecchione alpino caccia in ambienti<br />

aperti, principalmente su prati pingui e aree urbanizzate, lungo viali alberati,<br />

149


150<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

attorno ad alberi isolati, sotto i lampioni stradali e lungo la fascia ecotonale<br />

ai margini dei boschi, ma anche in boschi <strong>di</strong> latifoglie e zone umide. In<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è stata segnalata la presenza <strong>di</strong> una colonia riproduttiva<br />

nel comune <strong>di</strong> Brinzio.<br />

Specie rupicola, il molosso <strong>di</strong> Cestoni caccia in volo ad una notevole<br />

<strong>di</strong>stanza dal suolo (tra venti e <strong>di</strong>verse centinaia <strong>di</strong> metri), sfruttando la<br />

presenza <strong>di</strong> concentrazioni locali <strong>di</strong> insetti Rilevamenti eseguiti me<strong>di</strong>ante batdetector<br />

hanno permesso <strong>di</strong> identificare il molosso <strong>di</strong> Cestoni nel Parco<br />

Naturale del Campo dei Fiori (Sacro Monte) nell'agosto del 1991 (Zilio e<br />

Zava, dati ine<strong>di</strong>ti) e più recentemente nel comune <strong>di</strong> Castelveccana.<br />

2.4.3.11. LAGOMORFI<br />

Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus<br />

Lepre comune Lepus europaeus<br />

Silvilago<br />

Sylvilagus<br />

floridanus<br />

Il coniglio selvatico è una specie paleoalloctona per l’Italia, originaria<br />

dell’Europa centro-meri<strong>di</strong>onale (penisola iberica); la colonizzazione del<br />

bacino del Me<strong>di</strong>terraneo è avvenuta ad opera dei Fenici prima e dei Romani<br />

in seguito. È un animale gregario, con organizzazione sociale <strong>di</strong> tipo<br />

familiare. Le colonie sono costituite da in<strong>di</strong>vidui adulti fondatori e dai loro<br />

<strong>di</strong>scendenti. Il coniglio selvatico è un mammifero fossorio che trascorre<br />

buona parte della giornata all’interno <strong>di</strong> gallerie scavate nel terreno; è attivo<br />

soprattutto al mattino presto, al crepuscolo e durante le ore notturne. Le<br />

tane, dette conigliere, vengono <strong>di</strong> solito scavate in terreni prevalentemente<br />

sabbiosi, caratterizzati comunque da una <strong>di</strong>screta presenza <strong>di</strong> argilla, e sono<br />

munite <strong>di</strong> numerose uscite secondarie per garantire la possibilità <strong>di</strong> fuga.<br />

L’alimentazione è composta da varie specie <strong>di</strong> erbe oltre che da gemme e<br />

germogli; molto appetite sono le cortecce tenere delle piante, soprattutto nel<br />

periodo invernale. Gli ambienti maggiormente frequentati sono le aree<br />

golenali e le zone ripariali dei fiumi, dove i conigli trovano un terreno idoneo<br />

allo scavo e vegetazione naturale abbondante che garantisce riparo da<br />

eventuali predatori. Il coniglio presenta uno spettro trofico in gran parte<br />

sovrapponibile a quello della lepre europea per la maggior parte dell’anno ed<br />

in questo senso le specie sono in sostanziale competizione, tuttavia, le lepri<br />

avendo aree <strong>di</strong> pascolo molto ampie, possono <strong>di</strong> norma convivere con i<br />

conigli (Homolka, 1987; Stott, 2003). Il coniglio selvatico può arrecare<br />

sensibili danni all’agricoltura sia attraverso l’attacco <strong>di</strong>retto alle piante sia<br />

sconvolgendo il terreno nell’intento <strong>di</strong> costruirvi le tane.<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> il coniglio selvatico si è inizialmente <strong>di</strong>ffuso nella<br />

regione morenica posta a sud <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, nei pianalti e nei terrazzi fluviali che<br />

<strong>di</strong>gradano verso il Ticino. Storicamente le popolazioni più ingenti occupavano


Analisi del territorio<br />

l’area attualmente sede dell’aerostazione Malpensa 2000 e il territorio che,<br />

dall’apparato morenico del Lago <strong>di</strong> Comabbio, <strong>di</strong>grada verso le formazioni<br />

che si arrestano sul ciglio delle scarpate fluviali. La relativa profon<strong>di</strong>tà dei<br />

suoli e, soprattutto, la presenza <strong>di</strong> sabbia e ghiaia minuta, che assicurano<br />

l’areazione e la permeabilità del terreno, ne hanno decisamente favorito<br />

l’inse<strong>di</strong>amento stabile, cosicché la sua <strong>di</strong>stribuzione appare oggi <strong>di</strong> fatto<br />

legata alla morfologia del paesaggio. Sebbene, nel tempo, si sia inse<strong>di</strong>ata<br />

stabilmente, le operazioni <strong>di</strong> traslocazione, ossia <strong>di</strong> spostamento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

da un sito ad un altro, <strong>di</strong> cui la specie è oggetto da <strong>di</strong>versi anni, ne hanno<br />

con<strong>di</strong>zionato il quadro <strong>di</strong>stributivo, rendendola meno rispondente alle<br />

caratteristiche ambientali idonee alla sua <strong>di</strong>ffusione spontanea. Di seguito<br />

vengono riportati i dati relativi alla traslocazione dei conigli selvatici<br />

realizzati nel territorio dell’ATC 3 negli ultimi 3 anni.<br />

I conigli sono stati prelevati per tutti i 3 anni tra il mese <strong>di</strong> gennaio e<br />

febbraio, da aree nei comuni <strong>di</strong> Origgio, Uboldo e Gerenzano.<br />

Tabella 2.33 - Dati relativi alle traslocazioni <strong>di</strong> conigli nel territorio dell’ATC<br />

3 realizzate negli ultimi 3 anni.<br />

Comuni<br />

2008 2009 2010<br />

M F M F M F<br />

Castelseprio 0 0 0 0 0 0<br />

Lonate Ceppino 9 12 4 8 8 13<br />

Tradate 10 10 10 10 5 4<br />

Cairate 10 14 20 20 13 13<br />

Caronno<br />

Varesino<br />

4 7 12 16 4 6<br />

Cassano<br />

Magnago<br />

13 18 15 19 11 11<br />

Fagnano Olona 10 14 12 15 8 7<br />

Caronno<br />

Pertusella<br />

8 8 4 5 7 6<br />

Gerenzano 19 23 38 33 12 20<br />

Gorla Maggiore 10 13 14 18 7 16<br />

Gorla Minore 7 10 17 21 5 10<br />

Olgiate Olona 5 6 11 11 8 12<br />

Marnate 4 7 12 12 6 6<br />

Origgio 36 49 3 8 30 23<br />

Saronno 5 5 5 9 6 4<br />

Solbiate Olona 12 17 15 20 10 9<br />

Uboldo 46 42 3 8 38 35<br />

Busto Arsizio 26 26 51 63 31 34<br />

Morazzone 3 3 6 6<br />

Castiglione<br />

Olona<br />

2 3<br />

151


152<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />

venatori.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 1193<br />

1995/1996 848<br />

1996/1997 755<br />

1997/1998 763<br />

1998/1999 679<br />

1999/2000 498<br />

2000/2001 385<br />

2001/20<strong>02</strong> 381<br />

20<strong>02</strong>/2003 347<br />

2003/2004 384<br />

2004/2005 439<br />

2005/2006 263<br />

2006/2007 506<br />

2007/2008 426<br />

2008/2009 655<br />

2009/2010 507<br />

Il coniglio selvatico è anche oggetto <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> controllo condotti ai sensi<br />

dell’art. 41 della L.R. 26/93 e succ. mo<strong>di</strong>ficazioni.<br />

Di seguito nel grafico sono riportati i dati <strong>di</strong> sintesi relativi al numero <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> conigli abbattuti ogni anno; nella tabella affiancata è riassunto il<br />

numero <strong>di</strong> soggetti abbattuti per area.<br />

Comune<br />

Capi<br />

abbattuti<br />

Gerenzano 19<br />

Uboldo 222<br />

<strong>Varese</strong> 20<br />

Si seguito è riportata la localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo condotti<br />

sulla specie coniglio selvatico in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Figura 2.16).


Analisi del territorio<br />

Figura 2.16 - Localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo sul coniglio<br />

selvatico in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />

153


154<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

L'habitat tipico della lepre comune è rappresentato dagli ambienti <strong>di</strong><br />

prateria, ma in seguito all’espansione dell’agricoltura si è adattata alle zone<br />

coltivate, ove esistono <strong>di</strong>sponibilità alimentari in ogni periodo dell'anno.<br />

Preferisce quin<strong>di</strong> gli ambienti caratterizzati da buona <strong>di</strong>versità ambientale<br />

con colture in rotazione, boschetti, terreno ben drenato e fertile. È però<br />

presente in una gran varietà <strong>di</strong> altri ambienti tra cui brughiere, dune, terreni<br />

golenali, boschi soprattutto <strong>di</strong> latifoglie. È una specie tipica <strong>di</strong> pianura e <strong>di</strong><br />

collina ma è possibile osservarla in montagna fin verso i 1800 m sulle Alpi.<br />

La specie appartiene alla fauna autoctona della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e, oltre a<br />

rivestire un ruolo <strong>di</strong> grande importanza nell'esercizio venatorio tra<strong>di</strong>zionale,<br />

la sua presenza è in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una equilibrata situazione ambientale; la lepre,<br />

infatti, è una specie piuttosto esigente dal punto <strong>di</strong> vista ecologicoambientale,<br />

che risente notevolmente <strong>di</strong> numerosi fattori perturbativi quali<br />

industrializzazione delle zone agricole, utilizzo massiccio <strong>di</strong> fitofarmaci,<br />

antropizzazione, traffico automobilistico, eccessiva pressione venatoria, ecc.<br />

Purtroppo la specie, nell'ultimo secolo, è andata incontro ad una progressiva<br />

<strong>di</strong>minuzione delle popolazioni naturali ed è stata sempre più con<strong>di</strong>zionata<br />

dalle pratiche <strong>di</strong> ripopolamento, che ne hanno mo<strong>di</strong>ficato drasticamente la<br />

<strong>di</strong>stribuzione sul territorio e la consistenza delle popolazioni. I monitoraggi<br />

realizzati nel periodo 1997-2000 nell’ambito del progetto Sit-Fauna,<br />

me<strong>di</strong>ante conteggi notturni con faro in aree campione, hanno permesso <strong>di</strong><br />

stimare la consistenza e densità autunnale, rilevata tra la fine dell'inverno e<br />

la primavera, per ognuno degli ATC. I valori <strong>di</strong> densità riscontrati sono<br />

estremamente ridotti, dal momento che, negli habitat ottimali per la specie,<br />

si possono raggiungere valori dell'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> alcune decine <strong>di</strong> capi ogni 100<br />

ettari <strong>di</strong> territorio.<br />

L’analisi dei carnieri e la determinazione delle classi <strong>di</strong> età <strong>di</strong> un campione<br />

significativo dei soggetti prelevati ha consentito <strong>di</strong> rilevare un rapporto sessi<br />

<strong>di</strong> 1.07, che non si <strong>di</strong>scosta da un naturale valore <strong>di</strong> un maschio per una<br />

femmina. La <strong>di</strong>stribuzione delle nascite ottenuta con l’analisi dei cristallini ha<br />

permesso <strong>di</strong> evidenziare come il bimestre maggio-giugno sia quello più<br />

importante ai fini dell’incremento della popolazione. L’analisi dei carnieri ha<br />

permesso <strong>di</strong> valutare l’entità del prelievo; negli ATC <strong>di</strong> <strong>di</strong> collina e pianura<br />

(ATC 2 e 3) il prelievo si aggira attorno al 50% del piano <strong>di</strong> abbattimento<br />

totale nella prima settimana <strong>di</strong> caccia. La <strong>di</strong>stribuzione degli abbattimenti ha<br />

permesso <strong>di</strong> evidenziare le aree della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> con il maggior<br />

numero <strong>di</strong> abbattimenti. Tale dato conferma la potenzialità <strong>di</strong> alcune aree<br />

della provincia storicamente vocate per la presenza della specie: alcune aree<br />

del Comprensorio Alpino, aree con presenza <strong>di</strong> agricoltura non estensiva<br />

(Besozzo-Caravate, Angera-Sesto Calende) e anche aree a forte<br />

antropizzazione in cui la specie, nonostante il tessuto urbano, trova spazi per<br />

poter inse<strong>di</strong>are popolazioni <strong>di</strong> una certa consistenza (Marnate, Cislago,<br />

Gerenzano).<br />

Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />

venatori.


Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 1085<br />

1995/1996 617<br />

1996/1997 759<br />

1997/1998 346<br />

1998/1999 404<br />

1999/2000 373<br />

2000/2001 330<br />

2001/20<strong>02</strong> 563<br />

20<strong>02</strong>/2003 599<br />

2003/2004 482<br />

2004/2005 440<br />

2005/2006 445<br />

2006/2007 504<br />

2007/2008 472<br />

2008/2009 369<br />

2009/2010 251<br />

Analisi del territorio<br />

Il silvilago o minilepre è una specie, appartenente all’or<strong>di</strong>ne dei Lagomorfi,<br />

il cui areale originario si estende dal sud del Canada all’America centrale e<br />

alle regioni settentrionali dell’America meri<strong>di</strong>onale, comprese alcune isole a<br />

nord del Venezuela. È stata introdotta in <strong>di</strong>versi stati americani e in <strong>di</strong>versi<br />

paesi europei: inizialmente in Francia nel 1953 senza successo, poi in Italia a<br />

partire dal 1966, ancora in Francia nel 1974, in Spagna nel 1980 e nella<br />

Svizzera meri<strong>di</strong>onale nel 1982 (Gentilli, 2008). La specie è apparsa solo<br />

recentemente in Lombar<strong>di</strong>a, con provenienza dal Piemonte, in cui è stata<br />

introdotta per scopi venatori alla fine degli anni ’60 e negli anni ’70 (Meriggi,<br />

2001).<br />

La minilepre sfrutta le aree ripariali dei principali fiumi e dei loro affluenti e<br />

le zone umide, in cui trova abbondanza <strong>di</strong> nascon<strong>di</strong>gli e riparo dai predatori<br />

nella vegetazione erbacea e arbustiva. È una specie solitaria, dalle abitu<strong>di</strong>ni<br />

prevalentemente crepuscolari e notturne, sebbene si possa contattare anche<br />

nelle ore <strong>di</strong>urne. La stagione riproduttiva è compresa tra febbraio e<br />

settembre, in cui le femmine possono partorire da 3 a 7 volte, con un<br />

numero potenziale <strong>di</strong> 35 giovani per anno per femmina. La gestazione dura,<br />

infatti, 25-35 giorni, mentre la <strong>di</strong>mensione me<strong>di</strong>a della cucciolata è <strong>di</strong> 5<br />

piccoli (da 1 a 12) (Chapman et al., 1977). I giovani <strong>di</strong>ventano in<strong>di</strong>pendenti<br />

a 4-5 settimane <strong>di</strong> vita e raggiungono le <strong>di</strong>mensioni degli adulti tra il sesto e<br />

il settimo mese (Meriggi, 2001). L’alimentazione è costituita da una grande<br />

varietà <strong>di</strong> piante erbacee spontanee e coltivate e da germogli e getti <strong>di</strong><br />

piante legnose in inverno. La presenza della minilepre nelle zone dove sono<br />

presenti anche la lepre comune (Lepus europaeus) e il coniglio selvatico<br />

(Oryctolagus cuniculus) può generare problemi <strong>di</strong> competizione tra le specie,<br />

oltre al fatto che la minilepre rappresenta un potenziale vettore <strong>di</strong> patologie<br />

nei confronti dei Lagomorfi autoctoni. La presenza della specie in provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong> è nota dalla fine degli anni ’80, probabilmente in seguito a rilasci<br />

155


156<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

in<strong>di</strong>pendenti condotti a scopo venatorio, e attualmente risulta stabilmente<br />

<strong>di</strong>ffusa nel settore centro-meri<strong>di</strong>onale della provincia (Tosi e Zilio, 20<strong>02</strong>).<br />

