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La città misteriosa a cura di Fabio Brunelli, Roberto ... - For.Indire.It

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<strong>La</strong> <strong>città</strong> <strong>misteriosa</strong><br />

a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> <strong>Fabio</strong> <strong>Brunelli</strong>, <strong>Roberto</strong> Imperiale, Carmela Milone, Franco Spinelli<br />

Introduzione ....................................................................................................2<br />

Descrizione dell’attività......................................................................................3<br />

In<strong>di</strong>cazioni metodologiche................................................................................ 10<br />

Eventuali <strong>di</strong>fficoltà e suggerimenti..................................................................... 12<br />

Spunti per un approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>sciplinare........................................................ 13<br />

Elementi per prove <strong>di</strong> verifica ........................................................................... 20<br />

Bibliografia .................................................................................................... 42<br />

Sitografia ...................................................................................................... 42<br />

Proposta <strong>di</strong> attività per il corsista ...................................................................... 43


Introduzione<br />

L’attività si può presentare come un proseguimento <strong>di</strong> quella intitolata “<strong>La</strong> foto”. Là si<br />

affrontavano il pensiero proporzionale e successivamente le proporzioni; qui si<br />

affrontano le similitu<strong>di</strong>ni come relazioni tra figure che hanno la stessa forma.<br />

L’attività proposta porta l’allievo a costruire le conoscenze fondamentali relative alle<br />

figure simili a partire dai triangoli. Tali conoscenze riguardano due aspetti: la<br />

congruenza degli angoli e la proporzionalità dei lati.<br />

L’attività è <strong>di</strong>visa in tre fasi:<br />

− Nella prima si affronta un problema relativo a carte geografiche. <strong>La</strong> risoluzione del<br />

problema in tale contesto avviene a partire dalle conoscenze geometriche che<br />

l’allievo ha già maturato.<br />

− Nella seconda fase si affronta la proporzionalità delle lunghezze dei lati a partire<br />

dalla osservazione <strong>di</strong> due schede, la prima con immagini ingran<strong>di</strong>te, rimpicciolite o<br />

deformate, la seconda con rettangoli <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>mensioni fra i quali è possibile<br />

in<strong>di</strong>viduarne alcuni simili.<br />

− Nella terza fase si generalizzano i risultati trovati, utilizzando dei modellini concreti.<br />

Emerge qui la <strong>di</strong>versità che esiste fra i triangoli e gli altri poligoni: nei triangoli una<br />

delle due relazioni (uguaglianza degli angoli, proporzionalità dei lati) “si tira <strong>di</strong>etro<br />

l’altra”, cosa che non succede negli altri poligoni.<br />

2


Descrizione dell’attività<br />

Fase 1: <strong>La</strong> <strong>città</strong> <strong>misteriosa</strong><br />

L’insegnante mostra alla classe due mappe:<br />

<br />

<br />

Mappa A Mappa B<br />

<br />

L’insegnante pone il seguente problema:<br />

“Nelle due mappe, che sono in scala <strong>di</strong>versa, sono segnate Firenze e Prato: nella<br />

mappa A è segnata anche Empoli, nella mappa B invece no. Come è possibile<br />

sistemare Empoli nella giusta posizione anche nella mappa B?<br />

Trova la posizione <strong>di</strong> Empoli nella mappa B con il metodo che ritieni più opportuno.<br />

Spiega il proce<strong>di</strong>mento che hai seguito.”<br />

Segue una <strong>di</strong>scussione in classe sulle <strong>di</strong>verse ipotesi e meto<strong>di</strong> proposti dai ragazzi.<br />

L’insegnante potrebbe eventualmente guidare gli allievi con domande del tipo:<br />

“<strong>La</strong> <strong>di</strong>rezione da prendere per andare da una <strong>città</strong> all’altra varia passando dalla mappa<br />

A alla mappa B? Immagina gli angoli formati da queste <strong>di</strong>rezioni nelle due mappe.<br />

Come dovrebbero essere?”<br />

Questa prima fase si potrebbe concludere con il seguente risultato:<br />

“Abbiamo costruito triangoli con gli angoli corrispondenti uguali e abbiamo ottenuto in<br />

questo modo triangoli con la stessa forma (anche se con i lati corrispondenti <strong>di</strong><br />

lunghezze <strong>di</strong>verse). Empoli si trova...”<br />

In questa fase si preferisce non insistere ancora sulla proporzionalità dei lati<br />

corrispondenti nelle figure simili. Non sempre i ragazzi colgono il rapporto costante tra<br />

i lati corrispondenti delle due figure.<br />

Si accantona momentaneamente il problema della <strong>città</strong> <strong>misteriosa</strong> che verrà ripreso in<br />

una fase successiva.<br />

<br />

<br />

3


(Le due mappe A e B sono state ricavate utilizzando il programma Google Immagini<br />

Maps. Si consiglia <strong>di</strong> utilizzare questo programma per ottenere mappe della propria<br />

regione, in modo tale che gli allievi siano più coinvolti nell’attività).<br />

Fase 2: Dai triangoli ai rettangoli<br />

L’insegnante consegna ad ogni ragazzo una fotocopia del tipo Fig 1 e pone il seguente<br />

problema:<br />

“In<strong>di</strong>vidua le immagini della massaia che somigliano all’immagine [1]”<br />

Fig 1<br />

1<br />

3 4<br />

5 6<br />

2<br />

Suggerimenti per alunni in <strong>di</strong>fficoltà<br />

Questa fase può presentare qualche problema non banale soprattutto dal punto <strong>di</strong><br />

vista linguistico. L’insegnante dovrà gestire molto bene la <strong>di</strong>scussione, per far<br />

emergere il reale significato della parola in questo contesto, che inevitabilmente<br />

coinvolgerà “forme” e “proporzioni”. Potrebbe ad esempio (metodologia del pair<br />

check) <strong>di</strong>videre i ragazzi in coppie. Ogni coppia cercherà la propria definizione <strong>di</strong><br />

somiglianza (e su questa base in<strong>di</strong>viduerà le figure “somiglianti”) e successivamente<br />

potrà confrontare la propria definizione con quella <strong>di</strong> un’altra coppia… Una <strong>di</strong>scussione<br />

collettiva concluderà il lavoro; in questa <strong>di</strong>scussione ogni studente arriverà con una<br />

propria idea costruita in collaborazione con altri.<br />

4


Dalla <strong>di</strong>scussione collettiva emergerà che le massaie [4] e [5] sono rispettivamente<br />

l’ingran<strong>di</strong>mento e la riduzione della massaia [1]. Le altre immagini mostrano la stessa<br />

massaia, ma deformata.<br />

L’insegnante chiederà <strong>di</strong> esaminare meglio le varie immagini proposte, in<strong>di</strong>viduando in<br />

esse altre regolarità. Qualche ragazzo potrà osservare che le piastrelle delle figure [1],<br />

[4] e [5] sono quadrate, mentre nelle altre immagini, quelle deformate, le piastrelle si<br />

mo<strong>di</strong>ficano e da quadrate <strong>di</strong>ventano rettangolari.<br />

A questo punto il docente fornirà una seconda scheda (Fig 2) con la consegna:<br />

“Quali dei rettangoli rappresentati hanno la stessa forma del rettangolo R1?”<br />

Fig 2<br />

R1<br />

R3<br />

R2<br />

R4<br />

Osservazioni per l’insegnante<br />

<strong>La</strong> seconda domanda della fase 2 tocca una questione delicata: per un ragazzo che<br />

abbia tuttora in mente le usuali definizioni date ai livelli scolastici precedenti<br />

(ad<strong>di</strong>rittura a partire dai blocchi logici della scuola dell’infanzia….) tutti i rettangoli<br />

hanno la stessa forma! Sarà allora opportuno che l’insegnante premetta alla domanda<br />

un lavoro che metta in luce come la forma dei rettangoli non è sempre la stessa ma<br />

varia con continuità (si può fare riferimento alle classiche deformazioni della<br />

Castelnuovo a partire da un filo teso con 4 <strong>di</strong>ta o su un geopiano…). Solo a questo<br />

punto la <strong>di</strong>scussione potrà risultare fruttuosa per tutti lungo il percorso in<strong>di</strong>viduato.<br />

Gli alunni in<strong>di</strong>vidueranno con facilità i rettangoli R4 ed R7, ma probabilmente avranno<br />

qualche <strong>di</strong>fficoltà a motivare la risposta. L’insegnante potrebbe guidarli invitandoli a<br />

R5<br />

R6<br />

R7<br />

5


iportare le misure dei lati <strong>di</strong> ciascun rettangolo in una tabella <strong>di</strong> questo tipo (l1 in<strong>di</strong>ca il<br />

lato minore e l2 il lato maggiore del rettangolo):<br />

R1<br />

R4<br />

R7<br />

l1 l2<br />

<strong>La</strong> tabella, una volta compilata, potrebbe presentarsi in questo modo:<br />

l1 l2<br />

R1 2 5<br />

R4 1 2,5<br />

R7 4 10<br />

L’insegnante potrebbe chiedere:<br />

“Notate qualche relazione fra i numeri della prima riga e quelli della seconda riga? E<br />

fra i numeri della prima riga e quelli della terza riga?”<br />

Dall’osservazione della tabella scaturisce che i lati del rettangolo R1 sono il doppio dei<br />

lati del rettangolo R4 e la metà <strong>di</strong> quelli del rettangolo R7.<br />

