Relazione Piano Faunistico 2012_02 - Provincia di Varese
Relazione Piano Faunistico 2012_02 - Provincia di Varese
Relazione Piano Faunistico 2012_02 - Provincia di Varese
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Analisi del territorio<br />
2. ANALISI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE, AMBIENTALE E<br />
FAUNISTICO-VENATORIA PROVINCIALE<br />
Di seguito viene presentata una caratterizzazione della situazione<br />
territoriale, ambientale e faunistico-venatoria del territorio provinciale.<br />
Tale caratterizzazione è desunta, per quanto in particolare concerne la<br />
descrizione degli aspetti territoriali e ambientali dagli elaborati dei precedenti<br />
Piani <strong>Faunistico</strong>-Venatori (Zilio, 1993; <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio 1999-<br />
2003; <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio 2004-2008), sino, in particolare, ai<br />
contenuti del lavoro <strong>di</strong> Tosi e Zilio (20<strong>02</strong>) “Conoscenza delle risorse<br />
ambientali della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>”, frutto <strong>di</strong> un progetto sviluppato<br />
me<strong>di</strong>ante la collaborazione tra la <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e l’Università degli Stu<strong>di</strong><br />
dell’Insubria, che ha visto la realizzazione <strong>di</strong> un archivio, denominato SIT-<br />
FAUNA, dei principali valori riguardanti la fauna, la flora e la vegetazione del<br />
territorio provinciale. Apporti sono stati forniti anche dal <strong>Piano</strong> Territoriale <strong>di</strong><br />
Coor<strong>di</strong>namento <strong>Provincia</strong>le e dalle indagini realizzate per la redazione dei<br />
Piani <strong>di</strong> Gestione dei siti Natura 2000 presenti sul territorio provinciale. Per<br />
quanto concerne le conoscenze sul popolamento <strong>di</strong> Ungulati presente sul<br />
territorio provinciale, si è fatto riferimento ai risultati del progetto promosso<br />
dalla <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> “Conoscenza, gestione e valorizzazione del<br />
popolamento <strong>di</strong> Ungulati selvatici in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>”, sviluppato in due<br />
fasi (Tosi et al., 2008 e 2010), e basato sull’avvio <strong>di</strong> un processo conoscitivo<br />
<strong>di</strong> me<strong>di</strong>o-lungo termine finalizzato migliorare a ad incrementare le<br />
conoscenze sul popolamento <strong>di</strong> Ungulati, in<strong>di</strong>spensabile per una corretta<br />
gestione faunistico venatoria <strong>di</strong> tale patrimonio del territorio provinciale.<br />
Le informazioni relative alla componente avifaunistica del territorio<br />
provinciale sono state desunte dall’Atlante Ornitologico Georeferenziato della<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007), un progetto <strong>di</strong> monitoraggio<br />
faunistico delle specie <strong>di</strong> uccelli ni<strong>di</strong>ficanti realizzato nel triennio 2003-2005 e<br />
<strong>di</strong> archiviazione informatica <strong>di</strong> dati georeferenziati.<br />
Integrazioni ed aggiornamenti hanno riguardato soprattutto l’analisi del<br />
quadro faunistico, realizzato sia in base alle sopracitate fonti sia in base<br />
all’acquisizione <strong>di</strong> nuovi dati, sia primari sia secondari, condotta nell’ambito<br />
della redazione del presente <strong>Piano</strong>.<br />
Del tutto originale risulta la definizione del Territorio Agro Silvo Pastorale<br />
(TASP) così come il quadro dell’organizzazione faunistico–venatoria del<br />
9
10<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
territorio provinciale, degli interventi <strong>di</strong> riqualificazione faunistica e<br />
ambientale e dei danni causati dalla fauna.<br />
Le informazioni, i dati e le cartografie fanno riferimento all’assetto<br />
attualmente in corso nel territorio provinciale, per quanto riguarda la<br />
gestione faunistico-venatoria.<br />
2.1. ASPETTI TERRITORIALI E AMBIENTALI<br />
2.1.1 GEOGRAFIA<br />
La <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è situata nella porzione nord-occidentale della<br />
Regione Lombar<strong>di</strong>a e si estende su una superficie <strong>di</strong> 1200 km2. A nord-est<br />
confina con il Canton Ticino (Svizzera), a est con la <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Como, a sud<br />
con la <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Milano e a ovest con il Fiume Ticino e con il Lago<br />
Maggiore, che la separano dalla Regione Piemonte, in particolare dalle<br />
province <strong>di</strong> Novara e <strong>di</strong> Verbania Cusio-Ossola. Nel territorio provinciale sono<br />
in<strong>di</strong>viduabili tre fasce altimetriche che si susseguono procedendo da nord<br />
verso sud:<br />
• la porzione montana, formata da rilievi superiori ai 600 m s.l.m., si<br />
estende tra <strong>Varese</strong> e Laveno fino al confine svizzero; occupa il 32% del<br />
territorio;<br />
• la fascia collinare (altitu<strong>di</strong>ne compresa tra i 200 m s.l.m. e i 600 m<br />
s.l.m.), che occupa la zona centrale della provincia e costituisce il 46%<br />
del territorio;<br />
• la zona pianeggiante (altitu<strong>di</strong>ne inferiore ai 200 m s.l.m.), che si estende<br />
dall'estremo sud della provincia terminando approssimativamente<br />
all'altezza dei comuni <strong>di</strong> Lonate Pozzolo, Gallarate e Saronno; rappresenta<br />
il 22% del territorio provinciale.<br />
2.1.2 CLIMA<br />
Il clima lombardo mostra caratteristiche tipicamente continentali con ampie<br />
escursioni termiche, limitate precipitazioni e scarsa umi<strong>di</strong>tà, nonostante le<br />
varie zone presentino marcate <strong>di</strong>fferenze locali.<br />
Nella <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, il clima risulta principalmente influenzato da due<br />
fattori identificabili nella <strong>di</strong>sposizione trasversale della catena alpina a nord,<br />
che agisce da barriera per le correnti fredde provenienti dalle regioni<br />
settentrionali e che trattiene le correnti calde meri<strong>di</strong>onali, e nella presenza<br />
dei numerosi bacini lacustri che rilasciano energia termica. Questi due fattori<br />
concorrono a determinare un clima caratterizzato da temperature<br />
relativamente miti, piovosità me<strong>di</strong>a e basse escursioni termiche.<br />
Il clima varia gradualmente procedendo da sud verso nord. La zona montana<br />
è caratterizzata da temperature me<strong>di</strong>e annuali più basse (8-9°C) e da
Analisi del territorio<br />
precipitazioni più abbondanti, con una me<strong>di</strong>a annua <strong>di</strong> 2000 mm. La zona<br />
pianeggiante presenta elevate escursioni termiche annuali e <strong>di</strong>urne,<br />
temperature annuali più elevate (11-12°C), estati calde e asciutte e<br />
numerosi giorni <strong>di</strong> nebbia.<br />
In tutta la provincia il mese più caldo è luglio, mentre quello più freddo è<br />
gennaio. La zona caratterizzata da maggiori precipitazioni risulta il versante<br />
settentrionale del Monte del Campo dei Fiori.<br />
2.1.3 GEOMORFOLOGIA<br />
Il territorio provinciale è costituito da un basamento cristallino, con<br />
copertura vulcanose<strong>di</strong>mentaria, modellatosi durante l'era Quaternaria ad<br />
opera <strong>di</strong> quattro eventi glaciali (Gunz, Mindel, Riss, Würm), che crearono<br />
paesaggi <strong>di</strong>fferenti nelle tre fasce altimetriche della provincia.<br />
La porzione montana risulta caratterizzata da vulcaniti formatesi durante i<br />
processi orogenetici alpini e da formazioni calcaree <strong>di</strong> scogliera. In<br />
particolare, all'interno <strong>di</strong> questa porzione, i solchi della Valle del Tresa, della<br />
Valcuvia e della Val Ceresio delimitano quattro aree <strong>di</strong>verse sotto il profilo<br />
geologico:<br />
• una zolla micascistosa dell' Alto Luinese, situata tra Pino Lago Maggiore e<br />
la Valle del Tresa;<br />
• una zolla cristallino-calcarea-dolomitica in Valtravaglia, affacciata sul Lago<br />
Maggiore, delimitata a sud dal Torrente Boesio e a nord dal Torrente<br />
Margorabbia;<br />
• una zolla cristallino-porfirico-calcarea-dolomitica, compresa tra la<br />
Valcuvia, la Valle del Tresa, il Lago <strong>di</strong> Lugano, la Valle <strong>di</strong> Arcisate e il Lago<br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>;<br />
• una zolla porfirico-calcareo-dolomitica tipica dell'Orsa <strong>di</strong> Pravello, nella<br />
parte orientale.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista morfologico, la parte più settentrionale della zona<br />
montana è<br />
rappresentata dal gruppo dei monti Paglione e Cadrigna; il solco della Val<br />
Veddasca, sul cui fondo scorre il Torrente Giona, separa questo gruppo<br />
montuoso dal Monte Lema (1622 m s.l.m.), che costituisce la cima più<br />
elevata della provincia. A sud del gruppo del Monte Lema scorre il Fiume<br />
Tresa, che <strong>di</strong>vide la zolla cristallina dalle porfiriti e dai calcari che<br />
compongono i restanti gruppi montuosi. In particolare, nella restante zona<br />
montuosa si <strong>di</strong>stingue il solco della Valtravaglia, così denominata sino a<br />
Cassano, ma che da qui prende il nome <strong>di</strong> Valcuvia sino a Laveno. Tale solco<br />
è percorso in <strong>di</strong>rezione sud-nord dal Torrente Margorabbia, mentre in<br />
<strong>di</strong>rezione nord-sud dal Torrente Boesio. Il solco della Valtravaglia-Valcuvia<br />
separa nettamente un triangolo montuoso formato dai Pizzoni <strong>di</strong> Laveno<br />
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12<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
(1203 m s.l.m.), Sasso del Ferro (1062 m s.l.m.), Monte Nudo (1235 m<br />
s.l.m.), Monte della Colonna (1203 m s.l.m.), Monte Pian Nave (1037 m<br />
s.l.m.) e Monte San Martino (1087 m s.l.m.).<br />
In destra orografica della Valcuvia sorge il massiccio del Campo dei Fiori<br />
(1227 m s.l.m.) che, allungato in senso est-ovest, definisce il confine tra la<br />
zona montana della provincia e la zona collinare dei laghi; alle spalle <strong>di</strong> esso<br />
si estende la Valle del Brinzio, in cui scorre il Torrente Rancina il quale,<br />
giunto in Valcuvia, si unisce al Margorabbia, percorrendo quin<strong>di</strong> la<br />
Valtravaglia. A est della Valle del Brinzio sorge il massiccio del Monte<br />
Chiusarella (912 m s.l.m.) e del Monte Martica (1032 m s.l.m.).<br />
Le pen<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> quest'ultimo gruppo formano in parte la sinistra orografica della<br />
Valganna; questa valle si estende verso sud, percorsa da un ramo del Fiume<br />
Olona (l'altro ramo nasce a sud della Valle del Brinzio, poco sopra La Rasa),<br />
mentre nella porzione settentrionale, dove scorre il Margorabbia, si <strong>di</strong>vide<br />
verso ovest, all'altezza <strong>di</strong> Ghirla e in <strong>di</strong>rezione est nella Val Marchirolo; infine<br />
il Torrente Margorabbia, nei pressi <strong>di</strong> Cunardo, procedendo verso Ferrera, si<br />
infiltra in subalveo per un tratto <strong>di</strong> circa un chilometro, dando luogo alla<br />
formazione <strong>di</strong> due caverne.<br />
La Valtravaglia e la Val Marchirolo, con la Valle del Tresa, isolano il gruppo<br />
montuoso dei Sette Termini (972 m s.l.m.), Monte Mezzano (922 m s.l.m.) e<br />
Monte La Nave (988 m s.l.m.).<br />
La catena dei monti Monarco (858 m s.l.m.), Rho <strong>di</strong> Arcisate (938 m s.l.m.),<br />
Minisfreddo (1042 m s.l.m.), Piambello (1129 m s.l.m.) e Marzio (880 m<br />
s.l.m.), <strong>di</strong>vide infine la Valganna dalla Valceresio, la valle più occidentale<br />
della provincia, che comprende il lago omonimo (Ceresio) e il gruppo del<br />
Monte Orsa (998 m s.l.m.), Poncione d'Arzo (1015 m s.l.m.) e Monte S. Elia<br />
(678 m s.l.m.).<br />
A sud della zona montuosa è rinvenibile un'estesa fascia costituita da<br />
terrazzi fluvioglaciali e da colline <strong>di</strong> origine morenica. Tale fascia, che<br />
rappresenta la regione collinare, risulta geologicamente costituita da due<br />
strisce longitu<strong>di</strong>nali:<br />
• una zona occidentale mo<strong>di</strong>ficata dagli ultimi ghiacciai, che scavarono le<br />
cuvette dei laghi <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, <strong>di</strong> Comabbio, <strong>di</strong> Monate e <strong>di</strong> Biandronno; i<br />
ghiacciai, inoltre, determinarono la deposizione <strong>di</strong> numerose colline<br />
moreniche <strong>di</strong>sposte ad anfiteatro verso i laghi e intervallate da ripiani<br />
torbosi e vallette intermoreniche;<br />
• una zona orientale, non interessata dagli effetti dell'ultima glaciazione, in<br />
cui si trovano pianori alluvionali terrazzati, su cui poggiano cerchie<br />
moreniche prewurmiane e alcuni dossi rocciosi mesocenozoici coperti <strong>di</strong><br />
materiali quaternari <strong>di</strong> trasporto; questa zona è riconoscibile nell'altipiano<br />
che si estende lungo la Valle dell'Olona e dell'Arno.<br />
Infine, la parte più meri<strong>di</strong>onale del territorio provinciale risulta costituita<br />
dalla fascia pianeggiante che degrada lentamente verso Milano. Questa zona
Analisi del territorio<br />
è caratterizzata da un fondo <strong>di</strong> ghiaie alluvionali deposte durante il<br />
quaternario antico dai fiumi Ticino e Olona, coperto da coni <strong>di</strong> deiezioni<br />
incastrati gli uni negli altri e separati da gra<strong>di</strong>ni.<br />
2.1.4 IDROLOGIA E IDROGRAFIA<br />
Nel territorio varesino coesistono quattro bacini idrografici principali:<br />
• il bacino del Lago Maggiore;<br />
• il bacino del Fiume Ticino;<br />
• il bacino del Fiume Olona;<br />
• il bacino del Lago <strong>di</strong> Biandronno.<br />
Fatta eccezione per il bacino del Lago <strong>di</strong> Biandronno, che risulta chiuso e<br />
limitato dai circostanti terreni paludosi, gli altri si collegano al Fiume Po.<br />
Il bacino del Lago Maggiore è il più esteso della provincia: ad esso fanno<br />
capo circa 30 bacini secondari, i più importanti dei quali sono quello del Lago<br />
<strong>di</strong> Lugano, del Fiume Tresa, del Torrente Margorabbia, del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e<br />
del Torrente Giona.<br />
Tra i corpi d'acqua che risultano compresi nel bacino idrografico del Verbano<br />
vi sono, inoltre, il Lago <strong>di</strong> Monate e il relativo emissario Torrente<br />
Acquanegra, il Lago Delio (serbatoio <strong>di</strong> una centrale idroelettrica) e il<br />
Torrente Molinera nell'Alto Luinese, il Torrente Boesio che percorre la<br />
Valcuvia.<br />
Il bacino del Fiume Ticino raccoglie le acque della zona nord-occidentale<br />
della provincia.<br />
Nel Ticino, che nasce in Svizzera, al Passo della Novena (2440 m s.l.m.) sul<br />
massiccio del San Gottardo, e che sfocia nel Po nei pressi <strong>di</strong> Pavia, si<br />
immettono, dopo Sesto Calende, i torrenti Strona, Arno, Rile e Tenore.<br />
Il bacino del Fiume Olona risulta piuttosto esteso e attraversa numerose<br />
province. In territorio varesino percorre 37 km. L'Olona nasce a nord <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>, dalla confluenza <strong>di</strong> due corsi d'acqua provenienti uno dalla Rasa e<br />
uno dalla Valganna (località Miniere). Il fiume si <strong>di</strong>rige verso sud e nei pressi<br />
<strong>di</strong> Legnano piega a est. Il principale tributario <strong>di</strong> destra è il Torrente Vellone,<br />
che scende dal Monte Tre Croci, attraversa <strong>Varese</strong> in subalveo e sfocia<br />
nell'Olona nei pressi del cimitero <strong>di</strong> Belforte. Poco più a monte sfocia<br />
l'affluente <strong>di</strong> sinistra, il Torrente Bevera, che prende origine dalle zone <strong>di</strong><br />
Viggiù e Cantello.<br />
2.1.5 VEGETAZIONE<br />
La struttura della vegetazione ricalca grosso modo la sud<strong>di</strong>visione in tre<br />
fasce del territorio già evidenziata in precedenza.<br />
13
14<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
2.1.5.1. LA VEGETAZIONE PLANIZIALE<br />
Occupa la maggior parte territorio meri<strong>di</strong>onale del varesotto e corrisponde<br />
agli affioramenti dei depositi alluvionali, fluviali e fluvioglaciali. La<br />
vegetazione potenziale è rappresentata da Querceti a farnia (Quercus robur)<br />
e da Querco-Carpineti; tuttavia, boschi naturali possono presentare elementi<br />
pionieri, quali la betulla (Betulla pendula) e il pino silvestre (Pinus<br />
sylvestris), in relazione alle caratteristiche «<strong>di</strong>fficili» del substrato. Negli<br />
avvallamenti con suoli limoso-argillosi e lungo i corsi d’acqua, i Querceti a<br />
farnia possono ospitare l’olmo campestre (Ulmus minor) e l’ontano nero<br />
(Alnus glutinosa). La porzione <strong>di</strong> pianura compresa tra il corso dell'Arno e la<br />
Valle del Ticino mostra caratteristiche peculiari, dovute alla particolare<br />
grossolanità del substrato. Questo ambiente conserva ancora oggi lembi <strong>di</strong><br />
brughiere pedemontane relitte come quella del Gaggio presso l’abitato <strong>di</strong><br />
Lonate Pozzolo.Lungo l’asta del Ticino e dell'Olona si sviluppa inoltre una<br />
vegetazione <strong>di</strong> ripa, legasta all’acqua. La vegetazione potenziale naturale <strong>di</strong><br />
questi ambienti è, in primo luogo, rappresentata da tutti gli sta<strong>di</strong> della<br />
successione fluviale quali Saliceti arbustivi a salice bianco (Salix alba) e da<br />
vegetazioni palustri <strong>di</strong> lanca nei tratti più ampi delle valli. Particolarmente<br />
interessanti sono gli habitat delle scarpate incise nel Ceppo e quelli dei<br />
terrazzi antichi sopraelevati rispetto all'attuale livello delle piene. Questi<br />
ultimi possono ospitare un mosaico <strong>di</strong> formazioni naturalisticamente molto<br />
interessanti, quali prati magri, brughiere e Querceti xerofili.<br />
2.1.5.2. IL SETTORE COLLINARE<br />
Questo settore è compreso tra la linea precedente e quella che da Laveno<br />
segue il corso del Boesio, le pen<strong>di</strong>ci orientali meri<strong>di</strong>onali del Campo dei Fiori,<br />
del Chiusarella, del Monte Monarco e del Monte Orsa . È costituito<br />
prevalentemente da colline moreniche e dai primi rilievi in rocce<br />
carbonatiche, ma comprende anche i laghi intermorenici (<strong>Varese</strong>, Comabbio<br />
e Monate) e le sponde basse della parte meri<strong>di</strong>onale del Lago Maggiore.<br />
I terrazzi ferrettizzati. Questo ambiente vegetazionale particolare è presente<br />
in sole due porzioni del territorio provinciale, una a est <strong>di</strong> Tradate e<br />
Venegono, facente parte <strong>di</strong> un terrazzo più vasto (Appiano-Tradate) e l'altra<br />
costituente un terrazzo dalla forma articolata, compreso tra l'Olona e l'Arno.<br />
Si <strong>di</strong>stingue per il grado <strong>di</strong> povertà e aci<strong>di</strong>tà dei suoli argillosi dovuti<br />
all'alterazione profonda (ferrettizzazione) dei depositi fluviogliaciali del<br />
Pleistocene. La vegetazione naturale potenziale è rappresentata da boschi<br />
acidofili <strong>di</strong> farnia e rovere (Quercus petraea), spesso accompagnati da<br />
betulla e pino silvestre. I terrazzi antichi rappresentano anche l'habitat per<br />
formazioni <strong>di</strong> brughiera (cespuglieti e boschi chiari), che <strong>di</strong>fferiscono da<br />
quelle dell'ambiente planiziale, prossimo alla Valle del Ticino, per il<br />
contributo dato da specie dei prati umi<strong>di</strong> e torbosi. Gli avvallamenti profon<strong>di</strong>
Analisi del territorio<br />
dei terrazzi possono ospitare lembi <strong>di</strong> boschi mesofili e igrofili (Querco-<br />
Carpineti e Querco-Ulmeti).<br />
Le colline moreniche. Si tratta <strong>di</strong> basse colline, formate da soli depositi<br />
morenici, che occupano la parte più meri<strong>di</strong>onale e occidentale del settore<br />
collinare, mentre una seconda fascia <strong>di</strong> colline, che dal Lago Maggiore<br />
(Angera) attraversa tutta la provincia a sud del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> fino a est del<br />
corso dell'Olona (Malnate), è costituita da un nucleo centrale <strong>di</strong> gonfolite<br />
affiorante. Dal punto <strong>di</strong> vista della vegetazione potenziale, le formazioni <strong>di</strong><br />
riferimento non si <strong>di</strong>scostano molto dai boschi planiziali. Le colline moreniche<br />
dovrebbero ospitare Querceti meso-acidofili con farnia, rovere, carpino<br />
bianco (Carpinus betulus) e ciliegio selvatico (Prunus avium). Tuttavia,<br />
l'ambiente collinare, più fresco, favorisce la <strong>di</strong>ffusione nel sottobosco del<br />
mirtillo nero (Vaccinium myrtillus). Le sommità delle colline, specie se con<br />
affioramenti <strong>di</strong> gonfolite, si caratterizzano per la massiccia presenza del pino<br />
silvestre.<br />
Gli affioramenti <strong>di</strong> rocce se<strong>di</strong>mentarie. Nella parte nord occidentale del<br />
settore, a nord della linea Ranco-Cadrezzate-Galliate Lombardo-Capolago-<br />
<strong>Varese</strong>, iniziano ad affiorare rocce se<strong>di</strong>mentarie che danno origine a modesti<br />
rilievi, spesso contornati da depositi morenici. L'ambiente ha caratteri <strong>di</strong><br />
transizione e include colline in roccia affiorante (Sangiano 521 m), in roccia<br />
e depositi morenici (Besozzo), oppure affioramenti se<strong>di</strong>mentari <strong>di</strong>spersi in<br />
vasti depositi morenici, come quelli compresi tra il Campo dei Fiori e il Lago<br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. La vegetazione potenziale è costituita da Querceti e boschi misti<br />
del tutto simili ai precedenti sui depositi morenici. Sulle colline in roccia i<br />
Querceti dovrebbero invece mostrare una composizione floristica più ricca,<br />
anche nello strato arboreo, che dovrebbe ospitare elementi dei boschi misti e<br />
dei Querceti termofili quali il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’orniello<br />
(Fraxinus ornus), la roverella (Quercus pubescens), ecc. Le colline in rocce<br />
se<strong>di</strong>mentarie possono anche ospitare prati magri e arbusteti xerofili su<br />
ciglioni e rotture <strong>di</strong> pen<strong>di</strong>o.<br />
2.1.5.3. I RILIEVI DEL SETTORE MONTANO<br />
Il settore montano occupa la parte più settentrionale della provincia, ed è<br />
caratterizzato da rilievi <strong>di</strong> una certa altezza e da rocce affioranti in posto. La<br />
morfologia è stata in gran parte influenzata dai gran<strong>di</strong> ghiacciai quaternari,<br />
per cui il rilievo è costituito da montagne separate tra loro da bassi valichi o,<br />
ad<strong>di</strong>rittura, da valli che si intersecano. Le rocce se<strong>di</strong>mentarie prevalgono nei<br />
gruppi montuosi meri<strong>di</strong>onali (Orsa-Pravello, Campo dei Fiori e La Nave/Sasso<br />
del Ferro), mentre i substrati silicei ignei e metamorfici in quelli più<br />
settentrionali (Cadrigna-Paglione, Monte Lema e Sette Termini). Nei gruppi<br />
interme<strong>di</strong> (Mondonico, Martica e Piambello-Monarco) coesistono rilievi <strong>di</strong><br />
rocce se<strong>di</strong>mentarie e <strong>di</strong> rocce silicee ignee, costituite soprattutto da porfi<strong>di</strong><br />
rosa.<br />
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16<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
La vegetazione è costituita soprattutto da faggete che nella parte superiore<br />
sfumano verso praterie a nardo, sui rilievi maggiori, che ospitano nella loro<br />
parte sommitale anche vestigia <strong>di</strong> rodoro-vaccinieti.<br />
2.1.6 SITUAZIONE ANTROPICA<br />
2.1.6.1. AGRICOLTURA<br />
Il ruolo attuale <strong>di</strong> questo settore in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> risulta assai limitato e<br />
circoscritto: infatti le aree a maggiore potenzialità, rappresentate dalle zone<br />
<strong>di</strong> pianura, sono ormai quasi completamente urbanizzate, ad esclusione <strong>di</strong><br />
superfici marginali e/o a ridotta vocazionalità (es. alluvioni ciottolose e<br />
ghiaiose dell’alta pianura, storicamente corrispondenti alle zone <strong>di</strong><br />
brughiera). Prevalgono le colture erbacee annuali (mais soprattutto), mentre<br />
sono ormai pressoché scomparse le colture arboree specializzate (vigneti,<br />
frutteti), così anche la coltura del gelso che, sino alla prima metà del<br />
Novecento, rappresentava una nota caratteristica del paesaggio rurale.<br />
La fascia collinare, per caratteri intrinseci (morfologia, microclima) e per il<br />
minore grado <strong>di</strong> urbanizzazione, potrebbe essere maggiormente<br />
valorizzata,soprattutto attraverso la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> colture arboree<br />
specializzate (frutteti) che, attualmente, risultano assai poco rappresentate<br />
rispetto alla potenzialità del territorio. In un’ottica <strong>di</strong> qualità, chiave <strong>di</strong><br />
lettura pressoché obbligata in questo caso, sarebbe altresì opportuno<br />
privilegiare forme <strong>di</strong> agricoltura biologica, anche nell’ambito <strong>di</strong> progetti a<br />
carattere sperimentale.<br />
Dallo «Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento relativo al territorio agricolo finalizzato<br />
all’elaborazione del PTCP <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>» (settembre 2005) emerge come le aree<br />
agricole rappresentino attualmente circa il 16% del territorio provinciale, <strong>di</strong><br />
cui la maggior parte (13.700 ha, pari all’11,45%) destinate a seminativi<br />
(colture erbacee annuali) e 5.000 ha (4%) a prato stabile.<br />
L’impronta complessiva è quin<strong>di</strong> dettata principalmente da queste due<br />
tipologie d’uso, che conferiscono al paesaggio agrario la sua fisionomia. La<br />
quota più rilevante è localizzata nel settore meri<strong>di</strong>onale del territorio, a<br />
conformazione prevalentemente pianeggiante e, quin<strong>di</strong>, più favorevole alle<br />
pratiche colturali; si tratta, peraltro, delle aree maggiormente urbanizzate,<br />
quin<strong>di</strong> con maggiore penalizzazione della loro vocazione naturale.<br />
2.1.6.2. INDUSTRIA E COMMERCIO<br />
La provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> si caratterizza in senso decisamente industriale, sia in<br />
termini <strong>di</strong> destinazione d’uso dei suoli (circa il 5% della superficie territoriale<br />
complessiva) che <strong>di</strong> addetti; qui si trovano alcune delle aree <strong>di</strong> più antica<br />
industrializzazione della Lombar<strong>di</strong>a e, più in generale, del Nor<strong>di</strong>talia.<br />
Tra <strong>di</strong> esse vanno annoverate, in particolare, la Valle dell’Olona e il<br />
comprensorio «Busto Arsizio-Castellanza-Gallarate»; settori produttivi
Analisi del territorio<br />
portanti sono stati a lungo l’industria manifatturiera (tessile e meccanica in<br />
particolare), oggi ri<strong>di</strong>mensionate rispetto al passato anche se ancora<br />
ra<strong>di</strong>cate sul territorio (notevole è il ruolo svolto dalle imprese a carattere<br />
artigianale).<br />
Analogamente a quanto è avvenuto, e sta avvenendo, in molti altri<br />
comprensori industriali storici, è in atto un fenomeno <strong>di</strong> riconversione che<br />
vede, in particolare, il progressivo <strong>di</strong>ffondersi e affermarsi delle aree a<br />
destinazione commerciale che vanno sostituendo quelle produttive s.s.. Ciò<br />
rappresenta certamente, soprattutto in prospettiva, un rischio potenziale per<br />
la struttura economica provinciale; il processo <strong>di</strong> deindustrializzazione può<br />
infatti determinare problemi occupazionali e <strong>di</strong> competitività del sistema nel<br />
suo complesso. Anche in relazione alle opportunità <strong>di</strong> riqualificazione del<br />
territorio, risulterebbe vantaggioso puntare su settori a elevato contenuto<br />
tecnologico e a forte ricaduta occupazionale (specializzazione, ricerca). Tali<br />
attività possono trovare ricetto anche nell’ambito dei centri storici s.l., o<br />
comunque in strutture e<strong>di</strong>lizie con caratteristiche architettoniche <strong>di</strong> pregio, il<br />
che consentirebbe, unitamente alla trasformazione <strong>di</strong> aree <strong>di</strong>smesse in spazi<br />
<strong>di</strong> pubblica utilità (es. destinazione a verde), <strong>di</strong> decongestionare il territorio e<br />
<strong>di</strong> riqualificarlo sia paesaggisticamente che funzionalmente (utilizzo <strong>di</strong><br />
superfici relativamente ridotte a elevato valore complessivo).<br />
2.1.6.3. TURISMO<br />
La provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> ha storicamente un’importanza turistica consolidata,<br />
riferibile principalmente alla presenza del Lago Maggiore, del Lago <strong>di</strong> Lugano<br />
(anche se interessa il territorio solo per un breve tratto) e a elementi,<br />
tipologicamente <strong>di</strong>fferenziati, <strong>di</strong>stribuiti sul territorio, quali, ad esempio,<br />
centri storici (es. Castiglione Olona), ville e castelli (es. Villa Cicogna Mozzoni<br />
a Bisuschio, Villa Recalcati a <strong>Varese</strong>, Rocca <strong>di</strong> Angera), chiese e/o monasteri<br />
(es. Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Ganna, S. Caterina del Sasso), zone archeologiche (es.<br />
Castelseprio). A questi si aggiungono elementi <strong>di</strong> assoluta peculiarità, e <strong>di</strong><br />
elevato valore intrinseco, tra cui spicca il Sacro Monte <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, che è stato<br />
riconosciuto quale patrimonio artistico e ambientale dell’UNESCO.<br />
Il territorio varesino rappresenta inoltre un’area <strong>di</strong> forte transito verso la<br />
sponda piemontese del Lago Maggiore, l’Ossola e la Svizzera (es. valichi<br />
quali quelli <strong>di</strong> Giaggiolo e <strong>di</strong> Ponte Tresa). Tale ruolo potrebbe essere<br />
valorizzato attraverso la riqualificazione del territorio, in termini ambientali e<br />
paesaggistici, e il recupero <strong>di</strong> identità e <strong>di</strong> funzionalità del fitto tessuto <strong>di</strong><br />
testimonianze e persistenze storiche e naturalistiche che caratterizzano il<br />
territorio.<br />
17
18<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
2.2. DETERMINAZIONE DEL TERRITORIO AGRO-SILVO-PASTORALE<br />
Le procedure adottate per la stima del Territorio Agro-Silvo-Pastorale (TASP)<br />
soggiacciono a quanto specificato a livello <strong>di</strong> criteri normativi (Legge 11<br />
Febbraio 1992, n. 157, Legge 6 Dicembre 1991, N. 394, L. R. Lombar<strong>di</strong>a 16<br />
agosto 1993, n. 26 e Deliberazione Regione Lombar<strong>di</strong>a 16 Aprile 1993 N.<br />
34983 “Approvazione dei contenuti tecnici per la definizione delle superfici<br />
da computare ai fini del Territorio Agro-Silvo-Pastorale”). In particolare le<br />
<strong>di</strong>sposizioni previste dalla Deliberazione della Regione Lombar<strong>di</strong>a 16 Aprile<br />
1993 N. 34983 sono le uniche che in<strong>di</strong>viduino criteri oggettivi per la<br />
misurazione del TASP.<br />
La definizione <strong>di</strong> TASP, in base alla normativa vigente precedentemente<br />
citata, implica una riclassificazione dell’intera superficie planimetrica del<br />
territorio provinciale, dalla quale vanno sottratte le aree in<strong>di</strong>viduate nelle<br />
categorie <strong>di</strong> seguito specificate.<br />
1. Improduttivi <strong>di</strong> origine antropica (superfici urbanizzate): sono le aree<br />
all’interno degli ambiti urbani, le categorie <strong>di</strong> territorio non ricompresse<br />
tra quelle destinate alle coltivazioni agricole, ai pascoli, agli impianti<br />
sportivi, agli incolti, alle superfici occupate da vegetazione spontanea.<br />
Sono da considerarsi improduttive anche le superfici esterne al perimetro<br />
delle aree urbanizzate ed in<strong>di</strong>viduabili come singoli nuclei residenziali, gli<br />
impianti sportivi e ricreativi, le aree militari recintate non cartografabili.<br />
2. Improduttivi <strong>di</strong> origine antropica (opere pubbliche esistenti ed<br />
infrastrutture): sono le aree appartenenti alla rete stradale e ferroviaria,<br />
considerando la sola superficie carrozzabile. Sono inclusi anche gli<br />
svincoli, gli innesti, i parcheggi, gli aeroporti, i depuratori, le fosse per<br />
liquami, gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti e le <strong>di</strong>scariche, le<br />
centrali elettriche, le <strong>di</strong>ghe e i bacini artificiali non produttivi, le cave in<br />
attività.<br />
3. Improduttivo naturale: sono le aree appartenenti a laghi naturali e<br />
artificiali, ove la profon<strong>di</strong>tà sia superiore a 10 metri o situati ad<br />
un’altitu<strong>di</strong>ne superiore ai 2000 metri e le aree caratterizzate dalla<br />
presenza <strong>di</strong> rocce nude o ghiacciai e nevai perenni.<br />
Come per il precedente <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio <strong>Provincia</strong>le, per<br />
l’aggiornamento dei dati relativi alla superficie del TASP si è optato per<br />
l’utilizzo <strong>di</strong> un Sistema Informativo Territoriale (SIT), appoggiandosi al corpo<br />
<strong>di</strong> dati informatizzati attualmente esistenti e derivanti dalla cartografia<br />
ufficiale prodotta a livello regionale.<br />
In considerazione del fatto che il TASP è in continua evoluzione, dovuta al<br />
costante incremento <strong>di</strong> urbanizzazione del territorio provinciale, è importante<br />
che in concomitanza della scadenza <strong>di</strong> ogni <strong>Piano</strong> venga effettuato un<br />
aggiornamento del calcolo delle superfici <strong>di</strong> TASP <strong>di</strong>sponibili sull’intero<br />
territorio provinciale; sarà inoltre importante anche una valutazione in
Analisi del territorio<br />
tempo reale dell’impatto delle nuove gran<strong>di</strong> opere realizzate sul territorio nei<br />
prossimi anni.<br />
2.2.1 METODOLOGIE ADOTTATE<br />
Come già anticipato nel precedente paragrafo, lo strumento utilizzato per la<br />
valutazione e la definizione delle superfici <strong>di</strong> TASP è costituito da un Sistema<br />
Informativo Territoriale (SIT). Le motivazioni che hanno condotto alla scelta<br />
<strong>di</strong> adottare questa metodologia sono <strong>di</strong> seguito illustrate:<br />
• questo approccio consente <strong>di</strong> raggiungere gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> precisione più elevati<br />
rispetto alle tecniche tra<strong>di</strong>zionali, <strong>di</strong> automatizzare quanto più possibile le<br />
operazioni <strong>di</strong> rilievo planimetrico e <strong>di</strong> integrazione dei dati cartografici,<br />
permettendo, allo stesso tempo, <strong>di</strong> definire protocolli operativi rigorosi e<br />
ripetibili;<br />
• i SIT assolvono efficacemente e in modo rigoroso alle funzioni <strong>di</strong><br />
classificazione del territorio e <strong>di</strong> calcolo delle superfici, eliminando tutte<br />
quelle problematiche dovute a errori umani, quali imprecisioni nella<br />
misurazione delle aree o il considerare più <strong>di</strong> una volta la superficie <strong>di</strong> un<br />
poligono ricadente più volte in categorie normate ai fini del calcolo della<br />
superficie agro-silvo-pastorale;<br />
• questi sistemi consentono <strong>di</strong> velocizzare le procedure <strong>di</strong> calcolo e <strong>di</strong><br />
gestire simultaneamente e in modo integrato dati <strong>di</strong> origine <strong>di</strong>fferente.<br />
Un ulteriore vantaggio derivante dall'utilizzo <strong>di</strong> un Sistema Informativo<br />
Territoriale è il fatto che gran parte delle basi cartografiche adottate sono<br />
parte della Carta Tecnica Regionale della Regione Lombar<strong>di</strong>a, e vengono<br />
attualmente fornite dalla Regione stessa in modo da essere imme<strong>di</strong>atamente<br />
utilizzabili sui più <strong>di</strong>ffusi Sistemi Informativi Territoriali, minimizzando errori<br />
o imprecisioni dovute ad esempio a <strong>di</strong>gitalizzazione manuale.<br />
Pertanto, grazie a tutte le caratteristiche sopra elencate, è risultato possibile<br />
effettuare una valutazione rigorosa del TASP.<br />
2.2.2 DEFINIZIONE DEL PROTOCOLLO DI CALCOLO<br />
Il protocollo <strong>di</strong> seguito presentato integra le <strong>di</strong>sposizioni previste ai sensi<br />
della normativa nazionale e regionale vigente con le possibilità <strong>di</strong> analisi<br />
spaziale che i Sistemi Informativi Territoriali sono in grado <strong>di</strong> offrire.<br />
La tecnica adottata è denominata "sovrapposizione topologica" (spatial<br />
overlay), e prevede le seguenti fasi operative:<br />
• scomposizione del territorio in parcelle sulla base <strong>di</strong> determinate<br />
caratteristiche fisiografiche e morfologiche;<br />
• isolamento <strong>di</strong> aree che sod<strong>di</strong>sfino precisi requisiti a seguito <strong>di</strong> successive<br />
esclusioni.<br />
19
2.2.2.1. DATI DI BASE<br />
20<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Il materiale <strong>di</strong> partenza è costituito dalla Carta <strong>di</strong> Uso del Suolo Agricolo e<br />
Forestale della Regione Lombar<strong>di</strong>a (DUSAF versione 2.1), basata<br />
sull’interpretazione delle ortofoto <strong>di</strong>gitali a colori relative ai voli del 2007.<br />
Tale carta classifica l’intero territorio regionale e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />
provinciale, in base a precisi criteri, ad una risoluzione spaziale equivalente a<br />
quella <strong>di</strong> una base topografica in scala 1:10.000.<br />
Da questa cartografia si possono estrarre le informazioni relative alla<br />
<strong>di</strong>stribuzione del tessuto urbano e, in generale, alla <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong><br />
infrastrutture antropiche o delle tipologie <strong>di</strong> uso del suolo da parte dell’uomo<br />
che rendano “improduttivo” un territorio sotto il profilo agro-silvo-pastorale.<br />
A integrazione <strong>di</strong> tale base <strong>di</strong> dati, è stata presa in considerazione anche la<br />
Cartografia Tecnica Regionale Vettoriale in scala 1:10.000 (CT10) per<br />
l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> infrastrutture antropiche <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni minime (tessuto<br />
urbano puntiforme, aree estrattive puntiformi), o a sviluppo essenzialmente<br />
lineare (reti stradale e ferroviaria), non riportate o parzialmente riportate<br />
nella cartografia DUSAF.<br />
Un’ulteriore integrazione è stata ottenuta con l’utilizzo <strong>di</strong> alcuni strati<br />
informativi derivanti dal Sistema Informativo Territoriale <strong>Provincia</strong>le, a cura<br />
del settore Territorio ed Urbanistica della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, i cui metadati<br />
<strong>di</strong>mostrassero un aggiornamento più recente rispetto agli strati informativi<br />
provenienti dal portale cartografico regionale precedentemente citati.<br />
Sono stati considerati anche strati accessori corrispondenti alla<br />
perimetrazione degli Ambiti Territoriali e del Comprensorio Alpino <strong>di</strong> Caccia,<br />
in modo tale da poter scorporare le superfici per ogni ambito e/o<br />
comprensorio, nonché il confine effettivo del territorio provinciale,<br />
proveniente dal repertorio cartografico regionale ufficiale CT10.<br />
2.2.2.2. IDENTIFICAZIONE DEGLI STRATI INFORMATIVI PER LA DEFINIZIONE DEL<br />
TASP<br />
Sulla base dei criteri legislativi che definiscono il TASP è stata realizzata la<br />
prima fase <strong>di</strong> analisi che ha portato ad una riclassificazione del territorio in<br />
termini <strong>di</strong> produttivo (e quin<strong>di</strong> agro-silvo-pastorale) piuttosto che<br />
improduttivo.<br />
Successivamente sono stati identificati gli strati informativi, riportati nella<br />
seguente tabella (Tabella 2.1), contenenti gli elementi <strong>di</strong> base da escludere<br />
dalla superficie totale del territorio provinciale, per la creazione degli strati<br />
secondari utilizzati per il calcolo vero e proprio.
Analisi del territorio<br />
Tabella 2.1 - Descrizione degli elementi del territorio provinciale da<br />
escludere per il calcolo del TASP.<br />
Superfici urbanizzate<br />
Opere pubbliche esistenti e<br />
infrastrutture<br />
Idrografia<br />
Improduttivo <strong>di</strong> origine antropica<br />
Aree all'interno <strong>di</strong> ambiti urbani, definite dalla Carta<br />
<strong>di</strong> Uso del Suolo Agricolo e Forestale (DUSAF 2.1)<br />
appartenenti alle seguenti classi:<br />
111 - Tessuto urbano continuo<br />
112 - Inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong>scontinuo<br />
121 - Zone produttive ed inse<strong>di</strong>amenti <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />
impianti pubblici e privati<br />
134 - Aree degradate non utilizzate e non vegetate<br />
141 – Aree ver<strong>di</strong> urbane<br />
142 – Aree sportive e ricreative.<br />
Aree appartenenti alla rete stradale, considerando la<br />
sola superficie asfaltata in base alle informazioni<br />
contenute nella classificazione della rete viaria<br />
regionale derivata dalla Carta Tecnica Regionale della<br />
Regione Lombar<strong>di</strong>a (CT10) e dalla cartografia ufficiale<br />
della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Aree appartenenti alla rete ferroviaria,<br />
considerando la sola superficie rotabile in base alle<br />
informazioni contenute nella classificazione della rete<br />
ferroviaria regionale derivata dalla Carta Tecnica<br />
Regionale della Regione Lombar<strong>di</strong>a (CT10).<br />
Aree definite dalla Carta <strong>di</strong> Uso del Suolo Agricolo e<br />
Forestale (DUSAF 2.1) appartenenti alle seguenti<br />
classi:<br />
122 – Reti stradali, ferroviarie e spazi accessori<br />
124 – Aeroporti ed eliporti<br />
131 – Cave<br />
132 – Discariche<br />
133 – Cantieri.<br />
Improduttivo naturale<br />
Aree appartenenti a laghi naturali e artificiali dove la<br />
profon<strong>di</strong>tà sia maggiore <strong>di</strong> 10 m, identificate<br />
me<strong>di</strong>ante ricostruzione tri<strong>di</strong>mensionale delle cuvette<br />
lacustri e successiva ricostruzione dell'isobata dei 10<br />
m.<br />
La superficie asfaltata delle strade è stata ricavata a partire dallo strato<br />
informativo lineare relativo al grafo della rete stradale, creando, su entrambi<br />
i lati <strong>di</strong> ciascun elemento lineare, una fascia (buffer) <strong>di</strong> ampiezza pari alla<br />
metà della classe <strong>di</strong> larghezza standard della carreggiata stradale, secondo<br />
le classi in<strong>di</strong>cate in tabella (Tabella 2.2), desunte da CT10.<br />
Tabella 2.2 - Classi <strong>di</strong> larghezza stradale.<br />
Classe <strong>di</strong> larghezza CT10<br />
Larghezza utilizzata per la creazione del<br />
buffer<br />
> 8 m 4,5 m<br />
6÷8 m 3,5 m<br />
3,5÷6 m 2,5 m<br />
21
22<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Allo stesso modo, anche per le ferrovie è stato generato uno strato<br />
secondario creando, su entrambi i lati <strong>di</strong> ciascun elemento lineare, un buffer<br />
<strong>di</strong> ampiezza pari alla metà della classe <strong>di</strong> larghezza della sede ferroviaria,<br />
determinata in funzione del numero <strong>di</strong> binari, secondo quanto riportato nella<br />
tabella seguente (Tabella 2.3).<br />
Tabella 2.3 - Classi <strong>di</strong> larghezza per la rete ferroviaria.<br />
Numero <strong>di</strong> binari da CT10<br />
Larghezza utilizzata per la creazione del<br />
buffer<br />
Linea a binario singolo 3 m<br />
Linea a binario doppio 5 m<br />
Linea a binario triplo 7 m<br />
Linea a binario quadruplo 9 m<br />
Non valutabile 3 m<br />
Si è altresì tenuto conto dei tratti stradali e/o ferroviari in galleria, onde non<br />
ricomprenderli nel computo generale. A tale proposito va sottolineato che<br />
tali informazioni (archi lineari in galleria) non risultano più presenti nei<br />
prodotti CT10 offerti da Regione Lombar<strong>di</strong>a: sono pertanto stati utilizzati i<br />
grafi lineari relativo al prodotto CT10 del 2003, che ancora possedeva tali<br />
informazioni, considerando <strong>di</strong> conseguenza invariato rispetto a tale epoca lo<br />
stato delle opere in galleria attualmente presenti.<br />
AI termine del processo <strong>di</strong> riclassificazione, sono state quin<strong>di</strong> scorporate dal<br />
territorio provinciale tutte quelle aree che, secondo i criteri sopra descritti,<br />
non sod<strong>di</strong>sfano la definizione <strong>di</strong> TASP. Il restante territorio, pertanto, è stato<br />
considerato interamente come TASP.<br />
2.2.2.3. CALCOLO DELLE SUPERFICI<br />
Gli strati approntati me<strong>di</strong>ante le procedure sopra esposte sono stati uniti<br />
me<strong>di</strong>ante tecniche <strong>di</strong> polygon overlay, preservando, in campi denominati in<br />
maniera identica al nome dello strato <strong>di</strong> origine, una variabile numerica<br />
in<strong>di</strong>catrice dell’appartenenza (valore pari a 1, 0 in caso contrario) <strong>di</strong> una<br />
data porzione <strong>di</strong> territorio a uno (o più) strati <strong>di</strong> base, a formare uno strato<br />
informativo finale (TASP_scorporo.shp), contenente tutti i possibili contributi<br />
utili al calcolo delle superfici, ed allegato alla presente relazione.<br />
Successivamente, si è proceduto alla misurazione delle superfici a partire<br />
dallo strato informativo sopra descritto, attraverso una serie <strong>di</strong> interrogazioni<br />
successive e mutuamente esclusive, effettuate sulla tabella degli attributi, i<br />
cui risultati sono stati riportati in un apposito foglio elettronico, allegato alla<br />
presente relazione.<br />
Il sistema ha restituito valori <strong>di</strong> superficie in metri, significativi alla seconda<br />
cifra decimale, successivamente trasformati in ettari e arrotondati a due cifre<br />
significative.
Analisi del territorio<br />
Tutti i calcoli <strong>di</strong> superficie sono stati effettuati in doppia precisione (64 cifre<br />
decimali significative).<br />
Inizialmente è stata valutata la superficie totale, ripartita per Ambiti<br />
Territoriali <strong>di</strong> Caccia e per il Comprensorio Alpino <strong>di</strong> Caccia.<br />
È stata quin<strong>di</strong> calcolata la superficie improduttiva ripartita in improduttivo <strong>di</strong><br />
origine antropica e improduttivo <strong>di</strong> origine naturale.<br />
È importante rilevare come le superfici occupate dalla carreggiata delle<br />
strade e dalle reti ferroviarie siano state calcolate soltanto nella porzione<br />
extraurbana, dal momento che le porzioni urbane sono già comprese negli<br />
ambiti urbani. Per quanto riguarda le superfici improduttive <strong>di</strong> origine<br />
naturale coinvolte nel calcolo della superficie improduttiva, nel territorio<br />
provinciale non sono risultate presenti:<br />
• aree caratterizzate dalla presenza <strong>di</strong> roccia nuda;<br />
• aree caratterizzate dalla presenza <strong>di</strong> ghiacciai e nevi perenni;<br />
• corpi d'acqua (naturali e artificiali) a quote superiori a 2000 m.<br />
Per quanto riguarda la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è stata pertanto considerata<br />
improduttiva la sola superficie dei laghi con profon<strong>di</strong>tà superiore a 10 m,<br />
calcolata rispetto al profilo dell'isobata dei 10 m. L'esatto andamento<br />
dell'isobata dei 10 m è stato ottenuto me<strong>di</strong>ante la ricostruzione<br />
tri<strong>di</strong>mensionale delle cuvette lacustri dei seguenti bacini: Lago Maggiore,<br />
Lago Ceresio, (limitatamente alla porzione in territorio italiano provinciale),<br />
Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Lago <strong>di</strong> Ghirla, Lago <strong>di</strong> Monate, già operato nell'ambito del<br />
progetto SIT-Fauna, e mantenuto invariato. Non sono stati considerati il<br />
laghi <strong>di</strong> Comabbio e <strong>di</strong> Biandronno, caratterizzati da profon<strong>di</strong>tà massima<br />
inferiore a 10 m, e il Lago Delio, in quanto caratterizzato da continue e<br />
irregolari variazioni <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà. La somma <strong>di</strong> tutte le superfici improduttive<br />
consente <strong>di</strong> quantificare la superficie improduttiva totale. La superficie del<br />
TASP si ottiene per <strong>di</strong>fferenza tra la superficie <strong>di</strong> tutto il territorio provinciale<br />
e la superficie improduttiva complessiva.<br />
2.2.3 RISULTATI DEL CALCOLO DEL TASP<br />
Sono <strong>di</strong> seguito presentati i risultati dei calcoli che hanno portato alla<br />
determinazione del TASP, arrotondati alla prima cifra decimale.<br />
Tabella 2.4 - Superficie totale del territorio provinciale sud<strong>di</strong>visa in unità <strong>di</strong><br />
gestione e percentuali rispetto alla superficie totale della provincia.<br />
Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />
CAC1 10075.2 8.4<br />
ATC1 40563.0 33.8<br />
ATC2 47112.1 39.2<br />
ATC3 22423.3 18.7<br />
Totale 120173.5 100.0<br />
23
24<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
2.2.3.1. SUPERFICIE IMPRODUTTIVA ANTROPICA DEL TERRITORIO PROVINCIALE<br />
Tabella 2.5 - Improduttivo <strong>di</strong> origine antropica sud<strong>di</strong>viso in unità <strong>di</strong><br />
gestione.<br />
Aree urbane e infrastrutture (comprese le infrastrutture pertinenti alle reti viarie e<br />
ferroviarie)<br />
Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />
CAC1 703.7 7<br />
ATC1 7404.3 18.3<br />
ATC2 11862.7 25.2<br />
ATC3 8584.4 38.3<br />
Totale 28555.1 23.8<br />
Se<strong>di</strong> stradali extraurbane (esclusi i tratti in galleria, viadotto e inserzioni con rete<br />
ferroviaria, comprese le infrastrutture <strong>di</strong> pertinenza)<br />
Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />
CAC1 95.0 0.9<br />
ATC1 270.6 0.7<br />
ATC2 542.0 1.2<br />
ATC3 292.0 1.3<br />
Totale 1199.6 1.0<br />
Se<strong>di</strong> ferroviarie extraurbane (esclusi tratti in galleria e viadotto, compresi tratti comuni<br />
alla rete stradale, e le infrastrutture <strong>di</strong> pertinenza)<br />
Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />
CAC1 25.6 0.3<br />
ATC1 38 0.1<br />
ATC2 132.8 0.3<br />
ATC3 96.6 0.4<br />
Totale 293 0.2<br />
NB. Le % sono calcolate rispetto alla superficie totale della relativa unità <strong>di</strong> gestione; nel caso<br />
dei totali provinciali la percentuale è calcolata rispetto alla superficie totale provinciale.<br />
2.2.3.2. SUPERFICIE IMPRODUTTIVA DI ORIGINE NATURALE DEL TERRITORIO<br />
PROVINCIALE<br />
Tabella 2.6 - Improduttivo <strong>di</strong> origine naturale sud<strong>di</strong>viso in unità <strong>di</strong><br />
gestione.<br />
Laghi naturali e artificiali a quota inferiore a 2000 m, con profon<strong>di</strong>tà superiore ai 10 m<br />
Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />
CAC1 1860.4 18.5<br />
ATC1 2798.5 6.9<br />
ATC2 3868.6 8.2<br />
ATC3 0.0 0.0<br />
Totale 8527.5 7.1
Analisi del territorio<br />
2.2.3.3. SUPERFICIE IMPRODUTTIVA COMPLESSIVA DEL TERRITORIO PROVINCIALE<br />
Tabella 2.7 - Superficie improduttiva del territorio provinciale sud<strong>di</strong>visa in<br />
unità <strong>di</strong> gestione.<br />
Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />
CAC1 2713.5 26.9<br />
ATC1 11612.1 28.6<br />
ATC2 19283.6 40.9<br />
ATC3 10561.6 47.1<br />
Totale 44170.8 36.7<br />
2.2.3.4. SUPERFICIE AGRO-SILVO-PASTORALE DEL TERRITORIO PROVINCIALE<br />
Tabella 2.8 - Superficie agro-silvo-pastorale del territorio provinciale<br />
sud<strong>di</strong>visa in unità <strong>di</strong> gestione.<br />
Unità <strong>di</strong> gestione Superficie %<br />
CAC1 7361.7 73.1<br />
ATC1 28950.8 71.4<br />
ATC2 27828.5 59.1<br />
ATC3 11861.7 52.9<br />
Totale 760<strong>02</strong>.7 63.2<br />
2.2.3.5. QUANTIFICAZIONE DEL TERRITORIO AGRO-SILVO-PASTORALE<br />
Tabella 2.9 - Sommario dei calcoli relativi alla quantificazione del territorio<br />
agro-silvo-pastorale.<br />
Superficie totale del territorio provinciale [ha]<br />
Zona Alpi 10075.2<br />
Fuori Zona Alpi 110098.3<br />
Superficie improduttiva [ha]<br />
Zona Alpi 2713.5<br />
Fuori Zona Alpi 41457.3<br />
Superficie agro-silvo-pastorale [ha]<br />
Zona Alpi 7361.7<br />
Fuori Zona Alpi 68641.0<br />
2.3. QUANTIFICAZIONE DELLA PORZIONE DI TASP DA SOTTOPORRE<br />
A TUTELA<br />
Nota la superficie totale del TASP è possibile valutarne la porzione che,<br />
secondo le normative vigenti, deve essere destinata a protezione della<br />
fauna. Infatti, ai sensi dell’articolo 13 comma 3 della L.R. 26/93 e successive<br />
25
26<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
mo<strong>di</strong>ficazioni “Il territorio agro-silvo-pastorale della regione è destinato, per<br />
una quota dal <strong>di</strong>eci al venti per cento in zona Alpi e per una quota dal venti<br />
al trenta per cento nel restante territorio, a protezione della fauna selvatica”.<br />
Al fine <strong>di</strong> definire la superficie complessiva del Territorio Agro-Silvo-Pastorale<br />
utile alla fauna protetta, è possibile scorporare le aree entro le quali<br />
l’esercizio venatorio sia precluso, in quanto già oggetto <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> tutela,<br />
considerando ex lege le seguenti casistiche, al netto delle sovrapposizioni fra<br />
istituti:<br />
• aree appartenenti al TASP comprese all’interno <strong>di</strong> Parchi Naturali<br />
Regionali (PNR) (articolo 43, comma 1, lettera b, della L.R. 26/93 e<br />
successive mo<strong>di</strong>ficazioni);<br />
• aree appartenenti al TASP comprese all’interno <strong>di</strong> Riserve Naturali (RN)<br />
(articolo 43, comma 1, lettera b, della L.R. 26/93 e successive<br />
mo<strong>di</strong>ficazioni), escluse quelle ricadenti in altri istituti <strong>di</strong> tutela;<br />
• aree appartenenti al TASP comprese all’interno <strong>di</strong> Oasi <strong>di</strong> Protezione (OP)<br />
(articolo 43, comma 1, lettera c, della L.R. Lombar<strong>di</strong>a 26/93 e successive<br />
mo<strong>di</strong>ficazioni);<br />
• aree appartenenti al TASP comprese all’interno <strong>di</strong> Zone <strong>di</strong> Ripopolamento<br />
e Cattura (ZRC), (articolo 43, comma 1, lettera c, della L.R. 26/93 e<br />
successive mo<strong>di</strong>ficazioni);<br />
• aree appartenenti al TASP comprese in una fascia entro i 100 metri da<br />
immobili, fabbricati e stabili a<strong>di</strong>biti ad abitazione o a posto <strong>di</strong> lavoro e nel<br />
raggio <strong>di</strong> 50 metri da vie <strong>di</strong> comunicazione ferroviaria e da strade<br />
carrozzabili extraurbane (articolo 43, comma 1, lettera e, della L.R. 26/93<br />
e successive mo<strong>di</strong>ficazioni);<br />
• aree appartenenti al TASP designate come Fon<strong>di</strong> chiusi o rustici (FCR) in<br />
base a quanto depositato presso la Regione Lombar<strong>di</strong>a ovvero presso gli<br />
uffici della <strong>Provincia</strong> (articolo 37 della L.R. 26/93 e successive<br />
mo<strong>di</strong>ficazioni).<br />
2.3.1 AREE PROTETTE<br />
Nei paragrafi seguenti verrà riportata una descrizione delle <strong>di</strong>verse tipologie<br />
<strong>di</strong> aree protette presenti in <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, sud<strong>di</strong>videndole per unità <strong>di</strong><br />
gestione (CAC/ATC) e riportandone le superfici ricadenti nel Territorio Agro-<br />
Silvo-Pastorale escluso dall’esercizio venatorio. Si è fatto riferimento alle<br />
aree protette attualmente citate nel vigente <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong>-Venatorio.