Indagini specifiche sulla presenza <strong>di</strong> minilepre in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono<br />

state effettuate nell’ambito del progetto SIT-Fauna (Tosi e Zilio, 20<strong>02</strong>); tali<br />

indagini hanno interessato alcune aree campione negli ATC 2 e 3. Le densità<br />

rilevate nei tre anni <strong>di</strong> indagine sono oscillate tra 1.88 e 8.27 in<strong>di</strong>vidui/100<br />

ha. La specie al momento si può ritenere ancora localizzata.<br />

Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />

venatori.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1996/1997 3<br />

1997/1998 22<br />

1998/1999 6<br />

1999/2000 2<br />

2000/2001 1<br />

2001/20<strong>02</strong> 1249<br />

20<strong>02</strong>/2003 1764<br />

2003/2004 1924<br />

2004/2005 1961<br />

2005/2006 2069<br />

2006/2007 2275<br />

2007/2008 2393<br />

2008/2009 1688<br />

2009/2010 1434<br />

2.4.3.12. RODITORI (SCIURIDI, MIOCASTORIDI, GLIRIDI E ISTRICIDI)<br />

Scoiattolo comune<br />

europeo<br />

Sciurus vulgaris<br />

Scoiattolo grigio<br />

Sciurus<br />

carolinensis<br />

Scoiattolo <strong>di</strong> Pallas<br />

Callosciurus cfr<br />

erithraeus<br />

Nutria Myocastor coypus<br />

Quercino Eliomys quercinus<br />

Ghiro Myoxus glis<br />

Moscar<strong>di</strong>no<br />

Muscar<strong>di</strong>nus<br />

avellanarius<br />

Istrice Hystrix cristata<br />

Lo scoiattolo comune o scoiattolo europeo è l’unico scoiattolo arboricolo<br />

autoctono presente in Europa. Gli habitat maggiormente idonei a questa<br />

specie sono le gran<strong>di</strong> foreste <strong>di</strong> conifere dell’Europa settentrionale e dell'area<br />

alpina e i boschi <strong>di</strong> latifoglie presenti dall'area planiziale all'area montanoalpina.<br />

Importante per lo scoiattolo è la presenza <strong>di</strong> alberi maturi, in grado <strong>di</strong>


Analisi del territorio<br />

fruttificare. Le foreste miste sono preferite, potendo garantire<br />

un’alimentazione più variata <strong>di</strong> quelle monospecifiche. In Lombar<strong>di</strong>a la specie<br />

è uniformemente <strong>di</strong>stribuita nella parte settentrionale, in corrispondenza<br />

della fascia alpina e prealpina e nell’Oltrepò pavese. È presente inoltre nella<br />

valle del Ticino e in Lomellina. Nei boschi planiziali frequenta solo le<br />

principali aste fluviali, risentendo fortemente dell’effetto della<br />

frammentazione delle residue aree boschive naturali. In ambiente alpino<br />

sono state registrate densità me<strong>di</strong>e variabili da 0,11 in<strong>di</strong>vidui/ha in foreste <strong>di</strong><br />

abete bianco, a 0,35 in<strong>di</strong>vidui/ha in peccate e cembrete, fino a 0,80<br />

in<strong>di</strong>vidui/ha in presenza <strong>di</strong> foreste miste <strong>di</strong> latifoglie e conifere. In provincia<br />

<strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie risulta <strong>di</strong>stribuita in tutto il territorio caratterizzato dalla<br />

presenza <strong>di</strong> ambienti forestali continui, con preferenza per i boschi misti, sia<br />

<strong>di</strong> latifoglie con conifere, sia <strong>di</strong> latifoglie a dominanza <strong>di</strong> castagno. Per il<br />

territorio provinciale sono state rilevate densità piuttosto elevate (0.71<br />

ind/ha) in un’area boscata nei pressi <strong>di</strong> luino, con prevalenza <strong>di</strong> boschi <strong>di</strong><br />

latifoglie (Martinoli et al., 2011). Un’indagine <strong>di</strong> dettaglio realizzata nel<br />

territorio del Parco Pineta nel periodo 1996-1998 ha evidenziato buone<br />

densità (0.4-0.6 ind/ha) (Wauters et al., 2001); analoghe indagini ripetute<br />

nel 2010/2011 hanno purtroppo evidenziato una <strong>di</strong>minuzione<br />

dell’abbondanza della specie, con densità variabili tra 0.1 e 0.3 ind/ha,<br />

probabilmente dovute a un calo della <strong>di</strong>sponibilità alimentare (Wauters, com.<br />

pers.). Frammentazione, <strong>di</strong>struzione e alterazione degli ambienti forestali<br />

(con interventi che determinano una <strong>di</strong>minuzione delle risorse trofiche)<br />

costiutiscono generalmente le cause del declino della specie registrato negli<br />

ambienti planiziali.<br />

Attualmente, la minaccia più grave per lo scoiattolo è tuttavia rappresentata<br />

dalla competizione con lo scoiattolo grigio, specie americana introdotta in<br />

Italia nel 1948 (Piemonte) e 1966 (Liguria), attualmente in espansione<br />

nell’Italia nord-occidentale. L’introduzione dello scoiattolo grigio in Italia è<br />

stata la causa dell’estinzione locale <strong>di</strong> popolazioni <strong>di</strong> scoiattolo comune dalle<br />

aree <strong>di</strong> sintopia tra le due specie, rispecchiando ciò che è avvenuto in Gran<br />

Bretagna nel corso dell'ultimo secolo (Kenward et al., 1998; Wauters et al.<br />

1997a, b; Bertolino e Genovesi, 2003; Gurnell et al., 2004). Lo scoiattolo<br />

grigio rappresenta quin<strong>di</strong> una grave minaccia per la sopravvivenza a lungo<br />

termine dello scoiattolo comune, soprattutto in boschi <strong>di</strong> latifoglie, habitat<br />

preferito dalla specie alloctona (Tattoni et al., 2006), mentre è ipotizzabile<br />

che i boschi <strong>di</strong> conifere possano fornire un “habitat rifugio” per lo scoiattolo<br />

comune in caso <strong>di</strong> espansione incontrollata della specie alloctona (Kenward<br />

et al., 1998). In Lombar<strong>di</strong>a una popolazione stabile è presente lungo l’asta<br />

del Ticino, che interessa anche il territorio provinciale, e segnalazioni isolate<br />

provengono da <strong>di</strong>verse località della Regione.<br />

Analogamente a quanto attestato per lo scoiattolo grigio, anche lo<br />

scoiattolo <strong>di</strong> Pallas (Callosciurus erythraeus) rappresenta in provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong> una potenziale minaccia per la sopravvivenza a lungo termine della<br />

specie autoctona e quin<strong>di</strong> è da considerarsi un fattore <strong>di</strong> rischio per la<br />

157


158<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

conservazione della bio<strong>di</strong>versità a livello locale e non solo. Nel <strong>di</strong>cembre<br />

2007 è stata documentata, da parte <strong>di</strong> un Agente del Nucleo <strong>Faunistico</strong><br />

<strong>Provincia</strong>le, la presenza <strong>di</strong> scoiattoli alloctoni in località “Villaggio Olandese”<br />

(Comune Brezzo <strong>di</strong> Bedero) nella porzione settentrionale della provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong>, a soli 5 km del confine con la Svizzera. Gli animali, osservati con<br />

binocolo, sono stati inizialmente determinati come scoiattolo grigio (Sciurus<br />

carolinensis). Recenti analisi genetiche condotte dallo ZooPlantLab<br />

dell'Università <strong>di</strong> Milano Bicocca, hanno però consentito <strong>di</strong> verificare che gli<br />

in<strong>di</strong>vidui della sopracitata popolazione sono assimilabili alla specie<br />

Callosciurus erythraeus seppur con una atten<strong>di</strong>bilità assai bassa, in quanto<br />

non esiste possibilità <strong>di</strong> effettuare riscontri con tutte le specie appartenenti<br />

al genere Callosciurus, dato che non ne sono mai stati identificati i profili<br />

genetici. Per tale ragione, nella presente relazione verrà utilizzata la <strong>di</strong>zione<br />

Callosciurus cfr. erythraeus per identificare la specie. La presenza <strong>di</strong> questo<br />

nucleo costituisce un grosso rischio, in quanto suscettibile <strong>di</strong> una <strong>di</strong>ffusione<br />

anche entro il territorio Svizzero. Prendendo spunto dalle in<strong>di</strong>cazioni<br />

metodologiche riportate nelle linee guida del Ministero dell’Ambiente<br />

(Genovesi e Bertolino, 2001), sulla necessità <strong>di</strong> applicare imme<strong>di</strong>atamente<br />

meto<strong>di</strong> efficaci <strong>di</strong> controllo della specie alloctona, la <strong>Provincia</strong><br />

(Determinazione Dirigenziale 660 del 24 febbraio 2011) ha promosso la<br />

continuazione dello stu<strong>di</strong>o con le stesse meto<strong>di</strong>che e gli stessi obiettivi<br />

nonostante la specie alloctona fosse <strong>di</strong>versa dallo scoiattolo grigio. In<br />

particolare, nella zona compresa nel raggio <strong>di</strong> 3 km dalla località della<br />

segnalazione (“Villaggio Olandese”, in comune <strong>di</strong> Brezzo <strong>di</strong> Bedero) è stato<br />

realizzato un monitoraggio delle presenze e delle abbondanze relative<br />

me<strong>di</strong>ante hair-tube e una successiva fase <strong>di</strong> trappolaggio, finalizzato alla<br />

rimozione degli animali catturati, me<strong>di</strong>ante trasporto in un laboratorio<br />

certificato e la successiva soppressione eutanasica in eccesso <strong>di</strong> CO2. I<br />

risultati dell’indagine hanno permesso <strong>di</strong> evidenziare che la popolazione <strong>di</strong><br />

Callosciurus cfr. erythraeus presente nell'area <strong>di</strong> indagine, pur incidendo su<br />

un'area ampia circa 420 ha, risulta ancora concentrata nelle a<strong>di</strong>acenze della<br />

località Villaggio Olandese, probabile sito <strong>di</strong> rilascio. La popolazione stimata<br />

<strong>di</strong> Callosciurus cfr. erythraeus nell'area <strong>di</strong> monitoraggio si attesta tra un<br />

minimo <strong>di</strong> 320 in<strong>di</strong>vidui sino ad un massimo <strong>di</strong> 968 (me<strong>di</strong>a 610 in<strong>di</strong>vidui),<br />

con una densità stimata <strong>di</strong> 5.23 ind./ha (±1.54 ind.). Fortunatamente la<br />

popolazione <strong>di</strong> scoiattolo comune nella stessa area è ancora presente<br />

assestandosi su una densità <strong>di</strong> circa 0.71 ind./ha. Il progetto, tutt’ora in<br />

corso <strong>di</strong> realizzazione, prevede la completa rimozione degli in<strong>di</strong>vidui della<br />

specie alloctona dall’area (Martinoli et al., 2011).<br />

La nutria è una specie alloctona il cui areale originario si estende dal<br />

Brasile, Bolivia e Paraguay, fino all’Argentina e al Cile. A seguito <strong>di</strong><br />

introduzioni per la produzione commerciale delle pellicce, la specie risulta<br />

attualmente naturalizzata in molti paesi europei ed extra-europei. Introdotta<br />

in Italia nella seconda metà dell’800 per motivi commerciali (industria<br />

manifatturiera <strong>di</strong> pelletteria per la produzione <strong>di</strong> pellicce, in<strong>di</strong>cate con il


Analisi del territorio<br />

nome commerciale <strong>di</strong> pellicce <strong>di</strong> “castorino”), verso la fine degli anni ’50 è<br />

stata introdotta in natura, è attualmente <strong>di</strong>stribuita in Pianura Padana, lungo<br />

la costa alto adriatica fino all’Abruzzo e lungo il versante tirrenico sino al<br />

Lazio; presenze puntiformi interessano invece l’Italia meri<strong>di</strong>onale e le isole<br />

maggiori (Gentilli, 2008). In Lombar<strong>di</strong>a la specie risulta presente in modo<br />

continuo in tutta la bassa pianura e solo piuttosto recentemente ha fatto la<br />

sua comparsa in ambito prealpino, risalendo il corso delle principali aste<br />

fluviali. La <strong>di</strong>ffusione della specie nella valle del Ticino è certamente legata<br />

agli allevamenti, <strong>di</strong> tipo familiare, <strong>di</strong>ffusi dagli anni ’60; è stata accertata<br />

nell’area l’esistenza <strong>di</strong> almeno due impianti, rispettivamente a Pavia e a<br />

Vigevano, i quali hanno concluso la propria attività all’inizio degli anni ’80.<br />

Un incremento demografico e una espansione dell’areale è stato notato<br />

successivamente alla chiusura <strong>di</strong> tali impianti, a partire dal 1986, favorito<br />

probabilmente anche da inverni miti e poco nevosi (Prigioni e Garibol<strong>di</strong>,<br />

2001). Questo grosso ro<strong>di</strong>tore è legato soprattutto ad acque lentiche<br />

provviste <strong>di</strong> una fascia <strong>di</strong> vegetazione ripariale sufficientemente estesa e<br />

continua; si adatta a varie tipologie <strong>di</strong> ambienti acquatici, come rogge, canali<br />

e fiumi con corrente non troppo elevata; tuttavia, stagni, lanche e palu<strong>di</strong><br />

sono gli ambienti preferiti dal ro<strong>di</strong>tore (Prigioni e Garibol<strong>di</strong>, 2001). Entrambi<br />

i sessi raggiungono la maturità tra il secondo e il nono mese <strong>di</strong> vita. Può<br />

riprodursi più volte nell’arco annuale, durante quasi tutti i mesi dell’anno;<br />

tuttavia, in genere, si registrano due parti all’anno, con picchi primaverili e<br />

autunnali delle nascite. Il ciclo estrale, infatti, si ripete ogni 25-30 giorni; la<br />

durata della gravidanza varia da 100 a 167 giorni e i piccoli vengono allattati<br />

per 7-8 settimane (Prigioni e Garibol<strong>di</strong>, 2001). La specie ha abitu<strong>di</strong>ni<br />

prevalentemente crepuscolari, vive per lo più a coppie o in piccole colonie<br />

familiari. La specie si nutre prevalentemente <strong>di</strong> vegetazione acquatica, non<br />

<strong>di</strong>sdegnando, tuttavia, uova, Insetti e piccoli Molluschi (Prigioni e Garibol<strong>di</strong>,<br />

2001). Le rigide temperature invernali e la copertura nevosa rappresentano i<br />

principali fattori limitanti la consistenza della specie (Lever, 1985).<br />

Noti sono i danni procurati dalla specie all’economia agraria, in particolare<br />

alle colture <strong>di</strong> mais, frumento e a prato. Ugualmente importanti sono i danni<br />

causati alle arginature <strong>di</strong> vari corsi d’acqua, in cui la specie opera scavi per<br />

la costruzione delle tane. In aree caratterizzate dalla prevalenza <strong>di</strong> ambienti<br />

naturali, i principali danni registrati sono a carico delle fitocenosi palustri, tra<br />

cui anche specie protette in Lombar<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> pregio (ad esempio Typha sp.,<br />

Nymphaea alba, Nuphar luteum), inducendo in taluni casi una loro<br />

preoccupante rarefazione. Lo spettro trofico della nutria stu<strong>di</strong>ato in aree <strong>di</strong><br />

vegetazione naturale comprende specie acquatiche e, secondariamente,<br />

piante ripariali della fascia prossimale al corpo idrico, oltre a specie non<br />

strettamente legate agli ambienti umi<strong>di</strong> (Balestrieri et al., 20<strong>02</strong>). Un<br />

consumo elevato <strong>di</strong> Idrofite è stato rilevato in particolare dalla tarda<br />

primavera all'autunno, in accordo con una elevata percentuale <strong>di</strong> proteine e<br />

un’ampia varietà <strong>di</strong> aminoaci<strong>di</strong> in esse contenute (Hubac et al., 1984). Lo<br />

scortecciamento <strong>di</strong> rami e tronchi caduti <strong>di</strong> salici (Salix sp.) e pioppi (Populus<br />

159


160<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

sp.) viene riscontrato in tutte le stagioni, seppure con un picco evidente in<br />

inverno, stagione in cui predominano le specie non strettamente legate<br />

all’ambiente acquatico. Specie acquatiche sommerse e galleggianti vengono<br />

utilizzate soprattutto dagli in<strong>di</strong>vidui adulti, mentre per i giovani le risorse<br />

principali sono rappresentate da piante erbacee ripariali e da foglie <strong>di</strong> piante<br />

arboree (es. Salix sp.) (Prigioni et al., 2003). La nutria, inoltre, interferisce<br />

negativamente con tutte le specie <strong>di</strong> Uccelli acquatici che ni<strong>di</strong>ficano al suolo<br />

o che utilizzano, per la ni<strong>di</strong>ficazione, ni<strong>di</strong> galleggianti. È stata, infatti,<br />

riscontrata la <strong>di</strong>struzione, soprattutto per schiacciamento, <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>, uova e<br />

pulcini <strong>di</strong> specie quali gallinella d’acqua, germano reale, sterna comune e<br />

cavaliere d’Italia (Ravasini, in Prigioni e Garibol<strong>di</strong>, 2001). Sempre in<br />

relazione all’impatto sull’avifauna, in alcuni canali naturali del Parco del<br />

Ticino è stata riscontrata l’assenza della ni<strong>di</strong>ficazione della gallinella d'acqua<br />

(Gallinula chloropus), dove, prima della comparsa della nutria, era registrata<br />

una densità <strong>di</strong> 0,6 ni<strong>di</strong>/100 m <strong>di</strong> riva <strong>di</strong> canale (Prigioni et al., 2003).<br />

La specie si è <strong>di</strong>ffusa molto rapidamente lungo il corso del fiume Ticino e<br />

attraverso il reticolo idrografico minore, raggiungendo nei primi anni ‘90 le<br />

rive del lago Maggiore, e arrivando, attualmente, fino al territorio elvetico<br />

(Maga<strong>di</strong>no). In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie è presente lungo il Ticino, nel<br />

Lago Maggiore, nel complesso <strong>di</strong> aree umide costituite da Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />

Monate e Palude Brabbia. La nutria è oggetto <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> controllo<br />

condotti ai sensi dell’art. 41 della L.R. 26/93 e succ. mo<strong>di</strong>ficazioni.


