Nomenclatura Lessicale Ortesica per la richiesta di ortesi plantari e ...

UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE
FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di Tecniche Ortopediche
N.L.O.
Nomenclatura Lessicale Ortesica
per la richiesta di ortesi plantari
e
protocollo di biometria digitalizzata
Relatore: Correlatore
Prof. Daniele Giansanti Marco Laineri Milazzo
Candidato:
Enricomaria Colantoni
Matr.
Anno accademico 2010/2011
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Indice degli argomenti
Inquadramento strutturale……………………………………………………………………………….6
Le simmetrie corporee……………………………………………………………………………..6
Il piede…………………………………………………………………………………………………11
Anatomico………………………………………………………………………………………12
articolare e legamentoso…………………………………………………………………14
muscolare………………………………………………………………………………………15
distribuzione dei carichi…………………………………………………………………..31
vascolare………………………………………………………………………………………..37
recettoriale……………………………………………………………………………………..38
patologico……………………………………………………………………………………….41
Inquadramento posturale…………………………………………………………………….89
Cenni storici……………………………………………………………………………………89
Il controllo posturale……………………………………………………………………….93
Le catene muscolari…………………………………………………………………………94
La propriocezione……………………………………………………………………………102
La memoria…………………………………………………………………………………...107
Indagini strumentali di biometria digitalizzata……………………………………………..108
Introduzione ai sistemi biometrici………………………………………………………108
1

L’esame obiettivo e strumentale…………………………………………………………117
Podoscopia plantare…………………………………………………………………………124
Esame della marcia (statica e dinamica)…………………………………………….128
Esame dell’equilibrio corporeo (stabilometria)……………………………………141
Simmetrie strutturali e della colonna vertebrale…………………………………153
Basi del trattamento ortesico……………………………………………………………………..178
Definizione di ortesi plantare…………………………………………………………….178
Indicazioni al corretto utilizzo del plantare e del tipo di calzatura………..180
Modalità di realizzazione di una ortesi plantare……………………………………………184
Il sistema computerizzato nella costruzione dell’ortesi plantare…………..184
Le fasi del processo di costruzione del plantare…………………………………..187
Nomenclatura Lessicale Ortesica:…………………………………………………………………201
Antitraumatico: indicazioni, materiali, rivestimenti, calzature…………….205
Biomeccanico: indicazioni, materiali, rivestimenti, calzature,
personalizzazioni……………………………………………………………………………….211
Modificativo: indicazioni, materiali, rivestimenti, calzature,
personalizzazioni, aggiuntivi/modifiche………………………………………………226
Caratteristiche ed indicazioni di materiali e rivestimenti ……………………………..245
I materiali di base indicativi………………………………………………………………246
I rivestimenti di base…………………………………………………………………………254
Protocollo di inquadramento dell’ortesi plantare e di indagine strumentale:…266
nel bambino e nell’adolescente…………………………………………………………267
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nell’adulto…………………………………………………………………………………………268
nello sportivo…………………………………………………………………………………..269
nel diabetico e neuropatico……………………………………………………………….269
nel post-traumatico…………………………………………………………………………..270
nelle problematiche vascolari…………………………………………………………….270
nel post-chirurgico…………………………………………………………………………….270
per intervento di arto inferiore……………………………………………..270
per intervento di piede………………………………………………………….271
Casi clinici…………………………………………………………………………………………………..274
Conclusioni…………………………………………………………………………………………………..292
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Premessa
Il tecnico ortopedico spesso e volentieri è chiamato ad “interpretare” le richieste
che provengono dai singoli specialisti che pur prevedendo il medesimo trattamento,
utilizzano terminologie differenti nella indicazione alla realizzazione di un ortesi
plantare.
Lo scopo di questa tesi è quello di proporre l’utilizzo di una nomenclatura “globale e
specifica” tesa ad unificare il lessico di prescrizione dei vari tipi di plantare.
Inoltre in considerazione dell’ampio impiego delle indagini di biometria digitalizzata
all’interno dei laboratori ortopedici ho cercato di tracciare anche un protocollo di
eventuali esami strumentali che possano essere di complemento del lavoro del
tecnico ortopedico prima, durante e successivamente all’applicazione di un plantare.
La biometria digitalizzata è una valutazione che ci consente un approccio globale allo
studio del paziente e della conseguente condizione adattativa o causativa del piede
sull’intera postura.
In particolare sono stato animato dall’esigenza di poter inquadrare immediatamente
le caratteristiche di trattamento plantare cui il paziente è stato in passato
sottoposto, attraverso l’impiego di detta Nomenclatura Lessicale Ortesica.
Questo percorso, completato con il protocollo di indagine valutativa biometrica,
potrebbe essere una base di studio per intraprendere ulteriori lavori su tipologie di
trattamento non considerate sino ad oggi se non attraverso l’esperienza del singolo
tecnico ortopedico ( inclusa l’adozione di materiali innovativi).
Negli ultimi decenni, infatti, il progresso tecnologico ha permesso di raggiungere
traguardi impensabili; questo è palpabile osservando, ad esempio, la velocità delle
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comunicazioni personali anche a distanze abissali, o alla tracciabilità ed alla
localizzazione di persone con il solo utilizzo di satelliti.
Tale progresso tecnologico ha permesso, inoltre, un enorme miglioramento
nell’acquisizione di dati qualitativi e quantitativi in ambito medico. La biometria
digitalizzata fa parte di codesto sviluppo; ha permesso infatti l’osservazione delle
“caratteristiche strutturali del sistema”, ovvero del corpo umano.
Attraverso questo mio lavoro vorrei poter evidnziare, data la complessità del
nostro corpo, quanto sia di estrema utilità l’estrapolazione di parametri oggettivi
nell’approccio ai problemi fisio-patologici dell’intero sistema corporeo, consentito
proprio dall’impiego dei sistemi di biometria digitalizzata.
Inoltre, proprio grazie a questi parametri oggettivi e relativi protocolli, potrebbe
essere facilitata l’interazione tra le figure professionali; infatti, in questo caso, la
comunicazione tra i professionisti è un ipotetico “flusso” di informazioni, composto
da fattori diversi siano essi clinici, diagnostici e prescrittori, i quali hanno un unico
fine, il benessere del paziente, per sopperire al quale, in maniera positiva, ci deve
essere perfetta chiarezza e sintonia tra medico proscrittore e tecnico ortopedico.
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Inquadramento strutturale
Le simmetrie corporee
L'evoluzione della costruzione e l'acquisizione di strategie motorie e posturali
avviene in più fasi nel corso della nostra esistenza e in particolare durante lo
sviluppo, in cui il ruolo delle informazioni visive periferiche è fondamentale.
Dalla nascita a poco più di un anno (acquisizione della marcia), l'apprendimento è
discendente, cerebrospinale podalico, testa, e il vestibolo giocano un ruolo
fondamentale per l'acquisizione della postura, con funzione articolare testa-tronco.
Il bacino è stabilizzato a 2 mesi dall’apprendimento del camminare. Dall'acquisizione
del camminare a 6 anni l'organizzazione è ascendente, podocefalica con anche
stabilizzate e privilegiando un funzionamento in blocco dell’insieme testa- spalla.
Verso i 7-8 anni si instaura un organizzazione dell'equilibrio discendente, con
prevalenza vestibolare transitoria, la testa diviene rigida nello spazio, riprendendo la
sua mobilità a livello delle spalle.
Dagli 8 ai 13 anni l'organizzazione diventa progressivamente a doppio senso
avvicinandosi a quella degli adulti.
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Nell'adulto, dove c'è dissociazione completa di testa-tronco i movimenti di rollio e di
armonizzazione delle varie informazioni scorrono in maniera sia ascendente che
discendente.
Oggi siamo a conoscenza del fatto che i cinque sensi umani, vista, udito, olfatto,
gusto e tatto, forniscono informazioni sugli oggetti che ci circondano, mentre i
propriocettori dei muscoli e degli arti forniscono ai sistemi motori informazioni
sull’adeguamento del tono muscolare, sugli angoli articolari e sulla posizione del
sistema corpo nello spazio.
Parliamo di sistema proprio perché esso, nella sua soggettività, è composto da
diversi sottosistemi:
5 sottosistemi strutturali-biomeccanici a configurazione prevalente spaziale
Cranio-mandibolare
• Ossa craniche
• Mandibola
• Articolazioni temporo-mandibolari
Cingolo sterno-scapolo-omerale
• Articolazione acromion-clavicolare
• Articolazione sterno-claveare
• Articolazione scapolo-omerale
Cingolo pelvico
• Articolazione sacro-coccigea
• Articolazione sacro-iliaca
• Articolazione ischio-pubica
Articolazione ileo-femorale
Complesso piede-caviglia
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• Articolazione peroneo-tibio-astragalica
• Articolazione sotto astragalica
• Articolazione calcaneo-cuboidea
Strutturale-biomeccanico di relè
• Colonna vertebrale
3 Sottosistemi prevalentemente a configurazione funzionale
Osteo-muscolo-fasciale, apparato che correla i vari distretti somatici
e viscerali.
Neurologico di tipo senso motorio somatico, che gestisce il flusso
delle informazioni in entrata e in uscita
• Sistema nervoso periferico recettoriale
• Sistema nervoso periferico centrale
Neurologico di tipo senso motorio autonomo, indispensabile per
assicurare le funzioni vitali dell’organismo
• Sistema nervoso simpatico
• Sistema nervoso parasimpatico
2 Sottositemi a configurazione mista spaziale e funzionale integrata,
fondamentali sin dall’età evolutiva per definire gli schemi morfologici e funzionali
Emisoma destro
Emisoma sinistro
Il corpo umano è quindi dotato di una generale simmetria bilaterale. Una semplice
analisi delle forme corporee permette di stabilire come questo sia costituito da una
metà destra ed una metà sinistra, simmetriche tra di loro e connesse in
corrispondenza del piano medio sagittale.
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In base alla simmetria la fisiologia studia il corpo umano, anche nella descrizione del
movimento articolare, nei piani frontale, sagittale e trasverso, stabilendo quale
posizione di riferimento del corpo la stazione eretta con gli arti inferiori uniti
(posizione anatomica).
Il Piano Frontale passa, perpendicolare a quello sagittale, per il centro di massa del
corpo nella sua posizione di riferimento ed in particolare nello studio globale
dovrebbe consentire di evidenziate le simmetrie più visibili, quali:
nella proiezione frontale anteriore, oltre all’appiombo
Cranio (bipupillare, zigomatica)
Tronco (acromion, SIAS)
Arti Inferiori (ginocchia, malleoli)
nella proiezione frontale posteriore
Simmetrie tronco (colonna vertebrale, scapole, SIPS)
Simmetrie arti inferiori (allineamento calcaneare)
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Il Piano Sagittale è definito come piano di simmetria del corpo ed individua i lati
destro e sinistro ed in particolare nello studio globale dovrebbe consentire di
evidenziate le simmetrie più visibili, quali:
in una delle due proiezioni oltre all’inclinazione della testa:
nell’altra proiezione
Cranio (angolo ATM)
Tronco (frecce cervicale, dorsale, lombare, asse pelvico)
Arti Inferiori (frecce rotulee, malleolari)
Tronco (asse pelvico)
Il Piano trasverso è definito come piano ortogonale agli altri due passante per il
centro di massa del corpo ed in particolare nello studio globale dovrebbe consentire
di evidenziate le simmetrie più visibili, quali grazie al quale si evidenziano:
Cranio (rotazione del capo)
Tronco (rotazione spalle, simmetrie braccia, rotazione pelvica)
Arti Inferiori (rotazione ginocchia, rotazione podalica)
È importante notare come questa descrizione venga effettuata in maniera oggettiva,
essendo essa legata all’identificazione del centro di massa che non è un punto
anatomico ed è interno al nostro corpo. I riferimenti alle regole della simmetria, in
questo modo, offrono termini chiari di interpretazione e di lettura.
In tal senso si colloca la definizione di C.Ghetz che individua la postura come
rappresentazione sia della posizione complessiva del corpo e degli arti , l’uno
rispetto agli altri in un sistema di coordinate egocentriche (posizione delle varie parti
del corpo), sia del loro orientamento nello spazio circostante in un sistema di
coordinate exocentriche (in relazione all’ambiente circostante); il tutto compreso
nella dimensione di riferimento del campo gravitazionale ovvero in un sistema di
coordinate geocentriche (rispetto alla direzione della forza di gravità).
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Quando la postura è corretta e simmetrica le forze che agiscono sul corpo, da fermo
e in movimento, non sono lesive ed i sistemi di controllo riescono a fornire messaggi
idonei alla “funzione posturale” con evidente efficienza del programma di gestione,
tali da consentire:
un corretto allineamento corporeo
una idonea ripartizione dei carichi e distribuzione delle tensioni
una precisa gestione neuro-sensoriale
Infatti è ormai noto che il sistema corpo, come qualsiasi altra macchina complessa,
per funzionare in maniera ottimale deve essere coordinato in tutte le sue parti e di
conseguenza nel suo insieme attraverso il sistema centrale che memorizza le diverse
condizioni strutturali ed organizza le relative risposte o strategie corporee.
Un chiaro esempio di asimmetria strutturale è riscontrabile in soggetti che
strutturalmente presentano, ad esempio, un arto più corto, ove le risposte
adattative possono originare: disassamento generale, asimmetria del bacino,
contratture omolaterali, ecc.
Laddove invece lo sbilanciamento è dovuto a cattiva abitudine, come ad esempio nel
caso del bambino che porta sempre lo zaino sempre da un lato, si potrà riscontrare
un bacino squilibrato, un dorso curvo e spalle anteposte: il corpo si adatta
attraverso diversa funzionalità dei muscoli, deviazioni articolari (registrabili sino alla
pianta del piede) e sovraccarichi tendineii a vari livelli.
Il piede
Il piede rappresenta il legame della terra con l’uomo, protagonista attivo del sistema
corporeo.
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Abbiamo già sottolineato l’importanza del sottosistema piede-caviglia nell’atto
motorio e nel mantenimento della postura eretta, e gli effetti stato-dinamici che
comporta sull’equilibrio corporeo.
In base al rapporto di lunghezza intercorrente tra alluce e secondo dito, il piede
prende il nome di piede egizio, greco o romano: se l'alluce è maggiore delle altre
dita (come in gran parte dei casi), il piede è egizio; se l'alluce è minore del secondo
dito, il piede è definito greco; se hanno pari lunghezza, il piede è allora romano.
Il piede si compone di 26 ossa, 20 muscoli e 114 legamenti.
Da un punto di vista anatomico:
Sono distinguibili tre comparti: Tarso, Metatarsi e Dita
Tarso, posteriore, composto dall’astragalo, situato nella porzione
superiore, e dal calcagno, posto in quella inferiore. Il calcagno è il primo
osso che poggia quando camminiamo, perciò deve sostenere oltre al
nostro peso anche la spinta d’appoggio. È la parte più sporgente
posteriormente e si articola con il cuboide anteriormente.
L’astragalo ha particolare ruolo sia per la sua posizione anatomica, sia
perché è un ripartitore del peso corporeo e delle sollecitazioni
sull’insieme del piede; inoltre non comporta alcuna inserzione
muscolare. Si articola con le ossa della gamba ed è situato dietro ai
cuneiformi al lato mediale del piede anteriormente.
Più distalmente troviamo 1°, 2° e 3° cuneiforme ed il cuboide; i primi tre
si articolano posteriormente con il navicolare o scafoide, ed
anteriormente con le prime tre ossa metatarsali; la superficie più ampia
dei cunei verso la visione dorsale, la punta verso quella plantare; infine
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la loro dimensione è decrescente dal 1° al 3°. L’osso cuboide ha una
forma irregolare di cubo, con le sue faccette divise da creste, tocca
cinque ossa. Si articola infatti con il 3° cuneiforme medialmente, con lo
scafoide ed il calcagno posteriormente e con il 4° e 5° metatarso
anteriormente.
Metatarso, composto dalle ossa lunghe che connettono il tarso alle
falangi. Il primo metatarso è il più corto di tutti e anche il più grosso, si
articola con il primo cuneiforme con la faccia prossimale, lateralmente
con il secondo metatarso e distalmente con la prima falange. Il secondo
metatarso è il più lungo e il più sottile dei cinque, s’incastra con la faccia
prossimale tra i cuneiformi e con le faccette laterali tra il primo e il terzo
metatarso. Il terzo metatarso si articola con il terzo cuneiforme con la
faccetta posteriore e con il secondo e il quarto metatarso lateralmente,
posteriormente. Il quarto metatarso si articola posteriormente con il
cuboide e lateralmente con il terzo e il quinto metatarso. Il quinto osso
metatarsale si articola posteriormente con il cuboide, medialmente ha
una faccetta che si articola con il quarto metatarso, prolungandosi
lateralmente crea una sporgenza molto evidente che viene denominata
tuberosità del quinto osso metatarsale.
In questo complesso osseo troviamo i sesamoidi, due o tre ossicini
situati sotto la faccia inferiore della prima articolazione metatarso-
falangea, mediale e laterale dell’alluce o primo raggio.
Dita, o falangi, sono quattordici come per la mano, tre per ogni dito a
eccezione del primo che ne ha due. Vengono definite prima, seconda e
terza falange ovvero falange, falangina e falangetta. Nel quarto e nel
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quinto dito la seconda e la terza falange raggiungono delle dimensioni
veramente minime.
Non di rado possiamo trovare delle persone con un numero di dita
superiore alla norma, fenomeno che viene denominato polidattilia.
Quando, al contrario, le dita sono solo quattro, il più delle volte è
dovuto alla fusione o non diversificazione a livello fetale del secondo e
terzo dito, ciò che viene denominato oligodattilia.
Da un punto di vista articolare e legamentoso
Articolazione tibio-tarsica, facente parte dell’importante sottosistema
piede-caviglia, condiziona i movimenti della gamba in rapporto al piede.
È necessaria se non indispensabile alla marcia; per questo è
un’articolazione molto serrata che subisce sollecitazioni estremamente
importanti, poiché in appoggio monopodalico, sopporta la totalità del
peso corporeo a sua volta aumentato dall’energia cinetica e la forza di
gravità.
Articolazione di Chopart, astragalo-scafoidea e calcagno-cuboidea,
disposta tra le ossa della fila posteriore e quelle della fila anteriore.
Articolazione di Lisfranc, tarso-metatarsica, che unisce i tre cuneiformi
ed il cuboide.
Oltre a queste troviamo molte altre giunture che consentono al piede di
adattarsi a tutti i tipi di terreno.
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Le articolazioni del piede sono tenute insieme dai legamenti, di cui i raggruppamenti
superficiali più importanti sono:
dorsalmente (leg. trasverso della gamba - leg. crociato della gamba)
medialmente (leg. laciniato)
lateralmente (retinaculum superius/inferius dei mm peronieri)
I legamenti profondi sono:
plantarmente (leg. metatarso trasverso profondo con i legamenti)
collaterali e della guaina tendinea (metatarsei plantari - tarso-
metatarsei plantari - scafo-cuneiforme plantari - scafo-cuboide plantare
- calcaneo-scafoideo plantare - calcaneo-cuboideo plantare - plantare
lungo - profondi mediali)
Ricordiamo che, una lesione traumatica con il piede in prono-supinazione procura la
rottura del legamento mediale. Una violenta supinazione del piede comporta la
rottura del legamento peroneo-astragalico.
Da un punto di vista muscolare
Muscoli intrinseci
• Adduttore dell’alluce
o Origine: tubercolo mediale del calcagno;
o Inserzione: porzione mediale della falange distale dell’alluce;
• Flessore breve delle dita
o Origine: tuberosità mediale del calcagno;
o Si divide in quattro tendini sulla pianta del piede;
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o Inserzione: 2°, 3°, 4° e 5° falange
• Abduttore del 5° dito
o Origine: tubercolo mediale laterale del calcagno;
o Inserzione: porzione laterale della falange prossimale del 5° dito;
• Accessorio del flessore lungo delle dita
• Lobricali
o Anche detto quadrato della pianta;
o Origine: tubercolo mediale e laterale del calcagno;
o Inserzione: flessore lungo delle dita;
o Sono quattro piccoli muscoli che si inseriscono prossimalmente ai
tendini del flessore lungo delle dita;
Muscoli intrinseci profondi
• Flessore breve dell’alluce
o Si divide in due tendini, ognuno deo quali contiene un sesamoide;
o Origine: cuboide e dai tre cuneiformi;
o Inserzione: Margine mediale e laterale della falange prossimale;
• Abduttore dell’alluce
o Possiede due capi, uno obliquo ed uno trasverso;
o Origine: base del 2°, 3°, 4° osso metatarsale per il capo obliquo,
legamenti metatarsali trasversi profondi e dalle tre articolazioni
metatarso-falangee laterali per il capo trasverso;
o Inserzione: entrambi si inseriscono al tendine laterale del flessore breve
dell’alluce ed al rispettivo sesamoide;
• Flessore breve del 5° dito
o Origine: base del 5° osso metatarsale;
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o Inserzione: margine mediale della base della falange prossimale del 5°
dito;
• Opponente del 5° dito
o Origine: porzione plantare cuboidea;
o Inserzione: margine mediale della base del 5° dito;
• Interossei plantari
o Origine: margine plantare del 3°, 4°, e 5° osso metatarsale;
o Inserzione: fascia plantare profonda;
• Interossei dorsali
o Ognuno di essi possiede due capi;
o Origine: superfici adiacenti alle diafisi delle ossa metatarsali;
o Inserzione: base delle falangi prossimali;
Dorso del piede
• Estensore breve delle dita
o Si divide in quattro porzioni tendinee;
o Origine: apofisi del calcagno;
o Inserzione: la prima porzione si inserisce alla base della falange
prossimale dell’alluce, le altre tre invece si inseriscono alla base della
falange prossimale del 2°, 3° e 4° dito;
Nella valutazione podalica è importante correlare la funzionalità della
muscolatura dell’intero arto inferiore (gamba e coscia), di quella lombare e di
conseguenza di quella del dorso.
La gamba viene suddivisa in “ logge ”, cioè in porzioni che contengono una serie
di capi muscolari.
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Loggia anteriore
Possiamo definirla come loggia degli estensori, in quanto i muscoli che la
compongono, permettono di avvicinare il dorso del piede alla porzione anteriore
della gamba, compiendo appunto l’estensione del piede (flessione dorsale).
Troviamo in essa i seguenti muscoli:
• Estensore lungo dell’alluce
o Origine: tra i muscoli estensore lungo delle dita e peroneo terzo;
o Inserzione: falange distale;
o Compito: flessione (flessione dorsale), sollevamento mediale
(supinazione), rotazione interna (adduzione) per il piede; flessione
dell’alluce per le dita.
• Estensore lungo delle dita
o Origine: dai ¾ prossimali della diafisi peroneale;
o Inserzione: porzione dorsale del piede;
o Si divide in quattro tendini e ognuno di questi forma tre linguette;
quella centrale, si inserisce sulla falange media, mentre le laterali sulla
falange distale del 2°, 3°, 4° e 5° dito.
o Compito: flessione (flessione dorsale), sollevamento laterale
(pronazione), rotazione esterna per il piede; flessione delle dita eccetto
l’alluce per le dita.
• Peroneo anteriore
o Non sempre è presente;
o Origine: 4° distale della diafisi peroneale;
o Inserzione: margine laterale del 5° osso metatarsale;
o Compito: flessione (flessione dorsale), sollevamento laterale
(pronazione)e rotazione esterna (abduzione) che agisce sulla concavità
dell’arco plantare.
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• Tibiale anteriore
o Origine: condilo laterale e porzione antero-laterale della diafisi tibiale,
dalla membrana interossea e dalla fascia che ricopre il condilo;
o Inserzione: base del 1° osso metatarsale e all’adiacente porzione del 1°
cuneiforme;
o Compito: estensione (flessione plantare), sollevamento laterale
(pronazione), rotazione esterna (abduzione); agisce sulla concavità
dell’arco plantare;
Loggia laterale o dei peronei
• Peroneo lungo
o Origine: dai 2/3 superiori della superficie laterale del perone, dai due
setti intermuscolari dei peronei e dalla fascia profonda che lo ricopre;
o Inserzione: margine laterale della base del 1° osso metatarsale e
all’adiacente cuneiforme;
o Compito: estensione (flessione plantare), sollevamento laterale
• Peroneo breve
(pronazione), rotazione esterna (abduzione); agisce sulla concavità
dell’arco plantare;
o Origine: dai 2/3 inferiori del margine laterale del perone, è anteriore
rispetto al precedente e anche questo origina dai due setti
intermuscolari dei peronei e dalla fascia che lo ricopre;
o Inserzione: base del 5° osso metatarsale;
o Compito: estensione (flessione plantare), sollevamento laterale
(pronazione), rotazione esterna (abduzione); agisce sulla concavità
dell’arco plantare;
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Loggia posteriore
Troviamo una porzione superficiale che contiene i capi muscolari del gastrocnemio e
soleo; ed una porzione profonda in cui troviamo il flessore lungo delle dita, il
flessore lungo dell’alluce ed il tibiale posteriore.
• Gastrocnemio
• Soleo
o È formato da due capi, uno mediale e l’altro laterale; i due
o Capi possiedono un aponeurosi, che ricopre anche il soleo per poi
formare il tendine d’achille;
o Origine: rispettivamente dai condili laterale e mediale del femore;
o Inserzione: 3° medio del calcagno;
o Compito: estensione (flessione plantare) per il piede e flessione per la
gamba; nell’estensione del piede, agiscono insieme al soleo con il quale
formano il tricipite surale;
o Origine: arcata del soleo, margine posteriore della tibia, superficie
posteriore della testa e dalla porzione superiore della diafisi peroneale;
o Inserzione: come il gastrocnemio
o Compito: estensione (flessione plantare);
• Muscolo plantare
o Origine: estremità inferiore del femore;
o Inserzione: porzione posteriore del calcagno, medialmente al termine
calcaneare;
o Compito: estensione (flessione plantare) per il piede e flessione e
rotazione interna (a gamba flessa) per la gamba;
• Flessore lungo delle dita
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o Origine: superficie posteriore della tibia e dalla fascia che ricopre il
muscolo tibiale anteriore; plantarmente si divide in quattro tendini;
o Inserzione: Base delle falingi prossimali del 2°, 3°, 4° e 5° dito;
o Compito: estensione (flessione plantare), sollevamento mediale
(supinazione) per il piede ed estensione delle dita (eccetto il 1°) per le
dita; ha un ruolo importante nel sostegno della volta plantare;
• Flessore lungo dell’alluce
o Passa tra i due sesamoidi;
o Origine: superficie posteriore della diafisi peroneale, dal setto
intermuscolare peroneo posteriore e dalla fascia che ricopre il muscolo
tibiale posteriore;
o Inserzione: base della falange distale dell’alluce;
o Compito: estensione (flessione plantare) e sollevamento mediale
(supinazione) per il piede ed estensione dell’alluce per le dita; ha un
ruolo importante nel sostegno della volta plantare;
• Tibiale posteriore
o È il muscolo più profondo della loggia posteriore;
o Origine: superficie posteriore della tibia, dalla superficie mediale del
perone e dalla membrana interossea;
o Inserzione: tubercolo dello scafoide e, tramite piccole linguine, alle altre
ossa del tarso;
o Compito: estensione (flessione plantare), sollevamento mediale
(supinazione) e rotazione interna (adduzione);
Muscoli anteriori della coscia
• Muscolo tensore della fascia lata.
o È un fusiforme che si trova superficialmente, nella regione
superolaterale della coscia.
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o Origine: dall’estremità anteriore del labbro esterno della cresta iliaca,
dalla spina iliaca anteriore superiore e dalla sottostante incisura, dalla
faccia superficiale del muscolo medio gluteo e dalla fascia che lo
ricopre.
o Inserzione: i suoi fasci si dirigono in basso, proseguono in un lungo
tendine che percorre tutta la coscia, per inserirsi poi al condilo laterale
della tibia; nel suo tragitto, il tendine d’inserzione si fonde con la fascia
femorale o fascia lata, formando la benderella o tratto ileo-tibiale.
o Compito: con la sua azione tende la fascia lata e abduce la coscia;
essendo un muscolo biarticolare ha anche un’azione di estensione della
gamba sulla coscia.
• Muscolo sartorio
o Occupa una posizione superficiale e si presenta come un muscolo
allungato e nastriforme, che attraversa obliquamente la faccia anteriore
della coscia, dall’alto in basso e dall’esterno all’interno.
o Origine: dalla spina iliaca anteriore superiore e dalla parte piú alta
dell’incisura sottostante; attraversa la faccia anteriore della coscia,
giungendo in basso, sul lato mediale del ginocchio
o Inserzione: all’estremità superiore della faccia mediale della tibia;
l’inserzione avviene tramite un tendine slargato che prende il nome di
zampa d’oca. La sua faccia anteriore è superficiale; con quella profonda
esso incrocia il retto del femore e l’ileopsoas. Incrociando il muscolo
adduttore lungo, chiude in basso il triangolo femorale (di Scarpa);
o Compito: il muscolo sartorio con la sua azione, flette la gamba sulla
coscia e la coscia sul bacino, abduce e ruota all’esterno la coscia.
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• Muscolo quadricipite femorale
o È il piú voluminoso muscolo della regione anteriore della coscia e risulta
formato da quattro capi che si raccolgono in un unico tendine
terminale:
il retto del femore,
il vasto mediale,
il vasto laterale,
• Il retto del femore
il vasto intermedio,
o Origine: dalla spina iliaca anteriore inferiore con un tendine diretto e
• Il vasto mediale
dalla porzione piú alta del contorno dell’acetabolo nonché dalla capsula
dell’articolazione coxofemorale con un tendine riflesso;
o Origine: dal labbro mediale della linea aspra e dalla linea rugosa che
• Il vasto laterale
unisce questa al collo del femore;
o Origine: dalla faccia laterale e dal margine anteriore del grande
trocantere, dalla metá superiore del labbro laterale della linea aspra del
femore e dal suo ramo che va al grande trocantere;
• Il vasto intermedio
o Posto profondamente tra il vasto laterale e quello mediale;
o Origine: dal labbro laterale della linea aspra e dai 3/4 superiori delle
facce anteriore e laterale del femore;
23

o Inserzione: i quattro capi convergono in basso, mantenendo però la loro
individualità. A livello del ginocchio si raccolgono in un tendine
apparentemente unico, ma formato in realtá dalla sovrapposizione di
tre lamine:
La lamina superficiale è la continuazione del retto del femore;
La lamina intermedia appartiene ai vasti mediale e laterale;
La lamina profonda al vasto intermedio;
A livello della patella, la maggior parte delle fibre tendinee trova
l’inserzione ossea; alcune fibre, piú superficiali, passano davanti alla
patella, incrociandosi, e formano la cosiddetta espansione del
quadricipite che va a fissarsi al margine inferiore dell’articolazione della
tibia; le fibre che si sono interrotte in corrispondenza della patella,
continuano al di sotto di essa nel legamento patellare, che prende
inserzione alla tuberosità della tibia; ai lati del legamento patellare,
l’espansione del quadricipite è rinforzata da due benderelle fibrose che
si portano dalla patella ai condili della tibia, le ali o retinacoli della
patella; i fasci piú profondi del vasto intermedio prendono inserzione,
inferiormente, sulle pareti della borsa sinoviale sovrapatellare e
costituiscono il muscolo articolare del ginocchio;
o Compito: contraendosi estende la gamba e, con il retto femorale,
partecipa alla flessione della coscia nonché, a ginocchio flesso, alla
flessione del bacino sulla coscia.
Muscoli mediali della coscia
• Muscolo gracile
o Appiattito e nastriforme, occupa il lato mediale della coscia;
24

o Origine dalla faccia anteriore della branca ischiopubica, nei pressi della
sinfisi, donde si porta verticalmente per inserirsi nella parte superiore
della faccia mediale della tibia;
o Inserzione: il suo tendine concorre a formare la zampa d’oca;
o Compito: il muscolo gracile, con la sua azione adduce la coscia, flette e
ruota medialmente la gamba.
• Muscolo pettineo
o Appiattito e nastriforme, occupa il lato mediale della coscia.
o Origine: dalla faccia anteriore della branca ischiopubica, nei pressi della
sinfisi,
o Inserzione: nella parte superiore della faccia mediale della tibia. Il suo
tendine concorre a formare la zampa d’oca;
o Compito: il muscolo gracile, con la sua azione adduce la coscia, flette e
ruota medialmente la gamba.
• Muscolo adduttore lungo
o È un muscolo piatto di forma triangolare;
o Origine: dalla faccia anteriore del ramo superiore del pube;
o Inserzione: i suoi fasci si portano in basso, in dietro e lateralmente e
vanno ad inserirsi al terzo medio del ramo mediale della linea aspra del
femore; Compito: adduce e ruota all’esterno la coscia.
• Muscolo adduttore breve
o Di forma triangolare, è posto profondamente all’adduttore lungo e
superficialmente al grande adduttore.
o Origine: dalla porzione mediale della faccia anteriore del ramo
superiore del pube e dalla porzione superiore della faccia anteriore
della branca ischio pubica;
25

o Inserzione: si porta in basso, in dietro e lateralmente per inserirsi al
terzo superiore del labbro mediale della linea aspra del femore;
o Compito: adduce e ruota all’esterno la coscia.
• Muscolo grande adduttore
o Situato piú profondamente rispetto agli adduttori lungo e breve, è un
muscolo piatto e triangolare, il cui apice volge verso l’ischio e la cui base
occupa tutta l’altezza della linea aspra del femore.
o Origine: dalla faccia anteriore della branca ischiopubica e dalla
tuberosità ischiatica.
o Inserzione: si dirige in dietro, in basso e lateralmente e, giunto al
margine posteriore del femore, termina inserendosi sul labbro mediale
della linea aspra, fino all’altezza del tubercolo del grande adduttore,
che si trova al di sopra dell’epicondilo mediale.
o Compito: contraendosi, adduce e ruota all’interno la coscia.
Muscoli posteriori delle coscia
• Bicipite femorale
o Occupa le regioni posteriore e laterale della coscia e origina con due
capi.
o Origine: il capo lungo nasce dalla parte superiore della tuberosità
ischiatica;il capo breve dal terzo medio del labbro laterale della linea
aspra del femore e dal setto intermuscolare laterale;
o Inserzione: i due capi convergono in un tendine comune che va ad
inserirsi sulla testa della fibula e sul condilo laterale della tibia.
o Compito: agisce flettendo la gamba ed estendendo la coscia; ha inoltre
un’azione di extrarotazione della gamba.
• Muscolo semitendinoso
26

o È un muscolo situato superficialmente nella parte posteromediale della
coscia; è carnoso nella porzione superiore, tendineo in quella inferiore;
Origine: in alto dalla tuberosità ischiatica e discende verticalmente fino
alla parte media della coscia, dove continua in un lungo tendine che
concorre alla costituzione della zampa d’oca;
o Inserzione: nella parte superiore della faccia mediale della tibia;
o Compito: agisce flettendo e ruotando all’interno la gamba ed
estendendo la coscia.
• Muscolo semimembranoso
o Situato profondamente al semitendinoso, è cosí detto perchè costituito,
nel suo terzo superiore, da una larga lamina tendinea;
o Origine: in alto dalla tuberosità ischiatica, scende verticalmente fino
all’altezza dell’interlinea articolare del ginocchio, dove il suo tendine si
divide in tre fasci;
o Inserzione: uno discendente va a terminare sulla parte posteriore del
condilo mediale della tibia, uno ricorrente risale verso il condilo laterale
del femore formando legamento popliteo obliquo dell’articolazione del
ginocchio, e uno anteriore, o tendine riflesso, termina sulla parte
anteriore del condilo mediale della tibia;
o Compito: ha le stesse azioni del muscolo semitendinoso.
• La fascia della coscia, o fascia femorale o fascia lata
o Riveste a guisa di manicotto i muscoli superficiali della coscia. In alto la
fascia si fissa in avanti al legamento inguinale, al corpo del pube e alla
branca ischiopubica, in dietro e lateralmente continua senza
interruzione con la fascia glutea, in basso si fissa sulla fibula, sui due
condili della tibia, sulla faccia anteriore della patella e continua poi nella
fascia della gamba. è particolare la situazione dei muscoli sartorio e
27

tensore della fascia lata, i quali sono compresi in uno sdoppiamento
della fascia lata.
Muscoli pelvici
• Muscolo ileo-psoas
o Le sue notevoli dimensioni impongono che esso sia dotato di due ventri
muscolari.
o Origine: una ha una larga origine su tutta la faccia interna dell’ala iliaca
(muscolo iliaco), e l’altra sui processi trasversi, sui corpi vertebrali e sui
dischi dell’ultima vertebra toracica e delle vertebre lombari (muscolo
grande psoas).
o Inserzione: Le fibre dei due ventri muscolari decorrono anteriormente,
passano sotto il legamento inguinale e, riunendosi, si inseriscono sul
piccolo trocantere femorale formando un angolo.
o Compito: il potente e profondo ileo-psoas è il principale protagonista
nel determinare la posizione del bacino e del tratto lombare e, di
conseguenza, dell’intera postura; esso è il più potente flessore
dell’anca, la sua forza, infatti, supera quella del quadricipite femorale.
• Muscolo quadrato dei lombi
o Si trova nella parete addominale posteriore, tra la cresta iliaca e l’ultima
costa. È formato da due strati, più o meno completi, di cui uno
anteriore ed uno posteriore.
o Origine: lo strato anteriore origina dai processi costiformi delle prime
quattro vertebre lombari, mentre quello posteriore dal margine
superiore del legamento ileo lombare e dal labbro interno della cresta
iliaca.
o Inserzione: la parte anteriore si inserisce nel margine inferiore della 12°
costa, mentre l’altra oltre che nel margine inferiore delle stessa costa
28

anche all’apice dei processi costiformi delle prime quattro vertebre
lombari.
o Compito: contraendosi abbassa la 12° costa comportandosi come un
muscolo espiratorio, inoltre inclina la colonna vertebrale e la pelvi.
Muscoli della colonna e del dorso
• Muscolo sacro-spinale
Tale muscolo è divisibile in tre parti:
o laterale muscolo ileo costale
È formato da tre porzioni :
Ileocostale dei lombi
Origine: tuberosità iliaca, dalla cresta iliaca e dal foglietto posteriore
della fascia lombo dorsale.
Inserzione: i suoi fasci vanno in alto e lateralmente divergendo in
otto lingue carnose che si inseriscono agli angoli delle ultime otto
coste.
Ileocostale del dorso
Origine: con sei fasci, origina dalla faccia esterna delle ultime sei
coste medialmente all’angolo.
Inserzione: per mezzo di otto tendini si inserisce agli angoli delle
prime sette coste ed al processo trasverso della settima vertebra
cervicale.
Ileocostale del collo
Origine: con cinque fasci carnosi, origina dagli angoli delle prime sei
coste.
Inserzione: mediante tre gtendini si inserisce ai processi trasversi
della 4°, 5° e 6° vertebra cervicale.
29

Compito: contraendosi estende la colonna vertebrale e la inclina,
può anche elevare ed abbassare le coste.
o intermedia muscolo lunghissimo
È formato da tre porzioni:
Lunghissimo del dorso
Origine: faccia posteriore del sacro, dal foglietto posteriore della
fascia lombo dorsale e dai processi spinosi delle ultime vertebre
lombari.
Inserzione: si porta in alto per inserirsi con alcuni fasci laterali ai
processi costi formi delle vertebre lombari ed alle facce esterne di
tutte le coste esclusa la prima, con altri fasci mediali invece, si
inserisce ai processi accessori delle vertebre lombari ed ai processi
trasversi di tutte le vertebre toraciche.
Lunghissimo del collo
Origine: processi trasversi delle prime cinque vertebre toraciche
Inserzione: tubercoli posteriori dei processi trasversi della 2°, 3°, 4° e
5° vertebra cervicale.
Lunghissimo della testa
Origine: processi trasversi delle prime vertebre toraciche e dai
processi articolari delle ultime cinque vertebre cervicali.
Inserzione: apice della faccia posteriore del processo mastoideo del
temporale.
Compito: estende ed inclina dal proprio lato la testa e la colonna
vertebrale.
o Mediale muscolo spinale
Spinale del dorso
30

Origine: processi spinosi delle prime due vertebre lombari e delle
ultime tre vertebre toraciche.
Inserzione: processi spinosi delle vertebre toraciche dalla 2° alla 9°.
Spinale del collo
Origine: processi spinosi delle ultime due vertebre cervicali e delle
prime due toraciche.
Inserzione: processi spinosi della 2°, 3° e 4° vertebra cervicale.
Spinale della testa
Origine: processi spinosi delle ultime vertebre cervicali e delle prime
toraciche.
Inserzione: i suoi fasci confluiscono con quelli del muscolo
semispinale della testa.
Compito: estende la colonna vertebrale.
Da un punto di vista di distribuzione dei carichi e di movimento
Il piede a seconda della condizione muscolo-scheletrica sovrastante distribuisce il
carico in base alle esigenze di mantenimento dell’equilibrio corporeo, sia in ortostasi
che in deambulazione. Sarà a tal fine importante studiare le variazioni pressorie a
livello podalico al fine di evidenziare le caratteristiche delle aree di maggiore
(ipercaricate) / minore (ipoappoggiate) contatto.
Il piede è distinto in quattro aree:
area retropodalica, anche definita “retropiede”;
area mesopodalica, anche definita “mesopiede”;
area metatarsale, anche definita “avampiede”,
area digitale, anche definita “dita”.
31

All’interno di ciascuna area è possibile descrivere, scomponendola in area mediale,
area centrale ed area laterale, le componenti oggettive del carico.
In particolare:
il retropiede può essere considerato:
• “fisiologico” se la pressione è maggiore nell’area centrale, a descrivere una
buona verticalizzazione del calcagno;
• medializzato, meglio noto come “valgo”, se la pressione è maggiormente
rilevata nell’area mediale, rispetto a quella centrale e a quella laterale
(quest’ultima potrebbe anche non essere perfettamente a contatto);
• lateralizzato , meglio noto come “varo”, se la pressione è maggiormente
rilevata nell’area laterale, rispetto a quella centrale e a quella mediale
(quest’ultima potrebbe anche non essere perfettamente a contatto);
• con “ipercarico posteriore” laddove tutte le tre aree presentano pressioni
elevate e di eguale intensità, rispetto a mesopiede ed avampiede.
il mesopiede, che presenta normalmente pressioni meno elevate rispetto a
quelle registrate nel retropiede e/o nell’avampiede, può essere distinto in:
• “fisiologico”, laddove sono a contatto le aree laterali con degradamento
pressorio verso le aree centrali;
• “cavo” laddove è rilevato il contatto esclusivamente nell’area laterale;
• “con salto istmo”, laddove non sono rilevate pressioni nelle tre aree
specifiche;
• “a volta allargata” laddove sono riscontrati punti di contatto nell’area
mediale, comunque non superiori a quella centrale o laterale;
• “supinato” quando è registrato un eccesso di pressione nell’area laterale;
32

• “iperpronato” se i punti di contatto dell’area mediale sono presenti in
misura superiore alle aree centrali o laterali, e quest’ultima in taluni casi
può essere non perfettamente a contatto.
l’avampiede, che di norma mostra pressioni più centrali rispetto a quelle
mediali e laterali, è definito:
• “fisiologico” se il carico dell’area centrale è lievemente superiore a quello
delle aree mediali e laterali, comunque quest’ultime equilibrate a livello
pressorio tra loro;
• “ipercaricato centralmente” quando il carico dell’area centrale è
prevalente rispetto a quello delle aree medio-laterali, che possono anche
presentare in forma monolaterale una pressione simile o lievemente
inferiore rispetto a quella rilevata centralmente;
• “ipercaricato medialmente” quando l’area relativa alla I/II testa
metatarsale presenta pressioni superiori rispetto sia all’area centrale che a
quella laterale, quest’ultima in taluni casi potrebbe anche non essere
perfettamente a contatto;
• “ipercaricato lateralmente” quando l’area relativa alla V/IV testa
metatarsale presenta pressioni superiori rispetto sia all’area centrale che a
quella mediale, quest’ultima in taluni casi potrebbe anche non essere
perfettamente a contatto;
• con “ipercarico anteriore” laddove tutte le tre aree presentano pressioni
elevate e di eguale intensità, rispetto a mesopiede e retropiede.
le dita, strettamente collegate alla condizione metatarsale, non sempre
evidenziabili a livello pressorio, in particolare nella condizione di ortostasi,
possono considerarsi:
33

• “fisiologiche” se il contatto dell’area mediale,in particolare per l’alluce, è
lievemente superiore a quello delle aree centrali e laterali, comunque
quest’ultime equilibrate a livello pressorio tra loro;
• “ipercaricate localmente” quando il contatto anche di un singolo dito è
superiore rispetto alle altre ad esclusione dell’alluce;
• “ipoappoggiate localmente” quando un singolo dito è non a perfetto
contatto o in assenza di contatto al suolo;
• “insufficienza dell’alluce” quando il primo dito presenta pressioni ridotte.
In ortostatismo il piede distribuisce prevalentemente il carico del peso corporeo
sul tallone (50%), sul mesopiede (15%) e sulle teste metatarsali e dita (35%).
Durante la deambulazione, intesa come coordinamento motorio (insieme di
movimenti), il piede distribuisce prevalentemente il carico del peso corporeo sul
tallone (40%), sul mesopiede (17%) e sulle teste metatarsali e dita (43%), il tutto
si dovrebbe realizzare con grande economicità, al punto che dovrebbe essere più
piacevole camminare che stare fermi.
Il cammino è descritto dal ciclo del passo, ovvero dall’appoggio del tallone al
successivo appoggio dello stesso tallone (Stride time).
34