E ancora:<br />

“Sapete costruire un rettangolo R8 che abbia la stessa forma <strong>di</strong> R1 e il lato minore <strong>di</strong> 6<br />

cm?”<br />

“Qual è il rapporto fra i lati corrispondenti dei rettangoli R1 ed R8?”<br />

Se due rettangoli hanno la stessa forma possiamo affermare che il rapporto fra lati<br />

corrispondenti si mantiene costante (rapporto esterno).<br />

“Se calcoliamo il rapporto fra i lati <strong>di</strong> rettangoli che non hanno la stessa forma, si<br />

verifica ancora questa proprietà?”<br />

L’insegnante potrebbe ulteriormente invitare i ragazzi ad esaminare la tabella e<br />

chiedere:<br />

“Esaminate in orizzontale le coppie dei numeri della tabella, cosa notate?”<br />

Si giungerà così alla “scoperta” <strong>di</strong> un rapporto fra i numeri corrispondenti nelle due<br />

colonne, ovvero fra lato minore e lato maggiore <strong>di</strong> un rettangolo (rapporto interno)<br />

che si mantiene costante nei rettangoli che hanno la stessa forma (cioè fra i rettangoli<br />

simili).<br />

Osservazioni per l’insegnante<br />

<strong>La</strong> tabella con le misure dei lati potrà essere costruita con i dati <strong>di</strong> tutti i rettangoli e<br />

potrà eventualmente essere usata per “riportare” i rettangoli su un geopiano o su un<br />

quaderno in posizione tale da far emergere la similitu<strong>di</strong>ne esistente solo fra alcuni <strong>di</strong><br />

questi rettangoli (analogamente a quanto viene proposto poco dopo per i triangoli).<br />

Sarà importante a questo punto guidare i ragazzi verso una lettura incrociata della<br />

tabella e dei rettangoli così ricostruiti, magari suggerendo poi una analoga lettura<br />

delle immagini con le piastrelle….<br />

6


L’insegnante, tornando alle immagini della massaia (Fig 1), alla luce <strong>di</strong> quanto<br />

“scoperto” per i rettangoli, chiede ai ragazzi:<br />

“Tenendo presente ciò che avete “scoperto” per i rettangoli, c’è qualche in<strong>di</strong>zio<br />

(relativo alle misure dei lati <strong>di</strong> qualche poligono) che conferma che le immagini scelte<br />

prima sono veramente somiglianti?<br />

Gli alunni, che già precedentemente avevano notato la permanenza della forma<br />

quadrata della piastrella, potranno in<strong>di</strong>viduare, ad esempio, il rapporto costante fra le<br />

<strong>di</strong>mensioni dei cassetti, oppure fra altre misure.<br />

A questo punto si può ritornare alla Fase 1, considerando i due triangoli: quello nella<br />

Mappa A e quello costruito successivamente nella Mappa B.<br />

“Poiché i triangoli hanno la stessa forma, è possibile verificare che fra i lati <strong>di</strong> questi<br />

esista una relazione del tipo <strong>di</strong> quella trovata<br />

per i rettangoli?”<br />

Per visualizzare meglio i triangoli<br />

l’insegnante può suggerire <strong>di</strong> ritagliarli in un<br />

foglio <strong>di</strong> acetato, dopo averli ricalcati, e <strong>di</strong><br />

sistemarli in modo che un angolo <strong>di</strong> un<br />

triangolo si sovrapponga a quello<br />

corrispondente dell’’altro. (fig. …)<br />

Questo serve a confermare l’uguaglianza<br />

degli angoli e ad esaminare meglio la<br />

relazione fra i lati. Se nel gruppo degli alunni<br />

c’è qualcuno che pensa <strong>di</strong> risolvere il problema applicando una strategia ad<strong>di</strong>tiva, il<br />

porre i triangoli in questa maniera li convincerà ulteriormente della non vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />

questo approccio.<br />

[una <strong>di</strong>sposizione dei triangoli <strong>di</strong> questo tipo, può dare lo spunto per avviare al<br />

concetto <strong>di</strong> omotetia].<br />

A conclusione <strong>di</strong> questa fase i ragazzi dovrebbero aver “scoperto” le con<strong>di</strong>zioni che<br />

devono essere sod<strong>di</strong>sfatte dai lati e dagli angoli <strong>di</strong> due poligoni simili e l’insegnante<br />

può procedere alla formalizzazione.<br />

A conferma <strong>di</strong> quanto appreso il docente potrebbe ancora chiedere:<br />

“Come mai per riconoscere la somiglianza (similitu<strong>di</strong>ne) dei rettangoli non ci siamo<br />

posti il problema degli angoli?”<br />

7


Fase 3: Dai triangoli ai poligoni<br />

L’insegnante fornisce ai ragazzi delle cannucce con la seguente consegna:<br />

“Costruite con le cannucce due esagoni; ognuno <strong>di</strong> essi deve avere i lati uguali, ma il<br />

lato del primo esagono deve essere il doppio del lato del secondo. I due esagoni che<br />

avete costruito sono simili?”<br />

Di solito succede che i ragazzi<br />

<strong>di</strong>ano per scontato che gli esagoni<br />

equilateri siano anche equiangoli,<br />

insomma che si tratti <strong>di</strong> esagoni<br />

regolari. D’altra parte a scuola i<br />

problemi sugli esagoni proposti dai<br />

libri <strong>di</strong> testo riguardano quasi<br />

sempre esagoni regolari; pertanto i<br />

ragazzi, secondo questo stereotipo,<br />

sistemeranno le cannucce in modo<br />

da avere due esagoni regolari e<br />

controllando le relazioni fra lati e<br />

fra angoli affermeranno che si<br />

tratta <strong>di</strong> poligoni simili.<br />

Fig. 4<br />

Fig. 3<br />

A questo punto basterà che il docente<br />

schiacci uno dei due poligoni per far<br />

vedere che due poligoni, costruiti<br />

secondo la consegna assegnata, non è<br />

detto che siano simili.<br />

Si concluderà osservando che il controllo<br />

della proporzionalità fra lati<br />

corrispondenti non basta a garantire la<br />

similitu<strong>di</strong>ne fra i due poligoni.<br />

L’insegnante può procedere chiedendo <strong>di</strong> costruire poligoni che abbiano gli angoli<br />

uguali: “possiamo affermare che sono simili?”<br />

Basta ricordare la scheda dei rettangoli della fase 2 per rispondere a questa domanda.<br />

Successivamente si può chiedere:<br />

a) Cosa possiamo <strong>di</strong>re dei lati <strong>di</strong> due triangoli che hanno gli angoli uguali?<br />

b) Cosa possiamo <strong>di</strong>re degli angoli <strong>di</strong> due triangoli che hanno i lati proporzionali?<br />

8


Si concluderà affermando che i triangoli per la similitu<strong>di</strong>ne costituiscono un caso a<br />

parte nell’insieme dei poligoni, in quanto, per verificare se due triangoli sono simili,<br />

basta controllare solo una delle due relazioni: se è verificata una, automaticamente<br />

sarà verificata anche l’altra.<br />

Come verifica si possono proporre schede rappresentanti coppie <strong>di</strong> quadrati e <strong>di</strong> altri<br />

poligoni regolari con misura del lato <strong>di</strong>versa chiedendo <strong>di</strong> verificare la vali<strong>di</strong>tà<br />

dell’affermazione:<br />

“Tutti i poligoni regolari con lo stesso numero <strong>di</strong> lati sono simili”<br />

9


In<strong>di</strong>cazioni metodologiche<br />

<strong>La</strong> metodologia proposta si fonda sull’orchestrazione da parte dell’insegnante della<br />

<strong>di</strong>scussione matematica, alternando momenti <strong>di</strong> lavoro a classe intera, ad altri a<br />

piccoli gruppi.<br />

Dare l’opportunità <strong>di</strong> argomentare, <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere le proprie soluzioni, <strong>di</strong> sostenere le<br />

proprie affermazioni, <strong>di</strong> validare la propria attività matematica, significa dare agli<br />

allievi fiducia e far crescere la responsabilità nell’organizzare e gestire una “piccola”<br />

ricerca, proprio il contrario <strong>di</strong> quanto avviene nelle situazioni tra<strong>di</strong>zionali, dove<br />

l’insegnante tende a <strong>di</strong>rigere tutto il lavoro, aggirando gli ostacoli e in<strong>di</strong>cando la via<br />

“giusta”.<br />

<strong>La</strong>vorando con la modalità laboratoriale<br />

Il laboratorio <strong>di</strong> matematica non è un luogo fisico <strong>di</strong>verso dalla classe, è piuttosto un<br />

insieme strutturato <strong>di</strong> attività volte alla costruzione <strong>di</strong> significati degli oggetti<br />

matematici.<br />

Il laboratorio, quin<strong>di</strong>, coinvolge persone (studenti e insegnanti), strutture (aule,<br />

strumenti, organizzazione degli spazi e dei tempi), idee (progetti, piani <strong>di</strong> attività<br />

<strong>di</strong>dattiche, sperimentazioni).<br />

<strong>La</strong> costruzione <strong>di</strong> significati, nel laboratorio <strong>di</strong> matematica, è strettamente legata, da<br />

una parte, all'uso degli strumenti utilizzati nelle varie attività, dall'altra, alle interazioni<br />

tra le persone che si sviluppano durante l’esercizio <strong>di</strong> tali attività. È necessario<br />

ricordare che uno strumento è sempre il risultato <strong>di</strong> un'evoluzione culturale, che è<br />

prodotto per scopi specifici e che, conseguentemente, incorpora idee. Sul piano<br />