Analisi del territorio<br />

Di seguito nel grafico sono riportati i dati <strong>di</strong> sintesi relativi al numero <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> nutria abbattuti ogni anno durante gli interventi <strong>di</strong> controllo;<br />

nella tabella affiancata è riassunto il numero <strong>di</strong> soggetti abbattuti per<br />

comune.<br />

Comuni N<br />

Angera 157<br />

Golasecca 56<br />

Ispra 38<br />

S. Lombardo 34<br />

Lonate Pozzolo 32<br />

Sesto Calende 26<br />

Azzate 11<br />

Travedona 11<br />

Besozzo 9<br />

Germignaga 6<br />

Arsago Seprio 5<br />

Biandronno 5<br />

Luino 5<br />

Bardello 2<br />

Gavirate 2<br />

Monvalle 2<br />

<strong>Varese</strong> 2<br />

Montegrino Valt. 1<br />

Mornago 1<br />

Vergiate 1<br />

Vizzola Ticino 1<br />

Di seguito è riportata la localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo della<br />

nutria sul territorio provinciale.<br />

161


162<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Figura 2.17 - Localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo della nutria sul<br />

territorio provinciale.


Analisi del territorio<br />

Il ghiro è la specie più <strong>di</strong>ffusa tra i Gliri<strong>di</strong> sul territorio boscato della<br />

provincia, presente dal settore planiziale, dove occupa i boschi relitti, ai<br />

settori collinare e montano, fino a circa 1500 m. Meno abbondante nelle<br />

fustaie, pre<strong>di</strong>lige formazioni forestali con alberi bassi e un ricco strato <strong>di</strong><br />

arbusti cespugliati.<br />

Il moscar<strong>di</strong>no è più esigente nella scelta dell’habitat: a causa della <strong>di</strong>eta<br />

specializzata a base <strong>di</strong> fiori (nettare e polline), frutti, bacche e insetti,<br />

necessita della presenza <strong>di</strong> una grande varietà <strong>di</strong> specie arboree e arbustive.<br />

Frequenta <strong>di</strong> preferenza i boschi <strong>di</strong> latifoglie e i boschi misti, caratterizzati da<br />

fitto sottobosco arbustivo. In ambiente planiziale, in presenza <strong>di</strong> buona<br />

copertura arborea e arbustiva, si può trovare negli ambienti ripariali, nelle<br />

siepi ai margini dei coltivi e nei frutteti.<br />

Il quercino, <strong>di</strong>ffuso un tempo in tutta la pianura lombarda, attualmente<br />

presenta un areale ristretto, con spora<strong>di</strong>che segnalazioni ai contrafforti<br />

montani e collinari. La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> regresso verificatasi per le popolazioni<br />

presenti in ambiente <strong>di</strong> pianura è imputabile alle profonde mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

ambientali che nel secolo scorso hanno investito tale settore della Regione.<br />

La specie risulta inoltre <strong>di</strong>fficilmente osservabile a causa del suo carattere<br />

particolarmente elusivo. Sebbene i dati <strong>di</strong>sponibili siano scarsi e <strong>di</strong>fficilmente<br />

quantificabili, si può supporre che la specie sia presente in ambito montano<br />

e collinare sul territorio provinciale.<br />

Fino al 2007 l’istrice era ritenuto presente in Lombar<strong>di</strong>a esclusivamente in<br />

provincia <strong>di</strong> Cremona, nella golena del Po, a seguito del fenomeno <strong>di</strong><br />

notevole espansione naturale dell’areale della specie verso nord che ha<br />

interessato gli ultimi 15 anni. La specie è presente da pochi anni in <strong>Provincia</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Varese</strong> con un nucleo originato da immissione non autorizzata o fuga dalla<br />

cattività. Le prime segnalazioni, relative agli ultimi 5 anni, erano concentrate<br />

nell’area compresa tra Luino, Castelveccana e Mesenzana. Recentemente<br />

(2011), una tana attiva è stata in<strong>di</strong>viduata anche in comune <strong>di</strong> Masciago<br />

Primo, al confine con il comune <strong>di</strong> Bedero Valcuvia (Gagliar<strong>di</strong> et al., <strong>2012</strong>)<br />

2.4.3.13. CARNIVORI (CANIDI, MUSTELIDI E FELIDI)<br />

Specie Nome scientifico<br />

Presenza accertata<br />

(Sit-Fauna)<br />

Volpe Vulpes vulpes X<br />

Tasso Meles meles X<br />

Donnola Mustela nivalis X<br />

Puzzola Mustela putorius X<br />

Faina Martes foina X<br />

Martora Martes martes X<br />

Lince Lynx lynx<br />

L’indagine più recente, relativa ai Mammiferi Carnivori della provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong>, è stata condotta nell’ambito del Progetto Sit-Fauna (Tosi e Zilio,<br />

20<strong>02</strong>); la ricerca ha riguardato la ricerca <strong>di</strong> tracce lungo percorsi campione<br />

163


164<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

ed è stata integrata da un’indagine in<strong>di</strong>retta, tramite raccolta <strong>di</strong> dati museali,<br />

bibliografici e segnalazioni <strong>di</strong> presenza.<br />

La volpe è risultata presente in tutto il territorio provinciale, con <strong>di</strong>ffusione<br />

maggiore nei settori montano e collinare.<br />

Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />

venatori.<br />

Stagione N° capi<br />

venatoria abbattuti<br />

1994/1995 264<br />

1995/1996 267<br />

1996/1997 394<br />

1997/1998 279<br />

1998/1999 399<br />

1999/2000 419<br />

2000/2001 394<br />

2001/20<strong>02</strong> 398<br />

20<strong>02</strong>/2003 438<br />

2003/2004 466<br />

2004/2005 435<br />

2005/2006 371<br />

2006/2007 478<br />

2007/2008 433<br />

2008/2009 396<br />

2009/2010 398<br />

La volpe è anche oggetto <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> controllo condotti ai sensi dell’art.<br />

41 della L.R. 26/93 e succ. mo<strong>di</strong>ficazioni. Tali interventi sono stati realizzati<br />

negli anni 2008, dove sono stati abbattuti 6 in<strong>di</strong>vidui e nel 2009, dove<br />

invece gli in<strong>di</strong>vidui abbattuti sono 7. Di seguito nella tabella sono riportati i<br />

dati <strong>di</strong> sintesi relativi al numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> volpe abbattuti per area.<br />

Comuni<br />

in<strong>di</strong>vidui<br />

abbattuti<br />

Cairate 5<br />

Carnago 3<br />

Origgio 3<br />

Tradate 2<br />

Nella Figura 2.18 è riportata la localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo<br />

realizzati sulla volpe.


Analisi del territorio<br />

Figura 2.18 - Localizzazione degli inteventi <strong>di</strong> controllo della volpe sul<br />

territorio provinciale.<br />

165


166<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

I dati relativi alla donnola sono risultati poco numerosi e concentrati nella<br />

fascia collinare, a sottolineare la presumibile rarità della specie sul territorio<br />

provinciale.<br />

Anche le segnalazioni relative a martora e faina convergono principalmente<br />

nelle zone collinari del territorio provinciale.<br />

La puzzola è una specie tipica <strong>di</strong> ambienti forestali <strong>di</strong> latifoglie o misti,<br />

alternati a radure e zone umide, <strong>di</strong> cui attualmente manca completamente<br />

un quadro esaustivo della <strong>di</strong>stribuzione, status e tendenza delle popolazioni a<br />

livello regionale. Gli scarsi dati <strong>di</strong>sponibili portano tuttavia a ipotizzare che la<br />

specie sia andata incontro a contrazione demografica, soprattutto nelle<br />

porzioni montana e pedemontana del territorio regionale. Nonostante<br />

numerosi tentativi compiuti allo scopo <strong>di</strong> verificare la presenza della puzzola<br />

nell’area della Palude Brabbia, nel corso dell’indagine citata la specie non è<br />

stata rinvenuta. Tuttavia, in aggiunta alla segnalazione <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo<br />

investito presso Buguggiate nell’estate 1999 (Maroni, com. pers.), una più<br />

recente segnalazione (maggio 2009) nella stessa area (un in<strong>di</strong>viduo in<br />

attraversamento della strada che costeggia la sponda sud-orientale del Lago<br />

<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Luoni e Santoro, com. pers.) lascia pensare a una presenza<br />

stabile della specie, con un numero limitato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui. Nella parte centrale<br />

della provincia, in comune <strong>di</strong> Besnate, nel 2009 è stato rinvenuto un<br />

in<strong>di</strong>viduo investito (Broggi, com. pers.).<br />

Anche per quanto riguarda le segnalazioni <strong>di</strong> tasso, le segnalazioni in<strong>di</strong>rette<br />

si concentrano soprattutto nella porzione del territorio provinciale a nord <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong>, nella fascia collinare.<br />

La lince è legata ad ambienti forestali, in particolare a formazioni miste <strong>di</strong><br />

conifere e latifoglie, con presenza <strong>di</strong> rifugi e affioramenti rocciosi. La specie<br />

occupava ancora tutto il versante alpino italiano fino alla fine del XVIII sec.<br />

Da allora iniziò il progressivo declino delle popolazioni alpine, a partire dal<br />

settore orientale (estinzione sulle Alpi venete precedente al 1850), fino alla<br />

scomparsa delle popolazioni residue dell’arco alpino occidentale intorno al<br />

1920-1930. La ricomparsa della lince sulle Alpi, a partire dagli anni ’80, è<br />

attribuibile alle reintroduzioni effettuate in Svizzera, Austria e Slovenia. La<br />

maggior parte dei segni <strong>di</strong> presenza della specie rilevati negli ultimi anni<br />

(2000-2004) si riferisce alle Alpi orientali (Friuli Venezia-Giulia e <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong><br />

Belluno). In Lombar<strong>di</strong>a le segnalazioni più recenti sono state rilevate<br />

nell’area del Corno della Marogna in Alto Garda Bresciano. Negli anni passati<br />

in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> presenza occasionale atten<strong>di</strong>bili sono giunte dalla me<strong>di</strong>a e alta<br />

Valtellina (1988-1989) e anche dalla porzione settentrionale della <strong>Provincia</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (1992). Una recente segnalazione relativa al 2010/2011 si riferisce<br />

a un possibile caso <strong>di</strong> predazione avvenuto a ottobre 2010 nella porzione<br />

settentrionale della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, su una capra camosciata, in un<br />

agriturismo che si trova a 900 metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, sul versante nord del<br />

Monte Lema, prossimo al confine Italo-Svizzero con Indemini (Dumenza,<br />

strada per Curiglia). Purtroppo, lo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> consumo dell’animale,<br />

documentato da foto scattate sul sito della predazione, è stato giu<strong>di</strong>cato


Analisi del territorio<br />

troppo avvanzato per poter stabilire con certezza se la predazione possa<br />

essere attribuibile alla lince. Le immagini scattate sulla capra predata sono<br />

state valutate dai referenti del gruppo <strong>di</strong> lavoro che si occupa della<br />

conservazione della specie sulle Alpi (SCALP, Status and Conservation of the<br />

Alpine Lynx Population).<br />

2.4.3.14. ARTIODATTILI (SUIDI, CERVIDI E BOVIDI)<br />

Cinghiale Sus scrofa<br />

Cervo Cervus elaphus<br />

Daino Dama dama<br />

Capriolo Capreolus capreolus<br />

Muflone Ovis orientalis<br />

Ammotrago Ammotragus lervia<br />

Camoscio delle Alpi Rupicapra rupicapra<br />

Di seguito vengono riportate le informazioni <strong>di</strong>sponibili relativamente alle<br />

specie <strong>di</strong> ungulati presenti sul territorio provinciale, desunte dall’esame delle<br />

pubblicazioni esistenti, da segnalazioni <strong>di</strong> esperti e dall’analisi dei dati <strong>di</strong><br />

censimento in possesso della provincia, del CAC e degli ATC.<br />

Sul territorio lombardo il cinghiale, presente in passato sia in territori<br />

montani sia nelle foreste planiziali, scomparve gradatamente dalla quasi<br />

totalità della regione a seguito della forte pressione venatoria,<br />

sopravvivendo, sino a circa la metà del XIX secolo, esclusivamente nei<br />

boschi della Valle del Ticino. La specie ha fatto la sua ricomparsa nel corso<br />

degli anni '70, con le prime segnalazioni risalenti al 1970 per la provincia <strong>di</strong><br />

Bergamo. In seguito il cinghiale ha manifestato una notevole <strong>di</strong>ffusione e un<br />

forte incremento delle consistenze, soprattutto nelle province <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e<br />

Como.<br />

La ricomparsa del cinghiale in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> risale agli anni 1976-1978,<br />

a seguito <strong>di</strong> immissioni <strong>di</strong> alcuni soggetti <strong>di</strong> sesso femminile, <strong>di</strong> provenienza<br />

toscana, nell'area del Comprensorio Alpino <strong>di</strong> Caccia e, presumibilmente, <strong>di</strong><br />

esemplari "ibri<strong>di</strong>" in Valcuvia - Valtravaglia. La specie, nel corso dei due<br />

decenni successivi, ha ampliato notevolmente il proprio areale, grazie agli<br />

elevati tassi riproduttivi che la caratterizzano, e risulta attualmente presente<br />

su tutto il territorio montano, con le densità maggiori nell'Alto Luinese e<br />

nella Valcuvia. Nel 1994 è stata stimata la presenza <strong>di</strong> circa 1200 capi<br />

nell'area della Valcuvia - Valtravaglia e <strong>di</strong> circa 350 capi nella zona del Nord<br />

Verbano.<br />

Il prelievo <strong>di</strong> quest'ungulato ebbe inizio nel 1986 nell'alto Luinese<br />

proseguendo, solamente in quest'area, sino al 1987. A partire dal 1988 gli<br />

abbattimenti ebbero luogo anche nelle aree della Valmarchirolo, Valceresio,<br />

Valcuvia e Valtravaglia. Limitatamente a queste ultime aree le immissioni <strong>di</strong><br />

cinghiali proseguirono, in maniera più o meno intensa, fino al 1994. Nell'area<br />

167


168<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

del Parco Naturale del Campo dei Fiori, compresa tra la Valceresio e la<br />

Valcuvia, la comparsa del Cinghiale sembra risalire al 1989.<br />

La <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> effettuare censimenti comporta una carenza <strong>di</strong> dati<br />

riguardanti le <strong>di</strong>namiche delle popolazioni presenti sul territorio. Sulla base<br />

dei dati relativi agli abbattimenti effettuati negli ultimi anni, emerge un<br />

quadro generale che consente <strong>di</strong> confermare una presenza complessiva<br />

superiore ai 2000 capi. Indagini <strong>di</strong> dettaglio relative alla produttività della<br />

specie e alla <strong>di</strong>namica della popolazione sono state realizzati me<strong>di</strong>ante<br />

esame degli uteri delle femmine al macello (Tosi et al., 2010).<br />

Di seguito (Tabella 2.34) viene in<strong>di</strong>cato il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui abbattuti nel<br />

CAC Nord Verbano e in ATC dal 1986 a oggi. Nel 1997 l’attività venatoria è<br />

stata sospesa nel territorio dell’ATC 1 a causa dell’epidemia <strong>di</strong> peste suina.<br />