Si distinguono all’interno dello stride time:
Stance time
durata della fase di stance (dall’appoggio del tallone di un piede al successivo
sollevamento della punta dello stesso);
Swing time
durata della fase di swing (dal sollevamento della punta di un piede al
successivo appoggio del tallone dello stesso);
Double support time
durata della fase di doppio appoggio dei piedi (dall’appoggio del tallone di un
piede al sollevamento della punta dell’altro).
Il ciclo del passo è caratterizzato da una fase di appoggio, una fase di oscillazione
e una fase di doppio appoggio:
comincia con la fase di appoggio del tallone (Heel Strike, contatto iniziale),
quando il piede tocca il suolo sul bordo esterno del tallone. La tibia ruota
verso l'interno e il piede si abbassa sull'articolazione subtalare
(l'articolazione che collega il tallone con l'astragalo). Il piede continua a
roteare verso l'interno fino a quando le ossa metatarsali supportano
completamente il peso. In poche parole, il piede ha assorbito il colpo
dell'impatto, si è adattato alla superficie irregolare sottostante e si è
appiattito.
segue la risposta al carico con flessione plantare e appoggio di tutta la
pianta (midstance, parte intermedia) ove il piede da adattatore mobile
diventa una leva rigida. Durante questa fase la tibia ruota verso l'esterno e
35

il piede si solleva sull'articolazione sottoastragalica (sub-talar joint),
preparando in questo modo il piede alla fase di propulsione.
termina poi la parte terminale dell’appoggio con flessione plantare,
“distacco”del piede e spinta dell’alluce (Toe-off), inizia con il sollevamento
del tallone e i muscoli, i legamenti e i tendini si tendono. L'avampiede e il
retropiede si bloccano insieme e danno la spinta alle dita del piede per
spingere (in avanti) ed allontanare il peso del corpo dal suolo.
Al momento dell’Heel Strike inizia la fase di oscillazione (pendolamento) del
controlaterale, in cui il piede è sollevato dal suolo, espressa dapprima con il
controllo muscolare, finalizzato alla “flessibilità del piede”, e poi con la preparazione
del contatto con il suolo del piede. Questa fase di doppio sostegno si riduce man
mano che la velocità di deambulazione aumenta.
Durante la corsa non c'è mai il doppio sostegno in quanto entrambi i piedi sono
staccati dal suolo nella fase di fluttuazione o solo un piede è appoggiato al suolo in
fase di sostegno singolo.
Tra queste le fasi di appoggio Midstance e Toe-off vi è la fase di doppio appoggio,
molto breve, in cui entrambi i piedi sono in contatto col suolo.
In particolare:
36

nell'oscillazione iniziale entrambi i piedi toccano contemporaneamente il
suolo (la fase di doppio sostegno).
nell'oscillazione finale l'avampiede e il retropiede si bloccano per far diventar
nuovamente il piede una leva rigida pronta al contatto della fase del passo.
E se tutto questo risulta complesso, non dimenticate che l'altro piede svolge il suo
ciclo - quando un piede oscilla, l'altro tocca il suolo e cosi via.
Nel complesso, durante una camminata, ogni piede trascorre circa il 62% del tempo
sul suolo e il rimanente 38% nella fase di oscillazione.
Durante la marcia si evidenzia quanto il piede sia un sistema conservativo del
momento angolare e dell’energia espressa, trasmettendo e riceve flussi
d’informazioni sensitivo motorie attraverso le strutture neuromuscolari, che
trasformano la gravità in forza di movimento.
Inoltre, sfruttando sempre la variazione funzionale dell’elica a passo variabile, il
piede esplica l’azione di pompa circolatoria, attraverso la modulazione metrica
dell’elica e l’azione contrattile muscolare, supportando, con aumento della vis a
tergo, il flusso arteroveno-linfatico.
Da un punto di vista vascolare del piede
La vascolarizzazione arteriosa è assicurata dalla presenza di due fonti distinte; una è
l’arteria pedida, che irrora la faccia dorsale del piede e l’altra è l’arteria tibiale, la
quale irrora la faccia plantare. Sono le arterie più lontane dal cuore; i due sistemi
sono ricchi di vasi e comunicano tra loro con numerose arterie perforanti che
garantiscono la circolazione in caso di ostruzione di una branca. Le zone di
appoggio, tallone, metatarsi, polpastrelli delle dita, sono le più vascolarizzate. Il
sistema venoso è costituito da una rete profonda simile a quella del sistema
arterioso, e da una rete superficiale visibile e palpabile. Il drenaggio venoso si
37

effettua per il 90% ad opera della rete profonda e per il restante 10% grazie
all’opera della rete superficiale.
La rete superficiale comprende:
Le vene dorsali delle dita, che confluiscono in un arcata da cui originano le
vene marginali, mediale e laterale, che continuano nelle safene
corrispondenti;
Le vene plantari, hanno una disposizione simile ma sono drenate dalla
vena tibiale posteriore, compe le vene plantari profonde.
Il piede presenta una rete di vasi linfatici superficiali molto ricchi, i quali originano
dal rivestimento cutaneo. I vasi profondi invece, sono satelliti dei vasi sanguinei.
Tutti i vasi linfatici convergono verso gangli situati nella porzione superiore della
gamba.
Il ritorno venoso è a carico della rete profonda per circa il 90% ed è influenzato
notevolmente dalla morfologia e dalla funzionalità dell’appoggio plantare. Inoltre la
pianta del piede possiede tessuto cutaneo e sottocutaneo che si presenta sottile
sotto l’arco plantare e spesso nei punti di maggior appoggio, e che funge da vero
cuscinetto ammortizzante.
Da un punto di vista recettoriale o informativo
Tra i compiti principali del piede c'è quello di informare sulla natura del terreno sul
quale viene ad operare attraverso le vie sensitive tattile e "propriocettiva". Questa
funzione risulta estremamente importante in quanto rappresenta uno degli
elementi principali di salvaguardia della sua integrità e di quella, più in generale, di
tutto l'apparato locomotore. La "conoscenza" della superficie di appoggio, infatti,
costituisce un elemento modulatore dell'azione muscolare che posturalmente
consente il mantenimento dell'equilibrio e la deambulazione.
38

Dal punto di vista sensitivo la pianta del piede è ricca di recettori cutanei (tattili),
articolari e muscolari, che rappresentano una fonte insostituibile di informazioni
estero e propriocettive per il controllo dell’equilibrio e della postura.
E’ significativo rammentare che l’area corticale sensitiva del piede è superiore a
quella della mano, mentre per l’area motoria accade il contrario (homunculus di
Penfield e Rasmussen).
I recettori cutanei presenti nella pianta del piede, escludendo quelli termo-
dolorifici, sono:
recettori a lento adattamento che codificano la sensibilità alla pressione
(dischi di Merkel), e allo stiramento tattile (corpuscoli di Ruffini)
recettori ad adattamento intermedio (corpuscoli di Meissner), che
informano sulla velocità del movimento
recettori ad adattamento rapido (corpuscoli di Pacini) sensibili
all’accelerazione della deformazione cutanea.
Invece i recettori articolari o meccanocettori podalici (illustrati nella tabella
sottostante), sono recettori incapsulati che registrano i diversi movimenti articolari e
forniscono informazioni cinestesiche.
TIPOLOGIA MORFOLOGIA LOCALIZZAZIONE RISPOSTA
I Corpuscoli incapsulati
II Corpuscoli incapsulati
39
Strato superficiale delle
capsule articolari
Strato profondo delle capsule
articolari
III Corpuscoli incapsulati Legamenti
IV
Terminazioni nervose non
mienilizzate
- Satica e dinamica
- Soglia bassa
- Adattamento lento
- Dinamica
- Soglia bassa
- Adattamento rapido
- Dinamica
- Soglia elevata
- Adattamento lento
Capsule e legamenti Algorecettori

I recettori muscolari più importanti per il controllo propriocettivo e posturale sono i
fusi neuromuscolari e gli organi tendinei del Golgi.
La pianta del piede, con la ricca rete di recettori di diversa natura, è paragonabile ad
una sofisticata pedana dinamometrica. Funzionalmente la sensibilità esterocettiva e
quella propriocettiva sono intimamente legate, poiché qualsiasi micromovimento
determina stiramento cutaneo e qualsiasi afferenza cutanea, modifica la
propriocezione.
La moderna neurofisiologia ha ormai dimostrato il ruolo del “piede” quale recettore
fondamentale del Sistema Centrale e l’importanza delle afferenze podaliche nella
regolazione e nel controllo posturale.
Ad esempio l’anestesia del nervo tibiale posteriore (sciatico popliteo interno), che
innerva la maggior parte della superficie plantare, determina gravi alterazioni
dell’equilibrio bipodalico e soprattutto di quello monopodalico (Sarrafian,1991),
mentre l’appoggio podalico su superfici molto morbide, e di alcuni centimetri di
spessore, equivale ad un’anestesia della pianta dei piedi (Pyykko, 1993).
Kennedy ed Inglis che nel 2002 hanno pubblicato una ricerca sui recettori nervosi di
pressione della pianta del piede. Con questo lavoro hanno dimostrato che sotto la
pianta del piede vi sono “sensori” diversi che si attivano a pressioni diverse (quindi a
pesi diversi) e che la loro distribuzione non è casuale ma è estremamente precisa e
costante in tutti i piedi.
40

Tutto ciò, quindi, fa immediatamente comprendere che in un piede che poggia male
vengono eccitate popolazioni di sensori di pressione della pianta diversi rispetto alla
normalità, tali stimoli sensoriali anormali costituiscono un’alterazione della
percezione ambientale che, trasmessa al cervello, lo inganna ed esso, per compenso
a tale disfunzione e per consentire il mantenimento dell’equilibrio, non fa altro che
modificare l’assetto corporeo.
A questo punto si comprende facilmente come un piede piatto, dove poggia la tutta
la pianta, o un piede cavo, dove poggia solo il calcagno e la parte anteriore del
piede, siano responsabili di specifiche alterazioni dell’assetto.
Da un punto di vista patologico
• Definizione
Piede piatto
Per piede piatto si intende un’alterazione morfologica del piede,
caratterizzata da valgismo del retropiede e diminuzione dell’arcata plantare. Il
mantenimento dell’arcata plantare dipende da una adeguata interazione tra
gli elementi muscolari, legamentosi ed ossei, sottoposti alla regolazione del
Sistema nervoso che mantiene il tono muscolare e garantisce la
coordinazione dei movimenti.
Si ha quindi una detorsione delle articolazioni plastiche del piede, con
supinazione dell’avampiede e conseguente valgismo del retro piede.
Il calcagno è in flessione plantare e viene a trovarsi quindi esternamente
alla perpendicolare che scende giù dalla regione poplitea. L’astragalo effettua
un movimento di discesa in avanti, in basso ed in dentro (questo movimento
che di per se è fisiologico, nel piede piatto è esagerato).
41

Questo spostamento verso il basso, l’astragalo trascina lo scafoide, cosi che i
metatarsi si vengano a trovare tra la forza di discesa dello scafoide e la
forza ascendente del terreno sul piede, come risposta tenderanno a
sublussarsi tra di loro verso l’alto.
Nel piede piatto, la tibio-peroneale è estesa, la sub-astragalica è pronata,
l’articolazione di Chopart è abdotta e flessa dorsalmente, il resto del piede è
supinato.
La somma di tutte queste deformità può essere paragonata secondo la
teoria di Paparella Treccia , ad un piede che subisce un movimento elicoidale,
sovrapponibili al doppio giro che realizzano le pale dell’elica di un aereo.
A fini illustrativi potremmo dire che il piede piatto non è un ponte che si
avvalla, ma un’elica che si svolge .
• Piede piatto dal punto di vista eziologico:
esistono tre tipi di eziologie (da alterazioni ossee; muscolo-legamentose-
neuromuscolari).
o Piede piatto da alterazioni ossee:
Piede piatto da astragalo verticale congenito;
Detto anche piede a dondolo. Si tratta di una malformazione
congenita del piede nella quale lo scafoide è lussato verso
l’alto, e l’astragalo è verticale. Con grande probabilità si tratta
di un arresto dell’evoluzione provocato da un agente
sconosciuto nel momento in cui l’astragalo è completamente
verticale al 2° mese di vita intrauterina piede nella quale lo
scafoide è lussato verso l’alto, e l’astragalo è verticale.
42

Con grande probabilità si tratta di un arresto dell’evoluzione
provocato da un agente sconosciuto nel momento in cui
l’astragalo è completamente verticale al 2° mese di vita
intrauterina.
Piede piatto da alterazione dello scafoide;
Nei piedi che presentano uno scafoide accessorio o uno
scafoide prominente dovuto alla fusione di questo con lo
scafoide accessorio il tendine del tibiale decorre sulla faccia
interna da esso e non al di sotto come di norma.
Questo provoca una insufficienza funzionale del muscolo ed un
conseguente appiattimento della volta. Nelle marce prolungate, si
possono avere delle tenosinovite del tibiale posteriore, con
problemi di calzatura per l’abnorme sporgenza dello scafoide .
Piede piatto da sinostosi ossea;
La fusione delle ossa del tarso è un’affezione congenita dovuta,
probabilmente ad una mancata differenziazione del mesenchima
primitivo ed una mancata segmentazione a livello articolare. La
fusione può essere ossea (SINOSTOSI), cartilaginea (SINCONDROSI),
o da tessuto fibroso (SINDESMOSI). Durante i primi anni di vita
questi piedi sono asintomatici, poi con ossificazione si verifica
una progressiva limitazione della mobilità della parte interna del
piede. I movimenti di inversione del piede non sono possibili ed
il calcagno si colloca in valgismo con intensa contrattura dei
peronieri. La irriducibilità, il dolore e la contrattura, caratterizzano
clinicamente questo tipo di piede.
43

Piede piatto post-traumatico (fratture del calcagno e dello
scafoide)
Nelle fratture talamiche si produce un affondamento
dell’astragalo nella faccia dorsale del calcagno; questo può
produrre un piede piatto.
Cosi pure nelle fratture e lussazioni dello scafoide, la testa
dell’astragalo discende tra i due frammenti determinando un
accorciamento dell’arco interno del piede.
o Piede piatto da alterazioni muscolo-legamentose:
Piede piatto lasso infantile;
Fino all’età di 2-3 anni non si deve intraprendere alcunché su
questo tipo di piede, infatti si tratta di falso piede piatto dovuto
all’aumento del pannicolo adiposo della pianta del piede. Dai 2-3
anni, ai 9-10, si tratta in genere di soggetti iperlassi che di solito
presentano ginocchio valgo e segno di Rotes positivo
iperestendibilità dei gomiti, delle ginocchia, dei pollici ecc
Piede piatto da malattie endocrine;
Nelle donne in gravidanza l’aumento della relaxina produce
spesso un appiattimento dell’arco longitudinale.
Anche nella menopausa si hanno alterazioni endocrine che
conducono facilmente al piattismo occasionalmente associato a
varicosità.
Piede piatto nelle artriti reumatiche;
44

Nell’artrite reumatoide può presentarsi anche il piede piatto ma
si pensa che non sia dovuto alle alterazioni ossee, bensì
all’insufficienza legamentosa provocata dalla distensione delle
capsule articolari determinata dai versamenti o dalle distruzioni
causate dal panno sinoviale
Piede piatto nelle affezioni sistemiche;
Alcune affezioni sistemiche (generali) che modificano l’elasticità
aumentandola con conseguente lassità articolare
(rachitismo,sindrome di Morquio, di Ehlers-Danlos, Sindrome di
Down ecc.) danno origine quindi ad un piattismo secondario.
o Piede piatto da alterazioni neuromuscolari:
Piede piatto da miopatie;
I bambini affetti da miopatie cercano di aumentare la base
d’appoggio,per questo allungano le gambe ed appiattiscono il
piede. Spesso si associa una retrazione del tendine d’Achille che
favorisce il piede piatto.
Piede piatto da paralisi flaccida;
Paralisi che hanno origine da una lesione cerebrale o midollare.
Nell’arto inferiore lo spasmo muscolare pone il piede in
atteggiamento vizioso, la retrazione fibrosa, l’atrofia muscolare e
le deformità ossee fissano ed aggravano le deformità del piede.
Esiste anche una notevole retrazione achillea che colloca il piede
in equino con griffe delle dita. Il piede in carico si deforma a
dondolo, ed il calcagno devia in valgo ed in varo, diventando
cosi un piede piatto spastico, rigido e grave. Influisce nella
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formazione di tale patologia anche i traumi del tibiale posteriore o
può essere secondario a piede torto ipercorretto dovuto ad un
allungamento eccessivo del M. tibiale posteriore .
Piede piatto da paralisi spastica;
Paralisi che hanno origine da una lesione cerebrale o midollare.
Nell’arto inferiore lo spasmo muscolare pone il piede in
atteggiamento vizioso, la retrazione fibrosa, l’atrofia muscolare e le
deformità ossee fissano ed aggravano le deformità del piede. Esiste
anche una notevole retrazione achillea che colloca il piede in equino
con griffe delle dita. Il piede in carico si deforma a dondolo, ed il
calcagno devia in valgo ed in varo, diventando cosi un piede piatto
spastico, rigido e grave. Influisce nella formazione di tale patologia
anche i traumi del tibiale posteriore o può essere secondario a piede
torto ipercorretto dovuto ad un allungamento eccessivo del M.
tibiale posteriore. Anche la paralisi del muscolo Peroneo e del Tibiale
p. come nella Poliomielite, favorisce la formazione del piede piatto.
o Piede piatto da retrazioni del tendine d’Achille;
La retrazione del tendine d’Achille provoca l’orizzontalizzazione
del calcagno.
Di solito provocato dall’eccessiva altezza del tacco o da cause
sconosciute.
• Cause più evidenti nel piede piatto
La causa della rottura dell'equilibrio muscolare può essere determinata da
varie eziologie:
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o accrescimento (piede piatto dell'adolescenza)
o rachitismo
o alterazioni endocrine
o eccessivo aumento dello sviluppo corporeo
o eccessivo stare in piedi senza un adeguato esercizio muscolare (piede
piatto professionale)
Lo spianamento delle volte plantari nel piede piatto, con esami radiologici, per
misurare l'altezza longitudinale durante un appoggio sotto carico e comunque
con l’esame baropodometrico, in particolar modo in deambulazione.
• Evoluzione del piede piatto congenito
o Piede piatto nel bambino
E’ un piede caratterizzato dall’appiattimento della volta plantare
normalmente formata dalla forma e dal reciproco incastro delle ossa del
piede, dalla maturità del tessuto connettivo costituente capsule e
legamenti, e dal perfetto funzionamento di una serie di muscoli chiamati
cavizzanti.
Quando il bambino inizia a camminare, l’immaturita’ del tessuto
connettivo e lo scarso sviluppo dei muscoli permettono un ampia
escursione dei movimenti ammortizzanti del piede, con l’appiattimento
della volta ad ogni passo.
Questo fenomeno iniziale non e’ un fenomeno di insufficienza ma un
importante elemento di apprendimento.
La volta che si appiattisce permette infatti di toccare o di sfiorare il suolo
ad una serie di elementi riflessogeni posti nella pianta del nostro piede, i
quali inviano informazioni cosiddette propriocettive ai centri nervosi che a
loro volta azionano per via riflessa spinale i muscoli deputati alla creazione
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e al mantenimento della volta informandoli della quantita’ e della forma
che ad essa devono conferire.
Quando per cause ancora non perfettamente note si verifica un
rallentamento o un inceppamento di questi meccanismi, per cui la volta
plantare tarda ad assumere la sua forma e dimensione normale o non si
forma affatto, ci troviamo allora di fronte ad un piede piatto.
Il piede piatto infatile può essere:
o flessibile
e’ la varieta’ piu’ comune, (95%), frequentemente associato a lassita’
articolari generalizzate.
o rigido
caratterizzato da rigidita’ e dolore del piede , associato a condizioni
patologiche congenite come coalizioni tarsali o astragalo verticale.
o Piede piatto nell’ adolescente
E’ l’esito di un piede lasso infantile trascurato, trattato insufficientemente
e non riducibile .
Questo tipo di piede piatto non è asintomatico come quello dell’infanzia,
infatti si accusa spesso una metatarsalgia del V°, senso di tensione della
pianta del piede, con dolore al calcagno e facile stancabilità che porta il
bambino a rifuggire dalla vita attiva con conseguente ingrossamento che
aggrava la situazione del piattismo. Il bambino cammina frequentemente
in extraversione, il piede si abbatte a terra come una pinna e la marcia è
particolarmente pesante e sgraziata, ad ogni passo il calcagno accentua il
valgismo, ed il malleolo interno si abbassa.
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o Piede piatto nell’adulto
Comporta grossi dolori metatarsali, specie alla V°, nella parte media del
calcagno ed alla pianta; questo a causa della iperdistensione
dell’aponeurosi plantare e dei muscoli cavizzanti.
L’esasperazione di queste condizioni determina l’insorgenza di episodi
acuti (Piede Piatto Contratto) causato dalla contrattura dei muscoli
intrinseci ed estrinseci, o irritazione delle strutture legamentose del piede,
specie la subastragalica.
Si ha quindi per via riflessa una contrattura che trasforma il piede in una
struttura rigida e dolorosa con l’impossibilità di sopportare qualsiasi
calzatura o plantari correttivi che potrebbero soltanto aumentare gli
stimoli irritativi.
Il piede si presenta con cute pastosa e rigida senza pliche cutanee, con
passo pesante ed extraversione accentuata.
• Trattamento ortesico nel bambino
Consiste in piccole regole di vita quotidiana suggerite dal medico ai genitori, ma
soprattutto nella prescrizione di plantari specifici.
E’ fondamentale l’utilizzo del plantare corretto, di tipo modificativo, prescritto da
un medico specialista ortopedico o fisiatra frutto di un ragionamento
biomeccanico preciso che dia inizio a un progetto terapeutico da seguire nel
tempo adatto al caso specifico. Troppo spesso osserviamo bambini che
indossano ortesi non idonee che addirittura ostacolano la correzione spontanea
del piede.
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Come abbiamo spiegato precedentemente il piede piatto e’ generato dal
movimento anomalo di rotazione interna del retropiede costituito dal calcagno e
dall’astragalo, al quale segue per reazione con il suolo la rotazione esterna
dell’avampiede con il sollevamento del primo metatarso.
Scopo fondamentale del plantare sara’ quindi di correggere la pronazione del
retropiede, sollevando e spingendo verso l’alto l’astragalo , e di permettere
all’avampiede di ruotare internamente.
Esistono diversi tipi di plantare e i piu diffusi sono:
o il plantare ad elica
o con semplice sostegno dell’arco longitudinale interno
o Il plantare in metallo di Viladot
o il plantare a conchiglia di scuola californiana
o il plantare con la presenza del cosiddetto ¼ di sfera sottoastragalico,
con l’eventuale aggiunta di un cuneo devalgizzante al tallone.
• Trattamento ortesico nell’adulto
Consiste nell’uso di un plantare, per lo più modificativo, con sostegno
dell’arco longitudinale interno, che si opponga alla caduta della volta, in modo
da far assumere al piede passivamente una morfologia normale.
In tal modo il piede viene sgravato dalle tensioni eccessive che vengono a
crearsi sui tendini e sulle articolazioni mediali, arrestando cosi’ l’evoluzione
artrosica dello scheletro e la degenerazione dei muscoli e dei legamenti.
Tale normalizzazione si ripercuote inoltre sulla catena cinetica , ottimizzando
l’allineamento posturale dei segmenti soprastanti, eliminando posizioni
viziate, causa di contratture e dolori articolari specie a livello lombare.
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Il plantare ideale non avra’ uno scopo correttivo, ma solo una funzione
passiva.
Dovra’ sollevare la volta appiattita, senza spinte eccessive ma in modo
graduale, usando materiali morbidi per evitare di traumatizzare i tessuti molli
e la muscolatura che potrebbe generare contratture dolorose.
In ogni caso il trattamento dovrà sempre prevedere uno scarico del primo
raggio, in quanto durante la fase di spinta dinamica frequentemente si
riscontrano ipercarichi localizzati in quest’area.
• Trattamento chirurgico
Dipende dal grado di deformita’ e dalla sintomatologia.
Nel piede piatto iperpronato in cui non vi sia ancora una degenerazione
artrosica , sia che si tratti di un piede congenito sia causato dal cedimento del
tibiale posteriore, e’ indicato un trattamento molto semplice,chiamato
artrorisi subastragalica.
Questa consiste nell’inserimento ad incastro di una vite di forma particolare
all’interno del seno del tarso, tra calcagno e astragalo in modo da impedire
l’eccessiva pronazione dell’articolazione sottoastragalica ,responsabile della
deformita’ del profilo interno del piede e dell’ appiattimento della volta.
Piede cavo
• Definizione
Il piede cavo è una deformità caratterizzata da una esagerata concavità
dell’arcata plantare, conseguente prominenza dorsale e da un atteggiamento
a griffe delle dita. Si viene a creare così una torsione del piede astragalico sul
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piede calcaneare e conseguente varismo del retropiede. E’una patologia
molto diffusa, più del piede piatto; predilige il sesso femminile nel quale può
manifestarsi anche precocemente. Rispetto al piede piatto esistono numerose
forme dove non sempre ricopre un ruolo fondamentale la torsione dell’elica
podalica, anzi, il piede cavo-varo per definizione è piuttosto raro rispetto alle
altre varianti.
• Eziologia
o Piede cavo neurologico
Conseguente ad uno squilibrio muscolare in patologie neurologiche che
provocano paralisi del muscolo o contrattura dell’antagonista.
o Piede cavo essenziale
Dove vi è l’aumento dell’arcata plantare, ma con l’assenza totale di
patologia che possa essere in qualche modo responsabile della comparsa
del cavismo:
Come negli sportivi;
In una calzatura troppo corta che piega ad uncino le dita ed incava
in modo esagerato l’arco;
Un tacco troppo alto, che aumenta il tono muscolare della pianta
dei piedi e crea con le punte strette, le condizioni delle griffe
digitali.
Scarpe troppo rigide tipo antinfortunistica, rivestite di acciaio che
non permette la flessione plantare e che inducono in contrazione,
per i continui traumi, i muscoli plantari;
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Anche delle ortesi plantari realizzate con un arco plantare troppo
elevato, agiscono allo stesso modo.
o Piede cavo secondario
Dove il cavismo è condizionato da retrazioni osteoarticolari o da
retrazione delle parti molli a livello dell’appoggio plantare.
• Forme cliniche del piede cavo
Esistono alcune varianti morfologiche di cavismo che portano ad una difficoltà
diagnostica e facile confusione con altre affezioni. Molte volte occorre un tipo
di trattamento opposto a quello richiesto.
o Piede cavo varo
E’ la forma classica di origine neurologica, molto rara rispetto alle altre
forme. Con importante griffe delle dita e avampiede in adduzione rispetto
al retropiede (Piede Torto Varo Equino), con il bordo laterale convesso ed il
bordo interno concavo;
o Piede cavo valgo
Ne esistono di due tipi:
Cavo valgo tipico:
rappresenta la maggior parte dei piedi cavi, si ritiene sia una tappa del
piede piatto, per cui, durante una valgizzazione del calcagno, l’apofisi
anteriore si porta in alto il sustentaculum tali e quindi l’astragalo,
mettendo in tensione il peroneo lungo con conseguente cavismo
anteriore; la striscia laterale dell’impronta è sottile o assente;
Cavo a bordo interno convesso:
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uguale alla precedente, ma con un valgismo più pronunciato del
precedente, tanto che l’aspetto ed il contorno assomigliano ad un piede
piatto. La banda laterale è scomparsa, soprattutto ad una certa età
diviene un piede cavo che si è progressivamente disorganizzato e che
tende a divenire piatto;
o Il piede cavo con tallone a piombo:
Si tratta di una forma iniziale di cavismo con slivellamento moderato, se la
sottoastragalica non rimane bloccata può evolvere in valgo e varo;
o Il piede pre cavo:
Si riscontra frequentemente negli adolescenti che di solito soffrono di
metatarsalgie incostanti che scompaiono a riposo. All’esame clinico la
deambulazione appare normale, la calzatura è usurata sul bordo esterno
della pianta e l’esame radiografico sotto carico, mostra un angolo di Costa-
Bertani diminuito modicamente. Il ceck-up fotografico mostra un’impronta
plantare di un piede leggermente piatto, con una marcata impronta
dell’apofisi stiloide del V metatarso sul bordo esterno dell’istmo. Quindi,
con questo quadro clinico è facile confonderlo con un piede piatto e se si
tratta come tale, si accelerano i processi evolutivi in cavismo in pochi mesi;
o Il piede cavo stabilizzato compensato:
E’ un piede pre-cavo ormai strutturato. Nell’adulto è discretamente
doloroso e va incontro a metatarsalgie . Al fotopodogramma appare
un’impronta con un istmo rettilineo e lungo, con lo stiloide del V metatarso
più marcato. Si tratta di un piede cavo che ha ridotto lo slivellamento con
torsioni articolari multiple.
• Trattamento ortesico
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l’obiettivo del trattamento ortesico, sia nel bambino che nell’adulto, è quello
di migliorare la morfologia e la funzionalità del piede, evitare la progressione
della sua deformità e le recidive dopo correzione chirurgica. L’approccio potrà
pertanto essere sia di tipo biomeccanico che di tipo modificativo:
o Ortesi plantari
Le molteplici forme di piede cavo, fanno si che esistano numerose
metodiche per quel che riguarda il trattamento ortesico di ciascuna
deformità. Innanzitutto la calzatura che accoglierà il plantare deve
avere un tacco di 2 cm, in modo che non siano ne troppo alte ne troppo
basse, al fine di favorire la correzione della deformità. La tomaia deve
essere molto ampia, per alloggiare comodamente le dita in
atteggiamento a griffe, caratteristica classica di tutti i piedi cavi ed i
contrafforti rigidi per il controllo del basculamento del tallone.
Distingueremo le ortesi plantari in ortesi di correzione ed ortesi di
compensazione.
Ortesi plantare di correzione (modificativa)
La mira, nei casi di riducibilità della deformità presente in un
piede cavo, è quella di ripristinare i rapporti articolari nel caso di
supinazione o pronazione retro-avampodalica, metatarsalgie,
equinismo, tarsalgia ecc.
L’applicazione di plantari con barra retrocapitata posta sotto
l’avampiede prossimale alle teste metatarsali, può essere utile
per ridurre la verticalizzazione dell’avampiede e lo slivellamento
dello stesso con il retropiede, in caso di cavismo anteriore. Anche
una maggior avvolgenza (p.e. conca talloni era) del retropiede
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stabilizza e controlla i movimenti della sottoastragalica in
inversione o eversione, che possono esser causa di algie.
Ortesi plantare di compensazione (biomeccanica)
In età adulta, quando ormai la deformità è strutturata, si
effettuerà un trattamento podologico mediante ortesi che
vadano a ripartire equamente i carichi e facilitare il carico delle
teste metatarsali affinche sia distribuito con la medesima
intensità su ciascuna testa, regolando così la tensione muscolo
tendinea. Si realizzerà rigorosamente solo dopo aver effettuato lo
studio statico o dinamico del piede del paziente e le varie
compensazioni saranno applicate sul plantare a seconda del tipo
di cavismo che si riscontra. Di grande utilità è l’ausilio di ortesi in
materiale termoformabile morbido (con shore non eccessivo),
realizzate su misura (a seguito di studio pressorio del piede) per
rieducare anche le eventuali deformità digitali associate. Anche in
questo caso l’operatore deciderà il tipo di densità che dovrà
avere il materiale, il trattamento da effettuare, a secondo se è
stata indicata dal prescrivente una patologia riducibile o
strutturata.
o Ferula di correzione notturna
Trova medicazione nel post-operatorio o nei casi più severi di
retrazione del tendine di Achille. Consiste in una valva che accoglie la
parte posteriore della gamba, modellata sull’arto inferiore. Il piede
forma un angolo retto con la gamba. Sul dorso viene applicata una
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fascia di pressione regolabile, al fine di distendere l’arcata e spingere la
barra retrocapitale contro la diafisi metatarsale.
• Trattamento chirurgico
In caso di grave deformità, rigida o spastica e dove il trattamento ortesico
fallisce, si ricorre alla tecnica chirurgica, poi in seguito comunque seguita da
un buon trattamento ortopodologico e fisioterapico post-operatorio, che eviti
la recidiva e rieduchi funzionalmente l’arto del paziente.
Fascite plantare
• Definizione
La fascite plantare e' un'infiammazione della fascia plantare, struttura che si
origina dal calcagno fino a raggiungere le dita del piede, che ha il compito di
sostenere la volta plantare.
L'eziologia delle fasciti e' multifattoriale: microtraumatica, posturale; possono
essere associate a presenza di spina calcaneare.
• Eziologia
Molti casi di fascite plantare sono il risultato di un’alterazione biomeccanica
che esita in un’abnorme pronazione. Tale pronazione può per esempio essere
presente nel caso di piede cavo, retropiede varo, tibia vara, piede equino,
antepiede varo, antepiede valgo compensato, differente lunghezza degli arti
inferiori.
L’aumentata pronazione comporta infatti uno stress aggiuntivo in
corrispondenza della componente centrale della fascia e può esitare nella
fascite plantare.
La patologia è infatti comunemente causata da una condizione di squilibrio
biomeccanico che esita in una tensione della fascia plantare. La fascia
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plantare origina dalla porzione mediale del calcagno e contrae rapporti con
diverse strutture dell’avampiede. Se ne distinguono una porzione mediana,
mediale e laterale, ed è la prima porzione quella maggiormente coinvolta in
diversi processi patologici .
Istologicamente la matrice extracellulare compresa nella fascia è costituita da
collagene e fibre elastiche, e queste ultime possono modificare il proprio
orientamento con l’aumentare del carico, mettendo pertanto la fascia in
tensione.Diversi autori considerano la fascia plantare un’importante
componente per l’integrità dell’arco longitudinale nell’ambito del normale
modello dinamico piede-caviglia.La disfunzione di questa struttura, in
conseguenza di cause primarie e secondarie, può dunque portare a dolore del
piede, acuto o cronico.
• Trattamento conservativo
Grande parte dei pazienti affetti da questa patologia ottengono una
guarigione completa grazie ad un trattamento conservativo quale:
o terapia fisica ( ipertermia, ultrasuoni)
o terapia farmacologica anti-infiammatoria
o taping funzionali
o infiltrazioni corticosteroidee
o plantari di tipo biomeccanico (con eventuali scarichi selettivi)
o esercizi di stretching della fascia plantare
• Trattamento riabilitativo
La metodica con onde d’urto è il trattamento d’elezione della fascite plantare
associato all’utilizzo di un adeguato plantare con scarico elettivo . In tale
patologia infatti la terapia conservativa (ipertermia, ultrasuoni, terapia
farmacologica anti-infiammatoria, taping funzionali, infiltrazioni
corticosteroidee, esercizi di stretching della fascia plantare) è talvolta
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inefficace o solo momentaneamente vantaggiosa così come il trattamento
chirurgico mirato al release della fascia plantare, con asportazione della borsa
sottocalcaneare ed eventuale asportazione della spina calcaneare.
Piede torto congenito
• Definizione
È un atteggiamento viziato del piede presente alla nascita; consiste nella
deviazione permanente del piede, causato da alterazioni delle strutture
muscolari, tendinee e legamentose, sia capsulari che ossee compromettendo
il corretto appoggio del piede al suolo.
Colpisce circa l’1% dei neonati e spesso si associa alla displasia congenita
dell’anca; interessa più frequentemente il sesso maschile.
• Le cause
Le cause possono essere principalmente tre:
o Alterazione genetica cromosomica
o Cause ambientali materne
o Mancata detorsione
Avviene durante lo sviluppo fetale e consiste nella mancata detorsione degli
arti inferiori; infatti un arresto dello sviluppo provoca il mancato
raggiungimento della posizione corretta degli arti inferiori facendo si che essi
rimangano nella posizione equino-varo-supinata.
• Forme cliniche
o Piede equino-varo-addotto-supinato
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o Piede talo-valgo-pronato
o Metatarso varo
o Piede piatto-valgo
• Trattamento
Il trattamento può essere:
o Metodo Ponseti
Consiste in diverse fasi:
Manipolazioni correttive giornaliere.
Applicazione di apparecchi gessati di correzione cambiati una
volta a settimana; è atto a correggere in maniera graduale la
struttura del piede.Di norma comprende il susseguirsi di cinque o
sei gessi.
Tentomia
Prima dell’ultimo gesso, il tendine d’achille dovrà poter essere
sezionato chirurgicamente per via transcutanea ottendo così la
normalizzazione del piede, prima equino. In questo modo, il
tendine d’achille, che è composto da due fasci di collagene non
allungabili spessi, densi e con poche cellule, ha modo di
rigenerare con un conseguente allungamento.
L’ultimo apparecchio gessato viene indossato per circa tre
settimane per dare modo alla rigenerazione del tendine fino al
raggiungimento della lunghezza necessaria, senza permettere la
formazione di cicatrici.
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A questo punto i legamenti si saranno rimodellati sino alla
posizione corretta.
Tutore, calzature ed ortesi
Applicazione del tutore per l’abduzione del piede, il quale dovrà
essere indossato prima tutto il giorno (fino a 2 anni) poi durante
la notte (fino a 4 o 5 anni). Tale presidio ortopedico contempla
anche calzature specifiche, di norma su misura con relativa ortesi
di compensazione (modificativa).
o Trattamento chirurgico
Intervento di codivilla, il quale consiste nell’allungamento chirurgico di
tutti i tendini retratti, delle apurture delle capsule dell’articolazione
tibio-tarsica, astragalo-calcaneare e astragalo-scafoidea.
Piede reumatico
• Definizione
Per capire l’entità, l’importanza e la rilevanza sociale di tali malattie, in Italia i
soggetti che soffrono di una patologia reumatica sono almeno il 10 % ovvero
quasi 6.000.000 di persone.
Nel 70% dei casi si tratta di Artrosi, nel 16% di reumatismi infiammatori, nel
13% di reumatismi extra-articolari, nell’1% di altre forme reumatiche.
Comunemente sono chiamati reumatismi, artrite, dolori alle ossa; in realtà
sono molto diverse tra loro, infatti si dividono principalmente in :
o Malattie infiammatorie come ad esempio l’artrite reumatoide
In una prima fase le articolazioni appaiono tumefatte e dolenti con una
caratteristica rigidità al mattino.
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Se non adeguatamente riconosciuta e trattata con farmaci adatti l’artrite
reumatoide progredisce causando danni articolari e le caratteristiche
deformità.
Più frequentemente all’avampiede si realizza il caratteristico aspetto di
avampiede a “colpo di vento peroneale” con tutte le dita deviate all’esterno o
il cosiddetto “avampiede triangolare” in cui le dita convergono a realizzare
una figura triangolare; le articolazioni metatarso-falengee si lussano e le dita
si dislocano al di sopra dei metatarsali causando una importante
sintomatologia dolorosa alla pianta in zona di appoggio. In questi casi
l’impiego di calzature normali può risultare molto difficoltoso.
Al retropiede si verificano spesso deformità che ricordano il piede piatto con
calcagno deviato all’esterno ed abbassamento della volta plantare; le
articolazioni interessate sono ovviamente tumefatte, spesso rigide e sempre
molto dolenti.
Talvolta vengono interessate anche articolazioni dell’arto (caviglia, ginocchio,
anca) con conseguente notevole difficoltà alla marcia.
o Malattie degenerative come ad esempio
Artrosi
L’artrosi, la più diffusa tra le malattie reumatiche che colpiscono i piedi,
è un processo degenerativo della cartilagine che inizialmente colpisce le
articolazioni e successivamente va modificando la struttura delle ossa. I
soggetti più colpiti sono gli anziani ma un fattore di origine traumatico o
la familiarità possono interessare anche soggetti più giovani.
Gotta
La Gotta è una malattia spesso di origine familiare dovuta ad un
aumento dell’ acido urico nel sangue. La forma che colpisce il piede è
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una forma acuta con coinvolgimento dell’alluce che appare gonfio,
dolente, arrossato e caldo.
• Trattamento del piede reumatoide
Il trattamento chirurgico non deve ovviamente prescindere da un adeguato
trattamento farmacologico che va proseguito sotto controllo reumatologico.
Relativamente al piede nelle fasi iniziali può essere sufficiente l’uso di plantari
di tipo biomeccanico o modificativo (se presenti anche patologie o deformità
importanti) o di tutori per il retropiede.
Tuttavia nelle fasi conclamate il trattamento chirurgico diventa pressoché
obbligatorio per controllare i sintomi e migliorare la funzionalità.
All’avampiede si ricorre generalmente ad interventi di resezione dell’estremo
dei metatarsali associando una artrodesi, cioè un blocco chirurgico, per
l’articolazione dell’alluce; questo consente una correzione stabile nel tempo,
una buona risoluzione del dolore ed un miglioramento della funzione del
piede e della sua calzabilità.
Per le articolazioni della parte posteriore del piede si ricorre in genere ad
interventi di artrodesi che permettono di correggere deformità anche
importanti; per la caviglia una valida alternativa è rappresentata dalla protesi
totale.
I pazienti affetti da artrite reumatoide, soprattutto per i farmaci utilizzati per
lunghi periodi e per i frequenti concomitanti disturbi vascolari, hanno un tasso
di complicanze decisamente più alto che negli altri soggetti.
Occorre inoltre ricordare che alcuni farmaci utilizzati nel trattamento medico
dell’artrite reumatoide, in particolare il methotrexate, vanno sospesi le due
settimane prima e le due settimane dopo l’intervento.
• Trattamento del piede artrosico
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In tutte le malattie reumatiche calzature e plantari idonei rappresentano uno
strumento efficace per migliore decisamente il quadro generale della salute.
Infatti calzature inadeguate possono logorare il piede fino a determinare il
fattore scatenante di calli e deformazioni del piede.
L’uso di calzature e di plantari corretti svolge un’importanza assoluta al fine di
ridurre al minimo la presenza e l’evolversi di borsiti, callosità e dolori
persistenti.
Infatti, soprattutto le calzature da donna sono spesso inadeguate alle reali
esigenze del piede. Punta troppo stretta e tacco troppo alto rappresentano
uno dei fattori scatenanti le iperpressioni a carico di tutto il piede.
In presenza anche di problemi a carico del piede il plantare deve avere una
funzione di “cuscinetto ammortizzatore” al fine di sia ridistribuire
uniformemente i carichi di appoggio, sia scaricare i carichi dolenti.
Siffatto trattamento si prefigge di proteggere le zone infiammate, equilibrare
le pressioni al suolo e facilitare l’attività circolatoria.
In conclusione, il piede reumatico come in altre patologie esige la necessità di
una sinergia tra un plantare mirato ed una calzatura adeguata alle esigenze
del piede stesso.
Il Piede diabetico
• Definizione
Rappresenta la complicanza cronica del diabete e cioè la vasculopatia
periferica e la Neuropatia.
La prima è caratterizzato da alcuni aspetti tipici del piede vasculopatico,
ovvero si presenta freddo, privo di polsi con alterazioni trofiche della cute fino
a raggiungere stadi più avanzati come la necrosi o la gangrena.
Il paziente vasculopatico lamenta dolori ai polpacci (claudicatio intermittens),
la pelle appare assottigliata e priva di peli.
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Le lesioni vascolari sono prevalentemente periferiche multiple e bilaterali con
un maggior coinvolgimento dell’arteria poplitea, pedidia e tibiale. Ciò
comporta spesso fissurazioni sui talloni, macchie necrotiche fino a quadri
parziali o totali di ischemia dell’arto inferiore.
Il piede neuropatico, all’opposto appare caldo con polsi palpabili, secco e la
cute spesso è screpolata. Uno dei fattori scatenanti la formazione di ulcere
neuropatiche, è la perdità parziale o totale della sensibilità, che, spesso legata
ad una progressiva atrofia dei muscoli, porta un’ improvviso peggioramento
del quadro generale del piede.
La neuropatia può essere sensitiva e cioè la perdita di sensibilità al dolore,
oppure motoria e cioè con alterazioni dell’arco riflesso limitata alla
denervazione muscolare fino all’atrofia dei muscoli intrinseci del piede.
Questa alterazione porta ad una diversa distribuzione del peso corporeo sulla
superficie plantare durante la deambulazione.
La complicanza di tali alterazioni è rappresentata dal fatto che sviluppano
nuovi punti di pressione origine dapprima di aree di ipercheratosiche con
formazione di calli e successivamente nelle fasi più avanzate a vere e proprie
lesioni ulcerose.
L’uso di calzature predisposte a tomaia elastica per contenere comodamente
piede e palntare, aiuta ad evitare sovraccarichi localizzati, facilita la corretta
distribuzione del peso corporeo, riducendo lo stress meccanico di tutta la
superficie plantare.
A oggi pertanto, la collaborazione tra centri ospedalieri di reparti di
Diabetologia dove trovare le cure adeguate, e centri ortopedici dove il
paziente trova i migliori presidi ortopedici di cui necessità, rappresentano il
migliore approccio al problema medico-sociale del piede diabetico.
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In presenza di fattori ulcerativi il plantare dovrà essere modificato tenendo
presente la evoluzione del fattore ulcerativo.
La scelta tra trattamento biomeccanico e trattamento modificativo dovrà
sempre tenere conto che i materiali impiegati debbono avere caratteristiche
elastiche per consentire una riduzione dei sovraccarichi, origine di ulcere e
contemporaneamente garantire una deambulazione più stabile, in particolare
nei soggetti neuroptici.
Metatarsalgie
• Definizione
Metatarsalgia è un termine generico per indicare una serie di sintomi
caratterizzati da dolore nella zona dell’avampiede, precisamente nella regione
metatarsale è può essere selettiva, quindi specifica in un solo metatarso
oppure multipla e quindi interessare più metatarsi.
Sono dolori dell'appoggio metatarsale, frequentemente la causa è un piede
trasverso piano iniziale, ma qualche volta sono dovute all'irritazione dei nervi
interdigitali più frequentemente tra il 2° e il 3° dito dove il nervo ha un
percorso obbligato ed è in vicinanza delle guaine tendinee.
Pertanto uno allargamento della volta trasversale che iperdistenda le
formazioni legamentose, una irritazione della guaina dei tendini oppure un
neurinoma del nervo interdigitale, possono dar luogo a questa sintomatologia
dolorosa.
• Eziologia
Le origini di tale patologia possono essere:
o Congenite
Per alterazioni più o meno sostanziali di allineamento sul piano frontale e
sagittale dovuti per difetti di forma del piede , di inclinazione o ancora per
differenza di lunghezza tra i diversi metatarsi.
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o Biomeccaniche, dovute a malattie miste
Le cause sono generate da un’alterazione delle distribuzioni delle forze di
appoggio sull’ avampiede o per una maggiore pressione esercitata sulla
regione metatarsale o per un eccessivo allungamento dei tempi di
applicazione di tali pressioni durante la fase del passo.
Questo avviene in seguito a traumi (per esito di fratture), post chirurgiche
(ad esempio per insufficienza del I raggio), oppure per alterazioni
neuromuscolari (come le dita griffe, il piede cavo etc..) di tipo
capsuloligamentose ( alluce valgo ) o ancora per alterazioni osteocondrali
(come alluce rigido o sesamoiditi) .
o Secondarie a malattie articolari
Le più comuni sono dovute a malattie articolari ( l’artrosi e l’artrite
deformante), malattie vascolari ( arteriopatie ) metaboliche (la gotta, il
diabete) o ancora di tipo neurologiche (algodistrofie riflesse).
o Miste
• Sintomi
Quando cioè la distinzione tra metatarsalgie biomeccaniche e secondarie
non sono chiare per i tempi di apparizione, diventa difficile inquadrare se la
causa iniziale è stata di origine biomeccanica oppure se è stata una
malattia secondaria a scatenare la metatarsalgia.
L’esame obbiettivo rappresenta uno strumento indispensabile per
individuare una diagnosi corretta.
Esami strumentali come la radiografie oppure in condizioni particolari,
ecografie Tac o RMN rappresentano strumenti utili per individuare una
problematica.
Valutazioni computerizzate come l’analisi baropodometrica, ci permette di
individuare le distribuzioni e i tempi delle pressioni statiche e dinamiche.
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Comparsa di un dolore che può essere alternante, continuo e/o progressivo a
livello dell’avampiede durante la posizione eretta e durante la deambulazione.
E’ proprio questo dolore, spesso insopportabile che, il nostro cervello mette in
moto una serie di “contromisure” cercando di migliorare gli effetti antalgici
attraverso un’alterazione dell’appoggio del piede perdendo così la sua
funzione fisiologica di rotolamento. Gli effetti secondari di questa
modificazione possono, se trascurati, diventare devastanti per le alterazioni
strutturali e le conseguenze sulle eventuali malattie in corso che possono
portare.
Quindi, non è raro vedere dalle più semplici ma pur sempre molto dolorose
ipercheratosi ( callosità sulle regioni calcaneari), alle più vistose borsiti sierose,
a lassità legamentose fino alle dita a griffe o a martello per caricare le dita del
lavoro che dovrebbero scaricare i metatarsi.
• Trattamento ortesico
L’obbiettivo delle ortesi plantari nell’argomento trattato è quello di
compensare un piede scompensato modificando l’appoggio statico e
dinamico in modo da ritrovare il suo equilibrio morfologico ristabilendo le
giuste pressioni di carico sotto le teste metatarsali (plantare biomeccanico).
Anche in questa circostanza, come già visto in altre problematiche, la
calzatura rappresenta un elemento di grande importanza per la riuscita di un
buon lavoro e quindi al raggiungimento dell’obbiettivo prefissato.
In casi di algie elevate è possibile iniziare il trattamento con un plantare
modificativo e poi gradualmente portare il soggetto ad un planatre di tipo
biomeccanico, per consentirgli l’utilizzo di più calzature.
Neuroma di Morton
• Definizione
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Il neuroma di Morton o metatarsalgia di Civinini-Morton è dovuta alla
formazione di un neuroma del nervo digitale comune a livello della divisione
nei nervi digitali propri, in corrispondenza del terzo spazio interdigitale, su
base probabilmente microtraumatica.
Caratteristico di questa patologia è il dolore spontaneo, a carattere
nevralgico, che può irradiarsi talora anche fino alla caviglia.
Il dolore si risveglia molto spesso durante la camminata, portando calzature
molto strette; si attenua togliendo la calzatura e massaggiando la zona
dolente.
Non di rado il dolore è di intensità tale da costringere il paziente a fermarsi
per la strada, ovunque si trovi, per togliere o sfilare la calzatura, fingendo,
nell'occasione, di osservare una vetrina... viene così anche definita "malattia
delle vetrine".
Clinicamente il dolore viene esacerbato alla palpazione mirata nel terzo spazio
intermetatarseo.
L'esame radiografico non è significativo, così come non risultano essere
significativi l'ecografia e la Risonanza Magnetica Nucleare.
Pur essendo elettivo come sede il terzo spazio intermetatarseo, è possibile la
localizzazione ad altri spazi; talora può essere bilaterale.
• Trattamento ortesico
Tale trattamento è modificativo e può precedere l’intervento chirurgico.
I plantari prevedono un importante scarico metatarsale effettuato con oliva
centrale o barra retro capitata, per consentire una limitazione del carico
nell’area del neuroma.
• Trattamento chirurgico
Il trattamento di elezione è quello chirurgico che prevede l'asportazione del
neuroma stesso.
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L'intervento chirurgico che può essere eseguito con anestesia del solo arto
inferiore (loco-regionale o spinale) oppure in anestesia totale, avviene in day-
hospital o con degenza di una sola notte.
L'incisione chirurgica è solitamente di tre centimetri.
Dopo l'intervento chirurgico il paziente potrà camminare con appoggio totale
senza uso di stampelle, ma facendo ricorso all'uso di una scarpa particolare
chiamata "talus" che permette l'appoggio a terra solamente del calcagno.
Il paziente assumerà farmaci antinfiammatori per tre o quattro giorni.
I punti di sutura verranno rimossi dopo due settimane.
L’alluce valgo
• Definizione
E' la conseguenza dell'allargamento dell'avampiede.
Nel piede normale l'asse dell'alluce forma con quello del 1° metatarso un
angolo aperto all'esterno di 10 - 15 gradi, oltre questa misura si parla di alluce
valgo che nei casi più gravi può avere un angolo di 90 gradi.
È una deformità a carico del 1° dito e più precisamente della prima
articolazione metatarso-falangea del piede, riscontrabile più frequentemente
nella donna che nell'uomo. In genere, questa deformità è accompagnata da una
tumefazione dolente della parte interna del piede, la cosiddetta “cipolla”, che
altro non è che una forma di borsite, cioè di infiammazione da sfregamento con
la calzatura. La causa è soprattutto legata all'uso di calzature troppo strette ed
ad una matrice familiare.
• Eziologia
La causa dell'alluce valgo è generalmente dovuta ad una predisposizione
congenita e spesso ereditaria ad un allargamento dell'avampiede, a ciò
dobbiamo aggiungere l'utilizzo, soprattutto delle donne, di calzature con
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tacco alto e punta stretta che spostano tutto il carico del corpo
sull'avampiede costringendo le dita in poco spazio.
• Trattamento ortesico
L’alluce valgo è spesso originato da calzature non idonee. La scarpa migliore
per la salute del piede è quella che riprende la sua forma naturale, che
fornisce sostegno all’arco plantare e presenta una tomaia morbida e priva di
cuciture e una suola flessibile al di sotto della punta del piede, come fanno la
maggior parte delle calzature sportive. Una buona scarpa, infatti, ha una suola
relativamente piatta e che si adatta comodamente al tallone e la parte
anteriore deve essere sufficientemente spaziosa per accogliere la punta del
piede. In genere, i podologi non sono troppo favorevoli nemmeno alle famose
“infradito”, in quanto troppo piatte, troppo morbide e non in grado di offrire
sostegno, protezione, contenimento al piede, che rischia con più facilità urti o
scivolate.
In caso di alluce valgo, laddove la chirurgia non è necessaria, la calzatura
dovrà prevedere sempre una tomaia elasticizzata, un tacco non superiore ai
tre centimetri all’interno della quale dovrà essere contenuto un plantare o di
tipo biomeccanico, con scarico selettivo del primo metatarso o modificatvo,
con eventuali correttivi atti a limitare l’ipercarico funzionale della prima testa.
E’ possibile anche intraprendere misura preventive, suggerendo anche
plantari o calzature che hanno lo scopo di evitare un sovraccarico della parte
anteriore del piede. Ricordando comunque che queste soluzioni possono
rallentare un processo in corso ma non sono in grado di farlo regredire.
• Trattamento chirurgico
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Per risolvere il problema in modo definitivo, bisogna ricorrere all’intervento
chirurgico. Esistono diverse tecniche per il trattamento dell’alluce valgo:
alcune agiscono sull’osso, altre sulle parti molli e altre ancora su entrambi.
Prima dell’intervento è necessaria però una precisa valutazione clinico-
radiologica del piede in scarico e sottocarico, stabilendo l’ampiezza in gradi
della deviazione ossea e tenendo conto, naturalmente, dell’età, del sesso,
dell’attività motoria del paziente, ecc.
Gli obiettivi dell’intervento chirurgico sono la correzione dei parametri clinici e
radiologici che comprendono il corretto riallineamento dell’alluce, con il
controllo della metatarsalgia centrale, il miglioramento dell’angolo di
valgismo e l’eliminazione del tessuto osseo in eccesso a livello della sporgenza
della borsa (cipolla).
Dita a martello e dita ad artiglio
• Definizione
Nel tipico dito a martello la falange prossimale è iperflessa, la falange media è
rigida in flessione e la falange distale è in posizione intermedia o leggermente
iperestesa.La punta del dito ha ancora contatto con la superficie d'appoggio.
La pressione eccessiva da parte della scarpa porta a callosità e provoca un
callo doloroso sopra l'articolazione interfalangea prossimale.
Nel caso di dita a artiglio la falange prossimale è flessa ancor più in direzione
dorsale e spesso è più o meno lussata, fino a giungere alla posizione "a
baionetta"sopra le teste dei teste metatarsali. La pelle presenta callosità
patologiche anche sopra l'articolazione distale ma non sulla punta. In
entrambe le malformazioni , col tempo, ha luogo un allungamento o un
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accorciamento dei tendini,dei legamenti e delle capsule articolari:il dito
diventa rigido.
• Eziologia
Può essere originato in due modi:
o Congenito
o Acquisito (dovuto ad altre patologie podaliche)
• Trattamento ortesico
Il trattamento ortesico, associabile a trattamento podologico laddove
necessitato, prevede l’utilizzo da parte del paziente di calzature a tomaia
ampia o elasticizzata e plantari biomeccanici o modificativi, a secondo della
patologia/alterazione podalicache che abbiano, con la funzione di distendere
le dita (sostegno sottodigitale).
Sindrome del tunnel tarsale
• Definizione
In regione retromalleolare mediale, il nervo tibiale posteriore e’ compreso in
un canale o tunnel (detto Tunnel Tarsale) poco estensibile con possibilita’ di
Sindrome da intrappolamento che per similitudine con la piu’ nota Sindrome
del Tunnel Carpale viene definita Sindrome del tunnel tarsale. Tale sindrome
non e’ frequente anche perche’ raramente si pensa ad essa nei dolori alla
pianta del piede ed e’ molto fastidiosa per il paziente nella stazione eretta ed
ancor piu’ nella deambulazione. Dal 1968 il termine di sindrome del tunnel
tarsale e’ stato perfezionato in Sindrome del tunnel tarsale mediale per
distinguerla dalla Sindrome del tunnel tarsale anteriore da intrappolamento
del nervo peroniero profondo.
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• Eziologia
Le cause di compressione più frequenti sono: fratture mal consolidate,
ematomi, distorsioni, contusioni, tenosinoviti (flessore lungo dell’alluce), cisti
sinoviali (durante connettivopatie e artrite reumatoide), sclerosi del
legamento laciniato, cisti tendinee, dilatazioni vena tibiale posteriore, tofi,
depositi di amiloide, tumori e cisti ossee, lipomi, dimorfismi del piede
(varismo calcaneare con restringimento del tunnel e valgismo calcaneare con
piede piatto ed avampiede pronato con stiramento del nervo). Il piu’
vulnerabile e’ il nervo plantare mediale.
• Trattamento
Nella fase irritativa sono utili presidi medici (antinfiammatori e vitamine B),
ortopedici (plantari modificativi tipo Lelievre con cuneo mediale a livello del
calcagno per dominare la pronazione del retropiede e cuneo laterale alla base
metatarsale per ricostruire l’appoggio normale dell’avampiede) e fisioterapici
(massaggi, idroterapia galvanica, ginnastica, elettroanalgesia, laserterapia,
ionoforesi con fans).
In caso si debba ricorrere alla chirurgia, in genere per deficit neurologico,
l’intervento consta in una incisione curvilinea di 3 cm posta 1,5 cm al di sotto
dell’apice del malleolo mediale ed incisione del legamento laciniato. Nel post-
operatorio viene sconsigliata la deambulazione per 15gg e successivamente si
deve praticare elettro e massoterapia. Le cicatrici in tale regione possono
pero’ dare fastidi per cui taluni preferiscono il trattamento endoscopico ma
anche questa tecnica puo’ presentare problemi.
La tendinopatia del tendine d'Achille
• Definizione
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È un problema che coinvolge solitamente atleti che praticano sport in cui è
presente la corsa. A volte, viene usato anche il termine "tendinosi" o
"tendinite" anche se esistono comunque differenze significative tra questi
termini:
o Tendinopatia: generica condizione clinica in cui è coinvolto il tendine
(o le parti immediatamente adiacenti) che si presenta a seguito di un
abuso di carico o di altre condizioni.
o Tendinosi: processo degenerativo che coinvolge il tendine.
o Tendinite: processo infiammatorio al peritenonio, cioè la parte che
riveste il tendine (più corretto il termine peritendinite).
Gli ultimi due termini rivelano in particolar modo quelle che sono le condizioni
istopatologiche (cioè i meccanismi infiammatori, i processi degenerativi del
tessuto ecc.) del tendine.
Il tendine è una struttura estremamente resistente, ma ha un consumo di
ossigeno 7,5 volte inferiore a quello del muscolo, quindi una lenta capacità di
rigenerazione. In altre parole, è un tessuto difficilmente lesionabile (in
condizioni normali), ma ripetuti insulti da sovraccarico (come il correre con i
muscoli affaticati) possono causare microlesioni che in breve tempo le cellule
non riescono a riparare.
Senza addentrarsi eccessivamente nelle caratteristiche tissutali della
tendinopatia, si può considerare come una condizione di squilibrio tra i
fenomeni di sintesi e quelli degenerativi, con prevalenza di questi ultimi. Il
dolore è generato in particolar modo da meccanismi biochimici intratendinei
che coinvolgono i neurotrasmettitori e altre sostanze chimiche irritanti; questi
possono essere associati al fenomeno infiammatorio della componente
peritendinea che può, a sua volta, causare dolore.
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• Eziologia
Per gli sportivi solitamente è l'eccessivo stress meccanico, a volte accoppiato a
fattori congeniti (eccessiva pronazione del piede, supinazione ecc.), ma non si
devono sottovalutare altre cause, per esempio quelle farmacologiche. Infatti
l'eccessivo uso di corticosteroidi, di alcuni antibiotici (ciprofloxacina e altri
antibiotici) e altri farmaci (statine, betaistina ecc.) può causare tendinopatie
anche in assenza di stress meccanico eccessivo.
Per i sedentari è importante capire la causa che ha causato la tendinopatia;
tralasciando cause banali (come l'uso di scarpe totalmente inadatte, vedasi le
scarpe con tacco nelle donne), spesso la tendinopatia è associata a uno stile di
vitanon ottimale; per esempio cause comuni possono essere l'assunzione
continuata di farmaci, il sovrappeso o una muscolatura scadente. Il
sovrappeso spesso passa inosservato perché è convinzione del soggetto di
avere un peso più che normale, quando invece spesso ha dieci o più chili di
troppo (considerando che come sedentario probabilmente ha una
muscolatura insufficiente). La muscolatura insufficiente interviene in tutti
quei casi in cui, per caratteristiche anatomiche, il tendine lavora troppo e fa
anche il lavoro di un muscolo che non è all'altezza della situazione. In ogni
caso, un sedentario dovrebbe riflettere attentamente sulle cause possibili,
eliminandole tutte, cioè procedendo per esclusione.
• Trattamento
L'ecografia è l'esame che chiarisce la tipologia (processo infiammatorio e/o
degenerativo) e l'entità della patologia; la radiografia non è di routine, ma può
rivelare presenze di calcificazioni o ossificazioni all'interno del tendine
nonché formazioni anomale (spina calcaneare, profilo del calcagno
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sfavorevole ecc.) che possono facilitare la tendinopatia. Nei casi più difficili né
l'ecografia, né la radiografia "vedono" la causa della patologia; in tali casi si
indaga ulteriormente con una risonanza magnetica.
Visti i risultati contrastanti che si leggono nella bibliografia internazionale, la
cura della tendinopatia "attualmente può considerarsi più un'arte che una
scienza".
Tra gli interventi più frequenti solitamente utilizzati sono da ricordare (nota:
stretching e esercizi eccentrici andrebbero eseguiti solo quando si è in grado
di eseguire un lavoro isometrico in cui non si avverta dolore):
o Riposo:
realisticamente 15 gg. di stop sono un tempo ragionevole per valutare la
gravità della patologia (tutte le peritendiniti leggere rientrano in tale
periodo senza cure); durante la cura sono comunque da evitare le attività
che hanno prodotto l'infortunio o quelle che creano dolore e/o fastidio.
o Stretching:
per non far perdere la flessibilità dei tessuti.
o Uso di talloniera o di plantare:
la talloiera permette di mantenere leggermente sollevato il tendine
durante le normali attività giornaliere. L'effetto è quello di ridurre il dolore
al tendine durante il cammino riducendo la tensione a cui è sottoposto il
tendine. Il plantare dovrebbe prevedere una buona avvolgenza calcaneare
e potrebbe semplicemente essere di tipo biomeccanico con rialzo
posteriore a seconda del limite che si vuole dare all’attività del tendine
d’Achille. L'inconveniente più comune è che tale azione di sollevamento
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posteriore non si adatta benissimo alla scarpa, spesso causando a lungo
termine borsiti da sfregamento.
o Intervento medico (ortopedico sportivo):
solitamente per definire i corretti contorni della terapia ed effettuare
eventuali trattamenti (mesoterapia, infiltrazioni, autoinfiltrazioni ecc.).
o Intervento fisioterapico:
per questo tipo di patologia, una buona terapia (nella migliore delle
ipotesi) può al massimo ridurre della metà i tempi di guarigione; per
questo motivo occorre affidarsi, nel caso in cui chi prescrive l'intervento
medico lo ritenga opportuno, a un centro che non si limiti a vendere
terapie sperando nell'effetto tempo.
o Esercizi eccentrici:
ormai in diversi studi sono state dimostrate migliorie grazie a questi tipi di
esercizi nei confronti di una terapia solamente di tipo conservativo, in
particolar modo in tendinopatie nella porzione mediana (meno in quella
inserzionale). Gli effetti sono: progressiva riduzione del dolore (alla
palpazione e durante l'attività), miglioramento della flessibilità, della forza
di salto e decremento del volume tendineo. Per la pratica si veda la
seconda parte dell'articolo.
o Riabilitazione e ritorno alla normale attività sportiva:
oltre al ripristino delle normali condizioni di forma sono da recuperare
anche propriocettività, forza e stiffness (parametro che definisce
l'elasticità) della gamba lesa. Un buon centro fisioterapico è in grado di
riabilitare correttamente le qualità neuromuscolari (forza, propriocettività
e stiffness) del paziente.
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o Riduzione di eventuali fattori predisponenti:
una volta guariti, eventuali problemi anatomici (difetti biomeccanici del
piede) possono essere corretti grazie a ortesi plantari di tipo biomeccanico
o intervento chiropratico; la tendinopatia non necessariamente implica la
presenza di difetti anatomici del piede, infatti le cause scatenati
potrebbero essere semplicemente squilibri muscolari, difetti dello stile di
corsa, errori nella metodologia dell'allenamento ecc.
Se il tendine non è degenerato e si rimuove la causa, una tendinite rientra al
massimo in un mese. Se persiste, vuol dire che una delle due condizioni non è
soddisfatta (come per esempio nel caso dello sportivo che continua a provare
con il tendine ancora parzialmente dolorante o del sedentario sovrappeso che
non vuole dimagrire). Se il soggetto è ragionevolmente sicuro di aver rimosso la
causa e il medico ha verificato una certa degenerazione della struttura, si deve
prendere in considerazione l'intervento chirurgico. Che si decida dopo un paio di
mesi o dopo sei, spesso dipende solo dalla psicologia del soggetto.
Sperone calcaneare
• Definizione
Con talalgia plantare , tallonite o, in termine clinico, tallodinia si definisce una
patologia infiammatoria e dolorosa al tallone, cioè a quella regione del piede
che corrisponde alla parte posteriore e inferiore del calcagno, chiamata
anche retropiede .
Le cause della patologia variano a seconda delle zone colpite e cioè:
o le zone molli (infiammazioni tendinee, fasciti, borsiti, ecc.)
o le zone ossee (fratture da stress, sperone calcaneare, artrosi astragalo-
calcaneare, tumori, ecc.)
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Non è infrequente anche che il dolore sopraggiunga a causa di alterazioni
posturali che in qualche modo alterano l’assetto podalico e del carico su
questa zona. Ciò può accadere per diversi motivi quali soprappeso od obesità,
calzature non idonee, attività sportiva.
Gli sport più a rischio sono la corsa, il calcio, la pallavolo, il basket, la marcia e
tutte quelle discipline che comportano notevoli sforzi alla regione calcaneare.
Da non sottovalutare anche le scarpe utilizzate per queste attività sportive che
devono essere dotate di uno speciale tacco, chiamato shock absorber , in
grado di attenuare le vibrazioni e le sollecitazioni da impatto. Le donne che
passano da calzature con il tacco alto a scarpe basse possono soffrire di
tallonite perché la pressione esercitata sulle strutture ossee e legamentose
del tallone aumenta in relazione alla diminuzione di altezza del tacco.
• Eziologia per i diversi tipi di tallonite
o Da fascite plantare
La tallonite può essere localizzata a livello dell’arcata longitudinale, con o
senza dolore concomitante al tallone, e in questo caso si parla di fascite
plantare . In genere, il dolore ha origine nella parte intermedia dell’arcata
e con la palpazione è possibile anche rilevare dei noduli, a loro volta
dolenti. Il dolore compare alla mattina quando si comincia a camminare
per passare in seguito, anche se può riprendere improvvisamente durante
il corso della giornata.
o Da sperone calcaneare
Una delle più frequenti cause della talalgia plantare , però, è lo sperone
calcaneare , definito anche spina calcaneare , una sporgenza ossea del
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tallone che può essere di origine congenita o formarsi successivamente. Lo
sperone calcaneare si genera perché, per diverse ragioni che si vedranno in
seguito, la pronazione , cioè l’appoggio del piede durante la fase di
deambulazione, è alterata e ciò causa un’infiammazione attraverso una
trazione continua della fascia plantare al punto di inserzione sul calcagno.
Varie sono le cause di questa patologia e tra le principali un’attività fisica
ripetuta che aumenta le sollecitazioni ed eventuali microtraumi – magari
svolta calzando scarpe inadeguate (strette o con bordi rigidi) o muovendosi
su terreni non idonei – che aumenta la pressione e l’irritazione sul
calcagno e provoca contusioni della superficie plantare del piede. Senza
dimenticare, il soprappeso o erronee e alterate posture.
o Da malattie reumatiche
Naturalmente, la patologia può essere provocata anche da affezioni
sistemiche e metaboliche tra le quali è opportuno ricordare:
l’artrite reumatoide
la gotta
le collagenopatie
le patologie reumatiche, ecc.
Il calcagno, dove è presente un centro secondario di ossificazione su cui si
inserisce iltendine calcaneare (tendine di Achille), può essere esposto anche
a osteocondrosi , cioè a una patologia caratterizzata da una alterazione
degenerativo-necrotica dei nuclei di ossificazione in accrescimento. Colpisce,
infatti, giovani tra gli 8 e i 13 anni, con dolore localizzato nella parte posteriore
del calcagno, soprattutto dopo un cammino prolungato. L’evoluzione è
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sempre benigna e non causa deformità locale anche se la durata dell’affezione
può essere piuttosto lunga. In questi casi, è sufficiente un plantare che limiti
gli urti posteriori, somministrando nei momenti in cui il dolore si fa più acuto
farmaci antiflogistici.
Nelle persone anziane, la causa della tallonite può ricercarsi, invece, nella
progressiva atrofia del cuscinetto adiposo infracalcaneare, dovuta
all’invecchiamento dei tessuti.
• Trattamento
Il trattamento terapeutico dipende in larga misura dalla natura della talalgia e
dall’estensione dell’eventuale danno osseo al calcagno. Si tenga conto che
una patologia lieve guarisce nel giro di pochi giorni. Se il dolore permane oltre
le due settimane è necessario il ricorso a una visita specialistica. Il consiglio
principale, soprattutto se il paziente svolge attività fisica continua, è quello di
sospenderla subito, in attesa di riprendere la sua normale funzionalità. Il
dolore al tallone, infatti, non va sottovalutato in nessun caso, ma soprattutto
bisogna evitare il rischio di possibili peggioramenti che possono sopravvenire
se non si sospende l’attività motoria, a causa di quelli che vengono
chiamati paramorfismi compensativi. Le persone che soffrono
di tallonite tendono a limitare il carico sul piede dolente adottando una
postura particolare ma scorretta o modificando in modo innaturale la
deambulazione. Il che, a lungo andare, può determinare problemi, anche seri,
al bacino, alla colonna vertebrale e alle ginocchia.
Il primo intervento, durante la fase acuta della malattia è, come sempre,
l’applicazione di una borsa di ghiaccio sulla zona dolente. Nei casi di fascite
plantare può essere efficace sottoporsi ad esercizi di stretching che, oltre alla
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fascia plantare, interessino il polpaccio e il tendine di Achille. In seguito, si
potrà ricorrere all’uso di plantar biomeccanicii, cosiddetti “di scarico”, tutori
notturni, gambaletti che favoriscono la deambulazione e, nei casi in cui il
dolore sia particolarmente intenso, può essere consigliabile anche l’uso di
stampelle. Utili sono anche le sedute di fisioterapia, eventualmente anche con
utilizzo di crioultrasuoni , una terapia recente che si è dimostrata efficace in
numerosi casi, e ionoforesi. È chiaro che se la tallonite non si risolve entro un
periodo di due settimane, si rende necessario effettuare ulteriori
accertamenti ed esami clinici.
Nel caso di sperone calcaneare conclamato è possibile procedere subito a una
terapia infiltrativa con iniezioni locali di un corticosteroide e di un anestetico
con cadenza settimanale, ponendo la massima attenzione ad evitare di
iniettare direttamente il tendine di Achille, fino alla completa remissione dei
dolori. Inoltre, per fare in modo che la tensione sulla fascia plantare si allenti è
possibile ricorrere a una fasciatura contenitiva plantare , adottando le
coppette calcaneari e i cuscinetti plantari che possono contribuire a ridurre i
disturbi al tallone. È chiaro che una volta attenuato il dolore, sarà necessario
eseguire un esame posturografico e una valutazione biomeccanica, per
realizzare un apparecchio ortotico ad hoc.
Eterometrie
• Definizione
Una eterometria è la differenza di lunghezza fra i due arti inferiori. L'arto che
risulta più corto viene definito ipometrico, il più lungo ipermetrico. Questa
patologia è di tipo strutturale, è provocata infatti da un danno della parte
anatomica o di quella funzionale.
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• Eziologia
Si possono quindi manifestare diversi tipi di eterometrie tipi di eterometrie in
base al tipo di eziologia,
o eterometria anatomica
una eterometria può manifestarsi con un'accorciamento del femore, della
tibia o delle ossa del tarso (detta strutturale e definita LLD, Leg Lenght
Discrepancy);
o eterometria funzionale
questo tipo di eterometria è più frequentemente (detta apparente e
definita LLI, Leg lenght inequality), deriva da una scompensazione dei
rapporti articolari normali determinata da rotazioni sovrasegmentarie:
scoliosi, blocchi intervertebrali, sacralizzazione della colonna lombare
(quando la 5a vertebra lombare si trasforma e si fonde con l'osso sacro),
ecc. Ciascuno di questi risultati influenza l'atteggiamento della colonna
lombare, del bacino e, a cascata, della lunghezza della gamba.
Entrambi i tipi di eterometria possono avere causa: congenita, idiopatica,
traumatica e iatrogena.
Non tutti i casi di eterometria apparente sono dovuti alla rotazione lombare e
pelvica (detta assiale) e lo stesso vale per l'estremità inferiore (detta
appendicolare): anomalie del piede e della caviglia contribuiscono alla LLI, ma
non così frequentemente come le cause assiali e congenite. In genere quindi è
meglio non utilizzare rialzi in eterometrie apparenti, salvo casi di scoliosi
idiopatica in cui ci sia eterometria acquisita e dove l’arto inferiore più corto è
dal lato della convessità della curvatura lombare.
• Le tecniche di misurazione
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sono varie e innumerevoli. Se ne propongono alcune:
o paziente sdraiato supino, le estremità inferiori parallele al piano sagittale
mediano, caviglie dorsiflesse a 90 gradi. Si misura la differenza fra l’aspetto
del cuscinetto adiposo dei due talloni;
o la stessa misurazione si pratica con il paziente seduto sul lettino con le
natiche premute contro il muro, estremità inferiori parallele al piano
sagittale mediano (quindi con le articolazioni dell’anca flesse a 90 gradi,
ginocchia estese e caviglie dorsiflesse a 90 gradi);
o paziente in bipedestazione rilassata (dopo un respiro profondo); si palpa a
livello delle spine iliache antero-superiori. Può essere utile l’ausilio di una
livella a bolla;
o paziente in bipedestazione rilassata (dopo un respiro profondo); si palpa a
livello delle spine iliache postero superiori. Può essere utile l’ausilio di una
livella a bolla.
o L’indagine radiografica è utile quando vi sia un contributo all’eterometria
della schiena (scoliosi) o dei fianchi (rotazioni sul piano trasversale). Si
possono usare i raggi X per rilevare inclinazioni del bacino e dare prova che
un lato è più alto dell'altro. La lastra della colonna e del bacino, che dovrà
essere eseguita sotto carico su pellicola con reticolo, in posizione
ortostatica in proiezione a.p., è utile anche quando ci sono squilibri
biomeccanici a seguito di protesizzazione d’anca o del ginocchio, per
misurare effettivamente la differenza con l’arto sano. E ancora, è utile nei
casi in cui l'impianto non si adatta perfettamente o siano state innestate
protesi troppo lunghe o troppo corte. In ogni caso la radiografia va sempre
comparata con il risultato ottenuto dall’indagine clinica.
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o Un altro metodo per rilevare una discrepanza fra la lunghezza degli arti è
osservare il movimento delle braccia del paziente durante la marcia. Il
braccio opposto all’arto più corto compie oscillazioni più ampie rispetto a
quello controlaterale. Un paziente con arto sinistro più corto di 1 cm può
generare oscillazioni del braccio sinistro fino al 50% più ampie del normale.
Ciò è verosimilmente dovuto all’aumento di massa e al momento di inerzia
dell’arto inferiore destro, più lungo, che richiede un aumento
dell’accelerazione angolare dell’arto sinistro per impedire alla testa di
rotare sul piano traverso durante la deambulazione.
• Trattamento ortesico
L’approccio a tale patologia è indirizzato alla valutazione dell’intera immagine
clinica di tutto il corpo alla base di una LLI., essendo quindi a conoscienza della
causa a monte della stessa.
Di conseguenza a questo, l’ortesi plantare, che sarà di tipo biomeccanico o
modificativo, sarà personalizzata a seconda della causa dell’eterometria e sarà
predisposta degli effettivi centimetri di rialzo a compenso dell’asimmetria;
proprio per questo è necessario che la valutazione dello scompenso sia più
precisa possibile, facilitando così la direzione del trattamento ortesico.
Naturalmente, prima di applicare un rialzo permanente, è necessario fornire il
paziente di plantari con rialzi di prova, controllando la funzionalità
dell’apparecchio tramite gli innovativi sistemi di rilevazione fino a trovare lo
spessore adeguato.
Successivamente si dovrà monitorare periodicamente lo stato della dismetria
e adeguare lo spessore dell’ortesi in base a tale situazione.
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Dismetrie
• Definizione
È una patolgia composita e la sua complessità è data dal fatto che l'arto
inferiore non è costituito da un unico segmento scheletrico ma presenta
tre articolazioni fondamentali (anca, ginocchio e sotto-astragalica) il cui
atteggiamento, inteso come posizionamento reciproco dei vari segmenti
scheletrici tra di loro (sacro-iliaco, iliaco-femore, femore-tibia, tibia-astragalo
e astragalo-calcagno) è in grado di determinare una variazione della sua
lunghezza che non è reale ma solo apparente, cioè "funzionale". Non è
sufficiente dunque la valutazione della dismetria delle creste iliache per
indicare la presenza di un arto corto.
Lo studio dell'arto inferiore, inteso come lettura della "programmazione"
delle catene muscolari, è la chiave di volta che ci permette di evidenziare la
presenza di una vera dismetria. La maggior parte delle dismetrie degli arti,
infatti, sono solo funzionali, dunque apparenti.
• Eziologia
L'intero arto inferiore, prendendo come riferimento l'altezza della cresta iliaca
da terra, in fase di appoggio al suolo può variare la sua lunghezza, in base al
reciproco atteggiamento dei segmenti scheletrici tra loro:
o A livello dell'iliaco
a seconda del grado di antiversione o retroversione oppure di chiusura o
apertura del bacino; infatti l’accorciamento dell’arto inferiore può essere
causato dall’eccessivo grado di chiusura dell’iliaco e l’allungamento invece
dall’eccessivo grado di apertura dello stesso.
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o A livello del ginocchio
a seconda del grado di flessione o di estensione dell’importante
articolazion; in questo caso l’accorciamento è dettato dall’eccessivo grado
di flessione del ginocchio e l’allungamento dal posizionamento neutro
dello stesso.
o A livello della sottoastragalica
a seconda del diverso grado di svolgimento o avvolgimento dell'elica
podalica; è questo il caso di un accorcamento provocato della presenza di
un piede valgo con lo svolgimento dell’elica podalica o di un allungamento
dovuto all’avvolgimento dell’elica podalica e quindi in presenza di un piede
varo.
• Trattamento ortesico
L’ortesi plantare, di tipo biomeccanico o modificativo per cercare di stimolare
la propriocezione,sarà dotato di micro-rialzi variabili da 1 a 3 millimetri,
collocati laddove s'intende stimolare fisiologicamente la catena muscolare
attivando il riflesso da stiramento, nascono quindi allo scopo di ristabilire
l'equilibrio muscolare e, di conseguenza, quello articolare. Eliminando
l'adattamento (cioè l'equilibrio nello squilibrio), permettono una
riarmonizzazione dell'intero organismo (equilibrio vero e proprio). Se
permane una dismetria evidente, potrà essere necessario applicare un rialzo
artificiale che solitamente sarà, in una prima fase del trattamento di eguale
entità, affinchè il paziente con l’utilizzo determini l’effettivo schiacciamento
del materiale necessitato per conseguire un riallineamento strutturale; sarà
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quindi necessario l’utilizzo di materiali con “shore” non eccessivo nella parte
del retro piede.
Inquadramento posturale
Cenni storici
Dall'inizio del secolo scorso, Charles Bell è stato il primo ad affrontare tale
argomento complesso, ponendosi il quesito fondato sul problema che tenta di
inquadrare la posturologia: “Come fa un uomo a mantenere una posizione eretta
o inclinata contro il vento che soffia su e contro di lui a regolare e correggere
eventuali deviazioni e squilibri dalla posizione di normalità?”
Nel XIX secolo, il ruolo della maggior parte dei sensori che contribuiscono a
mantenere la posizione eretta, era già stato scoperto; infatti l'importanza degli
occhi fu evidenziata da Romberg, la propriocezione dei muscoli paravertebrali fu
sottolineata da Longet, l'influenza del vestibolo da Flourens ed il tono muscolare
da Schérington.
Proprio in questo secolo ebbe luogo l’inizio della storia della posturologia, infatti
la prima scuola di posturografia fu fondata a Berlino da Vierordt nel 1890.
Si devono le prime informazioni sul aggiustamenti posturali associati a
movimento volontario a Babinski (1899), che osservò i difetti della postura e del
movimento esibito dai pazienti cerebellari.
Da allora, è stato stabilito che nell'uomo e anche gli animali, il movimento
intenzionale è accompagnato e seguito da fenomeni posturali.
In tempi più recenti, il Dott. Barone, impegnato nel laboratorio di posturografia a
Sant Anne a Parigi, pubblicò nel 1955 una tesi sull'importanza dei muscoli
oculomotori nell’atteggiamento posturale.
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Più recente ancora è la definizione di postura del dott. Otis Henry Kendall, il
quale la definisce come "stato composito di tutte le posizioni delle articolazioni
del corpo in un dato momento."
Anche la scuola portoghese si distinse durante 80 anni di impegno per la causa
posturale, grazie al quale il dottor Da Cunha descrisse la "sindrome del deficit
posturale"; questo fu un enorme passo avanti che permise, allo stesso sotto la
guida del Dr. Da Silva, di portare avanti lo sviluppo di tale disciplina medica e di
porre le basi per una crescita continua.
Molto più recentemente il professor J. Paillard ha introdotto i concetti di corpo
situato e di corpo identificato definendolo come un approccio psico-fisiologico
allo schema del corpo. Ovvero per corpo situato si intende la posizione reale del
corpo nello spazio, mentre il corpo identificato sta a individuare il concetto di
visione del proprio corpo nello spazio (visione soggettiva che spesso si discosta
dalla realtà).
In realtà, diversi studi effettuati per oltre un secolo ci portano a considerare il
sistema posturale come più voci inserite in un 'insieme strutturato' con diverse
funzionalità aggiuntive:
Lotta contro la gravità e mantenere una stazione costruita;
Opposizione a forze esterne;
Individuazione della nostra posizione nella struttura spazio-temporale che ci
circonda;
Bilanciamento, guida e rafforzamento del proprio corpo quando ci si sposta.
Per raggiungere questa organizzazione neurofisiologica il corpo utilizza diverse
componenti:
esterocettori, relazione al nostro ambiente (tatto, vista, udito);
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propriorecettori, relazione con le diverse parti del nostro corpo, in una data
posizione;
centri superiori, i quali integrano i selettori di strategia, i processi cognitivi
(Paillard) e trattano l'ingresso di informazioni dalle due precedenti fonti;
Esiste tuttavia una invariante posturale che rappresenta la posizione ideale del
corpo nello spazio in un dato momento della nostra evoluzione filogenetica.
Questa non è una medicina alternativa, ma un nuovo modo per affrontare le
patologie corporee, in sostituzione di trattamenti puramente legati alla
sintomaticità ed al metodo eziologico che ne deriva in maniera settorializzata.
Si è visto infatti che anni e anni di medicina specialistica e tecnologicamente
avanzata hanno portato ad un approccio di tipo settoriale analitico nello studio
del corpo, facendo perdere la visione d’insieme del sistema corporeo, complesso
sistema biologico campo di interrelazione e convergenza multi funzionale e multi
distrettuale.
Infatti, ad esempio, molte patologie dell’apparato locomotore o algico-
disfunzionali in ambito mandibolo cranico, affrontate con terapie mono
disciplinari esponevano gli operatori medici ed i loro pazienti al rischio di recidive
se non al totale insuccesso clinico.
Per questo, negli ultimi anni, si è sottolineata l’importanza di una visione globale
dell’intero sistema corporeo.
Come noto, il corpo umano è composto da diversi sottosistemi che interagendo
tra di loro e scambiandosi informazioni tendono ad una sorta di equilibrio: si
tratta di uno scambio ottimizzato di informazioni modulate e coerenti in
relazione alle esigenze dell’ambiente interno ed esterno.
In questa ottica approdiamo al proprio concetto di postura: “risposte osservabili
attraverso le attività motorie, i cui meccanismi di coordinamento sono
91