2.3.1.1. PARCHI E RISERVE NATURALI<br />
Analisi del territorio<br />
Tabella 2.10 - Valori della superficie totale e agro-silvo-pastorale relativi<br />
alle aree protette del territorio provinciale (OAR.: Oasi Regionale; PLIS:<br />
Parco Locale <strong>di</strong> Interesse Sovracomunale; PNR: Parco Naturale Regionale;<br />
RNO: Riserva Naturale Orientata; RNP: Riserva Naturale Parziale).<br />
Ambito N Tipologia Denominazione<br />
Superficie<br />
totale [ha]<br />
TASP [ha]<br />
CAC1 - - -<br />
1 PNR Parco Naturale Campo dei Fiori 1536.5 1532.8<br />
2 RNO Lago <strong>di</strong> Ganna 108.2 1<strong>02</strong>.2<br />
ATC1<br />
3 RNO Paù Majur 14.8 14.8<br />
4 RNO Carècc 4.4 4.2<br />
5 RNO Monte Chiusarella 463.8 459.2<br />
6 RNO Lago <strong>di</strong> Brinzio 17.6 16.3<br />
7 RNP Campo dei Fiori 744.0 744.0<br />
Totale TASP Parchi e Riserve Naturali ATC1 1556.7<br />
8 PNR<br />
Parco Naturale della Valle del<br />
Ticino<br />
2560.4 2261.5<br />
ATC2<br />
9<br />
10<br />
RNO<br />
RNO<br />
Lago <strong>di</strong> Biandronno<br />
Palude Brabbia<br />
130.3<br />
474.6<br />
128.1<br />
451.1<br />
11 OAR Bruschera 39.0 31.4<br />
12 PLIS Alto Milanese 177.7 152.4<br />
Totale TASP Parchi e Riserve Naturali ATC2 3<strong>02</strong>4.5<br />
ATC3 13 PNR<br />
Parco Naturale della Pineta <strong>di</strong><br />
Appiano Gentile e Tradate<br />
1540.9 1494.9<br />
Totale TASP Parchi e Riserve Naturali ATC3 1494.9<br />
Totale <strong>Provincia</strong>le 6076.2<br />
Totale Zona Alpi 0.0<br />
Totale fuori Zona Alpi 6076.2<br />
2.3.1.2. OASI DI PROTEZIONE<br />
Secondo la normativa nazionale (Legge 157/92) e regionale vigente (L.R.<br />
26/93), le Oasi e le zone <strong>di</strong> protezione previste dalle <strong>di</strong>rettive 79/409/U.E. e<br />
successive mo<strong>di</strong>ficazioni “...sono destinate alla conservazione della fauna<br />
selvatica, con il fine <strong>di</strong> favorire l'inse<strong>di</strong>amento e I'irra<strong>di</strong>amento naturale delle<br />
specie stanziali e la sosta delle migratorie, nonché <strong>di</strong> preservare il flusso<br />
delle correnti migratorie...” (art. 17, comma 1 della L.R. 26/93). Pertanto, il<br />
principale fattore che dovrebbe guidare le scelte riguardanti l'istituzione <strong>di</strong><br />
questi ambiti preclusi all'attività venatoria, è in<strong>di</strong>viduabile nella qualità e<br />
nella valenza ecologica degli habitat e in tutti quegli elementi potenzialmente<br />
idonei ad offrire rifugio, riproduzione e sosta per alcune realtà faunistiche<br />
particolarmente meritevoli <strong>di</strong> conservazione.<br />
Nonostante non siano previsti vincoli alle destinazioni d'uso dei territori<br />
compresi in questi ambiti territoriali, e sebbene assolvano ad una funzione <strong>di</strong><br />
protezione della fauna selvatica limitatamente al contesto territoriale in cui<br />
27
28<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
sono collocate, se efficacemente affiancate ad strategia globale <strong>di</strong><br />
conservazione, le Oasi possono fornire un utile contributo nell'ambito <strong>di</strong> una<br />
strategia globale <strong>di</strong> conservazione.<br />
La valenza e il ruolo delle Oasi possono risultare rilevanti se esse sono ben<br />
<strong>di</strong>stribuite sul territorio in punti strategici, come, ad esempio, lungo le<br />
principali rotte migratorie, in corrispondenza <strong>di</strong> importanti valichi montani,<br />
oppure nelle aree soggette a naturale espansione degli areali <strong>di</strong> specie<br />
stanziali, che rappresentano potenziali centri <strong>di</strong> irra<strong>di</strong>amento per un cospicuo<br />
numero <strong>di</strong> popolazioni selvatiche.<br />
In questo senso, secondo quanto in<strong>di</strong>cato anche dall’Istituto Superiore per la<br />
Protezione e Ricerca Ambientale – ISPRA -, un'appropriata ubicazione delle<br />
oasi faunistiche a livello sia dei residui corpi idrici naturali, sia dei bacini<br />
appositamente creati per favorire la sosta e/o la ni<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> gruppi quali<br />
anseriformi e limicoli si presterebbe positivamente agli scopi per cui questi<br />
territori sono stati concepiti.<br />
Secondo le in<strong>di</strong>cazioni contenute nel <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong>-Venatorio della<br />
Regione Lombar<strong>di</strong>a, i criteri su cui basare I’in<strong>di</strong>viduazione delle zone protette<br />
sono i seguenti:<br />
• ambiente idoneo per la specie da proteggere e caratterizzato da<br />
un’elevata <strong>di</strong>versità ambientale;<br />
• antropizzazione scarsa, rete stradale e viabilità interna ridotta;<br />
• confini razionali, possibilmente impostati su strade o corsi d'acqua o altri<br />
elementi geografici <strong>di</strong> rilievo;<br />
• le <strong>di</strong>stanze tra le zone protette devono consentire gli scambi tra i nuclei <strong>di</strong><br />
popolazione.<br />
Da non <strong>di</strong>menticare, infine, è l'utilità delle oasi nell'ambito <strong>di</strong> programmi <strong>di</strong><br />
reintroduzione e/o ripopolamento <strong>di</strong> specie in comprensori con<br />
caratteristiche ambientali favorevoli al loro reinse<strong>di</strong>amento, così come<br />
previsto sia dalla legge 157/92 sia dalla L.R. 26/93 (art.17, comma 4).<br />
Sul territorio sono attualmente presenti 15 Oasi <strong>di</strong> Protezione, <strong>di</strong> cui una (Val<br />
Dumentina) localizzata in Zona Alpi e le restanti al <strong>di</strong> fuori della Zona Alpi.<br />
Complessivamente queste oasi ricoprono una superficie pari a 1985.4 ha <strong>di</strong><br />
TASP.<br />
Di seguito (Tabella 2.11) è presentato l'elenco delle Oasi <strong>di</strong> istituzione<br />
provinciale con le relative denominazioni e superfici.<br />
Tabella 2.11 - Oasi <strong>di</strong> Protezione istituite dall'Amministrazione <strong>Provincia</strong>le<br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, con relativi valori <strong>di</strong> superficie totale e agro-silvo-pastorale.
Analisi del territorio<br />
Ambito N Denominazione Oasi<br />
Superficie tot.<br />
[ha]<br />
TASP [ha]<br />
Zona Alpi 1 Val Dumentina 249.9 246.8<br />
Totale 246.8<br />
2 Monte Nudo 211.9 211.9<br />
3 Lago <strong>di</strong> Ghirla 48.5 36.8<br />
4 Torbiera <strong>di</strong> Mombello 88.1 72<br />
5 Sacro Monte 127.2 120.9<br />
6 CCR Ispra 156.9 48.1<br />
7 Travedona Monate 121.3 71.2<br />
Fuori Zona Alpi<br />
8<br />
Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (porzione<br />
ATC1)<br />
Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (porzione<br />
ATC2)<br />
335.1<br />
354<br />
242.3<br />
206.9<br />
9 Monastero <strong>di</strong> Luvinate 86.7 28.1<br />
10 Lagozza <strong>di</strong> Besnate 9 8.7<br />
11 La Bozza 7.3 6.2<br />
12 Cascina Semprevento 421.8 392.1<br />
13 Lonate Pozzolo 339.8 263.7<br />
14 Scavi <strong>di</strong> Castelseprio 20.5 19.8<br />
15 Fontanili 9.8 9.8<br />
Totale 1738.5<br />
Totale provinciale 1985.3<br />
2.3.1.3. ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA<br />
Le Zone <strong>di</strong> Ripopolamento e Cattura (ZRC), sulla base delle <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong><br />
legge (legge 157/92, L.R. 26/93) “sono destinate alla riproduzione della<br />
fauna selvatica allo stato naturale, al suo irra<strong>di</strong>amento nelle zone circostanti<br />
ed alla cattura della medesima per l’immissione sul territorio in tempi e<br />
con<strong>di</strong>zioni utili all’ambientamento, fino alla ricostituzione ed alla<br />
stabilizzazione della densità faunistica ottimale del territorio” (art. 18,<br />
comma 1 della L.R. 26/93).<br />
Sempre ai sensi del sopraccitato articolo, le ZRC devono essere istituite in<br />
territori non destinati a coltivazioni specializzate o suscettibili <strong>di</strong> particolare<br />
danneggiamento per la rilevante concentrazione della selvaggina stessa.<br />
Questo tipo <strong>di</strong> istituto riveste, pertanto, un ruolo rilevante in quanto fornisce<br />
una dotazione annua <strong>di</strong> selvaggina naturale per l'immissione sul territorio<br />
cacciabile o in altri ambiti protetti. Inoltre, esiste la possibilità <strong>di</strong> uno<br />
sfruttamento della fauna a fini venatori attraverso I'irra<strong>di</strong>amento naturale<br />
nel territorio limitrofo.<br />
Ai fini <strong>di</strong> una corretta scelta e gestione dei siti da destinare a ZRC, l’ISPRA e<br />
la Regione Lombar<strong>di</strong>a, forniscono alcune in<strong>di</strong>cazioni e suggerimenti tecnici<br />
che si possono così sintetizzare:<br />
• come riportato per le Oasi <strong>di</strong> protezione, basare l'identificazione <strong>di</strong> una<br />
Zona <strong>di</strong> Ripopolamento e Cattura sull'idoneità dell'ambiente per la specie<br />
da produrre;<br />
29
30<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
• programmare eventuali interventi mirati <strong>di</strong> ripristino ambientale al fine <strong>di</strong><br />
incrementare la capacità produttiva <strong>di</strong> questi territori;<br />
• definire i confini <strong>di</strong> queste zone con uno sviluppo quanto più lineare<br />
possibile e in coincidenza con confini naturali facilmente sorvegliabili;<br />
• valutare il possibile impatto negativo che la presenza <strong>di</strong> elevate densità<br />
faunistiche può determinare a carico delle attività agricole.<br />
Attualmente nel territorio provinciale è presente un’unica Zona <strong>di</strong><br />
Ripopolamento e Cattura, quella <strong>di</strong> Angera, presentata nella tabella seguente<br />
(Tabella 2.12).<br />
Tabella 2.12 - Zone <strong>di</strong> Ripopolamento e Cattura presenti sul territorio<br />
provinciale, con relativi valori <strong>di</strong> superficie totale e agro-silvo-pastorale e<br />
percentuali <strong>di</strong> territorio agro-silvo-pastorale tutelato.<br />
Denominazione ZRC Superficie tot. [ha] TASP [ha]<br />
Angera 186 166.5<br />
2.3.2 GENERAZIONE DEGLI STRATI INFORMATIVI PER IL CALCOLO DELLE FASCE DI<br />
RISPETTO<br />
Ai fini del calcolo delle fasce <strong>di</strong> rispetto <strong>di</strong> cui all’articolo 43, comma e, della<br />
L.R. 26/93 e successive mo<strong>di</strong>ficazioni, a partire dallo strato informativo<br />
relativo alle aree all’interno degli ambiti urbani, è stato creato uno strato<br />
secondario, generando un buffer <strong>di</strong> ampiezza pari a 100 m nell'intorno <strong>di</strong><br />
ciascun poligono urbano.<br />
A partire dallo strato relativo alle superfici asfaltate della rete viaria, è stato<br />
creato uno strato secondario generando una fascia <strong>di</strong> rispetto <strong>di</strong> ampiezza<br />
pari a 50 m nell'intorno <strong>di</strong> ciascun elemento della rete viaria.<br />
A partire dallo strato contenente le superfici rotabili, è stato creato uno<br />
strato secondario generando una fascia <strong>di</strong> rispetto <strong>di</strong> ampiezza pari a 50 m<br />
nell'intorno <strong>di</strong> ciascun elemento della rete ferroviaria.<br />
Sono stati considerati gli elementi poligonali classificati come TASP, ricadenti<br />
nelle fasce <strong>di</strong> <strong>di</strong>veto sopra descritte e all'esterno <strong>di</strong> TASP comunque già<br />
tutelato.<br />
2.3.2.1. FASCIA DI RISPETTO DI 50 M DALLE SEDI STRADALI EXTRAURBANE<br />
Tabella 2.13 - Territorio Agro-Silvo-Pastorale ricadente nelle fasce <strong>di</strong><br />
rispetto relative alla rete viaria extraurbana.<br />
Unità <strong>di</strong> gestione Superficie<br />
CAC1 698.6
Unità <strong>di</strong> gestione Superficie<br />
ATC1 1559.4<br />
ATC2 1576.2<br />
ATC3 896.5<br />
Totale 4730.68<br />
Zona Alpi 698.6<br />
Fuori Zona Alpi 4032.1<br />
Analisi del territorio<br />
2.3.2.2. FASCIA DI RISPETTO DI 50 M DALLE SEDI FERROVIARIE EXTRAURBANE<br />
Tabella 2.14 - Territorio Agro-Silvo-Pastorale ricadente nelle fasce <strong>di</strong><br />
rispetto relative alla rete ferroviaria extraurbana (esclusi i tratti in comune<br />
con se<strong>di</strong> stradali).<br />
Unità <strong>di</strong> gestione Superficie<br />
CAC1 14.3<br />
ATC1 68.3<br />
ATC2 183.2<br />
ATC3 28.6<br />
Totale 294.4<br />
Zona Alpi 14.3<br />
Fuori Zona Alpi 280.1<br />
2.3.2.3. FASCIA DI RISPETTO DI 100 M DALLE AREE URBANE<br />
Tabella 2.15 - Territorio Agro-Silvo-Pastorale ricadente nelle fasce <strong>di</strong><br />
rispetto relative alle aree urbane.<br />
Unità <strong>di</strong> gestione Superficie<br />
CAC1 971.3<br />
ATC1 6426.9<br />
ATC2 7710.3<br />
ATC3 39<strong>02</strong>.9<br />
Totale 19011.4<br />
Zona Alpi 971.3<br />
Fuori Zona Alpi 18040.1<br />
2.3.2.4. SUPERFICIE TOTALE DELLE FASCE DI RISPETTO<br />
Tabella 2.16 - Territorio Agro-Silvo-Pastorale ricadente nelle fasce <strong>di</strong><br />
rispetto, sud<strong>di</strong>viso in unità <strong>di</strong> gestione, al netto delle eventuali<br />
sovrapposizioni.<br />
Unità <strong>di</strong> gestione Superficie<br />
CAC1 1684.2<br />
ATC1 8054.6<br />
ATC2 9469.7<br />
ATC3 4828<br />
31
32<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Totale 24036.5<br />
Zona Alpi 1684.2<br />
Fuori Zona Alpi 22352.3<br />
2.3.3 CALCOLO DELLE SUPERFICI PROTETTE<br />
A partire dal valore <strong>di</strong> superficie totale <strong>di</strong> TASP è stato quin<strong>di</strong> possibile<br />
valutare l’estensione del territorio complessivamente sottoposto a tutela,<br />
comprendente:<br />
• aree ricadenti all’interno <strong>di</strong> Parchi e Riserve Naturali, tutelate per effetto<br />
<strong>di</strong> altre leggi;<br />
• aree ricadenti nelle Oasi <strong>di</strong> protezione e nelle Zone <strong>di</strong> Ripopolamento e<br />
Cattura istituite dalla <strong>Provincia</strong>;<br />
• aree ricadenti nelle fasce <strong>di</strong> rispetto.<br />
Nella seguente tabella riassuntiva (Tabella 2.17), sono presentate le<br />
superfici <strong>di</strong> TASP per le aree sottoposte a tutela e le rispettive percentuali<br />
rispetto al TASP utile alla fauna, <strong>di</strong>stinte nelle tre tipologie sopra illustrate.<br />
Tabella 2.17 - Quantificazione del TASP complessivamente sottoposto a<br />
tutela.<br />
CAC1 ATC1 ATC2 ATC3 Zona Alpi Fuori Zona Alpi<br />
ha ha ha ha ha % ha %<br />
Parchi e Riserve 0 1556.7 3<strong>02</strong>4.5 1494.9 0 6076.2<br />
Oasi e ZRC 246.8 640.1 1238.9 26 246.8 1905<br />
Fasce <strong>di</strong> rispetto 1684.2 8054.6 9469.7 4828 1684.2 22352.3<br />
Totale zone<br />
protette<br />
1931.1 1<strong>02</strong>51.4 13733.1 6348.9 1931.1 26.2 30333.5 44.2<br />
Come si può osservare dalla Tabella 2.17, la percentuale <strong>di</strong> TASP<br />
complessivamente protetto in Zona Alpi è pari al 26.2%, mentre al <strong>di</strong><br />
fuori della Zona Alpi è pari al 44,2%. Tali valori sod<strong>di</strong>sfano<br />
pienamente i limiti imposti dall’art. 13 della L.R. 26/93.<br />
2.4. ASPETTI FAUNISTICO-VENATORI<br />
2.4.1 ORGANIZZAZIONE FAUNISTICO-VENATORIA DEL TERRITORIO<br />
2.4.1.1. PARCHI REGIONALI E PARCHI LOCALI DI INTERESSE SOVRACOMUNALE<br />
I Parchi regionali sono enti approvati e istituiti con legge regionale e per il<br />
territorio <strong>di</strong> loro competenza elaborano dei Piani Territoriali <strong>di</strong><br />
Coor<strong>di</strong>namento che hanno valenza sovracomunale. Nei Parchi regionali la<br />
normativa vigente permette l'attività venatoria a esclusione delle aree a<br />
Parco Naturale e a Riserva naturale in cui vige il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> caccia ai sensi
Analisi del territorio<br />
della legge n. 394/91. La perimetrazione <strong>di</strong> queste aree è contenuta nei<br />
relativi Piani Territoriali <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento.<br />
In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono presenti: il Parco Regionale Campo dei Fiori, il<br />
Parco Lombardo della Valle del Ticino e il Parco della Pineta <strong>di</strong> Appiano<br />
Gentile e Tradate (Figura 2.1).<br />
I Parchi locali <strong>di</strong> interesse sovracomunale (PLIS) sono istituiti con delibera<br />
della Giunta Regionale e non hanno la facoltà <strong>di</strong> istituire al loro interno il<br />
<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> caccia ai sensi della L. n. 394/91 a meno che non coincidano, in<br />
tutto o in parte, con le aree a Parco naturale, le Riserve naturali dei Parchi<br />
regionali o le zone a tutela provinciali.<br />
In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono attualmente presenti 8 PLIS, <strong>di</strong> cui 4 interessano<br />
esclusivamente il territorio provinciale e 4 PLIS interprovinciali (Figura 2.1).<br />
PLIS presenti interamente sul territorio provinciale:<br />
• Fontanile <strong>di</strong> San Giacomo<br />
Atto <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le n. 240 del<br />
06/07/2005<br />
Modalità <strong>di</strong> gestione: Ente gestore unico, Parco Fontanile <strong>di</strong> S. Giacomo<br />
Comune: Gerenzano<br />
Superficie (ha): 379,11<br />
• Parco Primo Maggio<br />
Atti <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera del Consiglio Regionale n.1205 del<br />
04/12/1975<br />
Modalità <strong>di</strong> gestione: Ente gestore unico, Parco Primo Maggio<br />
Comune: MaL.N.ate<br />
Superficie (ha): 3,37<br />
• Parco Rile Tenore Olona<br />
Atti <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le n.46 del 22/<strong>02</strong>/2006<br />
Modalità <strong>di</strong> gestione: Convenzione<br />
Comuni: Castiglione Olona, Carnago, Caronno Varesino, Castelseprio,<br />
Gazzada Schianno, Gornate Olona, Lozza, Morazzone<br />
Comune capofila: Castiglione Olona<br />
Superficie (ha): 1451,58<br />
• Parco del Me<strong>di</strong>o Olona<br />
Atto <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le n. 96 del<br />
29/03/2006<br />
Modalità <strong>di</strong> gestione: Convenzione<br />
Comuni: Fagnano Olona, Gorla Maggiore, Gorla Minore, Marnate, Olgiate<br />
Olona, Solbiate Olona<br />
Comune capofila: Fagnano Olona<br />
Superficie (ha): 625,70<br />
33
• Parco Golfo della Quassa<br />
34<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Atti <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le n. 57 del<br />
16/<strong>02</strong>/2010<br />
Comuni: Ranco, Ispra<br />
Comune capofila: Ranco<br />
Superficie (ha): 1559,41<br />
PLIS interprovinciali:<br />
• Bosco del Rugareto<br />
Atti <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> n. 315 del<br />
28/09/2005; Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le <strong>di</strong> Milano n. 147 del 08/03/2006<br />
Modalità <strong>di</strong> gestione: Convenzione<br />
Comuni: Cislago (VA), Gorla Minore (VA), Marnate (VA), Rescal<strong>di</strong>na (MI)<br />
Comune capofila: Cislago (VA)<br />
Province <strong>di</strong>: Milano, <strong>Varese</strong><br />
Superficie (ha): 1264<br />
• Parco Alto Milanese<br />
Atto <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta Regionale n. 4/25200 del<br />
27/10/1987<br />
Modalità <strong>di</strong> gestione: Consorzio<br />
Comuni: Busto Arsizio (VA), Castellanza (VA), Legnano (MI)<br />
Province <strong>di</strong>: Milano, <strong>Varese</strong><br />
Superficie (ha): 359<br />
Per effetto <strong>di</strong> un’or<strong>di</strong>nanza comunale, nel territorio del PLIS che rientra in<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è vietata l’attività venatoria.<br />
• Parco della Valle del Lanza<br />
Atti <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta Regionale n. 7/8967 del<br />
30/04/20<strong>02</strong>; Delibera <strong>di</strong> Giunta<br />
<strong>Provincia</strong>le <strong>di</strong> Como n. 245/12791 del 06/11/2003<br />
Modalità <strong>di</strong> gestione: Convenzione<br />
Comuni: Bizzarone (CO), Cagno (CO), Malnate (VA), Valmorea (CO)<br />
Comune capofila: Malnate (VA)<br />
Province <strong>di</strong>: Como, <strong>Varese</strong><br />
Superficie (ha): 672,18<br />
• Parco del Lura<br />
Atti <strong>di</strong> riconoscimento: Delibera <strong>di</strong> Giunta Regionale n. 6/5611 del<br />
24/11/1995 e successiva mo<strong>di</strong>fica Delibera <strong>di</strong> Giunta Regionale del 33671/97<br />
Modalità <strong>di</strong> gestione: Consorzio<br />
Comuni: Bregnano (CO), Cadorago (CO), Caronno Pertusella (VA),<br />
Cermenate (CO), Guanzate (CO), Lomazzo (CO), Rovellasca (CO), Rovello<br />
Porro (CO), Saronno (VA), Lainate (MI)
Province <strong>di</strong>: Como, <strong>Varese</strong>, Milano<br />
Superficie (ha): 1577<br />
Analisi del territorio<br />
È attualmente conclusa la realizzazione dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fattibilità per<br />
l’istituzione <strong>di</strong> un ulteriore PLIS sul territorio provinciale <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />
denominato Valle della Bevera, che dovrebbe interessare i comuni <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />
Arcisate, Cantello, Induno Olona, Malnate e Viggiù.<br />
35
36<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Figura 2.1- Attuale assetto <strong>di</strong> Parchi regionali (in verde) e Parchi Locali <strong>di</strong><br />
Interesse Sovracomunale (in giallo) in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.
2.4.1.2. RISERVE NATURALI<br />
Analisi del territorio<br />
In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono presenti 8 Riserve Naturali (RN), <strong>di</strong> seguito<br />
elencate e riportate in Figura 2.2.<br />
• Riserva Naturale Orientata Lago <strong>di</strong> Ganna<br />
• Riserva Naturale Orientata Torbiera Paù Majur<br />
• Riserva Naturale Orientata Torbiera del Carecc<br />
• Riserva Naturale Orientata Lago <strong>di</strong> Brinzio<br />
• Riserva Naturale Orientata Martica-Chiusarella<br />
• Riserva Naturale Parziale Campo dei Fiori<br />
• Riserva Naturale Orientata Lago <strong>di</strong> Biandronno<br />
• Riserva Naturale Orientata Palude Brabbia<br />
37
38<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Figura 2.2 - Attuale assetto <strong>di</strong> riserve naturali presenti sul territorio<br />
proviciale.
2.4.1.3. MONUMENTI NATURALI (MN)<br />
Analisi del territorio<br />
I Monumenti Naturali (MN) presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono 14, elencati<br />
in Tabella 2.18, con il comune <strong>di</strong> riferimento e l’ente gestore; la<br />
localizzazione sul territorio provinciale è mostrata in Figura 2.3.<br />
Tabella 2.18 - Monumenti naturali presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Nome Comune Ente gestore Tipologia<br />
Laghetto della<br />
Parco regionale Monumento<br />
Motta d’Oro Gavirate Campo dei fiori naturale<br />
Sorgente sulla<br />
Parco regionale Monumento<br />
SP45 in Cuvio Cuvio Campo dei fiori naturale<br />
Cascata dei<br />
Parco regionale Monumento<br />
Pesegh Brinzio Campo dei fiori naturale<br />
Masso erratico <strong>di</strong><br />
Parco regionale Monumento<br />
Brinzio Brinzio Campo dei fiori naturale<br />
Parco regionale Monumento<br />
Fonte del ceppo<br />
Marmitte dei<br />
<strong>Varese</strong> Campo dei fiori naturale<br />
giganti sul<br />
Parco regionale Monumento<br />
Vallone <strong>Varese</strong> Campo dei fiori naturale<br />
Stagno della<br />
Parco regionale Monumento<br />
Tagliata <strong>Varese</strong> Campo dei fiori naturale<br />
Forre della<br />
Parco regionale Monumento<br />
Valganna <strong>Varese</strong> Campo dei fiori naturale<br />
Monumento<br />
Sasso Cavallaccio Ranco Comune <strong>di</strong> Ranco<br />
Parco regionale<br />
naturale<br />
lombardo della Monumento<br />
Preia Buia Sesto Calende Valle del Ticino naturale<br />
Parco regionale Bene <strong>di</strong> rilevante<br />
Somma lombardo della interesse<br />
Sass de Biss Lombardo Valle del Ticino naturalistico<br />
Parco regionale Bene <strong>di</strong> rilevante<br />
Quercia della Somma lombardo della interesse<br />
Cascina<br />
Lombardo Valle del Ticino naturalistico<br />
Gonfolite e Forre<br />
Comune <strong>di</strong> Monumento<br />
dell'Olona Castiglione Olona Castiglione Olona naturale<br />
Il laghetto della Motta d’Oro (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un piccolo<br />
specchio d acqua in avanzato stato <strong>di</strong> interramento sul versante sud del<br />
Campo dei Fiori nel comune <strong>di</strong> Gavirate. In primavera migliaia <strong>di</strong> anfibi si<br />
recano a depositare le loro uova in questa area.<br />
La Sorgente sulla SP45 in Cuvio (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è una<br />
sorgente <strong>di</strong> frattura all interno <strong>di</strong> un tronco <strong>di</strong> Faggio in comune <strong>di</strong> Cuvio. La<br />
si osserva facilmente dalla strada provinciale.<br />
La Cascata dei Pesegh (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è situata a monte <strong>di</strong><br />
un ex filanda nel comune <strong>di</strong> Brinzio; è formata dall’unione delle acque dei<br />
torrenti Frivola e Valmolina.<br />
39
40<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Il Masso erratico <strong>di</strong> Brinzio (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un<br />
complesso <strong>di</strong> massi <strong>di</strong> grosse <strong>di</strong>mensioni trasportati e depositati dai ghiacciai<br />
nella valle <strong>di</strong> Intrino, a 750 m circa, sul versante nord del Campo dei Fiori.<br />
La Fonte del ceppo (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è una sorgente <strong>di</strong><br />
origine carsica attiva tutto l’anno in comune <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Le Marmitte dei giganti sul Vallone (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) sono<br />
forme <strong>di</strong> abrasione prodotte dall azione erosiva dell acqua a nord dell'abitato<br />
<strong>di</strong> Velate nel comune <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Lo Stagno della Tagliata (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un piccolo<br />
stagno alimentato da acqua <strong>di</strong> falda in localita Tagliata nel comune <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>. Importante per la presenza <strong>di</strong> una buona popolazione <strong>di</strong> tritone<br />
crestato e per la deposizione <strong>di</strong> uova da parte <strong>di</strong> numerose specie <strong>di</strong> anfibi.<br />
Le Forre della Valganna (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) sono profonde<br />
incisioni a pareti ripide, erose dall’acqua, ad alcune centinaia <strong>di</strong> metri a nord<br />
delle Grotte della Valganna nei comuni <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e Induno Olona.<br />
Il Sasso Cavallaccio (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un colossale masso<br />
erratico <strong>di</strong> origine morenica (5 m x 8 m), si trova Comune <strong>di</strong> Ranco. Il suo<br />
nome, Sass Cavalasc, secondo la tra<strong>di</strong>zione popolare, deriva dal fatto che la<br />
parte sporgente richiama vagamente la forma della testa <strong>di</strong> un cavallo.<br />
La Preia Buia (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un megalito istoriato <strong>di</strong><br />
serpentino (roccia verde e luminosa), con presenza <strong>di</strong> numerosi petroglifi a<br />
carattere simbolico eseguiti in età preistorica. È affiancato da altri massi<br />
erratici, sui quali sono presenti altri petroglifi.<br />
Il Sass de Biss o Sasso della Serpe (DGR n. 7/5983 del <strong>02</strong>/08/01 - Approv.<br />
PTC P.Ticino) è una grande pietra verdastra in gran parte interrata. Si trova<br />
nel comune <strong>di</strong> Somma Lombardo.<br />
Quercia della Cascina (DGR n. 7/5983 del <strong>02</strong>/08/01 - Approv. PTC<br />
P.Ticino).<br />
Il sito Gonfolite e Forre dell'Olona è caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong><br />
fenomeni geologici e geomorfologici rilevanti con affioramenti a vista <strong>di</strong><br />
gonfolite (Forra dei Mulini) nel territorio <strong>di</strong> Castiglione Olona.
Analisi del territorio<br />
Figura 2.3 - Attuale assetto dei monumenti naturali presenti in provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>.<br />
41
42<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
2.4.1.4. SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA E ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE<br />
All’interno del territorio provinciale sono presenti 22 SIC, 4 ZPS e 1 SIC/ZPS,<br />
<strong>di</strong> seguito elencati. La localizzazione sul territorio provinciale è mostrata in<br />
Figura 2.4.<br />
Siti <strong>di</strong> importanza comunitaria (SIC)<br />
• Valle Veddasca<br />
• Alnete del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
• Lago <strong>di</strong> Biandronno<br />
• Palude Brabbia<br />
• Lago <strong>di</strong> Comabbio<br />
• Lago <strong>di</strong> Ganna<br />
• Palude Bruschera<br />
• Sabbie d’Oro<br />
• Torbiera <strong>di</strong> Cavagnano<br />
• Monti della Valcuvia<br />
• Monte Sangiano<br />
• Palude Bozza Monvallina<br />
• Versante Nord del Campo dei Fiori<br />
• Grotte del Campo dei Fiori<br />
• Monte Martica<br />
• Monti Legnone e Chiusarella<br />
• Sorgenti del Rio Capricciosa<br />
• Brughiera del Vigano<br />
• Palu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Arsago<br />
• Brughiera del Dosso<br />
• Ansa <strong>di</strong> Castelnovate<br />
• Turbigaccio<br />
• Pineta pedemontana <strong>di</strong> Appiano Gentile<br />
Zone <strong>di</strong> protezione speciale (ZPS)<br />
• Palude Brabbia<br />
• Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>
• Canneti del Lago Maggiore<br />
• Boschi del Ticino<br />
• Campo dei Fiori<br />
Analisi del territorio<br />
43
44<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Figura 2.4 - Attuale assetto <strong>di</strong> SIC (in verde) e ZPS (in giallo) presenti in<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.
2.4.1.5. OASI DI PROTEZIONE DELLA FAUNA<br />
Analisi del territorio<br />
In <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono presenti 16 Oasi <strong>di</strong> Protezione (OP) della fauna,<br />
<strong>di</strong> seguito elencate, con la relativa superficie complessiva, e riportate in<br />
Figura 2.5.<br />
• Oasi della Bruschera<br />
Questa Oasi, ubicata in comune <strong>di</strong> Angera, è stata istituita dalla Regione<br />
Lombar<strong>di</strong>a con DGR n. 34934 del 19/07/1988.<br />
• Val Dumentina<br />
• Monte Nudo<br />
• Lago <strong>di</strong> Ghirla<br />
• Torbiera <strong>di</strong> Mombello<br />
• Sacro Monte<br />
• CCR <strong>di</strong> Ispra<br />
• Travedona Monate<br />
• Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
• Monastero <strong>di</strong> Luvinate<br />
• Lagozza <strong>di</strong> Besnate<br />
• La Bozza<br />
• Cascina Semprevento<br />
• Lonate Pozzolo<br />
• Scavi <strong>di</strong> Castelseprio<br />
• Fontanili<br />
45
46<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Figura 2.5 - Attuale assetto <strong>di</strong> Oasi <strong>di</strong> protezione presenti in provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>.
2.4.1.6. ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA<br />
Analisi del territorio<br />
In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è attualmente presente una sola Zona <strong>di</strong><br />
Ripopolamento e Cattura (ZRC), denominata “Angera”, in comune <strong>di</strong> Angera.<br />
La localizzazione è mostrata in Figura 2.6.<br />
47
48<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Figura 2.6 - Localizzazione della ZRC Angera.
2.4.1.7. FONDI CHIUSI E RUSTICI<br />
Analisi del territorio<br />
Al momento attuale, in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> non sono presenti fon<strong>di</strong> chiusi, né<br />
rustici.<br />
2.4.1.8. ZONE DI RIFUGIO E AMBIENTAMENTO<br />
Attualmente nel territorio del CAC Nord Verbano non sono presenti Zone <strong>di</strong><br />
Rifugio e Ambietamento.<br />
Nel territorio dell’ATC 1 al momento attuale sono attive 5 zone <strong>di</strong> rifugio e<br />
ambientamento, nelle località <strong>di</strong> seguito elencate:<br />
• Sette Termini<br />
• Alpe Calorescio<br />
• Cave Reiner<br />
• Mustonate<br />
• Pian Nave<br />
La localizzazione delle zone rosse all’interno dell’ATC 1 è mostrata in Figura<br />
2.7.<br />
Nel territorio dell’ATC 2 sono state in<strong>di</strong>viduate e tabellate alcune aree<br />
ubicate su parte del territorio dei comuni <strong>di</strong> Caravate, Azzate, Taino, Sesto<br />
Calende, Busto Arsizio, Angera, Mercallo e Jerago con Orago. Un’altra zona<br />
rossa, denominata Fontanili, è presente nei comuni <strong>di</strong> Gallarate e Besnate.<br />
La perimetrazione <strong>di</strong> tali aree non è stata resa <strong>di</strong>sponibile.<br />
Nel territorio dell’ATC 3 sono state in<strong>di</strong>viduate e tabellate alcune aree<br />
ubicate su parte del territorio dei comuni <strong>di</strong> Gerenzano, Cassano Magnago,<br />
Oggiona S.Stefano, Cairate, Fagnano Olona, Morazzone, Uboldo e Origgio.<br />
49
50<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Figura 2.7 - Localizzazione delle zone rosse presenti all’interno dell’ATC 1.
Analisi del territorio<br />
2.4.1.9. AZIENDE FAUNISTICO-VENATORIE E AZIENDE AGRI-TURISTICO-<br />
VENATORIE<br />
In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono presenti attualmente 6 Aziende <strong>Faunistico</strong>-<br />
Venatorie e una Azienda Agrituristico-Venatoria, <strong>di</strong> seguito elencate nella<br />
Tabella 2.19 con la relativa superficie in concessione e riportate in Figura<br />
2.8.<br />
Tabella 2.19 - Aziende <strong>Faunistico</strong>-Venatorie e Aziende Agri-Turistico-<br />
Venatorie presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Ambito N<br />
Superficie tot.<br />
Denominazione AFV e AATV<br />
[ha]<br />
TASP [ha]<br />
ATC 1 1 AFV Cantello 665.9 526.8<br />
ATC 2 2 AFV Jerago e Uniti 684.8 590.4<br />
ATC 2 3 AFV Arsago Seprio 409.7 392.2<br />
ATC 2 4 AFV Golasecca 530.8 498.1<br />
ATC 2 5 AFV Maddalena del Dosso 507.0 427.7<br />
ATC 3 6 AFV Locate Varesino 151.3 123<br />
ATC 3 7 AATV Bozzente 135.8 125.7<br />
Totale 3085.2 2683.9<br />
L'AFV <strong>di</strong> Locate Varesino, essendo a carattere interprovinciale, è stata<br />
oggetto <strong>di</strong> istruttoria da parte della Regione Lombar<strong>di</strong>a, la quale ha<br />
rinnovato la concessione con Delibera n.6/23630 del 30 <strong>di</strong>cembre 1996.<br />
Successivamente, con D.G.R. n. 6/36929 del 19 giugno 1998, la Regione<br />
Lombar<strong>di</strong>a ha mo<strong>di</strong>ficato e integrato I'art. 38 della L. R. 26/93, rimandando<br />
le AFV interprovinciali all'obbligo <strong>di</strong> procedere ad una istruttoria comune con<br />
le Province interessate, per il rinnovo della concessione, fermo restando che<br />
la documentazione relativa alla gestione dell'azienda debba essere<br />
presentata alla <strong>Provincia</strong> sul cui territorio ricade la maggior parte della<br />
superficie dell'azienda; nel caso in questione, la maggior parte dell'azienda<br />
<strong>di</strong> Locate Varesino ricade nel territorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Como.<br />
Come riportato in tabella, attualmente in <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è presente la<br />
sola Azienda agrituristico-venatoria Bozzente.<br />
Complessivamente, Aziende faunistico-venatorie e agrituristico-venatorie<br />
ricoprono il 3.5% del territorio agro-silvo-pastorale della provincia.<br />
Per quanto riguarda le Aziende faunistico-venatorie esistenti, valutate nel<br />
loro insieme, mostrano una <strong>di</strong>stribuzione sul territorio provinciale fortemente<br />
<strong>di</strong>somogenea, che penalizza comuni quali Arsago Seprio, Mornago, Albizzate,<br />
Golasecca, comportando localmente una situazione <strong>di</strong> evidente carenza <strong>di</strong><br />
zone utilizzabili per l’attività venatoria. Il territorio, soprattutto nelle aree <strong>di</strong><br />
pianura, è già particolarmente povero <strong>di</strong> spazi fruibili.<br />
51
52<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Figura 2.8 - Attuale assetto delle AFV (in verde) e AATV (in arancione)<br />
presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. In giallo è mostrata l’unica AFV<br />
interprovinciale.
2.4.1.10. ZONE PER L’ALLENAMENTO E L’ADDESTRAMENTO CANI<br />
Analisi del territorio<br />
In merito alle Zone per l’Allenamento e l’Addestramento Cani per le gare e le<br />
prove cinofile (ZAAC), all’articolo 21, comma 9, la L.R. Lombar<strong>di</strong>a n. 26/93 e<br />
successive mo<strong>di</strong>ficazioni, consente l’istituzione <strong>di</strong> tre tipi <strong>di</strong> zone, classificate<br />
in base alla possibilità o meno <strong>di</strong> svolgervi attività venatoria e al tipo <strong>di</strong> cani<br />
(da ferma, da cerca e riporto, da seguita) cui tali zone sono destinate. La<br />
materia viene altresì regolamentata dal R.R. n. 16 del 4 agosto 2003.<br />
Nella seguente Tabella 2.20 sono elencate le zone per l'addestramento e<br />
l'allenamento dei cani istituite sul territorio provinciale, <strong>di</strong>stinte per tipologia<br />
(si fa riferimento alle zone con regolare autorizzazione nel corso dell’anno<br />
2011).<br />
Tabella 2.20 - Zone <strong>di</strong> Addestramento Cani presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e<br />
relativa tipologia.<br />
Zone <strong>di</strong> tipo B, senza sparo, istituite per l’addestramento,<br />
funzionanti fino al 31 agosto <strong>di</strong> ogni anno<br />
Denominazione Comuni interessati<br />
Cabrì <strong>Varese</strong><br />
Mina Luino<br />
San Clemente Laveno Mombello, Sangiano, Caravate e Cittiglio<br />
Seprio Castelseprio, Carnago, Caronno Varesino e Gornate<br />
Olona<br />
Il melo Varano Borghi, Casale Litta e Vergiate<br />
Zone <strong>di</strong> tipo B, senza sparo, istituite per gare cinofile nel 2011<br />
Denominazione Comuni interessati<br />
Laghetto campi<br />
nuovi Travedona Monate<br />
Brebbia<br />
Cave Rainer Arcisate<br />
Cassina Ferrara Saronno<br />
Favia Saronno<br />
Bo<strong>di</strong>o Lomnago<br />
Samarate/San Macario<br />
Malgesso<br />
Puntale Montegrino<br />
Mustonate <strong>Varese</strong><br />
Ronco Casciago<br />
Pra Ross Besozzo<br />
Migliarina Malgesso<br />
Cardana Bardello<br />
Castelletto Coquio<br />
Vegonno Azzate<br />
Brunello<br />
Sumirago<br />
Capronno Angera<br />
Piana <strong>di</strong> Montonate Mornago<br />
Sesto Calende<br />
53
54<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Taino<br />
Mottarello Morazzone<br />
Stanga e Case<br />
Nuove Gazzada Schianno<br />
Caronno Corbellaro-<br />
Madonnetta <strong>di</strong><br />
Gornate Castiglione Olona<br />
Pollo Caronno Varesino<br />
Milanello Carnago<br />
Rovate Cassano Magnago<br />
AFV Golasecca<br />
AFV Somma Lombardo<br />
Gerenzano<br />
Cascina Maestroni Origgio<br />
Zone <strong>di</strong> tipo C con sparo funzionanti tutto l’anno<br />
Denominazione Comuni interessati Scadenza<br />
autorizzazione<br />
Albusciago Sumirago 2014<br />
Baraggia Clivio <strong>2012</strong><br />
Capricciosa Sesto Calende <strong>2012</strong><br />
San Vito Caronno Pertusella 2013<br />
Margorabbia Vegia Grantola <strong>2012</strong><br />
Valdarno Cassago Magnago <strong>2012</strong><br />
Il Vedré Casale Litta 2013<br />
Bozzente Cislago <strong>2012</strong><br />
Di seguito è mostrata la localizzazione delle ZAC <strong>di</strong> tipo C con sparo<br />
funzionanti tutto l’anno sul territorio provinciale (Figura 2.9).
Analisi del territorio<br />
Figura 2.9 - Assetto delle ZAC <strong>di</strong> tipo C con sparo funzionanti tutto l’anno<br />
sul territorio provinciale.<br />
55
56<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
2.4.1.11. AMBITI TERRITORIALI DI CACCIA E COMPRENSORI ALPINI DI CACCIA<br />
Il territorio provinciale risulta sud<strong>di</strong>viso in 4 unità <strong>di</strong> gestione: un<br />
Comprensorio Alpino <strong>di</strong> Caccia e 3 Ambiti Territoriali <strong>di</strong> Caccia (ATC 1<br />
“Prealpino”, ATC 2 e ATC 3), i cui confini sono mostrati in Figura 2.10.
Analisi del territorio<br />
Figura 2.10 - Attuale sud<strong>di</strong>visione del territorio provinciale in unità <strong>di</strong><br />
gestione.<br />
57
58<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Di seguito viene presentata una scheda sintetica relativa alle singole unità <strong>di</strong><br />
gestione, con i principali elementi <strong>di</strong> caratterizzazione degli stessi.<br />
Comprensorio Alpino <strong>di</strong> Caccia “Nord Verbano”<br />
Comuni interessati<br />
Tronzano Lago Maggiore<br />
Veddasca<br />
Dumenza<br />
Luino<br />
Maccagno<br />
Pino sulla sponda del Lago Maggiore<br />
Agra<br />
Istituti privati presenti<br />
Curiglia con Monteviasco<br />
Nel territorio del CANV non sono presenti istituti privati.<br />
Istituti <strong>di</strong> protezione presenti (ai sensi della L. 394/91 e della L.<br />
157/92) e altre tipologie<br />
Tipologia Denominazione<br />
Oasi Val Dumentina<br />
SIC Valle Veddasca<br />
Cacciatori che hanno esercitato l’attività venatoria nella stagione<br />
venatoria 2010-2011<br />
Area Tipologia N<br />
Residenti in provincia Vagante 191<br />
Appostamento fisso 7<br />
Non residenti in provincia Vagante 4<br />
Appostamento fisso 2<br />
Totale 204<br />
Ambito Territoriale <strong>di</strong> Caccia n. 1 “Prealpino”<br />
Comuni interessati<br />
Arcisate Cuvio<br />
Azzate Duno<br />
Azzio Ferrera <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Barasso Galliate Lombardo
Bedero Valcuvia Gavirate<br />
Besano Gazzada Schianno<br />
Biandronno Gemonio<br />
Bisuschio Germignaga<br />
Bo<strong>di</strong>o Lomnago Grantola<br />
Brenta Induno Olona<br />
Brezzo <strong>di</strong> Bedero Lavena Ponte Tresa<br />
Brinzio Laveno - Mombello<br />
Brissago - Valtravaglia Lozza<br />
Brusimpiano Luino<br />
Buguggiate Luvinate<br />
Cadegliano - Viconago Malnate<br />
Cantello Marchirolo<br />
Casalzuigno Marzio<br />
Casciago Masciago Primo<br />
Cassano Valcuvia Mesenzana<br />
Castello Cabiaglio Montegrino Valtravaglia<br />
Castelveccana Morazzone<br />
Cazzago Brabbia Orino<br />
Cittiglio Porto Ceresio<br />
Clivio Porto Valtravaglia<br />
Cocquio - Trevisago Rancio Valcuvia<br />
Comerio Saltrio<br />
Cremenaga Valganna<br />
Cuasso al Monte <strong>Varese</strong><br />
Cugliate - Fabiasco Vedano Olona<br />
Cunardo Viggiu`<br />
Cuveglio<br />
Istituti privati presenti<br />
Tipogia Denominazione<br />
A.F.V. Cantello<br />
Analisi del territorio<br />
Istituti <strong>di</strong> protezione presenti (ai sensi della L. 394/91 e della L.<br />
157/92) e altre tipologie<br />
Tipologia Denominazione<br />
Parco Regionale Parco Campo dei Fiori<br />
Parco Naturale Regionale Parco Naturale Campo dei Fiori<br />
Riserva Naturale Orientata Lago <strong>di</strong> Ganna<br />
Riserva Naturale Orientata Pau Majur<br />
Riserva Naturale Orientata Carecc<br />
59
60<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Tipologia Denominazione<br />
Riserva Naturale Orientata Monte Chiusarella<br />
Riserva Naturale Orientata Lago <strong>di</strong> Brinzio<br />
PLIS interprovinciale Parco Valle del Lanza<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Monte Nudo<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Lago <strong>di</strong> Ghirla<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Monastero <strong>di</strong> Luvinate<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Sacro Monte<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Lago Ceresio<br />
ZPS Parco Regionale Campo dei Fiori<br />
ZPS Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
SIC Monti della Valcuvia<br />
SIC Monte Martica<br />
SIC Torbiera <strong>di</strong> Cavagnano<br />
SIC Lago <strong>di</strong> Ganna<br />
SIC Versante Nord del Campo dei Fiori<br />
SIC Monte Legnone e Chiusarella<br />
SIC Grotte del Campo dei Fiori<br />
SIC Alnete del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Cacciatori che hanno esercitato l’attività venatoria nella stagione<br />
venatoria 2010-2011<br />
Area Tipologia N<br />
Residenti in provincia Vagante 898<br />
Appostamento fisso 131<br />
Non residenti in provincia Vagante 64<br />
Appostamento fisso 2<br />
Totale 1095<br />
Ambito Territoriale <strong>di</strong> Caccia n. 2<br />
Comuni interessati<br />
Albizzate Galliate Lombardo<br />
Angera Gavirate<br />
Arsago Seprio Gazzada Schianno<br />
Azzate Gemonio<br />
Bardello Golasecca<br />
Besnate Inarzo<br />
Besozzo Ispra<br />
Biandronno Jerago con Orago<br />
Bo<strong>di</strong>o Lomnago Laveno - Mombello
Brebbia Leggiuno<br />
Bregano Lonate Pozzolo<br />
Brunello Malgesso<br />
Buguggiate Mercallo<br />
Busto Arsizio Monvalle<br />
Cadrezzate Mornago<br />
Caravate Osmate<br />
Cardano al Campo Ranco<br />
Caronno Varesino Samarate<br />
Casale Litta Sangiano<br />
Casorate Sempione Sesto Calende<br />
Castellanza Solbiate Arno<br />
Castronno Somma Lombardo<br />
Cavaria con Premezzo Sumirago<br />
Cazzago Brabbia Taino<br />
Cittiglio Ternate<br />
Cocquio – Trevisago Travedona - Monate<br />
Comabbio Varano Borghi<br />
Crosio della Valle <strong>Varese</strong><br />
Daverio Vergiate<br />
Ferno Vizzola Ticino<br />
Gallarate<br />
Istituti privati presenti<br />
Tipologia Denominazione<br />
A.F.V. Jerago ed Uniti<br />
A.F.V. Arsago Seprio<br />
A.F.V. Golasecca<br />
A.F.V. Maddalena del Dosso<br />
Analisi del territorio<br />
Istituti <strong>di</strong> protezione presenti (ai sensi della L. 394/91 e della L.<br />
157/92) e altre tipologie<br />
Tipologia Denominazione<br />
Parco Lombardo della Valle del<br />
Parco Regionale<br />
Ticino<br />
Parco Naturale Regionale Parco Naturale della Valle del Ticino<br />
Riserva Naturale Regionale Orientata Lago <strong>di</strong> Biandronno<br />
Riserva Naturale Regionale Orientata Palude Brabbia<br />
PLIS provinciale Parco delle Roggie<br />
PLIS interprovinciale Parco Alto Milanese<br />
PLIS provinciale Parco del Golfo della Quassa<br />
61
62<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Tipologia Denominazione<br />
ZRC Barza-Barzola<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Torbiera <strong>di</strong> Mombello<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna CCR Ispra<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Travedona Monate<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Cascina Semprevento<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Lonate Pozzolo<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Lagozza <strong>di</strong> Besnate<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Fontanili<br />
Oasi Regionale Bruschera<br />
ZPS Canneti del Lago Maggiore<br />
ZPS Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
ZPS Palude Brabbia<br />
ZPS Boschi del Ticino<br />
SIC Palude Bruschera<br />
SIC Sorgenti del Rio Capricciosa<br />
SIC Palu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Arsago<br />
SIC Brughiera del Vigano<br />
SIC Brughiera del Dosso<br />
SIC Ansa <strong>di</strong> Castelnovate<br />
SIC Turbigaccio, Boschi <strong>di</strong> Castelletto e<br />
Lanca <strong>di</strong> Bernate<br />
SIC Monte Sangiano<br />
SIC Palude Bozza-Monvallina<br />
SIC Sabbia d’oro<br />
SIC Lago <strong>di</strong> Biandronno<br />
SIC Alnete del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
SIC Palude Brabbia<br />
SIC Lago <strong>di</strong> Comabbio<br />
Cacciatori che hanno esercitato l’attività venatoria nella stagione<br />
venatoria 2010-2011<br />
Area Tipologia N<br />
Residenti in provincia Vagante 1034<br />
Appostamento fisso 99<br />
Non residenti in provincia Vagante 43<br />
Appostamento fisso 9<br />
Totale 1185
Ambito Territoriale <strong>di</strong> Caccia n. 3<br />
Comuni interessati<br />
Albizzate Gorla Maggiore<br />
Brunello Gorla Minore<br />
Buguggiate Gornate Olona<br />
Busto Arsizio Jerago con Orago<br />
Cairate Lonate Ceppino<br />
Carnago Lozza<br />
Caronno Pertusella Marnate<br />
Caronno Varesino Morazzone<br />
Cassano Magnago Oggiona con Santo Stefano<br />
Castellanza Olgiate Olona<br />
Castelseprio Origgio<br />
Castiglione Olona Saronno<br />
Castronno Solbiate Arno<br />
Cavaria con Premezzo Solbiate Olona<br />
Cislago Tradate<br />
Fagnano Olona Uboldo<br />
Gallarate Vedano Olona<br />
Gazzada Schianno Venegono Inferiore<br />
Gerenzano Venegono Superiore<br />
Istituti privati presenti<br />
Tipologia Denominazione<br />
A.F.V. Interprovinciale Locate Varesino<br />
A. A.T.V. Bozzente<br />
Analisi del territorio<br />
Istituti <strong>di</strong> protezione presenti (ai sensi della L. 394/91 e della L.<br />
157/92) e altre tipologie<br />
Tipologia Denominazione<br />
Parco Regionale Parco Lombardo della Valle del Ticino<br />
Parco Naturale Regionale Parco Naturale Pineta <strong>di</strong> Appiano Gentile e Tradate<br />
PLIS interprovinciale Parco Valle del torrente Lura<br />
PLIS provinciale Fontanile <strong>di</strong> San Giacomo<br />
PLIS interprovinciale Parco Valle del Lura<br />
PLIS interprovinciale Bosco del Rugareto<br />
PLIS provinciale Parco del Me<strong>di</strong>o Olona<br />
PLIS provinciale Parco Rile Tenore Olona<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna La Bozza<br />
63
64<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Tipologia Denominazione<br />
Oasi <strong>di</strong> protezione della fauna Scavi <strong>di</strong> Castelseprio<br />
SIC Pineta Pedemontana <strong>di</strong> Appiano Gentile<br />
Cacciatori che hanno esercitato l’attività venatoria nella stagione<br />
venatoria 2010-2011<br />
Residenti in provincia Vagante 670<br />
Appostamento fisso 23<br />
Non residenti in provincia Vagante 209<br />
Appostamento fisso 4<br />
Totale 906<br />
2.4.1.12. APPOSTAMENTI FISSI<br />
In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono presenti 294 Appostamenti Fissi, <strong>di</strong> cui 265 in<br />
terraferma e 29 in lago.<br />
Nella seguente Tabella 2.21 è presentato l’elenco degli appostamenti fissi in<br />
terraferma e in lago, attualmente presenti in ciascun comune del territorio<br />
provinciale.<br />
Tabella 2.21- Numero <strong>di</strong> appostamenti fissi presenti per comune, sud<strong>di</strong>visi<br />
per tipologia.<br />
Unità <strong>di</strong> Comune Tipo Numero<br />
gestione<br />
appostamenti<br />
fissi<br />
ATC2 Angera Terra 3<br />
ATC2 Angera Lago 5<br />
ATC1 Arcisate Terra 7<br />
ATC2 Azzate Lago 2<br />
ATC1 Azzio Terra 3<br />
ATC1 Barasso Terra 2<br />
ATC1 Bedero<br />
Valcuvia<br />
Terra 5<br />
ATC1 Besano Terra 4<br />
ATC2 Besozzo Terra 6<br />
ATC2 Besozzo Lago 1<br />
ATC2 Biandronno Terra 3<br />
ATC2 Biandronno Lago 5<br />
ATC1 Bisuschio Terra 2<br />
ATC2 Bo<strong>di</strong>o<br />
Lomnago<br />
Lago 4<br />
ATC2 Bo<strong>di</strong>o<br />
Lomnago<br />
Terra 1<br />
ATC2 Brebbia Lago 1<br />
ATC1 Brenta Terra 2<br />
ATC1 Brezzo <strong>di</strong><br />
Bedero<br />
Terra 2<br />
ATC1 Brinzio Terra 1
Unità <strong>di</strong><br />
gestione<br />
ATC1 Brissago<br />
Comune Tipo Numero<br />
appostamenti<br />
fissi<br />
Valtravaglia<br />
Terra 5<br />
ATC2 Brunello Terra 1<br />
ATC1 Brusimpiano Terra 3<br />
ATC1 Cadegliano<br />
Viconago<br />
Terra 11<br />
ATC2 Cadrezzate Terra 11<br />
ATC3 Cairate Terra 3<br />
ATC3 Carnago Terra 3<br />
ATC3 Caronno<br />
Varesino<br />
Terra 1<br />
ATC2 Casale Litta Terra 6<br />
ATC1 Casalzuigno Terra 2<br />
ATC1 Casciago Terra 1<br />
ATC3 Cassano<br />
Magnago<br />
Terra 1<br />
ATC1 Castello<br />
Cabiaglio<br />
Terra 3<br />
ATC1 Castelveccana Terra 1<br />
ATC3 Cislago Terra 5<br />
ATC2 Cittiglio Terra 1<br />
ATC1 Cittiglio Terra 2<br />
ATC1 Clivio Terra 6<br />
ATC1 Cocquio<br />
Trevisago<br />
Terra 1<br />
ATC2 Comabbio Lago 3<br />
ATC1 Cremenaga Terra 3<br />
ATC2 Crosio della<br />
Valle<br />
Terra 1<br />
ATC1 Cuasso al<br />
Monte<br />
Terra 17<br />
ATC1 Cugliate<br />
Fabiasco<br />
Terra 9<br />
ATC1 Cunardo Terra 8<br />
ATC1 Cuvio Terra 2<br />
CAC Dumenza Terra 3<br />
ATC2 Gallarate Terra 1<br />
ATC2 Galliate<br />
Lombardo<br />
Terra 3<br />
ATC3 Gazzada<br />
Schianno<br />
Terra 1<br />
ATC1 Gazzada<br />
Schianno<br />
Terra 1<br />
ATC1 Gemonio Terra 3<br />
ATC3 Gerenzano Terra 1<br />
ATC3 Gornate<br />
Olona<br />
Terra 1<br />
ATC2 Inarzo Terra 2<br />
ATC2 Ispra Terra 1<br />
Analisi del territorio<br />
65
66<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Unità <strong>di</strong><br />
gestione<br />
Comune Tipo Numero<br />
appostamenti<br />
fissi<br />
ATC2 Ispra Lago 1<br />
ATC2 Laveno<br />
Mombello<br />
Terra 1<br />
ATC1 Laveno<br />
Mombello<br />
Terra 2<br />
ATC2 Lonate<br />
Pozzolo<br />
Terra 2<br />
ATC1 Luino Terra 6<br />
CAC Luino Terra 6<br />
CAC Maccagno Terra 5<br />
ATC2 Malgesso Terra 2<br />
ATC1 Malnate Terra 2<br />
ATC2 Marchirolo Terra 6<br />
ATC1 Marzio Terra 1<br />
ATC1 Masciago<br />
Primo<br />
Terra 3<br />
ATC2 Mercallo Terra 1<br />
ATC2 Mercallo Lago 1<br />
ATC1 Mesenzana Terra 2<br />
ATC1 Montegrino<br />
Valtravaglia<br />
Terra 7<br />
ATC2 Monvalle Lago 2<br />
ATC3 Morazzone Terra 2<br />
ATC2 Mornago Terra 1<br />
ATC2 Osmate Terra 1<br />
ATC1 Porto Ceresio Terra 1<br />
ATC1 Rancio<br />
Valcuvia<br />
Terra 3<br />
ATC2 Ranco Lago 1<br />
ATC1 Saltrio Terra 3<br />
ATC3 Solbiate<br />
Olona<br />
Terra 1<br />
ATC2 Sumirago Terra 4<br />
ATC2 Travedona<br />
Monate<br />
Terra 8<br />
ATC1 Valganna Terra 4<br />
ATC1 <strong>Varese</strong> Terra 13<br />
ATC1 <strong>Varese</strong> Lago 3<br />
ATC3 Vedano Olona Terra 4<br />
CAC Veddasca Terra 2<br />
ATC2 Vergiate Terra 1<br />
ATC1 Viggiù Terra 6<br />
La seguente Tabella 2.22 presenta un quadro riassuntivo del numero <strong>di</strong><br />
appostamenti fissi per unità <strong>di</strong> gestione.