Tabella 2.34- Abbattimenti <strong>di</strong> cinghiale nel CAC Nord Verbano e nell’ATC1<br />

dal 1986 a oggi.<br />

Anno CAC ATC1<br />

1986-87 70 10<br />

1987-88 35 10<br />

1988-89 80 33<br />

1989-90 90 51<br />

1990-91 76 104<br />

1991-92 143 269<br />

1992-93 131 194<br />

1993-94 147 187<br />

1994-95 170 666<br />

1995-96 99 358<br />

1996-97 137 504<br />

1997-98 220 PSC-0<br />

1998-99 103 524<br />

1999-00 87 516<br />

2000-01 146 201<br />

2001-<strong>02</strong> 98 451<br />

20<strong>02</strong>-03 188 542<br />

2003-04 161 529<br />

2004-05 116 352<br />

2005-06 315 352<br />

2006-07 177 303<br />

2007-08 291 350<br />

2008-09 312 413<br />

2009-10 176 468<br />

2010-11 201 753


Analisi del territorio<br />

Il cinghiale è anche oggetto <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> controllo condotti ai sensi<br />

dell’art. 41 della L.R. 26/93 e succ. mo<strong>di</strong>ficazioni.<br />

Di seguito nel grafico sono riportati i dati <strong>di</strong> sintesi relativi al numero <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> cinghiali abbattuti ogni anno nel corso degli interventi <strong>di</strong> controllo<br />

condotti dal 2003 al 2011 (i dati relativi al 2011 sono aggiornati al mese <strong>di</strong><br />

luglio); nella tabella sottostante è riassunto il numero <strong>di</strong> soggetti abbattuti<br />

per comune nello stesso arco temporale.<br />

Figura 2.19 - Andamento degli abbattimenti <strong>di</strong> cinghiale me<strong>di</strong>ante<br />

interventi <strong>di</strong> controllo.<br />

Tabella 2.35 - Numero <strong>di</strong> cinghiali abbattuti per comune me<strong>di</strong>ante<br />

interventi <strong>di</strong> controllo nel periodo 2003-2011.<br />

In<strong>di</strong>vidui<br />

In<strong>di</strong>vidui<br />

Comune abbattuti Comune abbattuti<br />

Agra 8 Casalzuigno 2<br />

Besano 5 Vergiate 2<br />

Brinzio 10 Mesenzana<br />

Curiglia con<br />

3<br />

Cantello 11 Monteviasco<br />

Pino sul Lago<br />

3<br />

Castelveccana 10 Maggiore 3<br />

Cittiglio 6 Cuvio 2<br />

Comerio 11 Luvinate 3<br />

Cuasso al Monte 6 Gemonio 2<br />

Dumenza 44 Orino 4<br />

Golasecca 12 Arcisate 3<br />

Lonate Pozzolo 49 Gavirate 4<br />

Luino 53 Bisuschio 4<br />

Maccagno 8 Cocquio Trevisago 2<br />

169


170<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Comune<br />

In<strong>di</strong>vidui<br />

abbattuti Comune<br />

In<strong>di</strong>vidui<br />

abbattuti<br />

Somma Lombardo 11 Masciago Primo 3<br />

Valganna 22 Porto Valtravaglia 4<br />

<strong>Varese</strong> 59 Porto Ceresio 5<br />

Vizzola Ticino 6 Veddasca 2<br />

La localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo del cinghiale sul territorio<br />

provinciale è mostrata in Figura 2.20.


Analisi del territorio<br />

Figura 2.20 - Localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo del cinghiale<br />

realizzati sul territorio provinciale.<br />

171


172<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Il cervo è oggi stabilmente presente in tutto il territorio montano della<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, dove ha fatto la sua comparsa tra la fine degli anni ’70 e<br />

l’inizio degli anni ’80. In particolare si possono in<strong>di</strong>viduare tre principali aree<br />

<strong>di</strong> presenza storica: l’Alto Luinese, coincidente con il CAC Nord Verbano, una<br />

seconda area costituita dalla destra orografica della Val Travaglia, la Val<br />

Marchirolo, la Val Ceresio, la sinistra orografica della Valganna ed il Campo<br />

dei Fiori, ed una terza, comprendente la Valcuvia e la sinistra orografica<br />

della Val Travaglia. Avvistamenti sempre più frequenti negli ultimi anni si<br />

registrano anche nel settore centro-meri<strong>di</strong>onale della provincia,<br />

caratterizzato da un maggiore <strong>di</strong>sturbo antropico e da elevati flussi <strong>di</strong><br />

traffico. In particolare si possono considerare stabili i nuclei che si sono<br />

formati nella valle del Ticino e dell’Olona. Recenti avvistamenti hanno<br />

permesso <strong>di</strong> confermare una presenza stabile della specie anche all’interno<br />

del Parco della Pineta <strong>di</strong> Appiano Gentile e Tradate.<br />

La ricomparsa del capriolo nel settore montano della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

risale agli anni ‘50. In Valcuvia e Val Travaglia la presenza della specie viene<br />

fatta risalire alla fuga occasionale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui da un recinto privato (Barozzi,<br />

1989) a metà anni ’70, con un successivo incremento delle presenze<br />

imputabile anche ai rilasci patrocinati dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a, effettuati nel<br />

decennio successivo. Il settore settentrionale della provincia, che comprende<br />

il CAC Nord Verbano e l’ATC 1 Prealpino rappresenta il fulcro <strong>di</strong> maggiore<br />

presenza della specie. Il capriolo è presente tuttavia anche nel settore<br />

centro-meri<strong>di</strong>onale della provincia, con le maggiori concentrazioni nella valle<br />

del Ticino, dove la specie è stata oggetto <strong>di</strong> reintroduzione (dal 1991 al<br />

1995).<br />

Le popolazioni <strong>di</strong> cervo sono regolarmente censite in entrambi gli ambiti<br />

interessati dalla presenza stabile della specie: nel CAC a partire dal 2001,<br />

nell’ATC 1 dal 2003, me<strong>di</strong>ante l’applicazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti meto<strong>di</strong> (censimento<br />

in battuta, censimento al verde, censimento al bramito), che hanno<br />

permesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> una serie storica <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> conteggi.<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie viene cacciata dal 2001, quando è iniziato il<br />

prelievo nel CAC, mentre il prelievo nell’ATC 1 ha preso avvio nel 2003. In<br />

Tabella 2.36 e in Tabella 2.37 sono riportati i dati <strong>di</strong>sponibili relativi alla<br />

gestione del cervo rispettivamente nel CAC e nell’ATC 1.<br />

Tabella 2.36 - Dati riassuntivi sulla gestione del cervo nel Comprensorio<br />

Alpino <strong>di</strong> Caccia “Nord Verbano” dal 2001 a oggi.<br />

ANNO<br />

Totale capi<br />

stimati<br />

<strong>Piano</strong> <strong>di</strong><br />

prelievo<br />

Percentuale<br />

<strong>Piano</strong><br />

Prelievo<br />

effettuato<br />

Percentuale<br />

prelievo<br />

2001 135 12 8,9% 8 67%<br />

20<strong>02</strong> 135 12 8,9% 6 50%<br />

2003 200 16 8,0% 10 63%<br />

2004 240 20 8,3% 14 70%<br />

2005 280 26 9,3% 22 85%<br />

2006 300 36 12,0% 30 83%


Analisi del territorio<br />

ANNO<br />

Totale capi<br />

stimati<br />

<strong>Piano</strong> <strong>di</strong><br />

prelievo<br />

Percentuale<br />

<strong>Piano</strong><br />

Prelievo<br />

effettuato<br />

Percentuale<br />

prelievo<br />

2007 319 42 13,2% 37 88%<br />

2008 320 42 13,1% 40 95%<br />

2009 381 50 13,1% 44 88%<br />

2010 411 54 13,1% 51 94%<br />

2011 478 58 12.1% 55 95%<br />

Tabella 2.37 - Dati riassuntivi sulla gestione del cervo nell’ATC 1 dal 2003 a<br />

oggi.<br />

ANNO<br />

Totale capi<br />

stimati<br />

<strong>Piano</strong> <strong>di</strong><br />

prelievo<br />

Percentuale<br />

<strong>Piano</strong><br />

Prelievo<br />

effettuato<br />

Percentuale<br />

prelievo<br />

2003 100 5 5,0% 3 60%<br />

2004 320 24 7,5% 11 46%<br />

2005 440 30 6,8% 13 43%<br />

2006 420 36 8,6% 16 44%<br />

2007 226 26 11,5% 18 69%<br />

2008 276 35 12,7 23 66%<br />

2009 213 54 16% 42 77%<br />

2010 280 45 16,1% 35 78%<br />

2011 343 55 16% 50 91%<br />

Dal 2001 fino al 2005 la popolazione censita sull’intero territorio provinciale<br />

ha mostrato un andamento in netta crescita, riferibile ad un aumento lieve<br />

ma costante nel territorio del CAC e ad un marcato incremento nell’ATC 1; a<br />

partire dal 2006 il numero <strong>di</strong> cervi censiti si è stabilizzato, in modo<br />

particolare nell’ATC 1, assestandosi intorno ai 700 in<strong>di</strong>vidui<br />

complessivamente presenti in entrambi gli ambiti.<br />

Anche il numero <strong>di</strong> capi abbattuti è aumentato, da meno <strong>di</strong> una decina <strong>di</strong><br />

capi, per anno, nel periodo 2001-2003, fino a 30 nel 2006, nel territorio del<br />

CAC; analogamente il numero <strong>di</strong> cervi abbattuti nel territorio dell’ATC 1 è<br />

aumentato da 3 nel primo anno <strong>di</strong> prelievo su questa specie, fino a 42 nel<br />

2009.<br />

Nel CAC “Nord Verbano” la percentuale <strong>di</strong> prelievo effettuato rispetto al<br />

piano è risultata me<strong>di</strong>amente pari al 60% nei primi 3 anni <strong>di</strong> apertura della<br />

caccia a questa specie (periodo 2001-2003), andando progressivamente ad<br />

aumentare negli anni successivi, con un prelievo del 95% nel 2008. La<br />

percentuale elevata <strong>di</strong> prelievo registrata negli ultimi anni <strong>di</strong>mostra una<br />

maturata esperienza dei cacciatori del Comprensorio nell’effettuare una<br />

caccia <strong>di</strong> selezione sulla specie.<br />

Le percentuali <strong>di</strong> prelievo effettuate nel territorio dell’ATC 1 sono al contrario<br />

risultate sempre piuttosto scarse, rispetto ai piani previsti, con una tendenza<br />

alla <strong>di</strong>minuzione negli ultimi anni. Tali percentuali si sono sempre infatti<br />

mantenute abbondantemente al <strong>di</strong> sotto del 50%, se si esclude l’anno 2009,<br />

in cui si è raggiunta la massima percentuale (77,14%), rispetto al piano.<br />

Percentuali <strong>di</strong> prelievo così basse rispetto ai piani proposti potrebbero essere<br />

173


174<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

causate da una sovrastima della popolazione effettivamente presente sul<br />

territorio dell’ATC 1, imputabile a carenze nell’applicazione delle metodologie<br />

<strong>di</strong> monitoraggio o a una non corretta interpretazione dei risultati ottenuti,<br />

oppure ad una esperienza dei cacciatori non ancora sufficientemente<br />

maturata.<br />

Le popolazioni <strong>di</strong> capriolo sono regolarmente censite in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />

rispettivamente a partire dal 2001 nel CAC e dal 2003 nell’ATC 1, me<strong>di</strong>ante<br />

l’applicazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> monitoraggio (censimento in battuta,<br />

block count e censimento al verde).<br />

La specie viene cacciata dal 20<strong>02</strong>, quando è iniziato il prelievo nel CAC,<br />

mentre il prelievo nell’ATC 1 ha preso avvio nel 2003. In Tabella 2.38 e in<br />

Tabella 2.39 sono riportati i dati <strong>di</strong>sponibili relativi alla gestione del capriolo<br />

rispettivamente nel CAC e nell’ATC 1.<br />

Tabella 2.38 - Dati riassuntivi sulla gestione del capriolo nel Comprensorio<br />

“Nord Verbano”dal 20<strong>02</strong> a oggi.<br />

ANNO<br />

Totale capi<br />

stimati<br />

<strong>Piano</strong> <strong>di</strong><br />

prelievo<br />

Percentuale<br />

<strong>Piano</strong><br />

Prelievo<br />

effettuato<br />

Percentuale<br />

prelievo<br />

20<strong>02</strong> 240 12 5,0% 6 50%<br />

2003 180 12 6,7% 9 75%<br />

2004 200 16 8,0% 12 75%<br />

2005 250 22 8,8% 17 77%<br />

2006 280 26 9,3% 17 65%<br />

2007 452 38 8,4% 28 74%<br />

2008 5<strong>02</strong> 38 7,6% 28 74%<br />

2009 483 38 7,9% 23 61%<br />

2010 424 30 7,1% 22 73<br />

2011 564 32 5,7% 28 88%<br />

Tabella 2.39 - Dati riassuntivi sulla gestione del capriolo nell’ATC 1 dal<br />

2003 a oggi.<br />

ANNO<br />

Totale capi<br />

stimati<br />

<strong>Piano</strong> <strong>di</strong><br />

prelievo<br />

Percentuale<br />

<strong>Piano</strong><br />

Prelievo<br />

effettuato<br />

Percentuale<br />

prelievo<br />

2003 300 10 3,3% 6 60%<br />

2004 600 48 8,0% 22 46%<br />

2005 610 48 7,9% 31 65%<br />

2006 720 60 8,3% 30 50%<br />

2007 424 44 10,4% 22 50%<br />

2008 459 30 7% 23 77%<br />

2009 624 54 8% 42 78%<br />

2010 795 46 8,2% 37 80%<br />

2011 776 55 7% 51 93%<br />

In entrambi gli ambiti la popolazione censita rispettivamente dal 20<strong>02</strong> nel<br />

CAC e dal 2003 nell’ATC 1 ha mostrato un andamento in netta crescita, con<br />

un aumento più marcato soprattutto negli ultimi 3 anni, con una stima <strong>di</strong>


Analisi del territorio<br />

circa 1200 in<strong>di</strong>vidui presenti complessivamente nel territorio montano della<br />

provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Conseguentemente a tale aumento, anche il piano <strong>di</strong><br />

prelievo ha visto crescere costantemente il numero <strong>di</strong> capi assegnati, da 12<br />

a 30 nel CAC, nel periodo dal 20<strong>02</strong> al 2010, e da 10 a 54 nell’ATC 1, nel<br />

periodo dal 2003 al 2010. Anche il numero <strong>di</strong> capi abbattuti è aumentato, da<br />

meno <strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> capi, per anno, nel periodo 20<strong>02</strong>-2003, fino a 28 nel<br />

2008, nel territorio del CAC; analogamente il numero <strong>di</strong> caprioli abbattuti nel<br />

territorio dell’ATC 1 è aumentato da 6 nel primo anno <strong>di</strong> prelievo, fino a 42<br />

nel 2009. Il numero <strong>di</strong> capi abbattuti non è mai stato sufficiente per<br />

conseguire il raggiungimento del piano <strong>di</strong> prelievo, con percentuali <strong>di</strong><br />

prelievo rispetto al piano, nei primi anni, più scarse nell’ATC1 rispetto al<br />

CAC; mentre negli ultimi anni la tendenza si è invertita. Nelle ultime stagioni<br />

il prelievo complessivo per il CAC è risultato me<strong>di</strong>amente superiore al 70%<br />

del piano previsto, nell’ultima stagione il valore è risultato lievemente<br />

inferiore rispetto a quelli delle precedenti stagioni venatorie. Il prelievo<br />

complessivo del capriolo nel territorio dell’ATC 1 fino alla stagione 2007 è<br />

risultato pari circa al 50%, nelle ultime due stagioni è decisamente<br />

aumentato passando a circa il 76% del piano previsto.<br />

Il daino è presente in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> con un nucleo stabilizzato a<br />

seguito della fuga dalla cattività (Parco degli Aironi <strong>di</strong> Gerenzano) nella<br />

porzione sud-orientale del territorio provinciale. Gli interventi <strong>di</strong> controllo<br />

operati dalla vigilanza provinciale dal 2007 ad oggi hanno interessato<br />

principalmente l’area <strong>di</strong> maggior concentrazione <strong>di</strong> tale nucleo (comuni <strong>di</strong><br />

Gerenzano, Cislago, Gorla Maggiore, Lonate Ceppino, Tradate). Alcuni<br />

interventi hanno riguardato anche in<strong>di</strong>vidui presenti nei comuni <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e<br />

Cocquio Trevisago. La facilità <strong>di</strong> allevamento e l’adattabilità della specie a<br />

vivere in <strong>di</strong>versi ambienti sono i principali motivi della <strong>di</strong>ffusione del daino in<br />

cattività e del conseguente alto rischio <strong>di</strong> fuga in ambiente naturale.<br />

Di seguito viene riportato l’andamento degli abbattimenti <strong>di</strong> controllo del<br />

daino e il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui abbattuti per comune nel periodo 2007-2011 (i<br />

dati relativi al 2011 sono aggiornati al mese <strong>di</strong> aprile).<br />

175


Comune<br />

In<strong>di</strong>vidui<br />

abbattuti<br />

Gerenzano 26<br />

Cislago 6<br />

Tradate 4<br />

<strong>Varese</strong><br />

Cocquio<br />

2<br />

Trevisago<br />

Gorla<br />

1<br />

Maggiore<br />

Lonate<br />

1<br />

Ceppino 1<br />

176<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

In Figura 2.21 è mostrata la localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo del<br />

daino sul territorio provinciale.