organizzati sinergicamente dalle attività corticali, sottocorticali e da quelle del
cervelletto”.
Per tutto questo è indispensabile affrontare l’anamnesi di un paziente studiando
caso per caso le correlazioni intersistemiche e gli schemi percettivo-motori che
consentono le relazioni tra movimento, funzioni, contesto ambientale e
caratteristiche psico-comportamentali. Tale approccio conduce a mettere in
relazione ciò che appare quantificabile attraverso strumenti e tecniche
bioingegneristiche, con ciò che è meno quantificabile ma altrettanto importante,
ovvero l’aspetto psico organizzativo.
Ecco perché ai fini di una corretta indagine è indispensabile frammentare per poi
correlare la macchina umana sottolineando l’importanza di due sistemi
profondamente connessi tra loro, come il sistema muscolare, dove l’opposizione
alla gravità terrestre comporta l’invio continuo di input ai centri superiori da cui
si dipartono risposte volte a correggere, riequilibrare e compensare la posizione
nello spazio, e il sistema nervoso, la cui funzione è quella di preservare
l’organismo dall’ambiente esterno, senza per questo isolarlo attraverso la
capacità di percepire modificazioni ambientali, stimoli e di rispondere ad essi
elaborando risposte comportamentali adeguate.
La tendenza sarà quella di considerare i singoli soggetti come biosistemi unici, ai
quali applicare protocolli diagnostici di tipo globale anche se gestiti in modo
individualizzato.
In tal senso è importante l’inqudramento di base del sottosistema piede-caviglia,
inteso anche come organo di senso che invia messaggi propriocettivi
riequilibranti alle strutture muscolari, ossee, neuro tendinee e viscerali.
A prescindere dall’interazione ortesica con il sottosistema piede-caviglia e sui
benefici che esso può dare nel mantenimento dell’equilibrio corporeo e nel
contenimento delle patologie podaliche, risulta evidente che per
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l’inquadramento biomeccanico-posturale, nel quale sono implicate tutte le
afferenze sensoriali, si dovrà poter contare sul coinvolgimento in equipe di più
figure specialistiche, atte a garantire un percorso pluridisciplinare nella diagnosi, i
cui progetti terapeutici saranno decisi dallo specialista che tiene in cura il
paziente (percorso interdisciplinare).
Il controllo posturale
Gli organismi sono costantemente sottoposti alla forza di gravità ed alla forza
centripeta che crea la forza centrifuga, la quale agisce in senso orario
nell’emisfero australe ed in senso opposto in quello settentrionale; essi, vivendo
sulla terra, sono programmati per contrastare queste forze sia in movimento che
da fermo.
Dal punto di vista fisiologico la postura è vista come un’insieme di meccanismi
atti a ridurre il dispendio energetico, a incrementare la velocità di movimento, la
forza e la precisione.
Pertanto la postura è l’atteggiamento specifico somatico della specie vivente, e
studia il corpo come una singola unità in condizioni diverse.
In questo modo l’essere umano è considerabile come un sistema complesso ed in
termini matematici è ravvicinabile ad un”automa”; secondo la “teoria degli
automi”, essi possono essere definiti come sistemi che elaborano un segnale
introdotto dal mondo esterno, segnale di ingresso, che fornisce ad un istante
prefissato un altro segnale, segnale di uscita; infatti, postura è la sintesi di
complessi meccanismi di correlazione ed integrazione neuro muscolare di impulsi
diversi provenienti dalla periferia del corpo, analizzati ed elaborati dal sistema
nervoso centrale che successivamente produce una risposta mettendola in
pratica con tutto il corpo.
Il controllo posturale è quella espressione che definisce una molteplicità di
proprietà statiche e dinamiche dei meccanismi di condizionamento della
93

posizione spaziale del corpo e dei suoi segmenti e le loro relazioni reciproche, il
quale agisce al fine di mantenere un orientamento specifico in base alla forza di
gravità. Sono importanti a tal fine i sistemi efferenti ed afferenti; proprio questi
ultimi darebbero luogo ad una facilitazione d’attivazione dei nuclei dei muscoli
antigravitazionali.
Le catene muscolari
Alla luce delle moderne scoperte del funzionamento del sistema nervoso possiamo
interpretare la modulazione del tono delle catene muscolari come espressione del
rimodellamento continuo neuronale, del sistema nervoso centrale e periferico in
risposta all’ambiente (interno ed esterno).
Sulla base di questi concetti anatomo-funzionali e biomeccanici e in considerazione
degli studi e delle esperienze cliniche di autorevoli esperti (Bourdiol, Gagey, Bricot,
Villeneuve, ecc.),è ormai noto che le alterazioni funzionali degli arti inferiori e
soprattutto dell’appoggio plantare modificano la postura con ripercussioni che,
tramite le catene.
Queste catene rappresentano dei circuiti in continuità di direzione e di piano,
attraverso i quali si propagano le forze organizzatrici del corpo (Busquet).
Le catene muscolari si strutturano e si organizzano in funzione dell’apprendimento,
dello sviluppo durante l’infanzia e l’adolescenza, del vissuto (asservendo ragioni di
ordine emotivo, sociale, culturale, lavorativo, genetico) e in funzione della memoria
di eventi traumatici o patologici dell’individuo.
La modulazione continua del tono muscolare delle catene avviene per adattarsi
all’ambiente gravitazionale nella postura eretta, nel cammino e nei movimenti.
Possiamo effettivamente descrivere le catene muscolari come risposta alla
modulazione continua del tono alla ricerca del baricentro del corpo. Le catene
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muscolari sono gli attuatori preferenziali dell controllo posturale e del movimento
che si attua tramite le catene cinetiche.
Una catena muscolare a differenza di una catena cinetica non è formata da elementi
plastici e rigidi ( ossa-muscoli-legamenti-capsule-fasce), ma solo da elementi plastici
costituiti dal Sistema Muscolare.
L’analisi dell’azione delle catene muscolari non ci permette di misurare la forza, né
la velocità, né l’accelerazione, né gli altri parametri cinetici o cinematici, ma ci
permette di studiare il movimento del corpo umano in relazione alla funzione dei
singoli muscoli.
Ad esempio: gli estensori del ginocchio sono collegati agli estensori della caviglia e
dell’anca e la loro azione sinergica provoca l’estensione dell’arto inferiore.
Tralasciando le diverse teorie inerenti le catene miofasciali (Denys-Struyf, Dudal,
Busquet, Souchard), possiamo affermare che si distinguono le seguenti catene:
Teoria Mézières 1947: Françoise Mézières Si basa sul semplice concetto che le
catene muscolari posteriori si comportano come un solo muscolo, sono sempre
ipertoniche e mai deboli:
A) catena anteriore del collo: dall’occipite fino a D3, formata da muscoli a
contatto con la colonna vertebrale, con azione di comprime la colonna vertebrale
B) 2 catene brachiali: muscoli flessori e pronatori
C) la catena posteriore: dalla nuca al calcagno, passa sotto la pianta del piede e
risale fino al ginocchio
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D) la catena antero-interiore: diaframma e psoas; ha azione di provocare la
lordosi lombare.
Teoria Souchard: Souchard ritiene che le catene muscolari della statica siano
prevalentemente due: anteriore e posteriore.
1) grande sequenza del controllo posteriore
2) grande sequenza del controllo anteriore
3) catena inspiratoria
4) catena antero-interna della spalla
5) catena antero-interna dell’anca
6) catena superiore della spalla
7) catena anteriore del braccio
8) catena laterale dell’anca
Teoria Busquet: L. Busquet formula delle idee nuove sulla nozione
dell’organizzazione delle catene muscolari, il cui buon equilibrio è
indispensabile al mantenimento della statica dell’articolazione e delle sue
libertà di movimento.
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Le catene dinamiche : muscolari
1 – Le catene muscolari di flessione
2 – Le catene muscolari d'estensione
3 – Le catene muscolari incrociate d'apertura
4 – Le catene muscolari incrociate di chiusura
Le catene statiche : congiuntive
5 – La catena statica muscolo-scheletrica
6 – La catena statica neurovascolare
7 – La catena statica viscerale
Teoria Struyf 1960: Struyf decrive 10 catene, cinque per lato. Precisa la
struttura delle catene muscolari descrivendone l’anatomia e l’induzione
psicomotoria che gli corrisponde secondo la fase di accrescimento e le
relazioni che contraggono con gli organi di senso.
1) Tre catene centrali: AM, PM, AP che controllano il corpo dal punto di vista
sagittale. Le catene centrali partono dall’occipite e si incrociano in 4 punti:
tubercolo faringeo (AM e PA), la squama occipitale (PM e AP), il sacro attraverso
la muscolatura perineale il pube
• AM Catena linguale o anteriore
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o La catena linguale o anteriore prende origine a livello dell’occipite e
comprende tutto cio’ che è di origine mesodermica nel distretto antero-
mediale (muscoli, legamenti, fasce e ossa). Si organizza durante la vita
intrauterina, in posizione fetale. E’ correlata alla funzione suzione-
deglutizione; la spinta indietro della lingua favorisce la flessione cranica, la
spinta in avanti favorisce l’estensione e le funzioni perineali e del piccolo
bacino. Termina a livello del pollice e dell’alluce e organizza il primo anello
funzionale mano-bocca. Il tubercolo faringeo, la sinfisi mentoniera, l’osso
ioide, lo sterno, il pube, il coccige e il sacro sono in relazione tra loro tramite
la catena AM.
o Parte anteriore del torace, antero-interna degli arti: Arti superiori: gran
pettorale, deltoide anteriore, brachiale anteriore, corto supinatore, flessore
profondo delle dita, corto abduttore del pollice, lungo abduttore del pollice,
o Arti inferiori: piramidale dell’addome, adduttori, retto interno, tibiali interni,
adduttore dell’alluce.
o La catena contratta determina un sacro vericalizzato, con retroversione del
bacino,contrazione del m.psoas - respirazione addominale con tendenza alla
ptosi viscerale. La catena si continua attraverso il m.adduttori e gastrocnemi
mediali e i muscoli abduttori del primo metatarso - cio’ significa che ginocchia
valghe e alluce valgo possono essere correlato a un compenso del sacro, del
pube, del coccige, dello xifoide, della mandibola.
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• PM catena faciale o posteriore
o Prende origine dal pre-sfenoide-etmoide e termina al mignolo e al quinto dito.
Si organizza dopo la nascita attraverso il linguaggio e la vista. Regola il
raddrizzamento. Si posiziona nella parte posteriore del corpo: unisce l’occipite
al sacro.
o Parte dalla zona sovraorbitaria anteriore del cranio, si collega con il muscolo
digastrico cranico( tra il m. frontale e il m. occipitale)con i m. del collo,
m.ileocostali, m.lungo dorsale,epispinosi, paravertebrali cervicali e lombari,
m.gran dorsale, fino al sacro.
o Per l’arto superiore: si continua con i fasci posteriori del deltoide, con i fasci
del tricipite, coi m. rotatori interni dell’avambraccio: controlla l’estensione del
braccio e la rotazione interna dell’avambraccio.
o Per l’arto inferiore si continua con il grande gluteo, con il legamento sacro-
ischiatico, con gli ischio-peronei-tibiali, con il soleo, col flessore plantare delle
dita.
2) AL o di chiusura e PL o di apertura che controllano la motricità degli arti
superiori e degli arti inferiori, sono superficiali, coinvolgono il sistema della
deambulazione e della motricità grossolana degli arti superiori.
• PA-AP Catena centrale o faringo-prevertebrale
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o Collega il cranio al sacro. Parte dallo sfenoide e termina al dito medio della
mano e al terzo dito del piede. È correlata alle funzioni fisiologiche principali
ritmiche: respirazione, digestione, riproduzione. Determina le curve della
schiena, segue i riflessi posturali per ristabilire l’equilibrio in qualsiasi
momento e in qualsiasi posizione assume il corpo. Controlla il centro della
gravità in modo dinamico. Non si occupa del sostegno: quando tende a fissarsi
e a divenire statica, i ritmi del corpo vengono alterati. Decomprime i dischi
intervertebrali. Ha uno spessore ridotto rispetto le catene AM e PM: per cui se
le catene AM o PM diventano forti la catena PA si inibisce in quanto i muscoli
possono fare un lavoro preciso di stabilizzazione, ma non sono forti.
• AL-PL catene latero-masticatorie
o PL e AL lavorano insieme in deambulazione utilizzando un sistema crociato.
Permettono il movimento in senso trasversale. Si strutturano durante la
masticazione. Sono a spirale e crociate a livello di C7 e D12.
100

o AL di chiusura: origina dalla parte anteriore dei temporali; termina a livello
dell’anulare e del quarto dito del piede
o PL di apertura:origina dalla parte posteriore del temporale; termina a livello
del’indice e del secondo dito del piede. Induzione psico-motoria:
l’esplorazione dell’ambiente circostante si sviluppa sull’asse
orizzontale:l’allungamento degli arti rispetto al tronco corrisponde a una
pulsione verso l’oggetto (catena PL- dinamismo centrifugo), l’avvicinamento
corrisponde al ritorno verso di sé (dinamismo centripeto).
La mandibola, le scapole, le ali iliache e i piedi sono le zone di passaggio per
piu’ catene quindi una disfunzione si puo’ ripercuotere a piu’ livelli: per una
torsione del bacino abbiamo una ripercussione sull’ATM.
Ogni disequilibrio muscolare provoca immediatamente la riorganizzazione di un
nuovo equilibrio adattativo con disassamenti segmentari questi disassamenti
comportano una sostanziale asimmetria dei volumi corporei e delle funzioni
cinetiche con conseguente rielaborazione dello schema corporeo. E’ da considerare
che le sensazioni cinestesiche provocano modificazioni adattative come risposta
dell’alterazione posturale con schemi motori compensativi e che soddisfano
l’efficacia del movimento, nonostante l’alterazione morfologica-funzionale. Ad
esempio l’alterato orientamento spaziale del corpo conduce ad un riadattammento
sensoriale che si associa ad una reinterpretazione dei dati che trasmettono
l’informazione di colonna eretta. Non di meno il riadattamento sensoriale puo’
anche produrre un notevole effetto sul funzionamento del tronco cerebrale
alterando i sistemi di controllo motorio-oculare e motorio-assiale (Berger).
Il mantenimento di un’analisi percettiva modificata delle informazioni propriocettive
che descrivono la colonna eretta determina un adattamento del sistema motorio
assiale. Ogni alterazione posturale è la risultante della nuova strategia di controllo
adottata di un nuovo apprendimento motorio. Alla luce della teoria delle reti
101

neurali non si puo’ prescindere dal sistema propriocettivo per indurre un
cambiamento posturale. Possiamo quindi introdurre il concetto di riabilitazione
della postura intesa come riabilitazione del sistema propriocettivo, ovvero a sentire
una postura corretta e a coscientizzare l’anomala iperprogrammazione delle catene
muscolari, creando un nuovo apprendimento.
La propriocezione
La propriocezione rappresenta la capacità di percepire e riconoscere la posizione del
proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il
supporto della vista. È un’esperienza polisensoriale che attraverso muscoli e
articolazioni, pelle , tendini ecc. è in grado di controllare i movimenti antigravitari.
Il termine sensibilità propriocettiva è stato creato da Schérington nel 1906 e sta ad
indicare, l’insieme dei segnali nervosi originati all’interno dell’organismo durante il
movimento. Secondo tale definizione, gli stimoli adeguati sono trasmessi
dall’organismo a specifici recettori situati all’interno dello stesso; questo è reso
possibile dalla presenza di specifici recettori, sensibili alle variazioni delle posture del
corpo e dei segmenti corporei, che inviano i propri segnali ad alcune particolari aree
encefaliche.
102