Analisi del territorio<br />
Tabella 2.22 - Quadro riassuntivo del numero <strong>di</strong> appostamenti fissi per<br />
unità <strong>di</strong> gestione.<br />
Unità <strong>di</strong><br />
gestione Terra Lago Totale<br />
CAC 16 0 16<br />
ATC1 159 3 162<br />
ATC2 67 26 93<br />
ATC3 23 0 23<br />
Totale 265 29 294<br />
Nella Figura 2.11 è mostata la localizzazione degli stessi sul territorio<br />
provinciale.<br />
67
68<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Figura 2.11 - Localizzazione degli appostamenti fissi in terraferma (in<br />
colore verde) e agli acquatici (in arancione).
Analisi del territorio<br />
2.4.2 SPECIE DI INTERESSE PRIORITARIO PER LA GESTIONE FAUNISTICO-<br />
VENATORIA PROVINCIALE<br />
Il <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong>-Venatorio Regionale (AA.VV., 2001) al fine <strong>di</strong> orientare gli<br />
interventi <strong>di</strong> tutela e/o <strong>di</strong> gestione della fauna omeoterma presente nel<br />
territorio, ovvero azioni <strong>di</strong> monitoraggio e/o progetti <strong>di</strong> ricerca verso specie<br />
<strong>di</strong> interesse prioritario nel contesto territoriale e ambientale regionale, ha<br />
definito e applicato criteri per la compilazione <strong>di</strong> un elenco <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> Uccelli<br />
e Mammiferi caratterizzate dalle seguenti prerogative:<br />
• interesse venatorio (V): specie cacciabili in base alla L. n. 157/92, alla<br />
L.R. Lombar<strong>di</strong>a n. 26/93 e successive mo<strong>di</strong>ficazioni;<br />
• interesse gestionale (G): specie caratterizzate da interazioni con attività<br />
antropiche;<br />
• interesse conservazionistico (C): specie con elevate caratteristiche <strong>di</strong><br />
rarità su scala generale, su scala regionale o su entrambe le scale.<br />
Sulla base dei sopracitati criteri, a livello regionale il sopracitato <strong>Piano</strong> è<br />
giunto alla in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> 2<strong>02</strong> specie (142 specie <strong>di</strong> Uccelli e 60 <strong>di</strong><br />
Mammiferi).<br />
Il <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong>-Venatorio Regionale <strong>di</strong> orientamento, inoltre, al fine <strong>di</strong><br />
fornire uno schema <strong>di</strong> riferimento utile per pianificare le attività <strong>di</strong><br />
rilevamento dei dati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, consistenza, abbondanza relativa e<br />
struttura delle popolazioni delle specie <strong>di</strong> interesse prioritario per la gestione<br />
faunistico-venatoria, e orientare specifici programmi <strong>di</strong> ricerca, ha<br />
in<strong>di</strong>viduato, per le sopracitate specie, tre <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong> monitoraggio, <strong>di</strong><br />
seguito in<strong>di</strong>cati:<br />
1) monitoraggio <strong>di</strong> base (MB), da attuarsi con regolarità da parte del<br />
personale tecnico e <strong>di</strong> vigilanza degli enti responsabili della gestione<br />
faunistico-venatoria;<br />
2) monitoraggio specialistico (MS), da attuarsi più o meno regolarmente da<br />
parte <strong>di</strong> personale tecnico-scientifico specializzato;<br />
3) stu<strong>di</strong> particolareggiati (SP), da attuarsi da parte <strong>di</strong> personale tecnicoscientifico<br />
specializzato e da prevedersi nel caso <strong>di</strong> particolari esigenze <strong>di</strong><br />
conservazione e <strong>di</strong> gestione.<br />
Lo stesso criterio è stato ripreso dal recente volume “Monitoraggio <strong>di</strong> Uccelli<br />
e Mammiferi in Lombar<strong>di</strong>a” (Gagliar<strong>di</strong> e Tosi, <strong>2012</strong>), in cui sono state<br />
in<strong>di</strong>viduate complessivamente 379 specie (290 specie <strong>di</strong> Uccelli e 89 <strong>di</strong><br />
Mammiferi), considerando tutte le specie presenti sul territorio regionale nei<br />
<strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong> fenologici e comprendendo anche specie alloctone e<br />
paleoalloctone.<br />
Tale elenco è stato ripreso e rivalutato, giungendo alla in<strong>di</strong>viduazione, in<br />
funzione delle peculiarità del territorio della provincia e delle specifiche<br />
esigenze del presente elaborato, <strong>di</strong> 203 specie <strong>di</strong> Uccelli e 67 specie <strong>di</strong><br />
69
70<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Mammiferi ritenute <strong>di</strong> interesse per la gestione faunistica e venatoria della<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Per le specie <strong>di</strong> Uccelli e Mammiferi risultate <strong>di</strong> interesse per un monitoraggio<br />
“<strong>di</strong> base” (1) da parte degli enti responsabili della gestione faunisticovenatoria,<br />
viene fornita, al Paragrafo 4.3 una sintesi delle metodologie <strong>di</strong><br />
rilevamento quantitativo, congiuntamente con apposite schede <strong>di</strong><br />
rilevamento, da utilizzare per la raccolta dei dati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione,<br />
consistenza, abbondanza relativa e struttura delle popolazioni presenti nel<br />
territorio della provincia. In<strong>di</strong>cazioni metodologiche vengono altresì fornite<br />
per alcune specie che, pur non rientrando tra quelle oggetto <strong>di</strong> un<br />
monitoraggio <strong>di</strong> base, rientrano comunque tra le specie oggetto <strong>di</strong> caccia<br />
ovvero tra le specie <strong>di</strong> interesse gestionale o <strong>di</strong> più rilevante interesse<br />
conservazionistico.<br />
Di seguito, in Tabella 2.23 e Tabella 2.24, viene riportato l’elenco delle<br />
specie <strong>di</strong> Uccelli e Mammiferi la cui presenza sul territorio provinciale risulta<br />
documentata da fonti bibliografiche. Inoltre, sulla base dei sopracitati criteri<br />
in<strong>di</strong>viduati dal <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio Regionale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo, vengono<br />
specificate, per le specie ritenute <strong>di</strong> interesse per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, dal<br />
punto <strong>di</strong> vista non solo venatorio ma anche gestionale e conservazionistico,<br />
le <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> monitoraggio.<br />
Le categorie <strong>di</strong> interesse e le tipologie <strong>di</strong> monitoraggio sono in<strong>di</strong>cate in<br />
tabella come <strong>di</strong> seguito specificato:<br />
• Interesse Venatorio: V<br />
• Interesse Gestionale: G<br />
• Interesse Conservazionistico: C<br />
• Monitoraggio <strong>di</strong> base: MB<br />
• Monitoraggio Specialistico: MS<br />
• Stu<strong>di</strong> Particolareggiati: SP<br />
Nella tabella viene in<strong>di</strong>cato, inoltre, il valore <strong>di</strong> priorità complessiva attribuito<br />
a ciascuna specie, secondo quanto specificato nel <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio<br />
Regionale e nella DGR N. 7/4345 del 20/04/2001. I valori <strong>di</strong> priorità<br />
complessiva (P) attribuiti alle specie sono compresi tra 1 e 14. Una specie è<br />
ritenuta <strong>di</strong> interesse conservazionistico prioritario, se il valore <strong>di</strong> priorità<br />
complessiva è uguale o superiore a 8. La scala <strong>di</strong> priorità complessiva,<br />
in<strong>di</strong>viduata nell’ambito della DGR N. 4345 tiene conto dell’interazione tra un<br />
livello <strong>di</strong> priorità generale e un livello <strong>di</strong> priorità regionale delle specie. Per<br />
definire il livello generale i criteri utilizzati sono: rarità generale, corologia,<br />
<strong>di</strong>mensione della popolazione o resilienza; per il livello regionale i criteri<br />
utilizzati sono: consistenza del popolamento, selettività ambientale, fragilità.<br />
Il punteggio attribuito a ciascun livello deriva dalla somma dei singoli<br />
punteggi parziali <strong>di</strong> ciascun criterio, ad<strong>di</strong>zionata <strong>di</strong> 1. A ciascun criterio è<br />
stato attribuito un valore compreso tra 0 (nessuna rilevanza) e 3 (massima
Analisi del territorio<br />
rilevanza). In questo modo il valore complessivo della somma che si ottiene<br />
è, in entrambi i casi, compreso tra 1 e 10. Secondo il criterio <strong>di</strong> priorità<br />
complessiva rilevanti possono essere anche specie che presentano un grado<br />
me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> interesse su entrambi i livelli, così come specie che presentano un<br />
grado elevato <strong>di</strong> interesse per uno soltanto dei due livelli (Fornasari et al.,<br />
1999). I valori che esprimono la priorità complessiva (compresi tra 1 e 14)<br />
sono ottenuti con la somma pitagorica dei due livelli (generale e regionale).<br />
Vengono in<strong>di</strong>cati, infine, l’inserimento delle <strong>di</strong>verse specie negli allegati I<br />
della Direttiva “Uccelli” (2009/147/CE) e l’appartenenza a una delle<br />
categorie SPEC (Species of Conservation Concern, secondo la co<strong>di</strong>fica fornita<br />
da BirdLife International, 2004) nel caso dell’avifauna e nell’allegato II della<br />
Direttiva Habitat (92/43/CE) per la teriofauna. L’ultima colonna in<strong>di</strong>ca se la<br />
specie è cacciabile o meno ai sensi della normativa regionale. In grassetto<br />
sono evidenziate le specie, sia <strong>di</strong> Uccelli, sia <strong>di</strong> Mammiferi, presenti sul<br />
territorio provinciale <strong>di</strong> origine alloctona e paleoalloctona.<br />
Il significato delle categorie SPEC è <strong>di</strong> seguito in<strong>di</strong>cato:<br />
• SPEC 1: specie presenti in tutta Europa per le quali devono essere<br />
adottate misure <strong>di</strong> protezione a livello mon<strong>di</strong>ale, perche il loro status è<br />
classificato su base mon<strong>di</strong>ale nelle categorie “minacciato a livello<br />
globale”, “subor<strong>di</strong>nato alla protezione della natura” o “dati insufficienti”;<br />
• SPEC 2: specie le cui popolazioni globali sono presenti in modo<br />
concentrato in Europa dove però il loro status <strong>di</strong> conservazione è<br />
inadeguato;<br />
• SPEC 3: specie le cui popolazioni globali non sono concentrate in Europa,<br />
nella quale il loro status <strong>di</strong> conservazione è inadeguato;<br />
• - E : specie le cui popolazioni globali sono concentrate in Europa, dove il<br />
loro status <strong>di</strong> conservazione è adeguato;<br />
• - : specie le cui popolazioni globali non sono concentrate in Europa, dove<br />
il loro status <strong>di</strong> conservazione è adeguato;<br />
• W: in<strong>di</strong>ca che la categoria si riferisce solo alle popolazioni invernali;<br />
• ne: not evalueted (non valutata)<br />
71
72<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Tabella 2.23 - Elenco delle specie <strong>di</strong> Uccelli presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
con specifiche relative alle tipologie <strong>di</strong> interesse e <strong>di</strong> monitoraggio.<br />
Specie Nome scientifico<br />
Interesse<br />
Monitoraggio<br />
Priorità<br />
complessiva<br />
Strolaga maggiore Gavia immer All. I - P<br />
Strolaga minore Gavia stellata C SP 9 All. I 3 P<br />
Strolaga mezzana Gavia arctica C SP 8 All. I 3 P<br />
Tuffetto<br />
Tachybaptus<br />
5 - P<br />
ruficollis<br />
Svasso maggiore Po<strong>di</strong>ceps cristatus G MB 6 - P<br />
Svasso collorosso Po<strong>di</strong>ceps grisegena 7 - P<br />
Svasso cornuto Po<strong>di</strong>ceps auritus All. I 3 P<br />
Svasso piccolo Po<strong>di</strong>ceps nigricollis 6 All. I - P<br />
Cormorano<br />
Phalacrocorax<br />
carbo<br />
G MB<br />
6 - P<br />
Nitticora<br />
Nycticorax<br />
C MB<br />
12 All. I 3 P<br />
nycticorax<br />
Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides C MB 13 All. I 3 P<br />
Airone guardabuoi Bubulcus ibis 9 - P<br />
Garzetta Egretta garzetta C MB 11 All. I - P<br />
Airone bianco maggiore Casmero<strong>di</strong>us albus C MB 12 All. I - P<br />
Airone cenerino Ardea cinerea C MB 10 - P<br />
Airone rosso Ardea purpurea C MB 13 All. I 3 P<br />
Tarabuso Botaurus stellaris C MB 13 All. I 3 PP<br />
Tarabusino Ixobrychus minutus C MS 9 All. I 3 P<br />
Cicogna bianca Ciconia ciconia C MB 12 All. I 2 PP<br />
Cigno reale Cygnus olor C MB 10 All. II/2<br />
E<br />
PP<br />
Oca granaiola Anser fabalis All. II/1 - E W P<br />
Oca lombardella Anser albifrons All. III/2 - P<br />
Oca selvatica Anser anser 6 All. II/1 - P<br />
Volpoca Tadorna tadorna C MB 9 - PP<br />
Fischione Anas penelope V MB 10 All. II/1 - E W C<br />
Canapiglia Anas strepera V MB 7 All. II/1 3 C<br />
Alzavola Anas crecca V MB<br />
6 All. II/1; All.<br />
III/2<br />
- C<br />
Germano reale Anas platyrhynchos V MB<br />
2 All. II/1; All.<br />
III/1<br />
- C<br />
Codone Anas acuta V MB<br />
7 All. II/1; All.<br />
III/2<br />
3 C<br />
Marzaiola Anas querquedula V MB 7 All. II/1 3 C<br />
Mestolone Anas clypeata V MB<br />
7 All. II/1; All.<br />
III/2<br />
3 C<br />
Fistione turco Netta rufina C MB 11 All. II/2 - PP<br />
Moriglione Aythya ferina V MB<br />
5 All. II/1; All.<br />
III/2<br />
2 C<br />
Moretta tabaccata Aythya nyroca C MB 12 All. I 1 P<br />
2009/147/CE<br />
SPEC<br />
L.R. 26/93
Specie Nome scientifico<br />
Interesse<br />
Monitoraggio<br />
Priorità<br />
complessiva<br />
Analisi del territorio<br />
Moretta Aythya fuligula V MB<br />
6 All. II/1; All.<br />
III/2<br />
3 C<br />
Moretta grigia Aythya marila C MB<br />
8 All. II/2; All.<br />
III/2<br />
3W P<br />
Moretta codona Clangula hyemalis All. II/2 - P<br />
Orchetto marino Melanitta nigra<br />
7 All. II/2; All.<br />
III/2<br />
- P<br />
Orco marino Melanitta fusca 6 All. II/2 3 P<br />
Quattrocchi Bucephala clangula MB 5 All. II/2 - P<br />
Pesciaiola Mergus albellus All. I 3 P<br />
Smergo minore Mergus serrator 6 All. II/2 - P<br />
Smergo maggiore Mergus merganser 7 All. II/2 - P<br />
Aquila reale Aquila chrysaetos C MB 11 All. I 1 PP<br />
Falco pecchiaiolo Pernis apivorus C MS 11 All. I - E<br />
PP<br />
Nibbio bruno Milvus migrans C MS 10 All. I 3 PP<br />
Biancone Circaetus gallicus C MS 12 All. I 3 PP<br />
Falco <strong>di</strong> palude Circus aeruginosus C MS 9 All. I - PP<br />
Albanella reale Circus cyaneus C MS 9 All. I 3 PP<br />
Albanella minore Circus pygargus C MS 11 All. I - E<br />
PP<br />
Astore Accipiter gentilis C MS 11 - PP<br />
Sparviere Accipiter nisus C MS 9 - PP<br />
Poiana Buteo buteo C MS 8 - PP<br />
Falco pescatore Pan<strong>di</strong>on haliaetus All. I 3 PP<br />
Gheppio Falco tinnunculus C MS 5 3 PP<br />
Falco cuculo Falco vespertinus MB 13 All. I 3 PP<br />
Smeriglio Falco columbarius C SP 9 All. I - PP<br />
Lodolaio Falco subbuteo C MS 9 - PP<br />
Pellegrino Falco peregrinus C MS 13 All. I - PP<br />
Francolino <strong>di</strong> monte Bonasa bonasia C MB<br />
13 All. I; All.<br />
II/2<br />
- P<br />
Gallo forcello Tetrao tetrix C V MB 11 All. I 3 C<br />
Colino della Virginia<br />
Colinus<br />
virginianus<br />
V MB<br />
13 P<br />
Coturnice<br />
Alectoris graeca<br />
saxatilis<br />
C V MB<br />
11 All. I 2 C<br />
Pernice rossa Alectoris rufa V C MB<br />
10 All. II/1;<br />
All III/1<br />
2 C<br />
Starna Per<strong>di</strong>x per<strong>di</strong>x V C MB 9 All. I 3 C<br />
Quaglia Coturnix coturnix V MS 5 All. II/2 3 C<br />
Fagiano comune<br />
Phasianus<br />
colchicus<br />
V MB<br />
2 All. II/1;<br />
All III/1<br />
- C<br />
Porciglione Rallus aquaticus C V SP 8 All. II/2 - C<br />
Voltolino Porzana porzana All. 1 - E<br />
P<br />
Schiribilla Porzana parva All. 1 - E<br />
P<br />
Gallinella d'acqua Gallinula chloropus V MS 3 All. II/2 - C<br />
2009/147/CE<br />
SPEC<br />
L.R. 26/93<br />
73
74<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Specie Nome scientifico<br />
Folaga Fulica atra V MB<br />
4 All. II/1; All<br />
III/1<br />
- C<br />
Cavaliere d’Italia<br />
Himantopus<br />
himantopus<br />
All. I - PP<br />
Occhione<br />
Burhinus<br />
oe<strong>di</strong>cnemus<br />
All. I 3 PP<br />
Corriere piccolo Charadrius dubius 6 - P<br />
7 All. I; -<br />
Piviere dorato Pluvialis apricaria<br />
All.II/2; All.<br />
III/2<br />
E<br />
P<br />
Pavoncella Vanellus vanellus V MS 6 All.II/2 2 C<br />
Beccaccino Gallinago gallinago V MS<br />
5 All.II/1; All.<br />
III/2<br />
3 C<br />
Beccaccia Scolopax rusticola V C MS<br />
8 All.II/1; All.<br />
III/2<br />
3 C<br />
Piro piro culbianco Tringa ochropus 5 - P<br />
Piro piro boschereccio Tringa glareola All. I 3 P<br />
Piro piro piccolo Actitis hypoleucos 7 3 P<br />
Gavina Larus canus C MS 8 All.II/2 2 P<br />
Gabbiano comune Larus ri<strong>di</strong>bundus G MB 4 All.II/2 - E<br />
P<br />
Gabbiano reale med. Larus michahellis C MS 9 All.II/2 - E<br />
P<br />
Mignattino piombato Childonias hybridus All. I 3 P<br />
Mignattino Chlidonias niger All. I 3 P<br />
Colombo <strong>di</strong> città<br />
Columba livia forma<br />
domestica<br />
All.II/1 - P<br />
Colombaccio Columba palumbus V MS<br />
4 All.II/1; All.<br />
III/1<br />
- E<br />
C<br />
Tortora dal collare<br />
orientale<br />
Streptopelia<br />
decaocto<br />
G MS<br />
3 All.II/2 P<br />
Tortora selvatica Streptopelia turtur V MS 4 All.II/2 3 C<br />
Cuculo Cuculus canorus SP 8 - P<br />
Barbagianni Tyto alba C MS 6 3 PP<br />
Assiolo Otus scops C MS 11 3 PP<br />
Gufo reale Bubo bubo C MB 11 All. I 3 PP<br />
Civetta Athene noctua C MS 12 3 PP<br />
Allocco Strix aluco C MS 9 - E<br />
PP<br />
Gufo comune Asio otus C MS 8 - E PP<br />
Succiacapre<br />
Caprimulgus<br />
europaeus<br />
C SP<br />
4 All. I 2 P<br />
Rondone comune Apus apus 2 - P<br />
Rondone maggiore<br />
Tachymarptis<br />
melba<br />
C<br />
- P<br />
Martin pescatore Alcedo atthis C SP 10 All. I 3 P<br />
Gruccione Merops apiaster C SP 9 3 P<br />
Upupa Upupa epops C 6 3 P<br />
Torcicollo Jynx torquilla 6 3 PP<br />
Interesse<br />
Monitoraggio<br />
Priorità<br />
complessiva<br />
2009/147/CE<br />
SPEC<br />
L.R. 26/93
Specie Nome scientifico<br />
Interesse<br />
Monitoraggio<br />
Priorità<br />
complessiva<br />
Analisi del territorio<br />
Picchio verde Picus viri<strong>di</strong>s C MS 9 2 PP<br />
Picchio nero Dryocopus martius C MS 10 All. I - PP<br />
Picchio rosso maggiore Dendrocopos major C MS 10 - PP<br />
Picchio rosso minore Dendrocopos minor C MS 11 - PP<br />
Cappellaccia Galerida cristata 6 3 P<br />
Tottavilla Lullula arborea C All. I 2 P<br />
Allodola Alauda arvensis V MS 4 All.II/2 3 C<br />
Ron<strong>di</strong>ne montana<br />
Ptyonoprogne<br />
rupestris<br />
C SP<br />
8 - P<br />
Ron<strong>di</strong>ne Hirundo rustica 3 3 P<br />
Balestruccio Delichon urbica 1 3 P<br />
Calandro Anthus campestris C SP 8 All. I 3 P<br />
Pispola Anthus pratensis - E P<br />
Prispolone Anthus trivialis 6 - P<br />
Cutrettola Motacilla flava SP 4 - P<br />
Ballerina gialla Motacilla cinerea 4 - P<br />
Ballerina bianca Motacilla alba 3 - P<br />
Beccofrusone Bombycilla garrulus - P<br />
Merlo acquaiolo Cinclus cinclus C SP 11 - P<br />
Scricciolo<br />
Troglodytes<br />
troglodytes<br />
2 -<br />
Passera scopaiola Prunella modularis 7 -<br />
Pettirosso Erithacus rubecula 4 - E P<br />
Usignolo<br />
Luscinia<br />
megarhynchos<br />
3 - E P<br />
Co<strong>di</strong>rosso spazzacamino Phoenicurus<br />
ochruros<br />
- P<br />
Co<strong>di</strong>rosso<br />
Phoenicurus<br />
phoenicurus<br />
C SP<br />
8 2 P<br />
Stiaccino Saxicola rubetra C SP 8 - E P<br />
Saltimpalo Saxicola torquata 5 - P<br />
Culbianco Oenanthe oenanthe MS 5 3 P<br />
Co<strong>di</strong>rossone Monticola saxatilis C SP 10 3 P<br />
Merlo Turdus merula V MS 2 All.II/2 - E C<br />
Cesena Turdus pilaris V MS 7 All.II/2 - E W C<br />
Tordo bottaccio Turdus philomelos V MS 6 All.II/2 - E C<br />
Tordo sassello Turdus iliacus V MS 6 All.II/2 - E C<br />
Tordela Turdus viscivorus 5 All.II/2 - E W P<br />
Usignolo <strong>di</strong> fiume Cettia cetti 4 - P<br />
Beccamoschino Cisticola junci<strong>di</strong>s 5 - P<br />
Forapaglie macchiettato Locustella naevia - E P<br />
Forapaglie castagnolo<br />
Acrocephalus<br />
melonopogon<br />
C SP<br />
12 All. I - P<br />
Salciaiola<br />
Locustella<br />
luscinioides<br />
C SP<br />
12 - E P<br />
2009/147/CE<br />
SPEC<br />
L.R. 26/93<br />
75
76<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Specie Nome scientifico<br />
Interesse<br />
Monitoraggio<br />
Priorità<br />
complessiva<br />
Forapaglie<br />
Acrocephalus<br />
schoenobaenus<br />
- E P<br />
Cannaiola verdognola<br />
Acrocephalus<br />
palustris<br />
C<br />
- E P<br />
Cannaiola<br />
Acrocephalus<br />
scirpaceus<br />
SP<br />
8 - E P<br />
Cannareccione<br />
Acrocephalus<br />
arun<strong>di</strong>naceus<br />
5 - P<br />
Canapino maggiore Hippolais icterina - E P<br />
Canapino Hippolais polyglotta C - E P<br />
Occhiocotto<br />
Sylvia<br />
melanocephala<br />
C SP<br />
9 - E P<br />
Bigia grossa Sylvia ortensis C SP 12 3 P<br />
Bigiarella Sylvia curruca C SP 12 - E P<br />
Sterpazzola Sylvia communis SP 8 - E P<br />
Beccafico Sylvia borin 7 - E P<br />
Capinera Sylvia atricapilla SP 2 - E P<br />
Luì bianco Phylloscopus bonelli C SP 8 2 P<br />
Luì verde<br />
Phylloscopus<br />
sibilatrix<br />
7 2 P<br />
Luì piccolo<br />
Phylloscopus<br />
collybita<br />
3 - P<br />
Luì grosso<br />
Phylloscopus<br />
trochilus<br />
- P<br />
Regolo Regulus regulus 7 - E P<br />
Fiorrancino Regulus ignicapillus SP 4 - E P<br />
Pigliamosche Muscicapa striata 4 3 P<br />
Balia nera Ficedula hypoleuca - E P<br />
Panuro <strong>di</strong> Webb<br />
Paradoxornis<br />
webbianus<br />
P<br />
Co<strong>di</strong>bugnolo Aegithalos caudatus 2 - P<br />
Cincia bigia Parus palustris C SP 8 3 P<br />
Cincia alpestre Poecile montanus 6 - P<br />
Cincia dal ciuffo<br />
Lophophanes<br />
cristatus<br />
C SP<br />
8 2 P<br />
Cincia mora Periparus ater 3 - P<br />
Cinciarella Cyanistes caeruleus 6 - E P<br />
Cinciallegra Parus major 1 - P<br />
Picchio muratore Sitta europaea C SP 8 - P<br />
Rampichino alpestre Certhia familiaris C SP 10 - P<br />
Rampichino<br />
Certhia<br />
brachydactyla<br />
C SP<br />
9 - E P<br />
Rigogolo Oriolus oriolus 5 - P<br />
Averla piccola Lanius collurio 6 All. I 3 P<br />
Averla maggiore Lanius excubitor 6 3 P<br />
2009/147/CE<br />
SPEC<br />
L.R. 26/93
Specie Nome scientifico<br />
Interesse<br />
Monitoraggio<br />
Priorità<br />
complessiva<br />
Analisi del territorio<br />
Ghiandaia Garrulus glandarius V MS 7 All.II/2 - C<br />
Gazza Pica pica V MS 3 All.II/2 - C<br />
Nocciolaia<br />
Nucifraga<br />
caryocatactes<br />
C MS<br />
9 - P<br />
Taccola Corvus monedula 4 - E P<br />
Corvo Corvus frugilegus V MS 3 All.II/2 - P<br />
Cornacchia nera Corvus corone V MB 6 All.II/2 - C<br />
Cornacchia grigia<br />
Corvus corone<br />
cornix<br />
V MB<br />
1 All.II/2 - C<br />
Corvo imperiale Corvus corax 4 - P<br />
Storno Sturnus vulgaris V (der) MS 3 All.II/2 3 P<br />
Passero d’Italia Passer italiae V (der) MS 4 NE P<br />
Passero mattugio Passer montanus V (der) MS 1 3 P<br />
Fringuello Fringilla coelebs V (der) MS 2 - E P<br />
Peppola<br />
Fringilla<br />
montifringilla<br />
V (der) MS<br />
6 - P<br />
Verzellino Serinus serinus 3 - E P<br />
Venturone Serinus citrinella C SP 10 - E P<br />
Verdone Carduelis chloris 2 - E P<br />
Cardellino Carduelis carduelis 1 - P<br />
Lucherino Carduelis spinus 5 - E P<br />
Crociere Loxia curvirostra 6 - P<br />
Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula 6 - P<br />
Frosone<br />
Coccothraustes<br />
coccothraustes<br />
C SP<br />
9 - P<br />
Zigolo giallo Emberiza citrinella 6 - E P<br />
Zigolo muciatto Emberiza cia C SP 8 3 P<br />
Ortolano Emberiza hortulana C SP 11 2 P<br />
Migliarino <strong>di</strong> palude<br />
Emberiza<br />
schoeniclus<br />
7 - P<br />
Strillozzo Miliaria calandra 4 2 P<br />
2009/147/CE<br />
SPEC<br />
L.R. 26/93<br />
77
78<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Tabella 2.24 - Elenco delle specie <strong>di</strong> Mammiferi presenti in provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong> con specifiche relative alle tipologie <strong>di</strong> interesse e <strong>di</strong> monitoraggio.<br />
Specie Nome scientifico<br />
Interesse<br />
Monitoraggio<br />
Priorità<br />
complessiva<br />
All. II<br />
92/43/CE<br />
Riccio europeo<br />
occidentale<br />
Erinaceus europaeus<br />
4 P<br />
Talpa europea Talpa europea C SP 7<br />
Talpa cieca Talpa caeca 11<br />
Toporagno comune Sorex araneus MB 7 P<br />
Toporagno nano Sorex minutus C SP 8 P<br />
Toporagno acquatico<br />
<strong>di</strong> Miller<br />
Neomys anomalus SP<br />
10 P<br />
Toporagno d’acqua Neomys fo<strong>di</strong>ens C SP 9 P<br />
Crocidura a ventre<br />
bianco<br />
Crocidura leucodon<br />
6 P<br />
Crocidura minore Crocidura suaveolens C SP 8 P<br />
Rinolofo maggiore<br />
Rhinoluphus<br />
ferrumequinum<br />
C SP<br />
10 * P<br />
Rinolofo minore<br />
Rhinoluphus<br />
hipposideros<br />
C SP<br />
11 * P<br />
Vespertilio <strong>di</strong><br />
Bechstein<br />
Myotis bechsteini C SP<br />
11 * P<br />
Vespertilio <strong>di</strong> Blyth Myotis blythi C SP 10 * P<br />
Vespertilio <strong>di</strong><br />
Capaccini<br />
Myotis capaccinii C SP<br />
13 * P<br />
Vespertilio <strong>di</strong><br />
Daubenton<br />
Myotis daubentoni C SP<br />
9 P<br />
Vespertilio<br />
smarginato<br />
Myotis emarginatus C SP<br />
11 * P<br />
Vespertilio maggiore Myotis myotis C SP 10 * P<br />
Vespertilio<br />
mustacchino<br />
Myotis mystacinus C SP<br />
8 P<br />
Vespertilio <strong>di</strong> Natterer Myotis nattereri C SP 10 P<br />
Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhli C 6 P<br />
Pipistrello <strong>di</strong><br />
Nathusius<br />
Pipistrellus nathusii C SP<br />
11 P<br />
Pipistrello nano<br />
Pipistrellus<br />
pipistrellus<br />
C<br />
6 P<br />
Nottola <strong>di</strong> Leisler Nyctalus leisleri C SP 10 P<br />
Serotino comune Eptesicus serotinus C 7 P<br />
Orecchione bruno Plecotus auritus C SP 9 P<br />
Orecchione<br />
meri<strong>di</strong>onale<br />
Plecotus austriacus C SP<br />
8 P<br />
Orecchione alpino<br />
Plecotus<br />
macrobullaris<br />
C<br />
P<br />
L.R. 26/93
Specie Nome scientifico<br />
Interesse<br />
Monitoraggio<br />
Analisi del territorio<br />
Priorità<br />
complessiva<br />
All. II<br />
92/43/CE<br />
Miniottero<br />
Miniopterus<br />
schreibersii<br />
C SP<br />
11 * P<br />
Molosso <strong>di</strong> Cestoni Tadarida teniotis C SP 10 P<br />
Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus V MB 4 C<br />
Lepre comune Lepus europaeus V SP 4 C<br />
Silvilago<br />
Sylvilagus<br />
floridanus<br />
G MB<br />
3 C<br />
Scoiattolo comune<br />
europeo<br />
Sciurus vulgaris C MS<br />
4 P<br />
Scoiattolo grigio<br />
Sciurus<br />
carolinensis<br />
P<br />
Scoiattolo <strong>di</strong> Pallas<br />
Callosciurus cfr<br />
erithraeus<br />
Nutria Myocastor coypus G MB 4<br />
Quercino Eliomys quercinus C SP 10 P<br />
Ghiro Myoxus glis C SP 8 P<br />
Moscar<strong>di</strong>no<br />
Muscar<strong>di</strong>nus<br />
avellanarius<br />
C SP<br />
9 P<br />
Arvicola rossastra Myodes glareolus 5<br />
Arvicola terrestre Arvicola terrestris 4<br />
Arvicola campestre Microtus arvalis 4<br />
Arvicola <strong>di</strong> Fatio Microtus multiplex 7<br />
Arvicola <strong>di</strong> Savi Microtus savii 7<br />
Arvicola delle nevi Chionomys nivalis C SP 11<br />
Topo selvatico dorso<br />
striato<br />
Apodemus agrarius G C SP<br />
8<br />
Topo selvatico<br />
collogiallo<br />
Apodemus flavicollis<br />
4<br />
Topo selvatico Apodemus sylvaticus 3<br />
Topolino delle risaie Micromys minutus G C SP 8<br />
Ratto grigio Rattus norvegicus 3<br />
Ratto nero Rattus rattus SP 5<br />
Topolino domestico Mus domesticus 2<br />
Istrice Hystrix cristata<br />
Volpe Vulpes vulpes V G MB 3 C<br />
Tasso Meles meles C MB 6 P<br />
Donnola Mustela nivalis C MS 7 P<br />
Puzzola Mustela putorius C MS 11 PP<br />
Faina Martes foina C MS 6 P<br />
Martora Martes martes C MS 9 PP<br />
Lince Lynx lynx C MS 10 * PP<br />
Cinghiale Sus scrofa V G MB 4 C<br />
Cervo Cervus elaphus V MB 6 C<br />
Daino Dama dama V G MB 4 C<br />
L.R. 26/93<br />
79
80<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Specie Nome scientifico<br />
Interesse<br />
Monitoraggio<br />
Priorità<br />
complessiva<br />
All. II<br />
92/43/CE<br />
Capriolo Capreolus capreolus V MB 6<br />
Muflone Ovis orientalis V G MB 4 C<br />
Ammotrago Ammotragus lervia G P<br />
Camoscio delle Alpi Rupicapra rupicapra C V MB 9 C<br />
2.4.3 STATUS DELLE SPECIE<br />
Nell’ambito delle sopracitate 270 specie, per quelle ritenute <strong>di</strong> interesse per<br />
la gestione faunistica e venatoria, in<strong>di</strong>viduate come oggetto <strong>di</strong> un<br />
monitoraggio <strong>di</strong> base (1), che dovrebbero quin<strong>di</strong> essere sottoposte a un<br />
costante rilevamento da parte degli enti responsabili della gestione<br />
faunistico-venatoria (<strong>Provincia</strong> e ATC/CAC), è stata condotta una analisi dei<br />
dati pregressi <strong>di</strong>sponibili relativi a <strong>di</strong>stribuzione, consistenza o abbondanza.<br />
Qualora <strong>di</strong>sponibili, sono stati raccolti dati relativi anche ad altre specie <strong>di</strong><br />
interesse per la gestione faunistico-venatoria non rientranti nella sopracitata<br />
tipologia <strong>di</strong> monitoraggio.<br />
Per quelle specie che, allo stato attuale, non sono oggetto <strong>di</strong> un rilevamento<br />
regolare da parte degli enti <strong>di</strong> gestione né <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> particolareggiati, e per le<br />
quali risultano pertanto scarsamente <strong>di</strong>sponibili dati <strong>di</strong> presenza e<br />
abbondanza, il quadro del loro status è stato desunto soprattutto da<br />
riferimenti bibliografici relativi a valutazioni pregresse <strong>di</strong> sintesi condotte da<br />
enti <strong>di</strong> ricerca.<br />
I dati relativi all’avifauna ni<strong>di</strong>ficante sono tratti dall’Atlante Ornitologico<br />
Georeferenziato della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007); le<br />
informazioni sulla presenza <strong>di</strong> avifauna nel periodo <strong>di</strong> svernamento sono<br />
tratti dai risultati del Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in<br />
Lombar<strong>di</strong>a, monitoraggi effettuati regolarmente ogni anno nell’ambito<br />
dell’International Waterbird Census, promossi da Wetlands International e<br />
coor<strong>di</strong>nati a livello regionale dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a e dall’Università degli<br />
Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pavia (Longoni et al., 2010, Longoni et al., 2009, Longoni et al.,<br />
2008; Longoni et al., 2007; Rubolini et al., 2006; Rubolini et al., 2005;<br />
Rubolini et al., 2004; Vigorita et al., 2003; Vigorita et al., 20<strong>02</strong>). Ulteriori<br />
dati <strong>di</strong> presenza e abbondanza <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> avifauna acquatica e limicola sono<br />
tratti dai risultati dei monitoraggi effettuati nell’ambito del Progetto SIT-<br />
FAUNA: conoscenza delle risorse ambientali della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Tosi e<br />
Zilio, 20<strong>02</strong>), con attività <strong>di</strong> ricerca condotte dal 1997 al 2000, e dal rapporto<br />
2008 su <strong>di</strong>stribuzione, abbondanza e stato <strong>di</strong> conservazione <strong>di</strong> uccelli e<br />
L.R. 26/93
Analisi del territorio<br />
mammiferi in Lombar<strong>di</strong>a (La fauna selvatica in Lombar<strong>di</strong>a, Vigorita e Cucè,<br />
2008).<br />
I dati relativi alla teriofauna presente sul territorio provinciale sono tratti dai<br />
risultati dei monitoraggi effettuati nell’ambito del Progetto SIT-FAUNA (Tosi<br />
e Zilio, 20<strong>02</strong>); il quadro relativo alla presenza <strong>di</strong> Ungulati è tratto da recenti<br />
indagini promosse dalla <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sulle specie presenti sul territorio<br />
provinciale (Tosi et al., 2008 e 2010); ulteriori dati <strong>di</strong> presenza sono tratti<br />
dal rapporto 2008 su <strong>di</strong>stribuzione, abbondanza e stato <strong>di</strong> conservazione <strong>di</strong><br />
uccelli e mammiferi in Lombar<strong>di</strong>a (La fauna selvatica in Lombar<strong>di</strong>a, Vigorita<br />
e Cucè, 2008), in cui sono sintetizzati i dati raccolti recentemente<br />
nell’ambito <strong>di</strong> specifici progetti gestiti dall’Università degli Stu<strong>di</strong> dell’Insubria<br />
(es. Chirotteri, Sciuri<strong>di</strong>) e dati derivanti da progetti pregressi (es. Atlante dei<br />
Mammiferi della Lombar<strong>di</strong>a, 2001).<br />
Dove possibile, un quadro completo delle specie <strong>di</strong> avifauna e teriofauna<br />
presenti nel territorio provinciale è stato ottenuto integrando i dati pubblicati<br />
con segnalazioni personali <strong>di</strong> esperti e risultati <strong>di</strong> ricerche non ancora<br />
pubblicate.<br />
Complessivamente, in rapporto alla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> informazioni, è stato<br />
possibile delineare lo status delle specie/gruppi <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> seguito riportate,<br />
prese in esame secondo un or<strong>di</strong>ne sistematico.<br />
La trattazione <strong>di</strong> queste specie segue l’or<strong>di</strong>ne sistematico, secondo la<br />
nomenclatura utilizzata da Hagemeijer e Blair (The EBCC Atlas od European<br />
Bree<strong>di</strong>ng Birds, 1997) per l’avifauna e da Amori et al. (2008) per quanto<br />
riguarda la recente revisione tassonomica <strong>di</strong> alcuni gruppi <strong>di</strong> Mammiferi.<br />
2.4.3.1. AVIFAUNA ACQUATICA<br />
Le informazioni relative alla presenza <strong>di</strong> avifauna acquatica sul territorio<br />
provinciale derivano principalmente dai risultati dei conteggi annuali degli<br />
uccelli acquatici svernanti realizzati nell’ambito dei censimenti IWC<br />
(International Waterbird Census). Si tratta <strong>di</strong> un monitoraggio organizzato a<br />
livello internazionale da Wetlands International (nuova denominazione<br />
dell’IWRB, International Waterfowl Research Bureau), che viene realizzato<br />
contemporaneamente su gran parte del territorio nazionale nelle due<br />
settimane centrali del mese <strong>di</strong> gennaio. Questo intervallo temporale<br />
rappresenta, per molte specie, il momento centrale del periodo non<br />
riproduttivo; le specie migratrici si trovano nei quartieri <strong>di</strong> svernamento e<br />
sono relativamente poco mobili. Il coor<strong>di</strong>namento del monitoraggio a livello<br />
nazionale è affidato all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la<br />
Ricerca Ambientale), che si appoggia, per la raccolta dei dati, a enti e<br />
associazioni locali.<br />
Di seguito, per le <strong>di</strong>verse specie e gruppi <strong>di</strong> specie analizzati, vengono<br />
riportati in tabella i valori relativi al numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui osservati durante i<br />
censimenti degli uccelli acquatici svernanti negli ultimi 5 anni nelle aree<br />
umide che interessano il territorio provinciale.<br />
81
82<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Nel testo sottostante le tabelle vengono riportate per alcune specie<br />
informazioni <strong>di</strong> dettaglio, relative alle <strong>di</strong>mensioni delle popolazioni, alla<br />
fenologia, alle specie che presentano popolazioni ni<strong>di</strong>ficanti sul territorio<br />
provinciale.<br />
Gaviformi<br />
Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />
Strolaga maggiore Gavia immer 0 0 1 0 0<br />
Strolaga minore Gavia stellata 0 0 2 1 0<br />
Strolaga mezzana Gavia arctica 2 1 1 3 0<br />
Il numero estremamente ridotto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui rilevati sul territorio provinciale<br />
nell’ambito dei censimenti IWC conferma i risultati ottenuti nel periodo<br />
1997-2000 nel corso dell’indagine <strong>di</strong> dettaglio effettuata per il progetto SIT-<br />
Fauna sui principali corpi idrici della provincia.<br />
La strolaga minore in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è specie svernante localizzata e<br />
migratrice scarsa (corpi idrici interessati dalla presenza della specie: Lago<br />
Maggiore e Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>).<br />
La strolaga mezzana si può considerare specie svernante e migratrice<br />
regolare (corpi idrici interessati dalla presenza della specie: Laghi Maggiore,<br />
<strong>Varese</strong>, Ceresio e Monate).<br />
La presenza della strolaga maggiore è invece da considerarsi irregolare;<br />
con solo una segnalazione nel 2008 e una nel 1997 (Lago Maggiore). La<br />
presenza <strong>di</strong> un numero anche limitato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui sul territorio provinciale<br />
non è da trascurare, trattandosi <strong>di</strong> specie presenti a livello nazionale con<br />
basse densità: in Italia sono stimate popolazioni svernanti rispettivamente <strong>di</strong><br />
50-150 in<strong>di</strong>vidui per strolaga minore, 200-400 in<strong>di</strong>vidui per strolaga<br />
mezzana e presenze irregolari <strong>di</strong> singoli in<strong>di</strong>vidui (0-3) per strolaga maggiore<br />
(Brichetti e Fracasso, 2003)<br />
Po<strong>di</strong>cipe<strong>di</strong>formi<br />
Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />
Tuffetto Tachybaptus ruficollis 329 350 226 273 291<br />
Svasso maggiore Po<strong>di</strong>ceps cristatus 3383 4054 3389 2533 3082<br />
Svasso collorosso Po<strong>di</strong>ceps grisegena 10 1 0 1 4<br />
Svasso cornuto Po<strong>di</strong>ceps auritus 0 0 0 0 0<br />
Svasso piccolo Po<strong>di</strong>ceps nigricollis 76 86 170 84 61<br />
In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> il tuffetto è specie ni<strong>di</strong>ficante, migratrice e svernante.<br />
La <strong>di</strong>stribuzione della specie risulta strettamente legata alla presenza <strong>di</strong> corpi<br />
d’acqua caratterizzati da folta vegetazione e acque calme, nel periodo<br />
riproduttivo. Durante questo periodo la maggior parte delle coppie ni<strong>di</strong>ficanti<br />
frequenta le sponde dei laghi <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Maggiore e Comabbio e del Fiume<br />
Ticino. La presenza del tuffetto è registrata, tuttavia, anche in<br />
corrispondenza <strong>di</strong> corpi idrici <strong>di</strong> ridotte <strong>di</strong>mensioni (anche inferiori a 1 ha),
Analisi del territorio<br />
con presenza <strong>di</strong> vegetazione ripariale erbacea costituita da canneti e cariceti<br />
(Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007). La popolazione ni<strong>di</strong>ficante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> può<br />
essere stimata in circa 25-30 coppie. Negli ultimi 5 anni la popolazione<br />
svernante è stimabile in circa 300 in<strong>di</strong>vidui.<br />
Lo svasso maggiore è una delle specie acquatiche più comuni in provincia<br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, <strong>di</strong>stribuita come ni<strong>di</strong>ficante in corrispondenza <strong>di</strong> tutti i corpi idrici<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni non troppo ridotte, con presenza <strong>di</strong> ricca vegetazione palustre.<br />
La specie è <strong>di</strong>stribuita in maniera piuttosto uniforme sulle sponde dei laghi<br />
Maggiore, <strong>Varese</strong>, Ceresio, Comabbio, Monate e fiume Ticino. Il lago <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong> rappresenta il principale sito riproduttivo del territorio provinciale; il<br />
Ceresio sembra invece avere una importanza più rilevante come area <strong>di</strong><br />
svernamento e sito <strong>di</strong> muta post-riproduttiva. La popolazione<br />
complessivamente presente sul territorio provinciale può essere stimata in<br />
circa 300 coppie. Nel periodo invernale la specie conta una presenza più<br />
numerosa, con circa 3000-3500 in<strong>di</strong>vidui.<br />
Lo svasso collorosso in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è specie svernante e migratrice<br />
regolare, con massime presenze durante le migrazioni (10-15 in<strong>di</strong>vidui). In<br />
periodo invernale il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui contattati è piuttosto ridotto, tuttavia<br />
il lago Maggiore è da considerarsi sito <strong>di</strong> importanza nazionale per lo<br />
svernamento della specie (Serra et al., 1997). Complessivamente la<br />
popolazione nazionale svernante è stimata in 100-200 in<strong>di</strong>vidui, con<br />
maggiori presenze in Alto Adriatico e sui laghi lombar<strong>di</strong> prealpini (Brichetti e<br />
Fracasso, 2003).<br />
Lo svasso cornuto è in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> specie migratrice e svernante<br />
molto scarsa. Negli ultimi 5 anni nell’ambito dei censimenti IWC non sono<br />
state registrate segnalazioni <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui sui corpi idrici del territorio<br />
provinciale; del resto, la specie può essere facilmente confusa con il più<br />
comune svasso piccolo, con cui spesso risulta aggregata, in particolare se le<br />
osservazioni sono effettuate a <strong>di</strong>stanza. Spora<strong>di</strong>che osservazioni <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />
isolati sono state effettuate nel 1999 nell’ambito del monitoraggio per il<br />
Progetto SIT-Fauna, rispettivamente sul Lago Maggiore (1 ind, ottobre), sul<br />
Lago Ceresio (2 ind, novembre) e sul Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (1 ind, che ha<br />
stazionato dall’inizio <strong>di</strong> febbraio a metà marzo). La popolazione nazionale<br />
svernante è stimata in 30-60 in<strong>di</strong>vidui (Brichetti e Fracasso, 2003).<br />
Lo svasso piccolo è specie svernante e migratrice regolare sul territorio<br />
della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Un unico caso <strong>di</strong> probabile ni<strong>di</strong>ficazione è da<br />
attribuirsi a una coppia sul Lago Maggiore negli anni 1999-2000 (Tosi et al.,<br />
20<strong>02</strong>). Me<strong>di</strong>amente il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui svernanti è <strong>di</strong> circa 100 unità, che<br />
rappresenta una considerevole frazione (circa il 10%) del numero<br />
complessivo degli in<strong>di</strong>vidui censiti su tutto il territorio lombardo.<br />
83
Pelecaniformi<br />
84<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />
Cormorano Phalacrocorax carbo 1687 2194 1779 1160 2148<br />
Il cormorano era una specie numericamente scarsa (poche unità) in<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> fino alla fine degli anni ’80, presente limitatamente al<br />
periodo invernale. A partire da metà anni ’90 è stata soggetta a un<br />
rapi<strong>di</strong>ssimo incremento, che ha portato la popolazione complessivamente<br />
presente sul territorio provinciale a superare il migliaio <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui nel<br />
periodo invernale. Nella Tabella 2.25 sono riportati i risultati dei conteggi<br />
<strong>di</strong>urni effettuati nell’ambito dei censimenti IWC dal 1986 ad oggi e<br />
nell’immagine affiancata è riportato graficamente l’andamento della<br />
popolazione monitorata.<br />
Tuttavia, per ottenere una stima realistica delle <strong>di</strong>mensioni della popolazione<br />
presente sul territorio provinciale per il cormorano è necessario effettuare<br />
conteggi serali in contemporanea sui posatoi, in cui tutti gli in<strong>di</strong>vidui, che<br />
durante le ore <strong>di</strong>urne sono <strong>di</strong>spersi in aree trofiche anche molto lontane dai<br />
siti <strong>di</strong> roost, si riuniscono per il riposo notturno. Ormai da <strong>di</strong>versi anni il<br />
cormorano in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong>, che hanno<br />
riguardato il monitoraggio della popolazione, la biologia riproduttiva,<br />
l’alimentazione e l’impatto sulle attività <strong>di</strong> pesca (Gagliar<strong>di</strong> et al., 2003; Tosi<br />
et al., 2003); la popolazione, prima principalmente svernante, poi in parte<br />
sedentaria, è stata oggetto <strong>di</strong> monitoraggio piuttosto regolare e costante<br />
negli ultimi 10 anni. Di seguito è mostrato l’andamento annuale della<br />
popolazione presente in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, registrato attraverso conteggi<br />
mensili degli in<strong>di</strong>vidui ai posatoi nel periodo compreso tra ottobre 2010 a<br />
ottobre 2011 (Gagliar<strong>di</strong> e Lardelli, 2011).
Analisi del territorio<br />
Tabella 2.25- Numero <strong>di</strong> cormorani conteggiati nel corso dei censimenti<br />
IWC dal 1986 al 2010.<br />
Anno N°<br />
in<strong>di</strong>vidui<br />
1986 0<br />
1987 9<br />
1988 7<br />
1989 4<br />
1990 11<br />
1991 40<br />
1992 10<br />
1993 22<br />
1994 119<br />
1995 377<br />
1996 383<br />
1997 353<br />
1998 584<br />
1999 642<br />
2000 946<br />
2001 981<br />
20<strong>02</strong> 689<br />
2003 767<br />
2004 1344<br />
2005 1376<br />
2006 2656<br />
2007 2194<br />
2008 1779<br />
2009 1160<br />
2010 2148<br />
85
86<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Tabella 2.26 - Risultati dei conteggi mensili serali dei cormorani presenti in<br />
corrispondenza dei posatoi in<strong>di</strong>viduati sul territorio provinciale.<br />
Data<br />
Gallerie<br />
<strong>di</strong> Laveno<br />
Diga <strong>di</strong><br />
Creva<br />
Angera<br />
Isola<br />
Partegora<br />
Brabbia<br />
(Agricola<br />
Palu<strong>di</strong>)<br />
Brabbia<br />
(Canale<br />
Brabbia)<br />
Brabbia<br />
(ex tiro a<br />
volo)<br />
Brabbia<br />
(Cazzago<br />
Brabbia)<br />
Totale<br />
14/10/2010 159 15 8 183 220 585<br />
11/11/2010 173 11 22 433 375 36 1050<br />
09/12/2010 196 26 13 261 240 43 779<br />
9-15/01/2011 287 24 9 208 155 41 724<br />
10/<strong>02</strong>/2011 273 28 27 353 241 47 969<br />
10/03/2011 252 0 2 309 251 34 9 857<br />
14/04/2011 57 5 4 87 235 0 0 388<br />
12/05/2011 0 \ \ 87 156 0 \ 243<br />
09/06/2011 0 \ \ 114 149 0 \ 263<br />
14/07/2011 80 0 0 113 245 0 \ 438<br />
11/08/2011 5 5 2 48 108 0 \ 168<br />
13/10/2011 137 17 0 184 299 7 \ 644<br />
10/11/2011 150 31 0 326 210 71 \ 788<br />
7/12/1011 \ \ \ 316 313 52 \ 681<br />
8/01/<strong>2012</strong> 2<strong>02</strong> 21 0 250 415 93 \ 981<br />
In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono stati al momento in<strong>di</strong>viduati 6 posatoi utilizzati<br />
con regolarità e monitorati nel corso dell’indagine. Un ulteriore posatoio,<br />
in<strong>di</strong>viduato nel corso del monitoraggio a Cazzago Brabbia, è stato utilizzato<br />
solo saltuariamente da un limitato numero <strong>di</strong> cormorani e poi non più<br />
frequentato. Alcuni posatoi sono presenti, in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, lungo il<br />
corso del Ticino, all’interno del territorio del Parco del Ticino; una<br />
collaborazione con l’Ente Parco Lombardo della Valle del Ticino è stata<br />
avviata recentemente, al fine <strong>di</strong> poter garantire una copertura completa del<br />
territorio provinciale nel corso dell’inverno 2011/<strong>2012</strong>.<br />
Complessivamente, su tutto il territorio che è stato fino ad ora oggetto del<br />
monitoraggio, è stata rilevata la presenza <strong>di</strong> circa 900 in<strong>di</strong>vidui nel periodo<br />
centrale dello svernamento, da novembre a marzo, e <strong>di</strong> circa 300-400<br />
in<strong>di</strong>vidui che rimangono sul territorio provinciale per tutto l’arco annuale.<br />
L’area che è risultata maggiormente frequentata dai cormorani è quella<br />
compresa tra il lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e la Palude Brabbia; all’interno della Riserva<br />
Naturale, infatti, sono stati in<strong>di</strong>viduati 3 posatoi regolarmente frequentati e<br />
un quarto utilizzato in maniera irregolare.
Analisi del territorio<br />
Figura 2.12 - Localizzazione dei posatoi noti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
87
88<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Il cormorano, inoltre, ha iniziato a ni<strong>di</strong>ficare regolarmente in provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong> a partire dal 2004. All’interno della Riserva Naturale Palude Brabbia,<br />
dopo alcuni anni <strong>di</strong> estivazione da parte <strong>di</strong> circa 50 in<strong>di</strong>vidui, si è inse<strong>di</strong>ata<br />
una colonia, inizialmente con 4 coppie che si sono riprodotte con successo,<br />
portando all’involo <strong>di</strong> 7 pulcini (2004); nella primavera successiva le coppie<br />
ni<strong>di</strong>ficanti erano già aumentate a 43, crescendo ancora a 80 nel 2006, a 98<br />
nel 2007 e a 165 nel 2008. Al momento attuale la colonia conta più <strong>di</strong> 150<br />
coppie ni<strong>di</strong>ficanti. Il successo dell’inse<strong>di</strong>amento della colonia e la tendenza<br />
alla permanenza <strong>di</strong> una frazione rilevante della popolazione alla permanenza<br />
sul territorio provinciale nell’intero arco annuale rispecchia la tendenza al<br />
progressivo aumento della popolazione ni<strong>di</strong>ficante in Italia, che ha visto negli<br />
ultimi anni anche la ricolonizzazione <strong>di</strong> territori da tempo abbandonati e, più<br />
in generale, riflette il trend positivo a livello europeo, caratterizzato da<br />
un’espansione cominciata già dalla fine degli anni ’60 e conseguente ai<br />
numerosi interventi <strong>di</strong> protezione adottati nei confronti della specie.<br />
Numero <strong>di</strong> ni<strong>di</strong> occupati presenti nella colonia <strong>di</strong> cormorano in Palude<br />
Brabbia, dall’anno <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento ad oggi.<br />
Anno 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011<br />
Numero<br />
ni<strong>di</strong> occupati 4 43 80 98 165 169 198 155<br />
La specie è stata oggetto <strong>di</strong> piani <strong>di</strong> controllo a scopo <strong>di</strong>ssuasivo, dal 2004<br />
ad oggi. Tali attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssuasione <strong>di</strong> tipo cruento sono state effettuate ai<br />
sensi dell’art. 41 della LR 26/93 e succ. mo<strong>di</strong>ficazioni. Lo scopo <strong>di</strong> tali attività<br />
è quello <strong>di</strong> abbattere un numero limitato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui (uno o due cormorani<br />
per intervento), inducendo gli altri presenti nel gruppo a trasferirsi in altre<br />
aree, in maniera tale da tutelare:<br />
• le zone che ospitano specie <strong>di</strong> particolare significato faunistico o alieutico,<br />
(è questo il caso dei fiumi Ticino e);<br />
• le zone che ospitano popolamenti ittici in forte regresso (è questo il caso<br />
<strong>di</strong> particolari ambienti lacustri come il Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>).<br />
Al contrario, sono ambienti verso cui “in<strong>di</strong>rizzare” l’attività alimentare dei<br />
cormorani:<br />
• i gran<strong>di</strong> bacini lacustri con popolamenti ittici consistenti e ben strutturati<br />
(a cominciare dai laghi Maggiore e Ceresio);<br />
• gli ambienti che ospitano popolamenti ittici dominati da specie<br />
abbondantemente <strong>di</strong>ffuse e con elevata capacità riproduttiva.<br />
Il quadro <strong>di</strong> interventi realizzati tra il 2004 e il 2007, è stato finalizzato alla<br />
limitazione del prelievo sui due principali ambienti fluviali della provincia (il<br />
Fiume Ticino e il Fiume Tresa), nonché sul Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, l’ambiente<br />
lacustre più “a rischio” fra quelli provinciali. Gli interventi cruenti in questo
Analisi del territorio<br />
periodo sono stati comunque <strong>di</strong> tipo “conservativo” sulla popolazione nel suo<br />
complesso, limitando il prelievo ad 1–2 capi per intervento e comunque,<br />
complessivamente nell’anno, a non più del 10% del censito.<br />
Nel triennio 2008-2010 è stato realizzato un programma <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ssuasione cruenta, secondo quanto approvato a suo tempo dall’Istituto<br />
Nazionale per la Fauna Selvatica, che ha interessato il Fiume Tresa, il Lago<br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e il Fiume Ticino, arrivando al suo secondo completamento nel<br />
corso del trascorso inverno.<br />
Di seguito viene riportato in grafico il numero <strong>di</strong> soggetti abbattuti per anno<br />
nel corso delle attività <strong>di</strong> controllo, nel periodo 2004 – 2010 (non sono<br />
pervenuti i dati relativi al 2008); nella tabella affiancata è sintetizzato il<br />
numero <strong>di</strong> soggetti abbattuti per area nello stesso arco temporale.<br />
Corpo In<strong>di</strong>vidui<br />
idrico<br />
Lago <strong>di</strong><br />
abbattuti<br />
<strong>Varese</strong><br />
Fiume<br />
593<br />
Ticino 150<br />
Tresa 44<br />
Di seguito viene riportata la localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo<br />
effettuati sul cormorano nel territorio della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Figura 2.13).<br />
Per il triennio 2011-2013 è stato chiesto parere a ISPRA per poter<br />
proseguire gli interventi con le stesse modalità operative e intensità del<br />
triennio precedente.<br />
89
90<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Figura 2.13 - Localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo sul cormorano in<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.