Analisi del territorio<br />

Figura 2.21 - Localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo del daino sul<br />

territorio provinciale.<br />

177


178<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Il muflone è stato immesso in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, nel territorio compreso<br />

tra il Lago Maggiore e la Valcuvia e la Valtravaglia, a partire dal 1980. Il<br />

numero <strong>di</strong> soggetti rilasciati nel corso <strong>di</strong> 8 anni è quantificabile in circa 15<br />

in<strong>di</strong>vidui. Nel 1990 era già stimata la presenza <strong>di</strong> circa 30 in<strong>di</strong>vidui (Zilio,<br />

1990). Nel 1997, in corrispondenza dell’avvio del Progetto SIT-FAUNA (Tosi<br />

e Zilio, 20<strong>02</strong>), venne organizzato per la prima volta un censimento<br />

sperimentale della specie, utilizzando il metodo del block count; la<br />

morfologia accidentata delle valli e la ripi<strong>di</strong>tà dei versanti, in aggiunta<br />

all’elevata copertura arborea dell’area censita, portò a scarsi risultati (solo 8<br />

in<strong>di</strong>vidui avvistati), nonostante il conteggio sia stato organizzato con<br />

l’impiego <strong>di</strong> un elevato numero <strong>di</strong> operatori (63 persone sud<strong>di</strong>vise in 38<br />

squadre). A partire dal 1998, considerate le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> eseguire sul<br />

territorio dei censimenti esaustivi, si pensò <strong>di</strong> ricorrere a <strong>di</strong>fferenti<br />

metodologie <strong>di</strong> indagine, in<strong>di</strong>viduando una serie <strong>di</strong> transetti sui quali<br />

sperimentare il metodo del Pellet Group Count. I dati raccolti consentirono <strong>di</strong><br />

attribuire ad ogni transetto un In<strong>di</strong>ce Chilometrico <strong>di</strong> Abbondanza (IKA),<br />

stimato in funzione dei segni <strong>di</strong> presenza rilevati. Dai risultati fu possibile<br />

evidenziare come il settore sud-occidentale del territorio indagato (Pizzoni <strong>di</strong><br />

Laveno e pen<strong>di</strong>ci del Pizzo Cuvignone) risultasse maggiormente frequentato<br />

dalla specie. Tenendo conto <strong>di</strong> un incremento utile annuo pari al 20% degli<br />

animali immessi e della consistenza stimata degli in<strong>di</strong>vidui nel 1990 (30<br />

capi), venne ipotizzata una densità <strong>di</strong> popolazione pari a 3 capi/100 ha, con<br />

una superficie utile alla specie <strong>di</strong> circa 6700 ha.<br />

Nel 2003, in periodo primaverile, venne effettuato dall’ATC 1 e dalla<br />

<strong>Provincia</strong> un censimento della popolazione <strong>di</strong> muflone al “verde” nelle aree <strong>di</strong><br />

alimentazione a prato in<strong>di</strong>viduate nell’area <strong>di</strong> presenza della specie, in cui<br />

vennero censiti circa 200 in<strong>di</strong>vidui.<br />

Negli anni seguenti, dal 2004 al 2006, i soci dell’ATC 1 hanno realizzato in<br />

periodo tardo invernale (fine gennaio) dei conteggi degli in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> muflone<br />

in corrispondenza dell’ultima giornata <strong>di</strong> caccia al cinghiale, arrivando a<br />

contare, a seconda degli anni, da circa 300 a circa 400 in<strong>di</strong>vidui.<br />

A partire dal 2007 sono stati organizzati annualmente, in periodo<br />

primaverile, uno o più censimenti al “verde” in corrispondenza delle aree<br />

aperte del Settore 1 “Monte Nudo”, caratterizzato dalla presenza della<br />

specie.<br />

La specie viene cacciata dal 2003. In Tabella 2.40 sono riportati i dati<br />

<strong>di</strong>sponibili relativi alla gestione del muflone nell’ATC 1 dal 2003 ad oggi.


Analisi del territorio<br />

Tabella 2.40 - Dati riassuntivi sulla gestione del muflone nell’ATC 1 dal<br />

2003 al 2010.<br />

ANNO<br />

Totale capi<br />

censiti<br />

<strong>Piano</strong> <strong>di</strong><br />

prelievo<br />

Percentuale Prelievo Percentuale<br />

piano effettuato prelievo<br />

2003 187 19 10,2% 19 100%<br />

2004 292 25 10,4% 20 80%<br />

2005 284 28 10,6% 25 89%<br />

2006 4<strong>02</strong> 44 11,7% 33 75%<br />

2007 291 40 17% 34 85%<br />

2008 212 40 19,2% 30 75%<br />

2009 275 50 18,2% 49 98%<br />

2010 277 60 21,7% 56 93%<br />

2011 287 60 20,9 59 99%<br />

Nonostante le procedure <strong>di</strong> monitoraggio non siano confrontabili per i due<br />

<strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong> (2003-2006 e 2007-2010), si può notare come la popolazione<br />

<strong>di</strong> muflone appare relativamente stabile. Per quanto riguarda il periodo<br />

2007-2010, poiché l’obiettivo dei Piani <strong>di</strong> prelievo è stato quello <strong>di</strong> contenere<br />

la presenza, la popolazione sembrerebbe rispondere correttamente a tale<br />

obiettivo.<br />

L’ammotrago, detto anche capra berbera o pecora crinita, è un ungulato<br />

originario delle zone montane rocciose e aride dell’area sahariana: Algeria,<br />

Ciad, Libia, Mali, Niger, Sudan. È un ovino che presenta un mantello <strong>di</strong><br />

colore marrone chiaro, che gli permette una buona mimetizzazione<br />

nell'ambiente sabbioso e roccioso tipico dell’areale originario; la criniera<br />

corta e <strong>di</strong>ritta sul collo e sul garrese risulta più lunga sulla gola, sul petto e<br />

sulla parte superiore delle zampe anteriori. Le corna ricurve e appuntite sono<br />

molto sviluppate e possono raggiungere, negli in<strong>di</strong>vidui maschi adulti, anche<br />

85 cm <strong>di</strong> lunghezza. Gli ammotraghi vivono nelle zone aride ed inospitali<br />

dell’Africa settentrionale, privilegiando i territori rocciosi piuttosto che i<br />

deserti sabbiosi e nutrendosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> vegetazione. Si radunano in<br />

piccoli gruppi guidati da un maschio. Nel periodo degli amori (ottobrenovembre)<br />

i maschi cercano <strong>di</strong> guadagnarsi l’accesso al gruppo per<br />

l’accoppiamento sfidandosi con cariche a testa bassa. La femmina dopo una<br />

gestazione che dura circa 160 giorni partorisce uno e talvolta anche due<br />

piccoli.<br />

La specie, considerata vulnerabile (VU) dalla Lista Rossa IUCN secondo i<br />

criteri A2cd, è stata reintrodotta nel Sahara Occidentale. Fuori dall’areale<br />

originario l’ammotrago è stato introdotto in Spagna, Stati Uniti e Messico. In<br />

ambito europeo esiste una piccola popolazione in Repubblica Ceca, che si è<br />

stabilita in seguito a fuga <strong>di</strong> alcuni in<strong>di</strong>vidui da uno zoo. In Italia un piccolo<br />

nucleo è segnalato anche in una azienda faunistico-venatoria<br />

dell’alessandrino.<br />

La specie è presente in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> dal 1993, anno in cui 6 in<strong>di</strong>vidui<br />

(1 maschio e 5 femmine), posseduti da un privato nel comune <strong>di</strong><br />

Castelveccana, sono fuggiti dalla cattività. Un in<strong>di</strong>viduo maschio <strong>di</strong> 5 anni è<br />

179


180<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

stato catturato dagli agenti del Nucleo <strong>Faunistico</strong> della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

nel 1996. Attualmente il nucleo, costituito presumibilmente da circa una<br />

decina <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui, occupa i rilievi del Monte Nudo, Monte Colonna e Monte<br />

Pian della Nave, utilizzando <strong>di</strong> preferenza i versanti rocciosi e assolati che si<br />

affacciano sul Lago Maggiore. La recente osservazione <strong>di</strong> una femmina con<br />

un piccolo al seguito lascia presupporre che, nonostante il numero <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui immessi e presenti sul territorio varesino sia limitato, la specie<br />

riesca comunque a riprodursi. In seguito al parere favorevole dell’Istituto<br />

Nazionale per la Fauna Selvatica (protocollo 3411/T-A23 del 18/5/2004), con<br />

Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le N. 220 del 01/06/2004, è stato autorizzato<br />

l’abbattimento degli in<strong>di</strong>vidui presenti sul territorio provinciale. Tre esemplari<br />

sono stati abbattuti dal 2003 al 2005.<br />

L’esperienza dell’introduzione della specie in Spagna evidenzia una grande<br />

adattabilità dell’ammotrago al clima me<strong>di</strong>terraneo, in aree dove le risorse<br />

trofiche, al contrario delle regioni desertiche originarie, sono abbondanti e i<br />

competitori sono scarsi. In queste aree le popolazioni <strong>di</strong> ammotrago sono<br />

cresciute rapidamente, presentando tassi <strong>di</strong> natalità particolarmente elevati<br />

e costituendo attualmente una delle principali minacce nei confronti<br />

dell’autoctona Capra pyrenaica. La presenza del modesto nucleo <strong>di</strong><br />

ammotraghi in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> potrebbe rappresentare, in concomitanza<br />

con le attività <strong>di</strong> monitoraggio ed era<strong>di</strong>cazione, una opportunità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

della specie in un ambiente molto <strong>di</strong>verso dall’originario e delle possibili sue<br />

interazioni con le altre specie <strong>di</strong> ungulati presenti nell’area (muflone,<br />

capriolo, cervo, cinghiale).<br />

Il camoscio è presente con una popolazione stabile in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

solo nel territorio del CAC Nord Verbano. Occasionali avvistamenti <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui isolati sono stati registrati in un recente passato anche nel<br />

comparto montano a sud del CAC, precisamente: sul Monte Martica nel<br />

2000, un in<strong>di</strong>viduo giovane all’incrocio tra Ghirla e Cunardo nel 2005. Tali<br />

presenze isolate possono essere messe in relazione allo spostamento <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui dalle aree <strong>di</strong> presenza stabile causata da cani durante le braccate al<br />

cinghiale o a fenomeni <strong>di</strong> erratismo che si verificano regolarmente nei<br />

giovani. La spora<strong>di</strong>cità <strong>di</strong> tali osservazioni, unitamente all’assenza o alla<br />

frammentazione, al <strong>di</strong> fuori del territorio del CAC, <strong>di</strong> aree particolarmente<br />

vocate per la specie, induce a non considerare tali eventi isolati nella<br />

trattazione della popolazione stabilmente presente in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />

La popolazione <strong>di</strong> camoscio è regolarmente censita dal CAC, me<strong>di</strong>ante block<br />

census, a partire dal 1996; attualmente si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> dati <strong>di</strong><br />

oltre 10 anni (Tabella 2.41) <strong>di</strong> conteggi. I censimenti vengono realizzati in<br />

maniera pressoché esaustiva in corrispondenza <strong>di</strong> tutte le aree vocate del<br />

territorio del CAC; solo alcune aree, caratterizzate da copertura vegetale<br />

molto fitta e pressoché continua o da elevata pendenza e presenza <strong>di</strong> rocce,<br />

non vengono considerate. In questo modo la consistenza ottenuta<br />

rappresenta un valore minimo certo rispetto alla reale entità della<br />

popolazione.


Analisi del territorio<br />

La specie viene cacciata dal 1998. In Tabella 2.41 sono riportati i dati<br />

<strong>di</strong>sponibili relativi alla gestione del camoscio nel CAC.<br />

Tabella 2.41 - Dati riassuntivi sulla gestione del camoscio nel<br />

Comprensorio “Nord Verbano”dal 1996 ad oggi.<br />

ANNO<br />

Totale capi Differenza <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> Percentuale Prelievo Percentuale<br />

censiti percentuale prelievo <strong>Piano</strong> effettuato prelievo<br />

1996 112<br />

1997 126 113%<br />

1998 142 113% 14 9,9% 9 64%<br />

1999 78 55% 14 17,9% 8 57%<br />

2000 193 247% 14 7,3% 6 43%<br />

2001 155 80% 14 9,0% 8 57%<br />

20<strong>02</strong> 196 126% 14 7,1% 11 79%<br />

2003 245 125% 16 6,5% 13 81%<br />

2004 213 87% 16 7,5% 14 88%<br />

2005 220 103% 16 7,3% 11 69%<br />

2006 198 90% 16 8,1% 12 75%<br />

2007 153 77% 12 7,8% 8 67%<br />

2008 201 131% 14 7% 10 71%<br />

2009 154 77% 11 7,1% 5 46%<br />

2010 140 91% 11 7,9% 8 73%<br />

2011 183 131% 12 6,6% 9 75%<br />

Dal 1996 fino al 2003 la tendenza della popolazione censita ha subito una<br />

netta crescita (il dato relativo all’anno 1999 rappresenta una sottostima, in<br />

quanto il censimento è stato interrotto a causa delle con<strong>di</strong>zioni<br />

meteorologiche). A partire dal 2004 il numero <strong>di</strong> camosci censiti è <strong>di</strong>minuito<br />

lievemente, assestandosi intorno ai 200 in<strong>di</strong>vidui nel 2006. Anche il numero<br />

<strong>di</strong> capi abbattuti è aumentato, con circa 8 camosci abbattuti, per anno, nel<br />

periodo 1998-2001, mentre nel periodo dal 20<strong>02</strong> al 2006 sono stati<br />

me<strong>di</strong>amente abbattuti circa 12 animali. Negli ultimi quattro anni (2007-<br />

2010) si è registrata invece una fluttuazione delle consistenze. Il dato<br />

potrebbe essere chiarito se si considera la presenza <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> fattori<br />

(innevamento, copertura vegetale, localizzazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui in territorio<br />

elvetico) che con<strong>di</strong>ziona la contattabilità della specie durante il censimento,<br />

determinando per alcuni anni una sottostima significativa della popolazione.<br />

2.4.4 INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE FAUNISTICO-VENATORIA<br />

2.4.4.1. REINTRODUZIONI<br />

Per reintroduzione si intende l'immissione <strong>di</strong> una specie in un'area in cui essa<br />

era in<strong>di</strong>gena e da cui è scomparsa in tempi storici per eventi naturali o per<br />

azione <strong>di</strong>retta o in<strong>di</strong>retta dell'uomo. Si tratta <strong>di</strong> operazioni che rivestono un<br />

181


182<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

ruolo positivo nel perseguimento <strong>di</strong> una strategia <strong>di</strong> ripristino <strong>di</strong> zoocenosi il<br />

più possibile complete sul territorio provinciale, che dovrebbero<br />

rappresentare uno degli obiettivi <strong>di</strong> fondo anche delle unità <strong>di</strong> gestione. Tali<br />

interventi devono essere attuati sulla base <strong>di</strong> una apposita indagine tecnica<br />

che abbia verificato i seguenti presupposti:<br />

• documentazione storica <strong>di</strong>mostrante la passata <strong>di</strong>ffusione della specie<br />

nell'area <strong>di</strong> reintroduzione;<br />

• in<strong>di</strong>viduazione e rimozione delle cause <strong>di</strong> estinzione;<br />

• presenza <strong>di</strong> habitat idoneo e <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni sufficienti a sostenere una<br />

popolazione stabile della specie;<br />

• verifica della forma tassonomica (a livello <strong>di</strong> sottospecie) e della<br />

provenienza degli animali da immettere;<br />

• verifica che la reintroduzione non produca rilevanti conseguenze negative<br />

su attività <strong>di</strong> interesse socio-economico.<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, sino ad oggi, le reintroduzioni note e autorizzate<br />

hanno riguardato solamente la specie capriolo.<br />

La ricomparsa del capriolo nel settore montano della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

risale agli anni ‘50. In Valcuvia e Val Travaglia la presenza della specie viene<br />

fatta risalire alla fuga occasionale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui da un recinto privato (Barozzi,<br />

1989) a metà anni ’70, con un successivo incremento delle presenze<br />

imputabile ai rilasci patrocinati dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a, effettuati nel<br />

decennio successivo. Anche la presenza del capriolo nel settore centromeri<strong>di</strong>onale<br />

della provincia, lungo la valle del Ticino, è stata favorita da una<br />

recente reintroduzione, realizzata dal 1991 al 1995, nella porzione del Parco<br />

che ricade in provincia <strong>di</strong> Milano (Cravin e Roveda, 2003).<br />

2.4.4.2. RIPOPOLAMENTI<br />

I ripopolamenti costituiscono un apporto artificiale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui a popolazioni<br />

naturali preesistenti, anche se con consistenze ridotte. In linea teorica, sono<br />

operazioni da effettuarsi solamente quando eventi occasionali hanno agito su<br />

una popolazione, riducendone gli effettivi a tal punto da metterne a serio<br />

rischio la vitalità e la capacità <strong>di</strong> ripresa e non devono essere effettuati<br />

quando la o le cause che hanno portato alla riduzione della popolazione sono<br />

ancora operanti.<br />

Un tentativo <strong>di</strong> ripopolamento, effettuato con soggetti in<strong>di</strong>vidui provenienti<br />

da allevamento, a seguito <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong> acclimatazione in situ, ha<br />

riguardato la coturnice nella porzione orientale del Comprensorio Alpino<br />

Nord Verbano; il monitoraggio <strong>di</strong> metà dei soggetti immessi (21 in<strong>di</strong>vidui<br />

marcati con ra<strong>di</strong>ocollare su 42 rilasciati) ha però verificato che la<br />

sopravvivenza degli stessi non ha interessato un periodo successivo<br />

all’immissione superiore ai 30 giorni (Carlini et al., 1999).