Questi recettori inviano milioni di flussi informativi al sistema sottocorticale per
informarlo della posizione del corpo nello spazio. I recettori propriocettivi,
provvisti di un maggiore calibro sono in grado di trasmettere le informazioni
molto velocemente per permere una regolazione fine.
Come è noto qualsiasi movimento può essere descritto attraverso una equazione
che ne comprenda i parametri spaziali, dinamici e temporali:
Parametri Spaziali:
• Dei segmenti corporei (Recettore articolare e visivo)
Terminazioni nervose sensibili situate all’interno o nelle vicinanze delle
articolazioni sono i corpuscoli di Pacini che si trovano all’interno dei
muscoli, i corpuscoli di Ruffini e altre desinenze nervose libere.
• Del corpo intero (Recettori articolari – visivo e vestibolare)
L’apparato vestibolare è un sistema importante per il mantenimento della
postura e dell’equilibrio del corpo durante l’esecuzione di movimenti; a
livello dell’apparato vestibolare esistono infatti recettori sensoriali dai
quali partono in permanenza impulsi destinati a “informare” i centri
nervosi superiori sulla posizione del corpo nello spazio e sulle modificazioni
che tale posizione subisce durante il movimento. Gli stimoli vestibolari,
giunti nei centri nervosi, promuovono reazioni muscolari automatiche che
sono riflessi posturali:
o riflessi stato-tonici
che assicurano il mantenimento della normale posizione del corpo
durante il riposo
o riflessi stato-cinetici
che ne determinano le opportune modificazioni durante il
movimento.
Le informazioni provengono da cinque sistemi uguali:
103

o tre canali semicircolari, disposti su tre piani perpendicolari tra
loro; in questo modo ogni coppia copre un’eccitazione piu’
grande dalla rotazione delle testa su uno di questi tre assi;
o Utricolo e Sacculo, i quali attraversano un epitelio sensibile, la
Macula, e forniscono reazioni all’accellerazione lineare,
rispettivamente sul piano orizzontale e verticale.
La componente reticolare facilita, inoltre, il controllo posturale
attraverso una stretta collaborazione con il controllo vestibolare. Nasce
dalla sostanza reticolare bulbare; i nuclei laterali e mediali dei vestiboli
rappresentano una via preferenziale per i nuclei reticolari, che arrivano
anche al nucleo vestibolare superiore.
Parametri Dinamici: Regolazione della forza muscolare, Fusi Neuro-muscolari e
Organi del Golgi
• I fusineuromuscolari secondo Ruffini e Kerschner sono stati
morfologicamente identificati come organi di senso nel 1893. Il fuso
neuromuscolare è una struttura altamente specializzata situata nel
parenchima muscolare dei muscoli scheletrici. Si compone di un insieme di
fibre muscolari specializzate, di piccole dimensioni, (misura quasi 10 mm) e
sono racchiusi nella capsula connettivale affusolata. Questa capsula si
espande nella sua parte centrale per circondare un fluido gelatinoso che è
molto simile al corpo vitreo del globo oculare. Il fuso neuromuscolare è
riccamente dotato di fibre nervose e vasi sanguigni ed è stato calcolato che
solo 1/3 delle fibre di un nervo muscolare sono costituite da assoni motori
che conducono alle fibre muscolari, mentre più di un mezzo è costituito da
fibre per trasmettere segnali dal fuso al midollo spinale e viceversa.
104

Questi in sostanza forniscono informazioni al sistema nervoso centrale per
quanto riguarda la lunghezza del muscolo.
• I corpuscoli muscolo-tendineii di Golgi sono stati descritti per la prima volta
da Golgi nel 1880 e da qui il nome. Questo organo è costituito da una
capsula di forma allungata, di 1 mm x 100, che racchiude diverse piccole
terminazioni nervose a forma di albero: si trova in quella parte del tendine
che ospita il tessuto connettivo e le terminazioni delle fibre muscolari. Ogni
recettore corrisponde ad un gruppo di fibre muscolari, nell'essere umano
ogni organo di Golgi si riferisce a quasi 20 fibre muscolari.
Tempo di latenza : Attività Bio-elettrica Muscolare
• Le afferenze propriocettive muscolo-tendinee provenienti dagli arti
inferiori sono ricevute dalla parte anteriore del cervelletto; quest’ultimo è
importante ai fini dell’equilibrio posturale, infatti consente la giusta
distribuzione del tono tra i vari gruppi di muscoli assicurando stabilità e
misura dei movimenti.
Parametri temporali:Tempo di Reazione >Elaborazione del percepito in
relazione al livello senso-motorio
Le vie afferenti del livello senso-motorio della corteccia cerebrale composto
da:
• le afferenze muscolo-tendinee provenienti dagli arti superiori
Passano attraverso i cordoni posteriori del midollo spinale, il nucleo
cuneato, il lemnisco mediale e il talamo e raggiungono una zona limitata
della corteccia;
• Le afferenze propriocettive provenienti dagli arti inferiori
Passano attraverso i cordoni laterali del midollo spinale, del tronco
encefalico e del talamo;
• Le afferenze proprio spinali
105

Un’altra componente importante è la propriocezione del collo; infatti
essendo la testa libera dal tronco, le informazioni disponibili circa il vettore
gravitazionale che agisce sul cranio non sono sufficienti per informare i
centri di controllo sulla disposizione spaziale del corpo. Per questo motivo
è necessario trasmettere ai centri di controllo la posizione della testa e del
tronco; tali informazioni sono per ciò trasmesse dai recettori articolari
localizzati all’interno delle articolazioni atlante-occipitale ed atlante-assiale
e sono responsabili degli aggiustamenti posturali indiretti.
Sono presenti anche recettori cutanei; infatti lo stiramento della pelle che
avvolge il muscolo estensore da luogo ad una contrazione del muscolo
interessato.
La propriocezione assume pertanto un'importanza fondamentale nel
complesso sistema dell'equilibrio; infatti dai recettori periferici, in particolare
di quelli podalici, dipende la conoscenza su quale è la nostra "conformazione"
e posizione nello spazio, mentre dai riflessi estero-propriocettivi nascono le
rappresentazioni mentali (engrammi) che consentono la nascita di abilità
motorie complesse, ma non solo, azioni e movimenti hanno un ruolo centrale
nei processi di rappresentazione a livello cerebrale.
Il corpo come la nostra mente è dotato di una memoria, è quindi
fondamentale importanza modificare l’equilibrio strutturale influenzandone
anche la memoria emozionale, ovvero abituando l’individuo a riconoscere la
propria spazialità corporea, in particolare quella podalica, responsabile del
nostro controllo della verticale oltre che della strategia adoperiamo per stare
in piedi.
106

La memoria
È identificabile con l’inconscio, in cui restano incise le esperienze "preferite" dalla
nostra mente ed è fornito di una capacità selettiva in grado di evitare il peso di
informazioni inutili.
Ma la memoria, oltre che emotiva, è anche funzionale.
Si distingue così:
• memoria dichiarativa
associata all’apprendimento e alla rievocazione di informazioni
• memoria procedurale
consiste nel saper fare una determinata cosa per averla già fatta
altre volte.
Dal punto di vista scientifico, le classificazioni più accreditate concordano nel
suddividere la memoria in:
• sensoriale
il processo percettivo in cui le informazioni provenienti dagli organi
di senso vengono riconosciute;
• a breve termine
trattiene un numero limitato di informazioni per un breve periodo di
tempo (pochi secondi) e comporta l’ attivazione elettrica di alcuni
neuroni , senza modificazioni durature;
• a lungo termine
grazie alla quale le informazioni vengono trattenute per un periodo
di tempo più lungo. Poi, parte delle informazioni si perde, parte si
conferma e diviene memoria permanente. Segue così una fase di
consolidamento con la quale l’informazione memorizzata diventa
resistente all’oblio e all’interferenza con altre informazioni. La
memoria a lungo termine implica la creazione di nuove connessioni
107

tra i neuroni del cervello, grazie all’attivazione della produzione di
Rna e specifiche proteine.
La memoria, pur essendo un processo dinamico, può identificarsi come una sorta
di archivio dove i ricordi vengono in qualche modo messi in ordine e classificati. La
"chiave" con cui l’informazione viene collocata sarà anche quella che permetterà
di accedere all’archivio al momento del recupero dell’informazione.
A questo proposito è necessario citare l’americano Dott. Erich R. Kandel al quale
fu conferito, nel 2000, il premio Nobel per la Medicina e le neuroscienze per i suoi
studi sulla memoria e sull’apprendimento. Infatti grazie a lui, oggi, sappiamo che i
meccanismi della memoria sono legati a complessi sistemi di regolazione
dell’attività cellulare.
108

Indagini strumentali di biometria digitalizzata
Introduzione ai sistemi biometrici
Questa indagine affonda le radici in conoscenze nate in base alla misurazione
delle pressioni plantari e più precisamente attraverso l’uso del Sistema
Baropodometro Elettronico, ideato nel 1985 dal Professor Pierre Rabischong
(MD, Emeritus Professor of Dept. of Anatomy and Dean Faculty of Medicine,
University of Montpellier, France).
Questo sistema fu introdotto in Italia sul finire del 1985: è del 1986 il primo
lavoro scientifico di “Misurazione delle pressioni plantari in fase statica e
dinamica” (V. Salsano et al.) attraverso il Baropodometro Elettronico (pedana di
dimensioni ridotte 32x32 cm), pubblicato sulla Rivista “Chirurgia del Piede” dove
si legge: “Sono facilmente intuibili i pregi di questa metodica che la rendono
innovativa per quanto concerne le forze agenti sotto la pianta dei piedi sia
durante la marcia che in bipedestazione. Tali vantaggi renderanno possibile lo
studio su un gran numero di casi dei carichi e delle superfici plantari in piedi
normali e patologici, prima, durante e dopo il trattamento ortopedico o
chirurgico”.
Prime esperienze di baropodometria
Sempre in campo ortopedico la Clinica Ortopedica dell’Università La Sapienza di
Roma - Prof. L. Romanini e Prof. C. Villani - e l’Hospital San
109

Rafael Cirurgia del Piè, Barcellona, Spagna - Prof. A. Viladot e Prof. A. Viladot jr -
documentano e presentano al “I Corso di Baropodometria”, organizzato
all’interno del “XXIII Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina e
Chirurgia del Piede” (Roma, 8-10 Giugno 1995) quanto “…. Importante e vada
vista positivamente la collaborazione tra coloro che si avvalgono di tale
tecnologia e le esperienze di dieci anni di applicazione si documentano con i
valori fisiologici statici e dinamici della metodologia e i principali morfotipi
patologici - piatto, cavo, torto, equino - sottolineando come la B.P.E. abbia
evidenziato zone di iperpressione insospettate all’esame clinico e radiografico”
.
Valori fisiologici
Negli stessi anni la strumentazione è anche impiegata in ambito riabilitativo ed i
primi studi coinvolgono non solo gli aspetti della neurofisiologia ma l'intera
postura.
In uno dei lavori presentati al “XVII Congresso Nazionale della Società Italiana di
Medicina Fisica e Riabilitazione” nel 1989 dal titolo “Studio col Baropodometro
Elettronico (B.P.E.) delle turbe della statica negli emiparetici” (G. Megna e
collaboratori) si argomenta come segue “Scopo del lavoro è quello di
comprendere attraverso la B.P.E. se la postura patologica, nel nostro caso
particolare l'aggiustamento della stazione eretta, sia il mero risultato di un
comportamento polisinaptico, spinale-sovraspinale, realmente svincolato dal
controllo motorio volontario superiore, oppure se esso ne rilevi, comunque la
presenza sia pure in termini patologici”.
110

Statica pre e post trattamento tossina botulinica
Successivi studi, sempre in ambito riabilitativo, andavano a coinvolgere anche la
valutazione del cammino: è del 1994 “Rilievi clinici e baropodometrici in alcune
patologie disabilitanti a responsabilità neurologica” (G. Megna, M. Ranieri, P.
Fiore) in cui “la deambulazione in un paziente è il punto di partenza per
l'impostazione di un programma terapeutico adeguato. Di grande aiuto, a questo
proposito, è stato l'utilizzo di una nuova metodica d'indagine: la Baropodometria
Elettronica. Si tratta di una metodica obiettiva e istantanea delle pressioni e di
ogni punto della superficie plantare”.
Risultava ben comprensibile il limite nello studio della deambulazione di una
piattaforma di dimensioni esigue (32x32 cm).
Ed è per questo che viene progettato il Baropodometro a Piattaforma Modulare
(P. Galasso, 1986) per consentire lo studio del “passo” (non più quello di un piede
per volta). Tale nuova possibilità di rilevazione permetteva un più specifico studio
della marcia e consentiva nel 2000 la pubblicazione “L’appoggio plantare
fisiologico. Valutazione baropodometrica” (C. Villani, N. Mantegna, P. Ruo, F.
Chiozzi, “Chirurgia del Piede”), nel quale si evidenziava che: “Su uno studio di
1180 soggetti mediante esame baropodometrico, abbiamo riscontrato particolari
frequenze di immagini pressorie simili o uguali tra loro che non risultavano in
totale accordo con la formula metatarsale a noi nota. Tali dati evidenziavano, in
appoggio bipodalico, un ipercarico centrale, sulle teste del II, III e IV metatarso. In
dinamica, invece, abbiamo riscontrato che la maggior parte del carico è
sopportato dalle teste metatarsali centrali, e quasi mai si trasferisce sul I o sul V”.
111

Formula metatarsale baropodometrica
Medesime esperienze in ambito riabilitativo permettevano di individuare le
effettive strategie impiegate in determinati pazienti durante la deambulazione.
Deambulazione emiparetica a piccoli passi
Nello stesso anno sono integrati alle misurazioni baropodometriche sistemi di
indagine optoelettronica (Image System, P. Galasso 1996) in maniera tale da
poter ampliare gli studi a tutto il corpo ed in particolare all’arto inferiore ,
sistema utilizzato tra l’altro per evidenziare le modificazioni del passo in pazienti
nei quali sia stata impiantata una protesi.
Tali studi riferiscono che “Con una valutazione a breve termine è possibile,
infatti, ottenere indicazione cliniche sull'intervento eseguito” e sono pubblicati
lavori come lo “Studio Baropodometrico del passo dei pazienti con artroprotesi
d'anca. Analisi statico-dinamica pre e post operatoria” (A. Aureli, A. Giuliante, A.
Costatini, A. Formica, S. Ripanti); “Utilizzo della Baropodometria nella valutazione
delle dismetrie dei protesizzati per fratture di collo femore” (A. Aureli, A.
Formica, S. Ripanti, M. Neri, C. Villani); “Valutazione tramite Baropodometria
112

statica e dinamica di pazienti operati di artroprotesi totale di ginocchio a menisco
mobile” (L. Massari, E. Bergami, A. Gildone, R. Ferrante, S. Bernasconi, G. Zanoli).
Image system
Nel secondo decennio di impiego, le strumentazioni stesse divengono di uso
pratico e metodico in campo odontoiatrico attraverso la scuola palermitana
diretta dal Prof. D. Caradonna. La cui sintesi si può rilevare nel lavoro
“Riprogrammazione posturale globale nei disordini cranio mandibolari” (D.
Caradonna, P. Buzzanca, C. Caradonna) in cui si afferma
che “si utilizza una piattaforma baropodometrica, per dimostrare come
l'apparato stomatognatico faccia parte integrante del sistema posturale e quindi
come gli squilibri dell'apparato stomatognatico decompensino il sistema tonico
posturale e viceversa”.
In campo vestibolare i dati ottenuti dalla strumentazione sono oggetto di studio
nelle alterazioni dell'apparato vestibolare grazie alle ricerche del Prof. D. Tufarelli
e C. Badaracco che presentano i risultati nell’articolo “Gait analysis in normal
subjects provided by computerized baropodometry”……..“Using this method we
intend to investigate the gait cycle in vestibulopathic patients, as we think that
the influence of vestibular system on the anterior tibialis activity can emerge
evaluating the velocity of the centre of pressure, especially during the trials with
head moving”.
113

Le esperienze della scuola oculistica di Chieti diretta dal Prof. Gallenga ci rendono
chiare che anche in campo oculistico mediante la strumentazione “è possibile
valutare in cifre il peso dell’entrata visiva nel controllo posturale semplicemente
mettendo a confronto le superfici ottenute in posizione occhi aperti e in
situazione occhi chiusi. E’ quello che viene chiamato il quoziente di Romberg.
Inoltre è possibile verificare l’indice di Romberg ovvero il rapporto fra la
superficie senza occhiali e quella con occhiali: se le oscillazioni si riducono
significa che la situazione refrattiva è perturbante sulla postura e che la
correzione ottica è efficace”.
Il libro “Pedane dinamometriche: posturografia” pubblicato nel 2003 da R.
Schiffer, nel capitolo dedicato alla valutazione della stazione eretta statica e della
deambulazione, non a caso inizierà ad argomentare sulla scelta, l’analisi e
l’utilizzo dei vari indicatori da valutare, facendo specifico riferimento alla
baropodometria elettronica, suffragando il tutto con la presentazione di casi
clinici.
Si iniziano pertanto a distinguere indicatori qualitativi (risultanti, analisi a punti,
ecc.) da quelli quantitativi (lunghezza semipasso, distanza interpasso, lunghezza
della traccia, ecc.) caratteristici di tale applicativo.
Si giunge in venti anni di lavoro, al XXXIV Congresso Nazionale SIMFER tenutosi a
Firenze nel Giugno 2006 dove P. Galasso rende pubblico che tale percorso
tecnologico ha un termine: Biometria Digitalizzata.
Nello stesso Simposio R. Schiffer nell’ambito della “Postura quale premessa per
una corretta armonia cinetica. Valutazione e tecnica bioposturale dei disordini
dell'equilibrio”, confermerà con la relazione “Procedure e scelta degli indicatori”,
la necessità di adottare scientemente determinate variabili per lo studio del
movimento.
114

A seguire, di concerto con i numerosi studi effettuati singolarmente e con tutta
l’Equipe di Biomedica Posturale, si avrà l’opportunità, su esplicito invito di
Associazioni Mediche Specialistiche, di continuare a tracciare in varie occasioni,
che lo studio del movimento umano da un punto di vista quali-quantitativo non
può che avvenire attraverso l’utilizzo della Biometria Digitalizzata.
Questo è confermato da R. Schiffer con la relazione: “Scelta degli indicatori in
stabilometria” al “I Congresso Internazionale di Posturologia Scientifica CIES
Italia: up to update on posturology”, tenutosi a Padova nel Dicembre 2006,
presidenti B. Bricot, P.M. Gagey, eccellenze internazionali dello studio della
postura.
Il V Congresso Internazionale di Postura e Movimento, tenutosi all’Università La
Sapienza di Roma nel Gennaio 2007, che inquadra la S.B.P. Sindrome
Biomeccanico-Posturale, R. Schiffer ribadisce nella conferenza “selezione degli
indicatori: analisi delle criticità”, a conferma di quanto prodotto negli anni a,
l’importanza della specificità della biometria digitalizzata nello studio delle
problematiche posturali.
Nello stesso Congresso si evince inoltre che la priorità della pluridisciplinarietà
nello studio del corpo e del movimento umano mediante le strumentazioni
utilizzate rafforza il legame fra i vari ricercatori in tale campo, definendo l’ambito
di lavoro dell’Equipe Biomedica Posturale.
Recente è il lavoro di R. Schiffer, in due volumi, dal titolo “Il laboratorio di
posturologia digitalizzato”, che indica le modalità di utilizzo delle
apparecchiature attraverso il programma Milletrix.
Questo percorso tiene in considerazione i principi:
la medicina è centrata sul paziente;
la ricerca medica è basata su evidenze scientifiche;
115

lo specialista nell’inquadramento e nelle scelte cliniche, utilizza una
gerarchia dell’evidenza (Evidence-Based Medicine, Guyatt 1998).
A mio avviso anche il tecnico ortopedico nello svolgimento del proprio lavoro
dovrebbe tenere in considerazione tali principi.
Tutto ciò ha determinato la necessità, anche in tale settore, di dotarsi di
opportune strumentazioni per quantizzare un qualsiasi specifico fenomeno ed in
particolare quelli legati all’inquadramento della postura. Si debbono utilizzare
pertanto scale di valutazione e strumenti di misurazione dotati di sempre più
alta “affidabilità - validità - sensibilità - specificità”: la Biometria Digitalizzata
segue un percorso di Medicina Basata sull’Evidenza.
Interessanti sono gli esiti della conferenza tenuta il 10/05/2010 presso l’Istituto
superiore di sanità di Roma; il tema del convegno è stato: “ La valutazione dei
dispositivi di misurazione della pressione (PMD) e il loro appropriato utilizzo
nella ricerca biomeccanica e nella pratica clinica”.
Il Convegno si prefiggeva di:
condividere i principali risultati ottenuti nello studio della strumentazione,
soprattutto in termini di metodologia e di valutazione tecnica
formulare e condividere raccomandazioni per assicurare l'appropriatezza
d'uso dei dispositivi;
stimolare l'attenzione dell'ambiente di ricerca e assicurare
l'appropriatezza d 'uso dei dispositivi nei contesti clinici di maggior utilizzo
(ortopedia, diabetologia, podologia medica, ecc.) alla necessità di verifica
periodica delle caratteristiche metrologiche dei dispositivi;
sensibilizzare i produttori per quanto riguarda gli aspetti:
• di calibrazione appropriata dei dispositivi prima dell'immissione sul
mercato,
• di monitoraggio e manutenzione periodica dei dispositivi stessi;
116

sensibilizzare gli Enti competenti in materia di certificazione e vigilanza sul
mercato di dispositivi medici, ai fini di una corretta classificazione dei
dispositivi in base al loro utilizzo.
Nel corso della conferenza si è andato a specificare come i sistemi di rilevazione
delle pressioni plantari, o baro podometri elettronici, siano dei congegni medici,
definendoli quindi: strumento, apparato, apparecchio, software, materiale o
altro prodotto utilizzato solo o in combinazione con altri e accessori, destinato
all’utilizzo degli specialisti per:
Lievi patologie (diagnosi, prevenzione, monitoraggio, trattamento, allevi
azione di malattie)
Handicap (diagnosi, monitoraggio, trattamento, miglioramento,
compensazione)
Concezione di controllo (investigazione, sostituzione, modifica del processo
psicologico)
L’esame obiettivo e strumentale
Una corretta valutazione delle anomalie posturali deve includere delle misurazioni
biometriche specifiche.
L’occhio umano riprende in modo straordinario tutte le immagini dell’ambiente
circostante e attraverso la capacità cerebrale del ricevente consente la percezione,
l’immagazzinamento, l’elaborazione e la successiva rievocazione: questa capacità
cognitiva ha dei limiti.
Solo attraverso i sistemi informatici è possibile supplire oggettivamente.
L’esame di Biometria Digitalizzata parte integrante della visita posturale, analizza, in
maniera non invasiva, i disturbi dell’equilibrio corporeo, da fermo ed in movimento,
attraverso:
esame con Baropodometro Elettronico che rileva i dati del piede:
117

in Statica, definendo l’informazione caratteristica dell’appoggio, ovvero i
Parametri di Base attraverso i quali studiare le differenziazioni in Dinamica e in
Stabilometria;
in Dinamica, analizzando il cammino, e conseguentemente li Coordinamento
Motorio;
in Stabilometria, valutando la stabilità del corpo, e pertanto l’Equilibrio
corporeo .
La pedana baropodometrica, che ho utilizzato, è composta da un tappeto con
quettro muduli ciascuno di dimensioni 40x40, collegati tra loro al precedente senza
interruzione sui quali è presente una superficie sensoriale di circa quattro sensori
elettronici resistivi; questo permette di misurare le alterazioni pressorie e
visualizzarle su periferiche collegate al computer mediante una scala colorimetrica
proporzionale al valore pressorio.
I sensori di pressione
I sensori sono condensatori basati su una varietà di tecnologie, ma per quanto
riguarda quelli pressori, l’indagine si riduce sostanzialmente a due tipi, resistivo e
capacitivo;
Resistivo
Esistono diversi tipi di sensori resistivi, ma tutti hanno le comuni caratteristiche:
Effetto superficie
118

Emana un flusso modulato di corrente elettrica, creato dalla pressione sulla
superficie del sensore e direttamente proporzionale ad esso
Effetto volume
Le particelle conduttive sono disperse in una matrice polimerica e la
deformazione elastica del materiale aumenta proporzionalmente all’incremento
del volume conducibile
Capacitivo
Sono basati sulla variazione della consistenza del materiale elastico che
costituisce lo strato dielettrico di un piccolo condensatore piano.
La capacità è inversamente proporzionale allo spessore, infatti all’aumentare
delle pressioni, segue un decremento dello spessore del rivestimento e ancora un
aumento della capacità del condensatore.
Una variazione del concetto di capacità è dato dai sensori “touch mode”, in cui il
rivestimento dielettrico è progettato allo scopo di introflettersi quando
sottoposto a pressione; il sensore può
muoversi nello spazio d’aria toccando la piastra inferiore, coperta da uno strato
di metallo dielettrico.
esame con Body Analysis Kapture (B.A.K.) e con Image System attraverso lo studio
ad immagini del corpo acquisite grazie av telecamere ad alta risoluzione, che
consentono l’esame morfologico della struttura corporea.
In ortostasi, in cui le telecamere rilevano i maker riflettenti, posizionati su
determinati punti di repere anatomici, permettendo la misura dei segmenti corporei
sui piani frontale (anteriore e posteriore), sagittale (destro e sinistro) e trasverso
(dall’alto), evidenziando rotazioni, simmetrie, compensi ed accorciamenti. Calcoli
goniometrici sono disponibili per lo studio di qualunque articolarità. Il programma
elabora uno studio bidimensionale del dorso con variazioni della linea apofisaria.
119

In movimento, sistema denominato Image System, per la videoripresa della
deambulazione, anche in contemporanea allo studio baropodometrico, attraverso il
quale, analizzando “immagine per immagine”, è possibile studiare gli atteggiamenti
posturali durante il movimento. Su ciascuna immagine si possono calcolare di linee
ed angoli.
esame con Podoscanalyzer
Prevede la scansione dei piedi al fine di misurare lunghezze, ampiezze ed angoli.
La Podoscopia computerizzata, sistema denominato PodoScanalyzer, studia la
struttura morfologica del piede sotto carico. Evidenzia ipercheratosi, ulcerazioni,
deformità digitali e descrive l’effettiva condizione dell’arco plantare, con misurazioni
di lunghezze, ampiezze, geometria podalica, tutti valori rapportabili ai test
baropodometrici; questo permette dopo ogni acquisizione con scanner ottico della
superficie plantare, di misurare perfettamente il piede, contemporaneamente ad
uno studio morfologico.
Questo è un sistema originale ed innovativo per calcolare parametri cartografici e
geometrici della morfologia podalica e per determinare il tipo di piede tramite
classificazione antropometrica. Nelle applicazioni ortopediche e pediatriche può
aiutare il medico per stabilire le caratteristiche del piede nella diagnosi e nella
terapia di disturbi podalici.
Sulla base degli scanner acquisiti, sono calcolati in automatico le dimensioni e gli
angoli del piede.
La Biometria Digitalizzata, infatti,offre la possibilità di elaborare, archiviare,
richiamare e consente l’analisi degli indicatori scelti per la valutazione del paziente.
Ne consegue possibilità di classificazione e di refertazione. La riproducibilità delle
immagini digitalizzate in movimento con la possibilità di analisi a moviola consente
all’operatore l’applicazione fisica dell’aforisma “l’accelerazione del tempo
trasforma un oggetto in un processo , mentre il rallentamento del tempo trasforma
120

un processo in un oggetto” questo rappresenta un passo avanti nel complesso e
difficile campo della ricerca sullo studio del movimento umano.
La biometria è una definizione spazio-temporale dei dati morfologici statici e
dinamici di ciascun individuo. E’ la carta d’identità antropometrica di ogni soggetto
fissata nel tempo e nello spazio, per l’attitudine che si vuole studiare, comparabile
sia cronologicamente che con modelli statistici.
In sintesi è un test qualitativo e quantitativo della postura, che “impegna” una più
accurata osservazione nello studio di pazienti con disfunzioni a vario livello, senza
evidenti segni clinici.
Il test prevede tre modalità di intervento:
Questionario Indagine Bio-Posturale
somministrato al paziente al momento della prima visita al fine di raccogliere
anamnesicamente lo stato strutturale e quello recettoriale dello stesso. Il
formulario è assoggettato a punteggio IBP (Indice Biomeccanico Posturale)
suddiviso in recettoriale e strutturale;
Inquadramento Globale Bio-Posturale
cartella clinica compilata negli aspetti di pertinenza della patologia e
comunque impiegata per la valutazione dei recettori vestibolare e visivo
121

nonché per lo studio dell’apparato stomatognatico. La cartella è suddivisa in
distretti ciascuno assoggettato a calco IBP;
Indagine strumentale
con un preciso percorso di indagine non invasivo che si attua:
attraverso lo studio delle pressioni plantari da fermo (esame statico,
parametri di base); l’analisi del gesto motorio durante il cammino con duplice
(semipasso) o triplice appoggio (passo) per singola analisi (esame dinamico,
coordinamento motorio) e la valutazione delle oscillazioni del corpo (esame
stabilometrico, mantenimento equilibrio);
videoripresa della morfologia strutturale del soggetto in proiezione Frontale
(A/P), Sagittale (L/L) al fine di valutare quali-quantitativamente le simmetrie
strutturali o le funzionalità articolari del soggetto;
rilevazione delle informazioni morfologiche del piede sotto carico, fornendo
misurazioni di lunghezze ed angoli.
acquisizione tridimensionale digitalizzata delle informazioni del rachide e del
dorso permettendo lo studio dei paramorfismi cervicali, dorsali e lombari, dei
disallineamenti della colonna e dei triangoli della taglia nonché dei gradi Cobb
delle curve della colonna vertebrale;
rilevare la condizione funzionale dei muscoli misurandone, per mezzo di un
“miometro” che induce sul muscolo una oscillazione meccanica, i valori di
tono e le caratteristiche biomeccaniche intrinseche (elasticità e
stiffnes/rigidità)
Per una maggior sintesi nella lettura esami si utilizza un calcolo indicizzato, definito
Indice Biomeccanico Posturale (IBP), che permette anche di quantizzare i risultati
dell’esame. L’I.B.P. utilizza una scala di riferimento da 0 a 3 per far comprendere per
ciascun indicatore la variazione rispetto al valore fisiologico (indicato come valore
“0”) e pertanto:
122

1 = Alterazione lieve;
2 = Alterazione moderata;
3 = Alterazione elevata
Tutti gli esami di Biometria Digitalizzata sono archiviati permettendo nel tempo lo
studio ed il confronto evolutivo/post-trattamento dei dati più significativi della
struttura corporea.
Requisiti ambientali di indagine, nei laboratori di biometria digitalizzata
In un laboratorio di biometria digitalizzata sono necessari determinati requisiti che,
oltre agli strumenti sopra elencati, completano l’integrità dell’analisi e la corretta
lettura della stessa da parte del esaminatore; tali caratteristiche sono:
L’esame di biometria digitalizzata è eseguito da personale opportunamente
preparato che, con specifici corsi di formazione, sia in grado di condurre in
maniera corretta l’esecuzione dei singoli test.
L’esaminatore deve conoscere il significato dei singoli indicatori per
approfondimenti con l’eventuale prescrittore.
L’esame (anche una semplice rilevazione morfologica del piede) dovrebbe essere
completato con osservazioni in merito a quanto acquisito.
L’esame deve essere condotto in locali con spazi adeguati, perfettamente
silenziosi, dotati di illuminazione diffusa (finestre oscurate), con temperatura
costante tra 20° e 23° e che permettano libertà di movimento al paziente.
Pavimento livellato. Muri con medesimo colore (senza elementi distrattivi per il
paziente). Il sistema non deve essere posizionato sollevato rispetto al pavimento
e deve essere posizionato ad una distanza dal muro laterale adeguata, per
evitare che il paziente sia attratto dallo stesso durante il test dinamico.
L’ambiente per l’esame dovrebbe prevedere un lettino.
123

Il monitor del personal computer deve essere rivolto all’operatore e mai visibile
dal paziente: l’operatore deve essere in grado di poter visualizzare perfettamente
tutta la silouette del paziente (dal volto ai piedi)
Per completare il Bio Postural Test si necessita inoltre di:
una bilancia con altimetro
fermacapelli, per consentire piena visibilità del dorso
pannello allineatore quadrettato
un goniometro, per ROM articolari passivi
un righello, per il test di Convergenza del sistema visivo
tavole di Lang 1 e 2 a contrasto 3D, per il test di Lang per Stereopsi del
sistema visivo
una paletta occlusore, per il Cover Test - del sistema visivo
una tavola optometrica, per il test DVA Dynamic Visual Acuity del sistema
vestibolare
un calibro disinfettabile, per valutazione del test di Elkimo dell’apparato
orofaringeo (all’occorrenza può essere impiegato un normale righello).
eventuali “fantasmini” copripiedi.
Podoscopia plantare: gli indicatori IBP
La misurazione avviene in base ad un modello plantare bidimensionale che, creato
dall’assegnazione degli assi, lungo e traverso, ci permette di stabilire i seguenti
indicatori:
124

Indice Simmetria Podalica
L’Indice Simmetria Podalica è un indicatore che descrive la differenza di lunghezza
percentuale tra i due piedi. Questo indice viene calcolato come la differenza di
lunghezza tra i due piedi diviso la somma della lunghezza dei due piedi il tutto
moltiplicato per 100. Sono da considerarsi nella norma differenze non superiori al
3%.
Indice Simmetria Retropodalica
L’Indice Simmetria Retropodalica è un indicatore che descrive la differenza di
ampiezza percentuale tra i due calcagni. Questo indice viene calcolato come la
differenza di ampiezza calcaneare tra i due piedi diviso la somma dell’ampiezza
calcaneare dei due piedi il tutto moltiplicato per 100. Sono da considerarsi nella
norma differenze non superiori al 3%.
Indice Simmetria Metatarsale
L’Indice Simmetria Metatarsale è un indicatore che descrive la differenza di
ampiezza percentuale tra i due metatarsi. Questo indice viene calcolato come la
differenza di ampiezza metatarsale tra i due piedi diviso la somma dell’ampiezza
125

metatarsale dei due piedi il tutto moltiplicato per 100. Sono da considerarsi nella
norma differenze non superiori al 3%.
Indice Simmetria Istmo
L’Indice Simmetria Metatarsale è un indicatore che descrive la differenza di
ampiezza percentuale tra l’istmo dei due piedi. Questo indice viene calcolato come
la differenza di ampiezza dell’istmo dei due piedi diviso la somma dell’ampiezza
dell’istmo dei due piedi il tutto moltiplicato per 100. Sono da considerarsi nella
norma differenze non superiori al 3%.
Indice Angolo Podalico sx e dx
L’Indice Angolo Podalico è un indicatore che descrive l’ampiezza dell’angolo formato
dalle due tangenti esterne a ciascun piede grazie alla Goniometria Podalica ed alla
divergenza laterale. La prima, è calcolata come l’angolo formato tra le rette tangenti
ai due lati del piede (mediale e laterale), in cui l’angolo risultante è detto Angolo
Plantare Lungo ed è uno degli indicatori del tipo di piede; il valore di quest’ultimo è
importante per studiare l’angolo morfologico del piede e può essere comparato con
l’angolo pressorio del piede e delle impronte sia statiche che dinamiche, per
valutare eventuali differenze. La seconda, invece, è l’angolo, calcolato lateralmente,
tra la linea metatarsale e quella calcaneare che formano l’Angolo Plantare Traverso.
Questo angolo stabilisce i confini dell’arco laterale lungo. Questo indicatore va
sempre confrotato con il valore corrispondente all’analisi baropodometrica statica.
E’ da considerarsi nella norma un valore di circa 12°
Indice Epicentro Tarsale (dx e sx)
L’Epicentro Tarsale è la centrale energetica del piede sia per assorbimento che per
distribuzione delle onde d’urto anteriormente, posteriormente, medialmente e
126

lateralmente. L’Indice Epicentro Tarsale è un indicatore che descrive la posizione
dell’epicentro tarsale dei singoli piedi. Questo indice è da considerarsi nella norma
se presenta valori intorno al 35% e comunque con differenze (tra destro e sinistro)
non superiori al 2%.
Variazione sottoastragalica mediale
L’Indice Simmetria Podalica è un indicatore che descrive la differenza in gradi tra gli
angoli sottoastragalici mediali dei due piedi. Questo indice viene calcolato come la
differenza tra gli angoli sottoastragalici mediali dei due. Sono da considerarsi nella
norma differenze non superiori a 2°
Variazione sottoastragalica laterale
L’Indice Simmetria Podalica è un indicatore che descrive la differenza in gradi tra gli
angoli sottoastragalici laterali dei due piedi. Questo indice viene calcolato come la
differenza tra gli angoli sottoastragalici laterali dei due piedi. Sono da considerarsi
nella norma differenze non superiori a 2°.
Inoltre per il retropiede sono distinguibili ulteriori indicatori, non assoggettati a IBP:
Indice calcaneare rappresenta la distanza medio - laterale calcolata al centro del
tallone;
Indice del tallone calcolata come la lunghezza del tallone lungo la linea mediana
del piede;
Semicirconferenza calcaneare esprime la lunghezza del perimetro del tallone.
Questa misura può aiutare a descrivere le dimensioni (ampie, medie e ristrette)
delle aree calcaneari;
Centroide (del retropiede) è la distanza del centro geometrico della superficie
plantare, formato dall’intersezione tra l’Asse Lungo e l’Asse Traverso, dal retro
piede;
127

Indice simmetria mesopodalico
Esame della marcia
La statica:
Distanza tra bordo laterale e mediale del piede, è utilizzato per
analizzare e quantificare il piede cavo e piatto.
Statica
dinamica
La valutazione pressoria statica permette di monitorare l'appoggio del soggetto in
ortostasi. L’indagine presenta valori inerenti la distribuzione del carico e delle
superfici, la posizione del punto di applicazione della risultante delle pressioni nel
poligono di appoggio bipodalico (evidenziato dalla lettera C = Center of Pressure
ovvero Centro di Pressione) e la posizione del punto di applicazione della risultante
delle pressioni nel poligono di appoggio del singolo piede (evidenziati dalle lettere
Se D = Center of Foot ovvero Centro di Pressione del singolo Piede). Una scala
128

colorimetrica a 10 livelli evidenza la distribuzione dei punti d’appoggio e segnala
eventuali ipo-ipercarichi.
L’Analisi Statica é il risultato dell’acquisizione, con piedi a rotazione spontanea ed
allineamento retropodalico sul piano orizzontale, del paziente in osservazione in
posizione di ortostasi sulla piattaforma per 5 secondi, tempo durante il quale il
software elabora, con calcolo medio, i punti pressori rilevati. Un non idoneo
posizionamento del paziente potrebbe facilmente compromettere il risultato
dell’indagine e mostrare dati non correlabili o non corrispondenti alla realtà.
L’Analisi Statica è considerata come un modello geometrico che riferisce i
“parametri di base” del paziente, correlati sia alle informazioni rilevate nella
Morfologia Plantare sia a quelli Pressori rilevati in dinamica. Questi possono variare
durante la deambulazione, è per questo infatti che, prima di confermare l’eventuale
tipologia di appoggio, basata su queste informazioni, si dovranno studiare i dati
relativi al cammino (Test Pressorio Dinamico).
Nella lettura dell’esame é possibile visualizzare con immediatezza i dati qualitativi,
rilevabili dall’osservazione dell’impronta pressoria e quelli quantitativi, rilevabili
dagli indicatori numerici. I valori quantitativi dell’impronta pressoria, rilevati a
seguito dell’esame e presentati nella Sezione Analisi Statica, permettono di
osservare eventuali asimmetrie o scostamenti rispetto alla fisiologia (maggiori
dettagli sugli indicatori sono riportati nella sezione indicatori IBP e nei Valori di
Normalità descritti più avanti). Quelli più significativi sono suddivisibili in “valori di
carico” (correlabili maggiormente ad informazioni pressorie) e “valori di
spostamento” (correlabili maggiormente ad informazioni di proiezione al suolo della
struttura corporea): entrambi sono correlati.
IBP Indagine Statica (Indice Biomeccanico Posturale)
129

Il valore IBP dell’esame statico viene misurato grazie agli indici:
• Posizionamento geometrico (CoP %)
è calcolato come la distanza, espressa in percentuale rispetto alla lunghezza del
poligono d’appoggio podalico, del CoP dalla battuta posteriore. Questo
indicatore permette di valutare spostamenti del Centro di Pressione, e quindi del
baricentro corporeo in direzione anteriore o posteriore, riferibile anche ad
un’iperlordosi o ipercifosi dei soggetti in osservazione. Un valore di riferimento è
apprezzabile se riscontrato intorno al 38-48%, in funzione dell’impegno digitale.
• Simmetria di carico bipodalico (%)
è calcolata come la differenza di carico percentuale tra i due piedi (valori positivi
indicano un maggiore carico sull’arto destro e viceversa). Questo indicatore
permette di valutare asimmetrie di appoggio latero-laterali e pertanto ipercarico
su un singolo arto. Un valore di riferimento è apprezzabile se la differenza non
supera il 47% monolaterale.
• Simmetrie di carico retro-avampodalico (destra e sinistra) (%)
è calcolata come la differenza di carico percentuale tra il retropiede e
l’avampiede (valori positivi indicano un maggiore carico retropodalico e
viceversa). Questo indicatore permette di valutare spostamenti del carico in
direzione anteriore o posteriore su ciascun piede e può essere riferibile ad
anteposizioni o retroposizioni della struttura sovrasegmentaria (ad esempio
soggetti molto alti o con ipercifosi possono presentare un carico avampodalico,
mentre soggetti con iperlordosi possono presentare un carico retropodalico). Un
valore di riferimento è apprezzabile se riscontrato intorno al 55% sul retropiede.
• Angolo centri di pressione CoF (°)
130

è calcolato come l’angolo, espresso in gradi, formato dalla retta passante per i
centri di pressione dei singoli piedi (CoF=Center of Foot, CoF). Questo indicatore
permette di valutare rotazioni della struttura sovrasegmentaria, con particolare
riferimento a rotazioni pelviche o rotulee. L’angolo è positivo se in senso
antiorario (sinistro dietro destro) e negativo in caso contrario. Un valore di
riferimento è apprezzabile se intorno ai 2°.
• Angolo dell’asse del piede (destro e sinistro) (°) è calcolato come l’angolo,
espresso in gradi, formato dalla bisettrice delle tangenti di ciascun piede sul
piano orizzontale (normalmente tale asse delinea il II/III dito ed il centro del
retropiede). Questo indicatore permette di valutare intra o extra-rotazioni
podaliche. Un valore di riferimento è apprezzabile se riscontrato tra i 12 ed i 16°
• Localizzazione del punto di massima pressione PMP (destro e sinistro) descrive
dove è rilevato il valore massimo di pressione podalica. Fisiologicamente il PMP è
localizzato nel retro piede (valore IBP 0). Questo indicatore se riscontrato
nell’avampiede (valore IBP 1) denota importante impegno metatarsale (da
valutare se persiste anche in dinamica e da correlare ad ipercheratosi nella
morfologia plantare). Una localizzazione nel mesopiede (valore IBP 3) o sulle dita
(valore IBP 1) è rara.
• Simmetria di superfici (%)
è calcolata come la differenza percentuale tra la superficie pressoria (sensori
attivati) rilevata nel piede destro e nel sinistro. In caso di asimmetria si dovranno
approfondire i valori dell’indagine dei quattro quadranti (perimetri podalici) per
valutare se vi siano aree di iper-ipo impegno. Un valore di riferimento è
apprezzabile se inferiore al 6%.
131