<strong>di</strong>dattico ciò ha alcune implicazioni importanti: innanzitutto il significato non può<br />

risiedere unicamente nello strumento né può emergere dalla sola interazione tra<br />

studente e strumento. Il significato risiede negli scopi per i quali lo strumento è usato,<br />

nei piani che vengono elaborati per usare lo strumento; l’appropriazione del<br />

significato, inoltre, richiede anche riflessione in<strong>di</strong>viduale sugli oggetti <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e sulle<br />

attività proposte.<br />

Gli strumenti del laboratorio <strong>di</strong> matematica possono essere <strong>di</strong> tipo tra<strong>di</strong>zionale, come i<br />

così detti “materiali poveri”, oppure tecnologicamente avanzati, come le macchine<br />

matematiche e i software <strong>di</strong> geometria.<br />

I ragazzi devono sapersi organizzare, <strong>di</strong>videre il lavoro, gestire il tempo a<br />

<strong>di</strong>sposizione, accettare i contributi <strong>di</strong> tutti, entrare nel punto <strong>di</strong> vista degli altri,<br />

acquisire in definitiva quelle capacità che <strong>di</strong>ventano in<strong>di</strong>spensabili se si desidera<br />

adattarsi “bene” alla società attuale. L’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una nuova conoscenza,<br />

organizzata a partire dalla in<strong>di</strong>viduazione e dalla risoluzione <strong>di</strong> problemi, si<br />

caratterizza come un’attività <strong>di</strong> ricerca, <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> ipotesi, <strong>di</strong> esplorazioni, <strong>di</strong><br />

verifiche, attività tutte proprie alla ricerca matematica.<br />

L’insegnante ha il compito <strong>di</strong> stimolare nell’allievo una ricerca attiva, <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nare il<br />

<strong>di</strong>battito in classe, <strong>di</strong> istituzionalizzare le conoscenze nuove, magari riutilizzandole e<br />

rafforzandole poi con esercizi <strong>di</strong> applicazione e verifiche.<br />

Una ulteriore in<strong>di</strong>cazione metodologica è quella <strong>di</strong> richiedere agli alunni <strong>di</strong> descrivere<br />

per iscritto l’attività svolta, spiegando le motivazioni delle scelte fatte e delle strategie<br />

utilizzate, le <strong>di</strong>fficoltà incontrate. Si tratta <strong>di</strong> ricostruire il percorso fatto e in<strong>di</strong>care<br />

quello che George Pólya ha definito come “le acquisizioni metodologiche”.<br />

10


Suggerimenti per alunni in <strong>di</strong>fficoltà<br />

In presenza <strong>di</strong> alunni con <strong>di</strong>fficoltà occorre insistere soprattutto su due aspetti: la<br />

capacità <strong>di</strong> utilizzare consapevolmente la procedura e saperla descrivere a parole<br />

(magari spiegandola a un altro compagno, o trascrivendola su un “<strong>di</strong>ario <strong>di</strong> bordo”<br />

personale).<br />

Lo studente potrà così costruire il suo teorema in atto. A partire proprio dalle<br />

competenze verbali, infatti, si può guidare i ragazzi verso scoperte significative e<br />

solidamente possedute, anche se in tempi <strong>di</strong>versi rispetto agli altri compagni.<br />

11


Eventuali <strong>di</strong>fficoltà e suggerimenti<br />

L’attività, pur nella sua struttura attiva e quin<strong>di</strong> coinvolgente, può presentare qualche<br />

problema non banale, soprattutto nella Fase 2, dal punto <strong>di</strong> vista linguistico.<br />

• Anzitutto va chiarito il significato della parola “somiglia” quando riferito alle<br />

immagini 1-6 della cucina. L’insegnante dovrà gestire molto bene la<br />

<strong>di</strong>scussione, per far emergere il reale significato della parola in questo contesto,<br />

che inevitabilmente coinvolgerà “forme” e “proporzioni”. Potrebbe ad esempio<br />

essere utilizzata la metodologia del pair check: si <strong>di</strong>vidono i ragazzi in coppie,<br />

ogni coppia cerca la propria definizione <strong>di</strong> somiglianza (e su questa base<br />

in<strong>di</strong>vidua le figure “somiglianti”) e successivamente confronta la propria<br />

definizione con quella <strong>di</strong> un’altra coppia… Una <strong>di</strong>scussione collettiva concluderà<br />

il lavoro; in questa <strong>di</strong>scussione ogni studente arriverà con una propria idea<br />

costruita in collaborazione con altri.<br />

• Ancora più delicata si presenta la questione sulla seconda domanda: per un<br />

ragazzo che abbia tuttora in mente le usuali definizioni date ai livelli scolastici<br />

precedenti (ad<strong>di</strong>rittura a partire dai blocchi logici della scuola dell’infanzia….)<br />

tutti i rettangoli hanno la stessa forma ! Sarà allora opportuno che l’insegnante<br />

premetta alla domanda un lavoro che metta in luce come la forma dei rettangoli<br />

non è sempre la stessa ma varia con continuità (si può fare riferimento alle<br />

classiche deformazioni della Castelnuovo a partire da un filo teso con 4 <strong>di</strong>ta o su<br />

un geopiano…). Solo a questo punto la <strong>di</strong>scussione potrà risultare fruttuosa per<br />

tutti lungo il percorso in<strong>di</strong>viduato.<br />

• <strong>La</strong> tabella con le misure dei lati potrà essere costruita con i dati <strong>di</strong> tutti i<br />

rettangoli e potrà eventualmente essere usata per “riportare” i rettangoli su un<br />

geopiano o su un quaderno in posizione tale da far emergere la similitu<strong>di</strong>ne<br />

esistente solo fra alcuni <strong>di</strong> questi rettangoli (analogamente a quanto viene<br />

proposto poco dopo per i triangoli). Sarà importante a questo punto guidare i<br />

ragazzi verso una lettura incrociata della tabella e dei rettangoli così ricostruiti,<br />

magari suggerendo poi una analoga lettura delle immagini con le piastrelle...<br />

In generale, nelle restanti parti della proposta, in presenza <strong>di</strong> alunni con <strong>di</strong>fficoltà si<br />

potrà insistere soprattutto su due aspetti: la capacità <strong>di</strong> comprendere e utilizzare<br />

consapevolmente la procedura e saperla descrivere a parole (magari spiegandola a un<br />

altro compagno, o trascrivendola su un “<strong>di</strong>ario <strong>di</strong> bordo” personale). Lo studente potrà<br />

così costruire il suo teorema in atto. A partire proprio dalle competenze verbali, infatti,<br />

si può guidare i ragazzi verso scoperte significative e solidamente possedute, anche se<br />

in tempi <strong>di</strong>versi rispetto agli altri compagni.<br />

12


Spunti per un approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>sciplinare<br />

1) Aree <strong>di</strong> figure simili<br />

L’insegnante introduce l’argomento ponendo il seguente quesito:<br />

“Se invece <strong>di</strong> stampare una fotografia in formato 10 x 15 deci<strong>di</strong> <strong>di</strong> fare stampare la<br />

stessa fotografia in formato 20 x 30, cioè con le <strong>di</strong>mensioni raddoppiate, pensi <strong>di</strong><br />

spendere il doppio per la carta da stampa?”<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>scussione che segue dovrebbe portare ad eseguire un <strong>di</strong>segno in scala delle foto<br />

e a calcolare le due aree.<br />

Per consolidare le conoscenze si può chiedere agli alunni <strong>di</strong> rispondere ad alcune<br />

domande relative ai seguenti rettangoli simili tra loro:<br />

Fig. 5<br />

• Per quanto occorre moltiplicare le <strong>di</strong>mensioni del rettangolo 2 per avere le<br />

<strong>di</strong>mensioni del rettangolo 3?<br />

• Per quanto occorre moltiplicare l’area del rettangolo 2 per avere l’area del<br />

rettangolo 3?<br />

• Quant’è il rapporto tra l’area del rettangolo 3 e l’area del rettangolo 1?<br />

13


Completa le seguente tabella:<br />

Tra i rettangoli Rapporto fra i lati Rapporto fra le aree<br />

2 e 3<br />

4 e 2<br />

4 e 3<br />

1 e 4<br />

Al termine <strong>di</strong> questa attività gli allievi dovrebbero arrivare a formulare la seguente<br />

regola generale:<br />

Se due figure simili sono tali che le lunghezze della seconda sono k volte le lunghezze<br />

corrispondenti della prima allora l’area della seconda è k 2 volte l’area della prima.<br />

2) Dividere un segmento in parti uguali con riga e squadra<br />

Per <strong>di</strong>videre un segmento assegnato in n parti uguali, si procede come segue.<br />

Scegliamo <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre il segmento assegnato AB ad esempio in 5 parti uguali.<br />

- <strong>di</strong>segniamo il segmento AB;<br />

- <strong>di</strong>segniamo una semiretta <strong>di</strong> origine A (che formi un angolo acuto con il segmento<br />

AB);<br />

- sulla semiretta <strong>di</strong> origine A segniamo un punto qualsiasi: chiamiamolo 1;<br />