Analisi del territorio<br />

In Italia, in Lombar<strong>di</strong>a e in parte anche nel contesto della provincia <strong>di</strong><br />

<strong>Varese</strong>, al contrario, i ripopolamenti risultano la pratica gestionale più<br />

<strong>di</strong>ffusa, venendo effettuati in modo ricorrente ogni anno o più volte in un<br />

anno, non solo per ricostituire effettivamente delle popolazioni naturali <strong>di</strong><br />

animali selvatici, ma anche per poter permettere un prelievo venatorio che<br />

altrimenti non sarebbe giustificabile.<br />

È il caso, ad esempio, dei ripopolamenti <strong>di</strong> fagiano, lepre, starna che<br />

vengono realizzati con regolarità sia nel CAC sia negli ATC.<br />

Ripopolamenti nel CAC Nord Verbano<br />

Nel CAC Nord Verbano negli ultimi 5 anni (dal 2006 al 2010) sono stati<br />

effettuati rilasci <strong>di</strong> circa 1700 fagiani (me<strong>di</strong>a 1714) e 500 starne (me<strong>di</strong>a<br />

528) all’anno.<br />

Vengono realizzati generalmente 4 lanci all’anno <strong>di</strong> fagiani e starne. Il primo<br />

rilascio <strong>di</strong> fagiani avviene nei primi giorni <strong>di</strong> agosto, con circa 500 in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong><br />

120 giorni <strong>di</strong> età. Di questi, 150 vengono lasciati in un recinto <strong>di</strong><br />

ambientamento (<strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> circa 40x40 m) in comune <strong>di</strong> Veddasca, per<br />

un periodo <strong>di</strong> circa un mese. Il primo lancio viene fatto con in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong><br />

fagiano della sottospecie P.c.tenebrosus, mentre i lanci successivi riguardano<br />

in<strong>di</strong>vidui adulti appartenenti alla sottospecie P.c.mongolicus. La<br />

localizzazione dei rilasci è costante negli anni. Fagiani e starne vengono<br />

rilasciati contemporaneamente.<br />

I rilasci <strong>di</strong> lepre vengono effettuati con lepri <strong>di</strong> provenienza nazionale,<br />

preambientate a terra (in numero <strong>di</strong> circa 30 in<strong>di</strong>vidui); nel 2010, a quelle <strong>di</strong><br />

origine nazionale, si è aggiunto un rilascio <strong>di</strong> 42 lepri <strong>di</strong> cattura <strong>di</strong><br />

provenienza ungherese, che sono state liberate subito dopo il trasporto. I<br />

rilasci avvengono sia in Val Veddasca, sia in Val Dumentina, con un rapporto<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui rilasciati nelle due aree <strong>di</strong> 2 a 1. Le località <strong>di</strong> rilascio sono le<br />

seguenti: Pra Bernardo, Pian <strong>di</strong> Runo e Curiglia (nell’area Dimentina); Monte<br />

Borgna, Cadrigna e Monterecchio (nell’area Veddasca).<br />

Analizzando i dati <strong>di</strong> abbattimento <strong>di</strong> fagiano e starna relativi agli ultimi 5<br />

anni, si evidenzia un prelievo pari al 33.5% dei fagiani rilasciati e al 37.6%<br />

delle starne rilasciate. Una frazione dei fagiani rilasciati riesce a superare la<br />

stagione venatoria, contribuendo a un inse<strong>di</strong>amento stabile della specie nel<br />

territorio del CAC; tale presenza è confermata da alcuni casi <strong>di</strong> riproduzione,<br />

recentemente verificati (nel 2011 sono state in<strong>di</strong>viduate con certezza due<br />

covate, Passalacqua, com. pers.). Al contrario, si può supporre che le starne<br />

liberate non riescano a superare la stagione venatoria e che la specie<br />

<strong>di</strong>penda completamente dai ripopolamenti realizzati <strong>di</strong> anno in anno.<br />

Il prelievo della lepre è subor<strong>di</strong>nato a un piano <strong>di</strong> prelievo conservativo (12<br />

in<strong>di</strong>vidui) che consente la presenza sul territorio del CAC <strong>di</strong> una popolazione<br />

stabile della specie.<br />

Tutti i ripopolamenti in CAC Nord Verbano vengono realizati nelle aree a<br />

maggior tutela.<br />

183


Ripopolamenti nell’ATC 1<br />

184<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Nell’ATC 1 vengono effettuati ripopolamenti <strong>di</strong> fagiano, starna e lepre.<br />

Il ripopolamento del fagiano avviene secondo due modalità, me<strong>di</strong>ante<br />

l’impiego <strong>di</strong> fagianotti preambientati in voliera in periodo estivo e me<strong>di</strong>ante<br />

immissioni integrative <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui da settembre a <strong>di</strong>cembre (pronta caccia).<br />

Il numero <strong>di</strong> fagiani immessi preambientati in voliera per anno è risultato<br />

variabile dal 2004 al 2009, da un minimo <strong>di</strong> 640 in<strong>di</strong>vidui nel 2007 a un<br />

massimo <strong>di</strong> 2710 in<strong>di</strong>vidui nel 2005. Me<strong>di</strong>amente, il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

immessi è circa 1350, con 3 lanci all’anno (due lanci a luglio e uno ad<br />

agosto). Gli in<strong>di</strong>vidui rilasciati sono fagianotti <strong>di</strong> circa 90 giorni <strong>di</strong> età,<br />

preambientati in voliere autorizzate. In aggiunta a questi rilasci vengono<br />

effettuate immissioni integrative <strong>di</strong> circa 4000 fagiani all’anno, con lanci<br />

effettuati circa 2 volte al mese da fine settembre all’inizio <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre, in<br />

zone autorizzate dalla <strong>Provincia</strong>.<br />

La starna è stata oggetto <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> ripopolamento, nel periodo<br />

considerato (2004-2010) in 2 anni: 2004, con il rilascio <strong>di</strong> 60 giovani<br />

preambientati in voliera; 2008, con il rilascio <strong>di</strong> 1400 in<strong>di</strong>vidui, con lanci<br />

effettuati da settembre a <strong>di</strong>cembre (pronta caccia).<br />

Il ripopolamento <strong>di</strong> lepre è stato effettuato negli ultimi anni secondo <strong>di</strong>verse<br />

modalità (rilascio <strong>di</strong> leprotti in periodo primaverile-estivo in recinti<br />

autorizzati, rilascio <strong>di</strong> adulti riproduttori in gennaio) e con un numero <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui rilasciati <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> anno in anno. Nel 2004 sono stati rilasciati 100<br />

in<strong>di</strong>vidui adulti in gennaio, in aree autorizzate dalla <strong>Provincia</strong>, e 200 leprotti<br />

preambientati in recinti autorizzati. Nel 2005 sono state rilasciate<br />

complessivamente 50 lepri; numeri analoghi riguardano anche gli anni<br />

successivi, in cui i rilasci sono stati effettuati prevalentemente in periodo<br />

estivo.<br />

Ripopolamenti nell’ATC 2<br />

Nell’ATC 2 vengono effettuati ripopolamenti <strong>di</strong> fagiano, starna e lepre. Di<br />

seguito vengono riportati i dati raccolti relativamente ai ripopolamenti <strong>di</strong><br />

lepre.<br />

Dal 2007 al 2011 sono state rilasciate in me<strong>di</strong>a 300 lepri all’anno. Si tratta <strong>di</strong><br />

lepri adulte, <strong>di</strong> provenienza est-europea (Romania, Slovacchia, Ungheria),<br />

catturate e rilasciate nell’arco <strong>di</strong> 2-3 giorni.<br />

Di seguito vengono riportati i dati relativi al numero <strong>di</strong> lepri immesse e<br />

abbattute per anno nel periodo 2006-2011.


Analisi del territorio<br />

Tabella 2.42 - Lepri immesse e abbattute nel territorio dell’ATC 2 nel<br />

periodo 2006-2011.<br />

Anno Ripopolamenti Abbattimenti<br />

2006 0 284<br />

2007 296 273<br />

2008 296 188<br />

2009 316 205<br />

2010 290 206<br />

2011 300 147<br />

Ripopolamenti nell’ATC 3<br />

Nell’ATC 3 vengono effettuati ripopolamenti <strong>di</strong> fagiano, starna e lepre.<br />

Il ripopolamento del fagiano avviene secondo due modalità, me<strong>di</strong>ante<br />

l’impiego <strong>di</strong> fagianotti preambientati in voliera in periodo estivo e me<strong>di</strong>ante<br />

immissioni integrative <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui da settembre a <strong>di</strong>cembre (pronta caccia).<br />

Il numero <strong>di</strong> fagiani immessi preambientati in voliera è stato pari a 330 nel<br />

2010; nello stesso anno sono state fatte immissioni integrative <strong>di</strong> 5170<br />

in<strong>di</strong>vidui, con 6 lanci effettuati da fine settembre a fine novembre. Nel 2011<br />

sono stati rilasciati 5500 in<strong>di</strong>vidui adulti, da settembre a novembre.<br />

La starna è oggetto <strong>di</strong> ripopolamento, con il rilascio <strong>di</strong> circa 700 in<strong>di</strong>vidui<br />

all’anno, a fine luglio.<br />

Il ripopolamento <strong>di</strong> lepre viene effettuato nel mese <strong>di</strong> gennaio, con circa 200<br />

in<strong>di</strong>vidui (164 lepri nel 2010 e 216 lepri nel 2011).<br />

2.4.4.3. INTRODUZIONI<br />

Per introduzione si intende un caso specifico <strong>di</strong> immissione intenzionale <strong>di</strong><br />

una specie in un’area posta al <strong>di</strong> fuori del suo areale <strong>di</strong> documentata<br />

presenza naturale in tempi storici.<br />

Gli esempi <strong>di</strong> introduzioni realizzate nel passato con finalità <strong>di</strong> riqualificazione<br />

faunistico-venatoria sono numerosi.<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la presenza del muflone è riconducibile a interventi <strong>di</strong><br />

rilascio patrocinati dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a, a partire dal 1980. Il muflone è<br />

stato immesso nel territorio compreso tra il Lago Maggiore e la Valcuvia e la<br />

Valtravaglia. Il numero <strong>di</strong> soggetti rilasciati nel corso <strong>di</strong> 8 anni è<br />

185


186<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

quantificabile in circa 15 in<strong>di</strong>vidui. Nel 1990 era già stimata la presenza <strong>di</strong> un<br />

nucleo <strong>di</strong> circa 30 in<strong>di</strong>vidui (Zilio, 1990), che ha dato origine alla popolazione<br />

attualmente presente sul territorio provinciale (ve<strong>di</strong> Paragrafo 2.4.3.14).<br />

Per quanto concerne il cinghiale, pur dovendosi parlare per questa specie <strong>di</strong><br />

immissioni “con valenza <strong>di</strong> reintroduzione”, la ricomparsa sul territorio<br />

provinciale risulta del tutto estranea ad un piano programmato, trattandosi<br />

<strong>di</strong> una ricolonizzazione avente origine da immissioni <strong>di</strong> alcuni soggetti <strong>di</strong><br />

sesso femminile, <strong>di</strong> provenienza toscana, nell'area del Comprensorio Alpino<br />

<strong>di</strong> Caccia e, presumibilmente, <strong>di</strong> esemplari "ibri<strong>di</strong>" in Valcuvia-Valtravaglia.<br />

La ricomparsa del cinghiale in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> risale agli anni 1976-1978<br />

(ve<strong>di</strong> Paragrafo 2.4.3.14).<br />

La presenza del daino nel territorio provinciale assume invece la<br />

connotazione <strong>di</strong> una vera e propria introduzione, trattandosi <strong>di</strong> specie<br />

alloctona, estranea alla zoocenosi originaria della provincia. Attualmente è<br />

presente un nucleo stabile della specie nella porzione sud-orientale della<br />

provincia (ve<strong>di</strong> Paragrafo 2.4.3.14), soggetto a controllo finalizzato<br />

all’era<strong>di</strong>cazionene.<br />

La popolazione <strong>di</strong> colino della Virginia presente stabilmente sul territorio<br />

provinciale occupa la fascia della valle del Ticino compresa tra la Brughiera<br />

del Dosso e il Bosco del Turbigaccio e tutta la porzione <strong>di</strong> brughiera residua<br />

che si trova a sud <strong>di</strong> Malpensa. Tale popolazione risulta in continuità con<br />

quella piemontese e della provincia <strong>di</strong> Milano, e deriva da interventi <strong>di</strong><br />

immissione effettuati a partire dagli anni ’30 per scopi venatori. Segnalazioni<br />

più sparse in altre aree della provincia possono essere ricondotte a singoli<br />

interventi <strong>di</strong> immissione <strong>di</strong> colini, effettuati negli anni ’80, che non hanno in<br />

seguito originato nuclei stabili della specie. Maggiori informazioni sulla<br />

<strong>di</strong>stribuzione della specie e abbondanza delle popolazioni sono fornite al<br />

Paragrafo 2.4.3.3<br />

In passato sono state effettuate immissioni non autorizzate <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong><br />

pernice rossa, che hanno interessato la zona <strong>di</strong> Cantello e l’area dei Pizzoni<br />

<strong>di</strong> Laveno. È probabile che alcune immissioni abusive vengano tutt’ora<br />

realizzate, dal momento che saltuariamente vengono osservati in<strong>di</strong>vidui della<br />

specie sul territorio provinciale (ve<strong>di</strong> Paragrafo 2.4.3.3).<br />

L’inse<strong>di</strong>amento della minilepre in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è avvenuto<br />

probabilmente a seguito dell’espansione delle popolazioni provenienti dal<br />

Piemonte, in cui la specie è stata introdotta per scopi venatori alla fine degli<br />

anni ’60 e negli anni ’70.<br />

2.4.5 INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE<br />

I piani <strong>di</strong> miglioramento ambientale costituiscono uno strumento finanziario<br />

pre<strong>di</strong>sposto dalla <strong>Provincia</strong> ai sensi dell’art. 15 della L.R. 26/93, finalizzato a<br />

incentivare interventi <strong>di</strong> creazione, ripristino o mantenimento <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />

ambientali idonee alla vita della fauna selvatica, nonché <strong>di</strong> riduzione<br />

dell’impatto ambientale, causato dalle attività agricole negli agroecosistemi,


Analisi del territorio<br />

soprattutto nei riguar<strong>di</strong> della <strong>di</strong>stribuzione, della densità e della bio<strong>di</strong>versità<br />

delle popolazioni costituenti le specie <strong>di</strong> fauna selvatica regionale. La L.R. 7<br />

febbraio 2000, n. 7 “Norme per gli interventi regionali in agricoltura”, agli<br />

artt. 4 e 25 prevede, infatti, la possibilità <strong>di</strong> concedere contributi per<br />

interventi finalizzati alla tutela e alla valorizzazione della fauna selvatica.<br />