Gli indicatori IBP devono essere sempre correlati con la clinica e valutati non come
valore assoluto dell’inquadramento diagnostico bensì considerati parte integrante.
L’IBP può essere utilizzato nel monitoraggio del trattamento.
La dinamica
Il piede percorre in media approssimativamente 1500 km in un anno nel corso della
vita di un individuo. Alcune volte assorbendo forze oltre una volta e mezzo il peso
corporeo nell’esecuzione di un passo. In un’ora di esercizio fisico ad alta
performance il piede può sostenere pressioni fino a 15 chilogrammi su centimetro
quadrato. In particolare proprio durante il cammino si deve maggiormente ricorrere
all’apparato neuro-muscolare per dare stabilità al proprio corpo.
Lo studio pressorio del passo permette di analizzare le effettive capacità di
coordinamento motorio del soggetto in esame (DCT = Dynamic Coordination Test),
cui è richiesto di ripetere il medesimo “gesto” più volte nel corso di un unico test.
È fondamentale la valutazione del paziente durante lo svolgimento dell’atto
motorio, mentre cammina. Studiando il passo ed in particolare il trasferimento del
carico da un arto all’altro. Durante il doppio appoggio il poligono di sostegno
dinamico è formato da parte dell’appoggio destro e parte del sinistro, che definisce
132

il poligono di appoggio interpodalico. Questo parametro è fondamentale nella
ricostruzione cinematica di destabilizzazioni che possono essere causate da un
errato contatto poiché consente di individuare l’interazione di eventuali
destabilizzazioni a carico di una delle due aree del poligono coinvolte: più
precisamente si può valutare se instabilità (ipercarichi o difficoltà di mantenimento
dell’equilibrio) nel retropiede siano una mera conseguenza dell’avampiede che
precede e viceversa.
In deambulazione disequilibri strutturali, come visto, sono riconducibili anche a
segmenti più lontani dal suolo. In particolare:
• una instabilità cervicale o una iper cifosi dorsale può determinare una
anteposizione della spinta podalica;
• un disallineamento o rigidità pelvica può far registrare al suolo una variazione
della risultante delle forze.
Inoltre si deve sempre tener conto, in pazienti con patologie a carico dell’arto
inferiore e del segmento lombare, anche delle sollecitazioni meccaniche che si
determinano durante l’impatto calcaneare e che possono originare instabilità
pelviche e limitare le attività femorali nei movimenti di intra ed extra rotazione e
analogamente problematiche pelviche possono destabilizzare l’impatto calcaneare.
Così come le instabilità di caviglia possono destabilizzare l’appoggio retropodalico.
La valutazione del ginocchio è importante nella valutazione della trasmissione
dinamica in quanto eventuali diseallineamenti possono dare instabilità all’appoggio
avampodalico e analogamente diseallineamenti metatarsali possono condizionare lo
“zenit” rotuleo.
Inoltre è propio durante il rotolamento del piede incontrare possibili tensioni
strutturali dell’articolazione astragalo-scafoidea qualora ci si trovi con un retropiede
133

instabile o teste metatarsali disallineate, ben visibile dall’esame baropodometrico in
quanto la risultante delle forze nel passaggio retro-avampodalico appare
frastagliata.
Per un’accurata lettura degli indicatori nello studio dinamico è prevista l’esecuzione
multipla di 4-6 deambulazioni (ciascuna comprendente almeno un semipasso,
ovvero due impronte consecutive sulla piattaforma, o passo, ovvero tre impronte
consecutive sulla piattaforma), sulle quali sono effettuati i calcoli relativi
all’impronta pressoria globale con relativi dati numerici.
Le informazioni qualitative e quantitative delle singole impronte globali, somma di
tutte le fasi del rotolamento, sono anche presentate in un’unica immagine pressoria
definita “immagine globale media”, quest’ultima corrispondente alla media di tutte
le singole impronte globali. L’esame pressorio a dinamica multipla permette di
evidenziare qualitativamente instabilità medio-laterali o variabili di carico antero-
posteriori tra le varie impronte, attraverso cui rilevare effettive instabilità.
Immagine globale dinamica
È la somma di tutti i picchi di pressione rilevati in ciascun singolo fotogramma
durante il rotolamento, visualizzata come singola immagine “virtuale”.
L’impronta dinamica è inclusa in un rettangolo, che prende il nome di “Din” e che
include un Passo (tre impronte consecutive) o un Semipasso (due impronte
consecutive). Ai fini di calcolo si devono escludere le impronte incomplete (all’inizio
134

ed alla fine del rettangolo) o quelle anomale (all’interno del rettangolo): non vanno
escluse impronte al centro di un Passo o una delle due impronte del Semipasso per
non alterare i risultati. I valori presentati in ciascun “Din” sono mediati tenendo
anche conto anche delle impronte rilevate nel medesimo quadrante.
I dati osservabili nei rettangoli Din forniscono indicazioni generali sul passo e
comunque di natura qualitativa le cui conclusioni, possono essere riassunte al
termine dello studio di tutti gli indicatori dell’indagine dinamica.
La traiettoria del CoP (Center of Pressure) osservabile nel Semipasso/Passo (linea
gialla) è calcolata per ciascuna fase del rotolamento. Questo parametro descrive la
direzione del passo ed esprime le informazioni relative alle componenti motorie
attivate: un’instabilità della linea (all’interno della singola impronta) descrive
instabilità podaliche (ad esempio, se visibile nel mesopiede, instabilità
sottoastragaliche). Qualora il CoP si discosti dal CoF (Center of Foot) di ciascun
singolo piede (linea bianca) indica una traslazione del piede (all’interno o
all’esterno), ovvero una diversa direzione rispetto a quella del corpo. Un
frastagliamento della linea tra i due piedi denota instabilità nel trasferimento del
carico tra un arto e l’altro, presumibilmente riferibile a instabilità pelviche o di
coordinamento delle attività motorie.
Un’impronta globale può essere analizzata anche in forma temporale, per
evidenziare le pressioni in funzione del tempo di permanenza nella medesima area o
nel medesimo punto durante il rotolamento: la valutazione “temporale” mostra, in
termini pressori assoluti, per quanto tempo il piede, decelerando, ha effettivamente
mantenuto il carico in un’area e pertanto essere indicatore di condizioni
patologiche.
135

Gait Cycle
Il Gait Cycle è un’analisi che permette di scomporre il ciclo (cycle) di appoggio del
passo (gait), nel quale sono rappresentati in Blu il piede destro, in Rosso il sinistro ed
in Rosa il doppio appoggio (ovvero il momento in cui i piedi sono rilevati in
contemporaneo contatto con il terreno). All’interno sono anche definiti i tempi di
stance (fase di appoggio) e di swing (fase di oscillazione o di volo) di ogni singolo
arto, espressi come percentuale del tempo totale del passo (stride time) o del
semipasso (step time).
Le sezioni in Nero visualizzabili alla fine delle singole stringhe del Gait Cycle indicano
la fine del contatto in pedana e possono essere rapportate tra loro per valutare
variazioni di velocità fra i vari passaggi. Quelle in Grigio indicano impronta rilevata
ma incompleta; quelle in Verde doppio appoggio tra impronta incompleta e
completa.
Studio della singola impronta
Questa analisi permette di studiare il rotolamento del piede di ogni singola impronta
considerata in valore assoluto, e non rapportata, come nella globale Din, al valore
dei punti pressori delle altre impronte del medesimo rettangolo.
136

L’approfondimento qualitativo a singola impronta mette in evidenza instabilità di
appoggio, ovvero notevoli variazioni tra le singole impronte e l’impronta media: dal
punto di vista quantitativo, oltre che dai valori di ciascuna impronta (comunque
descritti più avanti), si può desumere l’effettiva instabilità podalica anche attraverso
l’analisi delle deviazioni standard dei singoli indicatori dell’impronta media.
IBP Indagine Dinamica (Indice Biomeccanico Posturale)
Gli indicatori presi in considerazione per questa indagine sono i seguenti:
• Simmetria carico bipodalico (%)
La simmetria di carico bipodalico è calcolata come la differenza di carico percentuale
(calcolato sulla media delle dinamiche) tra il piede destro e quello sinistro. Questo
indicatore permette di valutare asimmetrie di appoggio latero-laterale e pertanto
ipercarichi su un singolo arto. Un valore di riferimento è apprezzabile se la
differenza non supera il 47% monolaterale (se presenta gli stessi valori della statica,
ovvero senza inversione).
• Simmetrie di carico retro-avampodalico (destra e sinistra) (%)
La simmetria di carico retro-avampodalico è calcolata come la differenza di carico
percentuale tra il retropiede e l’avampiede (valori positivi indicano un maggiore
carico retropodalico e viceversa). Questo indicatore (calcolato sulla media delle
dinamiche) permette di valutare eventuali spostamenti del carico in direzione
anteriore o posteriore su ciascun arto e pertanto un differente utilizzo della
muscolatura. Un valore di riferimento è apprezzabile se riscontrato intorno al 50%
sul retropiede.
• Angolo dell’asse del piede(destro e sinistro)
137

L’angolo dell’asse del piede è calcolato come l’angolo, espresso in gradi, formato
dalla bisettrice delle tangenti di ciascun piede sul piano orizzontale (normalmente
tale asse delinea il II/III dito ed il centro del retropiede). Questo indicatore (calcolato
sulla media delle dinamiche) permette di valutare intra o extra-rotazioni podaliche.
E’ fondamentale verificare questo indicatore con quanto rilevato nell’indagine
statica e determinare l’effettivo impegno in intra ed extra-rotazione del piede.
Questo indicatore permette di valutare intra o extra-rotazioni podaliche. Un valore
di riferimento è apprezzabile se riscontrato tra i 9 ed i 15°
• Localizzazione PMP (destro e sinistro) da media
La localizzazione del punto di massima pressione (PMP) descrive dove è rilevato il
valore massimo di pressione podalica (calcolato sulla media delle dinamiche).
Fisiologicamente il PMP è localizzato nel retropiede o sull’alluce. Questo indicatore
se riscontrato nell’avampiede denota eccessivo impegno metatarsale (se rilevato
anche in statica e correlato alla morfologia plantare). Una localizzazione nel
mesopiede o sul II, III, IV e V dito è rara.
• Lunghezza media risultante forze (destra e sinistra) (%)
La lunghezza media risultante forze descrive l’ampiezza della traccia percorsa dal
centro di pressione di ciascun piede (calcolata sulla media delle dinamiche). Tale
valore è diviso per la lunghezza del piede (calcolata in base alle pressioni rilevate
“primo ed ultimo punto”) e moltiplicata per 100 al fine di ottenere un valore
percentuale normalizzato. Con l’osservazione di questo indicatore si può analizzare
se le forze in gioco siano ben distribuite. Questo indicatore dovrebbe assumere un
valore compreso tra 80%-90% ad evidenziare un buon svolgimento dell’elica
podalica. Una riduzione dei valori può indicare una rigidità articolare, un aumento
138

dei valori può riferire instabilità podaliche. Elevate asimmetrie tra i valori sono da
imputarsi a scompensi dell’equilibrio e quindi maggior dispendio energetico.
• Lunghezza semipasso (destra e sinistra) (%)
La lunghezza del semipasso (due impronte sulla piattaforma) è calcolata come la
distanza, espressa in millimetri, tra il primo punto di appoggio di un piede ed il
successivo primo punto di appoggio dell’altro piede nel caso del semipasso. Tale
distanza è divisa per l’altezza del soggetto (misurata in mm) e moltiplicata per 100 al
fine di ottenere un valore percentuale normalizzato. Patologie strutturali podaliche
e sovrasegmentarie possono causare un’alterazione presentando valori
sensibilmente ridotti. Anche patologie a carico del sistema nervoso centrale e
periferico, possono diminuire il semipasso, presentando in associazione un
allargamento della larghezza del semipasso. Per ottenere i valori relativi al passo (in
caso di tre impronte sulla piattaforma) si dovrà sommare i valori di due semipassi
consecutivi. Un valore di riferimento è apprezzabile se riscontrato intorno al 40%
riferito all’altezza del soggetto.
• STD Gait Cycle (destro e sinistro) (s)
La STD Gait Cycle è la deviazione standard dei valori di tempo di appoggio del piede,
nelle diverse dinamiche acquisite. Un’alterazione di questo indicatore denota
instabilità strutturali con instabile coordinamento del rotolamento podalico. Un
valore di riferimento è apprezzabile se riscontrato non superiore a 0.10
• STD Gait Cycle double support (s)
La STD Gait Cycle double support è la deviazione standard del tempo durante il
quale entrambi i piedi sono a contatto con il terreno (double support time), nelle
diverse dinamiche acquisite. Un’alterazione di questo indicatore denota instabilità
139

nel trasferire il carico da un arto all’altro e può evidenziare problematiche sia
strutturali che di mantenimento dell’equilibrio. Un valore di riferimento è
apprezzabile se riscontrato non superiore a 0.5
• Inversione di carico bipodalico tra statica e dinamica (%)
L’inversione di carico bipodalico tra statica e dinamica è calcolata prendendo in
considerazione i valori di carico percentuale di un solo piede (l’altro è
complementare) della statica e quelli della media dinamica. La differenza, presa in
valore assoluto, tra questi due valori permette di quantificare eventuali inversioni di
carico, sintomo di instabilità strutturali, quali ad esempio dismetrie. Questo
indicatore è calcolato solo nel caso ci sia un’inversione di carico, statica > 50% e
dinamica < 50% e viceversa.
• Inversione di carico A/P tra statica e dinamica (piede destro e sinistro) (%)
Analogamente all’inversione di carico bipodalico tra statica e dinamica, l’inversione
di carico A/P tra statica e dinamica viene calcolata prendendo i valori di carico
percentuale di una sola zona del piede in analisi (avampiede o retropiede, l’altro è
complementare) della la statica e della la media di almeno tre dinamiche. La
differenza, presa in valore assoluto, tra questi due valori di statica e dinamica
permette di quantificare eventuali inversioni di carico antero-posteriore del piede in
analisi, sintomo di instabilità strutturali. Questo indicatore è calcolato solo nel caso
ci sia un’inversione di carico, statica > 25% e dinamica < 25% e viceversa.
Variazione di superficie podalica tra statica e dinamica (piede destro e sinistro)
(%)
La variazione di superficie podalica tra statica e dinamica è calcolata come la
differenza tra la superficie pressoria dinamica (calcolata sulla media delle
dinamiche) e quella presentata nell’Analisi Statica. La superficie podalica in dinamica
140

deve presentarsi superiore (entro certi limiti) a quella statica, sia per la propulsione
sia per l’impegno delle dita. Questo indicatore permette di valutare differenti
atteggiamenti nella mobilità plantare (ad esempio un piede che in statica è cavo
potrebbe diventare normale o piatto in dinamica). Un valore di riferimento è
apprezzabile se riscontrato superiore almeno del 10% rispetto alla statica e inferiore
o superiore se maggior/minor impegno d’appoggio rispetto alla statica.
Gli indicatori IBP sono normalmente correlati con la clinica, valutati non come valore
assoluto dell’inquadramento diagnostico, e considerati parte integrante
dell’approfondimento strumentale. L’IBP può essere utilizzato nel monitoraggio del
trattamento.
Esame dell’equilibrio corporeo (stabilometria)
L’esame dinamico (DCT) studia il “coordinamento” motorio durante il cammino
(spostamento del corpo), mentre la stabilometria studia il “mantenimento”
dell’equilibrio in ortostasi (oscillazione del corpo).
141

Il mantenimento della posizione eretta non è un fenomeno statico, come potrebbe
sembrare a prima vista, bensì dinamico: il corpo in ortostasi oscilla spontaneamente
(spontaneous sway): misurando tali oscillazioni sono valutabili le prestazioni del
sistema di controllo sia da un punto di vista biomeccanico che recettoriale.
Il mantenimento dell’equilibrio in “ortostasi spontanea” è un compito complesso
per l’essere umano, la cui posizione eretta è intrinsecamente instabile.
Ancor più complesso risulta tale compito quando è richiesta una “ortostasi
condizionata”, come nell’esame stabilometrico, utilizzata per standardizzare il test.
Questo esame se accompagnato da un’indagine del coordinamento motorio
dinamico (DCT), permette di distinguere le instabilità rilevate: se dovute a
scoordinamento motorio o a deficit nel mantenimento dell’equilibrio.
La stabilometria, letteralmente misura della stabilità, si occupa della
caratterizzazione delle oscillazioni (sways) nella postura eretta in condizioni di
quiete e in assenza di perturbazioni dell’ambiente circostante. Tali misure sono
espresse in millimetri ed hertz.
Un equilibrio stabile è il prerequisito per l’esecuzione adeguata di un movimento
volontario, la cui esecuzione è fra l’altro un fattore di perturbazione dell’equilibrio
stesso.
Gli individui normalmente anticipano la perturbazione meccanica che è virtualmente
contenuta nel movimento, organizzando ed eseguendo appropriati aggiustamenti
posturali anticipatori, che sono normalmente in grado di preservare una posizione
eretta stabile.
Il calcolo delle forze che agiscono sulla piattaforma baropodometrica, sulla quale è
posto l’individuo in ortostasi condizionata, consente di rilevare ciascuna delle
142

posizioni istantanee del Cento di Pressione (Center of Pressure, CoP) nel poligono di
appoggio, nel tempo di acquisizione.
Il CoP è definito come il punto di applicazione della risultante delle forze scambiate
tra piede e terreno, ossia il baricentro delle reazioni vincolari al suolo applicate ad
ogni punto della superficie del piede a contatto con la base di appoggio.
L’analisi dello spostamento del CoP permette di misurare al suolo le oscillazioni della
struttura corporea nel mantenimento dell’equilibrio, il cui controllo globale dipende
dal contributo complessivo dei sistemi visivo, vestibolare e somatosensoriale.
In presenza di tali problematiche, il “Sistema” è costretto a gestire differentemente
le informazioni apportate dai vari ingressi sensoriali, al fine di stabilizzare la
struttura corporea con un livello di affidabilità accettabile, limitando il dispendio
energetico.
Questo esame prevalentemente si effettua:
ad occhi aperti (comunemente indicato con OA, o in talune pubblicazioni OOAA)
ad occhi chiusi (comunemente indicato con OC, o in talune pubblicazioni OOCC)
in quanto, per evidenziare carenze funzionali, si priva temporaneamente il sistema
di controllo del meccanismo di compensazione visivo, infatti pazienti con patologie
vestibolari (quali ad esempio la sindrome di Meniére), che di norma utilizzano
maggiormente il sistema visivo per compensare la mancanza di informazione
corretta presentano maggiori instabilità nell’esame ad occhi chiusi.
Infatti le strategie adottate dall’individuo in risposta a continui movimenti oscillatori
nella direzione antero-posteriore e latero-mediale, determinate da risposte
antigravitarie, sono le seguenti:
143

ad occhi aperti
l’individuo si comporta con maggior stabilizzazione in quanto allinea la testa
rispetto a dei riferimenti fissi (spazio esterno);
ad occhi chiusi
ovvero in assenza di punti di riferimento, il mantenimento dell’equilibrio
antigravitario è affidato maggiormente a stimoli vestibolari e propriocettivi.
Questi comportamenti sono il risultato dell’azione di scambio tra i riflessi posturali
(feed-back) e l’anticipazione dell’aggiustamento (feed-forward) necessario
(cambiamenti della posizione del centro di massa, contrazione dei muscoli posturali,
guadagno dei riflessi posturali) per ridurre le oscillazioni del corpo.
Alla condizione visiva, per un attento esame, è da accostare la misurazione della
frequenza (Hz) delle oscillazioni; nella stabilometria, infatti, dovrà anche essere
studiata la trasformata di Fourier che permette di conoscere l’ampiezza delle
oscillazioni secondo le loro frequenze. In particolar modo questa analisi può essere
approfondita tramite un grafico addizionale denominato Densità Spettrale di
Potenza (DSP) del CoP in direzione A-P,M-L (misurate in Hz).
Queste oscillazioni, da un punto di vista fisiologico, si dovrebbero riscontrare in
senso antero-posteriore vista la conformazione strutturale dell’arto inferiore.
E’ meno frequente osservare oscillazioni in senso latero-laterale, anche se talune
conformazioni podaliche, quali ad esempio piede piatto possono presentare una
direzione preferenziale in tal senso.
Modalità d’esame
L’esame stabilometrico è eseguibile:
144

Posizione monopodalica
in questo esame la valutazione delle oscillazione mette maggiormente in
evidenza le strategie muscolari adottate dal paziente per stabilizzare il corpo
attraverso l’appoggio podalico. Questa osservazione risulta utile nel definire e
valutare programmi riabilitativi specifici.
Posizione bi podalica
Generalmente eseguito con il paziente nella posizione definita da Romberg
(ortostasi condizionata), che consiste nel mantenere la posizione eretta con:
• braccia lungo i fianchi e palmi delle mani verso l’interno
• piedi posizionati a formare un angolo di 30°, attraverso specifico
distanziatore
• retropiedi allineati e distanziati tra loro di circa 1-2 centimetri,
attraverso specifico allineatore.
In tale posizione, rimuovendo distanziatore e allineatore, per il tempo di
permanenza il paziente dovrebbe mantenere il CoP all’interno di un’area pari a un
centimetro quadrato, valore di circa mille volte inferiore della superficie del
poligono d’appoggio.
Il paziente è invitato a mantenere l’ortostasi in maniera rilassata, con respirazione
spontanea, bocca chiusa evitando di serrare i denti e restando in silenzio con lo
sguardo fisso ad un punto di fronte a lui al fine di stabilizzare l’input visivo.
I grafici dell’esame stabilometrico
La piattaforma fornisce, in ogni istante di tempo, le due coordinate del CoP
riferite ad un sistema di assi cartesiani, definito sulla sua superficie. L’analisi
145

dell’andamento temporale della posizione del CoP può essere effettuata
attraverso differenti tipi di rappresentazione:
Il grafico pressorio
presenta in immagine grafica la “Strategia Pressoria Media” delle varie
oscillazioni (con scala a 10 livelli di pressione), con il Centro di Pressioni tra i
due Piedi (CoP, in verde) ed il CoF sinistro e destro (in bianco su entrambe le
impronte).
lo Statokinesigramma
Visualizzazione grafica del CoP, ossia la rappresentazione bidimensionale del
percorso del centro di pressione sulla superficie orizzontale di appoggio. In
questo grafico la coordinata latero-laterale del CoP é rappresentata sull’asse
delle ascisse, mentre la coordinata antero-posteriore é rappresentata sull’asse
delle ordinate. Un pallino blu e uno rosso indicano rispettivamente inizio e
fine dell’oscillazione.
146

Il rettangolo dei gomitoli
Ulteriore presentazione grafica é quella del “Rettangolo dei Gomitoli” nel
quale sono rappresentate le coordinate di massima oscillazione del CoP e dei
singoli CoF (misurabili in cm).
Questo indicatore, di tipo quali-quantitativo permette di valutare con
immediatezza a seguito del test l’ampiezza e la direzione delle oscillazioni sia
del CoP (in verde), che del piede destro (in rosso) che del sinistro (in blu). Il
dato dovrebbe seguire la medesima inclinazione del CoF rilevato nella
baropodometria statica, sia nell’esame OA che in quello OC.
lo Stabilogramma
147

Lo Stabilogramma è il grafico delle coordinate del centro di pressione CoP,
scomposto in tre differenti diagrammi, in funzione del tempo.
Lo spostamento del CoP in questi grafici, elaborati sia per il testo OA che per il
test OC, è rappresentato in millimetri sull’asse delle ordinate e in secondi
sull’asse delle ascisse. In particolare i tre grafici si riferiscono a:
• Stabilogramma CoP, come coordinata radiale (distanza dal centro del
gomito)
• Stabilogramma antero-posteriore, come coordinata degli spostamenti
sull’asse Y
• Stabilogramma latero-laterale, come coordinata degli spostamenti
sull’asse X
Il diagramma della velocità
148

Dallo studio delle derivate di ciascuno Stabilogramma sono anche elaborati i
tre Diagrammi della Velocità, che permettono di visualizzare e quantificare le
velocità istantanee del CoP, ovvero le variazioni delle oscillazioni nel tempo.
Questi valori identificano i momenti di maggior velocità dell’oscillazione (che
non necessariamente corrisponde a maggior ampiezza del segnale rilevato nei
singoli Stabilogrammi).
I diagrammi della velocità possono essere:
Il radar balance
• Diagrammi della Velocità CoP, ovvero velocità radiale (dal centro
del gomitolo)
• Diagrammi della Velocità AP, scomposizione nella componente
antero-posteriore
• Diagrammi della Velocità LL, scomposizione nella componente
latero-laterale
149

Il Radar Balance è un ulteriore grafico quali-quantitavo che permette di
visualizzare con immediatezza le estremità dei picchi dell’oscillazione nelle
direzioni A-P e L-L, mettendo in evidenza la direzione principale dello
spostamento e consentendo una rapida correlazione dei dati tra il test ad OA
e quello ad OC. Eventuali direzioni preferenziali del radar Balance sono
attualmente utilizzati per programmare esercizi di riabilitazione in soggetti
con disturbi dell’equilibrio.
Indici di misurazione
I valori di questo esame sono calcolati su soggetti esaminati in ortostatismo durante
un tempo di 51,2 secondi nel quale il paziente è tenuto a mantenere una posizione
con talloni distanziati di circa 1 cm ed allineamento podalico a 30°. In tale posizione
e per il tempo di permanenza il paziente dovrebbe mantenere il CoP all’interno di
un’area pari a 1cm2, valore di circa 1000 volte inferiore della superficie del poligono
d’appoggio. Attraverso questa indagine è possibile studiare come il paziente
controlli le proprie oscillazioni per stabilizzarsi al suolo. Queste oscillazioni
fisiologicamente si dovrebbero riscontrare in senso antero-posteriore data la
conformazione strutturale dell’arto inferiore. E’ meno frequente osservare
oscillazioni in senso latero-laterale, anche se talune conformazioni podaliche, ad
esempio piede piatto possono presentare una direzione preferenziale in tal senso.
Gli indicatori di questa indagine sono utilizzati correlando eventuali instabilità
osservate durante l’esame dinamico per predire con maggior precisione sia l’origine
di un disturbo dell’equilibrio sia per quantificare meglio il dispendio energetico; e
sono:
Indice di Romberg
150

L’indice di Romberg è calcolato come il rapporto tra la superficie dell’ellisse di
confidenza ad occhi chiusi e la superficie dell’ellisse di confidenza ad occhi
aperti, il tutto moltiplicato per 100. Questo indicatore, che se superiore a 100
indica un’oscillazione maggiore ad occhi chiusi e viceversa, è utilizzato per
valutare il confronto tra le oscillazioni ad occhi chiusi ed ad occhi aperti
rilevate durante il test. Un incremento della oscillazione ad occhi aperti
potrebbe mettere in risalto un’eccessiva perturbazione del soggetto, riferibile
a problemi visivi, mentre un’eccessiva perturbazione ad occhi chiusi potrebbe
essere indicatore di disturbi vestibolari, somatosensoriali o del SNC. Un valore
di riferimento è indicabile in 65-250.
Inclinazione dell’asse OA e OC [°]
L’inclinazione dell’asse è calcolato come l’inclinazione, espressa in gradi,
dell’asse maggiore dell’ellisse di confidenza. Questo indicatore permette di
valutare la direzione preferenziale di oscillazione del soggetto in ciascuno dei
due esami. Questo valore, se eccessivamente lontano da 0 (direzione antero-
posteriore), è sintomo di instabilità tanto maggiori quanto più si allontana da
valori superiori ai 30°. L’angolo di inclinazione dell’asse dell’ellisse di
confidenza è calcolato prendendo come riferimento la direzione antero-
posteriore ed ha valori positivi se in senso orario e viceversa.
Velocità media OA e OC [mm/s]
La velocità media è calcolata come la lunghezza totale del gomitolo, espressa
in millimetri, diviso il tempo totale di acquisizione espresso in secondi. Questo
indicatore è quindi direttamente proporzionale alla lunghezza del gomitolo,
pertanto più è corto il percorso effettuato dal soggetto (lunghezza della
traccia) minore sarà il valore di velocità media, con conseguente riduzione del
151

dispendio energetico e viceversa. Un valore eccessivamente elevato evidenzia
un’eccessiva perturbazione del soggetto è importante nello studio di questo
indicatore verificare che non ci siano eccessive variazioni tra i due valori OA e
OC. Un valore di riferimento per pedane a 5 Hz è indicabile in circa 2,5/2,9
mm/sec (OA/OC)
Rapporto velocità ML [%]
Il rapporto velocità ML è calcolato, analogamente all’indice di Romberg, come
il rapporto tra la velocità media in direzione medio-laterale ad occhi chiusi e la
velocità media in direzione medio-laterale ad occhi aperti il tutto moltiplicato
per 100. Questo indicatore serve per quantificare con immediatezza se il
soggetto in osservazione ha oscillato più ad occhi chiusi che ad occhi aperti
nel verso medio-laterale. Se l’indicatore presenta valore superiore a 100
segnala un incremento maggiore ad occhi chiusi e viceversa.
Rapporto velocità AP [%]
Il rapporto velocità AP è calcolato, analogamente all’indice di Romberg, come
il rapporto tra la velocità media in direzione antero-posteriore ad occhi chiusi
e la velocità media in direzione antero-posteriore ad occhi aperti il tutto
moltiplicato per 100. Questo indicatore serve per quantificare con
immediatezza se il soggetto in osservazione ha oscillato più ad occhi chiusi che
ad occhi aperti nel verso antero-posteriore. Se l’indicatore presenta valore
superiore a 100 segnala un incremento maggiore ad occhi chiusi e viceversa.
Rapporto velocità ML/AP OA e OC[%]
Il rapporto velocità ML/AP OA e OC è calcolato come il rapporto tra la velocità
media in direzione medio-laterale e la velocità media in direzione antero-
posteriore nei due singoli test (OA e OC), il tutto moltiplicato per 100. Questo
152

indicatore deve essere confrontato con l’indice di inclinazione dell’asse per
valutare che segua la medesima direzione. L’indicatore se maggiore di 100
rileva che il paziente ha avuto un’oscillazione maggiore nella direzione ML
rispetto a quella AP e viceversa. Qualora l’inclinazione dell’asse presenti una
direzione differente da quella rilevata con questo indicatore (nella prova OA o
in quella OC) si potrà descrivere un’instabilità di direzione preferenziale.
Variazione direzione oscillazione OC-OA [°]
La variazione direzione oscillazione OC-OA è calcolata come la differenza tra
l’inclinazione dell’asse ad occhi chiusi e quella ad occhi aperti in quanto Se
l’angolo tra gli assi maggiori delle due singole ellissi è simile i valori di questo
indicatore sono contenuti, a confermare che il soggetto ha osservato la
medesima preferenza di oscillazione. Tanto più è elevato il valore di questo
indicatore tanto più sarà visibile una elevata differenza di direzione di
oscillazione osservata dal soggetto che per cause che potranno essere
approfondite non riesce, nei due test, a mantenere la medesima posizione.
Simmetrie strutturali e della colonna vertebrale
Le simmetrie strutturali e della colonna vertebrale vengono studiate da vari tipi di
test:
Analisi Morfologica Optoelettronica (Body Analysis Kapture)
Morfogoniometria (ROM articolari)
Morfometria tridimensionale della colonna vertebrale (Surfacer)
Analisi Morfologica Optoelettronica (BAK)
153

Lo studio morfometrico risulta in tal senso fondamentale quando si analizza il
paziente. Infatti supporta l’esame clinico registrando le informazioni strutturali sul
computer per indagini successive.
Permette di correlare le informazioni riguardanti le pressioni plantari con la
struttura sovrastante.
Il corpo non è analizzato solo in ortostasi, ma è richiesto anche lo studio del ROM
(Range of Motion) delle principali articolazioni che permettono il controllo
posturale.
Lo studio ad immagini del soggetto rileva la morfologia corporea permettendo di
misurare principalmente - sul piano frontale (anteriore e posteriore) e sagittale
(destro e sinistro) - inclinazioni, lunghezze ed angoli dei e tra i vari segmenti del
corpo sulle immagini acquisite.
Gli indicatori sono rappresentati da variabili lineari (lunghezze e distanze dal suolo,
espresse in cm e mm), spaziali (aree, espresse in cm 2 ), angolari (inclinazioni o angoli
articolari, espresse in °), misurate grazie all’applicazione dei marker in diversi punti
chiave, poi, con specifici algoritmi il software elabora le immagini in stick diagram.
Inoltre è possibile studiare le rotazioni del corpo (proiezione trasversale) attraverso
una immagine rilevata dall’alto.
154

Le misurazioni morfometriche relative alla struttura corporea o ai singoli segmenti
sono riferite ai piani Frontale (Anteriore e Posteriore), Sagittale (Sinistra e Destra) e
Trasverso (Anteriore e Posteriore).
Le acquisizioni di morfometria possono riferirsi ad una postura eretta fisiologica nei
vari piani se si evidenzia che:
• sul piano frontale anteriore
l’asse verticale, che suddivide gli emisomi, procede centralmente dall’apice
della testa, tra le sopracciglia, alla punta del naso e del mento, passa oltre
l’osso ioide, per l’apofisi ensiforme dello sterno, scende attraverso l’ombelico,
al centro del pube e continua equidistante tra le ginocchia per terminare a
uguale distanza tra i piedi;
• sul piano frontale posteriore
l’asse verticale, che suddivide gli emisomi, passa dal centro della testa, sulle
apofisi spinose delle vertebre, sino alla punta del coccige seguendo la linea
interglutea e terminando ad uguale distanza tra gli arti inferiori sino ai piedi;
• sul piano sagittale
155

l’asse verticale, che parte dall’apice della testa, passa attraverso il processo
mastoideo proseguendo al centro della spalla, attraversando l’articolazione
dell’anca fino a terminare posteriormente al malleolo laterale.
Posizionamento dei marker
Il posizionamento dei marker può avvenire in due modalità,il protoccollo di base ed
il protocollo IBP:
• Protocollo di base
Il protocollo di analisi di base, con minor applicazione di marker, è utilizzato al
fine di misurare le principali simmetrie corporee e gli angoli strutturali più
rilevanti, per il quale è necessaria l’applicazione dei seguenti punti di repere:
• Protocollo IBP
o Proiezione frontale anteriore
Apice del soggetto, Occhio (DX/SX), Zigomo (DX/SX), Acromio
clavicolare (DX/SX), SIAS (DX/SX), Centro Rotula (DX/SX), Malleolo
interno (DX/SX)
o Proiezione frontale posteriore
Apice inferiore scapola (DX/SX), SIPS (DX/SX), Tendine d’Achille
(DX/SX), Calcagno (DX/SX)
o Proiezione laterale sinistra
Apofisi C1, SIAS, SIPS, Massima sporgenza dorsale, Massima
sporgenza del gluteo, Condilo femorale laterale, Tendine d’Achille
Il protocollo di analisi IBP, con posizionamento di tutti i marker, è utilizzato al
fine di misurare tutte le simmetrie corporee ed i relativi angoli aggiungendo
ulteriori punti di repere rispetto al Protocollo Base:
156

Indiacatori di misurazione
o Proiezione frontale anteriore
Apice del soggetto, Centro della Fronte, Centro del Mento,
Occhio (DX/SX), Zigomo (DX/SX), Acromio clavicolare (DX/SX),
Sterno Inferiore, SIAS (DX/SX), Centro Rotula (DX/SX), Malleolo
interno (DX/SX)
o Proiezione frontale posteriore
Acromio clavicolare (DX/SX), Apice inferiore scapola (DX/SX),
Apofisi C7/D1, Apofisi D3, Apofisi D5, Apofisi D7, Apofisi D9,
Apofisi D11, Apofisi L1, Apofisi L3, Apofisi L5, Apofisi S1, SIPS
(DX/SX), Tendine d’Achille (DX/SX), Calcagno (DX/SX)
o Proiezione laterale sinistra
Rima Oculare, Antitrago, Articolazione temporo-mandibolare,
Mento, Apofisi C1, Acromio clavicolare, SIAS, SIPS, Massima
sporgenza dorsale, Massima sporgenza del gluteo, Condilo
femorale laterale, Tendine d’Achille
o Proiezione laterale destra
Rima Oculare, Antitrago, ATM, Mento, SIAS, SIPS
L'analisi morfologica permette di valutare visivamente e quantificare
numericamente le eventuali asimmetrie di un paziente rispetto ad alla posizione di
riferimento.
La posizione è studiata su varie proiezioni: frontale (anteriore e posteriore); sagittale
(laterale dx e sx); trasverso (dall’alto).
• Proiezione frontale anteriore
o Indice strutturale (altezza paziente)
157

L’indice strutturale rappresenta l’altezza del paziente, calcolata come la
distanza, espressa in centimetri, dell’apice della testa del soggetto dal
suolo. Il suo valore è utilizzato esclusivamente come valore di
riferimento per la normalizzazione di altri indici dipendenti dall’altezza e
non è utilizzato direttamente ai fini del calcolo dell’IBP.
o Simmetria strutturale (filo a piombo) (°)
La simmetria strutturale è calcolata come la distanza, espressa in
millimetri, della retta, parallela alla verticale assoluta, passante per il
riferimento cutaneo posizionato sullo sterno e il punto medio tra i due
riferimenti cutanei posizionati sui malleoli. Questo indicatore permette
di valutare un non perfetto appiombo della struttura corporea.
Normalmente non si dovrebbero avere valori superiori ai 5-10 mm.
o Simmetria bipupillare (°)
La simmetria bipupillare è calcolata come l’inclinazione, espressa in
gradi, della linea passante per i due riferimenti visualizzati
sull’immagine (centro della pupilla), rispetto all’orizzontale assoluta.
Tale indicatore può risultare alterato sia per un disallineamento oculare
sia per un’inclinazione laterale della testa. Normalmente non si
dovrebbero avere valori superiori ai 3 gradi.
o Simmetria zigomatica (°)
La simmetria zigomatica viene calcolata come l’inclinazione, espressa in
gradi, della linea passante per i due riferimenti cutanei posizionati sugli
zigomi (processo zigomatico della mascella), rispetto all’orizzontale
assoluta. Tale indicatore può risultare alterato sia per un
158

disallineamento strutturale sia per un’inclinazione laterale della testa.
Normalmente non si dovrebbero avere valori superiori ai 3 gradi.
o Simmetria spalle (°)
La simmetria spalle è calcolata come l’inclinazione, espressa in gradi,
della linea passante per i due riferimenti cutanei posizionati sull’apice
dell’acromion di destra e di sinistra, rispetto all’orizzontale assoluta.
Questo indicatore quantifica disallineamenti strutturali del tratto dorso-
lombare. Normalmente non si dovrebbero avere valori superiori ai 2/3
gradi.
o Simmetria pelvica (°)
La simmetria pelvica è calcolata come l’inclinazione, espressa in gradi,
della linea passante per i due riferimenti cutanei posizionati sulla spina
iliaca anteriore superiore di destra e di sinistra, rispetto all’orizzontale
assoluta. Questo indicatore quantifica eventuali disallineamenti del
bacino e va confrontato con l’indicatore di antiversione pelvica dx e sx
calcolata sulla proiezione sagittale. Normalmente non si dovrebbero
avere valori superiori ai 2/3 gradi.
o Simmetria rotulea (°)
La simmetria rotulea è calcolata come l’inclinazione, espressa in gradi,
della linea passante per i due riferimenti cutanei posizionati al centro
della rotula di destra e di sinistra, rispetto all’orizzontale assoluta.
Questo indicatore quantifica disallineamenti dell’arto inferiore, quali ad
esempio accorciamenti o eterometrie. Normalmente non si dovrebbero
avere valori superiori ai 2/3 gradi.
159

o Simmetria malleolare (°)
o La simmetria malleolare è calcolata come l’inclinazione, espressa in
gradi, della linea passante per i due riferimenti cutanei posizionati sul
malleolo interno di destra e di sinistra (oppure in posizione anatomica
corrispondente anteriorizzata), rispetto all’orizzontale assoluta. Questo
indicatore quantifica disallineamenti dell’arto inferiore ed in particolare
di caviglia. Normalmente non si dovrebbero avere valori superiori ai 2/3
gradi.
• Piano Frontale Posteriore
• Simmetria scapolare (°)
La simmetria scapolare è calcolata come l’inclinazione, espressa in
gradi, della linea passante per i due riferimenti cutanei posizionati
sull’apice inferiore della scapola destra e sinistra, rispetto all’orizzontale
assoluta. Questo indicatore quantifica eventuali paramorfismi del
dorso. Normalmente non si dovrebbero avere valori superiori ai 2/3
gradi.
o Angolo colonna dorsale (°)
L’angolo della colonna dorsale, espresso in gradi, è calcolato tra le due
rette tangenti l’apice superiore ed inferiore della linea apofisaria
dorsale. Questo indicatore denota disallineamenti in lateralità della
linea apofisaria, rispetto all’appiombo. Normalmente non si dovrebbero
avere valori superiori ai 3/4 gradi.
o Angolo colonna lombare (°)
160

L’angolo della colonna lombare, espresso in gradi, è calcolato tra le due
rette tangenti l’apice superiore ed inferiore della linea apofisaria
lombare. Questo indicatore denota disallineamenti in lateralità della
linea apofisaria, rispetto all’appiombo. Normalmente non si dovrebbero
avere valori superiori ai 3/4 gradi.
o Simmetria SIPS (°)
La simmetria SIPS è calcolata come l’inclinazione, espressa in gradi,
della linea passante per i due riferimenti cutanei posizionati sulla spina
iliaca posteriore superiore di destra e di sinistra, rispetto all’orizzontale
assoluta. Questo indicatore quantifica eventuali disallineamenti del
bacino e deve essere correlato con gli indicatori degli angoli dorso-
lombari. Normalmente non si dovrebbero avere valori superiori ai 2/3
gradi.
o Prono-supinazione retropiede destro e sinistro (°)
• Piano Sagittale
La prono-supinazione dei retropiedi destro e sinistro è calcolata come
l’inclinazione, espressa in gradi, della linea passante per i due
riferimenti cutanei posizionati al centro del tendine d’Achille ed al
centro del tallone, rispetto all’orizzontale assoluta. Questo indicatore
quantifica disallineamenti medio-laterali del retropiede. Normalmente
non si dovrebbero avere valori superiori ai 3 gradi.
• Angolo mandibolare destra e sinistra (°)
L’ angolo mandibolare è normalmente valutato, utilizzando
teleradiografie latero-laterali del cranio (Frankfurt-mandibular plane
161

angle, FMA), come l’inserzione del piano di Francoforte (che va dal
porion all'orbitale) con il piano mandibolare (passante per i punti
gonion e gnation). Tuttavia è possibile un calcolo di tale angolo anche a
livello cutaneo, utilizzando i medesimi punti di riferimento. E’ calcolato
bilateralmente. Eventuali asimmetrie, mettono in evidenza una
differente tipologia facciale destra e sinistra con possibili
disallineamenti mandibolari.
o Freccia cervicale (mm)
La freccia cervicale è calcolata come la distanza, espressa in millimetri,
dell’apice della concavità cervicale dalla linea posteriore (verticale
assoluta passante per la tangente al punto estremo posteriore del
soggetto). Questo indicatore prende in considerazione una delle due
proiezioni sagittali. Tale valore è utilizzato per valutare una riduzione o
ampliamento della lordosi cervicale. La fisiologia dei valori è riferibile ad
ampiezze tra i 60 ed 80 mm.
o Freccia dorsale (mm)
La freccia dorsale è calcolata come la distanza, espressa in millimetri,
dell’apice della convessità dorsale dalla linea posteriore (verticale
assoluta passante per la tangente al punto estremo posteriore del
oggetto). Questo indicatore prende in considerazione una delle due
proiezioni sagittali. Tale valore è utilizzato per valutare anteposizioni del
tronco ovvero riduzioni della cifosi dorsale. Questo indicatore può
influenzare gli altri indicatori in caso di eccessiva retroposizione del
tronco in quanto sarà utilizzato nei calcoli come punto estremo
162

posteriore del soggetto. La fisiologia dei valori è riferibile ad ampiezze
tra 0 e 10 mm.
o Freccia lombare (mm)
La freccia lombare è calcolata come la distanza, espressa in millimetri,
dell’apice della concavità lombare dalla linea posteriore (verticale
assoluta passante per la tangente al punto estremo posteriore del
soggetto). Questo indicatore prende in considerazione una delle due
proiezioni sagittali. Tale valore è utilizzato per valutare un’eventuale
riduzione o ampliamento della lordosi lombare. La fisiologia dei valori è
riferibile ad ampiezze tra i 40 e 60mm.
o Antiversione pelvica laterale destra e sinistra (°)
L’antiversione pelvica laterale destra e sinistra è calcolata come l’angolo
di inclinazione della retta passante per il riferimento cutaneo
posizionato in regione anatomica esterna corrispondente alla spina
iliaca posteriore superiore (SIPS) e per il riferimento cutaneo
posizionato sulla spina iliaca anteriore superiore (SIAS). Questo
indicatore è utilizzato per valutare asimmetrie pelviche quali
dell’inclinazione pelvica antiversioni o retroversioni del bacino. La
fisiologia dei valori è riferibile ad ampiezze tra i 12 e 18 gradi.
o Freccia condiloidea (mm)
La freccia condiloidea è calcolata come la distanza, espressa in
millimetri, dell’apice della concavità condiloidea dalla linea posteriore
(verticale assoluta passante per il punto estremo posteriore del
soggetto). Questo indicatore prende in considerazione una delle due
proiezioni sagittali. Mostra alterazioni a livello dell’arto inferiore
163

(flexum o recurvatum di ginocchio). La fisiologia dei valori è riferibile ad
ampiezze tra i 20 e 40 mm.
o Freccia malleolare (mm)
La freccia malleolare è calcolata come la distanza, espressa in millimetri,
dell’apice della concavità malleolare dalla linea posteriore (verticale
assoluta passante per il punto estremo posteriore del soggetto). Questo
indicatore mostra alterazioni a livello dell’arto inferiore (flexum o
estensione di caviglia). La fisiologia dei valori è riferibile ad ampiezze tra
i 10 ed 30 mm.
Morfogoniometria (ROM articolari)
Lo studio é condotto per ricercare eventuali limiti articolari correlabili a precario
mantenimento dell’equilibrio.
I test morfogoniometrici sono stati messi appunto, al fine di poter eseguire una
diagnosi più accurata dei disturbi posturali, in quanto consentono di evidenziare se
eventuali limiti funzionali delle articolazioni possano essere correlati allo squilibrio
posturale.
I test di mobilità articolare (ROM=Range of Motion) previsti dal protocollo I.B.P.
studiano in particolare le seguenti articolazioni:
• Rachide Cervicale
flessione sinistra e destra e flessione anteriore e posteriore;
• Rachide Dorso/Lombare
flessione anteriore e flessione sinistra e destra;
• Anca
164

o con ginocchio a 0°, abduzione sinistra e destra, flesso-estensione
sinistra e destra;
o con ginocchio a 90°, rotazione neutra, esterna ed interna sinistra
• Ginocchio
e destra;
flessione sinistro e destro;
• Caviglia
flessione dorsale e plantare sinistra e destra
La Morfometria Goniometrica prevede l’applicazione di reperi anatomici attraverso i
quali poter effettuare misurazioni angolari: è possibile studiare una singola o
molteplici particolarità. I valori del test, qualora presentino elevate asimmetrie tra
lato destro e sinistro, potranno essere indice di differente utilizzo articolare e
rilevare l’effettiva limitazione. Di seguito sono indicati, per ciascuna articolarità
(ROM), i valori fisiologici di riferimento e i punti di repere necessari per il
completamento del singolo test morfogoniometrico:
• Rachide cervicale
Rom cervicale laterale:
nel movimento in flessione verificare che il paziente non ruoti la testa
né le spalle. Queste ultime non si dovranno inclinare. I marker
vengono posizionati sul centro della fronte e mento; il range di
movimento è -45°/0/+45°.
Rom cervicale antero /posteriore:
165

il paziente non deve inclinare il tronco (durante la flessione
anteriore) né spostare il bacino (durante la flessione posteriore). I
marker vengono posizionati sulla rima oculare, sull’antitrago e sul
mento; il range di movimento è -40°/0/+40°.
Rom cervicale latero/laterale (Piano Trasverso):
il paziente è posizionato con braccia lungo il corpo e deve mantenere
la testa eretta senza fletterla durante le tre proiezioni. I marker
vengono posizionati sul centro del cranio e sulla punta del naso; il
range di movimento è -45°/0/+45°.
ROM CERVICALE LATERALE ROM CERVICALE ANTERO/POSTERIORE ROM CERVICALE LATERO/LATERALE
• Rachide dorso lombare
Rom latero/laterale:
il paziente scivola sul fianco mantenendo le mani aderenti ai fianchi e
la testa diritta (non flettendola) e non inclinata in avanti e non
ruotando le spalle. . I marker vengono posizionati sull’apofisi C7/D1 e
sull’apofisi S1; il range di movimento è - 45°/0/+45°.
Bending anteriore
166