- riportiamo la lunghezza del segmento A-1 quattro volte, in<strong>di</strong>viduando sulla semiretta<br />

i punti 2, 3, 4, 5 tutti equi<strong>di</strong>stanti tra loro;<br />

- tracciamo ora il segmento che unisce il punto 5 con l'estremo B;<br />

- tracciamo le rette parallele al segmento 5-B passanti per i punti 4, 3, 2, 1.<br />

Il segmento AB risulta in tal modo sud<strong>di</strong>viso in 5 segmenti uguali per il Teorema <strong>di</strong><br />

Talete (un fascio <strong>di</strong> rette parallele tagliate da due trasversali stacca su queste coppie<br />

<strong>di</strong> segmenti <strong>di</strong>rettamente proporzionali).<br />

Divisione <strong>di</strong> un segmento in parti uguali<br />

http://www.gpmeneghin.com/schede/riga/segm.htm<br />

Divisione <strong>di</strong> un segmento in parti uguali<br />

http://www.matematica.it/tomasi/figurecp/<strong>di</strong>visione-segmento.html<br />

Similitu<strong>di</strong>ne<br />

http://www.matematica.it/tomasi/figurecp/similitud.html<br />

14


3) I cerchi e la similitu<strong>di</strong>ne<br />

L’insegnante chiede: “Due cerchi <strong>di</strong> raggio <strong>di</strong>verso sono simili? Qual è il loro rapporto<br />

<strong>di</strong> similitu<strong>di</strong>ne?”<br />

Approccio visivo.<br />

Lo spunto per la riflessione è offerto dall’osservazione del seguente <strong>di</strong>segno:<br />

L’insegnante <strong>di</strong>segna un cerchio su un foglio <strong>di</strong> Word. Dopo averlo copiato e incollato<br />

accanto, lo seleziona e lo stira secondo la <strong>di</strong>agonale. Il cerchio conserva la stessa<br />

forma (Fig. 6).<br />

Fig 6<br />

L’insegnante poi <strong>di</strong>segna un cerchio e un rettangolo (messi insieme con la funzione<br />

“Raggruppa” degli strumenti <strong>di</strong> Disegno) e applica la stessa trasformazione.<br />

Fig 7<br />

15


L’insegnante chiede:<br />

“Come sono i due rettangoli fra loro?”<br />

I ragazzi possono verificare, misurando i lati corrispondenti e facendo il rapporto, che<br />

sono simili. Dunque la trasformazione che è stata operata è una similitu<strong>di</strong>ne. <strong>La</strong><br />

conseguenza è che anche i cerchi sono simili.<br />

Approccio deduttivo.<br />

A questo punto l’insegnante propone ai ragazzi il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> due cerchi <strong>di</strong> raggio<br />

<strong>di</strong>verso con inscritti due poligoni regolari con lo stesso numero <strong>di</strong> lati.<br />

Poiché i poligoni sono simili, il rapporto dei loro lati è uguale a quello dei loro apotemi<br />

(rapporto <strong>di</strong> similitu<strong>di</strong>ne k) ed anche a quello dei loro perimetri.<br />

Se consideriamo altri poligoni regolari inscritti nei due cerchi sempre con lo stesso<br />

numero <strong>di</strong> lati, ma maggiore <strong>di</strong> quello precedente, poiché l’ingran<strong>di</strong>mento che<br />

abbiamo fatto è lo stesso del precedente (abbiamo tirato il quadratino nel vertice<br />

lungo la <strong>di</strong>agonale), il rapporto fra i perimetri <strong>di</strong> questi poligoni è uguale al precedente<br />

rapporto <strong>di</strong> similitu<strong>di</strong>ne k.<br />

Aumentando sempre <strong>di</strong> più il numero <strong>di</strong> lati e pensando al cerchio come ad un<br />

poligono regolare con un numero infinitamente grande <strong>di</strong> lati, possiamo affermare che<br />

anche fra i perimetri dei cerchi (circonferenze) ci sia lo stesso rapporto k e che tale<br />

rapporto sia uguale a quello dei loro apotemi (raggi).<br />

[man mano che aumentiamo il numero dei lati, i triangoli isosceli che costituiscono il<br />

poligono regolare si assottigliano sempre più e l’altezza del singolo triangolino<br />

(apotema) si confonde con il raggio].<br />

c : c’ = r : r’<br />

Nei poligoni regolari, essendo simili, non solo si mantiene costante il rapporto esterno<br />

(rapporto dei perimetri uguale al rapporto degli apotemi), ma succede anche che il<br />

rapporto interno (fra perimetro e apotema) dell’uno è uguale al rapporto interno (fra<br />

perimetro e apotema) dell’altro. Potendo, come già detto, considerare i cerchi come<br />

dei poligoni regolari con un numero infinitamente grande <strong>di</strong> lati, anche fra <strong>di</strong> essi varrà<br />

la stessa relazione interna e cioè il rapporto interno (fra circonferenza e raggio)<br />

dell’uno è uguale al rapporto interno (fra circonferenza e raggio) dell’altro.<br />

C : r = c’ : r’<br />

Ne segue che, essendo tutti i cerchi simili, il rapporto tra la circonferenza e il raggio è<br />

costante. Esso viene in<strong>di</strong>cato con 2π.<br />

N.B. A voler essere precisi si dovrebbe parlare <strong>di</strong> lunghezza della circonferenza e <strong>di</strong><br />

lunghezza del raggio, ma per non appesantire il linguaggio si è preferito utilizzare i<br />

termini circonferenza e raggio.<br />

Si potrebbe anche utilizzare il file Geogebra “cerchi simili.ggb” in cui, spostando<br />

tutti e due i bottoni “esagono” compaiono gli esagoni regolari inscritti nelle due<br />

circonferenze e contemporaneamente a sinistra appare una serie <strong>di</strong> rapporti uguali<br />

relativi ai lati, agli apotemi e ai perimetri (come sopra detto).<br />

Spostando tutti e due i bottoni “ottagono” compaiono gli ottagoni regolari inscritti e<br />

contemporaneamente a sinistra appaiono gli stessi rapporti, stavolta relativi<br />

all’ottagono. Si nota che il valore <strong>di</strong> tali rapporti non varia passando dall’esagono<br />

all’ottagono. Procedendo poi con i bottoni “circonferenza” appaiono il rapporto fra le<br />

16


circonferenze e quello fra i raggi ed è sempre uguale al precedente rapporto dei<br />

poligoni regolari.<br />

Dato che si tratta <strong>di</strong> figure simili si può passare dal rapporto esterno al rapporto<br />

interno e si verifica che il rapporto fra circonferenza e raggio in ognuna delle due<br />

circonferenze è uguale ed è pari a 2π.<br />

Dopo aver esaminato insieme agli alunni il file l’insegnante può chiedere loro <strong>di</strong><br />

anticipare quello che succede ingrandendo o rimpicciolendo uno dei due cerchi o tutti<br />

e due e <strong>di</strong> andare a verificare poi la correttezza delle ipotesi fatte.<br />

4) Omotetie<br />

a) Costruisci la figura omotetica del<br />

rombo (Fig 8), quando O è il centro <strong>di</strong><br />

omotetia e il rapporto fra i lati è 1/2.<br />

Costruisci anche la figura omotetica nel<br />

caso in cui il rapporto fra i lati è 3/2.<br />

Fig. 8<br />

b) Costruisci il quadrato omotetico del<br />

quadrato (Fig 9), quando il centro <strong>di</strong><br />

omotetia è il centro O del quadrato e il<br />

rapporto fra i lati è 1/3.<br />

Costruisci anche la figura omotetica nel<br />

caso in cui il rapporto fra i lati è 5/3.<br />

Fig. 9<br />

c) Costruisci il rettangolo omotetico del<br />

rettangolo (Fig 10), quando il centro della<br />

omotetia è il vertice A del rettangolo e il<br />

rapporto fra i lati è 1/4.<br />

Costruisci anche la figura omotetica nel<br />

caso in cui il rapporto fra i lati è 7/4.<br />

Fig. 10<br />

17


5) Pantografo<br />

Per la spiegazione del funzionamento del pantografo ve<strong>di</strong> il sito del:<br />

Museo Universitario <strong>di</strong> Storia Naturale e della Strumentazione Scientifica<br />

Università degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Modena e Reggio Emilia<br />

Pantografo <strong>di</strong> Scheiner (omotetia)<br />

http://www.museo.unimo.it/theatrum/macchine/_00lab.htm<br />

6) Metodo <strong>di</strong> Eratostene<br />

Pantografo Metodo <strong>di</strong> Eratostene<br />

Eratostene, nel III secolo avanti Cristo, realizzò la prima misurazione delle <strong>di</strong>mensioni<br />

della Terra. Egli si accorse infatti che, a mezzogiorno del solstizio d'estate, a Siene<br />

(l'attuale Assuan) i raggi solari cadevano verticalmente illuminando il fondo dei pozzi.<br />

Ciò invece non accadeva ad Alessandria d'Egitto: qui formavano un angolo <strong>di</strong> 7,2°<br />

rispetto alla verticale del luogo.<br />

Eratostene assunse che la forma della Terra fosse sferica e che i raggi solari fossero<br />

paralleli. Di conseguenza, l'angolo <strong>di</strong> 7,2° è uguale all'angolo che ha per vertice il<br />

centro della Terra e i cui lati passano rispettivamente per Alessandria e per Siene.<br />