Anseriformi<br />
Analisi del territorio<br />
Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />
Cigno reale Cygnus olor 210 255 323 170 163<br />
Oca granaiola Anser fabalis<br />
Oca lombardella Anser albifrons - -<br />
Oca selvatica Anser anser 1 - 2 - -<br />
Volpoca Tadorna tadorna - - -<br />
Fischione Anas penelope - 4 22 - 10<br />
Canapiglia Anas strepera 8 16 30 20 14<br />
Alzavola Anas crecca 93 43 266 356 32<br />
Germano reale Anas platyrhynchos 3758 2911 3008 2335 2800<br />
Codone Anas acuta - - 1 1 -<br />
Marzaiola Anas querquedula - -<br />
Mestolone Anas clypeata - 2 1 6 -<br />
Fistione turco Netta rufina 1 - - - -<br />
Moriglione Aythya ferina 256 562 468 179 88<br />
Moretta tabaccata Aythya nyroca - 3 1 - -<br />
Moretta Aythya fuligula 268 301 428 140 1<strong>02</strong><br />
Moretta grigia Aythya marila - - 5 -<br />
Moretta codona Clangula hyemalis -<br />
Orchetto marino Melanitta nigra 1 4 11<br />
Orco marino Melanitta fusca 12 2 39 8 1<br />
Quattrocchi Bucephala clangula 1 - - - -<br />
Pesciaiola Mergus albellus - -<br />
Smergo minore Mergus serrator 22 2 3 - 6<br />
Smergo maggiore Mergus merganser 13 26 89 36 48<br />
Il cigno reale è una specie originaria delle zone centrali <strong>di</strong> Europa e Asia;<br />
introdotta in Lombar<strong>di</strong>a nei primi decenni del 900 a fini ornamentali, ha<br />
iniziato a riprodursi allo stato selvatico a partire dagli anni ’30 e ’40. la<br />
ni<strong>di</strong>ficazione della specie in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> riguarda in particolare il Lago<br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Palude Brabbia e Lago <strong>di</strong> Comabbio; numerose segnalazioni <strong>di</strong><br />
ni<strong>di</strong>ficazione riguardano anche il Lago Maggiore (Monvallina, Bozza <strong>di</strong> Lago,<br />
Sabbie d’Oro, Ranco, Angera, Sesto Calende). Nella porzione più<br />
settentrionale della provincia la specie ni<strong>di</strong>fica sul fiume Tresa e sul Lago<br />
Ceresio; nella porzione più meri<strong>di</strong>onale tra Rescal<strong>di</strong>na e Gerenzano.<br />
La canapiglia in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è specie sedentaria, migratrice e<br />
svernante. La specie ni<strong>di</strong>fica nella Riserva Naturale Palude Brabbia a partire<br />
dal 1996, con 2-3 femmine per stagione riproduttiva. La piccola popolazione<br />
ni<strong>di</strong>ficante può ritenersi stabile o soggetta negli ultimi anni a un leggero<br />
incremento. I riproduttori non abbandonano mai l’area, anche durante<br />
l’inverno. Le osservazioni si fanno più frequenti al <strong>di</strong>sgelo dei chiari, con un<br />
picco a marzo dovuto al passaggio dei migratori. I siti riproduttivi sono<br />
mantenuti in anni successivi. Il nucleo presente in Palude Brabbia<br />
rappresenta la frazione più consistente del numero complessivo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />
che frequentano il territorio provinciale lungo tutto l’arco annuale; in termini<br />
<strong>di</strong> importanza seguono il vicino Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, il Lago Maggiore, mentre i<br />
91
92<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
laghi <strong>di</strong> Comabbio e Monate e il fiume Ticino rivestono un’importanza<br />
secondaria.<br />
In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> l’alzavola è soprattutto specie migratrice e<br />
svernante. In<strong>di</strong>zi sulla probabile ni<strong>di</strong>ficazione della specie, sebbene saltuaria,<br />
sono note per la Palude Brabbia. In periodo riproduttivo la specie frequenta<br />
zone umide <strong>di</strong> acqua dolce, anche <strong>di</strong> ridotte <strong>di</strong>mensioni, ricche <strong>di</strong><br />
vegetazione palustre emergente che formi un denso strato erbaceo e<br />
circondate da cespugli e alberi. La specie <strong>di</strong>venta più abbondante durante le<br />
migrazioni e nei mesi invernali. La percentuale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui contattati<br />
maggiore è stata contattata in Palude Brabbia mentre tutti gli altri corpi idrici<br />
sono risultati rivestire un importanza secondaria.<br />
Il germano reale è la specie acquatica più comune in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
La specie risulta presente lungo e coste dei principali bacini lacustri<br />
(Maggiore, Ceresio, <strong>Varese</strong>, Comabbio, Monate), sulle rive dei principali corsi<br />
d’acqua fluviali (Ticino, Tresa, Olona), sui corsi d’acqua minori (Boesio,<br />
Rancina, Monvallina, Rio Vallona, Strona, Bozzente), in corrispondenza <strong>di</strong><br />
laghetti e altre raccolte d’acqua <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ridotte (L. <strong>di</strong> Ghirla, L. <strong>di</strong><br />
Ganna, L. <strong>di</strong> Brinzio, Lagozza <strong>di</strong> Besnate, L. <strong>di</strong> Arcisate, Boza <strong>di</strong> Cassano<br />
Magnago, L. <strong>di</strong> Daverio), in aree umide paludose, sia <strong>di</strong> notevole estensione<br />
(Palude Brabbia, Valle Bagnoli), sia <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni estremamente limitate<br />
(aree umide e prative intorno a Cadrezzate, Gornate, Morazzone, Cavaria,<br />
Gaggiolo, Boschi <strong>di</strong> Uboldo, Bosco dei guasti). Il germano reale è anche<br />
l’anatide che presenta le maggiori consistenze numeriche, nonostante una<br />
quantificazione della popolazione selvatica sia ardua a causa della presenza<br />
<strong>di</strong>ffusa non solo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> chiara provenienza domestica (con piumaggio<br />
evidentemente <strong>di</strong>fferente dal fenotipo selvatico), ma anche <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong><br />
germani dal piumaggio fenotipicamente selvatico, che presentano un<br />
comportamento dubbio, <strong>di</strong>mostrando elevata confidenza nei confronti<br />
dell’uomo.<br />
La marzaiola, specie prevalentemente migratrice in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />
caratterizzata da un passo quasi esclusivamente primaverile, è risultata<br />
ni<strong>di</strong>ficare con certezza sulle sponde del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, nella zona <strong>di</strong><br />
Cassinetta, all’interno del canneto che si estende dalla foce del Canale<br />
Brabbia all’Isolino Virginia e presso lo stagno Daverio all’interno della Palude<br />
Brabbia. Ni<strong>di</strong>ficazioni irregolari sono note per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> già dai<br />
primi anni ’80. In periodo riproduttivo frequenta zone umide aperte, con<br />
acque lentiche basse ed eutrofiche. Il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui presenti in<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> raggiunge i valori massimi durante la migrazione<br />
primaverile, tra la fine <strong>di</strong> febbraio e i primi <strong>di</strong> aprile.<br />
Il fistione turco è risultato ni<strong>di</strong>ficare sul Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> dal 1998, era<br />
considerato raro in provincia fino agli anni ’50, successivamente in aumento<br />
e <strong>di</strong> doppio passo regolare quasi ogni anno soprattutto sul Lago Maggiore;<br />
più recentemente la specie è presente soprattutto durante il passo<br />
primaverile, da febbraio ad aprile, dove si concentra in particolare sui laghi<br />
Maggiore e <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. In provincia la specie è anche migratrice e svernate,
Analisi del territorio<br />
con picchi <strong>di</strong> presenza nel mese <strong>di</strong> marzo. Il Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> rappresenta il<br />
bacino più importante per la presenza della specie, seguito dal Maggiore e<br />
secondariamente dal Lago <strong>di</strong> Monate e dalla Palude Brabbia.<br />
Il moriglione è risultato ni<strong>di</strong>ficare sulle sponde del Lago Maggiore, nel<br />
canneto della località Bozza <strong>di</strong> Bagno, in comune <strong>di</strong> Besozzo, nel punto in cui<br />
il Bardello sfocia nel lago. In periodo riproduttivo la specie frequenta<br />
generalmente zone umide <strong>di</strong> varia natura, anche <strong>di</strong> limitata estensione, sia<br />
naturali sia artificiali, con fondali <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a profon<strong>di</strong>tà. Il moriglione in<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è prevalentemente specie migratrice e svernante, con<br />
qualche caso <strong>di</strong> estivazione saltuaria <strong>di</strong> pochi in<strong>di</strong>vidui. i principali siti <strong>di</strong><br />
svernamento frequentati nel periodo 1997-2000 sono stati il fiume Ticino, la<br />
porzione meri<strong>di</strong>onale del Lago Maggiore e il Lago <strong>di</strong> Ganna (Tosi e Zilio,<br />
20<strong>02</strong>).<br />
Specie migratrice e ni<strong>di</strong>ficante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, la moretta tabaccata<br />
si è riprodotta con successo in alcuni chiari della Riserva Naturale Palude<br />
Brabbia, dove ni<strong>di</strong>fica almeno dal 1991 e sul Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> nel 1999 e nel<br />
2011 a Cazzago Brabbia. Si è notata una <strong>di</strong>minuzione delle presenze<br />
all’interno della Riserva e un aumento delle osservazioni degli in<strong>di</strong>vidui nelle<br />
aree limitrofe alla palude: Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Biandronno, Bruschera. È<br />
ipotizzabile che negli ultimi anni siano venute meno alcune caratteristiche<br />
attrattive per la specie tra cui l’aumento del fiore <strong>di</strong> loto che in periodo<br />
estivo determina una copertura totale degli stagni, limitando l’efficacia<br />
dell’attività <strong>di</strong> foraggiamento. Dopo il periodo <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione alcuni in<strong>di</strong>vidui<br />
si trattengono fino a ottobre-novembre, prima <strong>di</strong> raggiungere le località <strong>di</strong><br />
svernamento; al <strong>di</strong>sgelo dei primi chiari, a partire da febbraio si registra<br />
l’arrivo dei primi maschi, seguito, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> circa un mese dalle femmine.<br />
La ni<strong>di</strong>ficazione dello smergo maggiore è stata accertata per la prima volta<br />
in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> nel 2003. Le località <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione hanno interessato<br />
la costa rocciosa della porzione settentrionale della provincia, che si affaccia<br />
sul Lago Maggiore, dalla località <strong>di</strong> Pino, a Nord, alle località <strong>di</strong> Ronco<br />
Valgrande e Ronco delle Monache a Nord <strong>di</strong> Maccagno, fino all’area intorno a<br />
Colmegna a Sud. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie è regolarmente svernante,<br />
con presenze da <strong>di</strong>cembre a marzo. La maggior parte delle osservazioni si<br />
concentra sul Lago Maggiore, a Nord <strong>di</strong> Laveno e a Nord <strong>di</strong> Luino. In periodo<br />
<strong>di</strong> migrazione la specie è stata osservata sui laghi <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e <strong>di</strong> Comabbio<br />
(Tosi e Zilio, 20<strong>02</strong>).<br />
Per le specie oggetto <strong>di</strong> prelievo venatorio vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati<br />
derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.<br />
93
Fischione<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 56<br />
1995/1996 46<br />
1996/1997 32<br />
1997/1998 47<br />
1998/1999 67<br />
1999/2000 47<br />
2000/2001 28<br />
2001/20<strong>02</strong> 41<br />
20<strong>02</strong>/2003 20<br />
2003/2004 29<br />
2004/2005 39<br />
2005/2006 20<br />
2006/2007 9<br />
2007/2008 13<br />
2008/2009 44<br />
2009/2010 23<br />
Canapiglia<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1998/1999 9<br />
1999/2000 30<br />
2000/2001 23<br />
2001/20<strong>02</strong> 29<br />
20<strong>02</strong>/2003 20<br />
2003/2004 37<br />
2004/2005 55<br />
2005/2006 16<br />
2006/2007 22<br />
2007/2008 47<br />
2008/2009 42<br />
2009/2010 9<br />
94<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>
Alzavola<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 229<br />
1995/1996 111<br />
1996/1997 120<br />
1997/1998 1<strong>02</strong><br />
1998/1999 130<br />
1999/2000 81<br />
2000/2001 1<strong>02</strong><br />
2001/20<strong>02</strong> 153<br />
20<strong>02</strong>/2003 66<br />
2003/2004 110<br />
2004/2005 98<br />
2005/2006 126<br />
2006/2007 46<br />
2007/2008 50<br />
2008/2009 87<br />
2009/2010 128<br />
Germano reale<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 1136<br />
1995/1996 767<br />
1996/1997 1233<br />
1997/1998 1224<br />
1998/1999 1164<br />
1999/2000 4455<br />
2000/2001 1109<br />
2001/20<strong>02</strong> 1292<br />
20<strong>02</strong>/2003 1090<br />
2003/2004 1064<br />
2004/2005 1264<br />
2005/2006 857<br />
2006/2007 951<br />
2007/2008 851<br />
2008/2009 961<br />
2009/2010 844<br />
Analisi del territorio<br />
95
Codone<br />
Stagione<br />
venatoria<br />
1994/1995<br />
1995/1996<br />
1996/1997<br />
1997/1998<br />
1998/1999<br />
1999/2000<br />
2000/2001<br />
2001/20<strong>02</strong><br />
20<strong>02</strong>/2003<br />
2003/2004<br />
2004/2005<br />
2005/2006<br />
2006/2007<br />
2007/2008<br />
2008/2009<br />
2009/2010<br />
Marzaiola<br />
96<br />
N° capi<br />
abbattuti<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 25<br />
1995/1996 12<br />
1996/1997 17<br />
1997/1998 20<br />
1998/1999 16<br />
1999/2000 14<br />
2000/2001 6<br />
2001/20<strong>02</strong> 3<br />
20<strong>02</strong>/2003 18<br />
2003/2004 31<br />
2004/2005 44<br />
2005/2006 16<br />
2006/2007 19<br />
2007/2008 25<br />
2008/2009 47<br />
2009/2010 29<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>
Mestolone<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 38<br />
1995/1996 35<br />
1996/1997 22<br />
1997/1998 18<br />
1998/1999 25<br />
1999/2000 34<br />
2000/2001 31<br />
2001/20<strong>02</strong> 21<br />
20<strong>02</strong>/2003 27<br />
2003/2004 79<br />
2004/2005 32<br />
2005/2006 24<br />
2006/2007 12<br />
2007/2008 9<br />
2008/2009 19<br />
2009/2010 33<br />
Moriglione<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 390<br />
1995/1996 567<br />
1996/1997 254<br />
1997/1998 136<br />
1998/1999 272<br />
1999/2000 184<br />
2000/2001 248<br />
2001/20<strong>02</strong> 170<br />
20<strong>02</strong>/2003 211<br />
2003/2004 183<br />
2004/2005 139<br />
2005/2006 70<br />
2006/2007 59<br />
2007/2008 51<br />
2008/2009 81<br />
2009/2010 70<br />
Analisi del territorio<br />
97
Moretta<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 174<br />
1995/1996 198<br />
1996/1997 158<br />
1997/1998 157<br />
1998/1999 168<br />
1999/2000 95<br />
2000/2001 128<br />
2001/20<strong>02</strong> 199<br />
20<strong>02</strong>/2003 110<br />
2003/2004 109<br />
2004/2005 121<br />
2005/2006 101<br />
2006/2007 42<br />
2007/2008 28<br />
2008/2009 8<br />
2009/2010 22<br />
Gruiformi e Caradriformi<br />
98<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />
Porciglione Rallus aquaticus 68 34 43 34<br />
Voltolino Porzana porzana<br />
Schiribilla Porzana parva<br />
Gallinella d'acqua Gallinula chloropus 818 517 532 365<br />
Folaga Fulica atra 3543 4240 3263 2801 2263<br />
Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus<br />
Occhione Burhinus oe<strong>di</strong>cnemus<br />
Corriere piccolo Charadrius dubius<br />
Piviere dorato Pluvialis apricaria<br />
Pavoncella Vanellus vanellus - - 5 -<br />
Beccaccino Gallinago gallinago - - 6 11<br />
Beccaccia Scolopax rusticola - -<br />
Piro piro culbianco Tringa ochropus - 3 3 7<br />
Piro piro boschereccio Tringa glareola<br />
Piro piro piccolo Actitis hypoleucos - 3 4 6<br />
Gavina Larus canus 124 106 161 113 103<br />
Gabbiano comune Larus ri<strong>di</strong>bundus 4098 30<strong>02</strong> 4394 3405 3003<br />
Gabbiano reale med. Larus michahellis 473 506 508 438 574<br />
Mignattino piombato Childonias hybridus<br />
Mignattino Chlidonias niger<br />
Rallide dalle abitu<strong>di</strong>ni elusive, il porciglione è risultato una specie acquatica<br />
abbastanza <strong>di</strong>ffusa in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>; Le osservazioni della specie sono<br />
localizzate nella porzione più settentrionale e orientale della provincia. È<br />
risultata presente sulle rive dei principali corpi idrici caratterizzati da
Analisi del territorio<br />
rigogliosa vegetazione igrofila erbacea e arbustiva: sulle sponde del Lago<br />
Maggiore (località Monvallina, Ranco, Bruschera, Sesto Calende), sulla<br />
sponde occidentale e meri<strong>di</strong>onale del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, nella porzione<br />
meri<strong>di</strong>onale del Lago <strong>di</strong> Comabbio. Ulteriori segnalazioni <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione sono<br />
relative a estese aree paludose, come la Palude Brabbia, Biandronno, Valle<br />
Bagnoli e aree umide molto più ridotte come la Torbiera <strong>di</strong> Mombello, i<br />
Fontanili <strong>di</strong> Besnate e il Laghetto <strong>di</strong> Quinzano S. Pietro.<br />
Specie sedentaria, migratrice e svernante, la gallinella d’acqua è risultata,<br />
dopo il Germano reale, la specie acquatica maggiormente <strong>di</strong>ffusa in<br />
provincia. La <strong>di</strong>stribuzione risulta legata alla presenza <strong>di</strong> corpi d’acqua aperti<br />
con sufficiente copertura vegetale. Ni<strong>di</strong>fica in corrispondenza <strong>di</strong> ambienti<br />
acquatici <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura: sulle rive dei laghi <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni<br />
(Maggiore, Ceresio, <strong>Varese</strong>, Comabbio, Monate), sulle rive dei fiumi (Ticino,<br />
Tresa, Olona, Margorabbia) e torrenti (ad esempio: Rancina, Monvallina,<br />
Bevera, Strona, Bozzente), nei canneti ripariali <strong>di</strong> piccoli laghetti (ad<br />
esempio: Brinzio, Ganna, Daverio, Boza <strong>di</strong> Cassano Magnago), in palu<strong>di</strong> vere<br />
e proprie (Brabbia, Bruschera, Biandronno) e in altre tipologie <strong>di</strong> raccolta<br />
d’acqua, come e vasche <strong>di</strong> contenimento artificiale. Sulle sponde del Lago <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong> sono concentrate la maggior parte delle osservazioni come sito <strong>di</strong><br />
ni<strong>di</strong>ficazione. Pur essendo <strong>di</strong>fficoltoso effettuare una stima <strong>di</strong> carattere<br />
quantitativo dell’abbondanza della specie, la Gallinella d’acqua è da ritenersi<br />
comune sia come ni<strong>di</strong>ficante, sia nel periodo <strong>di</strong> svernamento.<br />
La folaga risulta tra le specie più comuni della provincia, sedentaria e<br />
migratrice, e la sua <strong>di</strong>stribuzione è legata alla presenza <strong>di</strong> corpi d’acqua<br />
caratterizzati da buona copertura vegetale e corrente debole o assente. La<br />
specie è risultata ni<strong>di</strong>ficare in ambienti acquatici <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso genere; sulle<br />
sponde dei principali laghi, in corrispondenza <strong>di</strong> fragmiteti ripariali ben<br />
strutturati: sul Lago Maggiore, sul Ceresio, lungo le rive dei laghi <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />
Comabbio e Monate; nei primi tratti del fiume Ticino e Tresa; nella Palude<br />
Brabbia.<br />
È stata segnalata la ni<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> numerosi cavalieri d’Italia nelle vasche<br />
<strong>di</strong> fitodepurazione ubicate in provincia <strong>di</strong> Milano e in parte comprese anche<br />
nel territorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Specie migratrice e ni<strong>di</strong>ficante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, il corriere piccolo si<br />
è riprodotto in due <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> habitat: in corrispondenza della foce<br />
del fiume Tresa nei pressi <strong>di</strong> Germignaga e, più <strong>di</strong>ffusamente, lungo il corso<br />
del fiume Ticino, sui greti del tratto che va da Castelnovate alle località<br />
Tornavento e Turbigaccio. Lungo la sponda del Ticino la specie è sempre<br />
stata osservata in ambiente caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> rive aperte, con<br />
substrato <strong>di</strong> ciottoli e ghiaia, alternate a zone con vegetazione rada,<br />
costituita da cespugli si saliceti arbustivi.<br />
Prevalentemente migratrice e svernante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, la beccaccia<br />
è stata segnalata come ni<strong>di</strong>ficante probabile in <strong>di</strong>verse aree del territorio<br />
provinciale, sia nella porzione settentrionale (nei pressi dei Sette Termini,<br />
Alpe Tedesco, Cuasso al Monte e Pogliana), sia nella parte centrale (in due<br />
99
100<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
aree vicino ad Angera, in Palude Brabbia, Cascina Gaggia, tra Morazzone e<br />
Gornate Olona) e meri<strong>di</strong>onale (Castelnovate, Gorla Minore). La maggior<br />
parte delle osservazioni si riferisce alla zona pianeggiante e collinare del<br />
territorio, compresa entro i 440 m s.l.m.<br />
Sono state raccolte segnalazioni localizzate <strong>di</strong> piro piro piccolo sulle<br />
sponde del Lago Maggiore a Germignaga e in località Monvallina, sia nella<br />
porzione più meri<strong>di</strong>onale, in corrispondenza <strong>di</strong> alcuni tratti del Fiume Ticino,<br />
in località Maddalena, nei pressi <strong>di</strong> Vizzola Ticino (Bonifica Caproni), e nelle<br />
località Tornavento e Turbigaccio. Tutte le segnalazioni si riferiscono a<br />
ni<strong>di</strong>ficazioni probabili, dal momento che l’in<strong>di</strong>viduazione dei ni<strong>di</strong> e dei pulcini<br />
è alquanto <strong>di</strong>fficoltosa, contrariamente alla relativa facilità <strong>di</strong> rilevamento<br />
degli in<strong>di</strong>vidui adulti in manifestazioni vocali e territoriali. La specie in<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è principalmente un migratore regolare <strong>di</strong> doppio passo,<br />
con presenza che vanno dalla prima decade <strong>di</strong> aprile all’ultima <strong>di</strong> settembre,<br />
con solo spora<strong>di</strong>che presenze in inverno.<br />
Il gabbiano reale è una specie presente lungo tutto l’arco annuale in<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> ed è risultato ni<strong>di</strong>ficare con certezza sulle sponde del<br />
Lago Maggiore, nella porzione più settentrionale della provincia, in<br />
corrispondenza delle pareti rocciose verticali presenti ai lati delle gallerie nei<br />
pressi <strong>di</strong> Pino. Ulteriori segnalazioni <strong>di</strong> probabile ni<strong>di</strong>ficazione della specie<br />
provengono da altre due località del Verbano (Rocca <strong>di</strong> Caldè e Sasso<br />
Galletto), dove le sponde del lago presentano scogliere e pareti rocciose,<br />
habitat <strong>di</strong> elezione per la ni<strong>di</strong>ficazione del laride. La specie è presente sul<br />
territorio provinciale con un andamento numerico variabile durante tutto<br />
l’anno. Le segnalazioni sono <strong>di</strong>stribuite principalmente sul Lago Maggiore e,<br />
in misura minore, sui laghi <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e Ceresio e sul Fiume Ticino.<br />
Per la Sterna comune è stata raccolta la segnalazione <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo<br />
osservato in volo sopra il Fiume Ticino.<br />
Per le specie oggetto <strong>di</strong> prelievo venatorio vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati<br />
derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.
Gallinella d’acqua<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 568<br />
1995/1996 453<br />
1996/1997 735<br />
1997/1998 661<br />
1998/1999 622<br />
1999/2000 554<br />
2000/2001 506<br />
2001/20<strong>02</strong> 645<br />
20<strong>02</strong>/2003 419<br />
2003/2004 446<br />
2004/2005 512<br />
2005/2006 378<br />
2006/2007 341<br />
2007/2008 448<br />
2008/2009 251<br />
2009/2010 296<br />
Folaga<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 682<br />
1995/1996 646<br />
1996/1997 672<br />
1997/1998 356<br />
1998/1999 650<br />
1999/2000 589<br />
2000/2001 467<br />
2001/20<strong>02</strong> 372<br />
20<strong>02</strong>/2003 449<br />
2003/2004 301<br />
2004/2005 485<br />
2005/2006 249<br />
2006/2007 308<br />
2007/2008 377<br />
2008/2009 281<br />
2009/2010 138<br />
Analisi del territorio<br />
101
Beccaccino<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 28<br />
1995/1996 74<br />
1996/1997 36<br />
1997/1998 65<br />
1998/1999 36<br />
1999/2000 24<br />
2000/2001 37<br />
2001/20<strong>02</strong> 69<br />
20<strong>02</strong>/2003 35<br />
2003/2004 75<br />
2004/2005 47<br />
2005/2006 81<br />
2006/2007 153<br />
2007/2008 59<br />
2008/2009 56<br />
2009/2010 33<br />
Beccaccia<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 1185<br />
1995/1996 1595<br />
1996/1997 1194<br />
1997/1998 1084<br />
1998/1999 843<br />
1999/2000 1266<br />
2000/2001 982<br />
2001/20<strong>02</strong> 1807<br />
20<strong>02</strong>/2003 703<br />
2003/2004 1133<br />
2004/2005 1414<br />
2005/2006 1233<br />
2006/2007 945<br />
2007/2008 1642<br />
2008/2009 1358<br />
2009/2010 1111<br />
1<strong>02</strong><br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>
Ciconiformi<br />
Ardei<strong>di</strong> coloniali<br />
Analisi del territorio<br />
Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />
Nitticora Nycticorax nycticorax 13 45 75 75 75<br />
Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides<br />
Airone guardabuoi Bubulcus ibis 0 0 0 0 3<br />
Garzetta Egretta garzetta<br />
0<br />
12<br />
28<br />
22<br />
14<br />
21<br />
8<br />
24<br />
17<br />
Airone bianco maggiore Casmero<strong>di</strong>us albus 21 41 21 35 64<br />
Airone cenerino Ardea cinerea<br />
290<br />
112<br />
193<br />
140<br />
132<br />
127<br />
176<br />
124<br />
194<br />
111<br />
Airone rosso Ardea purpurea 15 4 3 20 23<br />
Le popolazioni <strong>di</strong> Ardei<strong>di</strong> coloniali ni<strong>di</strong>ficanti vengono monitorate<br />
regolarmente, su tutto il territorio lombardo, da un gruppo <strong>di</strong> lavoro<br />
coor<strong>di</strong>nato dall’Università <strong>di</strong> Pavia, da circa 30 anni. Le informazioni relative<br />
al numero <strong>di</strong> coppie ni<strong>di</strong>ficanti per ogni specie in corrispondenza delle<br />
garzaie esistenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono desunte quin<strong>di</strong> dai risultati <strong>di</strong><br />
tale programma <strong>di</strong> monitoraggio. Nella tabella sono in<strong>di</strong>cati il numero <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidui censiti nel corso dei conteggi degli uccelli acquatici svernanti IWC e<br />
il numero <strong>di</strong> coppie ni<strong>di</strong>ficanti (in<strong>di</strong>cato in grassetto) relativi agli ultimi 5<br />
anni.<br />
L’airone cenerino è, tra gli Ardei<strong>di</strong> presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, la specie<br />
maggiormente abbondante, con un numero <strong>di</strong> coppie ni<strong>di</strong>ficanti superiori al<br />
centinaio. I conteggi delle coppie ni<strong>di</strong>ficanti sono <strong>di</strong>sponibili a partire dal<br />
1993. La colonia <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni è quella presente all’interno della<br />
Riserva Naturale Palude Brabbia. La specie ha iniziato a ni<strong>di</strong>ficare in<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> nel 1993, in corrispondenza della garzaia della Brabbia,<br />
con 19 coppie. Il numero <strong>di</strong> coppie ni<strong>di</strong>ficanti è in seguito progressivamente<br />
cresciuto, fino a un massimo <strong>di</strong> 83 nel 2010, per poi ridursi sensibilmente nel<br />
2011. A partire dal 1996 a questa colonia se ne è aggiunta una <strong>di</strong> nuova<br />
formazione, localizzata a Somma Lombardo, località La Maddalena, con 11<br />
coppie ni<strong>di</strong>ficanti. Negli ultimi anni, a partire dal 2005, la specie ha iniziato a<br />
ni<strong>di</strong>ficare, con un numero limitato <strong>di</strong> coppie, anche in corrispondenza <strong>di</strong> altri<br />
siti: Germignaga, Grantola, Lonate Ceppino, e, dal 2010, anche sulle sponde<br />
del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (località Punta del pane). In periodo invernale, al<br />
continegente sedentario e ni<strong>di</strong>ficante, si aggiunge una frazione della<br />
popolazione svernante. Il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui conteggiati durante i<br />
censimenti degli uccelli acquatici svernanti a gennaio si aggira intorno a 200.<br />
I primi dati relativi alla ni<strong>di</strong>ficazione dell’airone rosso risalgono al 1993,<br />
nella garzaia della Palude Brabbia, in cui ha ni<strong>di</strong>ficato con 15 coppie. Il<br />
numero <strong>di</strong> coppie è progressivamente <strong>di</strong>minuito in questo sito, mentre la<br />
specie ha iniziato a ni<strong>di</strong>ficare sulle sponde del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, raggiungendo<br />
le 18 coppie nel 2009 e 23 nel 2010.<br />
103
104<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
La nitticora, presente con 81 coppie ni<strong>di</strong>ficanti in Palude Brabbia nel 1993,<br />
è stata negli anni ’90 la specie maggiormente rappresentata in provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong> tra gli Ardei<strong>di</strong> coloniali, raggiungendo un massimo <strong>di</strong> 110 coppie nel<br />
1995. Il numero <strong>di</strong> coppie è poi progressivamente calato, fino a un minimo<br />
<strong>di</strong> sole 13 coppie nel 2006, per poi riprendersi sensibilmente nell’ultimo<br />
quinquennio. Al momento la ni<strong>di</strong>ficazione è confermata solo nella garzaia<br />
della Palude Brabbia, pur essendoci segnalazioni <strong>di</strong> alcuni in<strong>di</strong>vidui giovani<br />
appena involati nelle vicinanze della garzaia <strong>di</strong> Lonate Ceppino, in cui ni<strong>di</strong>fica<br />
l’airone cenerino.<br />
La garzetta è una specie <strong>di</strong> più recente comparsa come ni<strong>di</strong>ficante in<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, con le prime segnalazioni in corrispondenza della<br />
garzaia <strong>di</strong> Somma Lombardo, nel 2003, quando è stata rilevata la presenza<br />
<strong>di</strong> 13 coppie. Dal 2003 il numero <strong>di</strong> coppie ni<strong>di</strong>ficanti è aumentato fino a un<br />
massimo <strong>di</strong> 24 nel 2009. Nel 2011 è stato osservato un unico nido occupato<br />
<strong>di</strong> garzetta anche nella garzaia della Palude Brabbia.<br />
Le altre specie <strong>di</strong> Ardei<strong>di</strong> coloniali (sgarza ciuffetto, airone guardabuoi e<br />
airone bianco maggiore) non risultano ni<strong>di</strong>ficanti all’interno del territorio<br />
provinciale. La presenza <strong>di</strong> airone bianco maggiore non è infrequente nei<br />
mesi invernali (in tabella è in<strong>di</strong>cato il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui conteggiato<br />
durante i censimenti degli uccelli acquatici svernanti), mentre le osservazioni<br />
<strong>di</strong> sgarza ciuffetto e airone guardabuoi risultano più spora<strong>di</strong>che e<br />
irregolari.<br />
Altri Ardei<strong>di</strong><br />
Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010<br />
Tarabuso Botaurus stellaris 9 12 12 7 0<br />
Tarabusino Ixobrychus minutus<br />
Il tarabusino in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> risulta concentrato principalmente nella<br />
porzione centrale del territorio provinciale nel complesso <strong>di</strong> aree umide<br />
costituite da Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Palude <strong>di</strong> Biandronno, Palude Brabbia e Lago <strong>di</strong><br />
Comabbio. I dati rilevati nel corso dell’Atlante Ornitologico provinciale<br />
(Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007) hanno messo in evidenza una preoccupante<br />
contrazione delle aree <strong>di</strong> presenza della specie, rispetto alla situazione<br />
rilevata dal precedente atlante (Guenzani e Saporetti, 1988).<br />
Il tarabuso è da considerarsi specie molto rara e localizzata come<br />
ni<strong>di</strong>ficante sul territorio provinciale; nel corso dei monitoraggi realizzati per<br />
l’Atlante Ornitologico (2003-2005) l’unica segnalazione <strong>di</strong> probabile<br />
ni<strong>di</strong>ficazione era relativa alla Palude Brabbia. Altre aree potenzialmente<br />
idonee a ospitare la specie come ni<strong>di</strong>ficante sul territorio provinciale sono<br />
rappresentate dai canneti del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e della Palude Buschera. La<br />
specie risulta più numerosa durante il periodo invernale, per cui è possibile<br />
stimare la presenza sull’intero territorio provinciale <strong>di</strong> circa 20 in<strong>di</strong>vidui.
Ciconi<strong>di</strong><br />
Analisi del territorio<br />
La cicogna bianca è segnalata regolarmente come specie migratrice per la<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>; negli anni 2008 e 2009 si sono registrati anche due<br />
tentativi <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione, mai andati a termine, da parte <strong>di</strong> una coppia, che<br />
ha stazionato a partire da marzo per buona parte del periodo riproduttivo<br />
nella porzione orientale del Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, costruendo il nido sui tralicci<br />
della tensione a lato della Strada <strong>Provincia</strong>le n. 1 in località Schiranna. È<br />
probabile che la coppia che ha tentato <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficare sia stata attratta dagli<br />
in<strong>di</strong>vidui tenuti in cattività da un negoziante <strong>di</strong> animali presente nelle<br />
imme<strong>di</strong>ate vicinanze.<br />
2.4.3.2. RAPACI DIURNI<br />
Specie Nome scientifico<br />
Aquila reale Aquila chrysaetos<br />
Falco pecchiaiolo Pernis apivorus<br />
Nibbio bruno Milvus migrans<br />
Biancone Circaetus gallicus<br />
Falco <strong>di</strong> palude Circus aeruginosus<br />
Albanella reale Circus cyaneus<br />
Albanella minore Circus pygargus<br />
Astore Accipiter gentilis<br />
Sparviere Accipiter nisus<br />
Poiana Buteo buteo<br />
Falco pescatore Pan<strong>di</strong>on haliaetus<br />
Gheppio Falco tinnunculus<br />
Falco cuculo Falco vespertinus<br />
Smeriglio Falco columbarius<br />
Lodolaio Falco subbuteo<br />
Pellegrino Falco peregrinus<br />
Tra le specie <strong>di</strong> rapaci <strong>di</strong>urni ni<strong>di</strong>ficanti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, il falco<br />
pecchiaiolo ni<strong>di</strong>fica a basse densità in particolare nel settore centrooccidentale.<br />
È presente come ni<strong>di</strong>ficante sul territorio provinciale tra fine<br />
aprile e inizio settembre; la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è interessata inoltre da un<br />
flusso migratorio <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che sono <strong>di</strong>retti più a nord.<br />
Il nibbio bruno, presente sul territorio provinciale in<strong>di</strong>cativamente da metà<br />
marzo a metà agosto, ni<strong>di</strong>fica con territori isolati o colonie rade nella parte<br />
centro-settentrionale della provincia, nelle vicinanze dei laghi Verbano,<br />
<strong>Varese</strong>, Ganna e Ceresio e sui versanti montani della Valcuvia, Valtravaglia,<br />
Valganna e Valceresio. Anche nel caso <strong>di</strong> questa specie, il territorio<br />
provinciale è interessato da un flusso migratorio primaverile <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />
<strong>di</strong>retti nelle regioni più settentrionali.<br />
L’aquila reale ni<strong>di</strong>fica appena al <strong>di</strong> fuori del confine della provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>, sul versante svizzero del Monte Lema, ma frequenta regolarmente le<br />
aree confinanti della Val Veddasca. Non sono infrequenti occasionali<br />
105
106<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
spostamenti dalle aree <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione verso sud, in particolare nell’area del<br />
Parco Campo dei Fiori, in particolar modo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui giovani in <strong>di</strong>spersione e<br />
in cerca <strong>di</strong> aree da sfruttare per ragioni trofiche.<br />
Il biancone è, tra le specie <strong>di</strong> rapaci <strong>di</strong>urni, una delle più rare in provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>; pur essendo osservato regolarmente durante i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> migrazione<br />
primaverile e autunnale, le segnalazioni <strong>di</strong> possibili ni<strong>di</strong>ficazioni per il<br />
territorio provinciale sono piuttosto scarse e riferite all’alta Val Veddasca e<br />
alla porzione centrale della provincia, nell’area compresa tra il massiccio del<br />
Campo dei Fiori e la Valganna.<br />
Il falco <strong>di</strong> palude è presente sul territorio provinciale sia come migratore,<br />
sia come probabile ni<strong>di</strong>ficante, che come svernante. Le segnalazioni in<br />
periodo <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione sono concentrate in particolare nell’area della Palude<br />
Brabbia e nel complesso <strong>di</strong> aree umide comprese tra sponda meri<strong>di</strong>onale del<br />
Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e Lago <strong>di</strong> Comabbio.<br />
L’albanella reale è presente come in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> in particolare nei<br />
mesi invernali e durante le migrazioni.<br />
L’albanella minore è presente sul territorio provinciale in particolare come<br />
migratrice regolare; al momento attuale non sono noti casi <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione.<br />
L’astore è una specie forestale sedentaria; ni<strong>di</strong>fica sul territorio provinciale<br />
a basse densità, in presenza <strong>di</strong> formazioni a conifere con prevalenza <strong>di</strong> pino<br />
silvestre o pino strobo (Parco del Ticino e Parco della Pineta <strong>di</strong> Appiano<br />
Gentile e Tradate), larice, peccate e faggete nell’area montana (Val<br />
Veddasca, Lavena Ponte Tresa).<br />
Tra le specie forestali, lo sparviere è il secondo rapace maggiormente<br />
<strong>di</strong>ffuso in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, dopo la poiana; negli ultimi 25 anni la specie<br />
ha mostrato un evidente ampliamento dell’areale riproduttivo, in<br />
conseguenza della progressiva maturazione degli ambienti boschivi. La<br />
specie risulta inoltre adattarsi ad occupare anche boschi degradati <strong>di</strong> robinia,<br />
piccoli impianti artificiali <strong>di</strong> conifere e conifere ornamentali in parchi urbani.<br />
La poiana si colloca tra le specie <strong>di</strong> avifauna più comuni sul territorio<br />
provinciale, ni<strong>di</strong>ficando in tutte le tipologie boschive <strong>di</strong>sponibili (latifoglie,<br />
boschi misti, conifere, boschi degradati) e occupando anche, nell’area<br />
prealpina, le pareti rocciose per la ni<strong>di</strong>ficazione.<br />
Il falco pescatore viene osservato piuttosto regolarmente sul territorio<br />
provinciale in corrispondenza dei movimenti migratori (tra agosto e<br />
novembre e tra marzo e maggio). L’area più frequentata è quella del Lago <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong> e del complesso <strong>di</strong> aree umide della porzione centrale del territorio<br />
provinciale. Osservazioni irregolari <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui riguardano anche il periodo<br />
estivo (giugno-luglio).<br />
Tra i falconiformi, il gheppio è la specie maggiormente <strong>di</strong>ffusa sul territorio<br />
provinciale, con trend positivo della popolazione. La specie, prevalentemente<br />
stanziale, come ni<strong>di</strong>ficante presenta una <strong>di</strong>stribuzione più sparsa nel settore<br />
settentrionale e più omogenea nella parte meri<strong>di</strong>onale.<br />
Il lodolaio è un falconide migratore, presente sul territorio provinciale<br />
in<strong>di</strong>cativamente da fine aprile ad agosto, che ni<strong>di</strong>fica in maniera localizzata,
Analisi del territorio<br />
utilizzando <strong>di</strong> preferenza i ni<strong>di</strong> abbandonati <strong>di</strong> altri uccelli, in particolare<br />
corvi<strong>di</strong>. Nel corso della realizzazione dell’Atlante ornitologico provinciale<br />
(Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007) la specie era stata segnalata come ni<strong>di</strong>ficante nel<br />
settore centrale della provincia (area compresa tra Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e Palude<br />
Brabbia) e nel settore sud-occidentale, lungo l’asta del Ticino.<br />
Le osservazioni <strong>di</strong> smeriglio non sono molto frequenti per il territorio<br />
provinciale, limitate ai mesi invernali. Anche il falco cuculo è una specie<br />
poco frequente in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>; viene osservato prevalentemente nei<br />
mesi primaverili e autunnali, in corriposndenza <strong>di</strong> aree aperte, utilizzate a<br />
scopi trofici.<br />
Il pellegrino è una specie sedentaria, ni<strong>di</strong>ficante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> nella<br />
porzione centro-settentrionale, in corrispondenza <strong>di</strong> pareti rocciose a quote<br />
non troppo elevate, in genere al <strong>di</strong> sotto degli 800 m s.l.m., con esposizione<br />
favorevole al sole e sfavorevole al vento. Anche per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> si<br />
conferma il trend positivo registrato a livello globale per la specie: dalla<br />
prima ni<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> pellegrino sul territorio provinciale risalente al 1992<br />
(Aresi e Guenzani, 1992), le coppie ni<strong>di</strong>ficanti sono aumentate<br />
notevolmente, tanto che si può affermare che tutte le pareti rocciose che<br />
possiedono i requisiti sopra in<strong>di</strong>cati risultano occupate, più o meno<br />
regolarmente. Negli ultimi anni, successivi alla realizzazione dell’Atlante<br />
ornitologico provinciale, ulteriori indagini hanno portato all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong><br />
nuovi siti <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione, ad esempio alle pen<strong>di</strong>ci del monte S.Martino, sul<br />
versante che si affaccia sulla Valcuvia.<br />
2.4.3.3. GALLIFORMI<br />
Specie Nome scientifico<br />
Francolino <strong>di</strong> monte Bonasa bonasia<br />
Gallo forcello Tetrao tetrix<br />
Colino della Virginia Colinus virginianus<br />
Coturnice Alectoris graeca saxatilis<br />
Pernice rossa Alectoris rufa<br />
Starna Per<strong>di</strong>x per<strong>di</strong>x<br />
Quaglia Coturnix coturnix<br />
Fagiano comune Phasianus colchicus<br />
Tra i Galliformi alpini il francolino <strong>di</strong> monte è da ritenersi presente in<br />
maniera spora<strong>di</strong>ca e limitata al territorio dell’Alto Luinese. Indagini effettuate<br />
me<strong>di</strong>ante l’impiego <strong>di</strong> richiamo acustico nell’ambito del progetto SIT-Fauna<br />
hanno permesso <strong>di</strong> contattare un maschio presso la località Alpe Cortetti<br />
negli anni 1999 e 2000. Successivamente, la specie non è mai più stata<br />
contattata.<br />
Il gallo forcello è presente in maniera piuttosto continua nella fascia<br />
territoriale compresa tra gli orizzonti montano e subalpino nel CAC Nord<br />
Verbano, lungo il confine con la Svizzera, in corrispondenza dei crinali delle<br />
valli Veddasca e Dumentina. La popolazione presente sul territorio<br />
107
108<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
provinciale è quin<strong>di</strong> in costante e stretto contatto con gli in<strong>di</strong>vidui presenti in<br />
Canton Ticino. La popolazione <strong>di</strong> gallo forcello, soggetta a prelievo venatorio<br />
dal 1996 , viene regolarmente censita attraverso conteggi primaverili dei<br />
maschi sulle arene e punti <strong>di</strong> canto noti in Val Veddasca e Val Dumentina. I<br />
conteggi vengono realizzati dai soci del CAC Nord Verbano, con la<br />
collaborazione del Nucleo <strong>Faunistico</strong> della <strong>Provincia</strong>, in contemporanea su<br />
tutti i punti <strong>di</strong> canto/arene noti, in<strong>di</strong>cativamente nella prima settimana <strong>di</strong><br />
maggio.<br />
Le arene/punti <strong>di</strong> canto monitorati sono costanti negli anni; in Tabella 2.27<br />
vengono elencati per le due aree <strong>di</strong> presenza (Val Veddasca, Val<br />
Dumentina).<br />
In tabella Tabella 2.28 sono in<strong>di</strong>cati i risultati dei censimenti primaverili<br />
realizzati dal 1996 al 2011, il piano <strong>di</strong> prelievo annuo e il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />
abbattuti per anno.<br />
Tabella 2.27 - Arene e punti <strong>di</strong> canto noti nelle due aree <strong>di</strong> presenza della<br />
specie.<br />
Val Veddasca Val Dumentina<br />
Cippo 4-5 Merigetto<br />
Cippo 8-9 Lema<br />
Cippo 10 Fontana tamarin<strong>di</strong><br />
Sasso Corbaro Arasio<br />
Sirti<br />
Cadrigna<br />
Tabella 2.28 - Numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> maschi e femmine <strong>di</strong> gallo forcello<br />
conteggiati durante i censimenti primaverili nelle aree <strong>di</strong> presenza nelle<br />
Valli Veddasca e Dumentina e quantificazione del prelievo annuale.<br />
Anno<br />
In<strong>di</strong>vidui<br />
censiti Maschi Femmine<br />
<strong>Piano</strong><br />
prelievo<br />
In<strong>di</strong>vidui<br />
abbattuti<br />
1996 19 16 3 8 5<br />
1997 27 20 7 8 4<br />
1998 19 16 3 8 0<br />
1999 22 17 5 8 6<br />
2000 23 19 4 8 4<br />
2001 19 13 6 8 8<br />
20<strong>02</strong> 12 9 3 8 2<br />
2003 18 14 4 8 2<br />
2004 19 14 5 6 5<br />
2005 18 11 7 6 5<br />
2006 15 12 3 6 3<br />
2007 26 17 9 6 3<br />
2008 18 13 5 6 4
Anno<br />
In<strong>di</strong>vidui<br />
censiti Maschi Femmine<br />
<strong>Piano</strong><br />
prelievo<br />
Analisi del territorio<br />
In<strong>di</strong>vidui<br />
abbattuti<br />
2009 20 15 5 6 6<br />
2010 18 13 5 6 7<br />
2011 21 16 5 6 1<br />
Dal 2008, in corrispondenza delle località soprain<strong>di</strong>cate, viene effettuata una<br />
ripetizione del conteggio primaverile, in genere nella seconda settimana <strong>di</strong><br />
maggio, in concomitanza del censimento organizzato dall’Ufficio della caccia<br />
e della pesca del Cantone Ticino e in collaborazione con la Stazione<br />
ornitologica svizzera <strong>di</strong> Sempach, che copre tutta l’area compresa tra il<br />
Monte Lema e il Monte Tamaro. Questa replica consente <strong>di</strong> effettuare un<br />
conteggio in contemporanea degli in<strong>di</strong>vidui appartenenti alla stessa<br />
popolazione che occupano l’area <strong>di</strong> confine tra Italia e Svizzera compresa tra<br />
il Monte Lema e il Monte Tamaro. Di seguito vengono riportati i risultati dei<br />
conteggi effettuati in territorio svizzero dal 2008 al 2011.<br />
Tabella 2.29 - Numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> maschi e femmine <strong>di</strong> gallo forcello<br />
conteggiati durante i censimenti primaverili in territorio elvetico.<br />
In<strong>di</strong>vidui<br />
Anno censiti Maschi Femmine<br />
2008 37 26 11<br />
2009 35 23 12<br />
2010 non eseguito per maltempo<br />
2011 40 33 7<br />
Nell’immagine sono in<strong>di</strong>cate le localizzazioni delle postazioni degli operatori<br />
sia in area italiana sia in quella svizzera.<br />
109
110<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Figura 2.14 - Localizzazione delle postazioni <strong>di</strong> monitoraggio del fagiano <strong>di</strong><br />
monte, in territorio italiano e svizzero.<br />
I valori <strong>di</strong> densità corrispondenti (relativi ai soli soggetti maschili), che si<br />
riferiscono ad un areale potenziale <strong>di</strong> fatto coincidente con l’areale <strong>di</strong><br />
presenza attuale della specie sul territorio provinciale (circa 600 ha), sono<br />
oscillati, nel periodo considerato, tra 1,5 galli/100 ha (20<strong>02</strong>) e 3,3 galli/100<br />
ha (1997). Tali valori sono leggermente superiori rispetto a quanto noto per<br />
le restanti popolazioni che occupano la fascia prealpina della Lombar<strong>di</strong>a<br />
occidentale (province <strong>di</strong> Como e Lecco), ove si segnalano, dal 1996, densità<br />
comprese tra 1,0 e 2,2 galli /100 ha. Un dato preoccupante emerso dalle<br />
indagini riguarda lo stato <strong>di</strong> aggregazione che gli in<strong>di</strong>vidui mostrano<br />
nell’attività <strong>di</strong> parata: il rapporto tra i punti <strong>di</strong> canto isolati e le arene<br />
strutturate ha, infatti, superato il valore soglia <strong>di</strong> 3 ed è in costante aumento<br />
dal 1997.<br />
La coturnice è presente sul territorio provinciale limitatamente a porzioni<br />
isolate nella parte orientale del CAC Nord Verbano, dove permangono zone a<br />
pascolo montano aperto, a ridosso <strong>di</strong> crinali rocciosi e ripi<strong>di</strong> impluvi, che<br />
costituiscono l’habitat idoneo alla presenza del fasianide. Le località <strong>di</strong><br />
presenza in cui sono concentrate le segnalazioni della specie sono:<br />
Merigetto, Alpe Corte, Fontana Tamarin<strong>di</strong>, Alpe Rattaiolo, Monterecchio. Non<br />
essendo realizzati monitoraggi primaverili appositamente per la coturnice, le<br />
segnalazioni <strong>di</strong> presenza vengono raccolte dal Servizio <strong>di</strong> Vigilanza durante i<br />
censimenti al camoscio, effettuati nel mese <strong>di</strong> aprile e al gallo forcello,<br />
realizzati nelle prime due settimane <strong>di</strong> maggio. La <strong>di</strong>stribuzione della specie<br />
è stata inoltre recentemente indagata nell’ambito della realizzazione<br />
dell’Atlante Ornitologico provinciale. Una indagine specifica è stata realizzata
Analisi del territorio<br />
nel periodo dal 1997 al 2000, nell’ambito del Progetto SIT-Fauna; i dati<br />
raccolti hanno permesso <strong>di</strong> calcolare il valore <strong>di</strong> densità dei maschi cantori,<br />
variabile nel periodo <strong>di</strong> indagine da 1.3 a 2.1 ind/100 ha, e il valore <strong>di</strong><br />
densità delle coppie, che è oscillato tra 0.9 e 1.7 coppie/100 ha. La presenza<br />
della specie è da considerarsi stabile in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, anche se con<br />
una popolazione costituita da un numero estremamente ridotto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />
(non superiore alla decina <strong>di</strong> coppie). L’area <strong>di</strong> attuale presenza della<br />
coturnice è stata oggetto, in passato, <strong>di</strong> un tentativo <strong>di</strong> ripopolamento con<br />
in<strong>di</strong>vidui provenienti da allevamento, a seguito <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong><br />
acclimatazione in situ. Il monitoraggio <strong>di</strong> metà dei soggetti immessi (21<br />
in<strong>di</strong>vidui marcati con ra<strong>di</strong>ocollare, su 42 complessivamente rilasciati) ha<br />
verificato che la sopravvivenza degli stessi non ha interessato un periodo<br />
successivo all’immissione superiore ai 30 giorni (Carlini et al., 1999).<br />
Il colino della Virginia è una specie <strong>di</strong> origine neartica, introdotta in Italia<br />
nel 1927. La specie occupa in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la fascia della valle del<br />
Ticino compresa tra la Brughiera del Dosso e il Bosco del Turbigaccio, al<br />
confine della provincia <strong>di</strong> Milano, e tutta la porzione <strong>di</strong> brughiera residua che<br />
si trova a sud <strong>di</strong> Malpensa. La popolazione del varesotto risulta in continuità<br />
con quella piemontese e della provincia <strong>di</strong> Milano. Oltre alle aree in<strong>di</strong>cate,<br />
nel corso della realizzazione dell’Atlante Ornitologico provinciale, la specie è<br />
stata rilevata come ni<strong>di</strong>ficante probabile in due aree isolate, rispettivamente<br />
tra Besnate e Casorate Sempione e tra Oggiona e Cavaria (Gagliar<strong>di</strong> et al.,<br />
2007).<br />
Rispetto alla situazione rilevata nel periodo 1983-1987 (Guenzani e<br />
Saporetti, 1988), l’area <strong>di</strong>stributiva attuale del colino della Virginia appare<br />
più concentrata e meno estesa. Le numerose segnalazioni in aree in cui<br />
attualmente la presenza della specie non è più stata riconfermata (Besano,<br />
Bisuschio, Viggiù, nella parte Nordorientale della provincia; Cadrezzate,<br />
Comabbio, Taino, nella parte centro-occidentale; Gorla Maggiore, Gorla<br />
Minore, Cislago e territorio del Parco Regionale della Pineta <strong>di</strong> Appiano<br />
Gentile e Tradate, nella parte orientale) possono essere ricondotte a singoli<br />
interventi <strong>di</strong> immissione <strong>di</strong> colini, effettuati proprio negli anni ’80, che non<br />
hanno in seguito originato nuclei stabili della specie. Indagini effettuate negli<br />
anni 1997-1999 (Tosi e Zilio, 20<strong>02</strong>) avevano già evidenziato tale<br />
contrazione. Anche la segnalazione nell’area della Palude Brabbia, dovuta a<br />
un’immissione avvenuta nel 1997, non è più stata in seguito riconfermata.<br />
Sono state calcolate densità <strong>di</strong> 2.5 ind/km 2 nell’area del Ticino (tra la località<br />
Maddalena e il Ponte <strong>di</strong> Oleggio) e tra 2 e 7 ind/km 2 nella brughiera a sud <strong>di</strong><br />
Malpensa (Tosi e Zilio, 20<strong>02</strong>).<br />
La pernice rossa è una specie politipica a <strong>di</strong>stribuzione europea, con<br />
un’area <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione che comprende Spagna, Francia, Liguria, Appennino<br />
sino alla Toscana e alle Marche, Corsica e Inghilterra meri<strong>di</strong>onale. È quin<strong>di</strong><br />
da considerare, per il territorio provinciale varesino, una specie alloctona. In<br />
passato sono state effettuate immissioni <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui non autorizzate, che<br />
hanno interessato la zona <strong>di</strong> Cantello. È probabile che alcune immissioni<br />
111
112<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
abusive vengano tutt’ora realizzate, dal momento che saltuariamente<br />
vengono osservati in<strong>di</strong>vidui della specie sul territorio provinciale. Da ottobre<br />
a maggio 2011 è stata segnalata la presenza <strong>di</strong> almeno 3 in<strong>di</strong>vidui, osservati<br />
rispettivamente a Porto Valtravaglia, Casalzuigno (informazione tratta da<br />
www.ornitho.it) e Arcisate (informazione tratta da www.ornitho.it).<br />
Nel <strong>Piano</strong> Agro-faunistico venatorio per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
(Amministrazione provinciale <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, 1982), la starna veniva descritta<br />
come presente con popolamenti stabili ma <strong>di</strong> poco rilevante entità nella<br />
parte meri<strong>di</strong>onale della provincia, ovunque in <strong>di</strong>minuzione e <strong>di</strong> recente<br />
ni<strong>di</strong>ficazione nel territorio della Zona Alpi, in cui era presente regolarmente<br />
fino al 1968. Già nel 1982, quin<strong>di</strong>, veniva evidenziata per la specie una<br />
situazione estremamente critica, meritevole <strong>di</strong> essere oggetto <strong>di</strong> programmi<br />
<strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a e recupero.<br />
Attualmente, la presenza della specie sul territorio provinciale si può ritenere<br />
totalmente <strong>di</strong>pendente dalle perio<strong>di</strong>che operazioni <strong>di</strong> ripopolamento,<br />
effettuate con in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> allevamento. Le uniche segnalazioni <strong>di</strong><br />
ni<strong>di</strong>ficazione, infatti, peraltro isolate, raccolte dal Servizio <strong>di</strong> Vigilanza, si<br />
riferiscono ad animali collocati entro recinti, in con<strong>di</strong>zioni seminaturali,<br />
generalmente situati nel territorio <strong>di</strong> Aziende faunistico-venatorie (Golasecca<br />
e Jerago ed Uniti). Si ritiene quin<strong>di</strong> che sul territorio provinciale non esistono<br />
popolazioni <strong>di</strong> starna capaci <strong>di</strong> autoriprodursi. Le mo<strong>di</strong>ficazioni ambientali<br />
che hanno interessato la montagna a partire dagli anni ’60, a seguito<br />
dell’abbandono delle coltivazioni e del pascolo tra<strong>di</strong>zionale, dell’introduzione<br />
dell’agricoltura intensiva e dell’impiego <strong>di</strong> prodotti chimici, rappresentano la<br />
principale causa della progressiva rarefazione che la specie ha subito in tutta<br />
Europa. A livello europeo, infatti, la specie è inserita nella categoria SPEC 3<br />
(Species of Conservation Concern), vale a <strong>di</strong>re una specie le cui popolazioni<br />
globali non sono concentrate in Europa, dove il loro status <strong>di</strong> protezione<br />
risulta inadeguato (BirdLife International, 2004). A livello regionale la starna<br />
viene considerata praticamente ai limiti della scomparsa, da un punto <strong>di</strong><br />
vista <strong>di</strong> presenza <strong>di</strong> coppie ni<strong>di</strong>ficanti (Vigorita e Cucè, 2008).