La Regione Lombar<strong>di</strong>a ha riapprovato, con delibera n. 11807 del 30<br />

<strong>di</strong>cembre 20<strong>02</strong>, le “Disposizioni attuative per la concessione <strong>di</strong> contributi per<br />

interventi finalizzati ad uno sviluppo rurale compatibile con la valorizzazione<br />

delle risorse faunistiche ed ambientali”, che sono state parzialmente<br />

mo<strong>di</strong>ficate con D.G.R. n. 12178 del 21/<strong>02</strong>/2003. Tali <strong>di</strong>sposizioni, <strong>di</strong> seguito<br />

sintetizzate, prevedono l’istituzione <strong>di</strong> un regime <strong>di</strong> aiuto, subor<strong>di</strong>nata<br />

all’espressione del parere favorevole <strong>di</strong> compatibilità da parte della<br />

Commissione UE, ai sensi degli articoli 87 e 88 del Trattato UE. I soggetti,<br />

sia pubblici che privati, beneficiari dei contributi previsti dal piano <strong>di</strong><br />

miglioramento ambientale sono:<br />

- agricoltori e aziende agricole;<br />

- proprietari <strong>di</strong> terreni agricoli, boschi e alpeggi;<br />

- comuni;<br />

- comunità montane.<br />

Gli interventi sono concessi per le seguenti attività:<br />

- gestioni <strong>di</strong> boschi e pascoli montani;<br />

- coltivazione <strong>di</strong> colture a perdere destinate al rifugio e<br />

all’alimentazione della fauna selvatica;<br />

- salvaguar<strong>di</strong>a della fauna selvatica in colture specializzate quali i<br />

pioppeti;<br />

- ripristino e manutenzione <strong>di</strong> zone umide;<br />

- realizzazione e manutenzione <strong>di</strong> siepi, filari e boschetti;<br />

- creazione e manutenzione <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> abbeverata per la fauna<br />

selvatica alpina.<br />

Gli interventi <strong>di</strong> cui sopra devono essere effettuati su terreni ricadenti o<br />

all’interno del territorio a caccia programmata o all’interno delle Oasi <strong>di</strong><br />

protezione e/o Zone <strong>di</strong> ripopolamento e cattura.<br />

Dal momento che queste tipologie <strong>di</strong> intervento sono destinate alla creazione<br />

e al mantenimento <strong>di</strong> ambienti favorevoli alla presenza e alla riproduzione<br />

della fauna selvatica, e che l’incentivazione rappresenta un impegno nel<br />

settore agro-ambientale ai sensi dell’art. 5.3 degli Orientamenti Comunitari<br />

per gli aiuti <strong>di</strong> stato nel settore agricolo, l’adesione al programma “Contributi<br />

per interventi finalizzati ad uno sviluppo rurale compatibile con la<br />

valorizzazione delle risorse faunistiche ed ambientali” comporta, per il<br />

beneficiario, un vincolo <strong>di</strong> 5 anni.<br />

187


188<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

2.4.5.1. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI<br />

FINANZIATI DALLA PROVINCIA DI VARESE<br />

Nelle seguenti tabelle vengono riportati gli interventi <strong>di</strong> miglioramento<br />

ambientale realizzati ai sensi della DGR 7/11807 del 30 <strong>di</strong>cembre 20<strong>02</strong>, ai<br />

sensi della L.R. 7/2000, art. 4 e 5, nel territorio provinciale nel periodo 2003<br />

– 2008, con proroghe fino al 2010.<br />

Tabella 2.43 - Miglioramenti ambientali in località: Lentate, Sesto Calende,<br />

Az. Agr. La Fattoria.<br />

Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />

agraria<br />

interessata Ha finanziamento<br />

20<strong>02</strong>-2003 3a Colture a perdere (mais) 3.07 2931,95<br />

2003-2004 3a Colture a perdere (mais) 3.07 2931,95<br />

2004-2005 3a Colture a perdere (mais) 3.07 2931,95<br />

2005-2006 3a Colture a perdere (sorgo) 3.07 2931,95<br />

2006-2007 3a Colture a perdere (sorgo) 3.00 2865,00<br />

2007-2008 3a Colture a perdere (sorgo) 2.98 2845,90<br />

2008-2009 3a Colture a perdere (sorgo) 2.91 2779,85<br />

2009-2010 3a Colture a perdere (sorgo) 2.98 2845,85<br />

23064,4<br />

Tabella 2.44 - Miglioramenti ambientali in località: Portovaltravaglia, Az.<br />

Agr. Ticinallo S.r.l.<br />

Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />

agraria<br />

interessata Ha finanziamento<br />

20<strong>02</strong>-2003 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

3.00 1200<br />

20<strong>02</strong>-2003 7 Aiuti alla fauna alpina 2000<br />

2003-2004 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

3.00 1200<br />

2003-2004 7 Aiuti alla fauna alpina 500<br />

2004-2005 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

3.00 1200<br />

2004-2005 7 Aiuti alla fauna alpina 500<br />

2005-2006 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

3.00 1200<br />

2005-2006 7 Aiuti alla fauna alpina 500<br />

2006-2007 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

1.00<br />

1200<br />

2006-2007 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

2.00<br />

2006-2007 7 Aiuti alla fauna alpina 500<br />

2007-2008 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

1.00<br />

1200<br />

2007-2008 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

2.00<br />

2007-2008 7 Aiuti alla fauna alpina 500


Analisi del territorio<br />

Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />

agraria<br />

interessata Ha finanziamento<br />

2008-2009 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

3.00 1200<br />

2008-2009 7 Aiuti alla fauna alpina 500<br />

2009-2010 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

3.00 1200<br />

2009-2010 7 Aiuti alla fauna alpina 2000<br />

16600<br />

Tabella 2.45 - Miglioramenti ambientali in località: Cavona, Cuveglio.<br />

Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />

agraria<br />

interessata Ha finanziamento<br />

20<strong>02</strong>-2003 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.4740 189,60<br />

20<strong>02</strong>-2003 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

0.9850 394,00<br />

2003-2004 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.4740 189,60<br />

2003-2004 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

0.9850 394,00<br />

2004-2005 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.4740 189,60<br />

2004-2005 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

0.9850 394,00<br />

2005-2006 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.4740 189,60<br />

2005-2006 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

0.9850 394,00<br />

2006-2007 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.4740 189,60<br />

2006-2007 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

0.9850 394,00<br />

2007-2008 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.4740 189,60<br />

2007-2008 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

0.9850 394,00<br />

2008-2009 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.4740 189,60<br />

2008-2009 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

0.9850 394,00<br />

2009-2010 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.4740 189,60<br />

2009-2010 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

0.9850 394,00<br />

4668,8<br />

189


190<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Tabella 2.46 - Miglioramenti ambientali in località: Portovaltravaglia, Az.<br />

Agr. Boldrini Valeria, via rovedana 7.<br />

Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />

agraria<br />

interessata Ha finanziamento<br />

2005-2006 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.5700 228,00<br />

2005-2006 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

2.9700 1188,00<br />

2005-2006 7 Aiuti alla fauna alpina 2000,00<br />

2006-2007 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.5700 228,00<br />

2006-2007 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

2.9700 1188,00<br />

2006-2007 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />

2007-2008 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.5700 228,00<br />

2007-2008 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

2.9700 1188,00<br />

2007-2008 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />

2008-2009 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.5700 228,00<br />

2008-2009 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

2.9700 1188,00<br />

2008-2009 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />

2009-2010 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.5700 228,00<br />

2009-2010 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

2.9700 1188,00<br />

2009-2010 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />

11080,00<br />

Tabella 2.47 - Miglioramenti ambientali in località: Montegrino<br />

Valtravaglia, Soc. Monte Oasi S.r.l.<br />

Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />

agraria<br />

interessata Ha finanziamento<br />

20<strong>02</strong>-2003 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

10.00 4000,00<br />

2004-2005 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

10.00 4000,00<br />

2005-2006 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

10.00 4000,00<br />

2006-2007 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

10.00 4000,00<br />

2007-2008 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

10.00 4000,00<br />

2008-2009 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

10.00 4000,00<br />

2009-2010 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

10.00 4000,00<br />

28000,00


Analisi del territorio<br />

Tabella 2.48 - Miglioramenti ambientali in località: Brezzo <strong>di</strong> Bedero, Via<br />

belmonte 50, Zigliani Battista.<br />

Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />

agraria<br />

interessata Ha finanziamento<br />

2003-2004 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.52 208,00<br />

2003-2004 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

01.46 584,00<br />

2003-2004 7 Aiuti alla fauna alpina 2000,00<br />

2004-2005 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.52 208,00<br />

2004-2005 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

01.46 584,00<br />

2004-2005 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />

2005-2006 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.52 208,00<br />

2005-2006 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

01.46 584,00<br />

2005-2006 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />

2006-2007 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.52 208,00<br />

2006-2007 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

01.46 584,00<br />

2006-2007 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />

2007-2008 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.52 208,00<br />

2007-2008 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

01.46 584,00<br />

2007-2008 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />

2008-2009 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.52 208,00<br />

2008-2009 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

01.46 582,00<br />

2008-2009 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />

2009-2010 1 Gestione e cura dei<br />

boschi<br />

0.52 208,00<br />

2009-2010 2 Recupero dei pascoli<br />

montani abbandonati<br />

01.46 582,00<br />

2009-2010 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />

10540,00<br />

Tabella 2.49 - Miglioramenti ambientali in località: Daverio, Pinton Lino via<br />

vittorio veneto 7.<br />

Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />

agraria<br />

interessata Ha finanziamento<br />

2003-2004 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3832,25<br />

2003-2004 3b Id. su Set-aside<br />

poliennale (erbaio)<br />

0.73 270,10<br />

2004-2005 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3635,15<br />

2004-2005 3b Id. su Set-aside<br />

poliennale (erbaio)<br />

0.73 73,00<br />

191


192<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />

agraria<br />

interessata Ha finanziamento<br />

2004-2005 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3562,15<br />

3b Id. su Set-aside<br />

poliennale (erbaio)<br />

0.73 270,10<br />

2005-2006 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3562,15<br />

2005-2006 3b Id. su Set-aside<br />

poliennale (erbaio)<br />

0.73 73,00<br />

2006-2007 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3562,15<br />

2006-2007 3b Id. su Set-aside<br />

poliennale (erbaio)<br />

0.73 79,10<br />

2007-2008 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3371,15<br />

2007-2008 3b Id. su Set-aside<br />

poliennale (erbaio)<br />

0.73 73,00<br />

2008-2009 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3371,15<br />

2008-2009 3b Id. su Set-aside<br />

poliennale (erbaio)<br />

0.73 270,10<br />

2009-2010 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3369,15<br />

2009-2010 3b Id. su Set-aside<br />

poliennale (erbaio)<br />

0.73 75,00<br />

29448,70<br />

Complessivamente nel periodo 2003-2010 sono stati assunti impegni<br />

complessivamente per 123.4<strong>02</strong> euro.<br />

2.4.5.2. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI NEL<br />

CAC NORD VERBANO<br />

Un’analisi dei dati <strong>di</strong>sponibili relativi agli interventi <strong>di</strong> miglioramento<br />

ambientale realizzati dal CAC Nord Verbano permette <strong>di</strong> definire un quadro<br />

realistico della localizzazione, della tipologia e dell’entità <strong>di</strong> tali interventi.<br />

Nel periodo 2003/2007 sono stati realizzati interventi <strong>di</strong> miglioramento<br />

ambientale per un impegno economico del CAC <strong>di</strong> circa 9000 euro. A<br />

integrazione <strong>di</strong> questo importo deve essere aggiunta la somma <strong>di</strong> 5000 euro<br />

impegnata dalla <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> che ha cofinanziato alcuni interventi. Gli<br />

interventi sono stati realizzati nelle seguenti località: Prati <strong>di</strong> Armio<br />

(Veddasca), Alpe Quadra (Veddasca), Montagnola (Maccagno), Pian<br />

Cortiggia (Tronzano).<br />

Le informazioni relative agli interventi realizzati negli anni successivi sono<br />

riportati nella Tabella 2.50.<br />

Tabella 2.50 - Interventi <strong>di</strong> miglioramento ambientale a fini faunistici<br />

realizzati dal CAC Nord Verbano.<br />

Anno Località Tipologia Importo (euro)<br />

2007 Pian <strong>di</strong> Runo<br />

(Dumenza)<br />

ripristino area a mirtillo<br />

Monti <strong>di</strong> Bassano<br />

(Tronzano)<br />

apertura radure


Analisi del territorio<br />

Anno Località Tipologia Importo (euro)<br />

Cadrigna<br />

(Veddasca)<br />

sfalcio ginestre<br />

Alpe Corte ripristino pascolo e monticazione<br />

(Curiglia)<br />

con vacche<br />

Forcora, Monte<br />

Sirti (Veddasca)<br />

cippatura ginestre<br />

Totale 2007 12000<br />

2008 Pian <strong>di</strong> Runo ampliamento/mantenimento area<br />

(Dumenza)<br />

<strong>di</strong> ripristino mirtillo<br />

Monti <strong>di</strong> Bassano mantenimento/ampliamento<br />

(Tronzano)<br />

radure<br />

Cadrigna<br />

(Veddasca)<br />

mantenimento sfalcio ginestre<br />

Comune<br />

costruzione recinto<br />

(4000)<br />

Veddasca<br />

ambientamento fagiano<br />

Totale 2008 11000<br />

2009 Monte Sirti<br />

(Veddasca)<br />

sfalcio ginestre<br />

Graglio<br />

(Veddasca)<br />

sfalcio prato<br />

Cadrigna ampliamento/mantenimento<br />

(Veddasca)<br />

sfalcio ginestre<br />

Totale 2009 7000<br />

2010 Monte Sirti<br />

(Veddasca)<br />

ripristino area a mirtillo<br />

Monte Sirti<br />

(Veddasca)<br />

cippatura ginestre (trattore) (1800)<br />

Monti <strong>di</strong> Bassano apertura pascolo, cippatura<br />

(Tronzano)<br />

betulla<br />

Monte Borgna apertura pascolo<br />

Pian <strong>di</strong> Runo ampliamento/mantenimento area<br />

(Dumenza)<br />

<strong>di</strong> ripristino mirtillo<br />

Totale 2010 1800 + 12000<br />

(valorizzazione)<br />

Negli ultimi 4 anni l’importo destinato ad interventi <strong>di</strong> miglioramento<br />

ambientale ha superato ampiamente la quota del 10% del bilancio annuale,<br />

che per il CAC Nord Verbano ammonta a circa 40000 euro. Nel 2010 i costi<br />

effettivamente sostenuti per attività <strong>di</strong> miglioramento ambientale sono stati<br />

<strong>di</strong> soli 1800 euro, ma le attività sono state realizzate, contrariamente agli<br />

anni passati, <strong>di</strong>rettamente dai soci del CAC, per un totale <strong>di</strong> 800 ore <strong>di</strong><br />

lavoro (135 soci per 3 ore); calcolando quin<strong>di</strong> un costo valorizzato <strong>di</strong> 15<br />

euro/ora si può stimare un importo <strong>di</strong> 12000 euro.<br />

193


194<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

2.4.5.3. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI<br />

NELL’ATC 1<br />

Di seguito vengono descritti gli interventi <strong>di</strong> migliormanto ambientale<br />

realizzati a partire dall'anno 2001 sul territorio dell'ATC 1, sulla base dei dati<br />

forniti dall’Ambito. La maggior parte degli interventi effettuati ha riguardato<br />

la creazione <strong>di</strong> radure, il recupero <strong>di</strong> pascoli abbandonati, o ad<strong>di</strong>rittura, <strong>di</strong> ex<br />

pascoli, ormai invasi da bosco, al fine <strong>di</strong> creare elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità<br />

nelle aree boschive che, ormai, occupano la quasi totalità del territorio non<br />

urbanizzato dell'ATC. Nelle zone della fascia prealpina, il continuo e<br />

progressivo abbandono delle attività agricole ha determinato una evidente<br />

semplificazione del paesaggio con evoluzione dei terreni, prima coltivati,<br />

verso l'incolto, l'arbusteto ed il bosco, ed una conseguente <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong><br />

recettività dell’ambiente nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> molte specie animali.<br />