L’angolo <strong>di</strong> 7,2° è un cinquantesimo dell’angolo giro e quin<strong>di</strong> anche la <strong>di</strong>stanza tra le<br />

due <strong>città</strong> (un arco <strong>di</strong> circonferenza massima) dev’essere un cinquantesimo della<br />

circonferenza terrestre. A quel tempo, la <strong>di</strong>stanza tra Alessandria e Siene era<br />

considerata <strong>di</strong> 5.000 sta<strong>di</strong> che, moltiplicato per 50, dava una misura <strong>di</strong> 250.000 sta<strong>di</strong>:<br />

era la prima determinazione della circonferenza della Terra basata su un metodo<br />

scientificamente valido. Secondo alcuni storici uno sta<strong>di</strong>o corrispondeva a 157,5 metri<br />

18


attuali e quin<strong>di</strong> la circonferenza terrestre, stimata da Eratostene, era <strong>di</strong> 39.690<br />

chilometri: un dato <strong>di</strong> sconcertante attualità!<br />

Rete <strong>di</strong> Erastotene<br />

http://www.vialattea.net/eratostene/cosmimetria/index.html<br />

Occasioni e strumenti per esperienze collaborative <strong>di</strong> Astronomia in rete.<br />

Il progetto prevede una collaborazione, via Internet, tra scuole poste a nord e a sud,<br />

ma all’incirca sullo stesso meri<strong>di</strong>ano. Il gemellaggio viene stabilito dalle scuole<br />

facendo riferimento alla pagina contenente l’elenco dei partecipanti, attraverso una<br />

mailing-list. Le due (o più) scuole gemelle si accordano per decidere il giorno nel quale<br />

effettuare una misurazione.<br />

19


Elementi per prove <strong>di</strong> verifica<br />

Prima verifica<br />

1) Rispon<strong>di</strong> VERO/FALSO:<br />

- Due quadrati sono sempre simili...……………......<br />

- Due esagoni sono sempre simili………………..…<br />

- Due rettangoli sono sempre simili......………..…...<br />

- Due figure simili sono anche uguali.....…………….<br />

- Due triangoli equilateri sono sempre simili…………<br />

- Due triangoli rettangoli sono sempre simili………..<br />

- Due triangoli con i lati in proporzione sono sempre simili……....<br />

- Due poligoni con i lati corrispondenti in proporzione sono sempre simili.……..<br />

- Due poligoni con gli angoli corrispondenti uguali sono simili..........…….....<br />

- Due triangoli con gli angoli corrispondenti uguali sono simili....…....……...<br />

- Un triangolo rettangolo può essere simile ad un triangolo equilatero.....…..…..<br />

E giustifica le tue risposte.<br />

2) Un rettangolo ha le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> 6 cm e 9 cm.<br />

In<strong>di</strong>ca, tra le seguenti, le coppie <strong>di</strong> misure dei lati <strong>di</strong> rettangoli simili a quello iniziale.<br />

(12 ; 18) (12 ; 20) (18 ; 27) (7 ; 10) (2 ; 3) (3 ; 4,5)<br />

3) Due quadrilateri sono simili. I lati del quadrilatero “più piccolo” misurano 25 cm, 30<br />

cm, 55 cm, 70 cm e la misura del lato minore del secondo quadrilatero è 45 cm.<br />

Trova la misura dei lati del secondo quadrilatero.<br />

20


4) Cerca <strong>di</strong> stabilire quali, tra i triangoli <strong>di</strong>segnati, sono simili al triangolo colorato.<br />

Fig. 11<br />

21


5) È riportato in scala 1:150 il <strong>di</strong>segno della pianta <strong>di</strong> un appartamento.<br />

Trova le misure del perimetro esterno e della superficie dell'appartamento come sono<br />

nella realtà.<br />

(Suggerimento: utilizza il righello)<br />

Fig. 12<br />

22


Seconda verifica<br />

1) Disegna un triangolo ABC con il lato AB <strong>di</strong> 3 cm e il lato AC <strong>di</strong> 6 cm e un<br />

triangolo A’B’C’ simile al precedente che abbia il lato A’C’ <strong>di</strong> 8 cm e il lato B’C’ <strong>di</strong><br />

6 cm. Calcola il perimetro dei due triangoli.<br />

2) Due rettangoli simili hanno due lati corrispondenti lunghi rispettivamente 40 cm<br />

e 50 cm. Se l'area del più grande misura 1500 cm 2 qual è l'area dell'altro?<br />

3) Raggruppa le seguenti figure in gruppi <strong>di</strong> figure simili (giustificando la risposta):<br />

Fig. 13<br />

4) Sono sempre simili, oppure no?<br />

(a) Due triangoli rettangoli?<br />

(b) Due triangoli rettangoli con un angolo <strong>di</strong> 30°?<br />

(c) Due triangoli rettangoli in cui un cateto sia doppio dell’altro?<br />

(d) Due triangoli isosceli?<br />

(e) Due triangoli isosceli con un angolo <strong>di</strong> 30°?<br />

(f) Due triangoli isosceli con l’angolo al vertice <strong>di</strong> 30°?<br />

(g) Due cerchi?<br />

(h) Due trapezi isosceli?<br />

(i) Due trapezi isosceli con la base maggiore doppia della base minore?<br />

(j) Due trapezi isosceli con due angoli <strong>di</strong> 60° e la base maggiore doppia della base<br />

minore?<br />

(k) Due rombi?<br />

(l) Due rombi in cui una <strong>di</strong>agonale è <strong>di</strong> lunghezza doppia dell’altra?<br />

(m) Due rombi con un angolo <strong>di</strong> 60°?<br />

(n) Due rombi in cui la <strong>di</strong>agonale minore sia della stessa lunghezza <strong>di</strong> un lato?<br />

(o) Due quadrati?<br />

Spiega il perché delle tue risposte.<br />

5) Ci sono due rettangoli.<br />

Il primo rettangolo ha la base che è più lunga <strong>di</strong> 20 cm rispetto alla base del secondo<br />

e l’altezza che pure è più lunga <strong>di</strong> 20 cm rispetto all’altezza del secondo.<br />

I due rettangoli sono simili?<br />

Si, sempre No, mai Non è detto Non so<br />

Giustifica la risposta.<br />

23


6) Rispon<strong>di</strong> se sono vere queste affermazioni e giustifica la tua risposta:<br />

a) Un rettangolo simile a uno dato si ottiene ad<strong>di</strong>zionando o sottraendo la stessa<br />

quantità a ciascuna <strong>di</strong>mensione.<br />

b) Due triangoli equilateri sono sempre simili.<br />

c) Un rettangolo simile a uno dato si ottiene moltiplicando o <strong>di</strong>videndo le sue<br />

<strong>di</strong>mensioni per uno stesso numero.<br />

d) Due rombi non sono sempre simili.<br />

7) Rappresenta un triangolo qualsiasi. Rappresenta il triangolo avente per vertici i<br />

punti me<strong>di</strong> del primo triangolo.<br />

Osserva le due figure geometriche:<br />

Come si esprime il fatto che “hanno la stessa forma” in linguaggio geometrico?<br />

24


Terza verifica<br />

1) Figure su quadretti<br />

Per ogni figura <strong>di</strong>segna nel quadrettato accanto la figura simile a quella data,<br />

in<strong>di</strong>cando il rapporto <strong>di</strong> similitu<strong>di</strong>ne (rapporto tra i lati corrispondenti della seconda<br />

figura rispetto alla prima).<br />

Fig. 14 Fig. 15<br />

K = ...<br />

K = …<br />

Fig. 16<br />

25


Fig. 17 Fig. 18<br />

K = …<br />

Fig. 19 Fig. 20<br />

K = …<br />

26


2) Un triangolo isoscele ha la base <strong>di</strong> 60 cm, e il perimetro <strong>di</strong> 216 cm.<br />

Trova la misura del perimetro <strong>di</strong> un triangolo simile ad esso, sapendo che la sua base<br />

misura 100 cm.<br />

Trova l'area dei due triangoli.<br />

3) Disegna un sistema <strong>di</strong> assi cartesiani ortogonali. Riporta i seguenti punti:<br />

A(-3,-1) B(-3,+3) C(-1,+3) D(-1,+1) E(-3,+1) F(-1,-1)<br />

Unisci i punti nell'or<strong>di</strong>ne.<br />

a) Unisci il punto O(-7,-1) con ciascuno dei punti precedenti con delle semirette e<br />

trova i punti corrispondenti A', B', C', D', E', F' a <strong>di</strong>stanza doppia. Uniscili. <strong>La</strong> figura<br />

ottenuta è simile a quella <strong>di</strong> partenza?<br />

Qual è il rapporto tra i lati?<br />

b) Ripeti la costruzione (a) con la metà della <strong>di</strong>stanza. Unisci i punti così ottenuti.<br />

<strong>La</strong> nuova figura è simile a quella <strong>di</strong> partenza?<br />

Qual è il rapporto fra i lati?<br />

4) In una certa ora del giorno una torre proietta sul terreno un’ombra lunga 15 m ed<br />

un bastone, lungo 14 dm verticale rispetto al terreno, proietta un’ombra <strong>di</strong> 6 dm.<br />