Analisi del territorio<br />
Di seguito sono riportati i dati relativi agli abbattimenti e all’andamento delle<br />
imissioni <strong>di</strong> starna effettuati sul territorio provinciale negli ultimi anni.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 383<br />
1995/1996 433<br />
1996/1997 562<br />
1997/1998 176<br />
1998/1999 273<br />
1999/2000 193<br />
2000/2001 535<br />
2001/20<strong>02</strong> 417<br />
20<strong>02</strong>/2003 398<br />
2003/2004 559<br />
2004/2005 462<br />
2005/2006 573<br />
2006/2007 500<br />
2007/2008 877<br />
2008/2009 582<br />
2009/2010 383<br />
Tra i galliformi, la quaglia è l’unica specie migratrice ni<strong>di</strong>ficante estiva,<br />
presente sul territorio provinciale in<strong>di</strong>cativamente da metà aprile a fine<br />
agosto. La specie è stata censita nel corso dei monitoraggi realizzati per<br />
l’Atlante Ornitologico provinciale soprattutto nell’area meri<strong>di</strong>onale della<br />
provincia, con alcune segnalazioni isolate nella porzione settentrionale (aree<br />
agricole nei pressi <strong>di</strong> Voldomino) e centrale (coltivi intorno al Rio Acquanera,<br />
a Nord del Lago <strong>di</strong> Monate; nei pressi <strong>di</strong> Vedano Olona). La specie utilizza<br />
formazioni erbacee naturali solamente nelle aree <strong>di</strong> Sesona, Valle Bagnoli<br />
(dove sono predominanti i canneti/cariceti) e lungo il Ticino, nei pressi della<br />
località Bonifica Caproni e ai lati del Canale Industriale, dove sono presenti<br />
habitat costituiti da prati pingui, incolti erbacei e residue brughiere. Tutti i<br />
rilievi effettuati nelle porzioni meri<strong>di</strong>onale e orientale del territorio<br />
provinciale hanno invece riguardato le aree agricole coltivate<br />
prevalentemente a segale, frumento, mais ed erba me<strong>di</strong>ca, che si estendono<br />
alla periferia dei centri urbani <strong>di</strong> Lonate Ceppino, Tradate, Abbiate Guazzone,<br />
Cassano Magnago, Fagnano Olona, Busto Arsizio, Gorla Maggiore, Cislago,<br />
Gerenzano e Saronno.<br />
La specie in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> era ritenuta <strong>di</strong>scretamente numerosa fino al<br />
1955-1960; da allora si è registrata una forte <strong>di</strong>minuzione (Bianchi et al.,<br />
1973; Spanò e Truffi in Brichetti et al., 1992), peraltro generalizzata ed<br />
estensibilea tutto il territorio regionale e, più in generale, a livello nazionale.<br />
Tale contrazione è da mettere in relazione alle mo<strong>di</strong>ficazioni degli habitat <strong>di</strong><br />
elezione in seguito all’impiego <strong>di</strong> pratiche agricole meccanizzate (sfalcio,<br />
mietitura, aratura precoce) e alla pratica <strong>di</strong> bruciatura delle stoppie.<br />
Un’influenza negativa non trascurabile è data inoltre dall’impiego <strong>di</strong><br />
113
114<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
fitofarmaci in agricoltura che causano una riduzione della <strong>di</strong>versità<br />
ambientale con la scomparsa <strong>di</strong> specie vegetali e animali importanti per<br />
l’alimentazione della quaglia (Spanò e Truffi in Brichetti et al., 1992), oltre a<br />
determinare deleteri effetti fisiologici <strong>di</strong>rettamente sugli in<strong>di</strong>vidui<br />
(Guyomarc’h, 2003). Un altro potenziale fattore negativo, su cui peraltro<br />
mancano dati oggettivi per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, è costituito dalle<br />
interazioni con specie esotiche affini provenienti da allevamenti, spesso<br />
utilizzate per l’addestramento dei cani da caccia nelle zone cinofile. La<br />
quaglia è considerata infatti una delle specie europee a maggior rischio <strong>di</strong><br />
inquinamento genetico dovuto alla massiccia immissione per scopi venatori<br />
<strong>di</strong> ibri<strong>di</strong> <strong>di</strong> prima e seconda generazione derivati dall’incrocio con quaglia<br />
giapponese, Coturnix japonica (D’Amico et al., 1999; Andreotti et al., 2001).<br />
Di seguito sono riportati i dati relativi agli abbattimenti <strong>di</strong> quaglia effettuati<br />
sul territorio provinciale negli ultimi anni.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 104<br />
1995/1996 91<br />
1996/1997 95<br />
1997/1998 68<br />
1998/1999 90<br />
1999/2000 50<br />
2000/2001 72<br />
2001/20<strong>02</strong> 67<br />
20<strong>02</strong>/2003 78<br />
2003/2004 70<br />
2004/2005 103<br />
2005/2006 122<br />
2006/2007 56<br />
2007/2008 48<br />
2008/2009 70<br />
2009/2010 56<br />
In Lombar<strong>di</strong>a il fagiano è stato oggetto <strong>di</strong> massicce immissioni a scopo <strong>di</strong><br />
ripopolamento nei fondovalle e nelle aree prealpine dei territori<br />
settentrionali; presenta nuclei stabili in grado <strong>di</strong> autoriprodursi assai limitati,<br />
localizzati e <strong>di</strong> esigua entità.<br />
Le segnalazioni raccolte per la realizzazione dell’Atlante Ornitologico<br />
provinciale risultano maggiormente concentrate nella porzione centromeri<strong>di</strong>onale<br />
della provincia, mentre appaiono più rarefatte nella parte<br />
centro-settentrionale. Il numero <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazioni certe è molto limitato<br />
rispetto al totale dei rilievi (5 su un totale <strong>di</strong> 162); queste si riferiscono tutte<br />
all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ate e sono concentrate nelle aree prative o coltivate<br />
che circondano il Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (sulla sponda settentrionale, nei prati pingui<br />
nei pressi <strong>di</strong> Voltorre; nei coltivi tra Lissago e Calcinate, all’interno della
Analisi del territorio<br />
Riserva Naturale Palude Brabbia, a lato della Torbiera Inarzo) e lungo il<br />
corso del Fiume Ticino, nelle aree coltivate intorno a Castelnovate e alla<br />
località Bonifica Caproni.<br />
Tale carenza <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazioni certe è da attribuirsi alla particolare con<strong>di</strong>zione<br />
della popolazione della specie che, non essendo autosufficiente, viene ogni<br />
anno ricostituita artificialmente attraverso ripopolamenti attuati in periodo<br />
estivo o durante il periodo <strong>di</strong> caccia (pronta caccia). Ogni anno, infatti,<br />
durante la stagione venatoria, i nuclei che si sono formati dal momento del<br />
rilascio vengono ridotti drasticamente, se non del tutto annullati, per effetto<br />
del prelievo da parte dei cacciatori o per azione dei predatori, impedendo il<br />
mantenimento sul territorio <strong>di</strong> una popolazione in grado <strong>di</strong> autosostenersi, se<br />
non in corrispondenza <strong>di</strong> ristrette aree protette.<br />
Le immissioni sono generalmente effettuate con in<strong>di</strong>vidui provenienti da<br />
allevamenti, che ben raramente superano l’inverno successivo al rilascio.<br />
Il rilascio <strong>di</strong> fagiani ra<strong>di</strong>ocollarati nella zona <strong>di</strong> Cairate nel febbraio 1999,<br />
nell’ambito <strong>di</strong> un progetto mirato alla valutazione della sopravvivenza dei<br />
riproduttori (Zilio et al., 1999), ha <strong>di</strong>mostrato la sopravvivenza <strong>di</strong> una sola<br />
femmina dopo 21 giorni dal rilascio.<br />
Nel complesso si può dunque ritenere che il fagiano sia, <strong>di</strong> fatto,<br />
caratterizzato da una consistenza autunnale totalmente <strong>di</strong>pendente dai<br />
rilasci effettuati per la stagione venatoria, destinata ad azzerarsi<br />
annualmente al termine della stessa, sia per l’azione del prelievo che per la<br />
scarsa adattabilità dei soggetti.<br />
La specie non è inserita in nessuna categoria <strong>di</strong> protezione in base alla<br />
legislazione internazionale, nazionale, regionale, a convenzioni e liste rosse.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 9894<br />
1995/1996 13375<br />
1996/1997 12660<br />
1997/1998 14664<br />
1998/1999 14528<br />
1999/2000 11444<br />
2000/2001 10780<br />
2001/20<strong>02</strong> 11987<br />
20<strong>02</strong>/2003 13361<br />
2003/2004 12173<br />
2004/2005 11611<br />
2005/2006 10190<br />
2006/2007 10319<br />
2007/2008 10946<br />
2008/2009 8764<br />
2009/2010 8693<br />
115
2.4.3.4. RAPACI NOTTURNI<br />
116<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Specie Nome scientifico<br />
Barbagianni Tyto alba<br />
Assiolo Otus scops<br />
Gufo reale Bubo bubo<br />
Civetta Athene noctua<br />
Allocco Strix aluco<br />
Gufo comune Asio otus<br />
I rapaci notturni sono considerati specie <strong>di</strong> notevole interesse<br />
conservazionistico, per le quali sono necessarie azioni <strong>di</strong> monitoraggio <strong>di</strong><br />
base o specialistico. Delle 9 specie presenti a livello regionale, sul territorio<br />
provinciale ne sono presenti con elevata probabilità 6.<br />
L’allocco è la specie più comune, territoriale durante tutto l’arco annuale e,<br />
<strong>di</strong> conseguenza, facilmente contattabile. Tipicamente boschiva, la specie è<br />
uniformemente presente in tutta la provincia, tranne nella parte sudorientale<br />
(Busto Arsizio, Saronno, Castellanza), dove è più ampia la zona<br />
urbanizzata.<br />
La civetta ha una <strong>di</strong>stribuzione concentrata prevalentemente nel settore<br />
centro-meri<strong>di</strong>onale, con limitate presenze nella parte settentrionale. Sfrutta<br />
prevalentemente l’ambiente urbanizzato, con pre<strong>di</strong>lezione per i centri storici<br />
(ad es. Samarate) e i centri me<strong>di</strong>o-piccoli (Cassano Magnago, Gorla<br />
maggiore, Cairate).<br />
Il gufo comune risulta <strong>di</strong>stribuito prevalentemente nella porzione<br />
meri<strong>di</strong>onale del territorio provinciale. La specie non è affatto comune,<br />
sebbene la sua presenza in periodo riproduttivo possa essere anche<br />
fortemente sottostimata a causa delle abitu<strong>di</strong>ni poco vocifere, che la rendono<br />
particolarmente <strong>di</strong>fficile da contattare. Le segnalazioni raccolte per la<br />
realizzazione dell’Atlante Ornitologico provinciale riguardano in genere<br />
ambienti costituiti da un mosaico <strong>di</strong> coltivi, prati da sfalcio e zone arbustive,<br />
anche umide, a zone alberate, filari <strong>di</strong> piante, piccoli agglomerati urbani. Tra<br />
queste, ad esempio, si ricordano la piana <strong>di</strong> Lentate, che si estende fra i<br />
territori comunali <strong>di</strong> Sesto Calende e <strong>di</strong> Travedona Monate; Sesto Calende, in<br />
corrispondenza <strong>di</strong> una piccola macchia boschiva a lato della statale del<br />
Sempione; Mozzate, in cui è stato utilizzato un piccolo impianto artificiale <strong>di</strong><br />
pino strobo circondato da zone coltivate; la località Valle Bagnoli, a Vergiate,<br />
in cui il nido era collocato nell’ecotono tra bosco e coltivi. La segnalazione<br />
alla quota maggiore, a Mesenzana, si riferisce a 2 pulli da poco usciti dal<br />
nido, lungo una strada sterrata a lato <strong>di</strong> un bosco a orno-ostrieto, con<br />
conifere sparse.<br />
Il barbagianni è sicuramente una delle specie più rare. L’unica ni<strong>di</strong>ficazione<br />
certa avvenuta in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> risale al 1982 e si riferisce a un nido<br />
con piccoli sito nel centro storico <strong>di</strong> Gerenzano (Guenzani, com. pers.).<br />
Durante il monitoraggio realizzato per l’Atlante Ornitologico sono state<br />
rilevate <strong>di</strong>verse segnalazioni ascrivibili a in<strong>di</strong>vidui in <strong>di</strong>spersione. Le uniche
Analisi del territorio<br />
segnalazioni che in<strong>di</strong>cano una probabile ni<strong>di</strong>ficazione si riferiscono,<br />
rispettivamente, all’ascolto del canto <strong>di</strong> un maschio vicino alla ex-cartiera <strong>di</strong><br />
Cairate e all’avvistamento <strong>di</strong> due in<strong>di</strong>vidui posati a terra nell’alto Varesotto<br />
(Maccagno).<br />
L’assiolo, non rilevato come ni<strong>di</strong>ficante nel periodo in cui sono state<br />
realizzate le indagini per l’Atlante Ornitologico (2003-2005), è <strong>di</strong> recente<br />
comparsa sul territorio provinciale, rilevato in periodo riproduttivo (da<br />
giugno ad agosto) in <strong>di</strong>verse località del territorio provinciale: Marnate,<br />
Mercallo, Angera (informazione tratta da www.ornitho.it). La specie è, tra i<br />
rapaci notturni, l’unico migratore ni<strong>di</strong>ficante estivo. A livello regionale la<br />
popolazione <strong>di</strong> assiolo è considerata in <strong>di</strong>minuzione, con una stima inferiore<br />
alle 50 coppie ni<strong>di</strong>ficanti.<br />
La ni<strong>di</strong>ficazione del gufo reale sul territorio provinciale non è mai stata<br />
verificata con il ritrovamento del sito <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione, nonostante alcuni<br />
tentativi <strong>di</strong> ricerca attiva <strong>di</strong> possibili territori. Tuttavia, non è da escludere la<br />
presenza <strong>di</strong> alcuni in<strong>di</strong>vidui, in considerazione del ritrovamento <strong>di</strong> un<br />
esemplare maschio <strong>di</strong> 2 anni investito a fine aprile 2007 a Viggiù e <strong>di</strong> un<br />
giovane ritrovato nel maggio 2009 in Valleolona, in comune <strong>di</strong> Induno,<br />
all’ingresso della Valganna. Nel primo caso, il ritrovamento <strong>di</strong> un giovane<br />
maschio lascia supporre che potrebbe trattarsi <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo in cerca <strong>di</strong> un<br />
nuovo territorio oppure <strong>di</strong> un erratismo, fenomeno abbastanza frequente<br />
anche se ancora poco conosciuto. Il giovane è stato rinvenuto in Valganna,<br />
recuperato dal gestore <strong>di</strong> un Agriturismo nella zona, in seguito a un<br />
temporale particolarmente violento che ha determinato una piena dei corsi<br />
d’acqua della zona. Il giovane gufo reale è stato recuparato dalla Polizia<br />
<strong>Provincia</strong>le e avviato a Vanzago per essere riabilitato. Nel luglio del 2009 è<br />
stato riportato nella località <strong>di</strong> ritrovamento e liberato.<br />
2.4.3.5. COLUMBIFORMI<br />
Colombo <strong>di</strong> città<br />
Columba livia forma<br />
domestica<br />
Colombaccio Columba palumbus<br />
Tortora dal collare<br />
orientale<br />
Streptopelia decaocto<br />
Tortora selvatica Streptopelia turtur<br />
Tra i columbiformi presenti in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, tortora e colombaccio<br />
sono le due specie oggetto <strong>di</strong> prelievo venatorio.<br />
117
Tortora<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 113<br />
1995/1996 224<br />
1996/1997 310<br />
1997/1998 190<br />
1998/1999 157<br />
1999/2000 147<br />
2000/2001 53<br />
2001/20<strong>02</strong> 87<br />
20<strong>02</strong>/2003 80<br />
2003/2004 55<br />
2004/2005 107<br />
2005/2006 75<br />
2006/2007 15<br />
2007/2008 35<br />
2008/2009 35<br />
2009/2010 61<br />
Colombaccio<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 274<br />
1995/1996 128<br />
1996/1997 230<br />
1997/1998 138<br />
1998/1999 177<br />
1999/2000 137<br />
2000/2001 187<br />
2001/20<strong>02</strong> 143<br />
20<strong>02</strong>/2003 110<br />
2003/2004 216<br />
2004/2005 213<br />
2005/2006 263<br />
2006/2007 249<br />
2007/2008 219<br />
2008/2009 225<br />
2009/2010 231<br />
118<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
La tortora dal collare orientale è una specie originaria dell’Asia<br />
meri<strong>di</strong>onale, attualmente <strong>di</strong>stribuita in maniera uniforme sul territorio<br />
provinciale, a quote in genere non superiori ai 600 m s.l.m. Le popolazioni <strong>di</strong><br />
questa specie sono state caratterizzate da una forte espansione che ha<br />
interessato la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> negli ultimi 20 anni. Al momento attuale si<br />
può considerare una specie comune, ni<strong>di</strong>ficante in tutta la provincia a<br />
esclusione dell’estremo settore settentrionale, comprendente la Val
Analisi del territorio<br />
Veddasca e il Monte Borgna, fino al confine con il Canton Ticino, in cui la<br />
scarsa urbanizzazione e le quote elevate ne prevengono la colonizzazione; a<br />
nord, oltre il Fiume Tresa, la specie è presente esclusivamente in alcuni<br />
sobborghi <strong>di</strong> Luino e a Maccagno.<br />
Il colombo <strong>di</strong> città (Columba livia forma domestica), chiamato<br />
comunemente anche piccione, è la specie <strong>di</strong> avifauna più <strong>di</strong>ffusa e<br />
conosciuta nelle aree urbane e nelle campagne circostanti. Le popolazioni<br />
che oggi si incontrano nelle aree urbane hanno avuto origine dai colombi<br />
domestici, allevati fin dall’antichità. Il colombo è stato infatti una delle prime<br />
specie a subire il processo <strong>di</strong> domesticazione. Solo a partire dai primi<br />
decenni del ‘900 i colombi <strong>di</strong> città sono aumentati allo stato libero nelle città,<br />
causando alcuni <strong>di</strong>sagi.<br />
Classificato dal punto <strong>di</strong> vista tassonomico come varietà domestica del<br />
piccione selvatico (Columba livia), specie ormai molto rara sul territorio<br />
nazionale, il colombo <strong>di</strong> città è stato oggetto <strong>di</strong> numerose <strong>di</strong>atribe in<br />
relazione alla sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> specie selvatica o domestica/domesticata.<br />
Tali questioni assumono una particolare rilevanza in merito alle conseguenze<br />
sulla possibilità <strong>di</strong> azione nei confronti della specie. Se in<strong>di</strong>viduati come<br />
fauna selvatica, infatti, i colombi rientrano nella <strong>di</strong>sciplina della legge N.<br />
157/92. Questa, all’art. 19, prevede che le regioni possono procedere al<br />
controllo della fauna selvatica al fine <strong>di</strong> tutelare gli interessi umani (tutela<br />
del suolo, tutela del patrimonio storico-artistico, motivi sanitari,…). Tale<br />
controllo deve avvenire in modo selettivo e con meto<strong>di</strong> ecologici, su parere<br />
dell’ISPRA; se tali meto<strong>di</strong> non dovessero risultare efficaci, le amministrazioni<br />
provinciali possono autorizzare piani <strong>di</strong> abbattimento. Su tali basi spetta alle<br />
Regioni e, per delega, alle Province provvedere al controllo delle popolazioni<br />
<strong>di</strong> colombi <strong>di</strong> città, come avviene per i piani <strong>di</strong> contenimento <strong>di</strong> altre specie<br />
selvatiche.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista normativo, la recente sentenza N. 2598 della Corte <strong>di</strong><br />
Cassazione Penale riconduce, <strong>di</strong> fatto, il colombo <strong>di</strong> città “tra gli animali<br />
selvatici, in quanto vive in stato <strong>di</strong> libertà naturale nel territorio nazionale,<br />
sicchè ne è vietata la caccia o la cattura”. Specifica, inoltre, che in merito<br />
“l’unico elemento giuri<strong>di</strong>camente rilevante è dato dallo stato <strong>di</strong> libertà<br />
naturale” <strong>di</strong> cui i colombi godono e che li rende parte della fauna selvatica<br />
(art. 2 , legge N. 157/92). In questi termini la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> specie<br />
domestica o addomesticata può essere attribuita solo al colombo viaggiatore<br />
o a quello allevato per finalità alimentari o sportive. Con questa sentenza la<br />
giurisprudenza più recente contrasta ogni precedente interpretazione,<br />
supportata anche dai tecnici dell’ISPRA, che riconduceva il colombo <strong>di</strong> città a<br />
forme domestiche del colombo selvatico. Di conseguenza, il controllo delle<br />
popolazioni spetta ad oggi alle Province, fatte salve le competenze sanitarie<br />
delle amministrazioni comunali, per cui, in specifiche situazioni <strong>di</strong> rischio<br />
zoonosico, al fine <strong>di</strong> prevenire gravi pericoli per l’incolumità dei citta<strong>di</strong>ni, i<br />
Sindaci, tramite le ASL e i relativi servizi <strong>di</strong> Igiene Pubblica, possono <strong>di</strong>sporre<br />
<strong>di</strong> interventi coattivi <strong>di</strong> cattura e uccisione. Queste azioni nevono essere<br />
119
120<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
realizzate nel rispetto delle leggi vigenti in materia <strong>di</strong> benessere animale:<br />
attualmente, la legge N. 189/2004, che sostituisce l’articolo 727 del Co<strong>di</strong>ce<br />
Penale, vale per animali <strong>di</strong> qualsiasi specie e categoria.<br />
Di seguito sono riportati i dati <strong>di</strong> sintesi relativi al numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong><br />
colombo <strong>di</strong> città abbattuti ogni anno me<strong>di</strong>ante interventi effettuati dalla<br />
Vigilanza <strong>Provincia</strong>le. Ogni anno vengono in genere abbattuti circa 10000<br />
soggetti.<br />
Tabella 2.30 - Numero <strong>di</strong> colombi <strong>di</strong> città abbattuti annualmente nei 3 ATC<br />
del territorio provinciale.<br />
Anno ATC 1 ATC 2 ATC 3 Totale<br />
2009 1285 2735 2841 8870<br />
2008 4324 1896 3558 11786<br />
2007 5240 2179 3267 12693<br />
2006 4319 941 2147 9413<br />
2005 4825 10<strong>02</strong> 4532 12364<br />
2.4.3.6. CUCULIFORMI, CAPRIMULGIFORMI, APODIFORMI E CORACIFORMI<br />
Cuculo Cuculus canorus<br />
Succiacapre Caprimulgus europaeus<br />
Rondone comune Apus apus<br />
Rondone maggiore Tachymarptis melba<br />
Martin pescatore Alcedo atthis<br />
Gruccione Merops apiaster<br />
Upupa Upupa epops<br />
Le specie appartenenti agli or<strong>di</strong>ni sopraccitati sono per la maggior parte<br />
inserite tra le specie <strong>di</strong> interesse conservazionistico per la Regione<br />
Lombar<strong>di</strong>a.<br />
Migratore regolare, il cuculo giunge in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> a metà aprile e<br />
riparte per i quartieri <strong>di</strong> svernamento tra fine luglio e agosto. Il cuculo è<br />
uniformemente <strong>di</strong>stribuito su quasi tutto il territorio provinciale, con<br />
segnalazioni fino alle massime quote altitu<strong>di</strong>nali (fascia 1400-1600 m<br />
s.l.m.).<br />
Migratore trans-sahariano, il succiacapre sverna nell’Africa australe, giunge<br />
nelle aree <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione a fine aprile, manifesta la sua territorialità<br />
soprattutto tra maggio e luglio (mesi in cui è maggiormente contattabile),<br />
riparte per i quartieri invernali in settembre. È una specie termofila che ama<br />
le zone calde e asciutte; si inse<strong>di</strong>a in brughiere, boschi con struttura aperta,<br />
ricca <strong>di</strong> radure soleggiate o altri spazi ampi, anche <strong>di</strong> origine artificiale,<br />
come, ad esempio, strade sterrate, sentieri e solchi tagliafuoco. Negli ultimi<br />
anni le popolazioni <strong>di</strong> succiacapre hanno subito un forte decremento, dovuto
Analisi del territorio<br />
principalmente alla scomparsa degli habitat <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione. In provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong> la <strong>di</strong>stribuzione altimetrica della specie arriva fino ai 1200 m, ma le<br />
presenze risultano maggiormente concentrate dalla fascia <strong>di</strong> pianura, fino a<br />
400 m. In ambiente <strong>di</strong> pianura la maggiore minaccia per la specie è<br />
costituita dalla sottrazione <strong>di</strong> habitat: la costruzione dell’aeroporto <strong>di</strong><br />
Malpensa e delle vasche <strong>di</strong> contenimento del Torrente Arno hanno in gran<br />
parte <strong>di</strong>strutto la brughiera compresa tra l’allora vecchio aeroporto e Lonate<br />
Pozzolo, nota per essere l’area <strong>di</strong> maggiore <strong>di</strong>ffusione del succiacapre. In<br />
ambiente montano la chiusura degli ambienti aperti, per l’avanzata del bosco<br />
o la riforestazione degli stessi costituisce il principale motivo <strong>di</strong> rarefazione<br />
della specie.<br />
Tra gli Apo<strong>di</strong>formi, rondone comune e rondone maggiore sono due specie<br />
migratrici transahariane, che arrivano nei territori riproduttivi intorno alla<br />
metà <strong>di</strong> aprile. Il rondone comune è da considerarsi specie comune,<br />
<strong>di</strong>stribuito in modo uniforme in tutto il territorio provinciale. Caratterizzato<br />
da una elevata sinantropia, risulta decisamente legato all’ambiente urbano,<br />
privilegiando per la ni<strong>di</strong>ficazione le costruzioni storiche, ricche <strong>di</strong> nicchie e<br />
anfratti e con una certa altezza dal suolo. La specie ha, infatti, abbandonato<br />
del tutto, almeno in Lombar<strong>di</strong>a, l’attitu<strong>di</strong>ne a sfruttare pareti rocciose o<br />
cavità <strong>di</strong> alberi come siti per ni<strong>di</strong>ficare.<br />
Diversamente dal congenere rondone comune, il rondone maggiore è una<br />
specie piuttosto rara, che presenta una <strong>di</strong>stribuzione sparsa, legata<br />
esclusivamente alla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> cavità adatte rinvenibili nell’ambiente<br />
urbano: in provincia mancano segnalazioni <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazioni in pareti rocciose<br />
calcaree, che costituiscono l’usuale habitat riproduttivo <strong>di</strong> questo apo<strong>di</strong>de. La<br />
<strong>di</strong>stribuzione altimetrica è limitata ai 600 m; in questa fascia altimetrica la<br />
specie ni<strong>di</strong>fica in svariati centri urbani, con palazzi e costruzioni vecchie, ma<br />
anche in e<strong>di</strong>fici storici quali torri e campanili, ricche <strong>di</strong> cavità idonee<br />
all’ubicazione del nido: tale è il caso <strong>di</strong> Laveno Mombello, Besozzo, Brebbia,<br />
<strong>Varese</strong>, Angera, Taino, Tradate, Gallarate, Samarate e Busto Arsizio.<br />
La presenza del martin pescatore sul territorio provinciale è legata alla<br />
<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> acque relativamente pulite per la ricerca delle abituali prede,<br />
costituite da pesci <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni; la necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> pareti<br />
limose o sabbiose per lo scavo del nido costringe, talvolta, la specie a<br />
ni<strong>di</strong>ficare lontano dalle zone che utilizza per la pesca. La <strong>di</strong>stribuzione del<br />
martin pescatore sul territorio provinciale, come ni<strong>di</strong>ficante, evidenzia una<br />
certa continuità nella presenza solo nella parte settentrionale, in<br />
corrispondenza del bacino idrografico che comprende i fiumi Tresa e<br />
Margorabbia e lungo le sponde del Lago Maggiore (con l’utilizzo <strong>di</strong> ambienti<br />
<strong>di</strong>versi, dalle zone rocciose che sovrastano le sponde lacustri nella parte<br />
settentrionale, alle zone umide della porzione centrale). Nel settore centrooccidentale<br />
le segnalazioni risultano più localizzate, le segnalazioni in questa<br />
area si riferiscono perlopiù al corso del Fiume Ticino: assieme al vero e<br />
proprio corso del fiume, si riscontrano piccoli corsi d’acqua tributari, lanche,<br />
121
122<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
canali più o meno naturalizzati che formano un habitat particolarmente<br />
adatto alla presenza della specie.<br />
Specie migratrice tar<strong>di</strong>va, il gruccione arriva sul territorio provinciale tra la<br />
fine <strong>di</strong> aprile e i primi <strong>di</strong> maggio, ripartendo per i quartieri <strong>di</strong> svernamento<br />
africani in settembre. Specie coloniale, per riprodursi scava i ni<strong>di</strong> nel terreno<br />
lungo rive o scarpate. Questa specie si trova in una fase <strong>di</strong> netta espansione,<br />
che ha interessato gli ultimi 25 anni: nel periodo 1983-1987, alcune<br />
segnalazioni <strong>di</strong> presenza estiva fecero presumere la possibilità <strong>di</strong><br />
ni<strong>di</strong>ficazione in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Guenzani e Saporetti, 1988); le<br />
segnalazioni <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione certa sono state due nel periodo 2003-2005<br />
(Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007), entrambe riferite a colonie poste in cave<br />
(rispettivamente a Lonate Pozzolo e Lozza); attualmente, alle segnalazioni <strong>di</strong><br />
ni<strong>di</strong>ficazione rilevate nel corso dell’Atlante Ornitologico, se ne devono<br />
aggiungere altre più recenti, rispettivamente a Vizzola Ticino e Arcisate<br />
(informazione tratta da www.ornitho.it).<br />
L’upupa è un migratore che arriva nei quartieri <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione a partire<br />
dalla fine <strong>di</strong> marzo, si riproduce tra aprile e luglio e riparte tra agosto e<br />
settembre. In provincia la specie può essere considerata rara, con una<br />
<strong>di</strong>stribuzione concentrata nella fascia meri<strong>di</strong>onale della provincia, entro i 400<br />
m <strong>di</strong> quota. È una specie termofila, che pre<strong>di</strong>lige principalmente le aree<br />
calde e asciutte <strong>di</strong> pianura e collina. Utilizza le campagne coltivate in modo<br />
tra<strong>di</strong>zionale, con mosaico <strong>di</strong> zone aperte, prati, erba bassa; per la<br />
ni<strong>di</strong>ficazione necessita della presenza <strong>di</strong> alberi maturi, vivi o morti, ricchi <strong>di</strong><br />
cavità naturali o formate dai picchi.<br />
2.4.3.7. PICIFORMI<br />
Torcicollo Jynx torquilla<br />
Picchio verde Picus viri<strong>di</strong>s<br />
Picchio nero Dryocopus martius<br />
Picchio rosso maggiore Dendrocopos major<br />
Picchio rosso minore Dendrocopos minor<br />
La provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> conta la presenza <strong>di</strong> 5 specie <strong>di</strong> Piciformi su 7<br />
complessivamente presenti in Lombar<strong>di</strong>a e 9 in Italia. L’importanza <strong>di</strong> questo<br />
gruppo <strong>di</strong> specie come in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità è nota da tempo; un recente<br />
lavoro pubblicato da Mikusinski et al. (2001) ha valutato la possibilità <strong>di</strong><br />
utilizzare le specie <strong>di</strong> picchi come in<strong>di</strong>catori della <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> tutte le altre<br />
specie <strong>di</strong> uccelli forestali, osservando una forte correlazione positiva tra le<br />
due variabili. La famiglia dei Picidae è in Europa quella più strettamente<br />
legata ad ambienti boschivi (per siti <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione, risorse trofiche),<br />
caratterizzata da un elevato grado <strong>di</strong> specializzazione; inoltre queste specie<br />
sono molto sensibili alle interferenze antropiche, come ad esempio<br />
l’asportazione <strong>di</strong> legno morto. Recentemente, Bogliani et al. (2003) hanno<br />
verificato, in un’indagine sulla bio<strong>di</strong>versità degli ambienti forestali nel Parco<br />
del Ticino, che il numero delle specie <strong>di</strong> picchi ni<strong>di</strong>ficanti risulta <strong>di</strong>rettamente
Analisi del territorio<br />
proporzionale sia alla ricchezza specifica degli altri uccelli (numero <strong>di</strong> specie<br />
presenti) sia al numero <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> altri gruppi animali, quali Anfibi, Carabi<strong>di</strong><br />
e piccoli Mammiferi.<br />
Il torcicollo, unico tra i Pici<strong>di</strong> europei, è un migratore trans-sahariano che<br />
occupa i territori riproduttivi a partire dall’ultima settimana <strong>di</strong> marzo e la<br />
prima decade <strong>di</strong> aprile. La specie sul territorio provinciale è da considerarsi<br />
ormai rara, con una <strong>di</strong>stribuzione molto localizzata, sempre entro gli 800 m<br />
<strong>di</strong> quota; la popolazione presente a livello provinciale rispecchia il trend<br />
negativo a livello italiano ed europeo. Il torcicollo è una specie solo<br />
parzialmente forestale, essendo legata ad ambienti aperti ed ecotonali <strong>di</strong><br />
campagna alberata, frutteti, piccoli boschi con piante mature e ampia<br />
<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> cavità (non scava il proprio nido), a<strong>di</strong>acenti a incolti erbaceoarbustivi<br />
e prati, in cui la specie ricerca l’alimento costituito in massima<br />
parte da Formici<strong>di</strong>.<br />
Il picchio rosso minore è il più piccolo picide tra le specie europee,<br />
caratterizzato da un comportamento elusivo, da una bassa contattabilità e<br />
da ristrette esigenze ecologiche per la scelta del sito riproduttivo. In<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie è concentrata in particolare nella porzione<br />
centrale del territorio, principalmente entro i 400 m <strong>di</strong> quota.<br />
Il picchio rosso maggiore è la specie più comune tra i picchi e risulta<br />
essere anche il più comune non passeriforme della provincia, testimoniando,<br />
da un lato, l’elevata adattabilità della specie nello sfruttare la totalità delle<br />
tipologie forestali presenti (la specie che frequenta anche le aree urbanizzate<br />
in cui siano presenti parchi e giar<strong>di</strong>ni con piante mature), dall’altro, l’ampia<br />
superficie boschiva esistente in provincia, che ne determina una così vasta<br />
<strong>di</strong>ffusione.<br />
Secondo al picchio rosso maggiore in termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione è il picchio<br />
verde, specie che mostra elevate classi <strong>di</strong> frequenza in particolare nel<br />
settore centro-meri<strong>di</strong>onale della provincia, in particolare nella parte<br />
occidentale lungo il corso del Fiume Ticino. La specie ha una <strong>di</strong>stribuzione<br />
altimetrica che interessa prevalentemente le quote inferiori ai 600 m, con<br />
presenze localizzate tra i 600 e gli 800 m, e spora<strong>di</strong>che al <strong>di</strong> sopra degli 800<br />
m.<br />
Degno <strong>di</strong> nota è il fenomeno <strong>di</strong> recente espansione che ha interessato il<br />
picchio nero, il più grande tra i pici<strong>di</strong> europei, in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, che<br />
rispecchia, più in generale, il trend registrato a livello regionale (Vigorita e<br />
Cucè, 2008). Considerato fino ai primi anni ’70 specie esclusivamente<br />
invernale (Bianchi et al., 1973), la prima ni<strong>di</strong>ficazione accertata risale al<br />
1994 (Parnell et al., 1994), nel comune <strong>di</strong> Montegrino Valtravaglia, al <strong>di</strong><br />
sotto dei 500 m <strong>di</strong> quota (Pianezza e Saporetti, 2010). Nel corso dei rilievi<br />
per l’Atlante Ornitologico, effettuati negli anni compresi fra il 2003 e il 2005,<br />
il picchio nero è risultato occupare tutto il settore montano della provincia, a<br />
quote comprese fra i 400 e i 1400 m, con significative presenze nei boschi <strong>di</strong><br />
latifoglie, oltre che nelle coniferete. Rispetto all’iniziale <strong>di</strong>stribuzione del<br />
triennio 2003-2005, la specie si è poi ulteriormente espansa nel settore<br />
123
124<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
centro-meri<strong>di</strong>onale della provincia: nel 2006 è stata registrata la prima<br />
ni<strong>di</strong>ficazione nel Parco Pineta <strong>di</strong> Appiano Gentile e Tradate, nel 2008 è stato<br />
rilevato un nido a soli 198 m <strong>di</strong> quota in prossimità della sponda del Lago<br />
Maggiore, a una quota che rappresenta il limite inferiore della specie per la<br />
<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e, probabilmente, anche per l’intera Lombar<strong>di</strong>a. Nel<br />
2009, infine, viene accertata la prima ni<strong>di</strong>ficazione nel Parco Lombardo della<br />
Valle del Ticino, mentre nel 2010 la prima ni<strong>di</strong>ficazione lungo le sponde del<br />
Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Pianezza e Saporetti, 2010). I dati raccolti nel triennio 2008-<br />
2010 mostrano come questo picide abbia ulteriormente ampliato il range <strong>di</strong><br />
habitat normalmente utilizzati in periodo riproduttivo: oltre ai consueti<br />
boschi <strong>di</strong> latifoglie mesofile e <strong>di</strong> conifere, le ultime ni<strong>di</strong>ficazioni sono state<br />
infatti portate a termine nei boschi igrofili perilacustri, costituiti<br />
prevalentemente da alnete a ontano nero e saliceti (Pianezza e Saporetti,<br />
2010). Negli ultimi 25 anni la specie ha quin<strong>di</strong> progressivamente colonizzato<br />
tutto il settore prealpino, arrivando fino all’alta pianura.<br />
2.4.3.8. PASSERIFORMI<br />
Cappellaccia Galerida cristata<br />
Tottavilla Lullula arborea<br />
Allodola Alauda arvensis<br />
Ron<strong>di</strong>ne montana Ptyonoprogne rupestris<br />
Ron<strong>di</strong>ne Hirundo rustica<br />
Balestruccio Delichon urbica<br />
Calandro Anthus campestris<br />
Pispola Anthus pratensis<br />
Prispolone Anthus trivialis<br />
Cutrettola Motacilla flava<br />
Ballerina gialla Motacilla cinerea<br />
Ballerina bianca Motacilla alba<br />
Beccofrusone Bombycilla garrulus<br />
Merlo acquaiolo Cinclus cinclus<br />
Scricciolo Troglodytes troglodytes<br />
Passera scopaiola Prunella modularis<br />
Pettirosso Erithacus rubecula<br />
Usignolo Luscinia megarhynchos<br />
Co<strong>di</strong>rosso spazzacamino Phoenicurus ochruros<br />
Co<strong>di</strong>rosso Phoenicurus phoenicurus<br />
Stiaccino Saxicola rubetra<br />
Saltimpalo Saxicola torquata<br />
Culbianco Oenanthe oenanthe<br />
Co<strong>di</strong>rossone Monticola saxatilis<br />
Merlo Turdus merula<br />
Cesena Turdus pilaris<br />
Tordo bottaccio Turdus philomelos<br />
Tordo sassello Turdus iliacus<br />
Tordela Turdus viscivorus<br />
Usignolo <strong>di</strong> fiume Cettia cetti<br />
Beccamoschino Cisticola junci<strong>di</strong>s
Forapaglie macchiettato Locustella naevia<br />
Forapaglie castagnolo Acrocephalus melonopogon<br />
Salciaiola Locustella luscinioides<br />
Forapaglie Acrocephalus schoenobaenus<br />
Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris<br />
Cannaiola Acrocephalus scirpaceus<br />
Cannareccione Acrocephalus arun<strong>di</strong>naceus<br />
Canapino maggiore Hippolais icterina<br />
Canapino Hippolais polyglotta<br />
Occhiocotto Sylvia melanocephala<br />
Bigia grossa Sylvia ortensis<br />
Bigiarella Sylvia curruca<br />
Sterpazzola Sylvia communis<br />
Beccafico Sylvia borin<br />
Capinera Sylvia atricapilla<br />
Luì bianco Phylloscopus bonelli<br />
Luì verde Phylloscopus sibilatrix<br />
Luì piccolo Phylloscopus collybita<br />
Luì grosso Phylloscopus trochilus<br />
Regolo Regulus regulus<br />
Fiorrancino Regulus ignicapillus<br />
Pigliamosche Muscicapa striata<br />
Balia nera Ficedula hypoleuca<br />
Panuro <strong>di</strong> Webb Paradoxornis webbianus<br />
Co<strong>di</strong>bugnolo Aegithalos caudatus<br />
Cincia bigia Parus palustris<br />
Cincia alpestre Poecile montana<br />
Cincia dal ciuffo Lophophanes cristatus<br />
Cincia mora Periparus ater<br />
Cinciarella Cyanistes caeruleus<br />
Cinciallegra Parus major<br />
Picchio muratore Sitta europaea<br />
Rampichino alpestre Certhia familiaris<br />
Rampichino Certhia brachydactyla<br />
Rigogolo Oriolus oriolus<br />
Averla piccola Lanius collurio<br />
Averla maggiore Lanius excubitor<br />
Ghiandaia Garrulus glandarius<br />
Gazza Pica pica<br />
Nocciolaia Nucifraga caryocatactes<br />
Taccola Corvus monedula<br />
Corvo Corvus frugilegus<br />
Cornacchia nera Corvus corone<br />
Cornacchia grigia Corvus corone cornix<br />
Corvo imperiale Corvus corax<br />
Storno Sturnus vulgaris<br />
Passero d’Italia Passer italiae<br />
Passero mattugio Passer montanus<br />
Fringuello Fringilla coelebs<br />
Peppola Fringilla montifringilla<br />
Verzellino Serinus serinus<br />
Analisi del territorio<br />
125
126<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Venturone Serinus citrinella<br />
Verdone Carduelis chloris<br />
Cardellino Carduelis carduelis<br />
Lucherino Carduelis spinus<br />
Crociere Loxia curvirostra<br />
Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula<br />
Frosone Coccothraustes coccothraustes<br />
Zigolo giallo Emberiza citrinella<br />
Zigolo muciatto Emberiza cia<br />
Ortolano Emberiza hortulana<br />
Migliarino <strong>di</strong> palude Emberiza schoeniclus<br />
Strillozzo Miliaria calandra<br />
Delle 95 specie <strong>di</strong> Passeriformi presenti con regolarità sul territorio varesino,<br />
<strong>di</strong> seguito viene riportata una breve trattazione relativamente a quelle <strong>di</strong><br />
interesse venatorio e gestionale.<br />
Specie <strong>di</strong> Passeriformi oggetto <strong>di</strong> prelievo venatorio<br />
Le specie <strong>di</strong> Passeriformi cacciabili ai sensi dell’art. 18, comma 1 della legge<br />
N. 157/92 e dell’art. 40 della legge regionale N. 26/93 sono le seguenti:<br />
allodola, merlo, cesena, tordo bottaccio, tordo sassello, ghiandaia, gazza,<br />
cornacchia nera e cornacchia grigia.<br />
L’allodola è una specie essenzialmente migratrice, ma localmente compie<br />
erratismi invernali. Nel corso dell’inverno, inoltre, alle popolazioni locali si<br />
aggiungono consistenti contingenti provenienti da nord. Come ni<strong>di</strong>ficante, in<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, la specie presenta una <strong>di</strong>stribuzione localizzata, con due<br />
nuclei riproduttivi <strong>di</strong>stinti: il primo all’estremo nord della provincia,<br />
comprendente gli habitat aperti dell’alta Val Veddasca (monti Paglione,<br />
Cadrigna, Lema); il secondo concentrato nella parte sud-orientale<br />
(Garbagnate Milanese, Castellanza e Saronno). Un confronto della situazione<br />
rilevata nell’ultimo Atlante Ornitologico (Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007) con i dati del<br />
precedente Atlante (Guenzani e Saporetti, 1988) mostra una contrazione<br />
dell’areale, con segnalazioni più spora<strong>di</strong>che e l’abbandono quasi totale delle<br />
zone prative esistenti attorno agli allevamenti e ai maneggi presenti nella<br />
parte centrale della provincia. La contrazione rilevata a livello provinciale<br />
rispecchia quella più generale rilevata a livello europeo per il periodo 1970-<br />
2000 (Tucker e Heath,1994; BirdLife International, 2004). Per l’Italia si<br />
stima un decremento inferiore al 20% dagli anni ’90, che può essere<br />
considerato una sottostima dovuta a mancanza <strong>di</strong> censimenti quantitativi<br />
rappresentativi. Infatti, declini superiori al 20% si sono avuti in <strong>di</strong>versi paesi<br />
europei: in Gran Bretagna tra la fine degli anni ’70 e la fine degli anni ’80 il<br />
declino della specie è stato valutato superiore al 50%, mentre in Croazia la<br />
riduzione dal 1990 al 2000 è stata stimata tra il 50 e il 79%. Le cause vanno<br />
ricercate soprattutto nell’intensificazione dell’agricoltura. Essendo una specie
Analisi del territorio<br />
largamente insettivora nel periodo riproduttivo soffre del largo impiego <strong>di</strong><br />
erbici<strong>di</strong> e <strong>di</strong> pestici<strong>di</strong>, ma è danneggiata anche dall’ampliamento delle<br />
monocolture <strong>di</strong> mais e dall’intensa fertilizzazione, che produce una<br />
vegetazione troppo densa. Non è da escludere inoltre che possa risentire<br />
anche dei cambiamenti climatici. I dati quantitativi raccolti in Lombar<strong>di</strong>a<br />
evidenziano un drastico declino delle popolazioni ni<strong>di</strong>ficanti, con una per<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong> oltre l’80% delle coppie in 15 anni: da oltre 100.000 coppie censite nel<br />
1992, si è giunti a una popolazione attuale <strong>di</strong> circa 19.000 coppie, con un<br />
decremento annuo me<strong>di</strong>o del 8,8% (Vigorita e Cucè, 2008). Vengono <strong>di</strong><br />
seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 3971<br />
1995/1996 3228<br />
1996/1997 2478<br />
1997/1998 4375<br />
1998/1999 2681<br />
1999/2000 3071<br />
2000/2001 1642<br />
2001/20<strong>02</strong> 2226<br />
20<strong>02</strong>/2003 1819<br />
2003/2004 2758<br />
2004/2005 2954<br />
2005/2006 2137<br />
2006/2007 1317<br />
2007/2008 2290<br />
2008/2009 2081<br />
2009/2010 1488<br />
Il merlo è, dopo il fringuello, la seconda specie più comune in provincia<br />
come ni<strong>di</strong>ficante. È presente praticamente ovunque e la sua <strong>di</strong>stribuzione è<br />
omogenea; è <strong>di</strong>ffuso a tutte le quote, dalle aree pianeggianti sino ai 1600 m.<br />
Durante la cattiva stagione gli in<strong>di</strong>vidui tendono a spostarsi a quote più<br />
basse e alle popolazioni locali si aggiungono quelle migratrici provenienti da<br />
oltralpe. I movimenti migratori autunnali avvengono tra settembre e<br />
novembre, mentre quelli pre-riproduttivi tra febbraio e aprile. Nonostante la<br />
situazione a livello provinciale sia da considerare stabile, in Lombar<strong>di</strong>a<br />
l’andamento demografico delle popolazioni ni<strong>di</strong>ficanti evidenzia un declino <strong>di</strong><br />
circa il 50% dal 1992 al 2004, con un significativo recupero negli ultimi 3<br />
anni, dal 2005 al 2007 (Vigorita e Cucè, 2008).<br />
127
128<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />
venatori.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 9543<br />
1995/1996 10366<br />
1996/1997 10337<br />
1997/1998 110<strong>02</strong><br />
1998/1999 9985<br />
1999/2000 9755<br />
2000/2001 5481<br />
2001/20<strong>02</strong> 7701<br />
20<strong>02</strong>/2003 7668<br />
2003/2004 6835<br />
2004/2005 5250<br />
2005/2006 6942<br />
2006/2007 3912<br />
2007/2008 8841<br />
2008/2009 7830<br />
2009/2010 5551<br />
La cesena, ni<strong>di</strong>ficante su buona parte dell’arco alpino, sul territorio<br />
provinciale è presente come migratrice regolare e svernante, con tendenze<br />
invasive in alcune annate. L’Italia rappresenta un’importante area <strong>di</strong> transito<br />
e svernamento delle popolazioni ni<strong>di</strong>ficanti in Europa centrale e<br />
settentrionale. In particolare, tra ottobre e <strong>di</strong>cembre, compare dove siano<br />
presenti piante <strong>di</strong> sorbo degli uccellatori, rosa canina e caki, <strong>di</strong> cui è<br />
particolarmente ghiotta. Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla<br />
lettura dei tesserini venatori.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 3966<br />
1995/1996 3215<br />
1996/1997 5545<br />
1997/1998 4539<br />
1998/1999 7459<br />
1999/2000 11885<br />
2000/2001 1150<br />
2001/20<strong>02</strong> 2873<br />
20<strong>02</strong>/2003 3743<br />
2003/2004 1246<br />
2004/2005 11316<br />
2005/2006 16108<br />
2006/2007 430<br />
2007/2008 13371<br />
2008/2009 3710<br />
2009/2010 701
Analisi del territorio<br />
Il tordo bottaccio, come ni<strong>di</strong>ficante, in provincia presenta una <strong>di</strong>stribuzione<br />
legata al settore collinare e montano in cui siano presenti boschi misti <strong>di</strong><br />
latifoglie e aghifoglie. Completamente assente dal settore meri<strong>di</strong>onale, con<br />
esclusione <strong>di</strong> alcune segnalazioni nella parte occidentale, la <strong>di</strong>stribuzione del<br />
tordo bottaccio risulta regolata prevalentemente dalla quota e dal mosaico<br />
formato dalle <strong>di</strong>verse parcelle forestali. Si possono evidenziare 2 nuclei<br />
principali: un nucleo più esteso, che comprende gran parte dell’area<br />
montuosa, coincidente con i rilievi dei Pizzoni <strong>di</strong> Laveno, dei monti Nudo,<br />
Colonna, Pian Nave, Martica, Campo dei Fiori e Piambello; un nucleo<br />
secondario, centrato nel settore collinare, comprendente a ovest le aree <strong>di</strong><br />
Vergiate e Sumirago e a est le aree del Parco della Pineta <strong>di</strong> Appiano Gentile<br />
e Tradate. La specie è presente in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> anche come migratrice<br />
e svernante. Gli habitat più frequentati in inverno sono quelli agricoli, oltre a<br />
boschi, generalmente sotto i 1000 m <strong>di</strong> quota e filari. Vengono <strong>di</strong> seguito<br />
riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 13948<br />
1995/1996 18163<br />
1996/1997 17439<br />
1997/1998 18118<br />
1998/1999 14735<br />
1999/2000 16774<br />
2000/2001 11677<br />
2001/20<strong>02</strong> 15208<br />
20<strong>02</strong>/2003 16065<br />
2003/2004 20798<br />
2004/2005 13296<br />
2005/2006 16665<br />
2006/2007 13656<br />
2007/2008 22188<br />
2008/2009 24611<br />
2009/2010 16446<br />
Il tordo sassello è una specie nor<strong>di</strong>ca che ni<strong>di</strong>fica alle alte latitu<strong>di</strong>ni nel<br />
Paleartico, che tuttavia si spinge con <strong>di</strong>stribuzione sparsa fino all’Europa<br />
centrale ni<strong>di</strong>ficando, oltre che in Scan<strong>di</strong>navia e in Islanda, nelle repubbliche<br />
baltiche, in Scozia, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Tipico migratore,<br />
si sposta in gruppi consistenti, spesso associato con la cesena. In Italia le<br />
presenze invernali più consistenti si registrano in Lombar<strong>di</strong>a ed Emilia-<br />
Romagna. Durante lo svernamento frequenta boschi <strong>di</strong> conifere e latifoglie,<br />
margini <strong>di</strong> coltivi, castagneti, campagne alberate, alimentandosi<br />
principalmente <strong>di</strong> frutta, semi e bacche.<br />
129
130<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />
venatori.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 8496<br />
1995/1996 6137<br />
1996/1997 10763<br />
1997/1998 6669<br />
1998/1999 14452<br />
1999/2000 9127<br />
2000/2001 6582<br />
2001/20<strong>02</strong> 15099<br />
20<strong>02</strong>/2003 9464<br />
2003/2004 8507<br />
2004/2005 9687<br />
2005/2006 13526<br />
2006/2007 4835<br />
2007/2008 17524<br />
2008/2009 11523<br />
2009/2010 2080<br />
Tra i Corvi<strong>di</strong>, ghiandaia, gazza, cornacchia nera e cornacchia grigia sono le<br />
specie oggetto <strong>di</strong> prelievo venatorio.<br />
La ghiandaia è il corvide più <strong>di</strong>ffuso dopo la cornacchia e una delle specie<br />
ni<strong>di</strong>ficanti più comuni della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. La specie è ampiamente<br />
<strong>di</strong>stribuita su tutto il territorio provinciale, dalla fascia <strong>di</strong> pianura della<br />
porzione meri<strong>di</strong>onale della provincia alle zone collinari, in cui si concentra la<br />
maggior parte delle osservazioni, alle aree montane, fino alle quote più<br />
elevate (nella fascia altitu<strong>di</strong>nale compresa tra 1400 e 1600 m), in presenza<br />
<strong>di</strong> copertura boschiva. La grande <strong>di</strong>ffusione del corvide come ni<strong>di</strong>ficante su<br />
tutto il territorio provinciale riflette da un lato l’ampia superficie boschiva<br />
complessivamente <strong>di</strong>sponibile, ma anche la capacità della specie <strong>di</strong> adattarsi<br />
a sfruttare tutte le tipologie forestali presenti, comprese le formazioni <strong>di</strong><br />
bosco degradato e i boschetti presenti nei parchi urbani.<br />
La gazza è una specie piuttosto comune, ampiamente <strong>di</strong>ffusa in provincia,<br />
con una <strong>di</strong>stribuzione uniforme nella porzione meri<strong>di</strong>onale e con presenze<br />
più rarefatte nella parte centro-settentrionale. La specie ni<strong>di</strong>fica <strong>di</strong><br />
preferenza nella porzione pianeggiante e <strong>di</strong> bassa collina del territorio<br />
provinciale, entro i 400 m <strong>di</strong> quota; le ni<strong>di</strong>ficazioni a quote più elevate sono<br />
meno frequenti. Confrontando l’attuale <strong>di</strong>stribuzione della specie con quella<br />
rilevata per il precedente Atlante (Guenzani e Saporetti, 1988), si nota un<br />
generale ampliamento della stessa, con occupazione <strong>di</strong> aree più<br />
settentrionali. La tendenza della popolazione sembra in aumento anche a<br />
livello regionale (Vigorita e Cucè, 2008).
Analisi del territorio<br />
Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />
venatori.<br />
Ghiandaia<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 91<br />
1995/1996 13<br />
1996/1997 40<br />
1997/1998 420<br />
1998/1999 318<br />
1999/2000 403<br />
2000/2001 414<br />
2001/20<strong>02</strong> 639<br />
20<strong>02</strong>/2003 716<br />
2003/2004 453<br />
2004/2005 538<br />
2005/2006 768<br />
2006/2007 534<br />
2007/2008 530<br />
2008/2009 599<br />
2009/2010 361<br />
Gazza<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 26<br />
1995/1996 9<br />
1996/1997 28<br />
1997/1998 39<br />
1998/1999 39<br />
1999/2000 46<br />
2000/2001 36<br />
2001/20<strong>02</strong> 66<br />
20<strong>02</strong>/2003 101<br />
2003/2004 79<br />
2004/2005 97<br />
2005/2006 87<br />
2006/2007 124<br />
2007/2008 84<br />
2008/2009 84<br />
2009/2010 87<br />
La cornacchia grigia è una delle specie più comuni presenti in provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>. Come ni<strong>di</strong>ficante, è <strong>di</strong>stribuita piuttosto uniformemente su tutto il<br />
territorio provinciale, ad eccezione delle aree montuose caratterizzate da<br />
maggiore altitu<strong>di</strong>ne. A partire dal periodo tardo estivo aumenta la tendenza<br />
131
132<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
all’aggregazione: gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse decine <strong>di</strong> cornacchie si riuniscono in<br />
dormitori che vengono raggiunti alla sera e lasciati alle prime ore del<br />
mattino.<br />
La cornacchia, accusata <strong>di</strong> causare danni ad alcune coltivazioni agricole (in<br />
particolare al mais, durante la germinazione), è stata oggetto <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong><br />
controllo della popolazione sul territorio provinciale a partire dal 20<strong>02</strong>,<br />
me<strong>di</strong>ante abbattimenti con fucile ed effettuati a seguito <strong>di</strong> cattura con<br />
trappole Larsen. Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei<br />
tesserini venatori.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 16<br />
1995/1996 57<br />
1996/1997 213<br />
1997/1998 163<br />
1998/1999 98<br />
1999/2000 162<br />
2000/2001 115<br />
2001/20<strong>02</strong> 378<br />
20<strong>02</strong>/2003 5<strong>02</strong><br />
2003/2004 786<br />
2004/2005 487<br />
2005/2006 266<br />
2006/2007 295<br />
2007/2008 255<br />
2008/2009 204<br />
2009/2010 191<br />
Di seguito sono riportati i dati <strong>di</strong> sintesi relativi al numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong><br />
cornacchie abbattute ogni anno, sia me<strong>di</strong>ante interventi effettuati dalla<br />
Vigilanza <strong>Provincia</strong>le, me<strong>di</strong>ante sparo, sia me<strong>di</strong>ante cattura con trappole e<br />
successiva soppressione. Negli ultimi 4 anni sono state abbattuti in me<strong>di</strong>a<br />
circa 2500 soggetti.<br />
Tabella 2.31 - Numero <strong>di</strong> cornacchie abbattute annualmente nei 3 ATC del<br />
territorio provinciale.<br />
ATC 1 ATC 2 ATC 3<br />
Anno Cattura Sparo Cattura Sparo Cattura Sparo Totale<br />
2007 1104 266 1071 92 463 81 3077<br />
2008 898 70 1299 103 494 50 2914<br />
2009 729 25 520 21 455 110 1860<br />
2010 899 120 824 9 380 65 2297
Analisi del territorio<br />
Tabella 2.32 - Numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui abbattuti per comune con le due <strong>di</strong>verse<br />
metodologie impiegate (cattura con trappola Larsen) e abbattimento con<br />
sparo.<br />
Comune<br />
Cattura<br />
con<br />
trappola Sparo Totale Comune<br />
Albizzate 322 0 322<br />
Cattura<br />
con<br />
trappola Sparo Totale<br />
Galliate<br />
Lombardo 0 36 36<br />
Angera 140 35 175 Gavirate 240 5 245<br />
Arcisate 1948 114 2062 Golasecca 256 111 367<br />
Arsago Seprio 225 1<strong>02</strong> 327 Inarzo<br />
Induno<br />
64 0 64<br />
Azzate 147 0 147 Olona 458 244 7<strong>02</strong><br />
Bardello 259 0 259 Ispra<br />
Laveno<br />
0 22 22<br />
Biandronno 53 0 53 Mombello 417 0 417<br />
Bo<strong>di</strong>o<br />
Lonate<br />
Lomnago 942 0 942 Pozzolo 17 0 17<br />
Busto Arsizio 354 205 559 Malnate 272 0 272<br />
Cadrezzate 563 0 563 Mesenzana 0 2 2<br />
Cairate 313 9 322 Morazzone<br />
Olgiate<br />
531 0 531<br />
Cantello 619 0 619 Olona<br />
Porto<br />
99 0 99<br />
Caravate<br />
Caronno<br />
507 0 507 Valtravaglia 0 58 58<br />
Pertusella 443 0 443 Samarate 47 324 371<br />
Caronno<br />
Sesto<br />
Varesino 283 0 283 Calende 391 39 430<br />
Casale Litta 65 0 65 Sumirago 63 229 292<br />
Casciago 107 0 107 Tradate 97 0 97<br />
Castelveccana 114 0 114 Turate 275 0 275<br />
Castiglione<br />
Olona 470 0 470 Uboldo 820 136 956<br />
Cislago 345 596 941 Valganna 26 0 26<br />
Cunardo 0 11 11 <strong>Varese</strong> 1<strong>02</strong>3 333 1356<br />
Cuveglio 575 13 588 Viggiù 533 20 553<br />
Gallarate 830 0 830<br />
133
134<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Figura 2.15 - Localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo sulla cornacchia<br />
grigia in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.