Il paziente si piega anteriormente osservando “massima escursione
spontanea” cercando di portare la testa tra le braccia e non piegando
le gambe. . I marker vengono posizionati sulla punta delle dita; il
range di movimento è 0mm/250mm°.
Rom dorso/lombare e latero/laterale:
il paziente è posizionato con braccia lungo il corpo e deve mantenere
il tronco eretto senza fletterlo durante le tre proiezioni. I marker
vengono posizionati sull’articolazione acromion clavicolare; il range di
movimento è -30°/0/+30°.
ROM LATERO/LATERALE BENDING ANTERIORE ROM DORSO-LOMBARE LATERO/LATERALE
• Arti inferiori
Abduzione anca:
osservare che il paziente mantenga il tronco dritto (senza sbilanciarsi
avanti o indietro), ovvero non si sposti su un lato, braccia lungo il
corpo, spalle allineate non ruotate. I marker vengono posizionati
sull’ombelico, sul centro della patella e sulla caviglia; il range di
movimento è 0°/40°.
Flesso estensione anca:
167

flessione: osservare che il paziente mantenga il tronco
dritto (senza sbilanciarsi avanti o indietro), ovvero non
si sposti su un lato, braccia lungo il corpo, spalle
allineate non ruotate. Le braccia vanno mantenute
dritte posteriormente.
Estensione anca: osservare che il paziente mantenga il
tronco dritto (senza sbilanciarsi avanti o indietro),
ovvero non si sposti su un lato, braccia lungo il corpo,
spalle allineate non ruotate. Le braccia vanno
mantenute dritte anteriormente.
I marker vengono posizionati sul grande trocantere, sul condilo
femorale mediale e sul malleolo; il range di movimento è -30°/0/+30°.
Rotazione anca:
osservare che il paziente mantenga il tronco dritto (senza sbilanciarsi
avanti o indietro), ovvero non si sposti su un lato, braccia laterali al
corpo alzando la coscia spontaneamente ma con ginocchio a 90°. Il
piede deve essere mantenuto non ruotato se possibile. I marker
vengono posizionati sul centro della patella e sulla caviglia; il range di
movimento è - 45°/0/+45°.
Flessione del ginocchio:
braccia lungo il corpo con anca a 0°, flettere il ginocchio
posteriormente. I marker vengono posizionati sul grande trocantere,
sul condilo femorale mediale e sul malleolo; il range di movimento è
0/90°.
168

Flessione della caviglia:
braccia lungo il corpo con arto esteso anteriormente a 30°, sollevare e
abbassare la caviglia. I marker vengono posizionati sul malleolo e sul
quinto metatarso; il range di movimento è -30°/ 0/+50°.
GINOCCHIO FLESSIONE CAVIGLIA FLESSIONE DORSALE E PLANTARE
Indicatori di misurazione
• Rom cervicale flessione latero-laterale
Il Range of Motion flessione latero-laterale valuta la mobilità della
colonna cervicale. L’angolo di flessione laterale, espresso in gradi, è
calcolato come l’angolo tra la linea passante per il marker posizionato
sulla glabella e per il punto medio tra i due marker posizionati sul
mento e la verticale assoluta. I valori fisiologici di riferimento con
metodo “0 Neutrale” sono 45° - 45° (norm. = 1/3). Questo test è
condotto in articolarità attiva a catena cinetica chiusa e pertanto i valori
sono corrispondenti.
• Rom cervicale flessione antero-posteriore
Il Range of Motion flessione antero-posteriore valuta la mobilità della
colonna cervicale. L’escursione di antero e retroflessione, espressa in
gradi, è calcolata come l’escursione del corpo rigido identificato da
169

quattro punti coincidenti con i marker posti su: rima oculare, antitrago,
angolo mandibolare e forame mentoniero. I valori fisiologici di
riferimento con metodo “0 Neutrale” sono 40° - 40°. Questo test è
condotto in articolarità attiva a catena cinetica chiusa e pertanto i valori
sono corrispondenti, o comunque da ritenere fisiologici anche in
presenza di una maggiore escursione.
• Rom cervicale rotazione (dall’alto)
Il Range of Motion rotazione latero-laterale valuta la mobilità della
colonna cervicale. L’angolo di rotazione latero-laterale, espresso in
gradi, è calcolato come l’escursione del corpo rigido identificato da due
punti coincidenti con i punti di riferimento cutanei identificati su: centro
cranio e punta del naso. I valori fisiologici di riferimento con metodo “0
Neutrale” sono 45° - 45°. Questo test è condotto in articolarità attiva a
catena cinetica chiusa e pertanto i valori sono corrispondenti.
• Rom dorso-lombare flessione latero-laterale
Il Rom dorso-lombare laterale valuta la mobilità della colonna
vertebrale. L’angolo di flessione laterale, espresso in gradi, è calcolato
come l’angolo tra la linea passante per il marker posizionato sull’apofisi
della settima vertebra cervicale e per il marker posizionato sull’apofisi
della prima vertebra sacrale e la verticale assoluta. I valori fisiologici di
riferimento con metodo “0 Neutrale” sono 30° - 30°. Questo test è
condotto in articolarità attiva a catena cinetica chiusa e pertanto i valori
sono corrispondenti.
• Rom dorso-lombare bending anteriore
170

La flessione dorsale è un indice di articolarità che valuta la mobilità della
colonna vertebrale, ovvero quanto il soggetto è in grado di flettere
anteriormente con la punta delle dita verso il suolo mantenendo le
gambe diritte. Questo indice è calcolato misurando la distanza, espressa
in millimetri, dalla punta delle dita al terreno. I valori fisiologici di
riferimento dovrebbero essere non superiori a 250 mm. Questo test è
condotto in articolarità attiva a catena cinetica chiusa e i valori sono
riferibili ad osservazione clinica.
• Rom dorso-lombare rotazione (dall’alto)
Il Rom dorso-lombare rotazione valuta la mobilità della colonna
vertebrale. L’angolo di rotazione, espresso in gradi, è calcolato come
l’angolo di rotazione della retta passante per i due punti di riferimento
cutaneo sull’articolazione acromio-clavicolare. I valori fisiologici di
riferimento con metodo “0 Neutrale” sono 30° - 30°. Questo test è
condotto in articolarità attiva a catena cinetica chiusa e pertanto i valori
sono corrispondenti.
• Rom anca (ginocchio 0°) Abduzione
Il Rom abduzione anca valuta la mobilità dell’articolazione dell’anca.
L’angolo di abduzione, espresso in gradi, è calcolato come l’angolo
formato dalla retta passante su ombellico, centro della rotula e PA
malleolo interno. I valori fisiologici di riferimento con metodo “0
Neutrale” sono tra i 30° e i 50° (con paziente disteso sul lettino). Se
questo test è condotto in articolarità attiva a catena cinetica chiusa i
valori fisiologici sono da considerarsi pari a circa 40°.
• Rom anca (ginocchio 0°) Flesso-Estensione
171

Il Rom flesso-estensione anca valuta la mobilità dell’articolazione
dell’anca. L’angolo di flesso-estensione, espresso in gradi, è calcolato
come l’angolo formato dalla retta passante su grande trocantere,
condilo laterale del femore e malleolo esterno. Questo test è condotto
in articolarità attiva a catena cinetica chiusa e i valori sono riferibili ad
osservazione clinica pari a 30° - 30°.
• Rom anca (ginocchio 90°) Rotazione
Il Rom rotazione anca valuta la mobilità dell’articolazione dell’anca.
L’angolo di rotazione, espresso in gradi, è calcolato come l’angolo
formato dalla retta passante su centro della rotula e PA malleolo
interno. I valori fisiologici di riferimento con metodo “0 Neutrale” sono
30° - 0° - 40° (con paziente disteso sul lettino). Se questo test è
condotto in articolarità attiva a catena cinetica chiusa i valori fisiologici
sono da considerarsi pari a circa 20° - 0° - 30°.
• ROM Ginocchio Flessione
Il Rom flessione ginocchio valuta la mobilità dell’articolazione del
ginocchio. L’angolo di flessione, espresso in gradi, è calcolato come
l’angolo formato dalla retta passante su condilo laterale esterno e
malleolo esterno. I valori fisiologici di riferimento con metodo “0
Neutrale” sono tra 120° e 150° (con paziente disteso sul lettino). Se
questo test è condotto in articolarità attiva a catena cinetica chiusa i
valori fisiologici sono da considerarsi pari a circa 90°.
• Rom Caviglia Flessione Dorsale e Plantare
172

Il Rom flessione caviglia valuta la mobilità dell’articolazione della
caviglia. L’angolo di flessione, espresso in gradi, è calcolato come
l’angolo formato dalla retta passante su malleolo esterno e base del
quinto metatarso. I valori fisiologici di riferimento con metodo “0
Neutrale” sono -30° - 50°. Questo test è condotto in articolarità attiva a
catena cinetica chiusa e pertanto i valori sono corrispondenti.
Morfometria tridimensionale della colonna vertebrale
È un’indagine specifica ed analitica della condizione morfostrutturale del dorso e
della colonna vertebrale, adottata per esaminare gli atteggiamenti di disassamento
del rachide correlabili a disallineamenti strutturali. Inoltre, il test consente di evitare
ripetute radiografie alla colonna vertebrale, quando non necessario, permettendo
un monitoraggio continuo ed un immediato riscontro.
Risulta pertanto utile per quantificare immediatamente eventuali modifiche del
segmento cervico-sacrale a seguito di trattamenti posturali ed è particolarmente
indicata per seguire eventuali modifiche in soggetti affetti da atteggiamenti scoliotici
o patologie rachidee in particolare durante l’età dello sviluppo.
Per questo tipo i indagine biometrica, è impiegata una strumentazione innovativa
denominata surfacer, la quale non è invasiva, portatile, di facile utilizzo, che non
richiede particolari illuminazioni dell'ambiente. Una scansione ottica luminosa non a
contatto, integrata con una struttura di linee proiettate sul dorso del paziente,
permette, in circa 20 millisecondi, la rilevazione dei paramorfismi del dorso con alta
affidabilità nella registrazione dei dati, grazie a una definizione millimetrica di +/-1
mm. Rispetto ad altri strumenti di questo tipo esistenti sul mercato, il Surfacer
System si distingue per la sua compattezza, velocità d'esame e capacità di misurare
anche le superfici inclinate, con elaborazione automatica della posizione delle
fossette del bacino e della linea dei processi spinosi.
173

Il sistema non richiede calibrazione, nè condizioni di luce specifiche ed è anche
facilmente trasportabile. Un basamento regolabile in altezza permette di adattarsi
facilmente a qualunque paziente.
Questo esame completa la valutazione strumentale del paziente, fornendo dati utili
per la diagnosi di patologie quali la Scoliosi Idiopatica e le più comuni deformità
vertebrali e può essere utilizzato con regolarità per evidenziare le variazioni dei
parametri antropometrici a seguito delle terapie instaurate
Surfacer System acquisisce in maniera non invasiva le informazioni della superficie
del dorso e del rachide, permettendo lo studio tridimensionale dei paramorfismi del
tratto cervicale, dorsale, lombare e del sacro, dei disallineamenti della colonna e dei
174

triangoli della taglia (senza applicazione di markers). Valuta la in gradi Cobb le curve
della colonna vertebrale (con software 3D BodySpine).
I valori dell’indagine valutano i dati del lato sinistro e di quello destro rispetto alla
linea apofisaria, secondo i punti di riferimento automaticamente rilevati.
La mappatura altimetrica del dorso sui piani X-Y-Z (in millimetri) consentono di
calcolare con valori numerici le asimmetrie tra il lato destro e quello sinistro, i gradi
di rotazione e di inclinazione dei principali indicatori di riferimento (spalle, scapole,
SiPS, etc).
Per l’intera superficie sono studiate le derotazioni del dorso e della linea apofisaria,
al fine di valutare l’effettiva ampiezza dell’eventuale gibbo (in mm e gradi).
Surfacer System, attraverso i dati della medesima acquisizione, è in grado di
presentare i valori relativi al piano sagittale evidenziando le posizioni altimetriche
(frecce, misurate rispetto alla verticale assoluta con punto zero sul coccige) a livello
cervicale, dorsale e lombare. Inoltre calcola lo slivellamento della linea dei processi
spinosi (linea curva vertebrale) e l'angolo cervico-dorsale e dorso-lombare.
Anche sul piano frontale le elaborazioni valutano la deviazione in gradi Cobb
adottando un modello neutro di colonna vertebrale in tre dimensioni che è
175

modificato attraverso i dati rilevati sulla superficie cutanea (punti di repere o
coordinate tridimensionali).
Lo studio dei paramorfismi delle superfici, ulteriore innovazione del Sistema
Surfacer, è in grado di evidenziare (per il lato destro e per quello sinistro) le
asimmetrie muscolo-scheletriche.
L'insieme dei dati facilita, con assoluta precisione, l'approfondimento della
condizione attuale del paziente e le modifiche nel tempo, anche a seguito di
trattamenti.
Le prime rilevazioni a confronto con esami radiografici sono state condotte da una
equipe medica presso la ASL n.2 di Perugia - Centro di Medicina dello Sport diretto
dal Professor Bruno Stafisso - che hanno permesso di verificare la sovrapponibilità
(92-97%) tra i valori elaborati dal programma e quelli calcolati sulle radiografie.
3D Body Spine non sostituisce la radiografia. E’ un complemento idoneo per evitare
eccessive esposizioni ai raggi X.
Per la riuscita dell’esame è fondamentale il posizionamento dei marker.
176

L’immagine digitalizzata restituisce, le coordinate numeriche di ciascun punto con le
distanze in millimetri dei punti più salienti direttamente sull’immagine e, dato
importante ai fini della diagnosi, le asimmetrie strutturali ivi compresi
disallineamenti dell’arto inferiore.
177

Basi del trattamento ortesico
Definizione di ortesi plantare:
Una ortesi plantare realizzata con metodologie specifiche e personalizzata per
ogni paziente. Anni di esperienze hanno permesso di definire tecniche di
progettazione, per le più frequenti patologie e disturbi del movimento e
dell’equilibrio, tali da assicurare il risultato nel tempo.
Al fine di garantire la massima personalizzazione del trattamento per ogni singolo
paziente, sono impiegate tecniche di progettazione specifiche, che permettono di
trattare le più frequenti patologie e disfunzioni legate soprattutto a disturbi del
movimento e dell’equilibrio con le medesime caratteristiche.
Al fine di offrire un livello elevato dalla progettazione alla costruzione del
plantare stesso ci si deve avvalere di Centri di Produzione specifici.
Qualsiasi ortesi plantare deve essere realizzata con materiali idonei e laddove si
impieghino processi CAD-CAM si utilizzeranno materiali termoformabili di densità
variabile (per stabilizzare il piede con il suolo e assorbire i microtraumi da
impatto) e rivestimenti specifici anallergici, scelti in base alla problematica
posturale, alla patologia, all’attività e al tipo di calzatura utilizzata.
L’impiego di materiali termoformabili risponde alla elasticità fisologica del piede,
in particolare di quello adulto. Utilizzare infatti materiali rigidi/semirigidi non
facilità lo scarico delle componenti di forza al suolo ne permette la realizzazione
di scarichi selettivi in quanto detti materiali non nascono per tale funzione.
La realizzazione di moderna “ortesi plantare” è il risultato di un processo
tecnologico altamente innovativo che ha alla base una rilevazione
baropodometrica delle pressioni rilevate sia in statica ed in dinamica e una
rilevazione della morfologia della pianta del piede.
178

In tale processo di costruzione i dati del paziente sono acquisiti con una avanzata
tecnologia di misurazione delle pressioni plantari con accuratezza di 4 sensori
per cm 2 e della morfologia podalica. Tali dati, a seguito di una elaborazione
effettuata da un sofisticatissimo programma computerizzato, sono alla base
della creazione di un “calco pressorio” computerizzato attraverso il quale il
Centro di Produzione, con personale altamente qualificato, provvede alla
realizzazione.
L’impronta baropodometrica ad alta risoluzione
L’ortesi plantare potrà essere, nello spirito di utilizzare una nomenclatura
globale, richiesto dallo Specialista in tre differenti tipologie:
Antitraumatico (con due modalità applicative)
Biomeccanico (con cinque modalità applicative)
Modificativo (con cinque modalità applicative)
Antitraumatico definisce un plantare di scarico leggero e di ingombro ridotto
(normalmente tre quarti della lunghezza del piede) al fine di consentire
l’inserimento all'interno delle più comuni calzature.
Biomeccanico è un plantare che prevede personalizzazioni ma non elementi di
correzione, per favorire la funzionalità biomeccanica del piede senza modificarlo
anatomicamente.
Modificativo è un plantare atto alla prevenzione di piedi patologici e deformi che
prevede l’inserimento di elementi di correzione dell’anatomia, tali da
necessitarne l’utilizzo in calzature a calzata ampia.
179

Indicazioni al corretto utilizzo del plantare e del tipo di calzatura
Prima di prescrivere una ortesi plantare è importante comprendere quanto sia
fondamentale formare ed informare il paziente in merito al’utilizzo del
trattamento ortesico.
In particolare si dovrebbero tenere in considerazione le seguenti linee generali:
Indicazioni trattamento
il trattamento dovrebbe essere utilizzato in maniera graduale in quanto il
sistema “centrale” necessita di alcuni giorni prima di adattarsi ai nuovi
parametri legati alla variazione dell’appoggio podalico;
potrebbe essere del tutto normale che durante i primi giorni di utilizzo
insorgano lievi algie a carico degli arti inferiori o della colonna, dovuti al
riallineamento delle asimmetrie strutturali , alla base dei vari compensi;
non è normale che il paziente avverta dolori podalici a seguito del
trattamento. Laddove si verificasse tale condizione il trattamento
dovrebbe essere immediatamente rimosso ed il paziente dovrebbe
preavvisare prontamente lo Specialista affinché possa verificare eventuali
anomalie della calzatura o del trattamento stesso. In quest’ultimo caso il
Centro di Produzione dovrà provvedere ad applicare le nuove indicazioni
atte a risolvere la problematica o, se necessario, a realizzare nuovamente il
trattamento con le eventuali migliorie/modifiche concordate;
il trattamento ortesico prevede l’utilizzo in calzature non deformate nella
tomaia, nella suola e nel tacco;
il trattamento una volta inserito nella calzatura non dovrebbe essere causa
di costrizioni del piede, quali gonfiori o cattiva circolazione. Laddove si
180

verificasse tale problematica si dovrà variare il tipo di calzatura,
adottandone una con “calzata più ampia”.
lo Specialista dovrebbe riferire al Centro di produzione, nella richiesta se il
paziente presenta un elevato grado di sudorazione e comunque dovrebbe
preavvisare il paziente che, a causa di tale eccessiva sudorazione, l’usura
del materiale potrebbe essere inferiore a quella prevista (210-360 giorni).
Anche nello sportivo, a causa dello stress che viene impresso al materiale
durante l’attività, potrebbe essere necessario il rinnovo del trattamento in
tempi inferiori, alcune volte anche dopo 120/180 giorni dall’inizio
dell’utilizzo;
Il dispositivo su misura, qualora non di tipo Modificativo, è un trattamento
che potrebbe essere gradualmente rimosso, secondo indicazione dello
Specialista, al termine della terapia ed in particolare nei casi in cui il
paziente riferisca, dopo 150-210 giorni dall’inizio dell’utilizzo, un sensibile
miglioramento, tale da non necessitare più di controlli dell’appoggio
podalico. Alcune volte il paziente riferisce che attraverso l’impiego
dell’ortesi trova un effettivo maggior comfort, anche in assenza di
problematiche algiche, dovuto al maggior controllo biomeccanico e/o alle
sollecitazioni dei meccanorecettori ricevuto dallo stesso: in questi casi è
possibile far continuare il trattamento nel tempo;
In caso di patologie specifiche (piede piatto grave, morbo di Morton, piedi
deformi, etc.) e nel bambino il trattamento è da considerarsi di tipo
conservativo (Plantare Modificativo) e pertanto ai primi segni di usura del
rivestimento/materiale o di eccesiva deperibilità del materiale
(globalmente o in aree specifiche) il paziente dovrà immediatamente
informare lo Specialista che provvederà a richiederne il rinnovo, valutando
eventuali modifiche, spesso dovute alla variazione dei punti pressori o alla
181

morfologia podalica conseguenti al trattamento stesso. In caso di patologie
localizzate (metarsalgie o talalgie acute) nel tempo si potrà valutare la
possibilità di passare da un trattamento Plantare Modificativo ad un altro
di tipo Biomeccanico, più facilmente tollerato dal piede.
Non applicare mai un plantare in dita a griffe o con importanti
ipercheratosi se non previo controllo/trattamento podologico.
Qualora il paziente con il plantare di tipo Biomeccanico o Modificativo
avesse l’esigenza (sia per le proprie attività lavorative, che per eventuale
vita sociale) si può prevedere l’abbinamento di un plantare antitraumatico.
In ogni caso bisognerà spiegare al paziente di avere l’accortezza di portare
con se le calzature con plantare “correttivo” affinchè all’eventuale
insorgere di dolori possa immediatamente cambiare la calzatura.
Nello sportivo a media/alta performance, che utilizza una calzatura
specifica (come ad esempio lo scarpino da calcio) dovranno essere previsti
più trattamenti ortesici al fine di proteggere l’appoggio durante tutta la
giornata. Pertanto oltre al trattamento Plantare specifico per l’attività
sportiva e per quel tipo di calzatura, si dovrà prevedere anche un plantare
(con medesime caratteristiche di supporto) da inserire nelle calzature
adottate quotidianamente. Se poi il paziente utilizzasse anche calzature da
passeggio si dovrà prevedere l’uso di un supporto Plantare Antitraumatico.
Una calzatura a suola flessibile (esempio quelle da ginnastica) non è il
contenitore ideale di un plantare completamente rigido, poiché la
calzatura stessa perderebbe le sue proprietà per cui è stata progettata.
Indicazioni per la Calzatura
Il tacco deve oscillare tra i 2 ed i 3cm di altezza, per distribuire al meglio i
carichi tra medio ed avampiede e per sfruttare in pieno l’escursione
articolare. Infatti, tacchi troppo bassi potrebbero dar luogo a disturbi retro
182

podalici, mentra tacchi molto alti potrebbero dar luogo a disturbi
avampodalici.
Deve accogliere bene il piede, stabilire uno stretto rapporto retro podalico
e lasciare spazio e libertà alle dita anteriormente; per ottenere questo
risultato bisogna impedire al piede di scivolare in avanti realizzando uno
stretto rapporto tra tallone e scarpa, quasi fossero inchiodati.
In particolar modo non si dovrebbero rilevare schiacciamenti delle dita
contro la tomaia superiore (in punta), in quanto le dita svolgono un’alta
funzione propriocettiva.
Indicazioni per la Calzatura su misura (con plantare modificativo)
I principi fondamentali nella costruzione della calzatura sono:
o Punti di contro ascesa
o Punti di contro discesa
o Punti di contro rotazione
o Punti pericolosi (le dita)
La tomaia deve essere irrigidita posteriormente con contrafforte, per
garantire una buona stabilizzazione del retro piede.
Anche la suola dovrebbe essere irrigidita posteriormente, fino alla zona
retro capitata metatarsale, mantenendo una buona flessibilità a livello
delle articolazioni metatarsofalangee.
Per le patologie gravi dell’avampiede ideale sarebbe la calzatura con
tomaia composta da contrafforti in fibre rigide e la tomaia superiore
composta di fibre lente.
183

Modalità di realizzazione dell’ortesi plantare
Le tecniche, sino ad oggi utilizzate, per acquisire le impronte del piede e procedere
alla costruzione di un plantare e che fanno parte dello “Stato dell’arte” sono:
Matita o penna su foglio bianco, per rilevare la sagoma del piede;
Matita o penna su podogramma usando un foglio di carta chimica o carta
carbone per mettere in evidenza l’impronta del piede;
Schiuma fenolica o di lievitazione con materiale espansi, ove viene poggiato il
piede, per ricavare l’impronta per successive lavorazioni;
Mediante calco in gesso, per replicare la forma del piede, che verrà poi
stilizzato per la costruzione del plantare stesso.
Con una serie di calzature speciali da uomo e da donna, predisposte per poter
inserire nel loro interno uno strato di materiale plastico al fine di rilevare una
impronta dinamica.
Oggi, la tecnologia ha cambiato il modo di pensare in molti campi.Negli ultimi anni
grazie ai sistemi di rilevazione pressoria si sono modernizzate ed affinate le tecniche
di acquisizione delle impronte del piede da fermo ed in movimento.
Il sistema computerizzato nella costruzione dell’ortesi plantare
ll sistema Baropodometro Elettronico (B.P.E.) consente al Tecnico Ortopedico di
visualizzare l’impronta pressoria del paziente con e senza calzature. Questo tipo di
indagine strumentale viene impiegata, oltre che per la messa a punto di ortesi
plantari, anche per la verifica di calzature e per l’allineamento di protesi e tutori.
Questa sofisticata strumentazione di rilevazione delle pressioni plantari e’ stata
interfacciata ad un macchina di fresatura computerizzata dotata di personal
computer ed uno specifico programma di lavorazione (PhysiCAD Software),
consente di produrre in pochi minuti , plantari personalizzati progettati sulla base
dei dati baropodometrici.
184

Il sistema PhysiCamMachine è una sofisticata strumentazione a controllo numerico
per costruire, con tecnologie all’avanguardia, qualsiasi tipo di ortesi plantare,
secondo le norme di qualità.
Il sistema Cad-Cam, innovazione tecnologica, consente attraverso l’acquisizione di
più impronte dinamiche sequenziali, visualizzabili sia a punti che ad isobare, per
facilitare la comprensione della distribuzione dei carichi, che vengono, in automatico
dal software, mediate fra loro per ricostruire l’impronta media e la relativa
risultante vettoriale.Il programma, dalla media di tre dinamiche consecutive,
estrapola un calco pressorio personalizzato.
Questa impronta media viene inserita in uno specifico perimetro denominato Dima,
che corrisponde alla forma della calzatura nella quale sara’ inserito il plantare. Le
dime, sono divise in dodici quadranti per poter eseguire calcoli specifici su ogni zona
di appoggio. Attraverso i tasti di allinamento e rotazione, che l’operatore ha a
disposizione, si puo’ posizionare con maggiore accuratezza all’interno del perimetro
della calzatura la rilevazione B.P.E.
Sulla dima viene traslata anche l’immagine dell’impronta morfologica del paziente,
acquisita con il sistema Podoscanalyzer, che viene utilizzata per individuare e mirare
gli adattamenti che si andranno ad effettuare sul calco pressorio nelle singole fasi di
costruzione del plantare.
185

Il calco pressorio che è la base della struttura sulla quale possono essere apportate
qualunque tipo di modifica viene generato in automatico prevedendo:
Per il retropiede un alloggiamento a conca, per consentire la verticalizzazione del
carico;
Per il mediopiede un sostegno latero/mediale con volta di compenso;
Per l’avampiede uno scarico dei punti metatarsali e supporto degli ipoappoggi
per una equa distribuzione dei carichi dal I al V metatarso;
Per le dita una libertà articolare, che alcune volte è imposta dalla calzatura che
viene utilizzata.
Il calco pressorio ha una impostazione variabile a seconda del tipo di impostazione
che si vuole poi dare al plantare o in base al materiale che viene utilizzato.
Normalmente i valori di default prevedono che:
il bordo è impostato a 9 mm, per consentire una buona avvolgenza ;
lo spessore massimo è 25 mm, che puo’ essere aumentato sino a 40 mm;
lo spessore minimo della soletta a circa 5 mm;
lo spessore dita è 1,5 mm., mentre nei materiali Ortholatex e Ortholight (di minor
densita’) lo spessore deve essere portato circa 2,5/3 mm.
lo spessore per gli scarichi dell’avampiede a 1.5 mm.
lo spessore per gli scarichi del retropiede a 1 mm.
il valore del primo metatarso equivale a 4 mm. E quello del quinto metatarso a 6
mm.
La scelta dei materiali, è molto importante nella costruzione del plantare, perché
occorre sempre tenere in considerazione le componentistiche e caratteristiche del
materiale stesso. Di fatto viene valutata la composizione del materiale, la densità,
l’assorbimento dell’acqua, le varie resistenze come la rottura, la lacerazione e la
compressione, in relazione ai dati del paziente come l’altezza, peso, età,
186

professione, attività, patologia e lo specialista ha a disposizione una specifica
scheda attraverso la quale poter inserire la prescrizione stessa.
Le fasi del processo di costruzione dell’ortesi plantare
Scelta della dima
Scelta del materiale
È possibile selezionare il materiale di rivestimento che si desidera
utilizzare. Cliccando sul simbolo è possibile aggiungere il vostro materiale
personale usato per il rivestimento.
Scelta dello spessore
È possibile selezionare lo spessore che si desidera; la scelta varia da 25 mm a 45
mm; questa opzione è correlata naturalmente alla scelta del materiale dell’ortesi.
Si può scegliere il margine del plantare tra cinque tipi di profili, ognuno dei quali
è contraddistinto da un codice.
187

Allineamento e rotazione del piede
Questa opzione permette di adattare il piede sul profilo scelto; si consiglia di
effettuare questa azione con l’immagine acquisita con podoscanalyzer;
l’allineamento avviene prima nel piede destro e poi nel sinistro.
Il controllo dell'avampiede permette di regolare la modifica del metatarso: in
questa area si dovrebbe vedere tutti i metatarsi (dal 1 al 5) ed è possibile
utilizzare la visone del piede in punti di pressione per riscontrare meglio le
informazioni pressorie.
Scelta del tipo di plantare
Per la scelta del tipo di plantare le opzioni sono:
• Ortopedico
per iniziare a costruire la modellazione 3D(su cui le pressioni plantari sono
praticamente inglobate nel materiale : pressione rosso rappresenterà più
aree) e per eseguire qualsiasi modifica.
Alla comparsa ditale tabella premere:
• No
• Si
Si desidera avere una modellazione 3D
Se si sta lavorando su un plantare esistente e non si vuole
perdere le modifiche precedenti.
188

• Biomeccanico
Segue le stesse procedure dell’Ortopedico, ma non consentirà
l’inserimento di alcun oggetto: questa azione viene eseguita solo per
ricordare che non si desidera applicare oggetti sulla ortesi.
• Automodellante
È un ortesi pronta fatto sulla quale, pur vedendo le informazioni pressorie
del piede è possibile eseguire modifiche.
• Propriocettivo
Viene utilizzato per creare la modifica su una soletta(di solito lo spessore
della soletta è 2 / 3 mm) in caso di problemi propriocettivi: è possibile
utilizzare gli oggetti per creare gli elementi.
Le ultime opzioni di questa fase sono:
• Visualizza
Permette di vedere le modifiche sul plantare esistente.
• Stampa
189

Permette di vedere la grandezza reale del piede.
• Set-up
Viene utilizzato per modificare i parametri dell’ortesi plantare.
Costruzione della dima
Scelta del materiale
Permette di scegliere il materiale del plantare, lo spessore (cambiando lo
spessore varieranno tutti i profili), e il materiale di rivestimento.
Inquadramento zone su cui intervenire
Permette di visualizzare i vari contingenti dell’ortesi con il semplice passaggio del
mouse sopra di esse; si potrà così,vedere i punti di maggiore pressione e
modificarli, analizzare lo spessore espresso in mm ed osservare il valore
percentuale del dello spessore del materiale utilizzato.
Scelta della visualizzazione del plantare
190

Con le frecce Visualizza è possibile modificare la visualizzazione delle ortesi del
piede (Punti, Isopress.), oppure cambiare piede (Counterlateral), o utilizzare una
vista in 3D di piccole dimensioni, o visualizzare l’immagine scannerizzata del
piede, o infine importare l’immagine scannerizzata a colori corrispondente alla
morfologia del piede.
Applicazione modifiche
Per effettuare qualsiasi modifica si dovrebbe selezionare il tipo di modifica e
decidere se si desidera aumentare, diminuire o Impostare il materiale durante
l'esecuzione di ogni azione nelle aree selezionate. Si può aumentare, diminuire o
Impostare la scelta spessore mm (da 0,10 fino a scegliere lo spessore del
materiale), o utilizzando una volumetria % (% sul significato della porzione
selezionata). Significa cioè che se si decide di aumentare o diminuire 3 millimetri
"tutta l'area selezionata insorgerà di 3 mm", altrimenti, se si decide di aumentare
o diminuire del 10% "tutta l'area selezionata sorgerà proporzionalmente”.
Le modifiche che è possibile utilizzare sono:
• Aree:
il contorno è diviso il 14 aree (3 per la parte posteriore del piede, 3 per il
metatarso, 5 per l'avampiede, 3 per le dita dei piedi.
191

• Cerchio:
viene utilizzato per creare una zona rotonda su cui si può portare via del
materiale (scavare) per inserire al termine della lavorazione diversi
materiali (ad esempio gel). Lasciando il mouse sul cerchio creato si possono
osservare anche il diametro del cerchio, opzione utile per il paziente con
piede diabetico.
• Arco:
APPLICAZIONE EMICUPOLA
con questo è possibile selezionare l'arco cliccando sulla parte centrale,
mediale della ortesi per aumentare o diminuire lo spessore dell'arco.
• Livelli:
per selezionare lo stesso spessore della ortesi (stesso colore), e quindi
eseguire una modifica e se si vuole escludere una parte dello stesso livello
o colore è possibile disegnare una linea, cliccando con il mouse sulla parte
del plantare che si desidera escludere (è possibile disegnare fino a 4 linee).
192

APPLICAZIONE CUNEO CALCANEARE SUPINANTE
• Tratto:
questa azione permette di selezionare manualmente una parte specifica
del plantare che potrebbe essere piccola o grande.
• Bordo:
se si desidera aumentare tutto o una parte del perimetro. Spostando i
punti il rosso (mediale) e nero (laterale) con il mouse si può scegliere dove
applicare la modifica. Utilizzando il valore di larghezza perimetrale (mm) si
può decidere quanto grande deve essere la modifica fino a 9 mm
(internamente).
• Seleziona tutto:
evidenziando tutta l’ortesi è possibile aumentare o diminuire l'intera
superficie (di solito eseguire questa azione combinata con volumetria %).
193

Una volta decisa la modifica, fare un clic su Applica per eseguirla; Complementa per
applicare la modifica a tutte le aree anche quelle non selezionate; Annulla per
annullare.
Ritoccare la superficie del plantare è possibile inoltre grazie a:
• Profilatura e finitura
sono azioni che permettono di apportare modifiche molto sottili e leggere,
mentre si agginge o si sottrae materiale. Per applicare la modifica si
dovrebbe spostare velocemente il mouse sulla zona che si
desidera modificare.
• Smoothing
questa azione serve ad evitare piccoli scalini o curve all'interno di un’area
rispetto ad un'altra vicina, durante la modifica dell’ortesi. Di solito
il valore pre-impostato è 2 (per X piano orizzontale) e 2 (per Y piano
verticale). I valori opzionali sono1,2 o 5. Valori più piccoli identificano una
superficie meno liscia, valori superiori identificano una superficie più
agevole. L'impostazione potrebbe essere diversamente assegnata per il
piano orizzontale o per il verticale, al fine di evitare
di estendere troppo alcune modifiche. In ogni caso l'azione ridotta aiuta a
mantenere il livellamento strettamente alla zona circondata. C'è anche
194

la possibilità di escludere (deselezionando la x) completamente l'azione
levigante (la modifica verrà applicata senza considerare le zone limitrofe,
utile quando si applica un cerchio per avere un buco perfetto).
Annullare modifiche
Questo comando consente di tornare indietro(cancellare) l'ultima modifica
applicata alla ortesi (freccia singola) o per tornare all'inizio dell'elaborazione 3D
(doppia freccia).
Per tornare indietro di due o più modifiche, utilizza la StoryBoard opzione del
menu principale che mostra tutte le modifiche eseguite
195

Da questa finestra è possibile eliminare le modifiche eseguite (una alla volta,
infatti cliccando sulla singola modifica sarà possibile visualizzare il tipo
di modifica), o selezionare una modifica; a questo punto si dovrà chiudere la
schermata e tornare alla modifica in questione.
Ulteriori modifiche
Questa opzione consente di eseguire ulteriori modifiche sui plantari:
• Cuneo
è usata per aumentare una parte specifica dell’ortesi. E' possibile anche
decidere il materiale del cuneo il suo materiale e qualsiasi tipo
di inclinazione del cuneo stesso.
196

• Oggetto
L'oggetto è utilizzato per applicare aggiuntivi personalizzati al plantare, ad
esempio cuscinetti metatarsali, scarichi calcaneari ecc., naturalmente di
diverse fatture e grandezze.
L'opzione oggetto permette di visualizzare una griglia sulla
presentazione 3D o vedere la stessa immagine a colori: è possibile
anche vedere l'immagine su diverse visioni 3D. Con le opzioni sinistra e
destra verrà visualizzato il piede opposto a quello visualizzato sulla
presentazione 3D. In questa finestra, inoltre, è possibile visualizzare anche
l’acquisizione del podoscanalyzer.
Usando i tasti freccia è possibile scorrere gli oggetti disponibili. Per iniziare
a gestire l'oggetto che si vuole inserire, si dovrebbero indicare lo spessore,
confermando il tutto con seleziona.
197

L'oggetto potrebbe essere visibile sia su l'immagine 3D (su cui è
possibile visualizzare i Punti / Isopressure, Grid e colori) che sul plantare ad
alta risoluzione di immagine (questa immagine è modificabile con
l'immagine acquisita da Podoscanalyzer).
A questo punto è possibile variare le dimensioni dell'oggetto da inserire e
spostare i punti solo intorno alle aree dell'oggetto stesso (per
198

personalizzarli al piede/ortesi). Una volta raggiunto il giusto spessore,
premendo applica, si inserisce l’oggetto in questione sul plantare.
• Simmetrie
È utilizzato per replicare le stesse modifiche dell’ortesi al plantare contro
laterale, ove fosse necessario.
• Rifletti quote
Viene utilizzato per la costruzione di un plantare che potrebbe
essere realizzato con sistema vacum o ad aspirazione.
• Definizione
Con questa opzione viene aperto un pannello aggiuntivo di modifica con
una scelta rapida “pronto fatto”.
• Ottimizza
È usato di solito alla fine di ogni lavoro, prima di salvare le ortesi, per
permettere che le modifiche sulla superficie siano uniformi (pulizia piccoli
passi).
• Cambratura
Viene utilizzata per costruire un ortesi aggiungendo materiale nella parte
posteriore, in considerazione del paziente, delle sue calzature e delle sue
caratteristiche (utile in particolare per le scarpe da donna con tacchi).
199

• Ingloba
Questa opzione viene utilizzata per inglobare nell’ortesi le informazioni del
baro podometro elettronico; per il retro piede o per l’avampiede o per
entrambi.
• Selezione piede
Prima di applicare qualsiasi modifica si dovrebbe scegliere a quale piede sia
necessaria la modifica o se è bilaterale.
• Ricarica arco
È un opzione che prova a salvare eventuali parti dei metatarsi non
completamente compresi nell’ortesi.
• Disposizione primo metatarso
Serve a creare una zona più profonda per il metatarso, al fine di
scaricare quella parte del piede.
• Aggiustamento retro piede
Utile per creare una parte posteriore più arrotondata del piede per un
controllo e un immobilizzazione migliore;
200

• Spronatura del tacco
Involucro che emargina la parte posteriore del piede dallo
spessore interno per evitare il contatto completo del tallone.
• Supporto
Per creare un cuneo per il tallone; è possibile utilizzare questa opzione per
creare un cuono per una maggiore pronazione o supinazione del retro
piede, in maniera totale o parziale.
• Elica
Viene utilizzata per creare una doppia correzione sull’ortesi (di
solito anteriore laterale e retro mediale ). È anche possibile utilizzare
l’opzione per fissare le punte in caso di grave avampiede supinato (in
questo caso inserire all’avampiede 5 mm e al retro piede 0 mm).
201

Nomenclatura Lessicale Ortesica (NLO)
Durante il periodo di tirocinio pratico, alla fine del mio corso di laurea, sono
venuto a contatto con le tecniche ortopediche all’atto pratico; di conseguenza
non solo ho avuto modo di osservare e partecipare alla costruzione, nelle varie
fasi, di apparecchi ortesici su misura, dalla presa in carico del paziente alla
consegna, ma ho anche sperimentato la lettura delle varie prescrizioni che
arrivavano in officina.
Proprio in queste ultime, ho notato che le indicazioni prescritte per i vari
apparecchi ortesici possono essere denominate a seconda dello specialista
proscrittore. Tale caso si verifica, ad esempio, nelle prescrizioni del plantare su
misura per i problemi di metatarsalgia, nelle quali, infatti, lo specialista indica
l’oggetto da inserire sulla superficie plantare denominandolo goccia metatarsale,
spinta metatarsale o oliva; proprio questa poca chiarezza potrebbe avere delle
ripercussioni negative, sia sul lavoro del tecnico, nella comprensione della
richiesta, che di un eventuale altro specialista, il quale potrebbe prendere in
carico il paziente in tempi successivi, e non conoscere o comprendere la storia
clinica del paziente.
Per questo, a parer mio, sarebbe più produttivo, sia per la figura professionale in
questione che per il benessere del paziente, avere una nomenclatura lessicale
ortesica che faciliti la prescrizione dell’ ortesi, la comprensione di quest’ultima e
di conseguenza garantisca il corretto approccio ai vari percorsi riabilitativi dei
pazienti.
Tutto questo per poter spiegare il motivo della presentazione della
schematizzazione delle ortesi plantari in una nomenclatura che ne identifica tre
famiglie; ognuna di queste comprende diverse tipologie di plantari e materiali, le
quali a loro volta contengono una serie di oggetti, che assicurano una
202

personalizzazione completa dell’ortesi in base alla conformazione podalica del
paziente e alle sue necessità patologiche.
Secondo la mia schematizzazione, queste sono le principali indicazioni per la
richiesta del plantare su misura:
Il programma, di richiesta ortesica, già contiene, come più avanti specificato, la
molteplicità delle possibili personalizzazioni prevedibili, e pertanto facilita la
richiesta stessa.
In particolare dovrà essere indicato nella prescrizione:
problema/patologia
per cui si richiede il trattamento (ad esempio “fascite plantare in presenza
di alluce valgo e iposensibilità alle dita”);
accorciamento dell’arto
(se funzionale - dismetria - o strutturale - eterometria);
algie diffuse eventuali
riferite o riscontrate (ad esempio “lombalgia ricorrente”);
temporalità dell’evento traumatico o dell’inizio del dolore;
conformazione del piede
(snello, robusto, ingrossato), tenendo presente che in taluni casi dovrà
essere suggerito al paziente una calzata appropriata per contenere piede e
trattamento plantare;
lunghezza effettiva del piede
anche della calzatura indossata dal paziente (alcune volte il paziente ha un
numero 45 ma adotta calzature numero 46);
usura delle calzature indossate
ad esempio tacco eccessivamente usurato sul bordo esterno a destra;
tipologia di utilizzo
203

persona che cammina a lungo, che sta molto in piedi o che pratica sport
agonistico
Inoltre saranno utili anche le indicazioni per il paziente sottoposto a trattamento:
indicazioni per l’utilizzo di calzatura
bisognerà indicare al paziente che il trattamento non può essere
intercambiato da una calzatura all’altra almeno nel primo periodo di cura,
in quanto il “sistema uomo” organizza le risposte posturali anche in base
alle variazioni del cosiddetto “contenitore” (ovvero la calzatura), ove il
trattamento plantare costituisce la “interfaccia” tra piede e suola della
calzatura stessa.
Infatti, variando continuamente ad esempio l’altezza del tacco o il tipo di
conformazione della calzatura o il tipo di materiale della suola si
costringerà il ”sistema centrale” ad una molteplice e continua
riorganizzazione dei segnali ricevuti dalla pianta podalica e dall’arto
inferiore, controllando gli stessi attraverso adattamenti e compensi diversi
che potrebbero inficiare l’efficacia del trattamento stesso.
Pertanto nei primi 60/90 giorni dall’ inizio della cura è bene adottare
calzature con la medesima tipologia di tacco, pianta e tomaia come già
detto.
Indicazioni di utilizzo
Il trattamento plantare, è un sistema di cura che potrebbe essere rimosso
al termine della terapia, a meno che il paziente non abbia trovato,
attraverso l’impiego dello stesso, un più confacente utilizzo della superficie
plantare e quindi decidere di proseguire con l’utilizzo.
In tal caso è sempre bene comunicare che il trattamento plantare è
soggetto ad usura nel tempo, e pertanto dovrà essere osservato che la
superficie non presenti zone di “sgretolamento” del materiale (dovuta ad
204

eccessiva sudorazione o maggior attrito localizzato) o che, rispetto al
momento dell’utilizzo dei primi 90 giorni non si sia assottigliato
eccessivamente in alcune parti (dovuto al carico costante esercitato): in
caso di uno dei due eventi dovrà essere immediatamente avvisato lo
specialista richiedente. Il plantare ha una durata non inferiore ai 9 mesi e
comunque, per quanto sopra, in taluni pazienti (obesi, sportivi o con
eccessiva sudorazione podalica) potrebbe avere una durata inferiore.
Le indicazioni al trattamento ortesico plantare che possono essere prescritte, come
detto sopra, possono essere tre:
Antitraumatico
Biomeccanico
Modificativo
Plantare antitraumatico
Attualmente si riconoscono differenti modalità di trattamento dei problemi
dell’appoggio del piede.
Quella più nota è quella “su misura” che è realizzata rilevando le impronte del
piede in varie maniere (carta inchiostrata, schiume fenoliche, calco gessato,
sensori di pressione, etc.) per poter studiarne le anomalie e conseguentemente
realizzare un plantare con le più appropriate correzioni o scarichi di
compensazione.
Esistono poi, al fine ultimo della commercializzazione di un prodotto standard e
quindi di serie, manufatti noti come sottopiedi o plantari preconfezionati che
presentano delle minime correzioni (realizzate in base alle patologie
maggiormente presenti nella popolazione) e pertanto differiscono da quelli su
misura, poichè non prevedono tutte le possibili correzioni attuate attraverso
l’intervento umano.
205

Inoltre questo tipo di plantari, “prefabbricati”, vengono venduti naturalmente a
coppie, in cui destro e sinistro sono di conseguenza uguali non tenendo conto del
fatto che i due piedi sono differenti tra loro e pertanto sono la medesima
“soletta”; in questo modo viene utilizzato lo stesso apporto sia per il piede destro
che per quello sinistro, quando invece si deve tener conto che due piedi non sono
sempre uguali e che per questo necessitano di una differente soluzione.
Non per ultimo i plantari prefabbricati non tengono conto delle esigenze
determinate dal tipo di calzatura: è impensabile che una calzatura da donna possa
essere il contenitore giusto di un plantare da uomo.
Un plantare deve anche avere una distinzione tra il tipo di uso tra calzatura da
passeggio (con fondo più rigido) e calzatura da ginnastica (con fondo più
flessibile): la calzatura elegante non sarà mai il miglior contenitore di un plantare
a lunghezza totale, in quanto costringerebbe le dita ad un eccesso di contatto con
la tomaia superiore, mentre la calzatura da ginnastica dovrà sempre prevedere un
plantare a lunghezza totale e con forma e materiali differenti da quelli impiegati
per la calzatura elegante.
Questa tipologia di plantare viene realizzata in base ad un modello di partenza
detto “modello neutro”, messo a punto attraverso lo studio pressorio del piede.
Si ha così una dima di partenza con caratteristica di offrire il massimo contatto del
piede al suolo e che attraverso l’inserimento di materiale ad alto assorbimento
dell’impatto potesse scaricare talune aree di maggior pressione.
Il “modello neutro” deve poter essere proposto in due modalità:
modello tre quarti
Il modello tre quarti è studiato per permettere una maggiore libertà nelle
calzature, normalmente in cuoio, che non consentono ingombri eccessivi.
modello intero
206