Quanto è alta la torre?<br />

27


Spunti per altre attività con gli studenti<br />

1) Figure simili<br />

a) Tra le foglie che ve<strong>di</strong> qui sotto ce n’è una piccola che ha la stessa forma <strong>di</strong> quella<br />

grande?<br />

Fig. 21<br />

b) Su un foglio <strong>di</strong> quaderno, usando i quadretti come riferimento cartesiano, <strong>di</strong>segna i<br />

triangoli i cui vertici sono dati dai seguenti insiemi <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate.<br />

A= { (0,5), (1,0), (5,0)}<br />

B= { (2,3), (2,5.4), (5,6)}<br />

C= { (5,3), (5.4,5), (7,5)}<br />

Ritaglia questi triangoli e confrontali in modo da stabilire se hanno o non hanno la<br />

stessa forma.<br />

Qual è il modo migliore <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre i triangoli per vedere se hanno la stessa forma?<br />

Confronta gli angoli dei due triangoli che ti sembrano della stessa forma.<br />

Quale proprietà ti sembra che abbiano gli angoli corrispondenti <strong>di</strong> figure che hanno la<br />

stessa forma?<br />

c) Su carta quadrettata traccia un rettangolo lungo 6 cm e largo 3 cm.<br />

Disegna ora due rettangoli della stessa forma, uno interno e uno esterno al rettangolo<br />

dato.<br />

Che relazione c’è tra le lunghezze dei lati corrispondenti <strong>di</strong> questi tre rettangoli?<br />

Osserva e pren<strong>di</strong> qualche misura, che cosa puoi <strong>di</strong>re?<br />

28


2) Triangoli simili<br />

a) Copia questa figura con le <strong>di</strong>mensioni in<strong>di</strong>cate.<br />

(AB= 7cm; AC= 4 cm; BC= 6 cm; A’B’= 10 cm)<br />

Quanti triangoli A’B’C’ sai <strong>di</strong>segnare simili al triangolo ABC, servendoti della riga e<br />

della squadra?<br />

Fig. 22<br />

Quanto ti aspetti che saranno lunghi i lati A’C’ e B’C’ del triangolo A’B’C’? Verifica la<br />

precisione del tuo <strong>di</strong>segno.<br />

I due triangoli che hai costruito sono simili al triangolo ABC; uniti insieme che tipo <strong>di</strong><br />

quadrilatero formano?<br />

b) Copia questa figura con i dati in<strong>di</strong>cati (dovrai servirti del goniometro).<br />

Angolo A = 50° Angolo B= 75° AB= 5 cm A’B’= 8 cm<br />

Quanti triangoli A’B’C’ sai <strong>di</strong>segnare simili al triangolo ABC, servendoti della riga e<br />

della squadra?<br />

Fig. 23<br />

Misura con il righello i lati AC e BC del triangolo ABC. Quanto ti aspetti che siano<br />

lunghi i lati A’C’ e A’B’ del triangolo A’B’C’?<br />

29


Verifica con il righello la precisione del tuo <strong>di</strong>segno.<br />

c) Nel triangolo ABC, il punto M taglia a metà il lato AB ed il punto N taglia a metà il<br />

lato AC.<br />

MN è la metà <strong>di</strong> BC?<br />

L’area del triangolo ABC è 4 volte l’area del triangolo AMN?<br />

Le rette MN e BC sono parallele?<br />

Fig. 24<br />

30


3) Il problema della cornice<br />

Nell’ambito dei problemi che riguardano la similitu<strong>di</strong>ne è<br />

opportuno proporre situazioni in cui c’è una similitu<strong>di</strong>ne<br />

solo apparente, per mettere alla prova i ragazzi che <strong>di</strong><br />

solito si limitano ad applicare formule in problemi<br />

ripetitivi e che non pongono alcun “problema”.<br />

Quesiti <strong>di</strong> questo tipo mettono <strong>di</strong> nuovo in <strong>di</strong>scussione il<br />

modello ad<strong>di</strong>tivo su cui si basa la falsa proporzionalità.<br />

a) Osserva questo quadro. Il rettangolo esterno, che<br />

comprende anche la cornice, e quello interno, senza la<br />

cornice, sono simili? Fig. 25<br />

Motiva la risposta.<br />

31


4) Ombre dei ragazzi<br />

<strong>La</strong> situazione descritta contestualizza il problema della similitu<strong>di</strong>ne a un fatto concreto<br />

e consonante con le modalità cognitive degli allievi.<br />

L’attività si svolge all’aperto in una bella giornata <strong>di</strong> sole e i ragazzi lavorano in coppia.<br />

L’insegnante chiede alla metà degli alunni (uno per ogni coppia) <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporsi con il sole<br />

alle spalle in modo da avere la propria ombra davanti. Ognuno <strong>di</strong> loro porta in testa<br />

un cappellino al quale è stato attaccato un pezzo <strong>di</strong> spago (lo spago può essere anche<br />

tenuto fermo con un fermaglio). I compagni liberi <strong>di</strong> ogni coppia tendono lo spago e<br />

ne legano la seconda estremità ad un bastoncino <strong>di</strong> legno piantato a terra nel punto in<br />

cui finisce l’ombra. Questi ultimi ragazzi osservano poi a <strong>di</strong>stanza i triangoli che si<br />

sono formati: ogni triangolo ha per lati il ragazzo, la sua ombra e lo spago.<br />

L’insegnante chiede:<br />

“Di che tipo <strong>di</strong> triangoli si tratta? C’è qualche<br />

relazione fra loro?”<br />

Si<strong>cura</strong>mente molti ragazzi “scopriranno” che si<br />

tratta <strong>di</strong> triangoli rettangoli fra loro simili.<br />

A questo punto saranno invitati a verificarlo. Il<br />

docente lascerà alla loro libera iniziativa la<br />

verifica.<br />

È possibile che qualcuno proponga l’uso del<br />

goniometro (quello che misura fino a 180°).<br />

Usando il goniometro presto si renderanno conto<br />

che non è possibile far coincidere il vertice del<br />

goniometro con il vertice dell’angolo che ha per<br />

lati lo spago e l’ombra. Bisognerà dunque<br />

pensare ad un’altra strategia.<br />

Fig. 26<br />

L’insegnante potrebbe suggerire <strong>di</strong> riportare l’angolo (ombra/spago) su un cartoncino<br />

e <strong>di</strong> misurarne successivamente l’ampiezza. Trattandosi <strong>di</strong> triangoli rettangoli,<br />

ovviamente, è sufficiente verificare la congruenza <strong>di</strong> una coppia <strong>di</strong> angoli<br />

corrispondenti per verificare che gli angoli dei triangoli sono uguali.<br />

“È possibile fermarsi alla congruenza degli angoli per affermare che i triangoli sono<br />

simili?”<br />

“E se volessimo comunque verificare la proporzionalità dei lati come potremmo fare?”<br />

Gli osservatori, muniti <strong>di</strong> metro, possono misurare in cm la lunghezza dei cateti<br />

corrispondenti e verificarne il rapporto costante (rapporto esterno) a meno dell’errore<br />

<strong>di</strong> misura.<br />

“Confrontando triangoli <strong>di</strong>versi tale rapporto (rapporto esterno) varia o rimane lo<br />

stesso?”<br />

32


L’insegnante chiede poi <strong>di</strong> riportare in una tabella la lunghezza dell’ombra <strong>di</strong> ogni<br />

ragazzo e la sua altezza (ambedue espresse in cm).<br />

lunghezza ombra (in cm) altezza (in cm)<br />

Marco ……………… ………………….<br />

Edoardo ……………… ………………<br />

Giulia ……………… ………………<br />

……………… ……………… ………………<br />

Gli alunni, ad una prima osservazione superficiale, notano che al crescere dell’altezza<br />

del compagno, cresce anche la lunghezza della sua ombra.<br />

“Esaminate bene la tabella: è possibile in<strong>di</strong>viduare una relazione matematica fra<br />

lunghezza dell’ombra e altezza della persona?”<br />

Nota per il docente<br />

Se è possibile, fare qualche rilevazione nei giorni appena precedenti l’esperienza per<br />

in<strong>di</strong>viduare l’ora del giorno in cui la lunghezza dell’ombra sia in un rapporto ben<br />

definito (2, 3/2, 2/3 , …) rispetto al l’altezza della persona.<br />

Si consiglia <strong>di</strong> fare questo controllo per facilitare i ragazzi nella in<strong>di</strong>viduazione della<br />

relazione fra lunghezza dell’ombra e altezza <strong>di</strong> una persona.<br />

Avendo l’insegnante precedentemente controllato che a quella precisa ora la<br />

lunghezza dell’ombra è, ad esempio, il doppio dell’altezza della persona, risulta<br />

semplice per i ragazzi cogliere questa relazione, attraverso l’osservazione della<br />

tabella.<br />

Concludono che alle ore … del mese <strong>di</strong> ... la lunghezza dell’ombra <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo è<br />

pari al … della sua altezza e quin<strong>di</strong> il loro rapporto (rapporto interno) è …<br />

In ogni triangolo tale rapporto (rapporto interno) si mantiene …<br />

L’insegnante a questo punto mostrando un albero (o un palo della luce) potrebbe<br />

chiedere:<br />

“È possibile sapere quanto è alto questo albero (palo)?”<br />

Anche il triangolo formato<br />

dall’albero e dalla sua ombra è<br />

simile ai triangoli formati dagli<br />

alunni e dalla loro ombra.<br />

Misurata la lunghezza<br />

dell’ombra dell’albero i ragazzi<br />

possono facilmente calcolare<br />

l’altezza dell’albero.<br />

Fig. 27<br />

33


L’attività può ritenersi a questo punto completata, ma l’insegnante potrebbe<br />

continuare, chiedendo ad esempio ai ragazzi <strong>di</strong> fare delle previsioni:<br />