Analisi del territorio<br />
La cornacchia nera, ni<strong>di</strong>ficante in Lombar<strong>di</strong>a sull’arco alpino e prealpino,<br />
con presenze concentrate nel settore orientale, in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è<br />
presente in maniera limitata, con alcune segnalazioni localizzate per lo più<br />
nella parte settentrionale del territorio provinciale. Nella nostra Regione<br />
esiste un’ampia fascia <strong>di</strong> sovrapposizione con l’areale della cornacchia grigia<br />
e spesso si osservano in<strong>di</strong>vidui con colorazione del piumaggio interme<strong>di</strong>a.<br />
Contrariamente alla cornacchia grigia, per cui sono stati attuati piani <strong>di</strong><br />
abbattimento, la cornacchia nera, meno numerosa e tipica <strong>di</strong> un habitat<br />
meno antropizzato, non è oggetto <strong>di</strong> alcuna forma <strong>di</strong> controllo. Vengono <strong>di</strong><br />
seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 5<br />
1995/1996 6<br />
1996/1997 27<br />
1997/1998 12<br />
1998/1999 11<br />
1999/2000 13<br />
2000/2001 11<br />
2001/20<strong>02</strong> 9<br />
20<strong>02</strong>/2003 15<br />
2003/2004 84<br />
2004/2005 42<br />
2005/2006 35<br />
2006/2007 16<br />
2007/2008 11<br />
2008/2009 12<br />
2009/2010 113<br />
Alle specie sopra elencate, si aggiunge una breve trattazione relativamente<br />
alle specie protette, ma, <strong>di</strong> fatto, oggetto <strong>di</strong> prelievo negli ultimi anni sul<br />
territorio provinciale, in deroga all’art. 9, paragrafo 1, lettera C della<br />
Direttiva 79/409/CEE. Esso infatti prevede la possibilità che gli Stati membri<br />
possano derogare agli articoli 5, 6, 7 e 8 della stessa Direttiva per<br />
consentire, in con<strong>di</strong>zioni rigidamente controllate e in modo selettivo, la<br />
cattura, la detenzione o altri impieghi misurati <strong>di</strong> determinati uccelli in<br />
piccole quantità. Le specie che, negli ultimi anni sono state oggetto <strong>di</strong><br />
prelievo in deroga sono le seguenti: pispola, tordela, storno, passero d’Italia,<br />
passero mattugio, fringuello, peppola e frosone.<br />
La pispola ni<strong>di</strong>fica in vari tipi <strong>di</strong> ambienti aperti alle me<strong>di</strong>e e alte latitu<strong>di</strong>ni<br />
del Paleartico occidentale, dalle zone temperate fino a sfiorare le zone<br />
climatiche artiche. In Italia le pispole sono segnalate per lo più come<br />
svernanti o <strong>di</strong> passaggio, anche se ci sono state alcune segnalazioni, non<br />
confermate, <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui in riproduzione sulle Alpi. Durante lo svernamento<br />
frequenta coltivi, campi arati, stoppie, prati da sfalcio, me<strong>di</strong>cai, pascoli,<br />
incolti erbosi, prati umi<strong>di</strong>, marcite, risaie e stagni (Brichetti e Fracasso,<br />
135
136<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
2007). Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong><br />
uccelli che potrebbero essere oggetto <strong>di</strong> caccia in deroga in Regione<br />
Lombar<strong>di</strong>a, ha stimato la popolazione migratrice e svernante in Lombar<strong>di</strong>a in<br />
1.100.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani et al., 2009).<br />
Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />
venatori.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
2009/2010 71<br />
La tordela si riproduce nel Paleartico occidentale, alle me<strong>di</strong>e e alte latitu<strong>di</strong>ni<br />
in climi più continentali rispetto agli altri tor<strong>di</strong>. In Europa nelle regione<br />
montane preferisce le me<strong>di</strong>e latitu<strong>di</strong>ni fra gli 800 ed i 1800 m <strong>di</strong> quota. La<br />
tordela in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> presenta come ni<strong>di</strong>ficante una <strong>di</strong>stribuzione<br />
estremamente limitata al settore montano, che comprende l’alta Val<br />
Veddasca, il Monte Sette Termini, i rilievi della Valganna e, marginalmente, il<br />
Monte Colonna. Occupa habitat costituiti da formazioni forestali mature<br />
alternate a superfici aperte come prati, pascoli o incolti erbacei, in cui ricerca<br />
il cibo. La migrazione autunnale delle popolazioni provenienti dal nord<br />
avviene principalmente fra agosto e novembre, benché giovani e adulti<br />
possano a volte formare stormi già in luglio ed iniziare a muoversi verso sud.<br />
Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> uccelli<br />
che potrebbero essere oggetto <strong>di</strong> caccia in deroga in Regione Lombar<strong>di</strong>a, ha<br />
stimato la popolazione autunnale migratrice e svernante in Lombar<strong>di</strong>a in<br />
11.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani et al., 2009).<br />
Lo storno è una specie ni<strong>di</strong>ficante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, con una<br />
<strong>di</strong>stribuzione più concentrata nella zona centro-meri<strong>di</strong>onale. Frequenta per il<br />
foraggiamento frutteti, vigneti, coltivi, parchi, giar<strong>di</strong>ni, luoghi con la<br />
presenza <strong>di</strong> cespugli <strong>di</strong> bacche e frutti. In Italia ha subito una recente<br />
espansione del suo areale al nord ed al sud ed ha ampliato il proprio range<br />
altitu<strong>di</strong>nale nelle Alpi fino a 2000 m. Le popolazioni <strong>di</strong> Storno sono in<br />
generale aumento nelle zone periferiche del suo areale, mentre si assiste ad<br />
un marcato decremento in molte aree, specialmente nel nord e centro<br />
Europa. Lo storno è generalmente migratore a nord ed est del suo areale<br />
riproduttivo, mentre nelle altre zone tende ad essere più sedentario. La<br />
<strong>di</strong>rezione della migrazione autunnale degli adulti è principalmente verso sud<br />
ovest. Le migrazioni sono abbondanti nel sud della Francia, in Italia e nei<br />
paesi che si affacciano sul Me<strong>di</strong>terraneo. Un recente lavoro, effettuato per<br />
stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> uccelli che potrebbero essere oggetto <strong>di</strong><br />
caccia in deroga in Regione Lombar<strong>di</strong>a, ha stimato la popolazione migratrice<br />
e svernante in Lombar<strong>di</strong>a in 2.450.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani et al., 2009).<br />
Il passero d’Italia è specie sinantropica gregaria e sedentaria: la specie<br />
presenta come ni<strong>di</strong>ficante in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> una <strong>di</strong>stribuzione uniforme,<br />
assente solo da alcune aree della porzione più settentrionale, caratterizzate
Analisi del territorio<br />
quasi esclusivamente da vasti complessi forestali e mancanza <strong>di</strong> aree<br />
urbanizzate. In periodo invernale si possono osservare grossi assembramenti<br />
nelle zone <strong>di</strong> campagna, spesso misti con il congenere passero mattugio. In<br />
Lombar<strong>di</strong>a l’andamento demografico della specie evidenzia un importante<br />
declino (circa il 65% in 15 anni), che è avvenuto sostanzialmente negli anni<br />
dal 1992 al 2001. Dopo il 2001 sembrerebbe che la popolazione si sia<br />
stabilizzata su valori comunque relativamente bassi, oscillanti intorno a circa<br />
65.000 coppie (Vigorita e Cucè, 2008). Un recente lavoro, effettuato per<br />
stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> uccelli che potrebbero essere oggetto <strong>di</strong><br />
caccia in deroga in Regione Lombar<strong>di</strong>a, ha stimato la popolazione autunnale<br />
in Lombar<strong>di</strong>a in 1.500.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani et al., 2009).<br />
Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />
venatori.<br />
Storno<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 210<br />
1995/1996 143<br />
1996/1997 207<br />
1997/1998 234<br />
1998/1999 59<br />
1999/2000 25<br />
2000/2001 7<br />
2001/20<strong>02</strong> 25<br />
20<strong>02</strong>/2003 115<br />
2003/2004 0<br />
2004/2005 5<br />
2005/2006 0<br />
2006/2007 0<br />
2007/2008 0<br />
2008/2009 684<br />
2009/2010 10<br />
137
Passero d’Italia<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1997/1998 4<br />
1998/1999 0<br />
1999/2000 5<br />
2000/2001 0<br />
2001/20<strong>02</strong> 3<br />
20<strong>02</strong>/2003 2<br />
2003/2004 1<br />
2004/2005 0<br />
2005/2006 0<br />
2006/2007 0<br />
2007/2008 1<br />
138<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Il passero mattugio è specie sedentaria e gregaria in periodo non<br />
riproduttivo. Rispetto al congenere passero d’Italia è meno legato<br />
all’ambiente urbanizzato moderno, sebbene ormai ni<strong>di</strong>fichi quasi<br />
esclusivamente in manufatti. È presente come ni<strong>di</strong>ficante in gran parte del<br />
territorio provinciale, con alcune assenze evidenziabili nellestremo settore<br />
settentrionale, caratterizzato da quote elevate e assenza <strong>di</strong> superfici<br />
agricole. In Lombar<strong>di</strong>a l’andamento demografico della specie evidenzia un<br />
forte declino nel periodo 1992-1994, compensato da un parziale recupero<br />
avvenuto negli anni successivi, che tuttavia non ha portato la popolazione al<br />
raggiungimento delle <strong>di</strong>mensioni iniziali (Vigorita e Cucè, 2008). Un recente<br />
lavoro, effettuato per stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> uccelli che<br />
potrebbero essere oggetto <strong>di</strong> caccia in deroga in Regione Lombar<strong>di</strong>a, ha<br />
stimato la popolazione autunnale in Lombar<strong>di</strong>a in 1.400.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani<br />
et al., 2009).<br />
Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />
venatori.
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1997/1998 18<br />
1998/1999 4<br />
1999/2000 2<br />
2000/2001 0<br />
2001/20<strong>02</strong> 0<br />
20<strong>02</strong>/2003 8<br />
2003/2004 3<br />
2004/2005 0<br />
2005/2006 0<br />
2006/2007 0<br />
2007/2008 0<br />
Analisi del territorio<br />
Il fringuello è il più comune uccello ni<strong>di</strong>ficante in provincia, dotato <strong>di</strong><br />
un’ampia valenza ecologica e in grado <strong>di</strong> colonizzare tutti gli ecosistemi in<br />
cui sia presente una componente arborea. La specie è <strong>di</strong>ffusa sia nelle estese<br />
formazioni forestali della parte settentrionale della provincia, sia nel mosaico<br />
costituito da boschi, coltivi, prati e aree urbane del settore centromeri<strong>di</strong>onale.<br />
Le popolazioni del nord-est europeo sono migratrici regolari,<br />
mentre quelle che si riproducono nelle aree meri<strong>di</strong>onali e occidentali sono<br />
sedentarie e compiono perlopiù spostamenti altitu<strong>di</strong>nali <strong>di</strong> moderata entità.<br />
Principalmente gregario al <strong>di</strong> fuori della stagione riproduttiva, durante il<br />
foraggiamento e le migrazioni forma ampi stormi. Gli stormi vengono formati<br />
anche con altri Fringilli<strong>di</strong>, come la peppola, anche se all’interno dello stormo<br />
ogni in<strong>di</strong>viduo tende ad aggregarsi maggiormente con i conspecifici. Un<br />
recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> uccelli che<br />
potrebbero essere oggetto <strong>di</strong> caccia in deroga in Regione Lombar<strong>di</strong>a, ha<br />
stimato la popolazione migratrice e svernante in Lombar<strong>di</strong>a in 16.000.000<br />
in<strong>di</strong>vidui (Bani et al., 2009).<br />
La peppola è specie tipica delle zone boreali ed è <strong>di</strong>ffusa dalla Scan<strong>di</strong>navia<br />
fino alla Siberia orientale. Il suo habitat <strong>di</strong> elezione è la foresta <strong>di</strong> betulle,<br />
ontani, salici o conifere. In Italia la specie è nota come migratrice regolare,<br />
molto gregaria, raccogliendosi in dormitori comuni talora con concentrazioni<br />
ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui. I movimenti migratori <strong>di</strong>pendono<br />
essenzialmente dalla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> cibo e si concentrano nell’Europa centromeri<strong>di</strong>onale.<br />
In Europa le aree <strong>di</strong> svernamento riguardan principalmente la<br />
zona a sud ed a ovest degli areali <strong>di</strong> riproduzione, in particolare nel sud della<br />
Francia e nel nord Italia. Un recente lavoro, effettuato per stimare le<br />
popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> uccelli che potrebbero essere oggetto <strong>di</strong> caccia in<br />
deroga in Regione Lombar<strong>di</strong>a, ha stimato la popolazione migratrice e<br />
svernante in Lombar<strong>di</strong>a variabile tra 2.600.000 e 1.600.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani<br />
et al., 2009).<br />
139
140<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />
venatori.<br />
Fringuello<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 766<br />
1995/1996 8<br />
1996/1997 0<br />
1997/1998 317<br />
1998/1999 184<br />
1999/2000 87<br />
2000/2001 2<br />
2001/20<strong>02</strong> 147<br />
20<strong>02</strong>/2003 245<br />
2003/2004 189<br />
2004/2005 378<br />
2005/2006 583<br />
2006/2007 87<br />
2007/2008 305<br />
2008/2009 3438<br />
2009/2010 1123<br />
Peppola<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 182<br />
1995/1996 4<br />
1996/1997 2<br />
1997/1998 167<br />
1998/1999 6<br />
1999/2000 5<br />
2000/2001 0<br />
2001/20<strong>02</strong> 24<br />
20<strong>02</strong>/2003 4<br />
2003/2004 3<br />
2004/2005 3<br />
2005/2006 72<br />
2006/2007 2<br />
2007/2008 11<br />
2008/2009 907<br />
2009/2010 1123<br />
Il frosone è un Fringillide la cui <strong>di</strong>stribuzione in provincia come ni<strong>di</strong>ficante è<br />
da considerarsi localizzata, rilevata nel corso dell’ultimo Altante Ornitologico<br />
nelle zone <strong>di</strong> Lavena-Ponte Tresa e della Valganna, perlopiù tra i 200 e i 600<br />
m. Associato normalmente agli habitat forestali <strong>di</strong> latifoglie, a filari alberati,
Analisi del territorio<br />
a parchi con piante <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni e a frutteti, anche in provincia non<br />
mostra <strong>di</strong> selezionare determinate tipologie <strong>di</strong> latifoglie. Anche a livello<br />
regionale la specie presenta una <strong>di</strong>stribuzione puntiforme con presenze<br />
estremamente scarse. Da sedentario a migratore, le popolazioni del nord<br />
migrano più <strong>di</strong> quelle del sud, inoltre i giovani migrano più degli adulti e le<br />
femmine più dei maschi; le migrazioni avvengono principalmente <strong>di</strong> giorno,<br />
anche se ne sono state registrate alcune notturne. Nel nord Italia il<br />
passaggio avviene da settembre a metà novembre, principalmente ad<br />
Ottobre. I movimenti primaverili avvengono principalmente da febbraio ad<br />
aprile. Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni <strong>di</strong> specie <strong>di</strong><br />
uccelli che potrebbero essere oggetto <strong>di</strong> caccia in deroga in Regione<br />
Lombar<strong>di</strong>a, ha stimato la popolazione migratrice e svernante in Lombar<strong>di</strong>a<br />
variabile tra 47.000 e 27.000 in<strong>di</strong>vidui (Bani et al., 2009).<br />
Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />
venatori.<br />
Stagione<br />
N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
2009/2010 66<br />
Specie <strong>di</strong> Passeriformi <strong>di</strong> interesse gestionale<br />
Oltre a cornacchia nera e cornacchia grigia, già trattate al paragrafo<br />
precedente, nel <strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio Regionale viene in<strong>di</strong>cata come<br />
specie <strong>di</strong> interesse gestionale anche il corvo.<br />
Il corvo è una specie molto gregaria anche in periodo <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione,<br />
<strong>di</strong>ffusa alle latitu<strong>di</strong>ni me<strong>di</strong>e dell’Eurasia fino al Giappone e alla Cina orientale.<br />
In Italia, a memoria d’uomo, non ha mai ni<strong>di</strong>ficato; alla fine del XIX secolo<br />
era in<strong>di</strong>cata come svernante su gran parte delle zone pianeggianti della<br />
penisola e delle isole maggiori, ma già nel 1955 era nota una notevole<br />
contrazione dell’areale <strong>di</strong> svernamento con scomparsa della specie dal sud e<br />
forte rarefazione nelle isole. Più recentemente si è osservato come la specie<br />
sverna in modo significativo esclusivamente nella pianura Padana orientale e<br />
centrale e in minima parte nelle valli alpine (Vigorita e Cucè, 2008). Sul<br />
territorio provinciale la specie non è particolarmente abbondante, viene<br />
osservata con in<strong>di</strong>vidui solitari o in gruppi <strong>di</strong> alcune decine, prevalentemente<br />
nella porzione centro-meri<strong>di</strong>onale del territorio provinciale nel periodo tra<br />
ottobre a febbraio.<br />
Di interesse gestionale risultano sicuramente le specie <strong>di</strong> origine alloctona.<br />
Tra i Passeriformi, in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è presente l’unica popolazione<br />
naturalizzata in Europa <strong>di</strong> panuro <strong>di</strong> Webb, un piccolo uccello <strong>di</strong> origine<br />
asiatica. Il panuro <strong>di</strong> Webb (Paradoxornis webbianus) è l’unico<br />
rappresentante europeo <strong>di</strong> un numeroso gruppo <strong>di</strong> specie, originarie dell’Asia<br />
orientale (in particolare Cina, Vietnam, Corea, isola <strong>di</strong> Taiwan), dalla<br />
posizione sistematica ancora piuttosto incerta, tanto a livello <strong>di</strong> famiglia,<br />
141
142<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
quanto a livello <strong>di</strong> genere e specie. La specie, importata e commercializzata<br />
per fini ornamentali, è stata oggetto <strong>di</strong> un rilascio volontario da parte <strong>di</strong> un<br />
commerciante <strong>di</strong> animali localizzato sulla sponda settentrionale del Lago <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>, con l’immissione <strong>di</strong> circa 150 in<strong>di</strong>vidui nel 1995. I primi in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong><br />
ni<strong>di</strong>ficazione probabile all’interno della Riserva Naturale risalgono già allo<br />
stesso anno del rilascio, riconfermati poi negli anni successivi. Nel <strong>di</strong>cembre<br />
1998 veniva osservato un in<strong>di</strong>viduo anche sul Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, mentre nella<br />
stagione riproduttiva del 1999 venivano osservate colonie sparse <strong>di</strong> alcune<br />
decine <strong>di</strong> soggetti all’interno della Riserva Naturale (Boto et al., 2000). A<br />
partire dal 2003 è stata confermata la tendenza <strong>di</strong> espansione della specie<br />
anche in aree limitrofe: Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Bozza <strong>di</strong> Besozzo (Lago Maggiore),<br />
Lago <strong>di</strong> Comabbio, Valle Bagnoli <strong>di</strong> Vergiate (Gagliar<strong>di</strong> et al., 2007, Baratelli<br />
et al., 2008). Censimenti condotti tra il 2006 e il 2008 hanno confermato la<br />
presenza in Palude Brabbia, sui laghi <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e Comabbio e in Valle<br />
Bagnoli, ma non alla Bozza <strong>di</strong> Besozzo. Il monitoraggio più recente,<br />
realizzato nella primavera del 2011 ha confermato l’estensione dell’areale<br />
della specie rilevato nel 2008 (Gagliar<strong>di</strong> et al., 2011). Il periodo <strong>di</strong><br />
naturalizzazione definitiva è da collocarsi tra la fine degli anni ’90 e i primi<br />
anni 2000. L’attuale areale ancora molto ristretto è attribuibile alla<br />
specializzazione ecologica e alla bassa capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione della specie,<br />
probabilmente limitata dalla frammentazione delle aree umide presenti nella<br />
parte centrale della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, separate tra loro da estese aree<br />
boschive e da aree antropizzate, che fungono da barriera ecologica. Gli<br />
in<strong>di</strong>vidui osservati e catturati nell’ambito delle attività della Stazione<br />
Ornitologica presente nella Riserva Naturale sono stati inizialmente attribuiti,<br />
su base morfologica, a due specie <strong>di</strong>stinte: Paradoxornis alphonsianus,<br />
panuro golacenerina, in base al colore grigio delle guance, e a Paradoxornis<br />
webbianus, panuro <strong>di</strong> Webb, per la colorazione rossastra delle guance.<br />
L’osservazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui dalle caratteristiche interme<strong>di</strong>e hanno portato in<br />
seguito a intraprendere indagini più approfon<strong>di</strong>te. Stu<strong>di</strong> a livello genetico e<br />
morfologico, iniziati a partire dal 2005, non hanno evidenziato <strong>di</strong>fferenze<br />
significative tra le due presunte specie e le forme interme<strong>di</strong>e. Indagini<br />
molecolari che hanno interessato campioni provenienti sia dall’areale<br />
originario che della popolazione naturalizzata, non hanno confermato la<br />
vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> P. alphonsianus come specie separata, ma hanno supportato<br />
l’ipotesi <strong>di</strong> una variazione clinale nella colorazione del piumaggio lungo<br />
l’areale <strong>di</strong> P. webbianus (Galimberti, 2006, Latronico, 2007, Gagliar<strong>di</strong> et al.,<br />
2007, Boto et al., 2009, Galimberti et al., 2010). All’interno della Riserva<br />
Naturale sono maggiormente presenti in<strong>di</strong>vidui dal fenotipo a guance grigie:<br />
il 72% degli adulti catturati nella stazione <strong>di</strong> inanellamento è risultato del<br />
fenotipo P. w. alphonsianus,il 23% <strong>di</strong> P. w. webbianus e il 5% con piumaggio<br />
interme<strong>di</strong>o tra i due fenotipi (Boto in Brichetti e Fracasso, 2010).<br />
Le stime più recenti in<strong>di</strong>cano la presenza <strong>di</strong> una popolazione <strong>di</strong> 3500-5000<br />
in<strong>di</strong>vidui (Boto et al., 2009). Nelle aree <strong>di</strong> presenza è stato possibile notare<br />
negli ultimi anni un sensibile incremento numerico, ma una lenta espansione
Analisi del territorio<br />
nelle aree vicine, con fluttuazioni numeriche in relazione alle con<strong>di</strong>zioni<br />
meteoclimatiche invernali. La presenza <strong>di</strong> inverni rigi<strong>di</strong> e soprattutto <strong>di</strong> neve<br />
al suolo per perio<strong>di</strong> prolungati sembra essere un fattore limitante<br />
l’espansione della popolazione.<br />
Diverse ricerche sono state realizzate a partire dai primi anni del 2000 ad<br />
oggi, per incrementare le conoscenze su biologia ed ecologia della specie<br />
naturalizzata, riguardando in particolare l’uso dello spazio e la selezione<br />
dell’habitat, la riproduzione, la <strong>di</strong>eta e possibilità <strong>di</strong> interazioni con specie <strong>di</strong><br />
passeriformi autoctoni.<br />
La specie è risultata strettamente legata alle zone umide con presenza <strong>di</strong><br />
vegetazione erbacea (Phragmites, Carex) e boscaglie e arbusteti (Alnus,<br />
Salix), evidenziando un elevato grado <strong>di</strong> selettività dell’habitat in particolare<br />
nel periodo riproduttivo. In Palude con<strong>di</strong>vide l’habitat in particolare con la<br />
cannaiola comune (Acrocephalus scirpaceus) in periodo riproduttivo e con il<br />
migliarino <strong>di</strong> palude (Emberiza schoeniclus) in inverno, con cui potrebbe<br />
instaurare forme <strong>di</strong> competizione alimentare, così come anche con l’usignolo<br />
<strong>di</strong> fiume (Cettia cetti) (Luoni, 2008). In periodo extra-riproduttivo si formano<br />
gruppi <strong>di</strong> decine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che utilizzano saliconi e salici cenerini come<br />
dormitori. Lo stretto legame con le aree umide riscontrato nell’area <strong>di</strong><br />
introduzione non trova riscontro con l’uso dello habitat nell’areale originario.<br />
Questo fatto fa ritenere che la specie non abbia ancora raggiunto la massima<br />
espansione e sia ancora limitata alle zone originarie del rilascio (Gagliar<strong>di</strong> et<br />
al., 2007).<br />
Ni<strong>di</strong>fica tra fitti cespugli <strong>di</strong> rovo ai margini delle zone a canneto (Baratelli et<br />
al., 2008), in colonie lasse o coppie sparse, con un regime monogamico. Le<br />
deposizioni avvengono nel periodo maggio-luglio, con due covate annue e<br />
schiusa generalmente sincrona (Boto et al., 2009).<br />
I risultati <strong>di</strong> una ricerca recentemente conclusa in<strong>di</strong>cano che il panuro <strong>di</strong><br />
Webb al momento attuale non può essere ancora considerato una specie<br />
invasiva, ma esistono i presupposti perché lo possa <strong>di</strong>ventare in un prossimo<br />
futuro; <strong>di</strong> conseguenza risulta <strong>di</strong> estrema importanza la realizzazione <strong>di</strong> un<br />
monitoraggio regolare e costante della specie all’interno <strong>di</strong> tutti i siti <strong>di</strong><br />
presenza per controllarne la possibile espansione territoriale e poter avviare,<br />
in tempo utile, eventuali azioni <strong>di</strong> contenimento.<br />
2.4.3.9. ERINACEOMORFI, SORICOMORFI E RODITORI (ARVICOLIDI E MURIDI)<br />
Specie Nome scientifico<br />
Tutela ai sensi<br />
delle L.R. e<br />
L.N.<br />
Presenza accertata<br />
(Sit-Fauna)<br />
Riccio europeo<br />
occidentale<br />
Erinaceus europaeus X X<br />
Talpa europea Talpa europea X<br />
Talpa cieca Talpa caeca X<br />
Toporagno comune Sorex araneus X X<br />
143
144<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Specie Nome scientifico<br />
Tutela ai sensi<br />
delle L.R. e<br />
L.N.<br />
Presenza accertata<br />
(Sit-Fauna)<br />
Toporagno nano Sorex minutus X X<br />
Toporagno acquatico<br />
<strong>di</strong> Miller<br />
Neomys anomalus X X<br />
Toporagno d’acqua Neomys fo<strong>di</strong>ens X X<br />
Crocidura a ventre<br />
bianco<br />
Crocidura leucodon X X<br />
Crocidura minore Crocidura suaveolens X X<br />
Arvicola rossastra Myodes glareolus X<br />
Arvicola terrestre Arvicola terrestris X<br />
Arvicola campestre Microtus arvalis<br />
Arvicola <strong>di</strong> Fatio Microtus multiplex X<br />
Arvicola <strong>di</strong> Savi Microtus savii X<br />
Arvicola delle nevi Chionomys nivalis X<br />
Topo selvatico dorso<br />
striato<br />
Apodemus agrarius X<br />
Topo selvatico<br />
collogiallo<br />
Apodemus flavicollis X<br />
Topo selvatico Apodemus sylvaticus X<br />
Topolino delle risaie Micromys minutus X<br />
Ratto grigio Rattus norvegicus X<br />
Ratto nero Rattus rattus X<br />
Topolino domestico Mus domesticus X<br />
La tutela della fauna selvatica, a norma dell’art. 2 della L. n. 157/92 e<br />
dell’art. 4 L. della L.R. Lombar<strong>di</strong>a n. 26/93, non comprende le talpe, i ratti, i<br />
topi propriamente detti e le arvicole. Vengono tutelate dalle citate leggi<br />
nazionale e regionale le specie <strong>di</strong> Erinacei<strong>di</strong> e Sorici<strong>di</strong>. Nell’ambito del<br />
progetto Sit-Fauna (Tosi e Zilio, 20<strong>02</strong>), nel periodo 1997-2000 è stata<br />
realizzata un’indagine finalizzata a caratterizzare i popolamenti <strong>di</strong> piccoli<br />
Mammiferi del territorio provinciale, me<strong>di</strong>ante indagine <strong>di</strong>retta (cattura con<br />
trappole), integrata con raccolta <strong>di</strong> dati bibliografici e museali e segnalazioni<br />
<strong>di</strong> presenza delle specie.<br />
Il riccio europeo occidentale in Lombar<strong>di</strong>a è assente solo nella porzione<br />
alpina più settentrionale all’interno della quale, però, penetra risalendo le<br />
maggiori vallate. È l’unico insettivoro italiano che cade in ibernazione, in un<br />
periodo che varia secondo la latitu<strong>di</strong>ne e l’altitu<strong>di</strong>ne (in Lombar<strong>di</strong>a<br />
generalmente da novembre a marzo). È la specie per cui sono stati raccolti<br />
più dati per via in<strong>di</strong>retta (rinvenimento <strong>di</strong> spoglie, escrementi), nel periodo<br />
<strong>di</strong> indagine. Topo selvatico, topo selvatico collogiallo e arvicola<br />
rossastra sono le specie <strong>di</strong> piccoli Mammiferi risultate dominanti nel corso<br />
dell’indagine, mentre i Soricomorfi sono risultati presenti sul territorio<br />
provinciale con densità decisamente più scarse.
2.4.3.10. CHIROTTERI<br />
Analisi del territorio<br />
La chirotterofauna che caratterizza la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è abbastanza ben<br />
nota. I chirotteri sono stati e sono tutt’ora oggetto <strong>di</strong> molteplici stu<strong>di</strong>, che<br />
hanno interessato alcune porzioni del territorio varesino, nell’ambito <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>versi progetti (es. 2 Progetti LIFE Natura per il territorio del Campo dei<br />
Fiori: “Tutela <strong>di</strong> grotte e chirotteri nella gestione <strong>di</strong> boschi e prati magri”,<br />
attivo dal 1997 all’inizio del 2001, “Chirotteri, habitat calcarei e sorgenti<br />
petrificanti nel Parco Campo dei Fiori”, attivo dall’inizio del 2001 alla fine del<br />
2003”, “Monitoraggio dei Chirotteri nel pSIC Monti della Valcuvia IT2010019”<br />
2007, il “<strong>Piano</strong> <strong>di</strong> monitoraggio dei Vertebrati terrestri <strong>di</strong> interesse<br />
comunitario in Lombar<strong>di</strong>a”, 2010). Ulteriori stu<strong>di</strong>, estesi a più ampio raggio,<br />
potrebbero portare ad una maggior conoscenza della <strong>di</strong>stribuzione dei<br />
chirotteri in tutto il territorio della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Di notevole interesse<br />
all’interno del territorio provinciale è il massiccio carsico del Campo dei Fiori,<br />
le cui cavità ipogee sono fondamentali siti <strong>di</strong> rifugio e svernamento. In<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è possibile far riferimento al Nucleo <strong>Faunistico</strong> della<br />
Polizia <strong>Provincia</strong>le per qualsiasi problematica riguardante i Chirotteri.<br />
Di seguito si riporta l’elenco delle specie presenti in Italia in cui vengono<br />
segnalate quelle per le quali la presenza è accertata sul territorio<br />
provinciale:<br />
Specie Nome scientifico<br />
Presenza accertata<br />
sul territorio<br />
provinciale<br />
Rinolofo maggiore<br />
Rhinolophus<br />
ferrumequinum<br />
Rinolofo euryale Rhinolophus euryale<br />
Rinolofo minore<br />
Rhinolophus<br />
hipposideros<br />
X<br />
Rinolofo <strong>di</strong> Méhely Rhinolophus mehelyi<br />
Vespertilio <strong>di</strong><br />
Bechstein<br />
Myotis bechsteini X<br />
Vespertilio maggiore Myotis myotis X<br />
Vespertilio <strong>di</strong> Blyth Myotis blythi X<br />
Vespertilio <strong>di</strong><br />
Capaccini<br />
Myotis capaccinii X<br />
Vespertilio <strong>di</strong><br />
Daubenton<br />
Myotis daubentoni X<br />
Vespertilio<br />
smarginato<br />
Myotis emarginatus X<br />
Vespertilio<br />
mustacchino<br />
Myotis mystacinus X<br />
Vespertilio <strong>di</strong> Natterer Myotis nattereri X<br />
Vespertilio <strong>di</strong> Brandt Myotis brandtii<br />
Vespertilio<br />
maghrebino<br />
Myotis punicus<br />
Vespertilio <strong>di</strong> Alcathoe Myotis alcathoe<br />
Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhli X<br />
145
146<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Specie Nome scientifico<br />
Presenza accertata<br />
sul territorio<br />
provinciale<br />
Pipistrello <strong>di</strong><br />
Nathusius<br />
Pipistrellus nathusii X<br />
Pipistrello nano<br />
Pipistrellus<br />
pipistrellus<br />
X<br />
Pipistrello pigmeo Pipistrellus pygmaeus<br />
Nottola <strong>di</strong> Leisler Nyctalus leisleri X<br />
Nottola comune Nyctalus noctula<br />
Nottola gigante Nyctalus lasiopterus<br />
Barbastello<br />
Barbastella<br />
barbastellus<br />
Serotino <strong>di</strong> Nilsson Eptesicus nilssonii<br />
Serotino comune Eptesicus serotinus X<br />
Pipistrelli <strong>di</strong> Savi Hypsugo savii<br />
Orecchione bruno Plecotus auritus X<br />
Orecchione<br />
meri<strong>di</strong>onale<br />
Plecotus austriacus X<br />
Orecchione alpino<br />
Plecotus<br />
macrobullaris<br />
X<br />
Orecchione sardo Plecotus sardus<br />
Serotino bicolore Vespertilio murinus<br />
Miniottero<br />
Miniopterus<br />
schreibersii<br />
Molosso <strong>di</strong> Cestoni Tadarida teniotis X<br />
Il Ferro <strong>di</strong> cavallo minore o rinolofo minore è una specie me<strong>di</strong>terranea e<br />
in nord Italia è rara. Frequenta boschi misti <strong>di</strong> latifoglie con presenza <strong>di</strong> corsi<br />
d’acqua e stagni, come pure boschi <strong>di</strong> conifere e ambienti aperti. Pre<strong>di</strong>lige<br />
zone calde parzialmente boscate, in aree calcaree, anche in prossimità <strong>di</strong><br />
inse<strong>di</strong>amenti urbani. Segnalata dal livello del mare fino a 2000 metri <strong>di</strong><br />
altitu<strong>di</strong>ne. I siti <strong>di</strong> rifugio si rinvengono in cavità ipogee e, particolarmente<br />
per la riproduzione, in e<strong>di</strong>fici (in ampi volumi). Osservazioni recenti si sono<br />
verificate in primavera-estate in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, in due località nel<br />
territorio del Parco del Campo dei Fiori, mentre una segnalazione da parte <strong>di</strong><br />
speleologi è riportata per il periodo invernale 1999-2000.<br />
Il Vespertilio <strong>di</strong> Bechstein è una specie termofila e planiziale, caccia <strong>di</strong><br />
preferenza nel bosco, lungo i suoi margini o al <strong>di</strong> sopra delle chiome.<br />
Frequenta vecchie formazioni ben strutturate con piccole radure ricche <strong>di</strong><br />
specie arboree autoctone. Caccia anche nei frutteti e nei parchi alberati. Sia<br />
durante gli spostamenti sia quando caccia non si allontana mai da strutture<br />
quali siepi, margini <strong>di</strong> bosco e corsi d’acqua (krapp, 2001). Le osservazioni<br />
relative alla provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono avvenute in cavità ipogee naturali<br />
all’interno del Parco del Campo dei Fiori.<br />
Specie presente in zone temperato-calde <strong>di</strong> collina e pianura, ma anche in<br />
zone montane, il vespertilio maggiore frequenta foreste prive <strong>di</strong><br />
sottobosco e ambienti aperti (prati dopo lo sfalcio, e pascoli), dato che caccia
Analisi del territorio<br />
prevalentemente Coleotteri Carabi<strong>di</strong> che cattura <strong>di</strong>rettamente dal suolo. Si<br />
rinviene anche in aree fortemente antropizzate, che risultano<br />
particolarmente sfruttate nelle località più fredde del Nord e ad alte quote.<br />
Prevalentemente presente a quote inferiori ai 700 m, risulta segnalata dal<br />
livello del mare fino a 2200 m <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne. In provincia la specie è stata<br />
contattata a Viggiù.<br />
Nel nord Italia il vespertilio <strong>di</strong> Blyth è una specie rara. La sua presenza è<br />
abbastanza puntuale e circoscritta alle valli delle Alpi meri<strong>di</strong>onali e centrali.<br />
Frequenta principalmente ambienti aperti con vegetazione erbacea: prati<br />
magri e steppici, prati non sfalciati, pascoli estensivi e prati umi<strong>di</strong>. Segnalata<br />
dal livello del mare fino a circa 1000 metri <strong>di</strong> quota. I siti <strong>di</strong> rifugio estivi<br />
sono rappresentati da e<strong>di</strong>fici, dove utilizzano gran<strong>di</strong> volumi per la formazione<br />
delle colonie riproduttive, e da cavità ipogee relativamente calde. I siti <strong>di</strong><br />
rifugio invernali si rinvengono in cavità ipogee. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono<br />
stati catturati due esemplari sul Monte Pravello.<br />
Il vespertilio <strong>di</strong> Capaccini è una specie planiziale-collinare, termofila,<br />
frequenta formazioni vegetazionali arboreo-arbustive associate a zone umide<br />
e queste ultime rappresentano gli ambienti <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezione per il<br />
foraggiamento. Si rinviene quasi esclusivamente in contesti me<strong>di</strong>terranei e<br />
interessati da fenomeni carsici, in quanto specie strettamente troglofila.<br />
Segnalata dal livello del mare fino ad una quota <strong>di</strong> circa 1000 metri. I siti <strong>di</strong><br />
rifugio sono principalmente rappresentati da cavità ipogee, ma utilizza anche<br />
e<strong>di</strong>fici, dove occupa ampi volumi, generalmente in prossimità <strong>di</strong> zone umide.<br />
In Italia settentrionale la specie è abbastanza rara. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è<br />
stato in<strong>di</strong>viduato nel maggio 1998 il rifugio estivo <strong>di</strong> un piccolo gruppo <strong>di</strong><br />
maschi in una grotta della Valganna, nel 2004 è stata segnalata la presenza<br />
<strong>di</strong> una femmina in svernamento presso l’Orrido <strong>di</strong> Cunardo e sono stati<br />
catturati degli esemplari sul Monte Pravello.<br />
Il vespertilio <strong>di</strong> Daubentòn è considerata una specie planiziale e collinare<br />
che pre<strong>di</strong>lige per il foraggiamento le zone umide. Caccia infatti<br />
prevalentemente insetti e larve sulla superficie <strong>di</strong> laghi, stagni, canali e<br />
fiumi. Talvolta sfrutta anche i margini <strong>di</strong> zone boscate, le radure, i parchi<br />
alberati e gli ambiti urbani, purché in prossimità <strong>di</strong> corpi idrici. Gran parte<br />
delle segnalazioni per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono attribuibili alle grotte del<br />
Campo dei Fiori. La specie è frequente, in particolar modo lungo i corsi e gli<br />
specchi d’acqua; sono state rinvenute concentrazioni <strong>di</strong> alcune decine <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> sesso maschile nel Comune <strong>di</strong> Cunardo e in bassa Valganna,<br />
nonché una colonia riproduttiva nel comune <strong>di</strong> Somma Lombardo.<br />
Il vespertilio smarginato è una specie termofila che pre<strong>di</strong>lige zone<br />
temperato-calde <strong>di</strong> collina e pianura. Frequenta formazioni forestali a<br />
latifoglie alternate a zone umide e aree aperte come prati, parchi e giar<strong>di</strong>ni<br />
urbani. Cattura insetti e aracni<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettamente dalla vegetazione, sui muri<br />
delle stalle o dal suolo. Segnalata dal livello del mare fino a 1800 metri <strong>di</strong><br />
quota, pre<strong>di</strong>lige ambiti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a e bassa altitu<strong>di</strong>ne. Specie termofila anche<br />
nella scelta dei rifugi estivi, soprattutto al Nord del suo areale utilizza per la<br />
147
148<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
formazione <strong>di</strong> colonie riproduttive sottotetti particolarmente cal<strong>di</strong>, mentre al<br />
sud si osserva spesso in cavità ipogee. Colonie riproduttive sono state<br />
segnalate anche in cavità arboree. I rifugi invernali sono prevalentemente<br />
rappresentati da cavità ipogee. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie è stata<br />
contatta presso le cavità ipogee del massiccio del Campo dei Fiori e<br />
recentemente è stata segnalata una colonia riproduttiva nel comune <strong>di</strong><br />
Laveno Mombello.<br />
Il vespertilio mustacchino è una specie collinare-montana, sedentaria o<br />
migratrice occasionale. Pre<strong>di</strong>lige ambienti aperti, con rade alberature, meglio<br />
ancora se alberi da frutta, margini <strong>di</strong> bosco, siepi. In provincia la specie<br />
sembra relativamente frequente, in particolare sui corpi d’acqua. Le uniche<br />
catture si sono verificate lungo il torrente Margorabbia (Luino, <strong>Varese</strong>), il<br />
torrente Giona (Maccagno, <strong>Varese</strong>) (Zilio et al., 1998) e sul Monte Pravello.<br />
Il vespertilio <strong>di</strong> Natterer è una specie montana e tipicamente forestale che<br />
pre<strong>di</strong>lige gli ambienti boscosi con palu<strong>di</strong> o specchi d’acqua, ma frequenta<br />
anche parchi e giar<strong>di</strong>ni con presenza <strong>di</strong> siepi strutturalmente complesse in<br />
zone antropizzate. I siti <strong>di</strong> rifugio estivi si rinvengono in cavità arboree,<br />
interstizi <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici, ponti e cassette nido per pipistrelli. I siti <strong>di</strong> svernamento<br />
sono invece prevalentemente rappresentati da cavità ipogee naturali o<br />
artificiali molto umide. Le segnalazioni per la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono per la<br />
maggior parte riferibili alle grotte del Monte Campo dei Fiori.<br />
Il pipistrello albolimbato è una specie termofila, <strong>di</strong>stribuita a basse quote.<br />
Localmente è anche abbastanza comune, in particolare nelle gran<strong>di</strong> città,<br />
dove la temperatura è me<strong>di</strong>amente più elevata rispetto alla campagna. I<br />
rifugi si trovano tutti al <strong>di</strong> sotto dei 600 m, in particolare tra i 200 e i 400 m<br />
<strong>di</strong> quota. Singoli animali sono però stati osservati fino a 1180 m <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne.<br />
Nel nord Italia è una delle specie dominanti, anche in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la<br />
specie è abbondante, con spiccate tendenze sinantropiche.<br />
Il pipistrello <strong>di</strong> Nathusius è una specie essenzialmente forestale,<br />
frequenta soprattutto le radure e la fascia marginale dei boschi, sia <strong>di</strong><br />
aghifoglie sia <strong>di</strong> latifoglie, mostrando una netta pre<strong>di</strong>lezione per questi ultimi<br />
e soprattutto per quelli situati in prossimità <strong>di</strong> zone con presenza <strong>di</strong> acqua. Il<br />
pipistrello <strong>di</strong> Nathusius è un migratore su lunghe <strong>di</strong>stanze. Nell'Italia<br />
settentrionale è una specie piuttosto rara. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono stati<br />
contattati in<strong>di</strong>vidui sul massiccio del Campo dei Fiori, sul torrente <strong>di</strong> Ganna,<br />
sul Ticino e sul torrente Boesio.<br />
Il pipistrello nano è il più piccolo pipistrello europeo; è una specie<br />
planiziale e collinare presente in tutta Europa e nell’Italia del Nord è<br />
<strong>di</strong>stribuita ovunque ed è una delle specie più comuni. I rifugi si trovano<br />
principalmente tra i 200 e gli 800 m, fino a un massimo <strong>di</strong> 1200 m, mentre<br />
per cacciare può spingersi anche al <strong>di</strong> sopra dei 1500 m <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne.<br />
Pre<strong>di</strong>lige ambienti rurali e zone aperte con presenza <strong>di</strong> alberi; comune anche<br />
nelle zone urbane e sotto i lampioni, dove si rinviene spesso insieme a P.<br />
kuhlii. In base alle osservazioni recenti risulta specie comune e ampiamente<br />
<strong>di</strong>ffusa, presumibilmente ovunque. Le maggiori concentrazioni si verificano
Analisi del territorio<br />
nelle aree suburbane e negli habitat agricoli. In provincia sono state rilevate<br />
colonie riproduttive e sono stati contattati animali in attività <strong>di</strong><br />
foraggiamento.<br />
Specie migratrice (NE-SW), la nottola <strong>di</strong> Leisler compie spostamenti <strong>di</strong><br />
centinaia <strong>di</strong> chilometri per raggiungere i siti <strong>di</strong> riproduzione situati nel Nord<br />
Europa. La nottola <strong>di</strong> Leisler caccia preferibilmente in luoghi aperti, sopra<br />
laghi, corsi d’acqua e pascoli, ma anche ai margini <strong>di</strong> boschi <strong>di</strong> conifere e<br />
latifoglie e attorno ai lampioni stradali. Specie prevalentemente forestale,<br />
sfrutta come rifugi naturali le cavità arboree, ma utilizza anche interstizi<br />
all’interno <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici e cassette nido per chirotteri. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
alcuni in<strong>di</strong>vidui sono stati contattati presso il massiccio del Campo dei Fiori e<br />
la specie è stata rilevata me<strong>di</strong>ante bat-detector lungo il corso del Ticino.<br />
Nel Nord Italia il serotino comune è una specie piuttosto rara; pre<strong>di</strong>lige le<br />
zone <strong>di</strong> pianura e la fascia collinare . Specie antropofila, <strong>di</strong>ffusa soprattutto<br />
in pianura e collina, può spingersi anche in ambienti montani. Frequenta<br />
principalmente zone ai margini dei boschi, alberi isolati e zone agricole<br />
prative, ma anche piccoli agglomerati urbani dove siano presenti parchi,<br />
giar<strong>di</strong>ni e prati, e attorno ai lampioni stradali. Caccia lungo percorsi lineari,<br />
generalmente in un raggio <strong>di</strong> 4 km attorno al rifugio. Nella città <strong>di</strong> Saronno è<br />
stata recentemente segnalata una colonia riproduttiva <strong>di</strong> circa 80 animali,<br />
una delle più cospicue a livello nazionale.<br />
Specie principalmente forestale, l’orecchione bruno caccia preferibilmente<br />
in boschi maturi <strong>di</strong> latifoglie, ma anche ai margini dei boschi, lungo le siepi,<br />
attorno ad alberi isolati e sopra specchi d’acqua. Specie altamente<br />
specializzata nella cattura <strong>di</strong> Lepidotteri e anche <strong>di</strong> grossi Ditteri, cattura le<br />
prede in volo o <strong>di</strong>rettamente dal substrato. Gli insetti <strong>di</strong> grosse <strong>di</strong>mensioni<br />
vengono consumate su un posatoio. In Italia è segnalata dal livello del mare<br />
fino a circa 2300 metri <strong>di</strong> quota sulle Alpi. I siti <strong>di</strong> rifugio estivi sono in cavità<br />
d’albero, cassette nido per chirotteri o in e<strong>di</strong>fici, dove frequenta sia interstizi<br />
che gran<strong>di</strong> volumi. I siti <strong>di</strong> ibernazione sono in cavità ipogee, e<strong>di</strong>fici o cavità<br />
arboree. La specie è stata contattata presso le grotte del Monte Campo dei<br />
Fiori.<br />
Relativamente termofila e antropofila, l’orecchione meri<strong>di</strong>onale pre<strong>di</strong>lige<br />
gli agroecosistemi e gli abitati, mentre evita le aree boscose più estese.<br />
Caccia fra la vegetazione oppure in ambienti aperti, anche attorno a lampioni<br />
stradali, mostrando caratteristiche interme<strong>di</strong>e tra le altre due specie <strong>di</strong><br />
orecchione presenti sul territorio regionale. Le colonie riproduttive vengono<br />
generalmente formate negli e<strong>di</strong>fici (sia in interstizi che in ampi volumi),<br />
mentre altri rifugi estivi si ritrovano principalmente in cavità <strong>di</strong> alberi, cavità<br />
ipogee e cassette nido per chirotteri. I rifugi invernali sono in cavità ipogee,<br />
e<strong>di</strong>fici e cavità arboree. In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie è stata contattata sul<br />
Monte Pravello.<br />
Specie primariamente forestale, l’orecchione alpino caccia in ambienti<br />
aperti, principalmente su prati pingui e aree urbanizzate, lungo viali alberati,<br />
149
150<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
attorno ad alberi isolati, sotto i lampioni stradali e lungo la fascia ecotonale<br />
ai margini dei boschi, ma anche in boschi <strong>di</strong> latifoglie e zone umide. In<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è stata segnalata la presenza <strong>di</strong> una colonia riproduttiva<br />
nel comune <strong>di</strong> Brinzio.<br />
Specie rupicola, il molosso <strong>di</strong> Cestoni caccia in volo ad una notevole<br />
<strong>di</strong>stanza dal suolo (tra venti e <strong>di</strong>verse centinaia <strong>di</strong> metri), sfruttando la<br />
presenza <strong>di</strong> concentrazioni locali <strong>di</strong> insetti Rilevamenti eseguiti me<strong>di</strong>ante batdetector<br />
hanno permesso <strong>di</strong> identificare il molosso <strong>di</strong> Cestoni nel Parco<br />
Naturale del Campo dei Fiori (Sacro Monte) nell'agosto del 1991 (Zilio e<br />
Zava, dati ine<strong>di</strong>ti) e più recentemente nel comune <strong>di</strong> Castelveccana.<br />
2.4.3.11. LAGOMORFI<br />
Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus<br />
Lepre comune Lepus europaeus<br />
Silvilago<br />
Sylvilagus<br />
floridanus<br />
Il coniglio selvatico è una specie paleoalloctona per l’Italia, originaria<br />
dell’Europa centro-meri<strong>di</strong>onale (penisola iberica); la colonizzazione del<br />
bacino del Me<strong>di</strong>terraneo è avvenuta ad opera dei Fenici prima e dei Romani<br />
in seguito. È un animale gregario, con organizzazione sociale <strong>di</strong> tipo<br />
familiare. Le colonie sono costituite da in<strong>di</strong>vidui adulti fondatori e dai loro<br />
<strong>di</strong>scendenti. Il coniglio selvatico è un mammifero fossorio che trascorre<br />
buona parte della giornata all’interno <strong>di</strong> gallerie scavate nel terreno; è attivo<br />
soprattutto al mattino presto, al crepuscolo e durante le ore notturne. Le<br />
tane, dette conigliere, vengono <strong>di</strong> solito scavate in terreni prevalentemente<br />
sabbiosi, caratterizzati comunque da una <strong>di</strong>screta presenza <strong>di</strong> argilla, e sono<br />
munite <strong>di</strong> numerose uscite secondarie per garantire la possibilità <strong>di</strong> fuga.<br />
L’alimentazione è composta da varie specie <strong>di</strong> erbe oltre che da gemme e<br />
germogli; molto appetite sono le cortecce tenere delle piante, soprattutto nel<br />
periodo invernale. Gli ambienti maggiormente frequentati sono le aree<br />
golenali e le zone ripariali dei fiumi, dove i conigli trovano un terreno idoneo<br />
allo scavo e vegetazione naturale abbondante che garantisce riparo da<br />
eventuali predatori. Il coniglio presenta uno spettro trofico in gran parte<br />
sovrapponibile a quello della lepre europea per la maggior parte dell’anno ed<br />
in questo senso le specie sono in sostanziale competizione, tuttavia, le lepri<br />
avendo aree <strong>di</strong> pascolo molto ampie, possono <strong>di</strong> norma convivere con i<br />
conigli (Homolka, 1987; Stott, 2003). Il coniglio selvatico può arrecare<br />
sensibili danni all’agricoltura sia attraverso l’attacco <strong>di</strong>retto alle piante sia<br />
sconvolgendo il terreno nell’intento <strong>di</strong> costruirvi le tane.<br />
In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> il coniglio selvatico si è inizialmente <strong>di</strong>ffuso nella<br />
regione morenica posta a sud <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, nei pianalti e nei terrazzi fluviali che<br />
<strong>di</strong>gradano verso il Ticino. Storicamente le popolazioni più ingenti occupavano
Analisi del territorio<br />
l’area attualmente sede dell’aerostazione Malpensa 2000 e il territorio che,<br />
dall’apparato morenico del Lago <strong>di</strong> Comabbio, <strong>di</strong>grada verso le formazioni<br />
che si arrestano sul ciglio delle scarpate fluviali. La relativa profon<strong>di</strong>tà dei<br />
suoli e, soprattutto, la presenza <strong>di</strong> sabbia e ghiaia minuta, che assicurano<br />
l’areazione e la permeabilità del terreno, ne hanno decisamente favorito<br />
l’inse<strong>di</strong>amento stabile, cosicché la sua <strong>di</strong>stribuzione appare oggi <strong>di</strong> fatto<br />
legata alla morfologia del paesaggio. Sebbene, nel tempo, si sia inse<strong>di</strong>ata<br />
stabilmente, le operazioni <strong>di</strong> traslocazione, ossia <strong>di</strong> spostamento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />
da un sito ad un altro, <strong>di</strong> cui la specie è oggetto da <strong>di</strong>versi anni, ne hanno<br />
con<strong>di</strong>zionato il quadro <strong>di</strong>stributivo, rendendola meno rispondente alle<br />
caratteristiche ambientali idonee alla sua <strong>di</strong>ffusione spontanea. Di seguito<br />
vengono riportati i dati relativi alla traslocazione dei conigli selvatici<br />
realizzati nel territorio dell’ATC 3 negli ultimi 3 anni.<br />
I conigli sono stati prelevati per tutti i 3 anni tra il mese <strong>di</strong> gennaio e<br />
febbraio, da aree nei comuni <strong>di</strong> Origgio, Uboldo e Gerenzano.<br />
Tabella 2.33 - Dati relativi alle traslocazioni <strong>di</strong> conigli nel territorio dell’ATC<br />
3 realizzate negli ultimi 3 anni.<br />
Comuni<br />
2008 2009 2010<br />
M F M F M F<br />
Castelseprio 0 0 0 0 0 0<br />
Lonate Ceppino 9 12 4 8 8 13<br />
Tradate 10 10 10 10 5 4<br />
Cairate 10 14 20 20 13 13<br />
Caronno<br />
Varesino<br />
4 7 12 16 4 6<br />
Cassano<br />
Magnago<br />
13 18 15 19 11 11<br />
Fagnano Olona 10 14 12 15 8 7<br />
Caronno<br />
Pertusella<br />
8 8 4 5 7 6<br />
Gerenzano 19 23 38 33 12 20<br />
Gorla Maggiore 10 13 14 18 7 16<br />
Gorla Minore 7 10 17 21 5 10<br />
Olgiate Olona 5 6 11 11 8 12<br />
Marnate 4 7 12 12 6 6<br />
Origgio 36 49 3 8 30 23<br />
Saronno 5 5 5 9 6 4<br />
Solbiate Olona 12 17 15 20 10 9<br />
Uboldo 46 42 3 8 38 35<br />
Busto Arsizio 26 26 51 63 31 34<br />
Morazzone 3 3 6 6<br />
Castiglione<br />
Olona<br />
2 3<br />
151
152<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />
venatori.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 1193<br />
1995/1996 848<br />
1996/1997 755<br />
1997/1998 763<br />
1998/1999 679<br />
1999/2000 498<br />
2000/2001 385<br />
2001/20<strong>02</strong> 381<br />
20<strong>02</strong>/2003 347<br />
2003/2004 384<br />
2004/2005 439<br />
2005/2006 263<br />
2006/2007 506<br />
2007/2008 426<br />
2008/2009 655<br />
2009/2010 507<br />
Il coniglio selvatico è anche oggetto <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> controllo condotti ai sensi<br />
dell’art. 41 della L.R. 26/93 e succ. mo<strong>di</strong>ficazioni.<br />
Di seguito nel grafico sono riportati i dati <strong>di</strong> sintesi relativi al numero <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> conigli abbattuti ogni anno; nella tabella affiancata è riassunto il<br />
numero <strong>di</strong> soggetti abbattuti per area.<br />
Comune<br />
Capi<br />
abbattuti<br />
Gerenzano 19<br />
Uboldo 222<br />
<strong>Varese</strong> 20<br />
Si seguito è riportata la localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo condotti<br />
sulla specie coniglio selvatico in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Figura 2.16).
Analisi del territorio<br />
Figura 2.16 - Localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo sul coniglio<br />
selvatico in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
153
154<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
L'habitat tipico della lepre comune è rappresentato dagli ambienti <strong>di</strong><br />
prateria, ma in seguito all’espansione dell’agricoltura si è adattata alle zone<br />
coltivate, ove esistono <strong>di</strong>sponibilità alimentari in ogni periodo dell'anno.<br />
Preferisce quin<strong>di</strong> gli ambienti caratterizzati da buona <strong>di</strong>versità ambientale<br />
con colture in rotazione, boschetti, terreno ben drenato e fertile. È però<br />
presente in una gran varietà <strong>di</strong> altri ambienti tra cui brughiere, dune, terreni<br />
golenali, boschi soprattutto <strong>di</strong> latifoglie. È una specie tipica <strong>di</strong> pianura e <strong>di</strong><br />
collina ma è possibile osservarla in montagna fin verso i 1800 m sulle Alpi.<br />
La specie appartiene alla fauna autoctona della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e, oltre a<br />
rivestire un ruolo <strong>di</strong> grande importanza nell'esercizio venatorio tra<strong>di</strong>zionale,<br />
la sua presenza è in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una equilibrata situazione ambientale; la lepre,<br />
infatti, è una specie piuttosto esigente dal punto <strong>di</strong> vista ecologicoambientale,<br />
che risente notevolmente <strong>di</strong> numerosi fattori perturbativi quali<br />
industrializzazione delle zone agricole, utilizzo massiccio <strong>di</strong> fitofarmaci,<br />
antropizzazione, traffico automobilistico, eccessiva pressione venatoria, ecc.<br />
Purtroppo la specie, nell'ultimo secolo, è andata incontro ad una progressiva<br />
<strong>di</strong>minuzione delle popolazioni naturali ed è stata sempre più con<strong>di</strong>zionata<br />
dalle pratiche <strong>di</strong> ripopolamento, che ne hanno mo<strong>di</strong>ficato drasticamente la<br />
<strong>di</strong>stribuzione sul territorio e la consistenza delle popolazioni. I monitoraggi<br />
realizzati nel periodo 1997-2000 nell’ambito del progetto Sit-Fauna,<br />
me<strong>di</strong>ante conteggi notturni con faro in aree campione, hanno permesso <strong>di</strong><br />
stimare la consistenza e densità autunnale, rilevata tra la fine dell'inverno e<br />
la primavera, per ognuno degli ATC. I valori <strong>di</strong> densità riscontrati sono<br />
estremamente ridotti, dal momento che, negli habitat ottimali per la specie,<br />
si possono raggiungere valori dell'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> alcune decine <strong>di</strong> capi ogni 100<br />
ettari <strong>di</strong> territorio.<br />
L’analisi dei carnieri e la determinazione delle classi <strong>di</strong> età <strong>di</strong> un campione<br />
significativo dei soggetti prelevati ha consentito <strong>di</strong> rilevare un rapporto sessi<br />
<strong>di</strong> 1.07, che non si <strong>di</strong>scosta da un naturale valore <strong>di</strong> un maschio per una<br />
femmina. La <strong>di</strong>stribuzione delle nascite ottenuta con l’analisi dei cristallini ha<br />
permesso <strong>di</strong> evidenziare come il bimestre maggio-giugno sia quello più<br />
importante ai fini dell’incremento della popolazione. L’analisi dei carnieri ha<br />
permesso <strong>di</strong> valutare l’entità del prelievo; negli ATC <strong>di</strong> <strong>di</strong> collina e pianura<br />
(ATC 2 e 3) il prelievo si aggira attorno al 50% del piano <strong>di</strong> abbattimento<br />
totale nella prima settimana <strong>di</strong> caccia. La <strong>di</strong>stribuzione degli abbattimenti ha<br />
permesso <strong>di</strong> evidenziare le aree della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> con il maggior<br />
numero <strong>di</strong> abbattimenti. Tale dato conferma la potenzialità <strong>di</strong> alcune aree<br />
della provincia storicamente vocate per la presenza della specie: alcune aree<br />
del Comprensorio Alpino, aree con presenza <strong>di</strong> agricoltura non estensiva<br />
(Besozzo-Caravate, Angera-Sesto Calende) e anche aree a forte<br />
antropizzazione in cui la specie, nonostante il tessuto urbano, trova spazi per<br />
poter inse<strong>di</strong>are popolazioni <strong>di</strong> una certa consistenza (Marnate, Cislago,<br />
Gerenzano).<br />
Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />
venatori.