Il modello intero è studiato specificatamente per le calzature a maggior
libertà di volumi, quali quelle da ginnastica.
In entrambi i modelli “neutri” sono previsti spessori specifici:
il retropiede è studiato con lieve avvolgenza dei bordi e spessore più alto
nelle aree mediali e laterali, rispetto a quella centrale;
il mesopiede è dotato di una volta ellittica, per offrire un adeguato
sostegno dell’area mediale (normalmente non a contatto) e di una
conformazione a 45° per adattarsi maggiormente alla calzatura;il piano
centrale segue anatomicamente l'appoggio raccordandosi alle aree mediali
e laterali, quest’ultima con maggior sostegno rispetto all’area centrale e di
spessore lievemente inferiore rispetto a quella mediale.
l’avampiede :
nel modello tre quarti prevede uno scarico delle aree centrali per
mezzo di un sostegno convesso retrocapitato, previsto dietro le
teste metatarsali centrali, ovvero a circa due terzi della lungezza
del piede.
nel modello a lunghezza totale prevede un sostegno delle aree I/II
e IV/V raccordate verso l’area centrale più convessa in quanto
presenta normalmente maggior pressione, disegnata un po’ più
avanzata rispetto ai due terzi della lunghezza podalica.
Sono state studiate le possibili modifiche al modello neutro considerando le
molteplici variazioni delle pressioni che possono essere rilevate in ciascuna
regione del piede con relativo coinvolgimento delle singole aree.
Le modifiche previste variano in base alle zone di eccessiva pressione nei diversi
comparti del piede:
Il retro piede
207

può, a seconda delle pressioni rilevate, variare lo spessore delle aree
mediali e laterali. In particolare, laddove presentasse pressioni:
maggiormente nell’area mediale (valgo), rispetto a quella centrale e a
quella laterale, è previsto un maggior ispessimento della stessa con
prolungamento anteriore, quindi nell’area mediale del mesopiede;
maggiormente nell’area laterale (varo), rispetto a quella centrale e a
quella mediale (quest’ultima potrebbe anche non essere perfettamente a
contatto), è previsto un maggior ispessimento solo dell’area mediale. Il
prolungamento anteriore, ovvero dell’area laterale del mesopiede è
considerato solo in talune tipologie di appoggio pressorio a
coinvolgimento di multiple aree;
elevate e di eguale intensità in tutte e tre le aree (ipercarico posteriore) è
previsto l’inserimento di materiale più morbido (con funzione di
assorbimento dell’impatto), per circa un terzo dello spessore totale, su
tutta la superficie.
Il mesopiede prevede la modulazione dell'altezza delle aree mediali e
laterali, che possono essere effettuate anche in caso di sole anomalie
pressorie del retropiede. Nel caso di variazioni pressorie delle singole aree
di questa regione se:
è rilevato il contatto esclusivamente nell’area laterale (cavo) è previsto
un lieve ispessimento di tale area;
non sono rilevate pressioni nelle tre aree (salto istmo) specifiche è
previsto un lieve ispessimento dell’area laterale;
sono riscontrati punti di contatto nell’area mediale (a volta allargata),
comunque non superiori a quella centrale o mediale, è previsto un
ispessimento lieve dell’area mediale;
208

i punti di contatto dell’area mediale sono presenti in misura superiore
alle aree centrali o laterali (iperpronato), e quest’ultima in taluni casi
può essere non perfettamente a contatto, è previsto un ispessimento
lieve dell’area mediale ed in talune tipologie di appoggio può anche
essere considerato l’inserimento di materiale ad assorbimento
dell’impatto nell’area mediale della regione anteriore per circa un terzo
dello spessore totale di tutta l’area.
L’avampiede deve prevedere spessori variabili, per lo più associati ad
inserimento di materiale ad alto assorbimento dell’impatto (anche questi a
spessore variabile), a seconda delle caratteristiche pressorie rilevate nelle
regioni posteriori (retropiede ed avampiede). In caso di anomalie pressorie
della aree di questa regione, in funzione di pressioni:
maggiori nell’area mediale (ipercaricato medialmente), rispetto sia
all’area centrale che a quella laterale, quest’ultima in taluni casi
potrebbe anche non essere perfettamente a contatto, è previsto
l’inserimento di materiale ad assorbimento dell’impatto per circa un
terzo dello spessore totale di tutta l’area;
superiori nell’area laterale rispetto all’area centrale e a quella mediale
(ipercaricato lateralmente), quest’ultima in taluni casi potrebbe anche
non essere perfettamente a contatto, è previsto un lieve ispessimento
dell’area e in talune tipologie l’inserimento di materiale ad
assorbimento dell’impatto nell’area mediale sempre della regione
anteriore per circa un terzo dello spessore totale di tutta l’area; nel
modello a lunghezza totale è previsto l’inserimento di un cuneo
pronatore a livello della regione avampodalica ed in particolare quella
delle dita;
209

sono elevate e di eguale intensità in tutte e tre le aree (ipercarico
anteriore) è previsto l’inserimento di materiale più morbido (con
funzione di assorbimento dell’impatto), per circa un terzo dello spessore
totale, su tutta la superficie.
Il rivestimento dei plantari è stato scelto completamente anallergico e testato per
applicazioni a contatto con il corpo umano.
Il materiale antishock, ad alto assorbimento dell’impatto, da inserire nelle aree
specifiche è stato selezionato con specifiche caratteristiche tecniche (PPT).
Il plantare Antitraumatico può essere realizzato in due modalità, Comfort
(lunghezza ¾) o Sport (lunghezza totale). Indicato nell’adulto e nello sportivo, in
soggetti che hanno lievi algie podaliche o nei quali si vuole fornire un “cushioning”
continuo all’appoggio podalico.
È leggero, facilmente indossabile, e in materiale abbastanza comprimibile, per
evitare fastidi all’interno della calzatura.
A seguito dell’esame statico o dinamico il programma di biometria digitalizzata
genera automaticamente per il piede destro e per il sinistro i codici sia del
modello Comfort (lunghezza ¾) sia di quello Sport (lunghezza totale).
Modalità comfort
Il modello Comfort è indicato in calzature da passeggio anche non allacciate
o con tacco nel caso di calzature da donna. Pertanto con fondo cuoio o
para, preavvertendo il paziente di rimuovere le eventuali solette già
presenti all’interno della calzatura stessa. La lunghezza arriva fino alle teste
metatarsali per permettere massima libertà alle dita.
Le modifiche previste dai codici si riferiscono a: cuneo pronatore o
supinatore del retropiede, sostegno mediale o laterale della volta, scarico
retro capitato delle teste metatarsali ipercaricate attraverso oliva centrale
ed inserzione di gel anti-shock localizzato.
210

Modalità Sport
Il modello Sport è indicato in normali calzature da ginnastica preavvertendo
il paziente di rimuovere le eventuali solette già presenti all’interno della
calzatura stessa.
Le modifiche previste dai codici si riferiscono a: cuneo pronatore o
supinatore del retropiede, sostegno mediale o laterale della volta, scarico
delle teste metatarsali ipercaricate attraverso sostegno del I° e del V° ed
inserzione di gel anti-shock localizzato.
Il trattamento plantare Antitraumatico è anche indicato in quei soggetti per i
quali è stato richiesto un trattamento personalizzato “su misura”, che hanno
l’esigenza di indossare calzature “normali” per svolgere alcune attività lavorative
o trascorrere una serata elegante. In tal caso il trattamento verrà proposto
suggerendo al paziente di avere l’accortezza di portare con sé anche le calzature
con il plantare “su misura”, al fine di cambiarle immediatamente in caso di
sintomi iniziali di dolore.
Nello sportivo che utilizza calzature specifiche per la propria attività (ad esempio
scarpini da calcio) per le quali è stato richiesto il plantare “su misura”, ma che nel
resto della giornata adotta calzature da ginnastica “normali”, si potrà consigliare
un Antitraumatico Sport e, in taluni casi, anche un Antitraumatico Comfort per
calzatura da passeggio.
Il plantare Biomeccanico
Il plantare Biomeccanico è un plantare prescritto tenendo in considerazione la
sintomatologia della instabilità dell’equilibrio, la valutazioni delle eventuali
instabilità articolari, l’osservazione della marcia per individuare eventuali disturbi
nella funzionalità del passo e della patologia in corso.
211

Nella prescrizione di questa ortesi plantare è, infatti, fondamentale lo studio del
“controllo motorio”, inteso come la capacità del sistema nervoso di regolare o
dirigere il movimento.
Questo trattamento sfrutta il principio di quando si cammina sulla sabbia, in
quanto porta il piede al contatto completo con il suolo nel pieno rispetto della
fisiologia plantare.
La sua funzione è di assorbire l’impatto a cui il calcagno è sottoposto durante la
prima fase di appoggio, riducendo la forza istantanea applicata, risentita a livello
pelvico e lombare; sostenere o stimolare l’arco longitudinale mediale in modo
elastico e normalizzare i tempi di contatto del piede al suolo rispettando la
corretta prono-supinazione nel trasferire il peso del corpo durante il rotolamento
per evitare ipercarichi anteriori, in particolare delle teste metatarsali, con
conseguente stabilizzazione dell’articolarità sovra segmentaria, specialmente
quella del ginocchio.
Il plantare Biomeccanico è un ortesi ben tollerata dal paziente risultando leggera
e soprattutto capace di migliorare la qualità della vita, personalizzata per
anatomia, per problematica, per età, per sudorazione, peso etc.
Il plantare Biomeccanico è personalizzato in base ai dati “pressori dinamici e a
quelli dell’impronta morfologica del piede (Podoscanalyzer)” che permettono
approntare una verticalizzazione del retropiede, un moderato sostegno della
volta, una stabilizzazione delle teste metatarsali distribuendo le pressioni dal I° al
V°, ad evitare sovraccarichi localizzati.
E’ indicato per instabilità dell’arto inferiore, a seguito di artroprotesi o
microtraumi ricorrenti. È terapeutico nelle algie lombari e in quelle dell’arto
inferiore e nel controllo di disequilibri podalici, all’origine di metatarsalgie, talalgie
e fasciti plantari. Naturalmente non è indicato in gravi patologie quali, ad
esempio, piedi deformi.
212

È adattabile in calzature comode e sportive e richiedibile in cinque differenti
tipologie:
Basic, Dual, Sport, Comfort ed Elegant in vari materiali e rivestimenti. Tutti indicati
nell’adolescente,nell’adulto e nello sportivo.
Plantare Biomeccanico BASIC:
È il più utilizzato in patologie infiammatorie o di instabilità dell’arto inferiore.
Il materiale impiegato è di densità media tale da consentire un effettivo
scarico di tutti i punti di appoggio del piede. Non indicato nei soggetti sportivi.
Può anche essere utilizzato senza alcun rivestimento e con fori di
traspirazione sul plantare stesso.
Sono previste le seguenti personalizzazioni:
Retropiede
• Maggior Stabilizzazione Retropiede nelle instabilità di caviglia.
• Ulteriore Scarico Calcaneare per talloniti, piccoli traumi del retropiede e
spina calcaneare.
Mesopiede
• Maggior Stabilizzazione Mesopiede in cedimento dell’arco plantare
interno, caduta mediale o iperpronazione, o con perdita della funzione
di sostegno della fascia plantare con conseguente riduzione della volta
e sovraccarico della porzione dorsale delle articolazioni di Chopard e di
Lisfranc.
• Maggior Stabilizzazione Volta nei piedi a ridotta elasticità mesopodalica
o elevato cavismo.
Avampiede
• Maggior Scarico Avampiede un'azione di scarico su tutta l'area plantare
dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo.
213

Svolge un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni plantari o callosità
neurovascolari.
• Scarico Metatarsale Antischock Selettivo in soggetti con problemi ai
legamenti, ai tendini ed alle articolazioni. Previene la formazione di
duroni e di infiammazioni dell'avampiede.
• Controllo Supinatorio Anteriore in caso di ipercarico della colonna
laterale al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare.
• Compenso Bilaterale ipometrie funzionali, nelle quali il soggetto
adatterà nel tempo la compressione.
• Rialzo Monolaterale per ipometrie struttural diagnosticate
strumentalmente statico/dinamiche.
• Sostegno Sottodigitale griffe del II°/III° dito, evita callosità e facilita
l’estensione di dita contratte.
214

SCHEDA TECNICA : Plantare Biomeccanico BASIC
Tipologia
Plantare a lunghezza totale per le più frequenti alterazioni dell’equilibrio, utilizzato in calzature comode o sportive per chi
conduce attività sportiva non agonistica
Indicazioni
Controllo medio-laterale in piedi con lieve cavismo, supinazione o pronazione
Patologie dell’arto inferiore con algie podaliche
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile a deprimibilità compatta 30/35 shores
oltre 95 kg Termoformabile a deprimibilità compatta 45/50 shores con applicazione di fondo
sostenente
Altro
Rivestimento utilizzato
È possibile richiedere materiali differenti a seconda dell’esigenza di trattamento
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Comfort (Alcantara) Per massimo comfort
Antishock (Poron)
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Per piedi con eccessivo impegno del retropiede o dell’avampiede
Passeggio fondo cuoio con tomaia comoda Normalmente calzatura allacciata e capiente per inserire agevolmente il
plantare
Passeggio fondo para con tomaia comoda Calzatura tipo Hogan o similare. Descrivere se possibile modello
Ginnastica Calzatura tipo Adidas, Nike, etc. Descrivere se possibile modello
Personalizzazioni
Maggior Stabilizzazione Retropiede (determinata attraverso una maggiore avvolgenza del
retropiede. Indicato nelle instabilità di caviglia)
sx mm dx mm
Ulteriore Scarico Calcaneare (applicazione di gel posto centralmente. Indicato per talloniti,
piccoli traumi del retropiede e spina calcaneare)
Maggior Stabilizzazione Mesopiede (volta maggiormente sostenuta con lieve supporto
controlaterale del bordo esterno, in soggetti con cedimento dell’arco plantare interno -
-- --
caduta mediale o iperpronazione - o con perdita della funzione di sostegno della fascia
plantare con conseguente riduzione della volta e sovraccarico della porzione dorsale delle
articolazioni di Chopard e di Lisfranc)
-- --
Maggior Stabilizzazione Volta (incremento della volta, indicato nei piedi a ridotta elasticità
mesopodalica o elevato cavismo)
Maggior Scarico Avampiede (sostegno delle teste metatarsali non a contatto con
conseguente alleggerimento del carico di quelle con maggior pressione. Garantisce un'azione
-- --
di scarico su tutta l'area plantare dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di
tessuto adiposo. Svolge un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni plantari o callosità
neurovascolari)
Scarico Metatarsale Antischock Selettivo (applicato nelle aree metatarsali con maggior
-- --
iperpressione in soggetti con problemi ai legamenti, ai tendini ed alle articolazioni. Previene la
formazione di duroni e di infiammazioni dell'avampiede)
-- --
Controllo Supinatorio Anteriore (adottato in caso di ipercarico laterale delle teste metatarsali
della colonna laterale al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare)
-- --
Compenso Bilaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie funzionali)
Rialzo Monolaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie strutturali)
-- --
Sostegno Sottodigitale (previene ipercarichi digitali, in particolare in caso di griffe del II°/III°
dito, evita callosità e facilita l’estensione di dita contratte)
-- --
215

Plantare Biomeccanico DUAL:
È realizzato su materiale deprimibile su una sola area del piede ed è specifico
per algie localizzate al retropiede o all’avampiede.
Con le seguenti personalizzazioni:
Retropiede
• Stabilizzante Retropiede maggiore stabilizzazione del retropiede con
conseguente comfort del mesopiede e dell’avampiede.
• Comfort Retropiede maggiore comfort nella parte retropodalica, e
mesopodalica con conseguente stabilizzazione avampodalica.
• Maggior Stabilizzazione Retropiede nelle instabilità di caviglia.
Mesopiede
• Stabilizzante Mesopiede per creare un cuscinetto di scarico centrale, nei
piedi a ridotta elasticità mesopodalica.
Avampiede
• Stabilizzante Avampiede comfort maggiore nell’area delle teste metarsali,
per scarico di quelle con iperpressione.
• Controllo Supinatorio Anteriore in caso di ipercarico della colonna laterale
al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare.
• Rialzo Monolaterale per ipometrie struttural diagnosticate
strumentalmente statico/dinamiche.
• Sostegno Sottodigitale griffe del II°/III° dito, evita callosità e facilita
l’estensione di dita contratte.
216

SCHEDA TECNICA: Plantare Biomeccanico DUAL
Tipologia
Plantare a lunghezza totale a doppia componente per rilasciare una tensione in maniera progressiva, ove unitamente a disfunzioni
dell’equilibrio corporeo si presentassero algie localizzate al retropiede o all’avampiede, da utilizzare in calzature comode
Indicazioni
Controllo medio-laterale in piedi con algie retropodoaliche o avampodaliche
Patologie dell’arto inferiore che condizionano ipercarichi calcaneari (instabilità dell’anca) o metatarsali (instabilità di ginocchio)
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile a doppia componente per depressione differenziata (parte
comfort 30 shores e parte stabilizzante 40 shores)
oltre 95 kg Termoformabile a doppia componente per depressione differenziata (parte
comfort 40 shores e parte stabilizzante 50 shores)
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Comfort (Alcantara) Per massimo comfort
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo cuoio con tomaia comoda Normalmente calzatura allacciata e capiente per inserire agevolmente il
plantare
Passeggio fondo para con tomaia comoda Calzatura tipo Hogan o similare. Descrivere se possibile modello
Predisposta per plantare a dima tedesca Tipo Dr. Sholl’s o Birkestock, ovvero calzatura con plantare estraibile, anche
a ciabatta o sandalo. Descrivere se possibile modello
Personalizzazioni
Stabilizzante Retropiede (la maggiore densità è nella parte retropodalica ad offrire una
sx mm dx mm
maggiore stabilizzazione del retropiede ed un conseguente comfort del mesopiede e
dell’avampiede)
-- --
Comfort Retropiede (il comfort maggiore è nella parte retropodalica, e mesopodalica con
conseguente stabilizzazione avampodalica)
-- --
Stabilizzante Mesopiede (la densità maggiore è nella parte retro podalica ed avampodalica a
creare un cuscinetto di scarico centrale, indicato nei piedi a ridotta elasticità mesopodalica)
-- --
Stabilizzante Avampiede (il comfort maggiore è nell’area delle teste metarsali, ove quelle non
a contatto sono leggermente elevate con conseguente scarico di quelle con iperpressione)
Maggior Stabilizzazione Retropiede (determinata attraverso una maggiore avvolgenza del
retropiede. Indicato nelle instabilità di caviglia, applicato solo se richiesto Stabilizzante
Retropiede)
-- --
Controllo Supinatorio Anteriore (adottato in caso di ipercarico laterale delle teste metatarsali
della colonna laterale al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare)
Rialzo monolaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie strutturali,
applicato solo se richiesto Stabilizzante Retropiede)
-- --
Sostegno sottodigitale (previene ipercarichi digitali, in particolare in caso di griffe del II°/III°
dito, evita callosità e facilita l’estensione di dita contratte)
-- --
217

Plantare Biomeccanico SPORT:
Per il trattamento dell’atleta realizzato in base alla pratica sportiva,
considerando che ogni tipo di sport richiede una determinata impostazione
del plantare e che si deve anche considerare la calzature per evitare
ingombri eccessivi.
Con le seguenti personalizzazioni:
Retropiede
• Maggior Stabilizzazione Retropiede nelle instabilità di caviglia.
• Ulteriore Scarico Calcaneare per talloniti, piccoli traumi del
retropiede e spina calcaneare.
• Controllo differenziato posteriore per sport ad attrito elevato.
Mesopiede
• Maggior Stabilizzazione Mesopiede in cedimento dell’arco plantare
interno, caduta mediale o iperpronazione, con perdita della funzione
di sostegno della fascia plantare con conseguente riduzione della
volta e sovraccarico della porzione dorsale delle articolazioni di
Chopard e di Lisfranc.
• Maggior Stabilizzazione Volta nei piedi a ridotta elasticità
mesopodalica o elevato cavismo.
Avampiede
• Maggior Scarico Avampiede un'azione di scarico su tutta l'area
plantare dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di
tessuto adiposo. Svolge un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni
plantari o callosità neuro vascolari.
• Scarico Metatarsale Antischock Selettivo in soggetti con problemi ai
legamenti, ai tendini ed alle articolazioni. Previene la formazione di
duroni e di infiammazioni dell'avampiede.
218

• Controllo Supinatorio Anteriore in caso di ipercarico della colonna
laterale al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare.
• Compenso Bilaterale ipometrie funzionali, nelle quali il soggetto
adatterà nel tempo la compressione.
• Rialzo Monolaterale per ipometrie strutturali diagnosticate
strumentalmente statico/dinamiche.
• Sostegno Sottodigitale griffe del II°/III° dito, evita callosità e facilita
l’estensione di dita contratte.
219

SCHEDA TECNICA: Plantare Biomeccanico SPORT
Tipologia
Plantare a lunghezza totale per utilizzo in attività sportive
Indicazioni
Specifico nel piede dello sportivo e realizzato in base all’attività dell’atleta, considerando che ogni tipo di sport richiede un
determinato spessore del plantare, che si deve adattare alla scarpa utilizzata senza creare ingombri eccessivi.
Stabilizzazione medio-laterale per aumentare le performance, scarico delle aree ipercaricate per evitare gli stress e algie podaliche
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile ad assorbimento dell'impatto shores SDT
oltre 95 kg Termoformabile ad assorbimento dell'impatto shores SDT
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Antishock (Poron) Per piedi con eccessivo impegno del retropiede o dell’avampiede
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Ginnastica Calzatura tipo Adidas, Nike, etc. Descrivere se possibile modello
Sportiva Descrivere attività atletica e se possibile modello
Personalizzazioni
Maggior Stabilizzazione Retropiede (determinata attraverso una maggiore avvolgenza del
retropiede. Indicato nelle instabilità di caviglia ed in calzature sportive con contrafforti alti)
sx mm dx mm
Ulteriore Scarico Calcaneare (applicazione di gel posto centralmente. Indicato per talloniti,
piccoli traumi del retropiede e spina calcaneare)
Maggior Stabilizzazione Mesopiede (volta maggiormente sostenuta con lieve sostegno
controlaterale del bordo esterno, in soggetti con cedimento dell’arco plantare interno -
-- --
caduta mediale o iperpronazione - o con perdita della funzione di sostegno della fascia
plantare con conseguente riduzione della volta e sovraccarico della porzione dorsale delle
articolazioni di Chopard e di Lisfranc)
-- --
Maggior Stabilizzazione Volta (incremento della volta, indicato nei piedi a ridotta elasticità
mesopodalica o elevato cavismo)
Maggior Scarico Avampiede (sostegno delle teste metatarsali non a contatto con
conseguente alleggerimento del carico di quelle con maggior pressione. Garantisce un'azione
-- --
di scarico su tutta l'area plantare dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di
tessuto adiposo. Svolge un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni plantari o callosità
neurovascolari)
Scarico Metatarsale Antischock Selettivo (applicato nelle aree metatarsali con maggior
-- --
iperpressione in soggetti con problemi ai legamenti, ai tendini ed alle articolazioni. Previene
la formazione di duroni e di infiammazioni dell' avampiede)
-- --
Controllo Supinatorio Anteriore (adottato in caso di ipercarico laterale delle teste
metatarsali della colonna laterale al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare)
-- --
Compenso Bilaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie funzionali)
Rialzo Monolaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie strutturali)
Controllo differenziato posteriore (per maggior rigidità del supporto, indicato in caso di
sport ad attrito elevato)
-- --
220

Plantare Biomeccanico COMFORT:
È un plantare in materiale deprimibile ma compatto, con ottima memoria di
ritorno. Normalmente nell’adulto e nell’anziano, per un massimo benessere
del piede. Solo in calzature comode.
Con le seguenti personalizzazioni:
Retropiede
• Maggior Stabilizzazione Retropiede nelle instabilità di caviglia.
Mesopiede
• Maggior Stabilizzazione Mesopiede in cedimento dell’arco plantare
interno - caduta mediale o iperpronazione - o con perdita della funzione
di sostegno della fascia plantare con conseguente riduzione della volta e
sovraccarico della porzione dorsale delle articolazioni di Chopard e di
Lisfranc.
• Maggior Stabilizzazione Volta nei piedi a ridotta elasticità mesopodalica
o elevato cavismo.
Avampiede
• Maggior Scarico Avampiede un'azione di scarico su tutta l'area plantare
dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo.
Svolge un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni plantari o callosità
neuro vascolari.
• Controllo Supinatorio Anteriore in caso di ipercarico della colonna
laterale al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare.
• Compenso Bilaterale ipometrie funzionali, nelle quali il soggetto
adatterà nel tempo la compressione.
• Rialzo Monolaterale per ipometrie strutturali diagnosticate
strumentalmente statico/dinamiche.
221

• Sostegno Sottodigitale griffe del II°/III° dito, evita callosità e facilita
l’estensione di dita contratte.
SCHEDA TECNICA: Plantare Biomeccanico COMFORT
Tipologia
Plantare a lunghezza totale per utilizzo in calzature comode per un massimo benessere del piede è un plantare in materiale
deprimibile ma compatto, con ottima memoria di ritorno. Normalmente nell’adulto e nell’anziano.
Indicazioni
Specifico nel piede dolente con algie diffuse. Ideale nell’anziano
Stabilizzazione medio-laterale per massimo comfort e per contenere ipercarichi
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile in lattice shores 15 (minimo spessore volta mm 25)
oltre 95 kg Termoformabile in lattice shores 15 (incremento spessori del 25% con applicazione
di fondo sostenente)
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Comfort (Alcantara) Per massimo comfort
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo para con tomaia comoda Calzatura tipo Hogan o similare. Descrivere se possibile modello
Ginnastica normale Calzatura tipo Adidas, Nike, etc. Descrivere se possibile modello
Predisposta per plantare a dima tedesca Tipo Dr. Sholl’s o Bikkemberg, ovvero calzatura con plantare estraibile,
anche a ciabatta o sandalo. Descrivere se possibile modello
Personalizzazioni
Maggior Stabilizzazione Retropiede (determinata attraverso una maggiore avvolgenza del
retropiede. Indicato nelle instabilità di caviglia)
Maggior Stabilizzazione Mesopiede (volta maggiormente sostenuta con lieve sostegno
controlaterale del bordo esterno, in soggetti con cedimento dell’arco plantare interno - caduta
sx mm dx mm
mediale o iperpronazione - o con perdita della funzione di sostegno della fascia plantare con
conseguente riduzione della volta e sovraccarico della porzione dorsale delle articolazioni di
Chopard e di Lisfranc)
-- --
Maggior Stabilizzazione Volta (incremento della volta, indicato nei piedi a ridotta elasticità
mesopodalica o elevato cavismo)
Maggior Scarico Avampiede (sostegno delle teste metatarsali non a contatto con conseguente
-- --
alleggerimento del carico di quelle con maggior pressione. Garantisce un'azione di scarico su
tutta l'area plantare dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo.
Svolge un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni plantari o callosità neurovascolari)
-- --
Controllo Supinatorio anteriore (adottato in caso di ipercarico laterale delle teste metatarsali
della colonna laterale al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare)
-- --
Compenso Bilaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie funzionali)
Rialzo Monolaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie strutturali)
-- --
Sostegno Sottodigitale (previene ipercarichi digitali, in particolare in caso di griffe del II°/III°
dito, evita callosità e facilita l’estensione di dita contratte)
-- --
222

Plantare Biomeccanico ELEGANT:
La lunghezza del plantare è circa ¾ del piede, prossimale alle articolazioni
metatarso-falangee (normalmente sostenute tutte o in parte) in materiale
di densità media (o deprimibile ma compatto (se richiesta la tipologia
plantare Biomeccanico ELEGANT COMFORT). Normalmente è indicato
nell’adulto, sia uomo che donna, che necessità di indossare calzature da
passeggio “eleganti” per le quali non si ritenesse sufficiente il trattamento
“AntiTraumatico Comfort” in quanto necessaria una ortesi effettivamente
personalizzata negli scarichi e su materiali specifici.
Con le seguenti personalizzazioni:
Retropiede
• Ulteriore Scarico Calcaneare per talloniti, piccoli traumi del retropiede e
spina calcaneare.
Mesopiede
• Maggior Stabilizzazione Volta nei piedi a ridotta elasticità mesopodalica
o elevato cavismo.
Avampiede
• Maggior Scarico Avampiede un'azione di scarico su tutta l'area plantare
dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo.
Svolge un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni plantari o callosità
neuro vascolari.
• Compenso Bilaterale ipometrie funzionali, nelle quali il soggetto
adatterà nel tempo la compressione.
• Rialzo Monolaterale per ipometrie struttural lievi diagnosticate
strumentalmente statico/dinamiche.
223

SCHEDA TECNICA: Plantare Biomeccanico ELEGANT
Tipologia
Plantare a lunghezza di tre quarti della lunghezza del piede per utilizzo in calzature con minor ingombro (eleganti) per non
limitare la libertà di movimento delle dita dei piedi
Indicazioni
Controllo medio-laterale in piedi con lieve cavismo, supinazione o pronazione
Patologie dell’arto inferiore con algie podaliche
Fino a 95 kg Termoformabile a deprimibilità compatta 30/35 shores
oltre 95 kg Termoformabile a deprimibilità compatta 45/50 shores con applicazione di fondo
sostenente
Altro È possibile richiedere materiali differenti a seconda dell’esigenza di trattamento
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Comfort (Alcantara) Per massimo comfort
Antishock (Poron) Per incremento dell’impatto antishock, in piedi soggetti a micro-traumi
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo cuoio Calzatura elegante che non hanno capienza per inserire agevolmente
plantari a lunghezza intera
Passeggio fondo para Calzatura elegante che non hanno capienza per inserire agevolmente
plantari a lunghezza intera
Personalizzazioni sx mm dx mm
Ulteriore Scarico Calcaneare (applicazione di gel posto centralmente. Indicato per talloniti,
piccoli traumi del retropiede e spina calcaneare)
-- --
Maggior Stabilizzazione Volta (incremento della volta, indicato nei piedi a ridotta elasticità
mesopodalica o elevato cavismo)
Maggior Scarico Avampiede (sostegno delle teste metatarsali centrali con conseguente
-- --
alleggerimento del carico di quelle laterali. Garantisce un'azione di scarico su tutta l'area
plantare dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo)
-- --
Compenso Bilaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie funzionali)
Rialzo Monolaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie strutturali)
-- --
224

SCHEDA TECNICA: Plantare Biomeccanico ELEGANT COMFORT
Tipologia
Plantare a lunghezza di tre quarti della lunghezza del piede per utilizzo in calzature con minor ingombro per non limitare la libertà
di movimento delle dita dei piedi
Indicazioni
Controllo medio-laterale in piedi con lieve cavismo, supinazione o pronazione
Patologie dell’arto inferiore con algie podaliche
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile in lattice shores 15 (minimo spessore volta mm 25)
oltre 95 kg Termoformabile in lattice shores 15 (incremento spessori del 25% con applicazione
di fondo sostenente)
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Comfort (Alcantara) Per massimo comfort
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo cuoio Calzatura elegante che non hanno capienza per inserire agevolmente
plantari a lunghezza intera
Passeggio fondo para Calzatura elegante che non hanno capienza per inserire agevolmente
plantari a lunghezza intera
Personalizzazioni sx mm dx mm
Ulteriore Scarico Calcaneare (applicazione di gel posto centralmente. Indicato per talloniti,
piccoli traumi del retropiede e spina calcaneare)
-- --
Maggior Stabilizzazione Volta (incremento della volta, indicato nei piedi a ridotta elasticità
mesopodalica o elevato cavismo)
Maggior Scarico Avampiede (sostegno delle teste metatarsali centrali con conseguente
-- --
alleggerimento del carico di quelle laterali. Garantisce un'azione di scarico su tutta l'area
plantare dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo)
-- --
Compenso Bilaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie funzionali)
Rialzo Monolaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie strutturali)
-- --
225

Plantare Modificativo
È un plantare prescritto tenendo in considerazione la patologia podalica del
soggetto, unitamente alla sintomatologia riferita, alla valutazione delle eventuali
instabilità articolari, all’osservazione della marcia per individuare eventuali
disturbi nella funzionalità del passo e della patologia in corso.
Il trattamento si intende conservativo, con lo scopo di correggere il piede non
solo in ortostasi, ma anche durante lo svolgimento del passo, isolando gli appoggi
scorretti e dolorosi, compensando anomalie strutturali e correggendo i
disequilibri del soggetto conseguenti a condizioni morfologiche inadeguate o a
condizioni patologiche del piede.
Il plantare Modificativo e realizzato “su misura” secondo le indicazioni richieste in
base agli esami della “statica, della dinamica e della morfopodometria o, in caso
di piedi molto deformi, in base al “calco su schiuma fenolica o scansione 3D.
Le proposte di trattamento, nel bambino, nell’adulto e nello sportivo, si
suddividono in:
Basic, Dual, Comfort, Sport, Elegant, Tipo Lelievre, Tipo Valenti, Tipo ¼ di sfera,
Tipo a Cuneo Supinatore, Tipo per Piede Diabetico, con vari materiali e
rivestimenti) con possibilità di richiedere componenti aggiuntivi quali scarichi
metatarsali, rialzi, cunei, aree di scarico selettivo, etc.
Il plantare modificativo è un trattamento da collocare in calzature comode a
calzata ampia o predisposte o su misura o in calzature da ginnastica e necessita di
particolari controlli periodici, atti a verificare l’effettivo miglioramento o
contenimento della patologia.
Plantare Modificativo BASIC:
Plantare a lunghezza totale per le più frequenti patologie podaliche, utilizzato
in calzature comode o sportive per chi conduce attività sportiva non
226

agonistica. Permette il controllo medio-laterale in piedi cavi, piatti, supinati o
pronati e algie podaliche localizzate o diffuse.
Con le seguenti personalizzazioni:
Retropiede
• Maggior Stabilizzazione Retropiede nelle instabilità di caviglia.
• Ulteriore Scarico Calcaneare per talloniti, piccoli traumi del retropiede e
spina calcaneare.
Mesopiede
• Maggior Stabilizzazione Mesopiede in cedimento dell’arco plantare interno,
caduta mediale o iperpronazione, o con perdita della funzione di sostegno
della fascia plantare con conseguente riduzione della volta e sovraccarico
della porzione dorsale delle articolazioni di Chopard e di Lisfranc.
• Maggior Stabilizzazione Volta nei piedi a ridotta elasticità mesopodalica o
elevato cavismo.
Avampiede
• Maggior Scarico Avampiede un'azione di scarico su tutta l'area plantare
dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo.
Svolge un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni plantari o callosità
neuro vascolari.
• Scarico Metatarsale Antischock Selettivo in soggetti con problemi ai
legamenti, ai tendini ed alle articolazioni. Previene la formazione di duroni
e di infiammazioni dell'avampiede.
• Compenso Bilaterale ipometrie funzionali, nelle quali il soggetto adatterà
nel tempo la compressione.
• Rialzo Monolaterale per ipometrie struttural diagnosticate
strumentalmente statico/dinamiche.
227

• Sostegno Sottodigitale griffe del II°/III° dito, evita callosità e facilita
l’estensione di dita contratte.
Ulteriori Aggiuntivi e Modifiche:
Retropiede
• Cuneo pronatore per compensi in varo del retropiede o di tutta la porzione
della colonna laterale con varismo anche tibiale.
• Cuneo supinatore per stabilizzare il tallone o l’intera colonna mediale in
casi di valgismo del retropiede, di cedimento dell’arco plantare (con
evidente appiattimento) e con valgismo rotuleo.
Mesopiede
• Volta laterale accentuata al fine di accentuare il Contenimento dell’arcata
longitudinale mediale.
Avampiede
• Goccia metatarsale per distendere e ripristinare gli spazi intermetatarsali.
• Appoggio a barra metatarsale retrocapitata che riduce la verticalizzazione
metatarsale dell'avampiede e scarica i punti di iperpressione.
• Gel di scarico selettivo dei metatarsi al fine di scaricare ulteriormente uno o
più metatarsi specifici.
• Maggior sostegno I metatarso per insufficienza di appoggio della prima
testa metatarsale.
• Maggior sostegno V metatarso che scarica la testa metatarsale durante la
fase in cui il piede si prepara alla propulsione.
• Scarico selettivo I metatarso che scarica la testa metatarsale durante la fase
di stasi podalica.
228

SCHEDA TECNICA: Plantare Modificativo BASIC
Tipologia
Plantare a lunghezza totale per le più frequenti patologie podaliche, utilizzato in calzature comode o sportive per chi conduce attività
sportiva non agonistica
Indicazioni
Controllo medio-laterale in piedi cavi, piatti, supinati o pronati
Algie podaliche localizzate o diffuse
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile a deprimibilità compatta 30/35 shores
oltre 95 kg Termoformabile a deprimibilità compatta 45/50 shores con applicazione di fondo
sostenente
Altro È possibile richiedere materiali differenti a seconda dell’esigenza di trattamento
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Comfort (Alcantara) Per massimo comfort
Antishock (Poron) Per piedi con eccessivo impegno del retropiede o dell’avampiede
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo cuoio con tomaia comoda Normalmente calzatura allacciata e capiente per inserire agevolmente il
plantare
Passeggio fondo para con tomaia comoda Calzatura tipo Hogan o similare. Descrivere se possibile modello
Ginnastica Calzatura tipo Adidas, Nike, etc. Descrivere se possibile modello
Personalizzazioni
Maggior Stabilizzazione Retropiede (determinata attraverso una maggiore avvolgenza del
retropiede. Indicato nelle instabilità di caviglia)
sx mm dx mm
Ulteriore Scarico Calcaneare (applicazione di gel posto centralmente. Indicato per talloniti, piccoli
traumi del retropiede e spina calcaneare)
Maggior Stabilizzazione Mesopiede (volta maggiormente sostenuta con lieve supporto
controlaterale del bordo esterno, in soggetti con cedimento dell’arco plantare interno - caduta
-- --
mediale o iperpronazione - o con perdita della funzione di sostegno della fascia plantare con
conseguente riduzione della volta e sovraccarico della porzione dorsale delle articolazioni di Chopard
e di Lisfranc)
-- --
Maggior Stabilizzazione Volta (incremento della volta, indicato nei piedi a ridotta elasticità
mesopodalica o elevato cavismo)
Maggior Scarico Avampiede (sostegno delle teste metatarsali non a contatto con conseguente
-- --
alleggerimento del carico di quelle con maggior pressione. Garantisce un'azione di scarico su tutta
l'area plantare dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo. Svolge
un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni plantari o callosità neurovascolari)
Scarico Metatarsale Antischock Selettivo (applicato nelle aree metatarsali con maggior iperpressione
-- --
in soggetti con problemi ai legamenti, ai tendini ed alle articolazioni. Previene la formazione di duroni
e di infiammazioni dell' avampiede)
-- --
Compenso Bilaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie funzionali)
Rialzo Monolaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie strutturali)
-- --
Sostegno Sottodigitale (previene ipercarichi digitali, in particolare in caso di griffe del II°/III° dito,
evita callosità e facilita l’estensione di dita contratte)
-- --
Aggiuntivi e Modifiche
Retropiede
Cuneo pronatore fino al mesopiede totale
Cuneo supinatore fino al mesopiede totale
Avampiede
Goccia metatarsale Spessore mm
Appoggio a barra metatarsale retrocapitata Spessore mm
Gel di scarico selettivo • I • II • III • IV • V
Maggior sostegno I metatarso
Maggior sostegno V metatarso
Scarico selettivo I metatarso
Mesopiede
Volta laterale accentuata
229

Plantare Modificativo DUAL:
Plantare a lunghezza totale realizzato su materiale deprimibile su una sola
area del piede ed è specifico per algie localizzate al retropiede o
all’avampiede.
Con le seguenti personalizzazioni:
Retropiede
• Stabilizzante Retropiede maggiore stabilizzazione del retropiede con
conseguente comfort del mesopiede e dell’avampiede.
• Comfort Retropiede maggiore comfort nella parte retropodalica, e
mesopodalica con conseguente stabilizzazione avampodalica.
• Maggior Stabilizzazione Retropiede nelle instabilità di caviglia.
Mesopiede
• Stabilizzante Mesopiede per creare un cuscinetto di scarico centrale, nei
piedi a ridotta elasticità mesopodalica.
Avampiede
• Stabilizzante Avampiede comfort maggiore nell’area delle teste metarsali,
per scarico di quelle con iperpressione.
• Controllo Supinatorio Anteriore in caso di ipercarico della colonna laterale
al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare.
• Rialzo Monolaterale per ipometrie struttural diagnosticate
strumentalmente statico/dinamiche.
• Sostegno Sottodigitale griffe del II°/III° dito, evita callosità e facilita
l’estensione di dita contratte.
Ulteriori Aggiuntivi e Modifiche:
Retropiede
• Cuneo pronatore per compensi in varo del retropiede o di tutta la porzione
della colonna laterale con varismo anche tibiale.
230

• Cuneo supinatore per stabilizzare il tallone o l’intera colonna mediale in
casi di valgismo del retropiede, di cedimento dell’arco plantare (con
evidente appiattimento) e con valgismo rotuleo.
Mesopiede
• Volta laterale accentuata al fine di accentuare il Contenimento dell’arcata
longitudinale mediale.
Avampiede
• Goccia metatarsale per distendere e ripristinare gli spazi intermetatarsali.
• Appoggio a barra metatarsale retrocapitata che riduce la verticalizzazione
metatarsale dell'avampiede e scarica i punti di iperpressione.
• Gel di scarico selettivo dei metatarsi al fine di scaricare ulteriormente uno o
più metatarsi specifici.
• Maggior sostegno I metatarso per insufficienza di appoggio della prima
testa metatarsale.
• Maggior sostegno V metatarso che scarica la testa metatarsale durante la
fase in cui il piede si prepara alla propulsione.
• Scarico selettivo I metatarso che scarica la testa metatarsale durante la fase
di stasi podalica.
231

SCHEDA TECNICA: Plantare Modificativo DUAL
Tipologia
Plantare a lunghezza totale a doppia componente per rilasciare una tensione in maniera progressiva in piedi con algie localizzate al
retropiede o all’avampiede, da utilizzare in calzature comode
Indicazioni
Controllo medio-laterale in piedi con algie retropodoaliche o avampodaliche
Patologie da ipercarico calcaneare o metatarsale
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile a doppia componente per depressione differenziata (parte comfort 30
shores e parte stabilizzante 40 shores)
oltre 95 kg Termoformabile a doppia componente per depressione differenziata (parte comfort 40
shores e parte stabilizzante 50 shores)
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Comfort (Alcantara) Per massimo comfort
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo cuoio con tomaia comoda Normalmente calzatura allacciata e capiente per inserire agevolmente il
plantare
Passeggio fondo para con tomaia comoda Calzatura tipo Hogan o similare. Descrivere se possibile modello
Predisposta per plantare a dima tedesca Tipo Dr. Sholl’s o Birkestock, ovvero calzatura con plantare estraibile, anche a
ciabatta o sandalo. Descrivere se possibile modello
Personalizzazioni sx mm dx mm
Stabilizzante Retropiede (la maggiore densità è nella parte retropodalica ad offrire una maggiore
stabilizzazione del retropiede ed un conseguente comfort del mesopiede e dell’avampiede)
-- --
Comfort Retropiede (il comfort maggiore è nella parte retropodalica, e mesopodalica con
conseguente stabilizzazione avampodalica)
-- --
Stabilizzante Mesopiede (la densità maggiore è nella parte retro podalica ed avampodalica a creare
un cuscinetto di scarico centrale, indicato nei piedi a ridotta elasticità mesopodalica)
-- --
Stabilizzante Avampiede (il comfort maggiore è nell’area delle teste metarsali, ove quelle non a
contatto sono leggermente elevate con conseguente scarico di quelle con iperpressione)
Maggior Stabilizzazione Retropiede (determinata attraverso una maggiore avvolgenza del
retropiede. Indicato nelle instabilità di caviglia, applicato solo se richiesto Stabilizzante Retropiede)
-- --
Controllo Pronatorio Anteriore (adottato in caso di ipercarico laterale delle teste metatarsali della
colonna laterale al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare)
Rialzo monolaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie strutturali)
-- --
Sostegno sottodigitale (previene ipercarichi digitali, in particolare in caso di griffe del II°/III° dito,
evita callosità e facilita l’estensione di dita contratte)
-- --
Aggiuntivi e Modifiche
Retropiede
Cuneo pronatore applicato solo se richiesto Stabilizzante Retropiede fino al mesopiede totale
Cuneo supinatore applicato solo se richiesto Stabilizzante Retropiede fino al mesopiede totale
Avampiede
Goccia metatarsale Spessore mm
Appoggio a barra metatarsale retrocapitata Spessore mm
Gel di scarico selettivo • I • II • III • IV • V
Maggior sostegno I metatarso
Maggior sostegno V metatarso
Scarico selettivo I metatarso
Mesopiede
Volta laterale accentuata
232

Plantare Modificativo SPORT:
Plantare a lunghezza totale per il trattamento dell’atleta realizzato in base alla
pratica sportiva, considerando che ogni tipo di sport richiede una determinata
impostazione del plantare e che si deve anche considerare la calzature per
evitare ingombri eccessivi.
Con le seguenti personalizzazioni:
Retropiede
• Maggior Stabilizzazione Retropiede nelle instabilità di caviglia.
• Ulteriore Scarico Calcaneare per talloniti, piccoli traumi del retropiede e
spina calcaneare.
Mesopiede
• Maggior Stabilizzazione Mesopiede in cedimento dell’arco plantare interno,
caduta mediale o iperpronazione, o con perdita della funzione di sostegno
della fascia plantare con conseguente riduzione della volta e sovraccarico
della porzione dorsale delle articolazioni di Chopard e di Lisfranc.
• Maggior Stabilizzazione Volta nei piedi a ridotta elasticità mesopodalica o
elevato cavismo.
Avampiede
• Maggior Scarico Avampiede un'azione di scarico su tutta l'area plantare
dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo.
Svolge un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni plantari o callosità
neuro vascolari.
• Scarico Metatarsale Antischock Selettivo in soggetti con problemi ai
legamenti, ai tendini ed alle articolazioni. Previene la formazione di duroni
e di infiammazioni dell'avampiede.
• Controllo Supinatorio Anteriore in caso di ipercarico della colonna laterale
al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare.
233

• Compenso Bilaterale ipometrie funzionali, nelle quali il soggetto adatterà
nel tempo la compressione.
• Rialzo Monolaterale per ipometrie struttural diagnosticate
strumentalmente statico/dinamiche
Ulteriori Aggiuntivi e Modifiche:
Retropiede
• Cuneo pronatore per compensi in varo del retropiede o di tutta la porzione
della colonna laterale con varismo anche tibiale.
• Cuneo supinatore per stabilizzare il tallone o l’intera colonna mediale in
casi di valgismo del retropiede, di cedimento dell’arco plantare (con
evidente appiattimento) e con valgismo rotuleo.
Mesopiede
• Volta laterale accentuata al fine di accentuare il Contenimento dell’arcata
longitudinale mediale.
Avampiede
• Goccia metatarsale per distendere e ripristinare gli spazi intermetatarsali.
• Appoggio a barra metatarsale retrocapitata che riduce la verticalizzazione
metatarsale dell'avampiede e scarica i punti di iperpressione.
• Gel di scarico selettivo dei metatarsi al fine di scaricare ulteriormente uno o
più metatarsi specifici.
• Maggior sostegno I metatarso per insufficienza di appoggio della prima
testa metatarsale.
• Maggior sostegno V metatarso che scarica la testa metatarsale durante la
fase in cui il piede si prepara alla propulsione.
• Scarico selettivo I metatarso che scarica la testa metatarsale durante la fase
di stasi podalica.
234