“Secondo voi cosa succederà ripetendo l’esperienza fra due ore?”<br />

Si raccolgono tutte le ipotesi:<br />

1) le ombre non cambieranno e quin<strong>di</strong> il rapporto rimarrà uguale;<br />

2) le ombre si allungheranno e quin<strong>di</strong> il rapporto fra lunghezza dell’ombra e altezza<br />

del ragazzo cambierà e sarà maggiore;<br />

3) le ombre si accorceranno e quin<strong>di</strong> il rapporto <strong>di</strong>minuirà;<br />

4) non ci sarà più ombra e quin<strong>di</strong> il rapporto sarà zero.<br />

Intanto l’insegnante può formulare domande del tipo:<br />

“Osservate dove si trova ora il sole, secondo voi, fra un paio <strong>di</strong> ore, il sole lo vedremo<br />

sempre nello stesso punto o la sua posizione varierà?”<br />

Si precisa agli alunni che, <strong>di</strong>cendo “ il sole si muove”, ci si riferisce al suo moto<br />

apparente.<br />

Probabilmente molti alunni sosterranno che la posizione del sole varierà con il<br />

trascorrere del tempo. In tal caso il docente chiederà <strong>di</strong> simulare con il braccio il<br />

movimento apparente del sole. Nascerà un <strong>di</strong>battito e la validazione delle <strong>di</strong>verse<br />

ipotesi si realizzerà verificando, trascorse le due ore, la posizione del sole. Sarà<br />

opportuno concordare dei punti <strong>di</strong> riferimento fissi (linea dell’orizzonte, <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> un<br />

palo in lontananza) per poter confrontare prima e dopo la posizione del sole.<br />

Un’altra attività che si può proporre è quella della misura delle ombre “a pie<strong>di</strong>”.<br />

Fig. 28<br />

L’insegnante fa posizionare dei ragazzi<br />

con le spalle rivolte al sole e chiede loro:<br />

“Misurate la vostra ombra con i vostri<br />

pie<strong>di</strong>”<br />

Dopo il primo tentativo si rendono conto<br />

che appena cominciano a muoversi si<br />

muove anche l’ombra.<br />

Per superare questa <strong>di</strong>fficoltà i ragazzi<br />

propongono <strong>di</strong> tracciare a terra dei segni:<br />

uno <strong>di</strong>etro i pie<strong>di</strong>, in corrispondenza della<br />

posizione da fermi, ed uno in<br />

corrispondenza della estremità dell’ombra<br />

a terra. Per far questo chiedono l’aiuto <strong>di</strong><br />

un compagno.<br />

34


Fatto questo, ogni ragazzo, camminando,<br />

un piede davanti all’altro, misura la<br />

propria ombra, prendendo come unità <strong>di</strong><br />

misura il suo piede. Tutti constateranno<br />

con qualche meraviglia che la misura “a<br />

pie<strong>di</strong>” dell’ombra è pressoché uguale per<br />

tutti.<br />

L’insegnante pone il problema:<br />

“Perché persone <strong>di</strong> altezza <strong>di</strong>fferente, che<br />

misurano la lunghezza della propria<br />

ombra, ottengono misure quasi uguali?”<br />

Qualcuno avanzerà l'ipotesi che ciò è<br />

dovuto al fatto che ognuno misura<br />

l'ombra con il proprio piede.<br />

Fig. 30<br />

Fig. 29<br />

L’insegnante invita poi un alunno a<br />

misurare “con i suoi pie<strong>di</strong>” le ombre <strong>di</strong> più<br />

compagni, chiedendo a tutti <strong>di</strong> anticipare<br />

il risultato della misurazione.<br />

Qualcuno interverrà <strong>di</strong>cendo che le<br />

misure saranno <strong>di</strong>verse perché in questo<br />

caso è stata utilizzata la stessa unità <strong>di</strong><br />

misura.<br />

Dalla <strong>di</strong>scussione e dal confronto emergerà la spiegazione <strong>di</strong> quanto osservato: tutto<br />

<strong>di</strong>pende dal fatto che la lunghezza del piede <strong>di</strong> una persona è proporzionale alla sua<br />

altezza e l’altezza della persona è, a sua volta, proporzionale alla sua ombra.<br />

L’insegnante potrebbe fare qualche riferimento all’uomo <strong>di</strong> Vitruvio che si trova anche<br />

nelle monete da un euro.<br />

Fig. 31<br />

35


Ve<strong>di</strong>: “Misure del Corpo” <strong>di</strong> Brunetto Piochi<br />

http://losstt-in-math.dm.unipi.it/modules.php?name=News&file=article&sid=73<br />

5) Compasso <strong>di</strong> Galileo<br />

Uso del compasso <strong>di</strong> Galileo per determinare l’altezza <strong>di</strong> un oggetto (torre, albero, ...).<br />

Per informazioni dettagliate e per la sua costruzione ve<strong>di</strong> il sito dell’Istituto e Museo <strong>di</strong><br />

Storia della Scienza <strong>di</strong> Firenze:<br />

http://brunelleschi.imss.fi.it/Esplora/compasso/in<strong>di</strong>ce.html<br />

Fig. 32<br />

36


6) Plastico in scala con villetta, laghetto e campo <strong>di</strong> calcio<br />

È stato realizzato il modello <strong>di</strong> un villaggio in scala 1:10.<br />

Completa la seguente tabella:<br />

Oggetto Modello Villaggio reale<br />

Lunghezza della villetta 1 m<br />

Altezza della villetta 5 m<br />

Area del pavimento 0,60 m 2<br />

Costo verniciatura porte 500 €<br />

Area del parco del villaggio 15 m 2<br />

Area del laghetto 550 m 2<br />

Lunghezza del campo <strong>di</strong><br />

calcio<br />

<strong>La</strong>rghezza del campo <strong>di</strong><br />

calcio<br />

11 m<br />

Area del campo <strong>di</strong> calcio 7700 m 2<br />

Quantità <strong>di</strong> semi per l’erba<br />

del campo<br />

55 Kg<br />

37


7) L’angolo <strong>di</strong> un grado<br />

a) Si può chiedere: Quanto lunghi devono essere i lati <strong>di</strong> un angolo <strong>di</strong> un grado per<br />

contenere un metro quadrato?<br />

<strong>La</strong> nostra classe potrebbe essere<br />

contenuta in un angolo <strong>di</strong> un grado?<br />

E la nostra <strong>città</strong>?<br />

E la luna?<br />

Fig. 33<br />

L’insegnante guida i ragazzi alla scoperta della regola: un oggetto osservato da una<br />

<strong>di</strong>stanza pari a 57,4 volte il proprio <strong>di</strong>ametro avrà una <strong>di</strong>mensione angolare <strong>di</strong> circa un<br />

grado.<br />

b) Il <strong>di</strong>ametro angolare del Sole da Terra<br />

corrisponde, del tutto fortuitamente, con<br />

quello della Luna; sebbene il Sole sia<br />

effettivamente circa 400 volte più lontano<br />

della Luna, anche il suo <strong>di</strong>ametro effettivo è<br />

400 volte maggiore, e questo fa sì che le<br />

loro <strong>di</strong>mensioni apparenti nel cielo terrestre<br />

siano particolarmente simili. Questa<br />

particolare coincidenza rende possibili eclissi<br />

<strong>di</strong> Sole particolarmente suggestive.<br />

Fig. 34<br />

38


8) Calcolo della misura del <strong>di</strong>ametro del Sole<br />

L’insegnante fa sistemare un cartoncino<br />

bianco inclinato rispetto al terreno in<br />

modo tale che i raggi del sole giungano<br />

ad esso perpen<strong>di</strong>colari.<br />

Per controllare la perpen<strong>di</strong>colarità basta<br />

porre un bastone <strong>di</strong> almeno un metro<br />

perpen<strong>di</strong>colare al cartoncino (servirsi<br />

della squadra per garantire la<br />

perpen<strong>di</strong>colarità del bastone rispetto al<br />

cartoncino) e regolare l’inclinazione del<br />

cartoncino mettendo sotto <strong>di</strong> esso<br />

materiale vario (libri e zaini), fin<br />

quando il bastone non produce nessuna<br />

ombra.<br />

I ragazzi pongono un cartoncino più<br />

piccolo, in cui è stato praticato<br />

precedentemente un foro in centro (<strong>di</strong><br />

circa un millimetro <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro),<br />

perpen<strong>di</strong>colare al bastone all’altra<br />

estremità.<br />

I raggi del sole attraversando il buco<br />

del cartoncino piccolo proiettano un<br />

cerchietto luminoso sul cartone posto a<br />

terra: un piccolo sole.<br />

A questo punto un alunno prende la<br />

misura del <strong>di</strong>ametro del piccolo sole<br />

(meglio rilevare due misure, una<br />

approssimata per <strong>di</strong>fetto e una per<br />

eccesso) e l’attività viene completata in<br />

classe.<br />

Fig. 35<br />

Fig. 36<br />

In classe il docente schematizza la situazione con un <strong>di</strong>segno alla lavagna, oppure<br />

realizza un modello al computer con un software (Cabri). Nel <strong>di</strong>segno sono<br />

rappresentati il sole vero, il piccolo sole, il cartoncino con il buco. Gli alunni si rendono<br />

facilmente conto <strong>di</strong> trovarsi <strong>di</strong>nanzi a figure simili (anzi omotetiche).<br />