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 1085<br />
1995/1996 617<br />
1996/1997 759<br />
1997/1998 346<br />
1998/1999 404<br />
1999/2000 373<br />
2000/2001 330<br />
2001/20<strong>02</strong> 563<br />
20<strong>02</strong>/2003 599<br />
2003/2004 482<br />
2004/2005 440<br />
2005/2006 445<br />
2006/2007 504<br />
2007/2008 472<br />
2008/2009 369<br />
2009/2010 251<br />
Analisi del territorio<br />
Il silvilago o minilepre è una specie, appartenente all’or<strong>di</strong>ne dei Lagomorfi,<br />
il cui areale originario si estende dal sud del Canada all’America centrale e<br />
alle regioni settentrionali dell’America meri<strong>di</strong>onale, comprese alcune isole a<br />
nord del Venezuela. È stata introdotta in <strong>di</strong>versi stati americani e in <strong>di</strong>versi<br />
paesi europei: inizialmente in Francia nel 1953 senza successo, poi in Italia a<br />
partire dal 1966, ancora in Francia nel 1974, in Spagna nel 1980 e nella<br />
Svizzera meri<strong>di</strong>onale nel 1982 (Gentilli, 2008). La specie è apparsa solo<br />
recentemente in Lombar<strong>di</strong>a, con provenienza dal Piemonte, in cui è stata<br />
introdotta per scopi venatori alla fine degli anni ’60 e negli anni ’70 (Meriggi,<br />
2001).<br />
La minilepre sfrutta le aree ripariali dei principali fiumi e dei loro affluenti e<br />
le zone umide, in cui trova abbondanza <strong>di</strong> nascon<strong>di</strong>gli e riparo dai predatori<br />
nella vegetazione erbacea e arbustiva. È una specie solitaria, dalle abitu<strong>di</strong>ni<br />
prevalentemente crepuscolari e notturne, sebbene si possa contattare anche<br />
nelle ore <strong>di</strong>urne. La stagione riproduttiva è compresa tra febbraio e<br />
settembre, in cui le femmine possono partorire da 3 a 7 volte, con un<br />
numero potenziale <strong>di</strong> 35 giovani per anno per femmina. La gestazione dura,<br />
infatti, 25-35 giorni, mentre la <strong>di</strong>mensione me<strong>di</strong>a della cucciolata è <strong>di</strong> 5<br />
piccoli (da 1 a 12) (Chapman et al., 1977). I giovani <strong>di</strong>ventano in<strong>di</strong>pendenti<br />
a 4-5 settimane <strong>di</strong> vita e raggiungono le <strong>di</strong>mensioni degli adulti tra il sesto e<br />
il settimo mese (Meriggi, 2001). L’alimentazione è costituita da una grande<br />
varietà <strong>di</strong> piante erbacee spontanee e coltivate e da germogli e getti <strong>di</strong><br />
piante legnose in inverno. La presenza della minilepre nelle zone dove sono<br />
presenti anche la lepre comune (Lepus europaeus) e il coniglio selvatico<br />
(Oryctolagus cuniculus) può generare problemi <strong>di</strong> competizione tra le specie,<br />
oltre al fatto che la minilepre rappresenta un potenziale vettore <strong>di</strong> patologie<br />
nei confronti dei Lagomorfi autoctoni. La presenza della specie in provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong> è nota dalla fine degli anni ’80, probabilmente in seguito a rilasci<br />
155
156<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
in<strong>di</strong>pendenti condotti a scopo venatorio, e attualmente risulta stabilmente<br />
<strong>di</strong>ffusa nel settore centro-meri<strong>di</strong>onale della provincia (Tosi e Zilio, 20<strong>02</strong>).<br />
Indagini specifiche sulla presenza <strong>di</strong> minilepre in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono<br />
state effettuate nell’ambito del progetto SIT-Fauna (Tosi e Zilio, 20<strong>02</strong>); tali<br />
indagini hanno interessato alcune aree campione negli ATC 2 e 3. Le densità<br />
rilevate nei tre anni <strong>di</strong> indagine sono oscillate tra 1.88 e 8.27 in<strong>di</strong>vidui/100<br />
ha. La specie al momento si può ritenere ancora localizzata.<br />
Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />
venatori.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1996/1997 3<br />
1997/1998 22<br />
1998/1999 6<br />
1999/2000 2<br />
2000/2001 1<br />
2001/20<strong>02</strong> 1249<br />
20<strong>02</strong>/2003 1764<br />
2003/2004 1924<br />
2004/2005 1961<br />
2005/2006 2069<br />
2006/2007 2275<br />
2007/2008 2393<br />
2008/2009 1688<br />
2009/2010 1434<br />
2.4.3.12. RODITORI (SCIURIDI, MIOCASTORIDI, GLIRIDI E ISTRICIDI)<br />
Scoiattolo comune<br />
europeo<br />
Sciurus vulgaris<br />
Scoiattolo grigio<br />
Sciurus<br />
carolinensis<br />
Scoiattolo <strong>di</strong> Pallas<br />
Callosciurus cfr<br />
erithraeus<br />
Nutria Myocastor coypus<br />
Quercino Eliomys quercinus<br />
Ghiro Myoxus glis<br />
Moscar<strong>di</strong>no<br />
Muscar<strong>di</strong>nus<br />
avellanarius<br />
Istrice Hystrix cristata<br />
Lo scoiattolo comune o scoiattolo europeo è l’unico scoiattolo arboricolo<br />
autoctono presente in Europa. Gli habitat maggiormente idonei a questa<br />
specie sono le gran<strong>di</strong> foreste <strong>di</strong> conifere dell’Europa settentrionale e dell'area<br />
alpina e i boschi <strong>di</strong> latifoglie presenti dall'area planiziale all'area montanoalpina.<br />
Importante per lo scoiattolo è la presenza <strong>di</strong> alberi maturi, in grado <strong>di</strong>
Analisi del territorio<br />
fruttificare. Le foreste miste sono preferite, potendo garantire<br />
un’alimentazione più variata <strong>di</strong> quelle monospecifiche. In Lombar<strong>di</strong>a la specie<br />
è uniformemente <strong>di</strong>stribuita nella parte settentrionale, in corrispondenza<br />
della fascia alpina e prealpina e nell’Oltrepò pavese. È presente inoltre nella<br />
valle del Ticino e in Lomellina. Nei boschi planiziali frequenta solo le<br />
principali aste fluviali, risentendo fortemente dell’effetto della<br />
frammentazione delle residue aree boschive naturali. In ambiente alpino<br />
sono state registrate densità me<strong>di</strong>e variabili da 0,11 in<strong>di</strong>vidui/ha in foreste <strong>di</strong><br />
abete bianco, a 0,35 in<strong>di</strong>vidui/ha in peccate e cembrete, fino a 0,80<br />
in<strong>di</strong>vidui/ha in presenza <strong>di</strong> foreste miste <strong>di</strong> latifoglie e conifere. In provincia<br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie risulta <strong>di</strong>stribuita in tutto il territorio caratterizzato dalla<br />
presenza <strong>di</strong> ambienti forestali continui, con preferenza per i boschi misti, sia<br />
<strong>di</strong> latifoglie con conifere, sia <strong>di</strong> latifoglie a dominanza <strong>di</strong> castagno. Per il<br />
territorio provinciale sono state rilevate densità piuttosto elevate (0.71<br />
ind/ha) in un’area boscata nei pressi <strong>di</strong> luino, con prevalenza <strong>di</strong> boschi <strong>di</strong><br />
latifoglie (Martinoli et al., 2011). Un’indagine <strong>di</strong> dettaglio realizzata nel<br />
territorio del Parco Pineta nel periodo 1996-1998 ha evidenziato buone<br />
densità (0.4-0.6 ind/ha) (Wauters et al., 2001); analoghe indagini ripetute<br />
nel 2010/2011 hanno purtroppo evidenziato una <strong>di</strong>minuzione<br />
dell’abbondanza della specie, con densità variabili tra 0.1 e 0.3 ind/ha,<br />
probabilmente dovute a un calo della <strong>di</strong>sponibilità alimentare (Wauters, com.<br />
pers.). Frammentazione, <strong>di</strong>struzione e alterazione degli ambienti forestali<br />
(con interventi che determinano una <strong>di</strong>minuzione delle risorse trofiche)<br />
costiutiscono generalmente le cause del declino della specie registrato negli<br />
ambienti planiziali.<br />
Attualmente, la minaccia più grave per lo scoiattolo è tuttavia rappresentata<br />
dalla competizione con lo scoiattolo grigio, specie americana introdotta in<br />
Italia nel 1948 (Piemonte) e 1966 (Liguria), attualmente in espansione<br />
nell’Italia nord-occidentale. L’introduzione dello scoiattolo grigio in Italia è<br />
stata la causa dell’estinzione locale <strong>di</strong> popolazioni <strong>di</strong> scoiattolo comune dalle<br />
aree <strong>di</strong> sintopia tra le due specie, rispecchiando ciò che è avvenuto in Gran<br />
Bretagna nel corso dell'ultimo secolo (Kenward et al., 1998; Wauters et al.<br />
1997a, b; Bertolino e Genovesi, 2003; Gurnell et al., 2004). Lo scoiattolo<br />
grigio rappresenta quin<strong>di</strong> una grave minaccia per la sopravvivenza a lungo<br />
termine dello scoiattolo comune, soprattutto in boschi <strong>di</strong> latifoglie, habitat<br />
preferito dalla specie alloctona (Tattoni et al., 2006), mentre è ipotizzabile<br />
che i boschi <strong>di</strong> conifere possano fornire un “habitat rifugio” per lo scoiattolo<br />
comune in caso <strong>di</strong> espansione incontrollata della specie alloctona (Kenward<br />
et al., 1998). In Lombar<strong>di</strong>a una popolazione stabile è presente lungo l’asta<br />
del Ticino, che interessa anche il territorio provinciale, e segnalazioni isolate<br />
provengono da <strong>di</strong>verse località della Regione.<br />
Analogamente a quanto attestato per lo scoiattolo grigio, anche lo<br />
scoiattolo <strong>di</strong> Pallas (Callosciurus erythraeus) rappresenta in provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong> una potenziale minaccia per la sopravvivenza a lungo termine della<br />
specie autoctona e quin<strong>di</strong> è da considerarsi un fattore <strong>di</strong> rischio per la<br />
157
158<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
conservazione della bio<strong>di</strong>versità a livello locale e non solo. Nel <strong>di</strong>cembre<br />
2007 è stata documentata, da parte <strong>di</strong> un Agente del Nucleo <strong>Faunistico</strong><br />
<strong>Provincia</strong>le, la presenza <strong>di</strong> scoiattoli alloctoni in località “Villaggio Olandese”<br />
(Comune Brezzo <strong>di</strong> Bedero) nella porzione settentrionale della provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>, a soli 5 km del confine con la Svizzera. Gli animali, osservati con<br />
binocolo, sono stati inizialmente determinati come scoiattolo grigio (Sciurus<br />
carolinensis). Recenti analisi genetiche condotte dallo ZooPlantLab<br />
dell'Università <strong>di</strong> Milano Bicocca, hanno però consentito <strong>di</strong> verificare che gli<br />
in<strong>di</strong>vidui della sopracitata popolazione sono assimilabili alla specie<br />
Callosciurus erythraeus seppur con una atten<strong>di</strong>bilità assai bassa, in quanto<br />
non esiste possibilità <strong>di</strong> effettuare riscontri con tutte le specie appartenenti<br />
al genere Callosciurus, dato che non ne sono mai stati identificati i profili<br />
genetici. Per tale ragione, nella presente relazione verrà utilizzata la <strong>di</strong>zione<br />
Callosciurus cfr. erythraeus per identificare la specie. La presenza <strong>di</strong> questo<br />
nucleo costituisce un grosso rischio, in quanto suscettibile <strong>di</strong> una <strong>di</strong>ffusione<br />
anche entro il territorio Svizzero. Prendendo spunto dalle in<strong>di</strong>cazioni<br />
metodologiche riportate nelle linee guida del Ministero dell’Ambiente<br />
(Genovesi e Bertolino, 2001), sulla necessità <strong>di</strong> applicare imme<strong>di</strong>atamente<br />
meto<strong>di</strong> efficaci <strong>di</strong> controllo della specie alloctona, la <strong>Provincia</strong><br />
(Determinazione Dirigenziale 660 del 24 febbraio 2011) ha promosso la<br />
continuazione dello stu<strong>di</strong>o con le stesse meto<strong>di</strong>che e gli stessi obiettivi<br />
nonostante la specie alloctona fosse <strong>di</strong>versa dallo scoiattolo grigio. In<br />
particolare, nella zona compresa nel raggio <strong>di</strong> 3 km dalla località della<br />
segnalazione (“Villaggio Olandese”, in comune <strong>di</strong> Brezzo <strong>di</strong> Bedero) è stato<br />
realizzato un monitoraggio delle presenze e delle abbondanze relative<br />
me<strong>di</strong>ante hair-tube e una successiva fase <strong>di</strong> trappolaggio, finalizzato alla<br />
rimozione degli animali catturati, me<strong>di</strong>ante trasporto in un laboratorio<br />
certificato e la successiva soppressione eutanasica in eccesso <strong>di</strong> CO2. I<br />
risultati dell’indagine hanno permesso <strong>di</strong> evidenziare che la popolazione <strong>di</strong><br />
Callosciurus cfr. erythraeus presente nell'area <strong>di</strong> indagine, pur incidendo su<br />
un'area ampia circa 420 ha, risulta ancora concentrata nelle a<strong>di</strong>acenze della<br />
località Villaggio Olandese, probabile sito <strong>di</strong> rilascio. La popolazione stimata<br />
<strong>di</strong> Callosciurus cfr. erythraeus nell'area <strong>di</strong> monitoraggio si attesta tra un<br />
minimo <strong>di</strong> 320 in<strong>di</strong>vidui sino ad un massimo <strong>di</strong> 968 (me<strong>di</strong>a 610 in<strong>di</strong>vidui),<br />
con una densità stimata <strong>di</strong> 5.23 ind./ha (±1.54 ind.). Fortunatamente la<br />
popolazione <strong>di</strong> scoiattolo comune nella stessa area è ancora presente<br />
assestandosi su una densità <strong>di</strong> circa 0.71 ind./ha. Il progetto, tutt’ora in<br />
corso <strong>di</strong> realizzazione, prevede la completa rimozione degli in<strong>di</strong>vidui della<br />
specie alloctona dall’area (Martinoli et al., 2011).<br />
La nutria è una specie alloctona il cui areale originario si estende dal<br />
Brasile, Bolivia e Paraguay, fino all’Argentina e al Cile. A seguito <strong>di</strong><br />
introduzioni per la produzione commerciale delle pellicce, la specie risulta<br />
attualmente naturalizzata in molti paesi europei ed extra-europei. Introdotta<br />
in Italia nella seconda metà dell’800 per motivi commerciali (industria<br />
manifatturiera <strong>di</strong> pelletteria per la produzione <strong>di</strong> pellicce, in<strong>di</strong>cate con il
Analisi del territorio<br />
nome commerciale <strong>di</strong> pellicce <strong>di</strong> “castorino”), verso la fine degli anni ’50 è<br />
stata introdotta in natura, è attualmente <strong>di</strong>stribuita in Pianura Padana, lungo<br />
la costa alto adriatica fino all’Abruzzo e lungo il versante tirrenico sino al<br />
Lazio; presenze puntiformi interessano invece l’Italia meri<strong>di</strong>onale e le isole<br />
maggiori (Gentilli, 2008). In Lombar<strong>di</strong>a la specie risulta presente in modo<br />
continuo in tutta la bassa pianura e solo piuttosto recentemente ha fatto la<br />
sua comparsa in ambito prealpino, risalendo il corso delle principali aste<br />
fluviali. La <strong>di</strong>ffusione della specie nella valle del Ticino è certamente legata<br />
agli allevamenti, <strong>di</strong> tipo familiare, <strong>di</strong>ffusi dagli anni ’60; è stata accertata<br />
nell’area l’esistenza <strong>di</strong> almeno due impianti, rispettivamente a Pavia e a<br />
Vigevano, i quali hanno concluso la propria attività all’inizio degli anni ’80.<br />
Un incremento demografico e una espansione dell’areale è stato notato<br />
successivamente alla chiusura <strong>di</strong> tali impianti, a partire dal 1986, favorito<br />
probabilmente anche da inverni miti e poco nevosi (Prigioni e Garibol<strong>di</strong>,<br />
2001). Questo grosso ro<strong>di</strong>tore è legato soprattutto ad acque lentiche<br />
provviste <strong>di</strong> una fascia <strong>di</strong> vegetazione ripariale sufficientemente estesa e<br />
continua; si adatta a varie tipologie <strong>di</strong> ambienti acquatici, come rogge, canali<br />
e fiumi con corrente non troppo elevata; tuttavia, stagni, lanche e palu<strong>di</strong><br />
sono gli ambienti preferiti dal ro<strong>di</strong>tore (Prigioni e Garibol<strong>di</strong>, 2001). Entrambi<br />
i sessi raggiungono la maturità tra il secondo e il nono mese <strong>di</strong> vita. Può<br />
riprodursi più volte nell’arco annuale, durante quasi tutti i mesi dell’anno;<br />
tuttavia, in genere, si registrano due parti all’anno, con picchi primaverili e<br />
autunnali delle nascite. Il ciclo estrale, infatti, si ripete ogni 25-30 giorni; la<br />
durata della gravidanza varia da 100 a 167 giorni e i piccoli vengono allattati<br />
per 7-8 settimane (Prigioni e Garibol<strong>di</strong>, 2001). La specie ha abitu<strong>di</strong>ni<br />
prevalentemente crepuscolari, vive per lo più a coppie o in piccole colonie<br />
familiari. La specie si nutre prevalentemente <strong>di</strong> vegetazione acquatica, non<br />
<strong>di</strong>sdegnando, tuttavia, uova, Insetti e piccoli Molluschi (Prigioni e Garibol<strong>di</strong>,<br />
2001). Le rigide temperature invernali e la copertura nevosa rappresentano i<br />
principali fattori limitanti la consistenza della specie (Lever, 1985).<br />
Noti sono i danni procurati dalla specie all’economia agraria, in particolare<br />
alle colture <strong>di</strong> mais, frumento e a prato. Ugualmente importanti sono i danni<br />
causati alle arginature <strong>di</strong> vari corsi d’acqua, in cui la specie opera scavi per<br />
la costruzione delle tane. In aree caratterizzate dalla prevalenza <strong>di</strong> ambienti<br />
naturali, i principali danni registrati sono a carico delle fitocenosi palustri, tra<br />
cui anche specie protette in Lombar<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> pregio (ad esempio Typha sp.,<br />
Nymphaea alba, Nuphar luteum), inducendo in taluni casi una loro<br />
preoccupante rarefazione. Lo spettro trofico della nutria stu<strong>di</strong>ato in aree <strong>di</strong><br />
vegetazione naturale comprende specie acquatiche e, secondariamente,<br />
piante ripariali della fascia prossimale al corpo idrico, oltre a specie non<br />
strettamente legate agli ambienti umi<strong>di</strong> (Balestrieri et al., 20<strong>02</strong>). Un<br />
consumo elevato <strong>di</strong> Idrofite è stato rilevato in particolare dalla tarda<br />
primavera all'autunno, in accordo con una elevata percentuale <strong>di</strong> proteine e<br />
un’ampia varietà <strong>di</strong> aminoaci<strong>di</strong> in esse contenute (Hubac et al., 1984). Lo<br />
scortecciamento <strong>di</strong> rami e tronchi caduti <strong>di</strong> salici (Salix sp.) e pioppi (Populus<br />
159
160<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
sp.) viene riscontrato in tutte le stagioni, seppure con un picco evidente in<br />
inverno, stagione in cui predominano le specie non strettamente legate<br />
all’ambiente acquatico. Specie acquatiche sommerse e galleggianti vengono<br />
utilizzate soprattutto dagli in<strong>di</strong>vidui adulti, mentre per i giovani le risorse<br />
principali sono rappresentate da piante erbacee ripariali e da foglie <strong>di</strong> piante<br />
arboree (es. Salix sp.) (Prigioni et al., 2003). La nutria, inoltre, interferisce<br />
negativamente con tutte le specie <strong>di</strong> Uccelli acquatici che ni<strong>di</strong>ficano al suolo<br />
o che utilizzano, per la ni<strong>di</strong>ficazione, ni<strong>di</strong> galleggianti. È stata, infatti,<br />
riscontrata la <strong>di</strong>struzione, soprattutto per schiacciamento, <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>, uova e<br />
pulcini <strong>di</strong> specie quali gallinella d’acqua, germano reale, sterna comune e<br />
cavaliere d’Italia (Ravasini, in Prigioni e Garibol<strong>di</strong>, 2001). Sempre in<br />
relazione all’impatto sull’avifauna, in alcuni canali naturali del Parco del<br />
Ticino è stata riscontrata l’assenza della ni<strong>di</strong>ficazione della gallinella d'acqua<br />
(Gallinula chloropus), dove, prima della comparsa della nutria, era registrata<br />
una densità <strong>di</strong> 0,6 ni<strong>di</strong>/100 m <strong>di</strong> riva <strong>di</strong> canale (Prigioni et al., 2003).<br />
La specie si è <strong>di</strong>ffusa molto rapidamente lungo il corso del fiume Ticino e<br />
attraverso il reticolo idrografico minore, raggiungendo nei primi anni ‘90 le<br />
rive del lago Maggiore, e arrivando, attualmente, fino al territorio elvetico<br />
(Maga<strong>di</strong>no). In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie è presente lungo il Ticino, nel<br />
Lago Maggiore, nel complesso <strong>di</strong> aree umide costituite da Lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />
Monate e Palude Brabbia. La nutria è oggetto <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> controllo<br />
condotti ai sensi dell’art. 41 della L.R. 26/93 e succ. mo<strong>di</strong>ficazioni.
Analisi del territorio<br />
Di seguito nel grafico sono riportati i dati <strong>di</strong> sintesi relativi al numero <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> nutria abbattuti ogni anno durante gli interventi <strong>di</strong> controllo;<br />
nella tabella affiancata è riassunto il numero <strong>di</strong> soggetti abbattuti per<br />
comune.<br />
Comuni N<br />
Angera 157<br />
Golasecca 56<br />
Ispra 38<br />
S. Lombardo 34<br />
Lonate Pozzolo 32<br />
Sesto Calende 26<br />
Azzate 11<br />
Travedona 11<br />
Besozzo 9<br />
Germignaga 6<br />
Arsago Seprio 5<br />
Biandronno 5<br />
Luino 5<br />
Bardello 2<br />
Gavirate 2<br />
Monvalle 2<br />
<strong>Varese</strong> 2<br />
Montegrino Valt. 1<br />
Mornago 1<br />
Vergiate 1<br />
Vizzola Ticino 1<br />
Di seguito è riportata la localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo della<br />
nutria sul territorio provinciale.<br />
161
162<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Figura 2.17 - Localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo della nutria sul<br />
territorio provinciale.
Analisi del territorio<br />
Il ghiro è la specie più <strong>di</strong>ffusa tra i Gliri<strong>di</strong> sul territorio boscato della<br />
provincia, presente dal settore planiziale, dove occupa i boschi relitti, ai<br />
settori collinare e montano, fino a circa 1500 m. Meno abbondante nelle<br />
fustaie, pre<strong>di</strong>lige formazioni forestali con alberi bassi e un ricco strato <strong>di</strong><br />
arbusti cespugliati.<br />
Il moscar<strong>di</strong>no è più esigente nella scelta dell’habitat: a causa della <strong>di</strong>eta<br />
specializzata a base <strong>di</strong> fiori (nettare e polline), frutti, bacche e insetti,<br />
necessita della presenza <strong>di</strong> una grande varietà <strong>di</strong> specie arboree e arbustive.<br />
Frequenta <strong>di</strong> preferenza i boschi <strong>di</strong> latifoglie e i boschi misti, caratterizzati da<br />
fitto sottobosco arbustivo. In ambiente planiziale, in presenza <strong>di</strong> buona<br />
copertura arborea e arbustiva, si può trovare negli ambienti ripariali, nelle<br />
siepi ai margini dei coltivi e nei frutteti.<br />
Il quercino, <strong>di</strong>ffuso un tempo in tutta la pianura lombarda, attualmente<br />
presenta un areale ristretto, con spora<strong>di</strong>che segnalazioni ai contrafforti<br />
montani e collinari. La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> regresso verificatasi per le popolazioni<br />
presenti in ambiente <strong>di</strong> pianura è imputabile alle profonde mo<strong>di</strong>ficazioni<br />
ambientali che nel secolo scorso hanno investito tale settore della Regione.<br />
La specie risulta inoltre <strong>di</strong>fficilmente osservabile a causa del suo carattere<br />
particolarmente elusivo. Sebbene i dati <strong>di</strong>sponibili siano scarsi e <strong>di</strong>fficilmente<br />
quantificabili, si può supporre che la specie sia presente in ambito montano<br />
e collinare sul territorio provinciale.<br />
Fino al 2007 l’istrice era ritenuto presente in Lombar<strong>di</strong>a esclusivamente in<br />
provincia <strong>di</strong> Cremona, nella golena del Po, a seguito del fenomeno <strong>di</strong><br />
notevole espansione naturale dell’areale della specie verso nord che ha<br />
interessato gli ultimi 15 anni. La specie è presente da pochi anni in <strong>Provincia</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong> con un nucleo originato da immissione non autorizzata o fuga dalla<br />
cattività. Le prime segnalazioni, relative agli ultimi 5 anni, erano concentrate<br />
nell’area compresa tra Luino, Castelveccana e Mesenzana. Recentemente<br />
(2011), una tana attiva è stata in<strong>di</strong>viduata anche in comune <strong>di</strong> Masciago<br />
Primo, al confine con il comune <strong>di</strong> Bedero Valcuvia (Gagliar<strong>di</strong> et al., <strong>2012</strong>)<br />
2.4.3.13. CARNIVORI (CANIDI, MUSTELIDI E FELIDI)<br />
Specie Nome scientifico<br />
Presenza accertata<br />
(Sit-Fauna)<br />
Volpe Vulpes vulpes X<br />
Tasso Meles meles X<br />
Donnola Mustela nivalis X<br />
Puzzola Mustela putorius X<br />
Faina Martes foina X<br />
Martora Martes martes X<br />
Lince Lynx lynx<br />
L’indagine più recente, relativa ai Mammiferi Carnivori della provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>, è stata condotta nell’ambito del Progetto Sit-Fauna (Tosi e Zilio,<br />
20<strong>02</strong>); la ricerca ha riguardato la ricerca <strong>di</strong> tracce lungo percorsi campione<br />
163
164<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
ed è stata integrata da un’indagine in<strong>di</strong>retta, tramite raccolta <strong>di</strong> dati museali,<br />
bibliografici e segnalazioni <strong>di</strong> presenza.<br />
La volpe è risultata presente in tutto il territorio provinciale, con <strong>di</strong>ffusione<br />
maggiore nei settori montano e collinare.<br />
Vengono <strong>di</strong> seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini<br />
venatori.<br />
Stagione N° capi<br />
venatoria abbattuti<br />
1994/1995 264<br />
1995/1996 267<br />
1996/1997 394<br />
1997/1998 279<br />
1998/1999 399<br />
1999/2000 419<br />
2000/2001 394<br />
2001/20<strong>02</strong> 398<br />
20<strong>02</strong>/2003 438<br />
2003/2004 466<br />
2004/2005 435<br />
2005/2006 371<br />
2006/2007 478<br />
2007/2008 433<br />
2008/2009 396<br />
2009/2010 398<br />
La volpe è anche oggetto <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> controllo condotti ai sensi dell’art.<br />
41 della L.R. 26/93 e succ. mo<strong>di</strong>ficazioni. Tali interventi sono stati realizzati<br />
negli anni 2008, dove sono stati abbattuti 6 in<strong>di</strong>vidui e nel 2009, dove<br />
invece gli in<strong>di</strong>vidui abbattuti sono 7. Di seguito nella tabella sono riportati i<br />
dati <strong>di</strong> sintesi relativi al numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> volpe abbattuti per area.<br />
Comuni<br />
in<strong>di</strong>vidui<br />
abbattuti<br />
Cairate 5<br />
Carnago 3<br />
Origgio 3<br />
Tradate 2<br />
Nella Figura 2.18 è riportata la localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo<br />
realizzati sulla volpe.
Analisi del territorio<br />
Figura 2.18 - Localizzazione degli inteventi <strong>di</strong> controllo della volpe sul<br />
territorio provinciale.<br />
165
166<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
I dati relativi alla donnola sono risultati poco numerosi e concentrati nella<br />
fascia collinare, a sottolineare la presumibile rarità della specie sul territorio<br />
provinciale.<br />
Anche le segnalazioni relative a martora e faina convergono principalmente<br />
nelle zone collinari del territorio provinciale.<br />
La puzzola è una specie tipica <strong>di</strong> ambienti forestali <strong>di</strong> latifoglie o misti,<br />
alternati a radure e zone umide, <strong>di</strong> cui attualmente manca completamente<br />
un quadro esaustivo della <strong>di</strong>stribuzione, status e tendenza delle popolazioni a<br />
livello regionale. Gli scarsi dati <strong>di</strong>sponibili portano tuttavia a ipotizzare che la<br />
specie sia andata incontro a contrazione demografica, soprattutto nelle<br />
porzioni montana e pedemontana del territorio regionale. Nonostante<br />
numerosi tentativi compiuti allo scopo <strong>di</strong> verificare la presenza della puzzola<br />
nell’area della Palude Brabbia, nel corso dell’indagine citata la specie non è<br />
stata rinvenuta. Tuttavia, in aggiunta alla segnalazione <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo<br />
investito presso Buguggiate nell’estate 1999 (Maroni, com. pers.), una più<br />
recente segnalazione (maggio 2009) nella stessa area (un in<strong>di</strong>viduo in<br />
attraversamento della strada che costeggia la sponda sud-orientale del Lago<br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Luoni e Santoro, com. pers.) lascia pensare a una presenza<br />
stabile della specie, con un numero limitato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui. Nella parte centrale<br />
della provincia, in comune <strong>di</strong> Besnate, nel 2009 è stato rinvenuto un<br />
in<strong>di</strong>viduo investito (Broggi, com. pers.).<br />
Anche per quanto riguarda le segnalazioni <strong>di</strong> tasso, le segnalazioni in<strong>di</strong>rette<br />
si concentrano soprattutto nella porzione del territorio provinciale a nord <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>, nella fascia collinare.<br />
La lince è legata ad ambienti forestali, in particolare a formazioni miste <strong>di</strong><br />
conifere e latifoglie, con presenza <strong>di</strong> rifugi e affioramenti rocciosi. La specie<br />
occupava ancora tutto il versante alpino italiano fino alla fine del XVIII sec.<br />
Da allora iniziò il progressivo declino delle popolazioni alpine, a partire dal<br />
settore orientale (estinzione sulle Alpi venete precedente al 1850), fino alla<br />
scomparsa delle popolazioni residue dell’arco alpino occidentale intorno al<br />
1920-1930. La ricomparsa della lince sulle Alpi, a partire dagli anni ’80, è<br />
attribuibile alle reintroduzioni effettuate in Svizzera, Austria e Slovenia. La<br />
maggior parte dei segni <strong>di</strong> presenza della specie rilevati negli ultimi anni<br />
(2000-2004) si riferisce alle Alpi orientali (Friuli Venezia-Giulia e <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong><br />
Belluno). In Lombar<strong>di</strong>a le segnalazioni più recenti sono state rilevate<br />
nell’area del Corno della Marogna in Alto Garda Bresciano. Negli anni passati<br />
in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> presenza occasionale atten<strong>di</strong>bili sono giunte dalla me<strong>di</strong>a e alta<br />
Valtellina (1988-1989) e anche dalla porzione settentrionale della <strong>Provincia</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (1992). Una recente segnalazione relativa al 2010/2011 si riferisce<br />
a un possibile caso <strong>di</strong> predazione avvenuto a ottobre 2010 nella porzione<br />
settentrionale della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, su una capra camosciata, in un<br />
agriturismo che si trova a 900 metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, sul versante nord del<br />
Monte Lema, prossimo al confine Italo-Svizzero con Indemini (Dumenza,<br />
strada per Curiglia). Purtroppo, lo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> consumo dell’animale,<br />
documentato da foto scattate sul sito della predazione, è stato giu<strong>di</strong>cato
Analisi del territorio<br />
troppo avvanzato per poter stabilire con certezza se la predazione possa<br />
essere attribuibile alla lince. Le immagini scattate sulla capra predata sono<br />
state valutate dai referenti del gruppo <strong>di</strong> lavoro che si occupa della<br />
conservazione della specie sulle Alpi (SCALP, Status and Conservation of the<br />
Alpine Lynx Population).<br />
2.4.3.14. ARTIODATTILI (SUIDI, CERVIDI E BOVIDI)<br />
Cinghiale Sus scrofa<br />
Cervo Cervus elaphus<br />
Daino Dama dama<br />
Capriolo Capreolus capreolus<br />
Muflone Ovis orientalis<br />
Ammotrago Ammotragus lervia<br />
Camoscio delle Alpi Rupicapra rupicapra<br />
Di seguito vengono riportate le informazioni <strong>di</strong>sponibili relativamente alle<br />
specie <strong>di</strong> ungulati presenti sul territorio provinciale, desunte dall’esame delle<br />
pubblicazioni esistenti, da segnalazioni <strong>di</strong> esperti e dall’analisi dei dati <strong>di</strong><br />
censimento in possesso della provincia, del CAC e degli ATC.<br />
Sul territorio lombardo il cinghiale, presente in passato sia in territori<br />
montani sia nelle foreste planiziali, scomparve gradatamente dalla quasi<br />
totalità della regione a seguito della forte pressione venatoria,<br />
sopravvivendo, sino a circa la metà del XIX secolo, esclusivamente nei<br />
boschi della Valle del Ticino. La specie ha fatto la sua ricomparsa nel corso<br />
degli anni '70, con le prime segnalazioni risalenti al 1970 per la provincia <strong>di</strong><br />
Bergamo. In seguito il cinghiale ha manifestato una notevole <strong>di</strong>ffusione e un<br />
forte incremento delle consistenze, soprattutto nelle province <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e<br />
Como.<br />
La ricomparsa del cinghiale in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> risale agli anni 1976-1978,<br />
a seguito <strong>di</strong> immissioni <strong>di</strong> alcuni soggetti <strong>di</strong> sesso femminile, <strong>di</strong> provenienza<br />
toscana, nell'area del Comprensorio Alpino <strong>di</strong> Caccia e, presumibilmente, <strong>di</strong><br />
esemplari "ibri<strong>di</strong>" in Valcuvia - Valtravaglia. La specie, nel corso dei due<br />
decenni successivi, ha ampliato notevolmente il proprio areale, grazie agli<br />
elevati tassi riproduttivi che la caratterizzano, e risulta attualmente presente<br />
su tutto il territorio montano, con le densità maggiori nell'Alto Luinese e<br />
nella Valcuvia. Nel 1994 è stata stimata la presenza <strong>di</strong> circa 1200 capi<br />
nell'area della Valcuvia - Valtravaglia e <strong>di</strong> circa 350 capi nella zona del Nord<br />
Verbano.<br />
Il prelievo <strong>di</strong> quest'ungulato ebbe inizio nel 1986 nell'alto Luinese<br />
proseguendo, solamente in quest'area, sino al 1987. A partire dal 1988 gli<br />
abbattimenti ebbero luogo anche nelle aree della Valmarchirolo, Valceresio,<br />
Valcuvia e Valtravaglia. Limitatamente a queste ultime aree le immissioni <strong>di</strong><br />
cinghiali proseguirono, in maniera più o meno intensa, fino al 1994. Nell'area<br />
167
168<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
del Parco Naturale del Campo dei Fiori, compresa tra la Valceresio e la<br />
Valcuvia, la comparsa del Cinghiale sembra risalire al 1989.<br />
La <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> effettuare censimenti comporta una carenza <strong>di</strong> dati<br />
riguardanti le <strong>di</strong>namiche delle popolazioni presenti sul territorio. Sulla base<br />
dei dati relativi agli abbattimenti effettuati negli ultimi anni, emerge un<br />
quadro generale che consente <strong>di</strong> confermare una presenza complessiva<br />
superiore ai 2000 capi. Indagini <strong>di</strong> dettaglio relative alla produttività della<br />
specie e alla <strong>di</strong>namica della popolazione sono state realizzati me<strong>di</strong>ante<br />
esame degli uteri delle femmine al macello (Tosi et al., 2010).<br />
Di seguito (Tabella 2.34) viene in<strong>di</strong>cato il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui abbattuti nel<br />
CAC Nord Verbano e in ATC dal 1986 a oggi. Nel 1997 l’attività venatoria è<br />
stata sospesa nel territorio dell’ATC 1 a causa dell’epidemia <strong>di</strong> peste suina.<br />
Tabella 2.34- Abbattimenti <strong>di</strong> cinghiale nel CAC Nord Verbano e nell’ATC1<br />
dal 1986 a oggi.<br />
Anno CAC ATC1<br />
1986-87 70 10<br />
1987-88 35 10<br />
1988-89 80 33<br />
1989-90 90 51<br />
1990-91 76 104<br />
1991-92 143 269<br />
1992-93 131 194<br />
1993-94 147 187<br />
1994-95 170 666<br />
1995-96 99 358<br />
1996-97 137 504<br />
1997-98 220 PSC-0<br />
1998-99 103 524<br />
1999-00 87 516<br />
2000-01 146 201<br />
2001-<strong>02</strong> 98 451<br />
20<strong>02</strong>-03 188 542<br />
2003-04 161 529<br />
2004-05 116 352<br />
2005-06 315 352<br />
2006-07 177 303<br />
2007-08 291 350<br />
2008-09 312 413<br />
2009-10 176 468<br />
2010-11 201 753
Analisi del territorio<br />
Il cinghiale è anche oggetto <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> controllo condotti ai sensi<br />
dell’art. 41 della L.R. 26/93 e succ. mo<strong>di</strong>ficazioni.<br />
Di seguito nel grafico sono riportati i dati <strong>di</strong> sintesi relativi al numero <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> cinghiali abbattuti ogni anno nel corso degli interventi <strong>di</strong> controllo<br />
condotti dal 2003 al 2011 (i dati relativi al 2011 sono aggiornati al mese <strong>di</strong><br />
luglio); nella tabella sottostante è riassunto il numero <strong>di</strong> soggetti abbattuti<br />
per comune nello stesso arco temporale.<br />
Figura 2.19 - Andamento degli abbattimenti <strong>di</strong> cinghiale me<strong>di</strong>ante<br />
interventi <strong>di</strong> controllo.<br />
Tabella 2.35 - Numero <strong>di</strong> cinghiali abbattuti per comune me<strong>di</strong>ante<br />
interventi <strong>di</strong> controllo nel periodo 2003-2011.<br />
In<strong>di</strong>vidui<br />
In<strong>di</strong>vidui<br />
Comune abbattuti Comune abbattuti<br />
Agra 8 Casalzuigno 2<br />
Besano 5 Vergiate 2<br />
Brinzio 10 Mesenzana<br />
Curiglia con<br />
3<br />
Cantello 11 Monteviasco<br />
Pino sul Lago<br />
3<br />
Castelveccana 10 Maggiore 3<br />
Cittiglio 6 Cuvio 2<br />
Comerio 11 Luvinate 3<br />
Cuasso al Monte 6 Gemonio 2<br />
Dumenza 44 Orino 4<br />
Golasecca 12 Arcisate 3<br />
Lonate Pozzolo 49 Gavirate 4<br />
Luino 53 Bisuschio 4<br />
Maccagno 8 Cocquio Trevisago 2<br />
169
170<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Comune<br />
In<strong>di</strong>vidui<br />
abbattuti Comune<br />
In<strong>di</strong>vidui<br />
abbattuti<br />
Somma Lombardo 11 Masciago Primo 3<br />
Valganna 22 Porto Valtravaglia 4<br />
<strong>Varese</strong> 59 Porto Ceresio 5<br />
Vizzola Ticino 6 Veddasca 2<br />
La localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo del cinghiale sul territorio<br />
provinciale è mostrata in Figura 2.20.
Analisi del territorio<br />
Figura 2.20 - Localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo del cinghiale<br />
realizzati sul territorio provinciale.<br />
171
172<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Il cervo è oggi stabilmente presente in tutto il territorio montano della<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, dove ha fatto la sua comparsa tra la fine degli anni ’70 e<br />
l’inizio degli anni ’80. In particolare si possono in<strong>di</strong>viduare tre principali aree<br />
<strong>di</strong> presenza storica: l’Alto Luinese, coincidente con il CAC Nord Verbano, una<br />
seconda area costituita dalla destra orografica della Val Travaglia, la Val<br />
Marchirolo, la Val Ceresio, la sinistra orografica della Valganna ed il Campo<br />
dei Fiori, ed una terza, comprendente la Valcuvia e la sinistra orografica<br />
della Val Travaglia. Avvistamenti sempre più frequenti negli ultimi anni si<br />
registrano anche nel settore centro-meri<strong>di</strong>onale della provincia,<br />
caratterizzato da un maggiore <strong>di</strong>sturbo antropico e da elevati flussi <strong>di</strong><br />
traffico. In particolare si possono considerare stabili i nuclei che si sono<br />
formati nella valle del Ticino e dell’Olona. Recenti avvistamenti hanno<br />
permesso <strong>di</strong> confermare una presenza stabile della specie anche all’interno<br />
del Parco della Pineta <strong>di</strong> Appiano Gentile e Tradate.<br />
La ricomparsa del capriolo nel settore montano della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
risale agli anni ‘50. In Valcuvia e Val Travaglia la presenza della specie viene<br />
fatta risalire alla fuga occasionale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui da un recinto privato (Barozzi,<br />
1989) a metà anni ’70, con un successivo incremento delle presenze<br />
imputabile anche ai rilasci patrocinati dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a, effettuati nel<br />
decennio successivo. Il settore settentrionale della provincia, che comprende<br />
il CAC Nord Verbano e l’ATC 1 Prealpino rappresenta il fulcro <strong>di</strong> maggiore<br />
presenza della specie. Il capriolo è presente tuttavia anche nel settore<br />
centro-meri<strong>di</strong>onale della provincia, con le maggiori concentrazioni nella valle<br />
del Ticino, dove la specie è stata oggetto <strong>di</strong> reintroduzione (dal 1991 al<br />
1995).<br />
Le popolazioni <strong>di</strong> cervo sono regolarmente censite in entrambi gli ambiti<br />
interessati dalla presenza stabile della specie: nel CAC a partire dal 2001,<br />
nell’ATC 1 dal 2003, me<strong>di</strong>ante l’applicazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti meto<strong>di</strong> (censimento<br />
in battuta, censimento al verde, censimento al bramito), che hanno<br />
permesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> una serie storica <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> conteggi.<br />
In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la specie viene cacciata dal 2001, quando è iniziato il<br />
prelievo nel CAC, mentre il prelievo nell’ATC 1 ha preso avvio nel 2003. In<br />
Tabella 2.36 e in Tabella 2.37 sono riportati i dati <strong>di</strong>sponibili relativi alla<br />
gestione del cervo rispettivamente nel CAC e nell’ATC 1.<br />
Tabella 2.36 - Dati riassuntivi sulla gestione del cervo nel Comprensorio<br />
Alpino <strong>di</strong> Caccia “Nord Verbano” dal 2001 a oggi.<br />
ANNO<br />
Totale capi<br />
stimati<br />
<strong>Piano</strong> <strong>di</strong><br />
prelievo<br />
Percentuale<br />
<strong>Piano</strong><br />
Prelievo<br />
effettuato<br />
Percentuale<br />
prelievo<br />
2001 135 12 8,9% 8 67%<br />
20<strong>02</strong> 135 12 8,9% 6 50%<br />
2003 200 16 8,0% 10 63%<br />
2004 240 20 8,3% 14 70%<br />
2005 280 26 9,3% 22 85%<br />
2006 300 36 12,0% 30 83%
Analisi del territorio<br />
ANNO<br />
Totale capi<br />
stimati<br />
<strong>Piano</strong> <strong>di</strong><br />
prelievo<br />
Percentuale<br />
<strong>Piano</strong><br />
Prelievo<br />
effettuato<br />
Percentuale<br />
prelievo<br />
2007 319 42 13,2% 37 88%<br />
2008 320 42 13,1% 40 95%<br />
2009 381 50 13,1% 44 88%<br />
2010 411 54 13,1% 51 94%<br />
2011 478 58 12.1% 55 95%<br />
Tabella 2.37 - Dati riassuntivi sulla gestione del cervo nell’ATC 1 dal 2003 a<br />
oggi.<br />
ANNO<br />
Totale capi<br />
stimati<br />
<strong>Piano</strong> <strong>di</strong><br />
prelievo<br />
Percentuale<br />
<strong>Piano</strong><br />
Prelievo<br />
effettuato<br />
Percentuale<br />
prelievo<br />
2003 100 5 5,0% 3 60%<br />
2004 320 24 7,5% 11 46%<br />
2005 440 30 6,8% 13 43%<br />
2006 420 36 8,6% 16 44%<br />
2007 226 26 11,5% 18 69%<br />
2008 276 35 12,7 23 66%<br />
2009 213 54 16% 42 77%<br />
2010 280 45 16,1% 35 78%<br />
2011 343 55 16% 50 91%<br />
Dal 2001 fino al 2005 la popolazione censita sull’intero territorio provinciale<br />
ha mostrato un andamento in netta crescita, riferibile ad un aumento lieve<br />
ma costante nel territorio del CAC e ad un marcato incremento nell’ATC 1; a<br />
partire dal 2006 il numero <strong>di</strong> cervi censiti si è stabilizzato, in modo<br />
particolare nell’ATC 1, assestandosi intorno ai 700 in<strong>di</strong>vidui<br />
complessivamente presenti in entrambi gli ambiti.<br />
Anche il numero <strong>di</strong> capi abbattuti è aumentato, da meno <strong>di</strong> una decina <strong>di</strong><br />
capi, per anno, nel periodo 2001-2003, fino a 30 nel 2006, nel territorio del<br />
CAC; analogamente il numero <strong>di</strong> cervi abbattuti nel territorio dell’ATC 1 è<br />
aumentato da 3 nel primo anno <strong>di</strong> prelievo su questa specie, fino a 42 nel<br />
2009.<br />
Nel CAC “Nord Verbano” la percentuale <strong>di</strong> prelievo effettuato rispetto al<br />
piano è risultata me<strong>di</strong>amente pari al 60% nei primi 3 anni <strong>di</strong> apertura della<br />
caccia a questa specie (periodo 2001-2003), andando progressivamente ad<br />
aumentare negli anni successivi, con un prelievo del 95% nel 2008. La<br />
percentuale elevata <strong>di</strong> prelievo registrata negli ultimi anni <strong>di</strong>mostra una<br />
maturata esperienza dei cacciatori del Comprensorio nell’effettuare una<br />
caccia <strong>di</strong> selezione sulla specie.<br />
Le percentuali <strong>di</strong> prelievo effettuate nel territorio dell’ATC 1 sono al contrario<br />
risultate sempre piuttosto scarse, rispetto ai piani previsti, con una tendenza<br />
alla <strong>di</strong>minuzione negli ultimi anni. Tali percentuali si sono sempre infatti<br />
mantenute abbondantemente al <strong>di</strong> sotto del 50%, se si esclude l’anno 2009,<br />
in cui si è raggiunta la massima percentuale (77,14%), rispetto al piano.<br />
Percentuali <strong>di</strong> prelievo così basse rispetto ai piani proposti potrebbero essere<br />
173
174<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
causate da una sovrastima della popolazione effettivamente presente sul<br />
territorio dell’ATC 1, imputabile a carenze nell’applicazione delle metodologie<br />
<strong>di</strong> monitoraggio o a una non corretta interpretazione dei risultati ottenuti,<br />
oppure ad una esperienza dei cacciatori non ancora sufficientemente<br />
maturata.<br />
Le popolazioni <strong>di</strong> capriolo sono regolarmente censite in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />
rispettivamente a partire dal 2001 nel CAC e dal 2003 nell’ATC 1, me<strong>di</strong>ante<br />
l’applicazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> monitoraggio (censimento in battuta,<br />
block count e censimento al verde).<br />
La specie viene cacciata dal 20<strong>02</strong>, quando è iniziato il prelievo nel CAC,<br />
mentre il prelievo nell’ATC 1 ha preso avvio nel 2003. In Tabella 2.38 e in<br />
Tabella 2.39 sono riportati i dati <strong>di</strong>sponibili relativi alla gestione del capriolo<br />
rispettivamente nel CAC e nell’ATC 1.<br />
Tabella 2.38 - Dati riassuntivi sulla gestione del capriolo nel Comprensorio<br />
“Nord Verbano”dal 20<strong>02</strong> a oggi.<br />
ANNO<br />
Totale capi<br />
stimati<br />
<strong>Piano</strong> <strong>di</strong><br />
prelievo<br />
Percentuale<br />
<strong>Piano</strong><br />
Prelievo<br />
effettuato<br />
Percentuale<br />
prelievo<br />
20<strong>02</strong> 240 12 5,0% 6 50%<br />
2003 180 12 6,7% 9 75%<br />
2004 200 16 8,0% 12 75%<br />
2005 250 22 8,8% 17 77%<br />
2006 280 26 9,3% 17 65%<br />
2007 452 38 8,4% 28 74%<br />
2008 5<strong>02</strong> 38 7,6% 28 74%<br />
2009 483 38 7,9% 23 61%<br />
2010 424 30 7,1% 22 73<br />
2011 564 32 5,7% 28 88%<br />
Tabella 2.39 - Dati riassuntivi sulla gestione del capriolo nell’ATC 1 dal<br />
2003 a oggi.<br />
ANNO<br />
Totale capi<br />
stimati<br />
<strong>Piano</strong> <strong>di</strong><br />
prelievo<br />
Percentuale<br />
<strong>Piano</strong><br />
Prelievo<br />
effettuato<br />
Percentuale<br />
prelievo<br />
2003 300 10 3,3% 6 60%<br />
2004 600 48 8,0% 22 46%<br />
2005 610 48 7,9% 31 65%<br />
2006 720 60 8,3% 30 50%<br />
2007 424 44 10,4% 22 50%<br />
2008 459 30 7% 23 77%<br />
2009 624 54 8% 42 78%<br />
2010 795 46 8,2% 37 80%<br />
2011 776 55 7% 51 93%<br />
In entrambi gli ambiti la popolazione censita rispettivamente dal 20<strong>02</strong> nel<br />
CAC e dal 2003 nell’ATC 1 ha mostrato un andamento in netta crescita, con<br />
un aumento più marcato soprattutto negli ultimi 3 anni, con una stima <strong>di</strong>
Analisi del territorio<br />
circa 1200 in<strong>di</strong>vidui presenti complessivamente nel territorio montano della<br />
provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Conseguentemente a tale aumento, anche il piano <strong>di</strong><br />
prelievo ha visto crescere costantemente il numero <strong>di</strong> capi assegnati, da 12<br />
a 30 nel CAC, nel periodo dal 20<strong>02</strong> al 2010, e da 10 a 54 nell’ATC 1, nel<br />
periodo dal 2003 al 2010. Anche il numero <strong>di</strong> capi abbattuti è aumentato, da<br />
meno <strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> capi, per anno, nel periodo 20<strong>02</strong>-2003, fino a 28 nel<br />
2008, nel territorio del CAC; analogamente il numero <strong>di</strong> caprioli abbattuti nel<br />
territorio dell’ATC 1 è aumentato da 6 nel primo anno <strong>di</strong> prelievo, fino a 42<br />
nel 2009. Il numero <strong>di</strong> capi abbattuti non è mai stato sufficiente per<br />
conseguire il raggiungimento del piano <strong>di</strong> prelievo, con percentuali <strong>di</strong><br />
prelievo rispetto al piano, nei primi anni, più scarse nell’ATC1 rispetto al<br />
CAC; mentre negli ultimi anni la tendenza si è invertita. Nelle ultime stagioni<br />
il prelievo complessivo per il CAC è risultato me<strong>di</strong>amente superiore al 70%<br />
del piano previsto, nell’ultima stagione il valore è risultato lievemente<br />
inferiore rispetto a quelli delle precedenti stagioni venatorie. Il prelievo<br />
complessivo del capriolo nel territorio dell’ATC 1 fino alla stagione 2007 è<br />
risultato pari circa al 50%, nelle ultime due stagioni è decisamente<br />
aumentato passando a circa il 76% del piano previsto.<br />
Il daino è presente in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> con un nucleo stabilizzato a<br />
seguito della fuga dalla cattività (Parco degli Aironi <strong>di</strong> Gerenzano) nella<br />
porzione sud-orientale del territorio provinciale. Gli interventi <strong>di</strong> controllo<br />
operati dalla vigilanza provinciale dal 2007 ad oggi hanno interessato<br />
principalmente l’area <strong>di</strong> maggior concentrazione <strong>di</strong> tale nucleo (comuni <strong>di</strong><br />
Gerenzano, Cislago, Gorla Maggiore, Lonate Ceppino, Tradate). Alcuni<br />
interventi hanno riguardato anche in<strong>di</strong>vidui presenti nei comuni <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e<br />
Cocquio Trevisago. La facilità <strong>di</strong> allevamento e l’adattabilità della specie a<br />
vivere in <strong>di</strong>versi ambienti sono i principali motivi della <strong>di</strong>ffusione del daino in<br />
cattività e del conseguente alto rischio <strong>di</strong> fuga in ambiente naturale.<br />
Di seguito viene riportato l’andamento degli abbattimenti <strong>di</strong> controllo del<br />
daino e il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui abbattuti per comune nel periodo 2007-2011 (i<br />
dati relativi al 2011 sono aggiornati al mese <strong>di</strong> aprile).<br />
175
Comune<br />
In<strong>di</strong>vidui<br />
abbattuti<br />
Gerenzano 26<br />
Cislago 6<br />
Tradate 4<br />
<strong>Varese</strong><br />
Cocquio<br />
2<br />
Trevisago<br />
Gorla<br />
1<br />
Maggiore<br />
Lonate<br />
1<br />
Ceppino 1<br />
176<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
In Figura 2.21 è mostrata la localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo del<br />
daino sul territorio provinciale.
Analisi del territorio<br />
Figura 2.21 - Localizzazione degli interventi <strong>di</strong> controllo del daino sul<br />
territorio provinciale.<br />
177
178<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Il muflone è stato immesso in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, nel territorio compreso<br />
tra il Lago Maggiore e la Valcuvia e la Valtravaglia, a partire dal 1980. Il<br />
numero <strong>di</strong> soggetti rilasciati nel corso <strong>di</strong> 8 anni è quantificabile in circa 15<br />
in<strong>di</strong>vidui. Nel 1990 era già stimata la presenza <strong>di</strong> circa 30 in<strong>di</strong>vidui (Zilio,<br />
1990). Nel 1997, in corrispondenza dell’avvio del Progetto SIT-FAUNA (Tosi<br />
e Zilio, 20<strong>02</strong>), venne organizzato per la prima volta un censimento<br />
sperimentale della specie, utilizzando il metodo del block count; la<br />
morfologia accidentata delle valli e la ripi<strong>di</strong>tà dei versanti, in aggiunta<br />
all’elevata copertura arborea dell’area censita, portò a scarsi risultati (solo 8<br />
in<strong>di</strong>vidui avvistati), nonostante il conteggio sia stato organizzato con<br />
l’impiego <strong>di</strong> un elevato numero <strong>di</strong> operatori (63 persone sud<strong>di</strong>vise in 38<br />
squadre). A partire dal 1998, considerate le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> eseguire sul<br />
territorio dei censimenti esaustivi, si pensò <strong>di</strong> ricorrere a <strong>di</strong>fferenti<br />
metodologie <strong>di</strong> indagine, in<strong>di</strong>viduando una serie <strong>di</strong> transetti sui quali<br />
sperimentare il metodo del Pellet Group Count. I dati raccolti consentirono <strong>di</strong><br />
attribuire ad ogni transetto un In<strong>di</strong>ce Chilometrico <strong>di</strong> Abbondanza (IKA),<br />
stimato in funzione dei segni <strong>di</strong> presenza rilevati. Dai risultati fu possibile<br />
evidenziare come il settore sud-occidentale del territorio indagato (Pizzoni <strong>di</strong><br />
Laveno e pen<strong>di</strong>ci del Pizzo Cuvignone) risultasse maggiormente frequentato<br />
dalla specie. Tenendo conto <strong>di</strong> un incremento utile annuo pari al 20% degli<br />
animali immessi e della consistenza stimata degli in<strong>di</strong>vidui nel 1990 (30<br />
capi), venne ipotizzata una densità <strong>di</strong> popolazione pari a 3 capi/100 ha, con<br />
una superficie utile alla specie <strong>di</strong> circa 6700 ha.<br />
Nel 2003, in periodo primaverile, venne effettuato dall’ATC 1 e dalla<br />
<strong>Provincia</strong> un censimento della popolazione <strong>di</strong> muflone al “verde” nelle aree <strong>di</strong><br />
alimentazione a prato in<strong>di</strong>viduate nell’area <strong>di</strong> presenza della specie, in cui<br />
vennero censiti circa 200 in<strong>di</strong>vidui.<br />
Negli anni seguenti, dal 2004 al 2006, i soci dell’ATC 1 hanno realizzato in<br />
periodo tardo invernale (fine gennaio) dei conteggi degli in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> muflone<br />
in corrispondenza dell’ultima giornata <strong>di</strong> caccia al cinghiale, arrivando a<br />
contare, a seconda degli anni, da circa 300 a circa 400 in<strong>di</strong>vidui.<br />
A partire dal 2007 sono stati organizzati annualmente, in periodo<br />
primaverile, uno o più censimenti al “verde” in corrispondenza delle aree<br />
aperte del Settore 1 “Monte Nudo”, caratterizzato dalla presenza della<br />
specie.<br />
La specie viene cacciata dal 2003. In Tabella 2.40 sono riportati i dati<br />
<strong>di</strong>sponibili relativi alla gestione del muflone nell’ATC 1 dal 2003 ad oggi.