I numerosi interventi <strong>di</strong> ripristino ambientale volti al recupero <strong>di</strong> pascoli<br />

abbandonati, ormai boscati, hanno determinato la creazione <strong>di</strong> spazi aperti<br />

all'interno <strong>di</strong> vaste aree boschive favorendo, conseguentemente, la<br />

<strong>di</strong>versificazione degli ambienti e l'instaurazione ecosistemi in grado <strong>di</strong><br />

garantire situazioni idonee per la fauna in generale e per gli ungulati in<br />

particolare.<br />

In particolare, gli interventi realizzati hanno perseguito i seguenti obiettivi:<br />

- ripristino <strong>di</strong> una corretta <strong>di</strong>stribuzione fra aree boscate, arbustive, radure,<br />

pascoli e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> un elevato in<strong>di</strong>ce cotonale;<br />

- creazione <strong>di</strong> aree <strong>di</strong> svernamento, soprattutto per cervi e caprioli, in grado<br />

<strong>di</strong> garantire <strong>di</strong>sponibilità alimentare a basso <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico per la<br />

termoregolazione (versanti esposti);<br />

- favorire la <strong>di</strong>sponibilità alimentare ad elevato valore nutritivo e basso costo<br />

energetico, in grado, fra l'altro, <strong>di</strong> ridurre gli spostamenti degli animali alla<br />

ricerca <strong>di</strong> cibo e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuirne la mortalità causata<br />

dall'attraversamento delle strade e <strong>di</strong> limitare i danni alle colture agricole.<br />

In termini <strong>di</strong> azioni realizzate, le <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> intervento hanno<br />

riguardato la trasformazione del bosco in pascoli arborati, la costituzione <strong>di</strong><br />

pozze d'abbeverata, la piantumazione <strong>di</strong> arbusti autoctoni e la costruzione <strong>di</strong><br />

altane destinate all'avvistamento ed al censimento degli animali.<br />

La trasformazione del bosco ha comportato nel primo anno i seguenti lavori:<br />

- taglio delle piante<br />

-accatastamento ramaglie e bruciatura con posizionamento in aree <strong>di</strong> facile<br />

controllo<br />

- cippatura delle ceppaie<br />

- rinettamento dal pietrame presente e <strong>di</strong> eventuali rifiuti<br />

- fresatura del terreno ed erpicatura per la preparazione del letto <strong>di</strong> semina<br />

- semina del tappeto erboso con miscuglio idoneo<br />

e negli anni successivi:<br />

- interventi <strong>di</strong> mantenimento<br />

- sfalcio o trinciatura del pascolo


Analisi del territorio<br />

- eventuali trasemine<br />

Per la costituzione delle pozze d'abbeverata si sono normalmente previsti i<br />

seguenti interventi:<br />

- modellatura degli argini<br />

- modellatura del fondo<br />

- sistemazione del fondo con pietrame raccolto sul posto<br />

- utilizzo <strong>di</strong> argilla unitamente a strame, ramaglie, corteccia per<br />

l'impermeabilizzazione del fondo opportunamente compattato e per<br />

l'alimentazione della fauna batterica a garanzia <strong>di</strong> una fitodepurazione<br />

naturale dell'acqua<br />

- consolidamento della riva tramite posizionamento <strong>di</strong> pietrame o barriera <strong>di</strong><br />

paletti infissi nel terreno.<br />

Per la piantumazione <strong>di</strong> arbusti, sono stati effettuati, nel primo anno, i<br />

seguenti interventi:<br />

- preparazione del terreno<br />

- piantumazione arbusti e risistemazione terreno<br />

- pacciamatura tramite fogliame raccolto in loco<br />

e negli anni successivi:<br />

- pulizia, potatura ed eliminazione erbe infestanti<br />

- sostituzione fallanze<br />

- sistemazione e rinnovo pacciamatura<br />

Gli arbusti utilizzati, tutti a produzione <strong>di</strong> bacche autunno-invernali per<br />

favorire l'alimentazione degli uccelli migratori, sono:<br />

- Crataegus monogyna (Biancospino)<br />

- Cornus sanguinea (Sanguinella)<br />

- Sambucus nigra (Sambuco)<br />

- Cornus mas (Corniolo)<br />

Purtroppo, l'intensa attività alimentare su questi arbusti da parte degli<br />

ungulati, in particolare caprioli e cervi, ne ha ostacolato notevolmente lo<br />

sviluppo.<br />

Nelle aree <strong>di</strong> ripristino sono state, poi, posizionate delle altane, costruite<br />

<strong>di</strong>rettamente dai cacciatori al fine <strong>di</strong> favorire l'avvistamento ed il censimento<br />

degli animali.<br />

Nel complesso si sono effettuati interventi su <strong>di</strong> una superficie <strong>di</strong> circa 55 ha<br />

utilizzando fonti contributive <strong>di</strong>versificate quali: D.G.R. n. 7/ 11807 del 30<br />

<strong>di</strong>cembre 20<strong>02</strong>, Legge n. 388 del 23 <strong>di</strong>cembre 2000 e fon<strong>di</strong> messi<br />

<strong>di</strong>rettamente a <strong>di</strong>sposizione dall'ATC n. 1<br />

Tutti gli interventi effettuati hanno avuto, dal punto <strong>di</strong> vista ambientale e<br />

faunistico, un buon successo, così come anche nei riguar<strong>di</strong> dei cacciatori<br />

iscritti all'ATC che, nella generalità dei casi hanno apprezzato quanto fatto e<br />

le finalità perseguite.<br />

Interventi quali quelli attuati in località Profaree, Sass Polenta e Pianco sono<br />

stati il risultato <strong>di</strong> una collaborazione fattiva fra Regione Lombar<strong>di</strong>a,<br />

<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e ATC n. 1.<br />

195


196<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Un altro progetto, quale quello denominato "Vapamont", volto al recupero <strong>di</strong><br />

un pascolo completamente invaso da felce, in località Settetermini, ha ,<br />

invece, visto la collaborazione fra <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Università <strong>di</strong> Milano,<br />

Dipertimento <strong>di</strong> Produzione Vegetale - Facoltà <strong>di</strong> Agraria, ANUU Migratoristi e<br />

ATC n. 1.<br />

I contributi ottenuti ed utilizzati si possono quantificare, nel complesso, in<br />

circa 385.000,00€.<br />

Da ricordare che a questi si sarebbero dovuti aggiungere anche altri<br />

85.000,00€ deliberati da Regione Lombar<strong>di</strong>a e connessi al progetto Profaree,<br />

Sass Polenta, Pianco, ma mai pervenuti, per sopravvenuta mancanza <strong>di</strong><br />

fon<strong>di</strong>, in questo caso fon<strong>di</strong> statali previsti dalla Legge n. 388 del 31 <strong>di</strong>cembre<br />

20<strong>02</strong><br />

2.4.5.4. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI<br />

NELL’ATC 2<br />

Gli interventi <strong>di</strong> miglioramento ambientale realizzati negli ultimi anni nel<br />

territorio dell’ATC 2 possono essere ricondotti a singole azioni puntiformi. Il<br />

dettaglio relativo alle tipologie <strong>di</strong> intervento non è <strong>di</strong>sponibile.<br />

2.4.5.5. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI<br />

NELL’ATC 3<br />

Gli interventi <strong>di</strong> miglioramento ambientale realizzati negli ultimi anni nel<br />

territorio dell’ATC 3 possono essere ricondotti a singole azioni puntiformi. Il<br />

dettaglio relativo alle tipologie <strong>di</strong> intervento non è <strong>di</strong>sponibile.<br />

2.4.6 DANNI CAUSATI DALLA FAUNA SELVATICA<br />

2.4.6.1. ASPETTI GENERALI<br />

Le modalità <strong>di</strong> indennizzo dei danni causati dalla fauna selvatica alle<br />

coltivazioni sono attualmente stabilite, a livello legislativo, dalla L.N. 157/92<br />

e dalla L.R. Lombar<strong>di</strong>a n. 26/93 e successive mo<strong>di</strong>ficazioni. In particolare,<br />

spetta alla Giunta Regionale, tramite le province, l’indennizzo dei danni<br />

provocati dalla selvaggina alle coltivazioni agricole nelle Oasi <strong>di</strong> Protezione,<br />

nelle Zone <strong>di</strong> Ripopolamento e Cattura e nei Centri pubblici <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong><br />

selvaggina (L.R. Lombar<strong>di</strong>a n.26/93 e successive mo<strong>di</strong>ficazioni, articolo 47).<br />

2.4.6.2. DANNI NELLE ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA E NELLE OASI DI<br />

PROTEZIONE<br />

Di seguito è riportato, dal 2006 ad oggi, l’andamento annuo delle richieste <strong>di</strong><br />

indennizzo, dell’ammontare richiesto dei risarcimenti e delle somme<br />

complessivamente erogate.


Analisi del territorio<br />

Tabella 2.51- Andamento delle richieste e quantificazione economica<br />

dell’indennizzo dei danni causati da fauna selvatica in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />

Anno 2006 2007 2008 2009 2010<br />

N. richieste 76 40 52 51 100<br />

Risarcimento<br />

richiesto (€) 33512 27738 27595 53754 92283<br />

Totale erogato (€) 30161 0 24707 26246 61323<br />

Dal 2006 al 2010 le richieste <strong>di</strong> risarcimento sono aumentate in termini <strong>di</strong><br />

numero <strong>di</strong> pratiche, con una triplicazione dell’ammontare del risarcimento<br />

richiesto (da circa 33 mila euro a più <strong>di</strong> 92 mila). L’importo erogato è<br />

raddoppiato da circa 30 mila euro a circa 61 mila euro.<br />

Le specie maggiormente responsabili <strong>di</strong> danni sono, in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> importanza<br />

dal punto <strong>di</strong> vista dell’ammontare del risarcimento richiesto, il cinghiale, i<br />

Lagomorfi, e i Corvi<strong>di</strong>.<br />

Di seguito, per ogni specie e per ogni Unità <strong>di</strong> Gestione, vengono riportati i<br />

dettagli relativi ai danni provocati.<br />

C.A.N.V.<br />

A.T.C. 1<br />

Totale<br />

A.T.C.<br />

A.T.C. 1<br />

Tabella 2.52 - Dati relativi ai danni da cinghiale.<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

N° richieste 33 3 13 8 7<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

12413,16 4210,60 6397,55 2682,00 2930,50<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

11171,84 0,00 5757,80 1329,46 2461,95<br />

N° richieste 14 6 18 12<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

4941,90 3013,25 9639,93 5883,80<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

4447,71 0,00 8675,93 2916,60<br />

N° richieste 59<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

54390,90<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

36288,04<br />

Tabella 2.53 - Dati relativi ai danni da capriolo.<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

N° richieste 2<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

8016,50<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

3973,77<br />

197


C.A.N.V.<br />

A.T.C. 1<br />

198<br />

Totale<br />

A.T.C.<br />

Totale<br />

A.T.C.<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Tabella 2.54 - Dati relativi ai danni da cervo.<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

N° richieste 1 5 3<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

117,80 2103,00 1443,50<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

106,<strong>02</strong> 1042,45 1212,55<br />

N° richieste 6 7 3 4<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

4<strong>02</strong>6,65 3684 608,80 1263,60<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

3623,98 0,00 574,91 626,36<br />

N° richieste 8<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

4252,60<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

2764,15<br />

Tabella 2.55 - Dati relativi ai danni da muflone.<br />

N° richieste 1<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

0,00<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

0,00<br />

Tabella 2.56 - Dati relativi ai danni da Lagomorfi (lepre, coniglio e<br />

minilepre).<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

A.T.C. 3 N° richieste 12 12 14 5<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

4285,80 7684,99 7971,78 20387,30<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

3857,22 0,00 7174,60 10105,98<br />

Totale N° richieste 12<br />

A.T.C. Risarcimento<br />

richiesto<br />

16095,46<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

1<strong>02</strong>33,00<br />

Tabella 2.57 - Dati relativi ai danni da Corvi<strong>di</strong>.<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

C.A.N.V. N° richieste 1<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

350,69<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

315,60<br />

A.T.C. 1 N° richieste 2 1 1 4


A.T.C. 2<br />

A.T.C. 3<br />

Totale<br />

A.T.C.<br />

A.T.C. 3<br />

Totale<br />

A.T.C.<br />

Analisi del territorio<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

1005,60 274,00 142,50 2966,40<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

904,50 0,00 0,00 1470,44<br />

N° richieste 3 5 1<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

983,28 3715,52 24,25<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

884,95 0,00 21,82<br />

N° richieste 1 1 5<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

2519,00 2692,50 4164,80<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

2423,25 2064,49<br />

N° richieste 5<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

7314,34<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

4646,50<br />

Tabella 2.58 - Dati relativi ai danni da piccione.<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

N° richieste 4 2 4<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

5204,60 1203,16 4258,50<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

4684,14 0,00 2110,90<br />

N° richieste 4<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

5855,48<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

3717,21<br />

Tabella 2.59 - Dati relativi ai danni da volpe.<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

A.T.C. 1 N° richieste 1<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

830,00<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

411,43<br />

A.T.C. 2 N° richieste 1<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

1198,00<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

593,85<br />

Totale N° richieste 1<br />

A.T.C. Risarcimento<br />

richiesto<br />

0,00<br />

199


200<br />

<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

0,00<br />

Tabella 2.60 - Dati relativi a danni provocati da altre specie.<br />

2006 2007 2008 2009 2010<br />

A.T.C. 1 N° richieste 1 2<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

300,00 1246<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

270,00 0,00<br />

A.T.C. 3 N° richieste 1<br />

Risarcimento<br />

richiesto<br />

186,44<br />

Indennizzo<br />

erogato<br />

0,00<br />

2.4.7 ORGANIZZAZIONE DELLA VIGILANZA AMBIENTALE-FAUNISTICA<br />

Attualmente le attività <strong>di</strong> controllo e vigilanza specifica in materia venatoria<br />

sono affidate al Settore Protezione Civile e Sicurezza, facente capo a un<br />

Assessorato <strong>di</strong>fferente da quello relativo alle Politiche per l’Agricoltura e<br />

Gestione Faunistica. Il corpo <strong>di</strong> Polizia <strong>Provincia</strong>le è sud<strong>di</strong>viso in 3 sezioni<br />

specialistiche: Polizia Faunistica, Polizia Nautica, Demaniale e Nucleo<br />

Sommozzatori e Polizia Stradale, con l’organico <strong>di</strong> seguito in<strong>di</strong>cato (Tabella<br />

2.61).<br />

Tabella 2.61 - Personale <strong>di</strong> Vigilanza operante nel territorio della provincia<br />

<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />

Sezione Qualifica Organico<br />

Ufficiali 5<br />

Sottufficiali 6<br />

Polizia Faunistica Agenti istruttori 2<br />

Agenti 3<br />

Amministrativi 0<br />

Totale 16<br />

Polizia Nautica,<br />

Demaniale e<br />

Nucleo<br />

Ufficiali 1<br />

Agenti istruttori 2<br />

Agenti 2<br />

Sommozzatori Amministrativi 0<br />

Totale 5<br />

Polizia Stradale<br />

Ufficiali 3<br />

Agenti istruttori 4<br />

Agenti 4


Sezione Qualifica Organico<br />

GG.GG. 2<br />

Amministrativi 0<br />

Commessi 1<br />

Totale 14<br />

Analisi del territorio<br />

Al personale <strong>di</strong>pendente dalla <strong>Provincia</strong> (n. = 16), si aggiungono 14 guar<strong>di</strong>e<br />

giurate volontarie provinciali, <strong>di</strong> cui 13 per gli ATC e 1 per il CAC.<br />

A queste, si aggiungono le risorse umane volontarie costituite da guar<strong>di</strong>e<br />

giurate volontarie <strong>di</strong>pendenti dalle Associazioni venatorie (guar<strong>di</strong>e venatorie<br />

volontarie) e gli operatori faunistici abilitati, come in<strong>di</strong>cato in tabella.<br />

Ai sopracitati agenti si aggiungono inoltre i 5 guar<strong>di</strong>acaccia <strong>di</strong>pendenti dalle<br />

AFV e AATV.<br />

Qualifica<br />

ATC/CA<br />

C<br />

Totale<br />

Polizia Faunistica 16<br />

Guar<strong>di</strong>e Giurate AFV e AATV 5<br />

Guar<strong>di</strong>e Giurate Volontarie <strong>Provincia</strong>li 14<br />

Guar<strong>di</strong>e Giurate Volontarie Venatorie 55<br />

L’attività <strong>di</strong> vigilanza in oggetto è svolta in ottemperanza a quanto previsto<br />

dall’articolo n. 48 della L.R. Lombar<strong>di</strong>a n. 26/93.<br />

201

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