I triangoli simili sono due triangoli isosceli, uno che ha per base il <strong>di</strong>ametro d del<br />

piccolo sole sul cartoncino e per altezza la <strong>di</strong>stanza l fra i due cartoncini (ovvero la<br />

lunghezza del bastone), l’altro che ha per base il <strong>di</strong>ametro D del sole e per altezza la<br />

<strong>di</strong>stanza Terra/Sole L [in effetti si tratta della <strong>di</strong>stanza della Terra dal centro del Sole,<br />

ma dato l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza dei numeri con cui stiamo lavorando, possiamo<br />

approssimare tale <strong>di</strong>stanza alla <strong>di</strong>stanza Terra/Sole].<br />

39


A questo punto, basta misurare la lunghezza del bastone, cercare sul libro la <strong>di</strong>stanza<br />

Terra/Sole e impostare una proporzione:<br />

d : l = D : L<br />

<strong>La</strong> proporzione dà risultati approssimati molto sorprendenti.<br />

Fig. 37<br />

Poiché la misura del <strong>di</strong>ametro del piccolo sole sul cartoncino può essere suscettibile <strong>di</strong><br />

errori <strong>di</strong> misura (in quanto è dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> alcuni millimetri), è utile rifare i calcoli due<br />

volte: una volta con la misura approssimata per <strong>di</strong>fetto e un’altra con la misura<br />

approssimata per eccesso.<br />

<strong>La</strong> me<strong>di</strong>a dei due valori è molto vicina alla <strong>di</strong>stanza Terra-Sole riportata sul libro <strong>di</strong><br />

testo!<br />

Roma stenopeica<br />

http://www.fotografiareflex.net/roma_stenopeica.htm<br />

Il-<strong>For</strong>o-Stenopeico<br />

http://www.scribd.com/doc/16200491/Fotografia-Senza-Obiettivo-Il-<strong>For</strong>o-Stenopeico<br />

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9) Quesito del RMT Il logo (13° finale 2005 – Sito ARMT)<br />

17. IL LOGO (Cat. 8, 9)<br />

Una grande impresa internazionale<br />

<strong>di</strong> attività ricreative ha creato un<br />

logo autoadesivo per la sua<br />

pubblicità. Il modello «Mini» <strong>di</strong> 24<br />

cm <strong>di</strong> altezza. Il modello «MAXI»,<br />

<strong>di</strong> 60 cm <strong>di</strong> altezza.<br />

I due modelli vengono stampati su<br />

fogli <strong>di</strong> plastica con colori cangianti<br />

e con riflessi metallizzati, poi<br />

ritagliati con la pressa e spe<strong>di</strong>ti a<br />

lotti <strong>di</strong> 10, 20, 40, 50 o 100<br />

modelli.<br />

Un lotto <strong>di</strong> 100 modelli «Mini» pesa<br />

450 g.<br />

Quanto pesa un lotto da 40 modelli «MAXI»?<br />

Spiegate il vostro ragionamento.<br />

ANALISI A PRIORI<br />

Ambito concettuale<br />

- Aritmetica: rapporti, proporzionalità<br />

- Geometria: rapporto <strong>di</strong> aree in un ingran<strong>di</strong>mento<br />

Analisi del compito<br />

- Capire che il peso degli autoadesivi è proporzionale alla loro area, poiché sono<br />

ritagliati dagli stessi tipi <strong>di</strong> fogli <strong>di</strong> plastica (dello stesso spessore) e che le due figure<br />

sono simili, cosa che significa che il rapporto delle due <strong>di</strong>stanze corrispondenti è la<br />

stessa, qualunque sia la <strong>di</strong>rezione.<br />

- Calcolare il peso <strong>di</strong> un modello «Mini»: 450 : 100 = 4,5 (in grammi)<br />

- Calcolare il rapporto <strong>di</strong> proporzionalità: 60/24 = 5/2 = 2,5 delle due figure<br />

- Calcolare il rapporto delle aree delle due figure:<br />

in maniera «esperta»: 2,5 2 = 6,25, oppure immaginando che il logo piccolo sia<br />

inscritto, ad esempio, in un quadrato <strong>di</strong> lato 24, con area 24 2 = 576, che il logo<br />

grande sia inscritto in un quadrato <strong>di</strong> lato 60, <strong>di</strong> area 60 2 = 3600 e calcolare il<br />

rapporto 3600/576 = 6,25, oppure prendendo le misure <strong>di</strong> una delle lettere, come la<br />

«T» e calcolando l’area del piccolo e del grande per determinare il rapporto<br />

- Calcolare il peso <strong>di</strong> un modello «MAXI»: 4,5 x 6,25 = 28,125 (in grammi) e il peso <strong>di</strong><br />

un lotto da 40 modelli:<br />

28,125 x 40 = 1125 (in grammi)<br />

Oppure, dopo aver calcolato il rapporto <strong>di</strong> similitu<strong>di</strong>ne e dedotto che il rapporto al<br />

quadrato è il rapporto fra i pesi si calcola il peso <strong>di</strong> 100 modelli MAXI: (25/4).450 =<br />

2812,5 e poiché 40 = (2/5) 100, il peso <strong>di</strong> 40 modelli MAXI è (2/5) 2812,5 = 1125<br />

41


Bibliografia<br />

AAVV, Matematica 2001. Materiali per un nuovo curricolo <strong>di</strong> matematica con<br />

suggerimenti per attività e prove <strong>di</strong> verifica (scuola elementare e scuola me<strong>di</strong>a).<br />

http://www2.dm.unito.it/paginepersonali/arzarello/index.htm<br />

PISA 2003 Valutazione dei quin<strong>di</strong>cenni a <strong>cura</strong> dell’OCSE, Roma, Armando Armando,<br />

2004<br />

Sitografia<br />

AA.VV. Didattica<br />

http://umi.dm.unibo.it/old/italiano/Didattica/<strong>di</strong>dattica.html<br />

AA.VV. Matematica<br />

http://umi.dm.unibo.it/old/italiano/Matematica2003/matematica2003.html<br />

OCSE-PISA 2006 - Programme for International Student Assessment<br />

http://www.invalsi.it/invalsi/ric.php?page=ocsepisa06<br />

Development of Proportional Reasoning: Where Young Children Go Wrong<br />

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2597581/<br />

Il compasso <strong>di</strong> Galileo<br />

http://brunelleschi.imss.fi.it/Esplora/compasso/in<strong>di</strong>ce.html<br />

Misure del Corpo <strong>di</strong> Brunetto Piochi<br />

http://losstt-in-math.dm.unipi.it/modules.php?name=News&file=article&sid=73<br />

Pantografo <strong>di</strong> Scheiner (omotetia)<br />

http://www.museo.unimo.it/Theatrum/macchine/116ogg.htm<br />

Divisione <strong>di</strong> un segmento in parti uguali<br />

http://www.gpmeneghin.com/schede/riga/segm.htm<br />

Divisione <strong>di</strong> un segmento in parti uguali<br />

http://www.matematica.it/tomasi/figurecp/<strong>di</strong>visione-segmento.html<br />

Similitu<strong>di</strong>ne<br />

http://www.matematica.it/tomasi/figurecp/similitud.html)<br />

42


Proposta <strong>di</strong> attività per il corsista<br />

Da con<strong>di</strong>videre e <strong>di</strong>scutere in rete.<br />

Leggere l’attività, le in<strong>di</strong>cazioni metodologiche e gli approfon<strong>di</strong>menti:<br />

in<strong>di</strong>viduare i principali no<strong>di</strong> <strong>di</strong>dattici cui la situazione fa riferimento; esporli<br />

sinteticamente per scritto.<br />

Aggiungere qualche problema in altri contesti, relativo alle stesse abilità e conoscenze.<br />

Sperimentare l’unità proposta:<br />

− fare una ricognizione del contesto scolastico specifico in cui si svolgerà l'attività;<br />

− esplicitare gli adattamenti necessari;<br />

− formulare il progetto <strong>di</strong>dattico relativo;<br />

− preparare una prova <strong>di</strong> verifica adatta a valutare le conoscenze e abilità relative<br />

alla situazione <strong>di</strong>dattica posta (anche con riferimento alle prove OCSE-PISA e<br />

INVALSI).<br />

Scrivere un <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> bordo (narrazione e documentazione del processo <strong>di</strong><br />

sperimentazione vissuta in classe): l’insegnante dovrà elaborare un <strong>di</strong>ario con<br />

l’esposizione dell’esperimento svolto, <strong>di</strong> come gli studenti hanno reagito alla proposta<br />

<strong>di</strong>dattica, delle <strong>di</strong>fficoltà incontrate in particolare nel processo <strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong><br />

significato e <strong>di</strong> procedura <strong>di</strong> soluzione e <strong>di</strong> come sono state superate le <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Esplicitare i compiti dati agli studenti e le modalità con cui gli studenti stessi sono stati<br />

responsabilizzati all'appren<strong>di</strong>mento.<br />

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