Analisi del territorio<br />
Tabella 2.40 - Dati riassuntivi sulla gestione del muflone nell’ATC 1 dal<br />
2003 al 2010.<br />
ANNO<br />
Totale capi<br />
censiti<br />
<strong>Piano</strong> <strong>di</strong><br />
prelievo<br />
Percentuale Prelievo Percentuale<br />
piano effettuato prelievo<br />
2003 187 19 10,2% 19 100%<br />
2004 292 25 10,4% 20 80%<br />
2005 284 28 10,6% 25 89%<br />
2006 4<strong>02</strong> 44 11,7% 33 75%<br />
2007 291 40 17% 34 85%<br />
2008 212 40 19,2% 30 75%<br />
2009 275 50 18,2% 49 98%<br />
2010 277 60 21,7% 56 93%<br />
2011 287 60 20,9 59 99%<br />
Nonostante le procedure <strong>di</strong> monitoraggio non siano confrontabili per i due<br />
<strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong> (2003-2006 e 2007-2010), si può notare come la popolazione<br />
<strong>di</strong> muflone appare relativamente stabile. Per quanto riguarda il periodo<br />
2007-2010, poiché l’obiettivo dei Piani <strong>di</strong> prelievo è stato quello <strong>di</strong> contenere<br />
la presenza, la popolazione sembrerebbe rispondere correttamente a tale<br />
obiettivo.<br />
L’ammotrago, detto anche capra berbera o pecora crinita, è un ungulato<br />
originario delle zone montane rocciose e aride dell’area sahariana: Algeria,<br />
Ciad, Libia, Mali, Niger, Sudan. È un ovino che presenta un mantello <strong>di</strong><br />
colore marrone chiaro, che gli permette una buona mimetizzazione<br />
nell'ambiente sabbioso e roccioso tipico dell’areale originario; la criniera<br />
corta e <strong>di</strong>ritta sul collo e sul garrese risulta più lunga sulla gola, sul petto e<br />
sulla parte superiore delle zampe anteriori. Le corna ricurve e appuntite sono<br />
molto sviluppate e possono raggiungere, negli in<strong>di</strong>vidui maschi adulti, anche<br />
85 cm <strong>di</strong> lunghezza. Gli ammotraghi vivono nelle zone aride ed inospitali<br />
dell’Africa settentrionale, privilegiando i territori rocciosi piuttosto che i<br />
deserti sabbiosi e nutrendosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> vegetazione. Si radunano in<br />
piccoli gruppi guidati da un maschio. Nel periodo degli amori (ottobrenovembre)<br />
i maschi cercano <strong>di</strong> guadagnarsi l’accesso al gruppo per<br />
l’accoppiamento sfidandosi con cariche a testa bassa. La femmina dopo una<br />
gestazione che dura circa 160 giorni partorisce uno e talvolta anche due<br />
piccoli.<br />
La specie, considerata vulnerabile (VU) dalla Lista Rossa IUCN secondo i<br />
criteri A2cd, è stata reintrodotta nel Sahara Occidentale. Fuori dall’areale<br />
originario l’ammotrago è stato introdotto in Spagna, Stati Uniti e Messico. In<br />
ambito europeo esiste una piccola popolazione in Repubblica Ceca, che si è<br />
stabilita in seguito a fuga <strong>di</strong> alcuni in<strong>di</strong>vidui da uno zoo. In Italia un piccolo<br />
nucleo è segnalato anche in una azienda faunistico-venatoria<br />
dell’alessandrino.<br />
La specie è presente in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> dal 1993, anno in cui 6 in<strong>di</strong>vidui<br />
(1 maschio e 5 femmine), posseduti da un privato nel comune <strong>di</strong><br />
Castelveccana, sono fuggiti dalla cattività. Un in<strong>di</strong>viduo maschio <strong>di</strong> 5 anni è<br />
179
180<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
stato catturato dagli agenti del Nucleo <strong>Faunistico</strong> della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
nel 1996. Attualmente il nucleo, costituito presumibilmente da circa una<br />
decina <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui, occupa i rilievi del Monte Nudo, Monte Colonna e Monte<br />
Pian della Nave, utilizzando <strong>di</strong> preferenza i versanti rocciosi e assolati che si<br />
affacciano sul Lago Maggiore. La recente osservazione <strong>di</strong> una femmina con<br />
un piccolo al seguito lascia presupporre che, nonostante il numero <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidui immessi e presenti sul territorio varesino sia limitato, la specie<br />
riesca comunque a riprodursi. In seguito al parere favorevole dell’Istituto<br />
Nazionale per la Fauna Selvatica (protocollo 3411/T-A23 del 18/5/2004), con<br />
Delibera <strong>di</strong> Giunta <strong>Provincia</strong>le N. 220 del 01/06/2004, è stato autorizzato<br />
l’abbattimento degli in<strong>di</strong>vidui presenti sul territorio provinciale. Tre esemplari<br />
sono stati abbattuti dal 2003 al 2005.<br />
L’esperienza dell’introduzione della specie in Spagna evidenzia una grande<br />
adattabilità dell’ammotrago al clima me<strong>di</strong>terraneo, in aree dove le risorse<br />
trofiche, al contrario delle regioni desertiche originarie, sono abbondanti e i<br />
competitori sono scarsi. In queste aree le popolazioni <strong>di</strong> ammotrago sono<br />
cresciute rapidamente, presentando tassi <strong>di</strong> natalità particolarmente elevati<br />
e costituendo attualmente una delle principali minacce nei confronti<br />
dell’autoctona Capra pyrenaica. La presenza del modesto nucleo <strong>di</strong><br />
ammotraghi in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> potrebbe rappresentare, in concomitanza<br />
con le attività <strong>di</strong> monitoraggio ed era<strong>di</strong>cazione, una opportunità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
della specie in un ambiente molto <strong>di</strong>verso dall’originario e delle possibili sue<br />
interazioni con le altre specie <strong>di</strong> ungulati presenti nell’area (muflone,<br />
capriolo, cervo, cinghiale).<br />
Il camoscio è presente con una popolazione stabile in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
solo nel territorio del CAC Nord Verbano. Occasionali avvistamenti <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidui isolati sono stati registrati in un recente passato anche nel<br />
comparto montano a sud del CAC, precisamente: sul Monte Martica nel<br />
2000, un in<strong>di</strong>viduo giovane all’incrocio tra Ghirla e Cunardo nel 2005. Tali<br />
presenze isolate possono essere messe in relazione allo spostamento <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidui dalle aree <strong>di</strong> presenza stabile causata da cani durante le braccate al<br />
cinghiale o a fenomeni <strong>di</strong> erratismo che si verificano regolarmente nei<br />
giovani. La spora<strong>di</strong>cità <strong>di</strong> tali osservazioni, unitamente all’assenza o alla<br />
frammentazione, al <strong>di</strong> fuori del territorio del CAC, <strong>di</strong> aree particolarmente<br />
vocate per la specie, induce a non considerare tali eventi isolati nella<br />
trattazione della popolazione stabilmente presente in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
La popolazione <strong>di</strong> camoscio è regolarmente censita dal CAC, me<strong>di</strong>ante block<br />
census, a partire dal 1996; attualmente si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> dati <strong>di</strong><br />
oltre 10 anni (Tabella 2.41) <strong>di</strong> conteggi. I censimenti vengono realizzati in<br />
maniera pressoché esaustiva in corrispondenza <strong>di</strong> tutte le aree vocate del<br />
territorio del CAC; solo alcune aree, caratterizzate da copertura vegetale<br />
molto fitta e pressoché continua o da elevata pendenza e presenza <strong>di</strong> rocce,<br />
non vengono considerate. In questo modo la consistenza ottenuta<br />
rappresenta un valore minimo certo rispetto alla reale entità della<br />
popolazione.
Analisi del territorio<br />
La specie viene cacciata dal 1998. In Tabella 2.41 sono riportati i dati<br />
<strong>di</strong>sponibili relativi alla gestione del camoscio nel CAC.<br />
Tabella 2.41 - Dati riassuntivi sulla gestione del camoscio nel<br />
Comprensorio “Nord Verbano”dal 1996 ad oggi.<br />
ANNO<br />
Totale capi Differenza <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> Percentuale Prelievo Percentuale<br />
censiti percentuale prelievo <strong>Piano</strong> effettuato prelievo<br />
1996 112<br />
1997 126 113%<br />
1998 142 113% 14 9,9% 9 64%<br />
1999 78 55% 14 17,9% 8 57%<br />
2000 193 247% 14 7,3% 6 43%<br />
2001 155 80% 14 9,0% 8 57%<br />
20<strong>02</strong> 196 126% 14 7,1% 11 79%<br />
2003 245 125% 16 6,5% 13 81%<br />
2004 213 87% 16 7,5% 14 88%<br />
2005 220 103% 16 7,3% 11 69%<br />
2006 198 90% 16 8,1% 12 75%<br />
2007 153 77% 12 7,8% 8 67%<br />
2008 201 131% 14 7% 10 71%<br />
2009 154 77% 11 7,1% 5 46%<br />
2010 140 91% 11 7,9% 8 73%<br />
2011 183 131% 12 6,6% 9 75%<br />
Dal 1996 fino al 2003 la tendenza della popolazione censita ha subito una<br />
netta crescita (il dato relativo all’anno 1999 rappresenta una sottostima, in<br />
quanto il censimento è stato interrotto a causa delle con<strong>di</strong>zioni<br />
meteorologiche). A partire dal 2004 il numero <strong>di</strong> camosci censiti è <strong>di</strong>minuito<br />
lievemente, assestandosi intorno ai 200 in<strong>di</strong>vidui nel 2006. Anche il numero<br />
<strong>di</strong> capi abbattuti è aumentato, con circa 8 camosci abbattuti, per anno, nel<br />
periodo 1998-2001, mentre nel periodo dal 20<strong>02</strong> al 2006 sono stati<br />
me<strong>di</strong>amente abbattuti circa 12 animali. Negli ultimi quattro anni (2007-<br />
2010) si è registrata invece una fluttuazione delle consistenze. Il dato<br />
potrebbe essere chiarito se si considera la presenza <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> fattori<br />
(innevamento, copertura vegetale, localizzazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui in territorio<br />
elvetico) che con<strong>di</strong>ziona la contattabilità della specie durante il censimento,<br />
determinando per alcuni anni una sottostima significativa della popolazione.<br />
2.4.4 INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE FAUNISTICO-VENATORIA<br />
2.4.4.1. REINTRODUZIONI<br />
Per reintroduzione si intende l'immissione <strong>di</strong> una specie in un'area in cui essa<br />
era in<strong>di</strong>gena e da cui è scomparsa in tempi storici per eventi naturali o per<br />
azione <strong>di</strong>retta o in<strong>di</strong>retta dell'uomo. Si tratta <strong>di</strong> operazioni che rivestono un<br />
181
182<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
ruolo positivo nel perseguimento <strong>di</strong> una strategia <strong>di</strong> ripristino <strong>di</strong> zoocenosi il<br />
più possibile complete sul territorio provinciale, che dovrebbero<br />
rappresentare uno degli obiettivi <strong>di</strong> fondo anche delle unità <strong>di</strong> gestione. Tali<br />
interventi devono essere attuati sulla base <strong>di</strong> una apposita indagine tecnica<br />
che abbia verificato i seguenti presupposti:<br />
• documentazione storica <strong>di</strong>mostrante la passata <strong>di</strong>ffusione della specie<br />
nell'area <strong>di</strong> reintroduzione;<br />
• in<strong>di</strong>viduazione e rimozione delle cause <strong>di</strong> estinzione;<br />
• presenza <strong>di</strong> habitat idoneo e <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni sufficienti a sostenere una<br />
popolazione stabile della specie;<br />
• verifica della forma tassonomica (a livello <strong>di</strong> sottospecie) e della<br />
provenienza degli animali da immettere;<br />
• verifica che la reintroduzione non produca rilevanti conseguenze negative<br />
su attività <strong>di</strong> interesse socio-economico.<br />
In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, sino ad oggi, le reintroduzioni note e autorizzate<br />
hanno riguardato solamente la specie capriolo.<br />
La ricomparsa del capriolo nel settore montano della provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
risale agli anni ‘50. In Valcuvia e Val Travaglia la presenza della specie viene<br />
fatta risalire alla fuga occasionale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui da un recinto privato (Barozzi,<br />
1989) a metà anni ’70, con un successivo incremento delle presenze<br />
imputabile ai rilasci patrocinati dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a, effettuati nel<br />
decennio successivo. Anche la presenza del capriolo nel settore centromeri<strong>di</strong>onale<br />
della provincia, lungo la valle del Ticino, è stata favorita da una<br />
recente reintroduzione, realizzata dal 1991 al 1995, nella porzione del Parco<br />
che ricade in provincia <strong>di</strong> Milano (Cravin e Roveda, 2003).<br />
2.4.4.2. RIPOPOLAMENTI<br />
I ripopolamenti costituiscono un apporto artificiale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui a popolazioni<br />
naturali preesistenti, anche se con consistenze ridotte. In linea teorica, sono<br />
operazioni da effettuarsi solamente quando eventi occasionali hanno agito su<br />
una popolazione, riducendone gli effettivi a tal punto da metterne a serio<br />
rischio la vitalità e la capacità <strong>di</strong> ripresa e non devono essere effettuati<br />
quando la o le cause che hanno portato alla riduzione della popolazione sono<br />
ancora operanti.<br />
Un tentativo <strong>di</strong> ripopolamento, effettuato con soggetti in<strong>di</strong>vidui provenienti<br />
da allevamento, a seguito <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong> acclimatazione in situ, ha<br />
riguardato la coturnice nella porzione orientale del Comprensorio Alpino<br />
Nord Verbano; il monitoraggio <strong>di</strong> metà dei soggetti immessi (21 in<strong>di</strong>vidui<br />
marcati con ra<strong>di</strong>ocollare su 42 rilasciati) ha però verificato che la<br />
sopravvivenza degli stessi non ha interessato un periodo successivo<br />
all’immissione superiore ai 30 giorni (Carlini et al., 1999).
Analisi del territorio<br />
In Italia, in Lombar<strong>di</strong>a e in parte anche nel contesto della provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>, al contrario, i ripopolamenti risultano la pratica gestionale più<br />
<strong>di</strong>ffusa, venendo effettuati in modo ricorrente ogni anno o più volte in un<br />
anno, non solo per ricostituire effettivamente delle popolazioni naturali <strong>di</strong><br />
animali selvatici, ma anche per poter permettere un prelievo venatorio che<br />
altrimenti non sarebbe giustificabile.<br />
È il caso, ad esempio, dei ripopolamenti <strong>di</strong> fagiano, lepre, starna che<br />
vengono realizzati con regolarità sia nel CAC sia negli ATC.<br />
Ripopolamenti nel CAC Nord Verbano<br />
Nel CAC Nord Verbano negli ultimi 5 anni (dal 2006 al 2010) sono stati<br />
effettuati rilasci <strong>di</strong> circa 1700 fagiani (me<strong>di</strong>a 1714) e 500 starne (me<strong>di</strong>a<br />
528) all’anno.<br />
Vengono realizzati generalmente 4 lanci all’anno <strong>di</strong> fagiani e starne. Il primo<br />
rilascio <strong>di</strong> fagiani avviene nei primi giorni <strong>di</strong> agosto, con circa 500 in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong><br />
120 giorni <strong>di</strong> età. Di questi, 150 vengono lasciati in un recinto <strong>di</strong><br />
ambientamento (<strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> circa 40x40 m) in comune <strong>di</strong> Veddasca, per<br />
un periodo <strong>di</strong> circa un mese. Il primo lancio viene fatto con in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong><br />
fagiano della sottospecie P.c.tenebrosus, mentre i lanci successivi riguardano<br />
in<strong>di</strong>vidui adulti appartenenti alla sottospecie P.c.mongolicus. La<br />
localizzazione dei rilasci è costante negli anni. Fagiani e starne vengono<br />
rilasciati contemporaneamente.<br />
I rilasci <strong>di</strong> lepre vengono effettuati con lepri <strong>di</strong> provenienza nazionale,<br />
preambientate a terra (in numero <strong>di</strong> circa 30 in<strong>di</strong>vidui); nel 2010, a quelle <strong>di</strong><br />
origine nazionale, si è aggiunto un rilascio <strong>di</strong> 42 lepri <strong>di</strong> cattura <strong>di</strong><br />
provenienza ungherese, che sono state liberate subito dopo il trasporto. I<br />
rilasci avvengono sia in Val Veddasca, sia in Val Dumentina, con un rapporto<br />
<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui rilasciati nelle due aree <strong>di</strong> 2 a 1. Le località <strong>di</strong> rilascio sono le<br />
seguenti: Pra Bernardo, Pian <strong>di</strong> Runo e Curiglia (nell’area Dimentina); Monte<br />
Borgna, Cadrigna e Monterecchio (nell’area Veddasca).<br />
Analizzando i dati <strong>di</strong> abbattimento <strong>di</strong> fagiano e starna relativi agli ultimi 5<br />
anni, si evidenzia un prelievo pari al 33.5% dei fagiani rilasciati e al 37.6%<br />
delle starne rilasciate. Una frazione dei fagiani rilasciati riesce a superare la<br />
stagione venatoria, contribuendo a un inse<strong>di</strong>amento stabile della specie nel<br />
territorio del CAC; tale presenza è confermata da alcuni casi <strong>di</strong> riproduzione,<br />
recentemente verificati (nel 2011 sono state in<strong>di</strong>viduate con certezza due<br />
covate, Passalacqua, com. pers.). Al contrario, si può supporre che le starne<br />
liberate non riescano a superare la stagione venatoria e che la specie<br />
<strong>di</strong>penda completamente dai ripopolamenti realizzati <strong>di</strong> anno in anno.<br />
Il prelievo della lepre è subor<strong>di</strong>nato a un piano <strong>di</strong> prelievo conservativo (12<br />
in<strong>di</strong>vidui) che consente la presenza sul territorio del CAC <strong>di</strong> una popolazione<br />
stabile della specie.<br />
Tutti i ripopolamenti in CAC Nord Verbano vengono realizati nelle aree a<br />
maggior tutela.<br />
183
Ripopolamenti nell’ATC 1<br />
184<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Nell’ATC 1 vengono effettuati ripopolamenti <strong>di</strong> fagiano, starna e lepre.<br />
Il ripopolamento del fagiano avviene secondo due modalità, me<strong>di</strong>ante<br />
l’impiego <strong>di</strong> fagianotti preambientati in voliera in periodo estivo e me<strong>di</strong>ante<br />
immissioni integrative <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui da settembre a <strong>di</strong>cembre (pronta caccia).<br />
Il numero <strong>di</strong> fagiani immessi preambientati in voliera per anno è risultato<br />
variabile dal 2004 al 2009, da un minimo <strong>di</strong> 640 in<strong>di</strong>vidui nel 2007 a un<br />
massimo <strong>di</strong> 2710 in<strong>di</strong>vidui nel 2005. Me<strong>di</strong>amente, il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />
immessi è circa 1350, con 3 lanci all’anno (due lanci a luglio e uno ad<br />
agosto). Gli in<strong>di</strong>vidui rilasciati sono fagianotti <strong>di</strong> circa 90 giorni <strong>di</strong> età,<br />
preambientati in voliere autorizzate. In aggiunta a questi rilasci vengono<br />
effettuate immissioni integrative <strong>di</strong> circa 4000 fagiani all’anno, con lanci<br />
effettuati circa 2 volte al mese da fine settembre all’inizio <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre, in<br />
zone autorizzate dalla <strong>Provincia</strong>.<br />
La starna è stata oggetto <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> ripopolamento, nel periodo<br />
considerato (2004-2010) in 2 anni: 2004, con il rilascio <strong>di</strong> 60 giovani<br />
preambientati in voliera; 2008, con il rilascio <strong>di</strong> 1400 in<strong>di</strong>vidui, con lanci<br />
effettuati da settembre a <strong>di</strong>cembre (pronta caccia).<br />
Il ripopolamento <strong>di</strong> lepre è stato effettuato negli ultimi anni secondo <strong>di</strong>verse<br />
modalità (rilascio <strong>di</strong> leprotti in periodo primaverile-estivo in recinti<br />
autorizzati, rilascio <strong>di</strong> adulti riproduttori in gennaio) e con un numero <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidui rilasciati <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> anno in anno. Nel 2004 sono stati rilasciati 100<br />
in<strong>di</strong>vidui adulti in gennaio, in aree autorizzate dalla <strong>Provincia</strong>, e 200 leprotti<br />
preambientati in recinti autorizzati. Nel 2005 sono state rilasciate<br />
complessivamente 50 lepri; numeri analoghi riguardano anche gli anni<br />
successivi, in cui i rilasci sono stati effettuati prevalentemente in periodo<br />
estivo.<br />
Ripopolamenti nell’ATC 2<br />
Nell’ATC 2 vengono effettuati ripopolamenti <strong>di</strong> fagiano, starna e lepre. Di<br />
seguito vengono riportati i dati raccolti relativamente ai ripopolamenti <strong>di</strong><br />
lepre.<br />
Dal 2007 al 2011 sono state rilasciate in me<strong>di</strong>a 300 lepri all’anno. Si tratta <strong>di</strong><br />
lepri adulte, <strong>di</strong> provenienza est-europea (Romania, Slovacchia, Ungheria),<br />
catturate e rilasciate nell’arco <strong>di</strong> 2-3 giorni.<br />
Di seguito vengono riportati i dati relativi al numero <strong>di</strong> lepri immesse e<br />
abbattute per anno nel periodo 2006-2011.
Analisi del territorio<br />
Tabella 2.42 - Lepri immesse e abbattute nel territorio dell’ATC 2 nel<br />
periodo 2006-2011.<br />
Anno Ripopolamenti Abbattimenti<br />
2006 0 284<br />
2007 296 273<br />
2008 296 188<br />
2009 316 205<br />
2010 290 206<br />
2011 300 147<br />
Ripopolamenti nell’ATC 3<br />
Nell’ATC 3 vengono effettuati ripopolamenti <strong>di</strong> fagiano, starna e lepre.<br />
Il ripopolamento del fagiano avviene secondo due modalità, me<strong>di</strong>ante<br />
l’impiego <strong>di</strong> fagianotti preambientati in voliera in periodo estivo e me<strong>di</strong>ante<br />
immissioni integrative <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui da settembre a <strong>di</strong>cembre (pronta caccia).<br />
Il numero <strong>di</strong> fagiani immessi preambientati in voliera è stato pari a 330 nel<br />
2010; nello stesso anno sono state fatte immissioni integrative <strong>di</strong> 5170<br />
in<strong>di</strong>vidui, con 6 lanci effettuati da fine settembre a fine novembre. Nel 2011<br />
sono stati rilasciati 5500 in<strong>di</strong>vidui adulti, da settembre a novembre.<br />
La starna è oggetto <strong>di</strong> ripopolamento, con il rilascio <strong>di</strong> circa 700 in<strong>di</strong>vidui<br />
all’anno, a fine luglio.<br />
Il ripopolamento <strong>di</strong> lepre viene effettuato nel mese <strong>di</strong> gennaio, con circa 200<br />
in<strong>di</strong>vidui (164 lepri nel 2010 e 216 lepri nel 2011).<br />
2.4.4.3. INTRODUZIONI<br />
Per introduzione si intende un caso specifico <strong>di</strong> immissione intenzionale <strong>di</strong><br />
una specie in un’area posta al <strong>di</strong> fuori del suo areale <strong>di</strong> documentata<br />
presenza naturale in tempi storici.<br />
Gli esempi <strong>di</strong> introduzioni realizzate nel passato con finalità <strong>di</strong> riqualificazione<br />
faunistico-venatoria sono numerosi.<br />
In provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la presenza del muflone è riconducibile a interventi <strong>di</strong><br />
rilascio patrocinati dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a, a partire dal 1980. Il muflone è<br />
stato immesso nel territorio compreso tra il Lago Maggiore e la Valcuvia e la<br />
Valtravaglia. Il numero <strong>di</strong> soggetti rilasciati nel corso <strong>di</strong> 8 anni è<br />
185
186<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
quantificabile in circa 15 in<strong>di</strong>vidui. Nel 1990 era già stimata la presenza <strong>di</strong> un<br />
nucleo <strong>di</strong> circa 30 in<strong>di</strong>vidui (Zilio, 1990), che ha dato origine alla popolazione<br />
attualmente presente sul territorio provinciale (ve<strong>di</strong> Paragrafo 2.4.3.14).<br />
Per quanto concerne il cinghiale, pur dovendosi parlare per questa specie <strong>di</strong><br />
immissioni “con valenza <strong>di</strong> reintroduzione”, la ricomparsa sul territorio<br />
provinciale risulta del tutto estranea ad un piano programmato, trattandosi<br />
<strong>di</strong> una ricolonizzazione avente origine da immissioni <strong>di</strong> alcuni soggetti <strong>di</strong><br />
sesso femminile, <strong>di</strong> provenienza toscana, nell'area del Comprensorio Alpino<br />
<strong>di</strong> Caccia e, presumibilmente, <strong>di</strong> esemplari "ibri<strong>di</strong>" in Valcuvia-Valtravaglia.<br />
La ricomparsa del cinghiale in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> risale agli anni 1976-1978<br />
(ve<strong>di</strong> Paragrafo 2.4.3.14).<br />
La presenza del daino nel territorio provinciale assume invece la<br />
connotazione <strong>di</strong> una vera e propria introduzione, trattandosi <strong>di</strong> specie<br />
alloctona, estranea alla zoocenosi originaria della provincia. Attualmente è<br />
presente un nucleo stabile della specie nella porzione sud-orientale della<br />
provincia (ve<strong>di</strong> Paragrafo 2.4.3.14), soggetto a controllo finalizzato<br />
all’era<strong>di</strong>cazionene.<br />
La popolazione <strong>di</strong> colino della Virginia presente stabilmente sul territorio<br />
provinciale occupa la fascia della valle del Ticino compresa tra la Brughiera<br />
del Dosso e il Bosco del Turbigaccio e tutta la porzione <strong>di</strong> brughiera residua<br />
che si trova a sud <strong>di</strong> Malpensa. Tale popolazione risulta in continuità con<br />
quella piemontese e della provincia <strong>di</strong> Milano, e deriva da interventi <strong>di</strong><br />
immissione effettuati a partire dagli anni ’30 per scopi venatori. Segnalazioni<br />
più sparse in altre aree della provincia possono essere ricondotte a singoli<br />
interventi <strong>di</strong> immissione <strong>di</strong> colini, effettuati negli anni ’80, che non hanno in<br />
seguito originato nuclei stabili della specie. Maggiori informazioni sulla<br />
<strong>di</strong>stribuzione della specie e abbondanza delle popolazioni sono fornite al<br />
Paragrafo 2.4.3.3<br />
In passato sono state effettuate immissioni non autorizzate <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong><br />
pernice rossa, che hanno interessato la zona <strong>di</strong> Cantello e l’area dei Pizzoni<br />
<strong>di</strong> Laveno. È probabile che alcune immissioni abusive vengano tutt’ora<br />
realizzate, dal momento che saltuariamente vengono osservati in<strong>di</strong>vidui della<br />
specie sul territorio provinciale (ve<strong>di</strong> Paragrafo 2.4.3.3).<br />
L’inse<strong>di</strong>amento della minilepre in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è avvenuto<br />
probabilmente a seguito dell’espansione delle popolazioni provenienti dal<br />
Piemonte, in cui la specie è stata introdotta per scopi venatori alla fine degli<br />
anni ’60 e negli anni ’70.<br />
2.4.5 INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE<br />
I piani <strong>di</strong> miglioramento ambientale costituiscono uno strumento finanziario<br />
pre<strong>di</strong>sposto dalla <strong>Provincia</strong> ai sensi dell’art. 15 della L.R. 26/93, finalizzato a<br />
incentivare interventi <strong>di</strong> creazione, ripristino o mantenimento <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />
ambientali idonee alla vita della fauna selvatica, nonché <strong>di</strong> riduzione<br />
dell’impatto ambientale, causato dalle attività agricole negli agroecosistemi,
Analisi del territorio<br />
soprattutto nei riguar<strong>di</strong> della <strong>di</strong>stribuzione, della densità e della bio<strong>di</strong>versità<br />
delle popolazioni costituenti le specie <strong>di</strong> fauna selvatica regionale. La L.R. 7<br />
febbraio 2000, n. 7 “Norme per gli interventi regionali in agricoltura”, agli<br />
artt. 4 e 25 prevede, infatti, la possibilità <strong>di</strong> concedere contributi per<br />
interventi finalizzati alla tutela e alla valorizzazione della fauna selvatica.<br />
La Regione Lombar<strong>di</strong>a ha riapprovato, con delibera n. 11807 del 30<br />
<strong>di</strong>cembre 20<strong>02</strong>, le “Disposizioni attuative per la concessione <strong>di</strong> contributi per<br />
interventi finalizzati ad uno sviluppo rurale compatibile con la valorizzazione<br />
delle risorse faunistiche ed ambientali”, che sono state parzialmente<br />
mo<strong>di</strong>ficate con D.G.R. n. 12178 del 21/<strong>02</strong>/2003. Tali <strong>di</strong>sposizioni, <strong>di</strong> seguito<br />
sintetizzate, prevedono l’istituzione <strong>di</strong> un regime <strong>di</strong> aiuto, subor<strong>di</strong>nata<br />
all’espressione del parere favorevole <strong>di</strong> compatibilità da parte della<br />
Commissione UE, ai sensi degli articoli 87 e 88 del Trattato UE. I soggetti,<br />
sia pubblici che privati, beneficiari dei contributi previsti dal piano <strong>di</strong><br />
miglioramento ambientale sono:<br />
- agricoltori e aziende agricole;<br />
- proprietari <strong>di</strong> terreni agricoli, boschi e alpeggi;<br />
- comuni;<br />
- comunità montane.<br />
Gli interventi sono concessi per le seguenti attività:<br />
- gestioni <strong>di</strong> boschi e pascoli montani;<br />
- coltivazione <strong>di</strong> colture a perdere destinate al rifugio e<br />
all’alimentazione della fauna selvatica;<br />
- salvaguar<strong>di</strong>a della fauna selvatica in colture specializzate quali i<br />
pioppeti;<br />
- ripristino e manutenzione <strong>di</strong> zone umide;<br />
- realizzazione e manutenzione <strong>di</strong> siepi, filari e boschetti;<br />
- creazione e manutenzione <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> abbeverata per la fauna<br />
selvatica alpina.<br />
Gli interventi <strong>di</strong> cui sopra devono essere effettuati su terreni ricadenti o<br />
all’interno del territorio a caccia programmata o all’interno delle Oasi <strong>di</strong><br />
protezione e/o Zone <strong>di</strong> ripopolamento e cattura.<br />
Dal momento che queste tipologie <strong>di</strong> intervento sono destinate alla creazione<br />
e al mantenimento <strong>di</strong> ambienti favorevoli alla presenza e alla riproduzione<br />
della fauna selvatica, e che l’incentivazione rappresenta un impegno nel<br />
settore agro-ambientale ai sensi dell’art. 5.3 degli Orientamenti Comunitari<br />
per gli aiuti <strong>di</strong> stato nel settore agricolo, l’adesione al programma “Contributi<br />
per interventi finalizzati ad uno sviluppo rurale compatibile con la<br />
valorizzazione delle risorse faunistiche ed ambientali” comporta, per il<br />
beneficiario, un vincolo <strong>di</strong> 5 anni.<br />
187
188<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
2.4.5.1. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI<br />
FINANZIATI DALLA PROVINCIA DI VARESE<br />
Nelle seguenti tabelle vengono riportati gli interventi <strong>di</strong> miglioramento<br />
ambientale realizzati ai sensi della DGR 7/11807 del 30 <strong>di</strong>cembre 20<strong>02</strong>, ai<br />
sensi della L.R. 7/2000, art. 4 e 5, nel territorio provinciale nel periodo 2003<br />
– 2008, con proroghe fino al 2010.<br />
Tabella 2.43 - Miglioramenti ambientali in località: Lentate, Sesto Calende,<br />
Az. Agr. La Fattoria.<br />
Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />
agraria<br />
interessata Ha finanziamento<br />
20<strong>02</strong>-2003 3a Colture a perdere (mais) 3.07 2931,95<br />
2003-2004 3a Colture a perdere (mais) 3.07 2931,95<br />
2004-2005 3a Colture a perdere (mais) 3.07 2931,95<br />
2005-2006 3a Colture a perdere (sorgo) 3.07 2931,95<br />
2006-2007 3a Colture a perdere (sorgo) 3.00 2865,00<br />
2007-2008 3a Colture a perdere (sorgo) 2.98 2845,90<br />
2008-2009 3a Colture a perdere (sorgo) 2.91 2779,85<br />
2009-2010 3a Colture a perdere (sorgo) 2.98 2845,85<br />
23064,4<br />
Tabella 2.44 - Miglioramenti ambientali in località: Portovaltravaglia, Az.<br />
Agr. Ticinallo S.r.l.<br />
Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />
agraria<br />
interessata Ha finanziamento<br />
20<strong>02</strong>-2003 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
3.00 1200<br />
20<strong>02</strong>-2003 7 Aiuti alla fauna alpina 2000<br />
2003-2004 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
3.00 1200<br />
2003-2004 7 Aiuti alla fauna alpina 500<br />
2004-2005 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
3.00 1200<br />
2004-2005 7 Aiuti alla fauna alpina 500<br />
2005-2006 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
3.00 1200<br />
2005-2006 7 Aiuti alla fauna alpina 500<br />
2006-2007 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
1.00<br />
1200<br />
2006-2007 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
2.00<br />
2006-2007 7 Aiuti alla fauna alpina 500<br />
2007-2008 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
1.00<br />
1200<br />
2007-2008 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
2.00<br />
2007-2008 7 Aiuti alla fauna alpina 500
Analisi del territorio<br />
Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />
agraria<br />
interessata Ha finanziamento<br />
2008-2009 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
3.00 1200<br />
2008-2009 7 Aiuti alla fauna alpina 500<br />
2009-2010 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
3.00 1200<br />
2009-2010 7 Aiuti alla fauna alpina 2000<br />
16600<br />
Tabella 2.45 - Miglioramenti ambientali in località: Cavona, Cuveglio.<br />
Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />
agraria<br />
interessata Ha finanziamento<br />
20<strong>02</strong>-2003 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.4740 189,60<br />
20<strong>02</strong>-2003 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
0.9850 394,00<br />
2003-2004 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.4740 189,60<br />
2003-2004 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
0.9850 394,00<br />
2004-2005 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.4740 189,60<br />
2004-2005 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
0.9850 394,00<br />
2005-2006 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.4740 189,60<br />
2005-2006 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
0.9850 394,00<br />
2006-2007 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.4740 189,60<br />
2006-2007 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
0.9850 394,00<br />
2007-2008 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.4740 189,60<br />
2007-2008 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
0.9850 394,00<br />
2008-2009 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.4740 189,60<br />
2008-2009 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
0.9850 394,00<br />
2009-2010 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.4740 189,60<br />
2009-2010 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
0.9850 394,00<br />
4668,8<br />
189
190<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Tabella 2.46 - Miglioramenti ambientali in località: Portovaltravaglia, Az.<br />
Agr. Boldrini Valeria, via rovedana 7.<br />
Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />
agraria<br />
interessata Ha finanziamento<br />
2005-2006 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.5700 228,00<br />
2005-2006 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
2.9700 1188,00<br />
2005-2006 7 Aiuti alla fauna alpina 2000,00<br />
2006-2007 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.5700 228,00<br />
2006-2007 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
2.9700 1188,00<br />
2006-2007 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />
2007-2008 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.5700 228,00<br />
2007-2008 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
2.9700 1188,00<br />
2007-2008 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />
2008-2009 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.5700 228,00<br />
2008-2009 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
2.9700 1188,00<br />
2008-2009 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />
2009-2010 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.5700 228,00<br />
2009-2010 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
2.9700 1188,00<br />
2009-2010 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />
11080,00<br />
Tabella 2.47 - Miglioramenti ambientali in località: Montegrino<br />
Valtravaglia, Soc. Monte Oasi S.r.l.<br />
Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />
agraria<br />
interessata Ha finanziamento<br />
20<strong>02</strong>-2003 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
10.00 4000,00<br />
2004-2005 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
10.00 4000,00<br />
2005-2006 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
10.00 4000,00<br />
2006-2007 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
10.00 4000,00<br />
2007-2008 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
10.00 4000,00<br />
2008-2009 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
10.00 4000,00<br />
2009-2010 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
10.00 4000,00<br />
28000,00
Analisi del territorio<br />
Tabella 2.48 - Miglioramenti ambientali in località: Brezzo <strong>di</strong> Bedero, Via<br />
belmonte 50, Zigliani Battista.<br />
Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />
agraria<br />
interessata Ha finanziamento<br />
2003-2004 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.52 208,00<br />
2003-2004 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
01.46 584,00<br />
2003-2004 7 Aiuti alla fauna alpina 2000,00<br />
2004-2005 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.52 208,00<br />
2004-2005 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
01.46 584,00<br />
2004-2005 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />
2005-2006 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.52 208,00<br />
2005-2006 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
01.46 584,00<br />
2005-2006 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />
2006-2007 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.52 208,00<br />
2006-2007 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
01.46 584,00<br />
2006-2007 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />
2007-2008 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.52 208,00<br />
2007-2008 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
01.46 584,00<br />
2007-2008 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />
2008-2009 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.52 208,00<br />
2008-2009 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
01.46 582,00<br />
2008-2009 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />
2009-2010 1 Gestione e cura dei<br />
boschi<br />
0.52 208,00<br />
2009-2010 2 Recupero dei pascoli<br />
montani abbandonati<br />
01.46 582,00<br />
2009-2010 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00<br />
10540,00<br />
Tabella 2.49 - Miglioramenti ambientali in località: Daverio, Pinton Lino via<br />
vittorio veneto 7.<br />
Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />
agraria<br />
interessata Ha finanziamento<br />
2003-2004 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3832,25<br />
2003-2004 3b Id. su Set-aside<br />
poliennale (erbaio)<br />
0.73 270,10<br />
2004-2005 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3635,15<br />
2004-2005 3b Id. su Set-aside<br />
poliennale (erbaio)<br />
0.73 73,00<br />
191
192<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del<br />
agraria<br />
interessata Ha finanziamento<br />
2004-2005 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3562,15<br />
3b Id. su Set-aside<br />
poliennale (erbaio)<br />
0.73 270,10<br />
2005-2006 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3562,15<br />
2005-2006 3b Id. su Set-aside<br />
poliennale (erbaio)<br />
0.73 73,00<br />
2006-2007 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3562,15<br />
2006-2007 3b Id. su Set-aside<br />
poliennale (erbaio)<br />
0.73 79,10<br />
2007-2008 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3371,15<br />
2007-2008 3b Id. su Set-aside<br />
poliennale (erbaio)<br />
0.73 73,00<br />
2008-2009 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3371,15<br />
2008-2009 3b Id. su Set-aside<br />
poliennale (erbaio)<br />
0.73 270,10<br />
2009-2010 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3369,15<br />
2009-2010 3b Id. su Set-aside<br />
poliennale (erbaio)<br />
0.73 75,00<br />
29448,70<br />
Complessivamente nel periodo 2003-2010 sono stati assunti impegni<br />
complessivamente per 123.4<strong>02</strong> euro.<br />
2.4.5.2. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI NEL<br />
CAC NORD VERBANO<br />
Un’analisi dei dati <strong>di</strong>sponibili relativi agli interventi <strong>di</strong> miglioramento<br />
ambientale realizzati dal CAC Nord Verbano permette <strong>di</strong> definire un quadro<br />
realistico della localizzazione, della tipologia e dell’entità <strong>di</strong> tali interventi.<br />
Nel periodo 2003/2007 sono stati realizzati interventi <strong>di</strong> miglioramento<br />
ambientale per un impegno economico del CAC <strong>di</strong> circa 9000 euro. A<br />
integrazione <strong>di</strong> questo importo deve essere aggiunta la somma <strong>di</strong> 5000 euro<br />
impegnata dalla <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> che ha cofinanziato alcuni interventi. Gli<br />
interventi sono stati realizzati nelle seguenti località: Prati <strong>di</strong> Armio<br />
(Veddasca), Alpe Quadra (Veddasca), Montagnola (Maccagno), Pian<br />
Cortiggia (Tronzano).<br />
Le informazioni relative agli interventi realizzati negli anni successivi sono<br />
riportati nella Tabella 2.50.<br />
Tabella 2.50 - Interventi <strong>di</strong> miglioramento ambientale a fini faunistici<br />
realizzati dal CAC Nord Verbano.<br />
Anno Località Tipologia Importo (euro)<br />
2007 Pian <strong>di</strong> Runo<br />
(Dumenza)<br />
ripristino area a mirtillo<br />
Monti <strong>di</strong> Bassano<br />
(Tronzano)<br />
apertura radure
Analisi del territorio<br />
Anno Località Tipologia Importo (euro)<br />
Cadrigna<br />
(Veddasca)<br />
sfalcio ginestre<br />
Alpe Corte ripristino pascolo e monticazione<br />
(Curiglia)<br />
con vacche<br />
Forcora, Monte<br />
Sirti (Veddasca)<br />
cippatura ginestre<br />
Totale 2007 12000<br />
2008 Pian <strong>di</strong> Runo ampliamento/mantenimento area<br />
(Dumenza)<br />
<strong>di</strong> ripristino mirtillo<br />
Monti <strong>di</strong> Bassano mantenimento/ampliamento<br />
(Tronzano)<br />
radure<br />
Cadrigna<br />
(Veddasca)<br />
mantenimento sfalcio ginestre<br />
Comune<br />
costruzione recinto<br />
(4000)<br />
Veddasca<br />
ambientamento fagiano<br />
Totale 2008 11000<br />
2009 Monte Sirti<br />
(Veddasca)<br />
sfalcio ginestre<br />
Graglio<br />
(Veddasca)<br />
sfalcio prato<br />
Cadrigna ampliamento/mantenimento<br />
(Veddasca)<br />
sfalcio ginestre<br />
Totale 2009 7000<br />
2010 Monte Sirti<br />
(Veddasca)<br />
ripristino area a mirtillo<br />
Monte Sirti<br />
(Veddasca)<br />
cippatura ginestre (trattore) (1800)<br />
Monti <strong>di</strong> Bassano apertura pascolo, cippatura<br />
(Tronzano)<br />
betulla<br />
Monte Borgna apertura pascolo<br />
Pian <strong>di</strong> Runo ampliamento/mantenimento area<br />
(Dumenza)<br />
<strong>di</strong> ripristino mirtillo<br />
Totale 2010 1800 + 12000<br />
(valorizzazione)<br />
Negli ultimi 4 anni l’importo destinato ad interventi <strong>di</strong> miglioramento<br />
ambientale ha superato ampiamente la quota del 10% del bilancio annuale,<br />
che per il CAC Nord Verbano ammonta a circa 40000 euro. Nel 2010 i costi<br />
effettivamente sostenuti per attività <strong>di</strong> miglioramento ambientale sono stati<br />
<strong>di</strong> soli 1800 euro, ma le attività sono state realizzate, contrariamente agli<br />
anni passati, <strong>di</strong>rettamente dai soci del CAC, per un totale <strong>di</strong> 800 ore <strong>di</strong><br />
lavoro (135 soci per 3 ore); calcolando quin<strong>di</strong> un costo valorizzato <strong>di</strong> 15<br />
euro/ora si può stimare un importo <strong>di</strong> 12000 euro.<br />
193
194<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
2.4.5.3. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI<br />
NELL’ATC 1<br />
Di seguito vengono descritti gli interventi <strong>di</strong> migliormanto ambientale<br />
realizzati a partire dall'anno 2001 sul territorio dell'ATC 1, sulla base dei dati<br />
forniti dall’Ambito. La maggior parte degli interventi effettuati ha riguardato<br />
la creazione <strong>di</strong> radure, il recupero <strong>di</strong> pascoli abbandonati, o ad<strong>di</strong>rittura, <strong>di</strong> ex<br />
pascoli, ormai invasi da bosco, al fine <strong>di</strong> creare elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità<br />
nelle aree boschive che, ormai, occupano la quasi totalità del territorio non<br />
urbanizzato dell'ATC. Nelle zone della fascia prealpina, il continuo e<br />
progressivo abbandono delle attività agricole ha determinato una evidente<br />
semplificazione del paesaggio con evoluzione dei terreni, prima coltivati,<br />
verso l'incolto, l'arbusteto ed il bosco, ed una conseguente <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong><br />
recettività dell’ambiente nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> molte specie animali.<br />
I numerosi interventi <strong>di</strong> ripristino ambientale volti al recupero <strong>di</strong> pascoli<br />
abbandonati, ormai boscati, hanno determinato la creazione <strong>di</strong> spazi aperti<br />
all'interno <strong>di</strong> vaste aree boschive favorendo, conseguentemente, la<br />
<strong>di</strong>versificazione degli ambienti e l'instaurazione ecosistemi in grado <strong>di</strong><br />
garantire situazioni idonee per la fauna in generale e per gli ungulati in<br />
particolare.<br />
In particolare, gli interventi realizzati hanno perseguito i seguenti obiettivi:<br />
- ripristino <strong>di</strong> una corretta <strong>di</strong>stribuzione fra aree boscate, arbustive, radure,<br />
pascoli e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> un elevato in<strong>di</strong>ce cotonale;<br />
- creazione <strong>di</strong> aree <strong>di</strong> svernamento, soprattutto per cervi e caprioli, in grado<br />
<strong>di</strong> garantire <strong>di</strong>sponibilità alimentare a basso <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico per la<br />
termoregolazione (versanti esposti);<br />
- favorire la <strong>di</strong>sponibilità alimentare ad elevato valore nutritivo e basso costo<br />
energetico, in grado, fra l'altro, <strong>di</strong> ridurre gli spostamenti degli animali alla<br />
ricerca <strong>di</strong> cibo e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuirne la mortalità causata<br />
dall'attraversamento delle strade e <strong>di</strong> limitare i danni alle colture agricole.<br />
In termini <strong>di</strong> azioni realizzate, le <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> intervento hanno<br />
riguardato la trasformazione del bosco in pascoli arborati, la costituzione <strong>di</strong><br />
pozze d'abbeverata, la piantumazione <strong>di</strong> arbusti autoctoni e la costruzione <strong>di</strong><br />
altane destinate all'avvistamento ed al censimento degli animali.<br />
La trasformazione del bosco ha comportato nel primo anno i seguenti lavori:<br />
- taglio delle piante<br />
-accatastamento ramaglie e bruciatura con posizionamento in aree <strong>di</strong> facile<br />
controllo<br />
- cippatura delle ceppaie<br />
- rinettamento dal pietrame presente e <strong>di</strong> eventuali rifiuti<br />
- fresatura del terreno ed erpicatura per la preparazione del letto <strong>di</strong> semina<br />
- semina del tappeto erboso con miscuglio idoneo<br />
e negli anni successivi:<br />
- interventi <strong>di</strong> mantenimento<br />
- sfalcio o trinciatura del pascolo
Analisi del territorio<br />
- eventuali trasemine<br />
Per la costituzione delle pozze d'abbeverata si sono normalmente previsti i<br />
seguenti interventi:<br />
- modellatura degli argini<br />
- modellatura del fondo<br />
- sistemazione del fondo con pietrame raccolto sul posto<br />
- utilizzo <strong>di</strong> argilla unitamente a strame, ramaglie, corteccia per<br />
l'impermeabilizzazione del fondo opportunamente compattato e per<br />
l'alimentazione della fauna batterica a garanzia <strong>di</strong> una fitodepurazione<br />
naturale dell'acqua<br />
- consolidamento della riva tramite posizionamento <strong>di</strong> pietrame o barriera <strong>di</strong><br />
paletti infissi nel terreno.<br />
Per la piantumazione <strong>di</strong> arbusti, sono stati effettuati, nel primo anno, i<br />
seguenti interventi:<br />
- preparazione del terreno<br />
- piantumazione arbusti e risistemazione terreno<br />
- pacciamatura tramite fogliame raccolto in loco<br />
e negli anni successivi:<br />
- pulizia, potatura ed eliminazione erbe infestanti<br />
- sostituzione fallanze<br />
- sistemazione e rinnovo pacciamatura<br />
Gli arbusti utilizzati, tutti a produzione <strong>di</strong> bacche autunno-invernali per<br />
favorire l'alimentazione degli uccelli migratori, sono:<br />
- Crataegus monogyna (Biancospino)<br />
- Cornus sanguinea (Sanguinella)<br />
- Sambucus nigra (Sambuco)<br />
- Cornus mas (Corniolo)<br />
Purtroppo, l'intensa attività alimentare su questi arbusti da parte degli<br />
ungulati, in particolare caprioli e cervi, ne ha ostacolato notevolmente lo<br />
sviluppo.<br />
Nelle aree <strong>di</strong> ripristino sono state, poi, posizionate delle altane, costruite<br />
<strong>di</strong>rettamente dai cacciatori al fine <strong>di</strong> favorire l'avvistamento ed il censimento<br />
degli animali.<br />
Nel complesso si sono effettuati interventi su <strong>di</strong> una superficie <strong>di</strong> circa 55 ha<br />
utilizzando fonti contributive <strong>di</strong>versificate quali: D.G.R. n. 7/ 11807 del 30<br />
<strong>di</strong>cembre 20<strong>02</strong>, Legge n. 388 del 23 <strong>di</strong>cembre 2000 e fon<strong>di</strong> messi<br />
<strong>di</strong>rettamente a <strong>di</strong>sposizione dall'ATC n. 1<br />
Tutti gli interventi effettuati hanno avuto, dal punto <strong>di</strong> vista ambientale e<br />
faunistico, un buon successo, così come anche nei riguar<strong>di</strong> dei cacciatori<br />
iscritti all'ATC che, nella generalità dei casi hanno apprezzato quanto fatto e<br />
le finalità perseguite.<br />
Interventi quali quelli attuati in località Profaree, Sass Polenta e Pianco sono<br />
stati il risultato <strong>di</strong> una collaborazione fattiva fra Regione Lombar<strong>di</strong>a,<br />
<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e ATC n. 1.<br />
195
196<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Un altro progetto, quale quello denominato "Vapamont", volto al recupero <strong>di</strong><br />
un pascolo completamente invaso da felce, in località Settetermini, ha ,<br />
invece, visto la collaborazione fra <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, Università <strong>di</strong> Milano,<br />
Dipertimento <strong>di</strong> Produzione Vegetale - Facoltà <strong>di</strong> Agraria, ANUU Migratoristi e<br />
ATC n. 1.<br />
I contributi ottenuti ed utilizzati si possono quantificare, nel complesso, in<br />
circa 385.000,00€.<br />
Da ricordare che a questi si sarebbero dovuti aggiungere anche altri<br />
85.000,00€ deliberati da Regione Lombar<strong>di</strong>a e connessi al progetto Profaree,<br />
Sass Polenta, Pianco, ma mai pervenuti, per sopravvenuta mancanza <strong>di</strong><br />
fon<strong>di</strong>, in questo caso fon<strong>di</strong> statali previsti dalla Legge n. 388 del 31 <strong>di</strong>cembre<br />
20<strong>02</strong><br />
2.4.5.4. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI<br />
NELL’ATC 2<br />
Gli interventi <strong>di</strong> miglioramento ambientale realizzati negli ultimi anni nel<br />
territorio dell’ATC 2 possono essere ricondotti a singole azioni puntiformi. Il<br />
dettaglio relativo alle tipologie <strong>di</strong> intervento non è <strong>di</strong>sponibile.<br />
2.4.5.5. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI<br />
NELL’ATC 3<br />
Gli interventi <strong>di</strong> miglioramento ambientale realizzati negli ultimi anni nel<br />
territorio dell’ATC 3 possono essere ricondotti a singole azioni puntiformi. Il<br />
dettaglio relativo alle tipologie <strong>di</strong> intervento non è <strong>di</strong>sponibile.<br />
2.4.6 DANNI CAUSATI DALLA FAUNA SELVATICA<br />
2.4.6.1. ASPETTI GENERALI<br />
Le modalità <strong>di</strong> indennizzo dei danni causati dalla fauna selvatica alle<br />
coltivazioni sono attualmente stabilite, a livello legislativo, dalla L.N. 157/92<br />
e dalla L.R. Lombar<strong>di</strong>a n. 26/93 e successive mo<strong>di</strong>ficazioni. In particolare,<br />
spetta alla Giunta Regionale, tramite le province, l’indennizzo dei danni<br />
provocati dalla selvaggina alle coltivazioni agricole nelle Oasi <strong>di</strong> Protezione,<br />
nelle Zone <strong>di</strong> Ripopolamento e Cattura e nei Centri pubblici <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong><br />
selvaggina (L.R. Lombar<strong>di</strong>a n.26/93 e successive mo<strong>di</strong>ficazioni, articolo 47).<br />
2.4.6.2. DANNI NELLE ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA E NELLE OASI DI<br />
PROTEZIONE<br />
Di seguito è riportato, dal 2006 ad oggi, l’andamento annuo delle richieste <strong>di</strong><br />
indennizzo, dell’ammontare richiesto dei risarcimenti e delle somme<br />
complessivamente erogate.
Analisi del territorio<br />
Tabella 2.51- Andamento delle richieste e quantificazione economica<br />
dell’indennizzo dei danni causati da fauna selvatica in provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Anno 2006 2007 2008 2009 2010<br />
N. richieste 76 40 52 51 100<br />
Risarcimento<br />
richiesto (€) 33512 27738 27595 53754 92283<br />
Totale erogato (€) 30161 0 24707 26246 61323<br />
Dal 2006 al 2010 le richieste <strong>di</strong> risarcimento sono aumentate in termini <strong>di</strong><br />
numero <strong>di</strong> pratiche, con una triplicazione dell’ammontare del risarcimento<br />
richiesto (da circa 33 mila euro a più <strong>di</strong> 92 mila). L’importo erogato è<br />
raddoppiato da circa 30 mila euro a circa 61 mila euro.<br />
Le specie maggiormente responsabili <strong>di</strong> danni sono, in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> importanza<br />
dal punto <strong>di</strong> vista dell’ammontare del risarcimento richiesto, il cinghiale, i<br />
Lagomorfi, e i Corvi<strong>di</strong>.<br />
Di seguito, per ogni specie e per ogni Unità <strong>di</strong> Gestione, vengono riportati i<br />
dettagli relativi ai danni provocati.<br />
C.A.N.V.<br />
A.T.C. 1<br />
Totale<br />
A.T.C.<br />
A.T.C. 1<br />
Tabella 2.52 - Dati relativi ai danni da cinghiale.<br />
2006 2007 2008 2009 2010<br />
N° richieste 33 3 13 8 7<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
12413,16 4210,60 6397,55 2682,00 2930,50<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
11171,84 0,00 5757,80 1329,46 2461,95<br />
N° richieste 14 6 18 12<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
4941,90 3013,25 9639,93 5883,80<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
4447,71 0,00 8675,93 2916,60<br />
N° richieste 59<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
54390,90<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
36288,04<br />
Tabella 2.53 - Dati relativi ai danni da capriolo.<br />
2006 2007 2008 2009 2010<br />
N° richieste 2<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
8016,50<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
3973,77<br />
197
C.A.N.V.<br />
A.T.C. 1<br />
198<br />
Totale<br />
A.T.C.<br />
Totale<br />
A.T.C.<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Tabella 2.54 - Dati relativi ai danni da cervo.<br />
2006 2007 2008 2009 2010<br />
N° richieste 1 5 3<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
117,80 2103,00 1443,50<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
106,<strong>02</strong> 1042,45 1212,55<br />
N° richieste 6 7 3 4<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
4<strong>02</strong>6,65 3684 608,80 1263,60<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
3623,98 0,00 574,91 626,36<br />
N° richieste 8<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
4252,60<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
2764,15<br />
Tabella 2.55 - Dati relativi ai danni da muflone.<br />
N° richieste 1<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
0,00<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
0,00<br />
Tabella 2.56 - Dati relativi ai danni da Lagomorfi (lepre, coniglio e<br />
minilepre).<br />
2006 2007 2008 2009 2010<br />
A.T.C. 3 N° richieste 12 12 14 5<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
4285,80 7684,99 7971,78 20387,30<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
3857,22 0,00 7174,60 10105,98<br />
Totale N° richieste 12<br />
A.T.C. Risarcimento<br />
richiesto<br />
16095,46<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
1<strong>02</strong>33,00<br />
Tabella 2.57 - Dati relativi ai danni da Corvi<strong>di</strong>.<br />
2006 2007 2008 2009 2010<br />
C.A.N.V. N° richieste 1<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
350,69<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
315,60<br />
A.T.C. 1 N° richieste 2 1 1 4
A.T.C. 2<br />
A.T.C. 3<br />
Totale<br />
A.T.C.<br />
A.T.C. 3<br />
Totale<br />
A.T.C.<br />
Analisi del territorio<br />
2006 2007 2008 2009 2010<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
1005,60 274,00 142,50 2966,40<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
904,50 0,00 0,00 1470,44<br />
N° richieste 3 5 1<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
983,28 3715,52 24,25<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
884,95 0,00 21,82<br />
N° richieste 1 1 5<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
2519,00 2692,50 4164,80<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
2423,25 2064,49<br />
N° richieste 5<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
7314,34<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
4646,50<br />
Tabella 2.58 - Dati relativi ai danni da piccione.<br />
2006 2007 2008 2009 2010<br />
N° richieste 4 2 4<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
5204,60 1203,16 4258,50<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
4684,14 0,00 2110,90<br />
N° richieste 4<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
5855,48<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
3717,21<br />
Tabella 2.59 - Dati relativi ai danni da volpe.<br />
2006 2007 2008 2009 2010<br />
A.T.C. 1 N° richieste 1<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
830,00<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
411,43<br />
A.T.C. 2 N° richieste 1<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
1198,00<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
593,85<br />
Totale N° richieste 1<br />
A.T.C. Risarcimento<br />
richiesto<br />
0,00<br />
199
200<br />
<strong>Piano</strong> <strong>Faunistico</strong> Venatorio della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
2006 2007 2008 2009 2010<br />
0,00<br />
Tabella 2.60 - Dati relativi a danni provocati da altre specie.<br />
2006 2007 2008 2009 2010<br />
A.T.C. 1 N° richieste 1 2<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
300,00 1246<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
270,00 0,00<br />
A.T.C. 3 N° richieste 1<br />
Risarcimento<br />
richiesto<br />
186,44<br />
Indennizzo<br />
erogato<br />
0,00<br />
2.4.7 ORGANIZZAZIONE DELLA VIGILANZA AMBIENTALE-FAUNISTICA<br />
Attualmente le attività <strong>di</strong> controllo e vigilanza specifica in materia venatoria<br />
sono affidate al Settore Protezione Civile e Sicurezza, facente capo a un<br />
Assessorato <strong>di</strong>fferente da quello relativo alle Politiche per l’Agricoltura e<br />
Gestione Faunistica. Il corpo <strong>di</strong> Polizia <strong>Provincia</strong>le è sud<strong>di</strong>viso in 3 sezioni<br />
specialistiche: Polizia Faunistica, Polizia Nautica, Demaniale e Nucleo<br />
Sommozzatori e Polizia Stradale, con l’organico <strong>di</strong> seguito in<strong>di</strong>cato (Tabella<br />
2.61).<br />
Tabella 2.61 - Personale <strong>di</strong> Vigilanza operante nel territorio della provincia<br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Sezione Qualifica Organico<br />
Ufficiali 5<br />
Sottufficiali 6<br />
Polizia Faunistica Agenti istruttori 2<br />
Agenti 3<br />
Amministrativi 0<br />
Totale 16<br />
Polizia Nautica,<br />
Demaniale e<br />
Nucleo<br />
Ufficiali 1<br />
Agenti istruttori 2<br />
Agenti 2<br />
Sommozzatori Amministrativi 0<br />
Totale 5<br />
Polizia Stradale<br />
Ufficiali 3<br />
Agenti istruttori 4<br />
Agenti 4
Sezione Qualifica Organico<br />
GG.GG. 2<br />
Amministrativi 0<br />
Commessi 1<br />
Totale 14<br />
Analisi del territorio<br />
Al personale <strong>di</strong>pendente dalla <strong>Provincia</strong> (n. = 16), si aggiungono 14 guar<strong>di</strong>e<br />
giurate volontarie provinciali, <strong>di</strong> cui 13 per gli ATC e 1 per il CAC.<br />
A queste, si aggiungono le risorse umane volontarie costituite da guar<strong>di</strong>e<br />
giurate volontarie <strong>di</strong>pendenti dalle Associazioni venatorie (guar<strong>di</strong>e venatorie<br />
volontarie) e gli operatori faunistici abilitati, come in<strong>di</strong>cato in tabella.<br />
Ai sopracitati agenti si aggiungono inoltre i 5 guar<strong>di</strong>acaccia <strong>di</strong>pendenti dalle<br />
AFV e AATV.<br />
Qualifica<br />
ATC/CA<br />
C<br />
Totale<br />
Polizia Faunistica 16<br />
Guar<strong>di</strong>e Giurate AFV e AATV 5<br />
Guar<strong>di</strong>e Giurate Volontarie <strong>Provincia</strong>li 14<br />
Guar<strong>di</strong>e Giurate Volontarie Venatorie 55<br />
L’attività <strong>di</strong> vigilanza in oggetto è svolta in ottemperanza a quanto previsto<br />
dall’articolo n. 48 della L.R. Lombar<strong>di</strong>a n. 26/93.<br />
201