SCHEDA TECNICA: Plantare Modificativo SPORT
Tipologia
Plantare a lunghezza totale per utilizzo in attività sportive
Indicazioni
Specifico nel piede dello sportivo e realizzato in base all’attività dell’atleta, considerando che ogni tipo di sport richiede un determinato
spessore del plantare, che si deve adattare alla scarpa utilizzata senza creare ingombri eccessivi.
Stabilizzazione medio-laterale per aumentare le performance, scarico delle aree ipercaricate, controllo delle algie podaliche in piede
patologico
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile ad assorbimento dell'impatto shores ……
oltre 95 kg Termoformabile ad assorbimento dell'impatto shores ……
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Antishock (Poron) Per piedi con eccessivo impegno del retropiede o dell’avampiede
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Ginnastica Calzatura tipo Adidas, Nike, etc. Descrivere se possibile modello
Sportiva Descrivere attività atletica e se possibile modello
Personalizzazioni
Maggior Stabilizzazione Retropiede (determinata attraverso una maggiore avvolgenza del
retropiede. Indicato nelle instabilità di caviglia ed in calzature sportive con contrafforti alti)
sx mm dx mm
Ulteriore Scarico Calcaneare (applicazione di gel posto centralmente. Indicato per talloniti, piccoli
traumi del retropiede e spina calcaneare)
Maggior Stabilizzazione Mesopiede (volta maggiormente sostenuta con lieve sostegno
controlaterale del bordo esterno, in soggetti con cedimento dell’arco plantare interno - caduta
-- --
mediale o iperpronazione - o con perdita della funzione di sostegno della fascia plantare con
conseguente riduzione della volta e sovraccarico della porzione dorsale delle articolazioni di Chopard
e di Lisfranc)
-- --
Maggior Stabilizzazione Volta (incremento della volta, indicato nei piedi a ridotta elasticità
mesopodalica o elevato cavismo)
Maggior Scarico Avampiede (sostegno delle teste metatarsali non a contatto con conseguente
-- --
alleggerimento del carico di quelle con maggior pressione. Garantisce un'azione di scarico su tutta
l'area plantare dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo. Svolge
un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni plantari o callosità neurovascolari)
Scarico Metatarsale Antischock Selettivo (applicato nelle aree metatarsali con maggior iperpressione
-- --
in soggetti con problemi ai legamenti, ai tendini ed alle articolazioni. Previene la formazione di duroni
e di infiammazioni dell' avampiede)
-- --
Controllo Pronatorio Anteriore (adottato in caso di ipercarico laterale delle teste metatarsali della
colonna laterale al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare)
-- --
Compenso Bilaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie funzionali)
Rialzo Monolaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie strutturali)
-- --
Aggiuntivi e Modifiche
Retropiede
Cuneo pronatore fino al mesopiede totale
Cuneo supinatore fino al mesopiede totale
Avampiede
Goccia metatarsale Spessore mm
Appoggio a barra metatarsale retrocapitata Spessore mm
Gel di scarico selettivo • I • II • III • IV • V
Maggior sostegno I metatarso
Maggior sostegno V metatarso
Scarico selettivo I metatarso
Mesopiede
Volta laterale accentuata
235

Plantare Modificativo COMFORT:
Plantare a lunghezza totale in materiale deprimibile ma compatto, con ottima
memoria di ritorno. Normalmente nell’adulto e nell’anziano, per un massimo
benessere del piede utilizzabile solo in calzature comode.
Con le seguenti personalizzazioni:
Retropiede
• Maggior Stabilizzazione Retropiede nelle instabilità di caviglia.
Mesopiede
• Maggior Stabilizzazione Mesopiede in cedimento dell’arco plantare interno,
caduta mediale o iperpronazione, o con perdita della funzione di sostegno
della fascia plantare con conseguente riduzione della volta e sovraccarico
della porzione dorsale delle articolazioni di Chopard e di Lisfranc.
• Maggior Stabilizzazione Volta nei piedi a ridotta elasticità mesopodalica o
elevato cavismo.
Avampiede
• Maggior Scarico Avampiede un'azione di scarico su tutta l'area plantare
dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo.
Svolge un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni plantari o callosità
neuro vascolari.
• Controllo Supinatorio Anteriore in caso di ipercarico della colonna laterale
al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare.
• Compenso Bilaterale ipometrie funzionali, nelle quali il soggetto adatterà
nel tempo la compressione.
• Rialzo Monolaterale per ipometrie struttural diagnosticate
strumentalmente statico/dinamiche.
• Sostegno Sottodigitale griffe del II°/III° dito, evita callosità e facilita
l’estensione di dita contratte.
236

Ulteriori Aggiuntivi e Modifiche:
Retropiede
• Cuneo pronatore per compensi in varo del retropiede o di tutta la porzione
della colonna laterale con varismo anche tibiale.
• Cuneo supinatore per stabilizzare il tallone o l’intera colonna mediale in
casi di valgismo del retropiede, di cedimento dell’arco plantare (con
evidente appiattimento) e con valgismo rotuleo.
Mesopiede
• Volta laterale accentuata al fine di accentuare il Contenimento dell’arcata
longitudinale mediale.
Avampiede
• Goccia metatarsale per distendere e ripristinare gli spazi intermetatarsali.
• Appoggio a barra metatarsale retrocapitata che riduce la verticalizzazione
metatarsale dell'avampiede e scarica i punti di iperpressione.
• Gel di scarico selettivo metatarsi al fine di scaricare ulteriormente uno o più
metatarsi specifici.
• Maggior sostegno I metatarso per insufficienza di appoggio della prima
testa metatarsale.
• Maggior sostegno V metatarso che scarica la testa metatarsale durante la
fase in cui il piede si prepara alla propulsione.
• Scarico selettivo I metatarso che scarica la testa metatarsale durante la fase
di stasi podalica.
237

SCHEDA TECNICA: Plantare Modificativo COMFORT
Tipologia
Plantare a lunghezza totale per utilizzo in calzature comode per un massimo benessere del piede
Indicazioni
Specifico nel piede dolente con algie diffuse. Ideale nell’anziano
Stabilizzazione medio-laterale per massimo comfort e per contenere ipercarichi del piede patologico
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile in lattice shores 15 (minimo spessore volta mm 25)
oltre 95 kg Termoformabile in lattice shores 15 (incremento spessori del 25% con applicazione di
fondo sostenente)
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Comfort (Alcantara) Per massimo comfort
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo para con tomaia comoda Calzatura tipo Hogan o similare. Descrivere se possibile modello
Ginnastica normale Calzatura tipo Adidas, Nike, etc. Descrivere se possibile modello
Predisposta per plantare a dima tedesca Tipo Dr. Sholl’s o Bikkemberg, ovvero calzatura con plantare estraibile, anche a
ciabatta o sandalo. Descrivere se possibile modello
Personalizzazioni
Maggior Stabilizzazione Retropiede (determinata attraverso una maggiore avvolgenza del
retropiede. Indicato nelle instabilità di caviglia)
Maggior Stabilizzazione Mesopiede (volta maggiormente sostenuta con lieve sostegno
controlaterale del bordo esterno, in soggetti con cedimento dell’arco plantare interno - caduta
sx mm dx mm
mediale o iperpronazione - o con perdita della funzione di sostegno della fascia plantare con
conseguente riduzione della volta e sovraccarico della porzione dorsale delle articolazioni di Chopard
e di Lisfranc)
-- --
Maggior Stabilizzazione Volta (incremento della volta, indicato nei piedi a ridotta elasticità
mesopodalica o elevato cavismo)
Maggior Scarico Avampiede (sostegno delle teste metatarsali non a contatto con conseguente
-- --
alleggerimento del carico di quelle con maggior pressione. Garantisce un'azione di scarico su tutta
l'area plantare dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo. Svolge
un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni plantari o callosità neurovascolari)
-- --
Controllo Pronatorio anteriore (adottato in caso di ipercarico laterale delle teste metatarsali della
colonna laterale al fine di facilitare lo svolgimento dell’elica plantare)
-- --
Compenso Bilaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie funzionali)
Rialzo Monolaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie strutturali)
-- --
Sostegno Sottodigitale (previene ipercarichi digitali, in particolare in caso di griffe del II°/III° dito,
evita callosità e facilita l’estensione di dita contratte)
-- --
Aggiuntivi e Modifiche
Retropiede
Cuneo pronatore fino al mesopiede totale
Cuneo supinatore fino al mesopiede totale
Avampiede
Goccia metatarsale Spessore mm
Appoggio a barra metatarsale retrocapitata Spessore mm
Gel di scarico selettivo • I • II • III • IV • V
Maggior sostegno I metatarso
Maggior sostegno V metatarso
Scarico selettivo I metatarso
Mesopiede
Volta laterale accentuata
238

Plantare Modificativo ELEGANT:
La lunghezza del plantare è circa ¾ del piede, prossimale alle articolazioni
metatarso-falangee (normalmente sostenute tutte o in parte) in materiale di
densità media (o deprimibile ma compatto (se richiesta la tipologia Plantare
Modificativo ELEGANT COMFORT). Normalmente è indicato nell’adulto, sia
uomo che donna, che necessità di indossare calzature da passeggio “eleganti”
nelle quali inserire una ortesi con scarichi e materiali specifici.
Con le seguenti personalizzazioni:
Retropiede
• Ulteriore Scarico Calcaneare per talloniti, piccoli traumi del retropiede e
spina calcaneare.
Mesopiede
• Maggior Stabilizzazione Volta nei piedi a ridotta elasticità mesopodalica o
elevato cavismo.
Avampiede
• Maggior Scarico Avampiede un'azione di scarico su tutta l'area plantare
dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo.
Svolge un'azione diretta su ipercheratosi con fittoni plantari o callosità
neuro vascolari.
• Compenso Bilaterale ipometrie funzionali, nelle quali il soggetto adatterà
nel tempo la compressione.
• Rialzo Monolaterale per ipometrie struttural lievi diagnosticate
strumentalmente statico/dinamiche.
Ulteriori Aggiuntivi e Modifiche:
Avampiede
• Goccia metatarsale per distendere e ripristinare gli spazi intermetatarsali.
239

• Appoggio a barra metatarsale retrocapitata che riduce la verticalizzazione
metatarsale dell'avampiede e scarica i punti di iperpressione.
• Gel di scarico selettivo metatarsi al fine di scaricare ulteriormente uno o più
metatarsi specifici.
SCHEDA TECNICA: Plantare Modificativo ELEGANT
Tipologia
Plantare a lunghezza totale per utilizzo in lievi instabilità dell’equilibrio in calzature eleganti
Tipologia
Plantare a lunghezza di tre quarti della lunghezza del piede per utilizzo in calzature con minor ingombro per non limitare la libertà di
movimento delle dita dei piedi
Indicazioni
Controllo medio-laterale in piedi con lieve cavismo, supinazione o pronazione
Patologie dell’arto inferiore con algie e patologie podaliche (non gravi)
Fino a 95 kg Termoformabile a deprimibilità compatta 30/35 shores
oltre 95 kg Termoformabile a deprimibilità compatta 45/50 shores con applicazione di fondo
sostenente
Altro È possibile richiedere materiali differenti a seconda dell’esigenza di trattamento
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Comfort (Alcantara) Per massimo comfort
Antishock (Poron) Per incremento dell’impatto antishock, in piedi soggetti a micro-traumi
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo cuoio Calzatura elegante che non hanno capienza per inserire agevolmente plantari a
lunghezza intera
Passeggio fondo para Calzatura elegante che non hanno capienza per inserire agevolmente plantari a
lunghezza intera
Personalizzazioni sx mm dx mm
Ulteriore Scarico Calcaneare (applicazione di gel posto centralmente. Indicato per talloniti, piccoli
traumi del retropiede e spina calcaneare)
-- --
Maggior Stabilizzazione Volta (incremento della volta, indicato nei piedi a ridotta elasticità
mesopodalica o elevato cavismo)
Maggior Scarico Avampiede (sostegno delle teste metatarsali centrali con conseguente
-- --
alleggerimento del carico di quelle laterali. Garantisce un'azione di scarico su tutta l'area plantare
dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo)
-- --
Compenso Bilaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie funzionali)
Rialzo Monolaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie strutturali)
-- --
Aggiuntivi e Modifiche
Avampiede
Goccia metatarsale Spessore mm
Appoggio a barra metatarsale retrocapitata Spessore mm
Gel di scarico selettivo • I • II • III • IV • V
240

SCHEDA TECNICA: Plantare Modificativo ELEGANT COMFORT
Tipologia
Plantare a lunghezza di tre quarti della lunghezza del piede per utilizzo in calzature con minor ingombro per non limitare la libertà di
movimento delle dita dei piedi
Indicazioni
Controllo medio-laterale in piedi con lieve cavismo, supinazione o pronazione
Patologie dell’arto inferiore con algie e patologie podaliche (non gravi)
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile in lattice shores 15 (minimo spessore volta mm 25)
oltre 95 kg Termoformabile in lattice shores 15 (incremento spessori del 25% con applicazione di
fondo sostenente)
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Comfort (Alcantara) Per massimo comfort
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo cuoio Calzatura elegante che non hanno capienza per inserire agevolmente plantari a
lunghezza intera
Passeggio fondo para Calzatura elegante che non hanno capienza per inserire agevolmente plantari a
lunghezza intera
Personalizzazioni sx mm dx mm
Ulteriore Scarico Calcaneare (applicazione di gel posto centralmente. Indicato per talloniti, piccoli
traumi del retropiede e spina calcaneare)
-- --
Maggior Stabilizzazione Volta (incremento della volta, indicato nei piedi a ridotta elasticità
mesopodalica o elevato cavismo)
Maggior Scarico Avampiede (sostegno delle teste metatarsali centrali con conseguente
-- --
alleggerimento del carico di quelle laterali. Garantisce un'azione di scarico su tutta l'area plantare
dell'avampiede in caso di metatarsalgie o mancanza di tessuto adiposo)
-- --
Compenso Bilaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie funzionali)
Rialzo Monolaterale (per controllo asimmetrie sovra segmentarie di ipometrie strutturali)
-- --
Aggiuntivi e Modifiche
Avampiede
Goccia metatarsale Spessore mm
Appoggio a barra metatarsale retrocapitata Spessore mm
Gel di scarico selettivo • I • II • III • IV • V
241

Plantare Modificativo Tipo Lelievre:
In patologie quali il piede piatto del bambino nelle quali si necessita di un
controllo del piattismo con cuneo mediale a livello del calcagno per
dominare la pronazione del retropiede e cuneo laterale alla base
metatarsale per ricostruire l’appoggio normale dell’avampiede.
SCHEDA TECNICA: Plantare Modificativo Tipo Lelievre
Tipologia
Plantare a lunghezza totale per utilizzo in patologie quali il piede piatto del bambino
Indicazioni
Controllo del piattismo con cuneo mediale a livello del calcagno per dominare la pronazione del retropiede e cuneo laterale
alla base metatarsale per ricostruire l’appoggio normale dell’avampiede
Stimolo muscolare del piede
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile in lattice shores 50 (minimo spessore volta mm 25)
oltre 95 kg Termoformabile in lattice shores 60
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo cuoio con tomaia comoda Normalmente calzatura allacciata e capiente per inserire agevolmente il
plantare
Plantare Modificativo Tipo Valenti:
In patologie dell’avampiede adulto nelle quali si necessita di Scarico selettivo
avampodalico in patologie metatarsali ed un controllo medio laterale.
SCHEDA TECNICA: Plantare Modificativo Tipo Valenti
Tipologia
Plantare a lunghezza totale per utilizzo in patologie dell’avampiede nell’adulto
Indicazioni
Scarico selettivo avampodalico in patologie metatarsali
Controllo medio laterale
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile shores 29/36
oltre 95 kg Termoformabile shores 29/36 (incremento spessori del 25% con applicazione di fondo
sostenente)
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo cuoio con tomaia comoda Normalmente calzatura allacciata e capiente per inserire agevolmente il plantare
242

Plantare Modificativo Tipo 1/4 di Sfera:
In patologie quali il piede piatto con caduta dello scafoide nel bambino per un
controllo del piattismo ed un adeguato scarico muscolare del piede.
SCHEDA TECNICA: Plantare Modificativo Tipo 1/4 di Sfera
Tipologia
Plantare a lunghezza totale per utilizzo in patologie quali il piede piatto con caduta dello scafoide nel bambino.
Indicazioni
Controllo del piattismo
Stimolo muscolare del piede
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile in lattice shores 15 (minimo spessore volta mm 25)
oltre 95 kg Termoformabile in lattice shores 15 incremento spessori del 25% con applicazione di fondo
sostenente)
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo cuoio con tomaia comoda Normalmente calzatura allacciata e capiente per inserire agevolmente il plantare
Personalizzazioni sx mm dx mm
Ulteriore irrigidimento del materiale (suggerito ogni quattro mesi, nel primo anno di trattamento) -- --
Compenso Calcaneare Esterno (controspinta di pari altezza della sfera quale sostegno della ottimale
verticalizzazione del retropiede)
Plantare Modificativo Tipo a Cuneo Supinatore:
In patologie del retropiede (valgismo grave) nel piede piatto, nel bambino per
un controllo del piattismo ed un adeguato scarico muscolare del piede.
SCHEDA TECNICA: Plantare Modificativo Tipo a Cuneo Supinatore
Tipologia
Plantare a lunghezza totale per utilizzo in patologie del retropiede (valgismo grave) nel piede piatto, nel bambino
Indicazioni
Controllo del piattismo
Stimolo muscolare del piede
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile
oltre 95 kg Termoformabile
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo cuoio con tomaia comoda Normalmente calzatura allacciata e capiente per inserire agevolmente il
plantare
243

• Plantare Modificativo Tipo a Cuneo Pronatore:
In patologie del retropiede (valgismo grave) nel piede piatto, nel bambino
per un controllo del piattismo ed un adeguato scarico muscolare del piede.
• Plantare Modificativo per Piede Diabetico o Deforme:
In patologie quali il piede diabetico o con importanti deformità, previa
rilevazione di calco per un controllo del piattismo ed un adeguato scarico
muscolare del piede.
SCHEDA TECNICA: Plantare Modificativo per Piede Diabetico o Deforme
Tipologia
Plantare a lunghezza totale per utilizzo in patologie quali il piede diabetico o con importanti deformità, previa rilevazione di calco
Indicazioni
Controllo del piattismo
Stimolo muscolare del piede
Materiale impiegato
Fino a 95 kg Termoformabile variabile in virtù del grado di sensibilità/deformità
oltre 95 kg Termoformabile variabile in virtù del grado di sensibilità/deformità
Rivestimento utilizzato
Standard anallergico (Eva) Per piedi con eccessiva sudorazione
Altro…………………………………..
Calzatura indicata
Passeggio fondo cuoio con tomaia comoda Normalmente calzatura allacciata e capiente per inserire agevolmente il
plantare, con suola secifica
244

Caratteristiche ed indicazioni di materiali e rivestimenti
La richiesta del plantare può prevedere la selezione di materiale/rivestimento
differenti rispetto a quelle previste dal Centro di Produzione nell’analisi dei dati e in
base alla patologia.
La scelta dei materiali è molto importante ai fini della riuscita della terapia e dipende
dalle componentistiche e dalle caratteristiche degli stessi.
245

I materiali di base indicativi
Evaform 100
Indicazioni materiale:
Colore: nero
Composizione: Etilene Acetato di Vinile (E.V.A.) + Polietilene.
Densità: 100 Kg/mc. Durezza Shore C = 45/50
Utilizzo: Biomeccanico/Modificativo Basic oltre 95 kg e Dual
(parte stabilizzante) Biomeccanico/Modificativo Elegant oltre 95
kg
Caratteristiche: Materiale morbido, flessibile, leggero ed
anallergico; garantisce un buon isolamento termico e una buona
resistenza meccanica
246

Evaform 160
Indicazioni materiale:
Colore: Beige
Composizione: Etilene Acetato di Vinile (E.V.A.)
Densità: 160 Kg/mc. Durezza Shore = 30
Utilizzo: Biomeccanico-Modificativo Basic fino a 95 kg e Dual
(parte Comfort) e Sport e Biomeccanico/Modificativo Elegant
fino a 95 kg
Caratteristiche: Materiale semimorbido, flessibile, leggero,
elastico ed anallergico; garantisce un buon isolamento termico e
una buona resistenza meccanica
247

Evaform 240
Indicazioni materiale:
Colore: Marrone
Composizione: Etilene Acetato di Vinile (E.V.A.)
Densità: 240 Kg/mc. Durezza Shore = 40
Utilizzo: Plantare Dual (parte stabilizzante) o Dual (parte
Comfort)
Caratteristiche: Materiale semimorbido, flessibile, leggero,
elastico ed anallergico; garantisce un buon isolamento termico e
una buona resistenza meccanica
248

Microcel
Indicazioni materiale:
Colore: Bianco
Composizione: Etilene Acetato di Vinile (E.V.A.) + Polietilene.
Densità: 300 Kg/mc. Durezza Shore = 55
Utilizzo: tipo 1/4 di sfera-Cuneo supinatore
Caratteristiche: Materiale rigido, flessibile ed anallergico;
garantisce un buon isolamento termico e una buona resistenza
meccanica. Sostituisce il materiale utilizzato per il classico
plantare in “cuoio e sughero” ed è utilizzato nei casi in cui si
vuole un massimo sostegno della volta
249

Evacolor
Indicazioni materiale:
Colore: Marmorizzato blu/verde
Composizione: : Etilene Acetato di Vinile (E.V.A.) + Polietilene
Densità: 200 Kg/mc. Durezza Shore C = 55/60
Utilizzo: Sport
Caratteristiche: Materiale semirigido, flessibile, leggero, elastico
ed anallergico; garantisce un buon isolamento termico e una
buona resistenza meccanica
250

Volene
Indicazioni materiale:
Colore: Multicolore
Composizione: Schiuma poliolefinica reticolata.
Densità: 140 Kg/mc. Durezza Shore = 29/36
Utilizzo: Valenti
Caratteristiche: Materiale semi-rigido, leggero, flessibile, elastico,
anallergico ed ammortizzante. Si conforma perfettamente alla
morfologia del piede garantendo un buon isolamento termico,
una buona resistenza meccanica ed un'eccellente resistenza agli
agenti chimici
251

Multistratos
Indicazioni materiale:
Colore: Carne
Composizione: Etilene Acetato di Vinile (E.V.A.).
Densità: 230 Kg/mc. Durezza Shore: 40
Utilizzo: Modificativo Basic (nell’adolescente e nell’adulto)
Caratteristiche: Materiale multicolore semi-rigido, flessibile ed
anallergico da utilizzare come base per la realizzazione di plantari;
garantisce un buon isolamento termico, una buona resistenza
meccanica ed un'ottima tenuta alla termoformatura. Permette di
modulare il rapporto piede/plantare: se usato dal blu verso il
rosso è più elastico e viceversa.
252

Schiuma di lattice
Indicazioni materiale:
Colore: Bianco
Composizione: Miscela di lattice sintetico e naturale.
Densità: 250 Kg/Mc. Durezza Shore: 15/20
Utilizzo: Biomeccanico Comfort/Modificativo e Elegant Comfort
Caratteristiche: Materiale multicolore semi-rigido, flessibile ed
anallergico da utilizzare come base per la realizzazione di plantari;
garantisce un buon isolamento termico, una buona resistenza
meccanica ed un'ottima tenuta alla termoformatura
253

I rivestimenti di base
Fodera sintetica con finitura tipo “Maialino”
Indicazioni rivestimento:
Colore: Beige o nero
Spessore: mm 0,8
Materiale: Pelle sintetica
Caratteristiche: Tessuto spalmato in Poliuretano con ottime
capacità di assorbimento e permeabilità al vapore acqueo.
Possiede una buona resistenza all'abrasione ed allo strappo.
Prodotto molto confortevole lavabile a mezzo spazzolatura con
acqua tiepida e sapone neutro. Utilizzata per chi ha problemi di
intollerabilità alla pelle naturale, ma non presenta eccessiva
sudorazione
254

Fodera sintetica con finitura tipo “Nappa”
Indicazioni rivestimento:
Colore: Ghiaccio, marrone o nero
Spessore: mm 0,7
Materiale: Pelle sintetica
Caratteristiche: Tessuto spalmato in Poliuretano con ottime
capacità di assorbimento e permeabilità al vapore acqueo.
Possiede una buona resistenza all'abrasione ed allo strappo e
un'ottima estensibilità. Può essere lavato a mezzo spazzolatura
con acqua tiepida e sapone neutro. Utilizzata per chi ha problemi
di intollerabilità alla pelle naturale, ma non presenta eccessiva
sudorazione
255

Fodera sintetica Delux
Indicazioni rivestimento:
Colore: Marrone
Spessore: mm 0,7
Materiale: Pelle sintetica
Caratteristiche: Tessuto spalmato in Poliuretano con ottime
capacità di assorbimento e permeabilità al vapore acqueo.
Possiede una buona resistenza all'abrasione ed allo strappo. Può
essere lavato a mezzo spazzolatura con acqua tiepida e sapone
neutro. Utilizzata per chi ha problemi di intollerabilità alla pelle
naturale, ma non presenta eccessiva sudorazione
256

Alcantara poidon
Indicazioni rivestimento:
Colore: beige, verde, azzurro o nero
Spessore: mm 1,00
Materiale: Comfort
Caratteristiche: È una fodera sintetica in Poliestere e Poliuretano,
appositamente studiata per la ricopertura dei plantari e
sottopiedi. E' una fodera ecologica e priva di sostanze nocive
(marchio Oeko-Tex Standard 100). Utilizzata per chi ha problemi
di eccessiva sudorazione e piedi maleodoranti
257

Suede
Indicazioni rivestimento:
Colore: Beige, marrone, grigio o nero
Spessore: mm 0,8
Materiale: Comfort e standard anallergico
Caratteristiche: È una fodera sintetica in Nylon e Poliuretano
appositamente studiata per la ricopertura dei plantari e
sottopiedi. Possiede un'ottima capacità di assorbimento del
vapore acqueo e una buona resistenza all'abrasione ed allo
strappo. Può essere lavata a mezzo spazzolatura con acqua
tiepida e sapone neutro. Utilizzata specialmente nello sportivo
per chi ha problemi di eccessiva sudorazione e piedi maleodoranti
258

Nabuk
Indicazioni rivestimento:
Colore: Blu
Spessore: mm 1,1
Materiale: Standard anallergico
Caratteristiche: Fodera sintetica scamosciata. Tessuto spalmato in
Poliuretano con ottime capacità di assorbimento e permeabilità
al vapore acqueo. Possiede una eccellente resistenza
all'abrasione ed allo strappo
259

Volene
Indicazioni rivestimento:
Colore: Beige, verde o marrone
Spessore: mm 1,5
Materiale: Antischok
Composizione: Schiuma poliolefinica reticolata. Densità: 143
Kg/mc. Temperatura di utilizzo: 90-100 gradi
Caratteristiche: Materiale semi-rigido, leggero, flessibile,
anallergico ed ammortizzante. Si conforma perfettamente alla
morfologia del piede garantendo un buon isolamento termico,
una buona resistenza meccanica ed un'eccellente resistenza agli
agenti chimici. Può essere tagliato, termoformato, molato e
raspato
260

Evaflex
Indicazioni rivestimento:
Colore: Beige
Spessore: mm 1,6
Materiale: Antischok
Composizione: Uretano microcellulare
Caratteristiche: Materiale anallergico, ammortizzante, dotato di
un'ottima memoria con un ritorno elastico che ne garantisce la
stabilità nel tempo. Ha una struttura a celle aperte che favorisce
la circolazione dell'aria. Queste caratteristiche ne fanno il
materiale ideale per la ricopertura di plantari per piedi sensibili
261

Poron
Indicazioni rivestimento:
Colore: Beige
Spessore: mm 1,6
Materiale: Antischok
Composizione: Uretano microcellulare
Caratteristiche: Materiale anallergico, ammortizzante, dotato di
un'ottima memoria con un ritorno elastico che ne garantisce la
stabilità nel tempo. Ha una struttura a celle aperte che favorisce
la circolazione dell'aria. Queste caratteristiche ne fanno il
materiale ideale per la ricopertura di plantari per piedi sensibili
262

Airlastic
Indicazioni rivestimento:
Colore: Beige
Spessore: mm 1,5 e 3,00 (liscio e forato)
Materiale: Antischok
Composizione: Uretano microcellulare.
Caratteristiche: Materiale anallergico, ammortizzante, dotato di
un'ottima memoria con un ritorno elastico del 95% che ne
garantisce la stabilita' nel tempo. Dispone di una struttura a celle
aperte che favorisce la circolazione dell'aria. Queste
caratteristiche ne fanno il materiale ideale per la ricopertura di
plantari per piedi sensibili. Uno dei lati del materiale e'
smerigliato per favorire l'incollaggio
263

Airlastic rivestito
Indicazioni rivestimento:
Colore: Blu scuro
Spessore: mm 1,5 e 3,00
Materiale: Antischok
Composizione: Uretano microcellulare
Caratteristiche: Materiale anallergico, ammortizzante, dotato di
un'ottima memoria con un ritorno elastico del 95% che ne
garantisce la stabilità nel tempo. Dispone di una struttura a celle
aperte che favorisce la circolazione dell'aria. Queste
caratteristiche ne fanno il materiale ideale per la ricopertura di
plantari per piedi sensibili. Uno dei lati del materiale e'
smerigliato per favorire l'incollaggio; l'altro e' ricoperto con una
fodera sintetica di colore blu per migliorare la capacità di
assorbimento e permeabilità al vapore acqueo
264

Memory foam
Indicazioni rivestimento:
Colore: Grigio
Spessore: mm 3,00
Materiale: Antischok
Composizione: Uretano micro cellulare
Caratteristiche: Il ritorno lento e' una delle caratteristiche
particolari di questo materiale. Inoltre, assicura un eccezionale
assorbimento degli impatti e, grazie alla sua inerzia, un'ottima
distribuzione delle pressioni. Caratteristiche principali:
riproduzione degli scarichi del piede, ritorno lento, altamente
traspirante, assorbimento degli urti, materiale a cellule aperte,
non da calore, non si strappa, di facile incollaggio, non
termoformabile, indicato nella realizzazione di plantari per
diabetici e per sportivi
265

Protocollo di inquadramento dell’ortesi plantare e di indagine
strumentale
Fin ora, durante lo svolgimento della tesi, ho affrontato tutti gli argomenti
riguardanti la deambulazione e mantenimento della stazione eretta, le parti
strutturali e viscerali interessate, ovvero, il sistema piede-gamba-coscia e le relazioni
che poterebbe avere con l’equilibrio corporeo, con le simmetrie di quest’ultimo
approdando inoltre al concetto di postura; ho inoltre affrontato argomenti inerenti,
quali i sistemi di rilevazione e valutazione biometrica, spiegando i metodi di
costruzione della strumentazione, il sistema di utilizzo in base alle finalità e le
potenzialità sfruttabili del sistema diagnostico e costruttivo dell’ortesi plantare.
In seguito ho offerto una sorta di “schematizzazione” semplificata delle varie
tipologie di plantare alle quali ho affiancato una scheda tecnica dettagliata
riguardante le finalità delle ortesi, i materiali di costruzione e i materiali di
rivestimento possibili.
Tutto questo, come già detto prima, per aiutare il lavoro dei professionisti dell’area
sanitaria e degli specialisti facilitando la prescrizione, la comprensione e la
collaborazione tra le figure professionali implicate nel percorso riabilitativo del
paziente.
In questo paragrafo proporrò una ulteriore “schematizzazione”, il protocollo di
inquadramento dell’ortesi plantare e di indagine strumentale, in cui, cercando di
essere più preciso possibile, ho ristretto i soggetti patologici in varie “categorie”, alle
quali, in base alle caratteristiche della patologia stessa, ho assegnato un protocollo
di indagine necessario, secondo le mie conoscienze acquisite durante tale corso di
laurea, alla valutazione del paziente, della patologia e del trattamento ortesico.
266

In questo modo, lo specialista è in grado di indirizzare il lavoro del tecnico
ortopedico in maniera “universale” e la collaborazione tra i professionisti interessati
sarebbe facilitata, come di conseguenza anche il percorso riabilitativo del paziente;
dando inoltre una sorta di “scientificità” al metodo professionale.
Per questo, propongo qui di seguito tutte le “categorie” da me create con i relativi
esami strumentali e tipologie di trattamento.
Nel bambino e nell’adolescente
Al soggetto in questione, sono assegnati i seguenti esami:
BPE statica
BPE dinamica
Podoscopia
Surfacer
In caso di vizi della colonna
Bak
In caso di vizi delle simmetrie corporee
Stabilometria
Se il soggetto porta gli occhiali
I plantari richiedibili, prevalentemente, sono:
Modificativo (specificando la tipologia)
Biomeccanico (specificando la tipologia)
267

Nell’adulto
In questo caso gli esami che possono aiutare la diagnosi dello specialista
sono:
BPE statica
BPE dinamica
Podoscopia
Bak
In caso di vizi della colonna
Stabilometria monopodalica
In caso di dolori alla colonna
I plantari richiedibili saranno:
Antitraumatico
Biomeccanico
Antitraumatico/Biomeccanico
Modificativo
Antitraumatico/Modificativo
Nell’adulto in trattamento riabilitativo
Gli esami utili alla precisione della diagnosi sono:
BPE statica
BPE dinamica
268

Podoscopia
Bak
Nello sportivo
In caso di vizi della colonna
Stabilometria monopodalica
I plantari prescrivibili sono:
Antitraumatico
Biomeccanico
Entrambi non ad uso prolungato
Gli esami utili alla precisione della diagnosi sono:
BPE statica
BPE dinamica
Stabilometria monopodalica
I plantari prescrivibili sono:
Antitraumatico
Biomeccanico
Nel diabetico o neuropatico
Gli esami utili alla precisione della diagnosi sono:
BPE statica
BPE dinamica
269

Stabilometria
I plantari prescrivibili sono:
Antitraumatico
Nel post-traumatico
Antitraumatico/Biomeccanico
Gli esami utili alla precisione della diagnosi sono:
Podoscopia
I plantari prescrivibili sono:
Antitraumatico
Biomeccanico
Nelle problematiche vascolari
Gli esami utili alla precisione della diagnosi sono:
BPE statica
BPE dinamica
Stabilometria
Podoscopia
I plantari prescrivibili sono:
Biomeccanico
Nel post-chirurgico
Post chirurgico degli arti inferiori
270

Gli esami utili alla precisione della diagnosi sono:
BPE statica
BPE dinamica
Podoscopia
Bak
I plantari prescrivibili sono:
Antitraumatico
Biomeccanico
Post chirurgico del piede
Gli esami utili alla precisione della diagnosi sono:
BPE statica
BPE dinamica
Podoscopia
I plantari prescrivibili sono:
Modificativo
Ho inoltre schematizzato tutto questo in una tabella per facilitare ulteriormente la
prescrizione di esami e plantari, in un foglio di richiesta formato da una parte (front)
in cui troviamo la prescrizione aspecifica ed una parte (retro) specifica:
271

Front
Paziente Esame Plantare
Bambino
E
Adolescente
1. BPM statica
2. BPM dinamica
3. Podoscopia
4. Surfacer
(In caso di vizi alla colonna)
5. Bak
(In caso di vizi delle simmetrie
corporee)
6. Stabilometria
(Se il soggetto porta gli
occhiali)
Adulto Adulto 1. BPM statica
2. BPM dinamica
3. Podoscopia
4. Bak
(In caso di vizi della colonna)
5. Stabilometria
monopodalica
(In caso di dolori alla colonna)
Adulto in
trattamento
1. BPM statica
2. BPM dinamica
3. Podoscopia
4. Bak
5. Stabilometria
monopodalica
(In caso di vizi della colonna)
Sportivo 1. BPM statica
2. BPM dinamica
3. Stabilometria
monopodalica
Patologico Diabetico 1. BPM statica
2. BPM dinamica
3. Podoscopia
4. Stabilometria
272
A. Modificativo
Basic Tipo Levrier
Dual Tipo Valenti
Comfort Tipo ¼ di sfera
Sport Tipo cuneo supinatore
Elegant Tipo per piede diabetico
B. Biomeccanico
Basic Comfort
Dual Elegant
Sport Elegant-Comfort
A. Antitraumatico
B. Biomeccanico
C. Antitraumatico/Biomeccanico
D. Modificativo
E. Antitraumatico/Modificativo
A. Antitraumatico
B. Biomeccanico
(Entrambi non ad uso
prolungato)
A. Antitraumatico
B. Biomeccanico
A. Antitraumatico
B. Antitraumatico/Modificativo
Post traumatico 1. Podoscopia A. Antitraumatico
B. Biomeccanico
Problematiche
vascolari
A. Biomeccanico
Post chirurgico
Arti inferiori
Post chirurgico
piede
1. BPM statica
2. BPM dinamica
3. Podoscopia
4. Stabilometria
1. BPM statica
2. BPM dinamica
3. Podoscopia
4. Bak
1. BPM statica
2. BPM dinamica
3. Podoscopia
A. Antitraumatico
B. Biomeccanico
A. Modificativo

Retro
Specifiche esame
Specifiche plantare su misura
In questo modo il paziente, che avrà riempito il questionario personale, si rivolgerà
allo specialista, il quale con il semplice utilizzo di una crocetta potrà indicare gli
esami ed il trattamento e specificare le indicazioni personalizzate, ed arriverà dal
tecnico ortopedico con una richiesta chiara.
Casi clinici
273

Casi clinici
Caso clinico 1 (verifica delle pressioni con calzature e correzione plantare
anche con podoscanalyzer)
Paziente: 25 anni, di kg 83, alto 186 cm, numero di calzatura 43,5
Patologia: Il soggetto riferisce facile stancabilità durante la propria attività
(preparatore atletico), con dolori muscolari agli arti inferiori e lombalgia.
Riferisce di essere stato trattato con plantari di scarico per talgia acuta, nel
corso degli ultimi 24 mesi.
Trattamento: Plantare biomeccanico (controllo medio-laterale) su calco
dinamico computerizzato.
Podoscanylzer
Esame senza calzature
274

Statica
Dinamica
Indice IBP
275

Esame con calzature
Statica
Dinamica
276

Indici IBP
Esame con calzatura e plantare
277

Statica
Dinamica
Indici IBP
278

Conclusioni IBP
L’osservazione degli Indicatori tra esame con calzature (a sx) ed esame con
calzature e plantare (a dx) mostra una riduzione di carico avampodalico, in
particolare nella Statica con evidente riduzione del valore del CoP e del PMP.
Il plantare si adatta funzionalmente a piede e calzatura.
E’ stato richiesto un controllo a 90 gg
279

Caso clinico 2 (verifica delle pressioni con calzature e correzione plantare)
Paziente: 74 anni, di kg 68, alto 165 cm, numero di calzatura 40
Patologia: Algia collo-piede dx in piede artrosico. Riferisce coxalgia dx. Con
segni radiografici di grave coxartrosi. Difficoltà deambulatoria con
extrarotazione destra.
Trattamento: Plantare su calco con scarico T.M, in calzature idonee
Esame senza calzature
Statica
280

Dinamica
Indici IBP
281

Esame con calzature
Statica
Dinamica
282

Indici IBP
Esame con calzatura e plantare
Statica
283

Dinamica
Indici IBP
284

Conclusioni IBP
L’osservazione degli Indicatori tra esame con calzature (a sx) ed esame con
calzature e plantare (a dx) evidenzia un peggioramento dei valori di
“carico” sia in statica che in dinamica. Solo il PMP si sposta sul retropiede
evidenziando un lieve scarico metatarsale. L’angolo dell’asse podalico
denota la inefficacia della correzione dell’extrarotazione a destra. Anche gli
indicatori di “spostamento” sia in statica che in dinamica non mostrano
miglioramenti. I totali I.B.P. denotano quanto evidenziato. Si dovrà
procedere a modica dell’ortesi.
285

Caso clinico 3 (verifica delle pressioni con calzature e correzione plantare)
Paziente: 45 anni, di kg 79, alto 167 cm, numero di calzatura 39
Patologia: Metatarsalgia destra con conseguente ipercarico controlaterale.
Instabilità rotulea destra con degenerazione meniscale (meniscosi) in
trattamento fisioterapico.
Trattamento: Plantare su calco gessato con scarico delle T.M. e lieve
sostegno della volta mediale.
Esame senza calzature
Statica
286

Dinamica
Indici IBP
287

Esame con calzature
Statica
Dinamica
288

Indici IBP
Esame con calzatura e plantare
Statica
289

Dinamica
Indici IBP
290

Conclusioni IBP
L’osservazione degli Indicatori tra esame con calzature (a sx) ed esame con
calzature e plantare (a dx) in statica evidenziano che il paziente non ha un
perfetto controllo delle modifiche. Anche l’esame dinamico mostra che gli
indicatori non sono migliorati ma l’osservazione dell’ immagine qualitativa
denota uno scarico come prescritto. Una instabilità nel passaggio tra arto
destro e sinistro è osservabile così come una inversione di carico tra statica
e dinamica a sottolineare che lo “spostamento” non è perfettamente
controllato. Si richiede controllo I.B.P. a 10 giorni dopo l’ utilizzo del
plantare.
La metodologia di Biometria Digitalizzata può essere impiegata quale
modalità di controllo computerizzato dell’azione del plantare al momento
della consegna.
Dovrà essere sempre previsto anche il controllo dell’effettiva congruità
della calzatura, rispetto alla morfologia podalica.
L’Indice Biomeccanico Posturale potrà essere utilizzato nel monitoraggio
della terapia, così da adeguarla costantemente, a seconda dei risultati e
delle reazioni del paziente nel tempo.
291

Conclusioni
Tutta l’argomentazione della tesi, quindi, come spiegato nel corso del testo, è rivolta
al raggiungimento di una certà facilità di interazione tra le figure professionali
interessate, dottore specialista e tecnico ortopedico, attraverso l’utilizzo di un
mezzo computerizzato di indagine e costruzione dell’ortesi, ai fini di un migliore e
produttivo approccio alle patologie coinvolte e quindi al benessere del paziente.
Possiamo definire questa capacità di interazione utile allo scopo, benessere del
paziente, come un “flusso” composto da due fasi, in cui sono coinvolti diverse figure
e fattori:
Figure
Specialista medico ortopedico
Tecnico ortopedico
Paziente
Fattori coinvolti
Indagine diagnostica e medeca
Data maining
Mezzi diagnostici
Indicazione per ortesi
Nomenclatura Lessicale Ortesica
Tabella protocolli Biometrici
Protocollo biometrico assegnato
292

Risultati indagini strumentali
CAE CAD CAM
Ortesi plantare
Tale “flusso” è innescato dal paziente, che quindi ne è il protagonista, generato dalle
figure professionali interessate nel processo di gestione del paziente e di
soddisfazione delle sue richieste, concludendosi con la consegna del plantare su
misura, ovvero il risultato dell’interazione tra lo specialista, parte clinica e di
prescrizione ed il tecnico ortopedico, parte manuale e tecnica.
Come già detto, il “il flusso” è composto da due fasi fondamentali :
La prima fase vede coinvolti lo specialista ed il paziente:
Specialista Medico
Ortopedico
Paziente
Indagine
Diagnostica
e Medica
Medical Knowledge
Mezzi Diagnostici
Data-mining
293
Indicazioni
per Ortesi
(Nomenclatore)

Possiamo notare, come, in questa parte dell’interazione, sia di notevole aiuto
l’apporto del nomenclatore nella prescrizione; infatti il prodotto del flusso,
“indicazioni per l’ortesi”, sarà chiaro e preciso.
La seconda fase, successiva, vede interessati il tecnico ortopedico ed il paziente:
Tecnico Ortopedico
Ortopedico
Indagine
Strumentale
Mezzi Diagnostici
Indicazioni
per Ortesi
(Nomenclatore)
Paziente
Medical Knowledge
Nomenclatore
Universale
294
Technological Knowledge
Data-mining
Tabella
Protocolli
Biometrici
CAE
CAD
CAM
Protocollo
Biometrico
Assegnato
Risultati
Indagini
srtumentali
In questa fase del “flusso”, possiamo notare come da un messaggio chiaro e preciso,
“indicazione per l’ortesi (nomenclatore)”, prende il via un processo di gestione del
paziente che facilita la comprensione delle patologie dello stesso e l’utilizzo corretto
dei mezzi diagnostici prima e del processo di costruzione dell’ortesi personalizzata
nel corso del trattamento plantare.

Di seguito viene riportato il “flusso” completo delle due fasi:
Tecnico Ortopedico
Ortopedico
Risultati
Indagini
Strumentali
295
Paziente
Interazione e
feedback
Specialista Medico
Ortopedico
Si nota, in conclusione, come il “flusso” ha modo di esistere grazie al paziente che si
trova in mezzo ed innesca il processo che esiste grazie alle due figure ed alla corretta
interazione tra loro.

Ringraziamenti
Sul finire del mio percorso universitario mi sento di ringraziare tutti coloro hanno
permesso la realizzazione di questo lavoro, in particolare, il Prof. Daniele Giansanti,
mio relatore ed il Prof. Marco Laineri Milazzo, mio correlatore.
Naturalmente, un ringraziamento di rito, va a tutti gli autori citati nel testo e nella
seguente bibliografia, che hanno contribuito e continuano a farlo all’estensione
della “letteratura” della figura professionale del Tecnico ortopedico.
Spero, inoltre, di poter contribuire allo sviluppo continuo delle tecnologie e dei
metodi tecnologici utilizzati nell’arte delle tecniche ortopediche che, in una visione
innovativa, è oggettivata dai moderni sistemi di valutazione delle patologie.
296

Bibliografia
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Brola, Roma 1989
“Optic-vestibular orientationto the vertical” , ( N.Bishof ), ed. Springer Verlag, Berlino
1974
“Dalla meccanica alla cibernetca, verso un moderno approccio al sistema
dell’equilibrio e alle sue disfunzioni”, (A.Cesarini, A.Alpini), ed. Bi&Gi, Verona 1992
“Dallo strutturalismo psicomotorio al neocomportamentismo”, ( P.Corrado ), ed.
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299

“Ortesi plantari per piede piatto con metodologia Physycam Mchine 3D”,
(G.C.Fasciani, P.Galasso)
“Il piede. Biomeccanica e patomeccanica in tema di antigravitarietà”, (P.Ronconi),
ed. Timeo, Bologna 2001
“Testo atlante di posturologia plantare”, (M.A.Fusco), ed. Marrapese
“Myofascial pain syndromes: Clinical and pathophysiological aspects”, (L.Vecchiet,
M.A. Giamberardino, R.Saggini), ed. Clin J Pain, 1991
“Spatial-temporal parameters of gait: reference data and a statistical method for
normality assessment”, (V.Macellari, C.Giacomozzi , R. Saggini), 1999
“Atlante della Postura e della Riabilitazione T.G.I.R. testo Guida Identificativo
Riabilitativo”, ed. Marrapese
Convegno nazionale: “La postura: il moderno approccio multidisciplinare tra mente,
corpo e gravità”, Roma 20-22/10/2011, Org. Agenzia formativa forma; Moderatori:
“Postura e riprogrammazione posturale” , (B.Bricot)
“La postura e il bambino”, (C.Villani)
“Le catene muscolari”, (K.Zardoni)
“Il piede e la postura”, (P.Ronconi)
300

“Ortesi plantari e postura”, (M.Laineri Milazzo)
“La calzatura nella postura”, (M.Mancini)
Postura e tecnologie di valutazione”, (P.Galasso)
Valutazione pressoria plantare, principi nel trattamento ortesico e sistema
CAD-CAM”, (G.Zito)
“1° Corso di baropodometria”, XXIII Congresso nazionale della società italiana di
medicina e chirurgia del piede, (L.Romanini, C.Villani, A.Vilaidot, A.Vilaidot Jr), Roma
8-10/06/1995
“Studio con baro podometro elettronico (BPE) delle turbe della statica negli
emiparetici”, XVI Congresso nazionale della società di medicina fisica e riabilitazione,
(G,Megna, e collaboratori)
“Rilievi clinici e baropodometrici in alcune patologie disabilitanti e responsabilità
neurologica”, (G,Megna, M.Ranieri, P.Fiore), 1994
“Programmazione posturale globale nei disordini cranio mandibolari”,
(D.Caradonna, P.Buzzanca, C.Caradonna)
“Gait Analysis in normal subjects provided by computerized baropodometry”,
(D.Tufarelli, C.Badaracco)
301

“Pedane dinamometriche: Posturografia”, (R.Schiffer), 2003
XXXIV Congresso nazionale SIMFER, Firenze, 2006
Interventi:
“Biometria digitalizzata”, (P.Galasso)
“Postura quale premessa per una corretta armonia cinetica. Valutazione
Tecnica Bioposturale dei disordini dell’equilibrio”, (R.Schiffer)
1° Congresso nazionale di posturologia scientifica CIES Italia: “Up to update on
posturology”, Padova, Dicembre 2006. Intervento: “Scelta degli indicatori in
stabilometria”, (R.Schiffer)
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